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Hegel:

Tema che si può riassumere in un solo concetto: Libertà

Non è possibile prescindere da Kant.

ii.Il concetto di Storia in K diventa in Heg il centro el suo pensiero.

§ La prima Critica ha chiuso le porte alla Metafisica perché la Ragione non è


in grado di pensare la realtà in sé. Concetto Metafisico signfica che non è
possibile ridurlo a un contesto empirico. Per K la Metafisica è soggettività
umana.

La Libertà per H si raggiunge solo attraverso la Storia che si sviluppa nel


Tempo. Per K la Libertà è autonomia.

Che senso ha la Storia? LA LIBERTA’ (cfr. Idea di storia universale ecc…). La


chiave è Universale (sia per K che H) – cioè la somma delle inclinazioni
razionale di tutta l’umanità. Anche per Marx è propria della Specie.

Per H il singolo è un istante dell’Universale e la dignità del singolo è la


dignità dell’Umanità.

Cfr lezione 1 pug…

Una idea DEVE incarnarsi nella Storia – Spirito Oggettivo.

Esiste progresso ma è disordinato e irregolare. Nella Grecia classica esisteva


armonia tra ragione e desideri: come l’abbiamo perduta? La Storia è
irrazionale è ugualmente parte dello sviluppo della ragione attraverso questa
dialettica.

La Logica e la Fenomenologia (esperienza della coscienza) sono su piani


diversi.

Per K tutto si basa sul concetto di trascendentale, cioè sulla disposizione


individuale della conoscenza indipendente dall’esperienza. H. critica questa
impostazione come psicologismo

Per K. nella Storia si esprime la Ragione, e quindi nella storia esiste una
teleologia. Questa idea sib trasferirà nell’Idealismo tedesco.

La Libertà per K significa autonomia, volontà libera.

Per H la presenza della Libertà dell’uomo, che non è solo autonomia, è


Universale. (???).

LE PREMESSE DI H Per Platone l’apparire nella Storia della Libertà, della


Giustizia e Santità non sono quelle vere. §§§ Per H questa è alienazione
(critica a Pl…), la Storia della Filosofia è la Storia vera della coscienza
dell’uomo e delle sue forme. Queste forme non sono psicologiche (critica a
K…).

La Religione è una struttura ontologica della coscienza. Dio ha il potere


assoluto, quindi io mitrovo in uno stato di alienazione. Marx utilizzerà il
concetto di alienazione.

Il giovane H era Kantiano ma poi ne ha visto un problema (?alienazione?).

La Filosofia deve superare l’alienazione che nasce dal vedere l’esistenza di


opposti. Invece esiste una mediazione.

Nella Fenom dello Spirito H sostiene che lo Spirito è l’esperienza della


coscienza e la Fenom è questa (il pathos di Platone) – la relazione con
sé.Kant: trascendentale: ciò che in noi rende possibile la conoscenza del
mondo, sono possibilità della conoscenza di un mondo per noi. Sono le
condizioni in noi. Questa è la differenza con Hegel.

Per Hegel sono solo condizioni psicologiche.

Kant: libertà è autonomia, è un concetto pratico della volontà di darsi leggi,


regole, normative, di agire.

Autonomia: auto, il sè, nomos, legge. E’ la ragion pratica, la volontà stessa


della persona diventa una legge morale.

Il problema centrale per Hegel era la presenza della libertà nella storia
dell’uomo, che cosa sia la libertà.

Che non è solo autonomia e normativa, ma di più. Presuppone e assume una


differenza tra l’universale, la legge universale e quella particolare. C’è una
legge universale e c’è l’individuo e la sua volontà. E c’è una contraddizione
in ciò per Hegel.

Teleologia e libertà nella storia: come conciliare?

La vera giustizia e la vera santità, la vera sapienza nella storia non è la vera
sapienza. Questa è una tesi di Platone. Hegel non accetta questo perché
separa la realtà, in due parti, come dice Platone. Distrugge l’armonia e la
coerenza della realtà. Il risultato è una divisione.

Ciò che è necessario è superare questa divisione. Fare di due un’unità, la


realtà.

—-> stampare e leggere testi ufficio virtuale.

Ideale romantico che si potrebbe superare e passare oltre questa divisione


sul modello dell’amore che sa superare le divisioni e le differenze.

Il problema dell’amore per Hegel è:

1. l’amore è un sentimento, soggettivo, personale, dunque non è efficace


nella storia perché è troppo psicologico e soggettivo.

2. il problema è più serio: il problema della società è più grave. Entfrendung:


alienazione. Non più entssweiung, divisione, ma alienazione.

