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Revisiore: Benni
Nella lezione precedente sono state trattate le proprietà elettriche passive della membrana, approfondendo
la sommazione temporale e la sommazione spaziale. Inoltre è stato introdotto il potenziale d’azione.
IL POTENZIALE D’AZIONE
Domanda: Riguardo la corrente capacitiva, potrebbe dare una definizione su come si svolge in parole povere?
Il condensatore è un elemento che permette l’accumulo di cariche sulle due armature, se abbiamo un eccesso
di cariche su un’armatura queste per repulsione elettrostatica spingono le cariche dall’altra parte ad
allontanarsi. Se c’è un accumulo di cariche positive in basso, per esempio, le cariche positive vengono repulse
in alto. Quindi abbiamo uno spostamento di cariche attraverso la membrana senza che vi sia un
attraversamento fisico delle cariche elettriche nell’isolante che divide le due armature.
Questo meccanismo viene indicato come corrente di membrana capacitativa, mentre attraverso un canale
ionico che può essere assimilato a una resistenza le cariche elettriche fisicamente attraversano la membrana.
La corrente che viene determinata dalla variazione di potenziale ai lati della membrana in parte determina
semplicemente una variazione di accumulo di cariche ai lati del condensatore, corrente capacitativa, e in
parte invece genera una corrente ionica o resistiva in cui le cariche elettriche vengono fatte passare
direttamente attraverso i canali.
Una proprietà fondamentale del potenziale d’azione è il periodo di refrattarietà. Se si applica uno stimolo,
ad esempio in questo caso leminare (stimolo con un’intensità appena sufficiente per generare un potenziale
d’azione), esso induce un potenziale d’azione tutto o nulla di dimensioni determinate; se però subito dopo
applico lo stesso stimolo, che precedentemente in condizioni di riposo era stato sufficiente a indurre un
potenziale d’azione vedo che questo stimolo non è più in grado di generare un potenziale d’azione per un
certo periodo di tempo. Trascorso questo tempo poi effettivamente lo stesso stimolo leminare è di nuovo in
grado d’indurre il potenziale d’azione.
In questo intervallo di tempo, detto periodo di refrattarietà, la cellula diventa meno eccitabile, si dovranno
infatti applicare degli stimoli d’intensità superiore per produrre un potenziale d’azione.
In realtà questo periodo di refrattarietà può essere diviso a sua volta in due componenti:
1. Periodo di refrattarietà assoluta: corrisponde all’intera durata del potenziale d’azione, qualche volta
un pochino oltre. In questo intervallo di tempo si possono applicare stimoli d’intensità grandi a
piacere, anche molto intensi, senza che la cellula sia in grado di produrre un nuovo potenziale
d’azione. Si parla quindi di refrattarietà assoluta, la cellula è totalmente ineccitabile, e questo è
importante perché ci fa capire come non sia possibile sommare l’uno all’altro i potenziali d’azione.
Fin quando un potenziale d’azione non è terminato la cellula non è in grado di produrne un altro.
Sono eventi tutto o nulla che avvengono unitariamente.
2. Periodo di refrattarietà relativa: si dice relativa perché terminato il periodo di refrattarietà assoluta
se applico degli stimoli di intensità maggiori rispetto allo stimolo leminare, che in condizioni normali
di riposo è sufficiente a produrre un potenziale d’azione, allora posso indurre un nuovo potenziale
d’azione. Man mano che il tempo passa l’intensità dello stimolo che è in grado di produrre un nuovo
potenziale d’azione diminuisce, sino a che si ritorna a una condizione di eccitabilità normale di riposo.
Nel periodo di refrattarietà relativa la cellula è di nuovo in grado di produrre un potenziale d’azione,
ma per poterlo fare occorre somministrare degli stimoli d’intensità superiore a quelli che sono
sufficienti ad indurre un potenziale d’azione in condizioni di riposo. Il periodo di refrattarietà relativa
corrisponde più o meno al periodo di iperpolarizzazione postuma, cioè quel periodo di tempo che
segue il potenziale d’azione nel quale il potenziale di membrana raggiunge valori ancora più negativi
rispetto a quello che normalmente la membrana presenta in condizioni di riposo.
