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Per K. nella Storia si esprime la Ragione, e quindi nella storia esiste una
teleologia. Questa idea sib trasferirà nell’Idealismo tedesco.
Il problema centrale per Hegel era la presenza della libertà nella storia
dell’uomo, che cosa sia la libertà.
La vera giustizia e la vera santità, la vera sapienza nella storia non è la vera
sapienza. Questa è una tesi di Platone. Hegel non accetta questo perché
separa la realtà, in due parti, come dice Platone. Distrugge l’armonia e la
coerenza della realtà. Il risultato è una divisione.
Quando Hegel pensa alla storia deve trovare una soluzione ontologica per
superare questo problema dell’alienazione.
La filosofia ha una storia basata sulle forme, sulla Gerstalt. E’ la forma della
coscienza, e questa è la dinamica della storia.
Il problema è che si deve argomentare che queste forme della coscienza non
sono psicologiche, ma reali, e questa è una critica a Platone e Kant.
Il personaggio di Abramo in Hegel: Abramo non era a casa sulla terra, era
sempre in una condizione di essere straniero sulla terra, e il problema era
questa relazione con Dio che non era una divisione ma una alienazione.
E’ una forma della coscienza che manifesta una alienazione ontologica, non
è una scelta.
Hegel vedeva questa tensione come una opportunità della filosofia per
sviluppare una metafisica.
Kant: che cos’è la storia e la possibilità di un fine razionale. Idea della storia
morale in Kant.
Storia: sfera in cui l’azione umana crea una sintesi tra le richieste morali, cioè
la normatività, e l’esperienza attuale nel mondo. Per Kant la morale razionale,
come imperativo normativo, evidenzia che la ragione è diventata pratica. Il
Bene supremo può diventare attuale piuttosto che un ideale immobile della
ragione.
Per Hegel Kant non sa spiegare come il bene diventi pratico, reale e attuale
nel mondo. Ma c’è sempre, in Kant, una separazione tra gli ideali morali e la
pratica. Cioè tra Sommo Bene e beni pratici o da ricercare e realizzare nella
prassi.
—> Leggere lezioni sulla filosofia della storia: per la prossima volta.
Tre soluzioni:
1. Kant
2. Wittgenstein
3. Spinoza/Hegel
1: la soluzione di Kant è che l’io (Ich denka: io penso) è la mia identità. Come
il Cogito, io penso, questa è una funzione non un contenuto. E’ questa la mia
identità. La funzione dell’io penso.
2: W. dice sempre Ich: L W (il suo nome). Per lui non c’è un riferimento
dell’io, l’io significa il fatto, il contenuto psicologico senza riferimento. Sono
solo i fatti oggettivi della mia esistenza. Fatti empirici.
Per Hegel il riferimento dell’io è il mondo in cui vivo, se vivo in un mondo che
non è razionale, mi sento in uno stato di alienazione, perché non posso
trovare la mia identità. Non posso unire particolare, la mia ragione, con
l’universale, che è la comunità il mondo in cui vivo. E se questo mondo non è
razionale, non è manifestazione della ragione, c’è allora una alienazione e
una schiavitù, non posso trovarmi a casa in un mondo tale.
La ragione si trova nella natura, nel mondo, in Kant. Nella razionalità, nella
moralità e si pensa che nella natura ci sia uno scopo oggettivo, una
teleologia. Caratteristica teleologica di avere scopi. La ragione conosce che
questo aspetto della natura (di avere uno scopo) e riconosce che è
un’apparenza fenomenale, non è una verità, non è com’è la natura in sè. C’è
una finzione, una fantasia. Disegno della natura: ipotesi filosofica che
consente di comprendere la storia umana nella prospettiva di un piano
razionale.
È chiaro che per Kant l’idea di “un disegno della natura” non è che un’ipotesi
filosofica che consente al filosofo di comprendere la storia umana (che è un
percorso contraddittorio) nella prospettiva di un piano razionale.
Era precisamente su questo punto che Schelling, Fichte, e Hegel hanno visto
un problema fondamentale, perfino una contraddizione, con l’idealismo
trascendentale: la scissione fra ciò è in realtà il caso e ciò che solo ci pare
essere il caso distrugge l’unità e coerenza non soltanto del sistema kantiano,
ma anche l’unità e la coerenza della ragione in se stessa.
Però come può la ragione credere che un ideale costruito da se stessa è allo
stesso tempo oggettivamente reale?