E’ una divisione ma come alienazione che non si può superare con il


semplice sentimento dell’amore. E’ uno stato di alienazione ontologica
dell’uomo e della realtà.

Quando Hegel pensa alla storia deve trovare una soluzione ontologica per
superare questo problema dell’alienazione.

La filosofia ha una storia basata sulle forme, sulla Gerstalt. E’ la forma della
coscienza, e questa è la dinamica della storia.

Il problema è che si deve argomentare che queste forme della coscienza non
sono psicologiche, ma reali, e questa è una critica a Platone e Kant.

Il personaggio di Abramo in Hegel: Abramo non era a casa sulla terra, era
sempre in una condizione di essere straniero sulla terra, e il problema era
questa relazione con Dio che non era una divisione ma una alienazione.

La religione di Abramo era una manifestazione di uno stato ontologico e


psicologica della coscienza.

E’ una forma della coscienza che manifesta una alienazione ontologica, non
è una scelta.

E’ una struttura ontologica della coscienza.

Per Kant la mia vita personale ha senso solo nell’universale.

Secondo Hegel la fede cristiana nell’immortalità dell’anima non convince più,


ha perso la sua credibilità e dunque non può più dare senso all’esistenza
mortale.

Implica dunque un ripensare positivamente il senso dell’esistenza, vale a dire


la storia per scoprire il valore e lo scopo della vita.

Hegel vedeva questa tensione come una opportunità della filosofia per
sviluppare una metafisica.

Separazione e scissione tra ragione umana, finita, e la conoscenza assoluta


di Dio.

Cioè la ragione finita non è in grado di superare la finitudine per conoscere


Dio in sè, secondo Kant. Hegel sosteneva invece che fosse possibile grazie
alla conoscenza di Dio superare la divisione.

La filosofia è la mediazione, che permette la separazione. 1. o Dio è assoluto


2. o io sono Dio. 3. mediazione della filosofia che propone una terza via
rispetto a queste due opzioni.

La filosofia è la mediazione tra due estremi.

La filosofia di Jacobi: un filosofo kantiano e critico di Spinoza. La sua


filosofia ha un tratto comune con quella kantiana della finitezza assoluta.

L’infinito è un assoluto, il finito è un assoluto, e questa è la classica scissione


e separazione e non c’è mediazione tra due assoluti.

La critica di Hegel è che veniva preso come oggetto l’assoluto.

Pensare è un modo di determinare la realtà, è il modo della coscienza di


determinare la realtà, di fare la realtà pensabile. Pensare è determinare la
realtà per noi. Jacobi dice che Dio non è pensabile, non c’è una conoscenza
razionale di Dio perché non è un oggetto finito, ma questo modo è di
comunque pensare Dio e dunque renderlo pensabile in modo impensabile.

E’ comunque una determinazione di Dio.

La fenomenologia dello Spirito, Scienza dell’esperienza della coscienza:


1807:

Scienza dell’esperienza della coscienza: per capire lo spirito bisogna capire


che è l’esperienza della coscienza. Per Kant: esperienza con un oggetto
sensibile nello spazio e nel tempo.

Qui è diverso, qui cambia tutto. Platone: quando parla

Esperienza: io ti narro, io ti racconto, il mio pathos, la mia reazione interna


della coscienza.

Per Hegel manca la prova dell’esistenza di Dio.

Hegel imparò dalla filosofia di Kant che il soggetto umano è il punto di


partenza, il soggetto umano è l’autocoscienza. Ed è il punto di partenza di
ogni comprensione dello spirito cioè ogni espressione culturale e attività
degli uomini nella storia.

La ragione ha i propri interessi, autonomia ed essere autodeterminante. E


l’unica sfera che possiede per realizzare is poi interessi è quella dell’azione
umana cioè la storia, la ragione agisce nella storia per realizzare i suoi fini.

Avere un interesse è un modo per spiegare un’azione, è una motivazione.

Kant: che cos’è la storia e la possibilità di un fine razionale. Idea della storia
morale in Kant.

Storia: sfera in cui l’azione umana crea una sintesi tra le richieste morali, cioè
la normatività, e l’esperienza attuale nel mondo. Per Kant la morale razionale,
come imperativo normativo, evidenzia che la ragione è diventata pratica. Il
Bene supremo può diventare attuale piuttosto che un ideale immobile della
ragione.

Per Hegel Kant non sa spiegare come il bene diventi pratico, reale e attuale
nel mondo. Ma c’è sempre, in Kant, una separazione tra gli ideali morali e la
pratica. Cioè tra Sommo Bene e beni pratici o da ricercare e realizzare nella
prassi.

—> Leggere lezioni sulla filosofia della storia: per la prossima volta.

da pag. 7 a pag. 31.