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Una depolarizzazione più o meno costante della cellula, in particolare la depolarizzazione a livello del cono
d’emergenza dell’assone, determina non un potenziale d’azione singolo ma un treno di potenziali d’azione.
La frequenza di questo treno di potenziali d’azione dipende dal livello di depolarizzazione.
Questo perché supponendo che la depolarizzazione a questo livello sia mantenuta per un tempo
sufficientemente lungo, è chiaro che la membrana supererà il valore di soglia e verrà scaricato il potenziale
d’azione. Esisterà poi un tempo di refrattarietà nel quale la cellula prima non può produrre un potenziale
d’azione; poi, quando lo stimolo in corrente è sufficientemente ampio da superare la nuova soglia, produrrà
un secondo potenziale d’azione, un terzo e via di seguito, creando un treno di potenziali d’azione.
Se la corrente immessa è più ampia e più intensa, il treno dei potenziali d’azione sarà a frequenza maggiore:
ci vorrà meno tempo se la depolarizzazione è maggiore affinché questa corrente stimolante possa
raggiungere il livello di soglia durante il periodo di refrattarietà relativa. Quindi la frequenza di scarica di
questo neurone dipende dal livello di depolarizzazione complessiva raggiunta dal cono d’emergenza.
In condizioni fisiologiche normali è chiaro che non c’è una condizione di corrente a gradino come quella
presente nella situazione sperimentale; avremo invece un bombardamento continuo da parte delle sinapsi
eccitatorie e inibitorie che arriverà sull’apparato di ricezione del neurone, sui dendriti e sul soma. La somma
di tutti questi potenziali sinaptici che raggiunge elettrotonicamente, cioè con conduzione passiva, il cono
d’emergenza determinerà un livello medio di depolarizzazione della cellula cambiando la sua eccitabilità
complessiva. La frequenza di scarica di questo neurone quindi dipenderà dal livello di eccitabilità complessiva,
cioè dal livello di depolarizzazione media che il cono d’emergenza viene ad avere in funzione dell’enorme
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numero di potenziali sinaptici che elettrotonicamente vanno a sommarsi, per sommazione temporale e
spaziale, a livello del cono d’emergenza.
Si ha una trasformazione di codice, di rappresentazione dell’informazione che da un meccanismo graduato
(la somma di tutti i potenziali sinaptici) si trasforma in un meccanismo “tutto o nulla” con un codice di
frequenza determinato appunto dalla frequenza del treno dei potenziali d’azione che nasce a livello del cono
d’emergenza.
Per spiegare le proprietà del potenziale d’azione su base molecolare e ionica bisogna studiare le variazioni di
conduttanza di membrana determinate dai canali ionici che la membrana viene ad avere.
L’assunzione fatta fu che effettivamente ci fossero delle conduttanze di membrana che si aprivano durante
il potenziale d’azione. Oggi si sa che sono i canali voltaggio dipendenti ad aprirsi, in questo caso del sodio.
Abbiamo visto che la conduttanza totale di membrana è data dalla somma delle conduttanze dei singoli
canali delle singole specie ioniche. Il potenziale di membrana può essere visto come una media pesata dei
vari potenziali di equilibrio degli ioni per la quale la membrana è permeabile. Tale media viene pesata sulla
base della conduttanza di membrana dello ione rispetto alla conduttanza totale.
È naturale supporre che se improvvisamente abbiamo un aumento della conduttanza per il sodio, il
potenziale di membrana verrà spostato verso il potenziale d’equilibrio del sodio, che è un valore positivo,
mentre il potenziale di equilibrio degli altri ioni è più o meno negativo. In quest’equazione si può aggiungere
anche il calcio che non è rappresentato.
Il potenziale d’equilibrio positivo è il potenziale del sodio, questo perché il sodio è più concentrato all’esterno
della cellula rispetto all’interno. Quindi se si assume che la variazione di conduttanza sia dovuta a un aumento
improvviso di gNa (conduttanza per il sodio) il potenziale di membrana, da valori vicini a potenziali
d’equilibrio per il potassio e per il cloro, si dovrebbe spostare verso il potenziale d’equilibrio del sodio. Infatti
il potenziale di membrana si inverte durante il potenziale d’azione: procede verso valori positivi. Il potenziale
di equilibrio del sodio è +50/60 mV, dipende dalle cellule.