Secondo Hegel la ragione non può accettare una tale scissione fra
l’apparenza e la realtà semplicemente perché indica una scissione in se
stessa.
“Un organo non dev’essere usato, un ordinamento che non raggiunge il suo
Per Kant la ragione deve trovarsi fuori di sé per una conferma della sua
culturali.
nichilismo].
caso questo non è un argomento per dire che la natura è teleologica, indica
solo che è uno sviluppo della contingenza. Il progresso della storia non
Il compimento della piena razionalità della ragione (il suo valore e fine ultimo)
non può farsi solo nell'essere individuale a parte la specie: il fine della mia
ragione non si trova separatamente o distintamente solo in me. Kant
argomenta per l’universalità della ragione che trascende l’individuale.
Teoria di Hegel dello spirito: Geist, lo spirito nel mondo, è universale per
Hegel. Non è individuale.
Seconda tesi: (Kant) “Nell’uomo, che è l’unica creatura razionale della terra,
le naturali disposizioni, dirette all’uso della sua ragione, hanno il loro
completo svolgimento solo nella specie, non nell’individuo.”
La ragione per Kant non è un’essenza già data o stabilita nell’uomo; è una
proprietà da sviluppare lunga la storia della specie. Il compimento della
razionalità “deve costituire la meta dei suoi sforzi, poiché altrimenti le
disposizioni naturali dovrebbero in gran parte considerarsi vane e senza
scopo e ne sarebbero distrutti tutti i principi pratici…”
Il mondo umano può controllare i desideri e gli istinti per agire in modo
morale. Almeno sotto una concezione della legge morale.
Libertà:
Non posso usare la mia libertà per raggiungere altri fini: Hume.
Libertà mediata dagli altri, chiamata la vita etica, cioè la sostanza oggettiva
della morale. Essere libero: per essere libero uno deve essere se stesso nelle
sue azioni, una libertà che supera l’alienazione dove non mi trovo né nel mio
mondo né nelle mie azioni. Per cui lo spirito prova la sua unità con se stesso.
Per essere libero si deve essere liberi nelle azioni, nella presenza a me stesso
e al mondo, alla realtà. Sono libero se sono presente nella realtà.
Il problema della teleologia nella storia:
Kant assume che lo scopo della storia consiste nella perfezione morale più
alta dell’umanità. Transizione dallo stato di natura allo stato di civiltà: questa
è un’evidenza empirica. Il processo culturale prevede lo sviluppo morale,
porta con sè.
Hegel: identità tra particolare e universale: è nella storia come sviluppo della
coscienza. Il fondamento è ella struttura della ragione.
Per Kant un concetto è solo a priori dell’intelletto, per Hegel non è così.
Il concetto dell’incondizionato:
Rendere una realtà, una cosa, un oggetto, finito perché dipendente dalle
condizioni: o di esistere o di essere conosciuto.
Kant: qual’è la spiegazione di Kant sulla situazione della ragione che nella
vita quotidiana e nella scienza ha successo mentre nella metafisica entra
nella contraddizione.
“[La ragione umana] s’accorge che in questo modo il suo impegno dovrà
sempre restare incompiuto, dato che le questioni non finiranno mai, allora si
vede costretta a trovar rifugio in principi che sopravanzino ogni possibile uso
dell’esperienza… In questo modo, però, essa va a cadere in oscurità e
contraddizione …” [comprendo la frase, “trovar rifugio in principi …” concetti
non empirici come la totalità e l’incondizionato che è il nostro modo di
conoscere le cose – principi di ragione come i concetti puri della matematica
sono giustificati se e soltanto se la mente è in grado di costruire oggetti o
assiomi a-priori, cioè un triangolo].
Per Kant: i numeri sono nella mente. Non dipendono dalla mia volontà però.
Nel senso che non è una mia invenzione, non posso cambiare infatti a mio
piacimento le proprietà dei numeri.
Allora come sono possibili oggetti che non sono oggetti accessibili mediante
l’esperienza? Non sono possibili come oggetti dell’esperienza; sono idee
della ragione, idee che non hanno un contenuto determinato, però sono
inevitabili perché la ragione cerca la propria completezza nel conoscere la
realtà - cioè, come tutte le cose si tengono insieme per formare un'unità o
totalità. Perciò la metafisica dà origine all'impressione che non vi sia altro
che una vuota fantasia o sogno della realtà.