Idea di un disegno della natura:

Scopo finale: razionalità. Ragior pratica: ragione morale.

Autocoscienza: qual’è veramente il problema dell’autocoscienza? è un


problema continuo.

Tre soluzioni:

1. Kant

2. Wittgenstein

3. Spinoza/Hegel

1: la soluzione di Kant è che l’io (Ich denka: io penso) è la mia identità. Come
il Cogito, io penso, questa è una funzione non un contenuto. E’ questa la mia
identità. La funzione dell’io penso.

La soluzione è il riferimento dell’io che è funzione formale di sintesi. Tutte le


mie rappresentazioni sono mie, questa è la funzione di unità soggettiva.

2: W. dice sempre Ich: L W (il suo nome). Per lui non c’è un riferimento
dell’io, l’io significa il fatto, il contenuto psicologico senza riferimento. Sono
solo i fatti oggettivi della mia esistenza. Fatti empirici.

3: La relazione soggetto — oggetto: gli aspetti psicologici o empirici non


rimangono, ciò che conta è l’identità del soggetto nell’autocoscienza che è
l’assoluto. Per Hegel sarà la ragione, non come una sintesi della mia mente,
o come una funzione del mio cervello, ma come principio metafisico della
realtà e questa è la mia identità. La ragione è universale.

Per Hegel il riferimento dell’io è il mondo in cui vivo, se vivo in un mondo che
non è razionale, mi sento in uno stato di alienazione, perché non posso
trovare la mia identità. Non posso unire particolare, la mia ragione, con
l’universale, che è la comunità il mondo in cui vivo. E se questo mondo non è
razionale, non è manifestazione della ragione, c’è allora una alienazione e
una schiavitù, non posso trovarmi a casa in un mondo tale.

La ragione si trova nella natura, nel mondo, in Kant. Nella razionalità, nella
moralità e si pensa che nella natura ci sia uno scopo oggettivo, una
teleologia. Caratteristica teleologica di avere scopi. La ragione conosce che
questo aspetto della natura (di avere uno scopo) e riconosce che è
un’apparenza fenomenale, non è una verità, non è com’è la natura in sè. C’è
una finzione, una fantasia. Disegno della natura: ipotesi filosofica che
consente di comprendere la storia umana nella prospettiva di un piano
razionale.

La ragione deve considerare tanto la natura quanto la storia umana come


totalità ordinata e condotta verso fini.

È chiaro che per Kant l’idea di “un disegno della natura” non è che un’ipotesi
filosofica che consente al filosofo di comprendere la storia umana (che è un
percorso contraddittorio) nella prospettiva di un piano razionale.

Era precisamente su questo punto che Schelling, Fichte, e Hegel hanno visto
un problema fondamentale, perfino una contraddizione, con l’idealismo
trascendentale: la scissione fra ciò è in realtà il caso e ciò che solo ci pare
essere il caso distrugge l’unità e coerenza non soltanto del sistema kantiano,
ma anche l’unità e la coerenza della ragione in se stessa.

La ragione deve considerare tanto la natura quanto la storia umana come


totalità ordinata e condotta verso fini; però allo stesso tempo la ragione sa
che questi piani “oggettivi” sono solo rappresentazioni ideali della mente
umana che cerca sempre la presenza e l’attività della ragione nella sua
esperienza del mondo: La mente vuole assicurarsi della sua validità al
rendersi conto della presenza della ragione nel mondo, nella natura, e nella
storia.

Però la ragione stessa si rende conto necessariamente che questa visione


razionale della natura e della storia non esprime come la realtà è in se
stessa, anzi è soltanto un modo per cui la ragione considera come le cose
siano; per cui la ragione spera come le cose siano; per cui la ragione vuole
credere come le cose sono.

E’ un atto della volontà di credere che abito in un mondo morale, fatto di


progressi.

E perché la ragione non può ingannarsi essendo trasparente a se stessa,


essa deve sopportare la scissione interna, dentro di sé. C’è una trasparenza
nella ragione.

Nella mia autocoscienza però poi entra il momento dell’autoinganno. Il


presupposto per Kant, Fichte e gli altri l’autocoscienza è trasparente, anche
se noi sappiamo che c’è invece una parte nascosta della coscienza.

Però come può la ragione credere che un ideale costruito da se stessa è allo
stesso tempo oggettivamente reale?

Secondo Hegel la ragione non può accettare una tale scissione fra
l’apparenza e la realtà semplicemente perché indica una scissione in se
stessa.