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Per dimostrare che questo è vero è stato fatto un
esperimento: è stata cambiata la concentrazione dello
ione sodio nel bagno esterno della soluzione. Se si
diminuisce la concentrazione del potassio, il potenziale di
membrana a riposo diventa meno negativo.
Se durante il potenziale d’azione si riduce a un terzo la
concentrazione del sodio extracellulare è evidente che il
potenziale d’equilibrio del sodio diventerà meno positivo.
Infatti se diminuisco Na esterno, il potenziale di equilibrio
del sodio da +70/60 mV arriverà a +50/40 mV o anche
meno.
Se il potenziale di Nerst del sodio diminuisce anche
l’ampiezza del potenziale d’azione dovrebbe diminuire.
Infatti la curva numero 1 (potenziale d’azione di controllo
iniziale che registriamo nella cellula), abbassando la
concentrazione di sodio esterno, si riduce (curva 2). Se poi
riporto la concentrazione del sodio esterno ai valori di controllo si vede che dalla curva 2 si passa alla curva
3.
Quindi basta cambiare la concentrazione di sodio esterna che l’ampiezza del potenziale d’azione
effettivamente cambia in funzione del cambiamento del potenziale di equilibrio di Nerst dello ione sodio.
Questo esperimento supporta l’idea che effettivamente durante il potenziale d’azione ci sia un improvviso
cambiamento di conduttanza di membrana dovuto ad un aumento notevole della conduttanza al sodio
rispetto a quella degli altri ioni.
CICLO DI HODGKIN
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La depolarizzazione a sua volta porterà all’apertura,
che è sempre di tipo probabilistico, di un numero
maggiori di canali per il sodio, provocando un aumento
della corrente entrante di sodio nella membrana e
quindi un aumento della depolarizzazione. Quello
appena descritto è quindi un meccanismo
autorinforzante che continua a procedere fino a
quando tutti i canali voltaggio-dipendenti per il sodio
non saranno aperti.
Una volta innescato il ciclo di Hodgkin, detto anche
ciclo autorigenerativo, esso fa si che il potenziale di
membrana raggiunga il suo valore massimo di
depolarizzazione e di inversione di polarità che
appunto lo porta a quel valore tipico di 20/30 mV
molto vicino al potenziale di equilibrio del sodio,
ovviamente senza raggiungerlo perché le conduttanze
della membrana per gli altri ioni non sono uguali a zero. Se la
membrana fosse permeabile solo allo ione sodio e tutti gli altri
canali si chiudessero, raggiungeremmo il potenziale di equilibrio
per il sodio, ma questo non avviene.
Anche per il calcio ci sono situazioni analoghe a quelle del sodio, il calcio è molto concentrato all’esterno
della cellula mentre all’interno è poco concentrato, quindi se i canali voltaggio-dipendenti per il calcio
vengono aperti gli ioni positivi passano attraverso la membrana determinando delle correnti entranti per il
calcio, che hanno un’azione depolarizzante. In alcuni neuroni e in alcune cellule queste correnti possono
determinare un meccanismo autorigenerativo, esattamente come quello descritto per il sodio.
In realtà il numero di canali voltaggio-dipendenti è molto diverso nelle varie parti del neurone. Solo nel cono
di emergenza c’è un numero sufficientemente elevato di canali voltaggio-dipendenti da far si che la soglia
venga ad essere sufficientemente bassa perché possa essere generato un potenziale d’azione.
I potenziali sinaptici vengono generati sui dendriti e sul soma del neurone. Mano a mano che si spostano dai
dendriti più periferici verso il cono d’emergenza l’ampiezza di questi potenziali sinaptici si riduce perché la
conduzione è elettrotonica passiva con decremento. Soltanto a livello del cono d’emergenza abbiamo un
numero sufficientemente elevato di canali voltaggio-dipendente per far si che la soglia sia sufficientemente
bassa, per cui la probabilità di scarico di un potenziale d’azione a questo livello sia massima.
