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31/5/2015 asturias

Asturias (Leyenda)

Asturias è un celebre brano per pianoforte di Albeniz, composto intorno al 1890; inizialmente denominato
"preludio" della raccolta Cantos de España, solo in seguito venne pubblicato con il nome conosciutissimo nella suite
Espagnola. Si presenta come un brano dalle caratteristiche spiccatamente spagnole, trae spunti anche dal flamenco
di Malaga nella parte centrale. Nonostante sia nato per pianoforte, Asturias è un pezzo che si presta magnificamente
ad essere eseguito ed interpretato con la chitarra tanto che sembrerebbe scritto proprio per questo strumento.

Analizzando il brano si nota che il brano inizia con una melodia dove la nota del canto viene alternata ad una nota
(il si) , con la chitarra il pollice suona la nota del canto e il si verrà invece suonato dall'indice e dal medio alternando
l'uso delle due dita.
Questa prima parte si deve suonare molto piano dando
l'impressione della pioggia che iniza pian piano e le note
simulano le goccie d'acqua che cadono a terra; l'intensità
del suono deve crescere molto lentamente proprio come
l'intensità della pioggia durante un temporale che inizia
sommessamente per diventare sempre più
intenso.Nell'esecuzione con il pianoforte, i suoni risultano piuttosto staccati mentre quando si esegue con la chitarra
i suoni sono più amalgamati tra loro e danno un  impressione più solenne grazie alla magnifica caratteristica di
questo strumento i cui suoni tendono a perdurare molto e sarà nostra cura cercare di mantenerli il più possibile
proprio per sfruttare questa caratteristica. Dopo alcune battute cambia la struttursa del brano e si appesantisce con la
comparsa del si basso naturalmente anche il senso del brano si
appesantisce, la pioggia si è intensificata ed è in crescendo.
Poche battute ancora con questo alternare della melodia e del si
continuo e si cambia ancora con l'intervento del mi basso della
6° corda e dell'aggiunta di un tremolo che sostituisce il si di
prima; tremolo che si costituisce dalla sequenza rapida di due si uno identico al precedente, l'altro un'ottava sopra. A
questo punto se si ha un miimo di accortezza , il basso assume l'effetto di un tuono lontano e il tremolo intensifica la
pioggia nei confronti del si semplice precedente. In molte trascrizioni insieme al mi della 6° corda si aggiunge un mi
più acuto sulla 5°, io preferisco non eseguirlo per aumentare la sensazione di tuono lontano dato dalla 6° corda.
Ancora un periodo con questa configurazione e finalmente si inizia a
suonare l'apice del brano quando il mi basso (tuono lontano viene
sostituito al tuono vicino, un violento accordo di Si maggiore , che
personalmente arpeggio con uno strappo abbastanza forte del pollice, la
melodia prosegue con un tremolo che in questa fase diventa più
impegnativo essendo ribattuto sulla stressa corda, difficile eseguirlo a
termpo e alla stessa velocità della parte iniziale. Da questo punto in avanti la
sequenza di accorti, che  a mio giudizio simulano il susseguirsi di tuoni  del
temporale in atto, segue la stessa linea: l'accordo si esegue molto forte e la
melodia prosegue in sottofondo amplificata dal tremolo d'accompagnamento,
questo prosegue per un bel tratto di musica sino a quando si interrompono gli
accordi, e quindi i tuoni e si ha la sensazione che il temporale stia scemando
e anche la musica comincia a diminuire, cala l'intensità via via che ci si avvicina al termine della prima parte per
concludersi con una sorta di arpeggio finale che io amo eseguire seguendo lo stile dell'inizio ossia alternando la
melodia al si continuo, al termine io
escludo l'accordo finale per non dare un
distacco troppo evidenter dalla prima parte
e la seconda, do un valore maggiore al
punto coronato proseguendo la nota
armonica  il più possibile. A questo punto
del brano il  temporale finisce e si deve immaginare una vallata erbosa bagnata dalla pioggia; a un certo punto si
sente una voce che pone una domanda, siamo all'inizio della seconda parte, questa domanda, non trova risposta e

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così viene ripetuta per altre tre volte in maniera sempre più decisa. Ala fine la risposta arriva e si compone di un
fraseggio complesso e ripetitivo che intona la malaguena e che si complica sempre più sino a che non ritorna con la
solita domanda che si perde nella vallata per solo due volte prima che ricominci ancora il temporale più intenso e
fragoroso di prima. Al termine del secondo temporale (la ripetizione più intensa della prima parte) si ha un finale
solenne, molto più lento della porzione di brano
precedentequesta parte termina con una rievocazione del
temporale iniziale eseguita pizzicando e stoppando le corde
mettendo le dita della mano sinistra sulla barretta del tasto.
Immediatamente dopo a questo "inizio di temporale"  si ha un
veloce arpeggio crescente che prelude fragorosamente alla
conclusione che si ha prima con un accordo armonico e poi con un mi minore suonato a mezzo forte.
A questo punto ascoltiemo tre interpretazioni differenti dello stresso pezzo, la prima, l'originale, esecuzione per
pianoforte, riconosciamo l'esecuzione classica.

La seconda, del grande Maestro Narciso


Yepes, tecnicamente perfetta, incalzante nei crescenti e nella velocità, un esecuzione da manuale. Il maestro ci
trasmette veramente l'anima del brano.

La terza un esecuzione di un'altro grandissimo


maestro: Andrès Segovia. La particolarità di questa esecusione è il rallentamento del brano e la morbidezza degli
accordi che probabilmente stanno alla base della ricerca del Maestro del bel suono che quindi evita qualsiasi strappo
sugli accordi.

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