Per Kant la conseguenza più seria e cruciale della debolezza della ragione
metafisica era il fatto di mettere in discussione la validità e la legittimità della
ragione in generale - cioè il problema dello scetticismo humiano. Perché?
Perché se la ragione metafisica è la stessa ragione di quella del senso
comune e della scienza, il fallimento della metafisica indica che la ragione
stessa si contraddice [a causa di una reductio ad absurdum – Hume, vedi A
Treatise of Human Nature I, pt. iv, sec. vii] – vale a dire, non possiamo più
fidarci della ragione stessa. Pertanto la necessità di una “critica della ragion
pura.”
Però c’è una seconda motivazione per una critica della ragion pura, cioè
l’importanza delle idee non-empiriche, Dio, libertá, e immortalità, per il
benessere morale dell’uomo. Nel senso del benessere completo dell’uomo.
“Ed è proprio in queste ultime conoscenze – quelle che oltrepassano il
mondo sensibile, e nelle quali l’esperienza non può assolutamente fornire né
un filo conduttore né una regolamentazione – che risiedono quelle indagini
della nostra ragione che noi consideriamo di gran lunga superiori alle altre
per importanza … Per cui, anche a costo di sbagliare, tentiamo di tutto pur
di non dover abbandonare delle ricerche cosi importanti, a motivo di qualche
dubbio… Questi problemi inevitabili della ragion pura in se stessa sono Dio,
la libertà e l’immortalità. E la scienza che nel suo intento ultimo… si indirizza
in senso proprio soltanto alla soluzione di questi problemi, si chiama
metafisica…”
Queste idee di Dio, libertà, anima, sono importanti per agire, per la vita
pratica. Il primato è infatti sulla ragion pratica e non teoretica.¬ La soluzione
alla questione della conoscenza metafisica è problematica. Kant afferma che
gli oggetti dell’esperienza devono conformarsi alla ragione pura [cioè
all’intelletto puro]. Però in quanto agli oggetti non empirici, solo i concetti
puri della matematica contano come oggetti conoscibili. Perché? Come
abbiamo visto, perché la matematica è in grado di costruire mediante
intuizioni i suoi oggetti. Intuizioni pure.
“Ora, sembrerebbe naturale che, non appena abbandonato il terreno
dell’esperienza, non sia possibile costruire subito un edificio come le
conoscenze che si possiedono – senza sapere da dove provengono…” [B7]
Perciò l’aspetto più importante del giovane Hegel era la sua convinzione di
poter superare le limitazioni della ragione e della metafisica imposte da Kant
solo sostenendo che i concetti metafisici erano infatti all'interno del cerchio
dell'esperienza - e ciò solo espandendo quello che intendiamo
filosoficamente con “esperienza.” Lo spirito farà le sue esperienze e quindi le
sue conoscenze mediante la sua esistenza nella storia.
I primi scritti di Hegel: voglio tornare a un aspetto del pensiero del giovane
Hegel, a cui ho brevemente alluso, la negatività dell’esperienza del mondo.
Come tutti noi, il giovane Hegel era stupito da questa negatività - per le
malvagità, le divisioni, e tutte le cose che distruggono l'armonia dell'essere –
che faceva dell’amore un’ideale e l’unità impossibile nella storia.
1.1 Cominciamo dall’esperienza di Hegel a Francoforte (1796-1800). Un
tema normativo di Berlino trovato nella filosofia del diritto era: la filosofia è il
proprio tempo colto nei pensieri.
Voglio rilevare che secondo Hegel la motivazione per filosofare è l’esperienza
del mondo: l’esperienza dà origine alla riflessione. Perché?
Esperienza fa parte sempre di un processo di riflessione della coscienza: il
suo punto di partenza è il fatto che la filosofia ha il compito di riflettere
storicamente sull’esperienza: un’esperienza è sempre un momento di un
processo storico che trascende l’individuo. La filosofia si forma, si costituisce
nell’affrontare una situazione storica. Perché la situazione storica
necessariamente provoca la riflessione. La mia esperienza si esprime
mediante un’opinione o valutazione di una
a. situazione storica – sia in favore sia contro.
b. Ma segue un’altra esperienza che mette in questione la prima
valutazione: (a) Siamo molto fortunati a vivere in un mondo con tanti
progressi e tante opportunità, ecc. (b) nonostante la sua tecnologia, il mondo
attuale è molto limitato …
c. La sequenza di (a) e (b) dà origine a una diagnosi filosofica del tempo