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Nel sistema nervoso centrale i neuroni sono piuttosto complessi e hanno proprietà diverse, per cui molti
neuroni, soprattutto quelli di grosse dimensioni con dendriti lunghi e di grosso diametro, hanno dei canali
voltaggio-dipendenti, spesso per il calcio ma anche per il sodio, nei dendriti. Questi canali voltaggio-
dipendenti non sono però in numero sufficiente per generare potenziali d’azione che si propaghino senza
decremento lungo il dendrite stesso.
Sono dei meccanismi autorigenerativi locali che hanno la funzione di amplificare i potenziali sinaptici, ma il
più delle volte localmente. Per cui determinano dei potenziali di ampiezza maggiore grazie a meccanismi di
sommazione temporale e spaziale che quindi hanno maggiore probabilità di essere propagati
elettrotonicamente sino al cono d’emergenza.
È un modo per far si che anche sinapsi situate lontane dal cono d’emergenza abbiano una maggiore efficacia
nel modulare l’attività di scarica del neurone.
La tecnica di blocco del voltaggio (o voltage clamp) deve essere applicata per studiare il comportamento dei
canali voltaggio-dipendenti. Grazie a questa tecnica infatti possiamo studiare quali canali voltaggio-
dipendenti si aprono e cosa succede agli ioni che non sono sodio.
Oggetto di studio è anche la cinetica di apertura o di chiusura o d’inattivazione dei canali.
Per studiare queste proprietà si deve registrare l’attività di un canale a un determinato voltaggio da noi
imposto, senza che questo voltaggio venga modificato dal fatto che il canale si apre.
Sono dei canali voltaggio-dipendenti quindi se si depolarizza la membrana, si aprono un certo numero di
canali determinando una corrente entrante o uscente, dipende dal canale, attraverso la membrana e questo
tenderà a portare una variazione del voltaggio che a sua volta avrà un effetto sulla proprietà di apertura del
canale stesso.
Quindi per poter studiare i canali voltaggio-dipendente risulta interessante avere una tecnica che permette
di spostare il potenziale di membrana al valore desiderato e lì mantenerlo indipendentemente dal fatto che
i canali voltaggio-dipendenti si aprano oppure meno. Posso ottenere ciò attraverso un sistema a feed-back
negativo, chiaramente non fisiologico ma che impongo io attraverso una strumentazione elettrica
opportuna.
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In realtà inizialmente questa tecnica fu sviluppata studiando l’assone gigante di calamaro, che è l’assone più
grosso che si conosce con un diametro di 1 mm. Oggigiorno si possono usare queste tecniche anche su
neuroni del sistema nervoso centrale di mammifero, sia coltivandoli in vitro ma anche in vivo. La tecnica nei
suoi caratteri generali è sempre la stessa.
Si registra un potenziale di membrana attraverso un elettrodo registrante, una micropipetta. Questo
potenziale di membrana viene inviato a un amplificatore a feed-back, che fa anche da comparatore
confrontando, come tutti i sistemi a feed-back negativi, il potenziale di membrana registrato con un valore
di set point deciso a priori. Attraverso altri elettrodi, in realtà nei sistemi moderni può addirittura essere lo
stesso elettrodo usato per la registrazione, viene fatta passare attraverso la membrana una corrente
perfettamente uguale e opposta alla corrente generata dall’apertura dei canali voltaggio-dipendenti.
Perciò se si depolarizza la membrana di 10/20 mV si determina un’apertura dei canali voltaggio-dipendenti
al sodio che tende a fare entrare il sodio, quindi una corrente entrante. Il sistema registra la variazione del
potenziale di membrana e inietta una corrente esattamente uguale e opposta in modo da mantenere il
potenziale di membrana al valore esatto desiderato.
Le correnti iniettate hanno una latenza di risposta trascurabile rispetto alla velocità con la quale si aprono e
si chiudono i canali ionici. Si può quindi dire che il controllo da un punto di vista pratico è istantaneo o quasi.
Il compito di interpretare i tracciati viene complicato dalla presenza della corrente capacitativa.
All’inizio della depolarizzazione devo iniettare una corrente più intensa per poter cambiare rapidamente il
potenziale di membrana, perché devo caricare o scaricare il condensatore, si parla di corrente capacitativa.
Il potenziale di membrana cambia perché viene cambiato il numero di cariche accumulate intorno a un
condensatore. Normalmente questo fenomeno richiede del tempo (costante di tempo). Se voglio una
depolarizzazione istantanea nella fase iniziale devo iniettare una corrente molto maggiore che vada a
cambiare il numero di cariche accumulate ai lati del condensatore.
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Si modifica in questo modo il potenziale di membrana,
dopo di che la corrente di mantenimento è quella ionica,
cioè quella che passa attraverso i canali che in quella
membrana in quel momento sono aperti.
Il sistema a feed-back negativo permette di vedere come cambia la conduttanza di membrana e le correnti
nel momento in cui vengono generate quando viene determinata una variazione di potenziale di membrana
conosciuta e soprattutto costante.
Studiando la corrente ionica vedo che dopo un’improvvisa depolarizzazione ho una grande corrente entrante.
La corrente entrante però si autolimita ad un certo punto, anche se mantengo la depolarizzazione costante
nel tempo. Quindi si inverte e si viene a creare una grande corrente in uscita dalla cellula che viene mantenuta
per tutto il tempo in cui la cellula rimane depolarizzata.
In questo sistema semplice (modello di una fibra nervosa o modello di Hodgkin e Huxley) si può osservare
che la depolarizzazione della membrana induce l’apertura dei canali voltaggio-dipendenti, che inizialmente
producono una corrente entrante depolarizzante che poi si inverte spontaneamente, senza nessun
intervento dall’esterno, mantenendo costante la depolarizzazione, in una corrente uscente, che viene
mantenuta per tutto il tempo in cui mantengo la depolarizzazione.
Esistono delle sostanze farmacologiche, delle tossine, che sono in grado di bloccare selettivamente alcuni
canali ionici e non altri. Ad esempio una sostanza che blocca selettivamente i canali voltaggio-dipendenti al
sodio è la Tetradotoxina (tossina molto potente presente nel pesce palla) e che quindi impedisce alle cellule
di produrre il potenziale d’azione.
Un’altra tossina è il tetraetilammonio, che invece blocca selettivamente i canali voltaggio-dipendenti per il
potassio.
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Se applico uno stimolo, facendo esattamente lo
stesso esperimento di prima, ma somministrando
tetraetilammonio il tracciato varia. Infatti il
tetraetilammonio blocca i canali voltaggio-
dipendenti al potassio e quindi lascia funzionali
soltanto quelli voltaggio dipendenti selettivi per il
sodio.
La depolarizzazione improvvisa delle membrana
determina una corrente rapida in ingresso della
cellula (depolarizzante), che però poi
spontaneamente si riduce intorno a zero.
I canali per il sodio sono canali che mostrano la
proprietà dell’inattivazione, cioè sono canali
voltaggio-dipendenti che si aprono a seguito di una
depolarizzazione e poi con un certo ritardo
temporale si inattivano. Non è una semplice
chiusura perché una volta inattivati posso
depolarizzare quanto voglio la cellula ulteriormente
ma questi canali ormai non sono più apribili, non aumentano la loro conduttanza a meno che prima la
membrana non sia stata riportata al valore di controllo (di polarizzazione normale).
Se viene somministrata tetradotoxina, cioè vengono bloccati i canali voltaggio-dipendenti per il sodio, quello
che viene determinato dalla depolarizzazione del blocco di voltaggio è una curva che sarà dovuta all’apertura
di canali voltaggio dipendenti per il potassio.
In questo caso si verifica un’azione iperpolarizzante, aumentando la conduttanza del potassio esso cercherà
di uscire e quindi aumenterà la negatività interna di membrana. La corrente dovuta ai canali voltaggio-
dipendenti del potassio ha un comportamento molto diverso da quello del sodio, almeno per due proprietà
fondamentali:
1. È molto più lenta. La velocità con cui si aprono i canali voltaggio-dipendenti al sodio, data dalla
pendenza con la quale questa corrente si determina, è molto maggiore rispetto alla velocità con la
quale invece viene determinata la corrente del potassio con l’apertura dei canali voltaggio-
dipendenti.
2. I canali voltaggio-dipendenti per il potassio non presentano inattivazione, al contrario di quelli del
sodio che invece si inattivano spontaneamente.
Quindi è chiaro che durante il potenziale d’azione non si verifica soltanto un aumento di permeabilità
per il sodio, che ha un’azione depolarizzante, ma anche un aumento di permeabilità per il potassio
che ha un’azione iperpolarizzante o ripolarizzante, con proprietà molto diverse.
Domanda: Questa tossina dove deve essere? È sufficiente fuori, all’esterno si lega ai canali inattivandoli.
La corrente di membrana è data dal prodotto della conduttanza per quel dato ione per la forza elettromotrice
netta, che è data dalla differenza fra potenziale di membrana e potenziale di equilibrio dello ione.
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Questo grafico rappresenta le correnti per il potassio e per il sodio, ottenute utilizzando tetradotoxina o
tetraetilammonio, e come queste correnti cambino in funzione del voltaggio di membrana.
Supponendo di partire da -60 mV (valore di riposo) si depolarizza la membrana con blocco del voltaggio.
Per il potassio man mano che ci si sposta verso valori più positivi la forza elettromotrice, che tende a spostare
il gradiente elettrico e lo ione attraverso la membrana, prima si riduce, arrivati a 0 mV è uguale a 0, e poi si
inverte.
La forza chimica invece è sempre diretta verso l’esterno, perché dentro il potassio è più concentrato che
fuori. Man mano che si sposta verso valori di potenziale di membrana più positivi la corrente al potassio
tende sempre ad aumentare: aumenta notevolmente perché si sta allontanando sempre di più dal potenziale
di equilibrio del potassio.
Per il sodio inizialmente non si aprono i canali di voltaggio-dipendenti, o se ne aprono pochissimi, quindi in
realtà inizialmente è presente una corrente molto piccola poi però aumenta in entrata (depolarizzante) man
mano che la membrana viene depolarizzata perché vengono aperti un numero sempre maggiore di canali
voltaggio-dipendenti per il sodio.
Quindi man mano che si depolarizza si aprono sempre di più i canali del sodio, gNa aumenta e quindi anche
la corrente aumenta.
Tuttavia oltre un certo livello questo valore diminuisce perché si sta avvicinando al potenziale di Nerst del
sodio. Man mano che depolarizzo posso anche aprire tutti i canali voltaggio-dipendenti al sodio che voglio
ma la forza elettromotrice netta diminuisce.
Diminuisce perché Vm si avvicina sempre di più al potenziale di equilibrio del sodio, che supponiamo in
questo preparato sia +55 mV, quindi a +55 mV anche se ho depolarizzato molto la membrana e anche se la
conduttanza al sodio inizialmente diventa molto grande la corrente è uguale a zero perché il potenziale di
membrana è esattamente uguale al potenziale d’equilibrio del sodio.
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Se supero questo valore, da +55 vado a +75 grazie al sistema di
voltage clamp, ho un’inversione della corrente al sodio, perché
prevale il gradiente elettrico a quello delle concentrazioni.
PERIODO REFRATTARIO
Applicando il blocco del voltaggio si osservano due stimoli identici in voltaggio: il primo dove non c’è
variazione di conduttanza, e il secondo che è molto ravvicinato rispetto al primo, ma vediamo che le variazioni
di conduttanza dovuti ai canali voltaggio-dipendenti per il sodio sono molto inferiori, o addirittura assenti.
Se allontano il secondo stimolo dal primo le variazioni di conduttanza aumentano sempre di più fino a
raggiungere un valore uguale a quello del controllo quando la distanza temporale tra i due stimoli è
sufficientemente grande. Questa è una spiegazione del periodo di refrattarietà della membrana, perché una
volta che i canali voltaggio-dipendenti del sodio si sono aperti questi si inattivano spontaneamente e quindi
durante la fase iniziale non
sono più disponibili per
produrre un secondo
potenziale d’azione. Sono
infatti inattivati fino a che
non ripolarizzo la membrana
e occorre un minimo di
tempo perché l’inattivazione
venga rimossa e i canali
tornino ad essere disponibili
(periodo di refrattarietà
assoluta).
Gradualmente questa
inattivazione si riduce, quindi
un numero sempre maggiore
di canali voltaggio-
dipendenti per il sodio
diventa disponibile.
La permeabilità al potassio è
comunque aumentata
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rispetto al normale, perché questi canali voltaggio-dipendenti al potassio hanno una cinetica di apertura più
lenta, non si inattivano, ma quando poi si ripolarizza la membrana ritornano lentamente alla conduttanza
iniziale.
Siccome hanno un’inerzia maggiore ci vuole più tempo affinché i canali voltaggio-dipendenti al potassio
ridiventino normali, non per inattivazione, ma perché la membrana viene ripolarizzata in modo particolare.
Quindi per un certo periodo di tempo ci sarà un periodo di refrattarietà relativa in cui per far si che i canali
voltaggio-dipendenti per il sodio si aprano in misura sufficiente a superare la soglia e quindi superare la
permeabilità elevata del potassio, servono degli stimoli d’intensità maggiore.
Per potere generare un potenziale d’azione è necessario che la cellula abbia dei canali voltaggio dipendenti
con inattivazione. Una cellula che non ha questi canali non è in grado di produrre potenziale d’azione.
Nelle fibre periferiche questi canali voltaggio-dipendenti sono al sodio, nei neuroni centrali si possono avere
potenziali d’azione al sodio o al calcio o un misto delle due.
Il sodio è quasi sempre interessato, soprattutto per la propagazione dei potenziali d’azioni per distanze
sufficientemente lunghe. A dimostrazione di questo per le fibre periferiche si vede effettivamente che se
blocchiamo i canali voltaggio-dipendenti al sodio perdiamo la sensibilità per esempio dei nostri nervi
periferici.
Per esempio la lidocaina, che è un anestetico locale, agisce impedendo alle fibre nervose di generare il
potenziale d’azione bloccando i canali voltaggio-dipendenti al sodio. Queste fibre periferiche continuano a
generare potenziali di recettori, la stimolazione determina una depolarizzazione di membrana (dipende dal
tipo di stimolo chimico o meccanico), ma questi potenziali di recettore non possono innescare potenziali
d’azione perché i canali voltaggio-dipendenti a livello del nodo di Ranvier non sono attivabili. Infatti la
lidocaina trova e si lega a due siti di legame sul dominio S6 (ultimo dominio transmembranario).
Quando la lidocaina si lega a questa alfa elica S6 la depolarizzazione della membrana non è in grado di indurre
un cambiamento di conformazione del canale stesso per portarlo dalla condizione di chiusura a quella di
apertura. La variazione della chiusura e dell’apertura è dovuta al dominio S4, che è nascosto all’interno del
canale che attraversa la membrana perché è dotato di molte cariche positive e di residui amminoacidici di
istidina, che è proprio il vero sensore di voltaggio. La depolarizzazione di membrana a livello probabilistico fa
si che questo sensore di voltaggio si sposti verso l’alto e l’esterno e cambi la conformazione trasformandola
da chiusa in aperta.
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Il dominio P viene ripiegato all’interno del poro stesso ed è fondamentale per determinare la selettività di
permeabilità del canale, per cui questi canali sono permeabili soltanto al sodio.
La parte del canale che determina l’apertura o la chiusura del canale stesso attraverso sensori del voltaggio
è messa in posizione diversa rispetto a quella che determina l’inattivazione: abbiamo due porte. Si parla
quindi di meccanismi distinti poiché troviamo un porta di attivazione e una porta di inattivazione.
La porta d’inattivazione è determinata dalla catena polipeptidica di una subunità del canale stesso che
protrude all’interno della cellula a livello citoplasmatico.
Il sensore di voltaggio che si sposta verso l’esterno quando la membrana si depolarizza fa si che il canale si
apra rendendo possibile l’introduzione nel canale della componente citoplasmatica cha va a bloccare e
chiudere il canale interno della cellula. In questa condizione posso depolarizzare quanto voglia la cellula senza
che gli ioni passino.
Per poter riaprire la porta d’inattivazione si deve ripolarizzare la cellula e solo allora la porta d’inattivazione
verrà rimossa.
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Tutto questo è stato dimostrato da vari esperimenti che hanno sfruttato una tecnica di registrazione di blocco
del voltaggio molto più sofisticata di quella vista prima. Questa tecnica misura variazioni molto piccole della
corrente e riesce a distinguere tra la corrente capacitativa iniziale e una corrente diversa, chiamata corrente
di attivazione o corrente d’accesso quando depolarizzo la membrana.
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Tutto questo influisce molto sul periodo di refrattarietà assoluta e relativa: ci vuole un po’ di tempo dopo la
ripolarizzazione affinché i canali ritornino alla normale chiusura dal momento che è necessario un po’ di
tempo affinché l’inattivazione venga rimossa, dopo di che si entra nel periodo di refrattarietà relativa. Ma sin
quando i canali non tornano in condizione di chiusura normale non sono disponibili per produrre un ulteriore
potenziale d’azione.
I singoli canali ionici si aprono attraverso un meccanismo “tutto o nulla”. Si può descrivere una variazione
continua e graduata della corrente di membrana e quindi della conduttanza di membrana perché stiamo
aprendo un numero più o meno elevato di canali ionici, in quanto il singolo canale ionico si apre o si chiude
in modo “tutto o nulla”.
Se faccio una tecnica del patch clump, che altro non è che un blocco del voltaggio ma applicato su un singolo
canale ionico, con la micropipetta posso andare in condizione di suzione a fare una depressione per cui si
chiude dal punto di vista elettrico il contatto tra esterno e interno. Sempre con la tecnica del patch clump
posso anche staccare il pezzettino di membrana e posso quindi misurare le correnti ioniche di un singolo
canale. Se depolarizzo la membrana si può notare come anche lo stesso canale si apra a volte rapidamente,
a volte più lentamente, a volte stia aperto un po’ più a lungo a volte un po’ di meno. Quindi l’attivazione e
anche l’inattivazione si verificano in modo probabilistico.
Naturalmente più depolarizzo la membrana maggiore è la probabilità che questi canali si aprano, però poi si
inattivano spontaneamente, in un tempo un po’ più breve, in un tempo un po’ più lungo, ma spontaneamente
con un certo ritardo e una volta inattivati non si riaprono più. Da quel momento in poi il canale è inattivato
non è più disponibile.
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La somma di tanti canali, che vengono attivati
in questo modo (aperture unitarie,) determina
un profilo di variazione di conduttanza o di
corrente che è quella che si osserva nel voltage
clamp, dovuta al fatto che vengono aperti in
modo probabilistico un numero elevato di
canali.
Sulla base di quello che abbiamo descritto cerchiamo di vedere come il comportamento dei canali studiati
nel voltage clamp determini un potenziale d’azione vero e proprio in condizioni fisiologiche.
Quando depolarizziamo la membrana a livello di soglia apriamo un numero sufficiente di canali voltaggio-
dipendenti al sodio che determina una corrente entrante che deve superare le correnti uscenti del potassio
in questo caso, ma anche del cloro e di altri ioni, e questo determina quindi una corrente netta entrante, che
è dovuta principalmente al sodio.
Parte quindi il potenziale d’azione con il processo autorigenerativo. La corrente al sodio si autolimita da sola,
si inattiva, mentre continua ad aumentare con una cinetica di apertura molto più lenta la corrente al potassio,
che poi però è importante perché produce una corrente in uscita ripolarizzante sulla cellula.
La cellula si ripolizzerebbe comunque con l’inattivazione del sodio, ma impiegherebbe molto più tempo. Il
fatto che vengano aperti dei canali voltaggio-dipendenti anche al potassio con una cinetica ritardata rispetto
a quella del sodio fa si che queste correnti uscenti di potassio abbiano un’azione ripolarizzante molto più
veloce, e questo permette una durata estremamente breve dei potenziali d’azione (1 millisecondo).
Questi canali voltaggio-dipendenti per il potassio hanno una cinetica di apertura più lenta e quindi anche una
cinetica di chiusura più lenta. Si richiudono non per inattivazione ma perché la cellula viene ripolarizzata: loro
stessi ripolarizzano la cellula e ripolarizzando la cellula tenderanno a chiudersi.
I canali al potassio determinano l’ iperpolimerizzazione postuma.
La curva del sodio (blu) aumenta molto velocemente, raggiunge un picco e poi si inattiva spontaneamente,
da sola si chiude. Mentre quella del potassio sale più lentamente.
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