Sarebbe un’alienazione nella stessa coscienza. Questa contraddizione non è


solo nel sistema filosofico, ma nella stessa coscienza umana, di tutti noi. E’
un aspetto ontologico della coscienza. Bisogna superare la crisi
dell’autocoscienza, che è una crisi culturale e ontologica, temporale e
storica. Ed è necessaria la crisi per lo sviluppo della coscienza verso
l’autocoscienza razionale.

Tesi prima: “Tutte le disposizioni naturali di una creatura sono destinate un

giorno a svolgersi in modo completo e conforme al loro scopo.”

La storia ci fornisce l’evidenza di questo progresso.

Kant afferma che la ragione sa tutto questo, sa c’è è solo apparenza, ma la

ragione si sviluppa e c’è un progresso in se stessa. Ma per Hegel e Shelling

questa è una contraddizione.

“Un organo non dev’essere usato, un ordinamento che non raggiunge il suo

scopo sono contraddizioni nella dottrina teleologica della natura. Poiché, se

noi prescindiamo da questo principio fondamentale, non abbiamo più una

natura regolata da leggi, ma un giuoco senza scopo, e il caso sconfortante

regnerebbe in luogo della guida della ragione.”

Qui Kant parla della sua critica fatta a Spinoza.

Per Kant la ragione deve trovarsi fuori di sé per una conferma della sua

validità e potenza e questo si trova nella scienza e nei progressi morali e

culturali.

[ma questo non è un argomento – è soltanto un appello al male del

nichilismo].

Progresso nella specie, nella razionalità, morale ecc. ma anche in questo

caso questo non è un argomento per dire che la natura è teleologica, indica

solo che è uno sviluppo della contingenza. Il progresso della storia non

comporta evidenza della teleologia della natura.

Il compimento della piena razionalità della ragione (il suo valore e fine ultimo)
non può farsi solo nell'essere individuale a parte la specie: il fine della mia
ragione non si trova separatamente o distintamente solo in me. Kant
argomenta per l’universalità della ragione che trascende l’individuale.

Teoria di Hegel dello spirito: Geist, lo spirito nel mondo, è universale per
Hegel. Non è individuale.

Seconda tesi: (Kant) “Nell’uomo, che è l’unica creatura razionale della terra,
le naturali disposizioni, dirette all’uso della sua ragione, hanno il loro
completo svolgimento solo nella specie, non nell’individuo.”

“La ragione in una creatura è un potere di estendere oltre i naturali istinti le


regole e i fini dell’uso di tutte le sue attività; essa non conosce limiti ai suoi
disegni…”

La ragione è una proprietà da sviluppare, non è già data. Il compimento della


razionalità deve costruire la meta dei suoi sforzi altrimenti le disposizioni
naturali dovrebbero considerarsi vane e senza scopo.

La ragione per Kant non è un’essenza già data o stabilita nell’uomo; è una
proprietà da sviluppare lunga la storia della specie. Il compimento della
razionalità “deve costituire la meta dei suoi sforzi, poiché altrimenti le
disposizioni naturali dovrebbero in gran parte considerarsi vane e senza
scopo e ne sarebbero distrutti tutti i principi pratici…”

La ragione pratica deve sperare di trovarsi in un mondo adattabile ai principi


e accessibili ai principi morali.

Il mondo umano può controllare i desideri e gli istinti per agire in modo
morale. Almeno sotto una concezione della legge morale.

Libertà:

Libertà dai condizionamenti.

Libertà normativa: atto della ragione nella autodeterminazione mediante la


scelta di un principio razionale.

Il fondamento di questa normatività è la premessa kantiana che la natura


razionale esiste come fine in sè.

La ragione esiste come fine in sè.

Non posso usare la mia libertà per raggiungere altri fini: Hume.

La libertà di Hegel: presuppone questi dati previ.

La libertà hegeliana, è una libertà in un popolo, mi sento parte di una cultura


e un popolo, non posso dire io sono qui per me stesso. Io dipendo dal
popolo e dalla cultura.

Libertà mediata dagli altri, chiamata la vita etica, cioè la sostanza oggettiva
della morale. Essere libero: per essere libero uno deve essere se stesso nelle
sue azioni, una libertà che supera l’alienazione dove non mi trovo né nel mio
mondo né nelle mie azioni. Per cui lo spirito prova la sua unità con se stesso.

Per essere libero si deve essere liberi nelle azioni, nella presenza a me stesso
e al mondo, alla realtà. Sono libero se sono presente nella realtà.
Il problema della teleologia nella storia:

Kant assume che lo scopo della storia consiste nella perfezione morale più
alta dell’umanità. Transizione dallo stato di natura allo stato di civiltà: questa
è un’evidenza empirica. Il processo culturale prevede lo sviluppo morale,
porta con sè.

Per Kant è un fatto empirico e reale e non un’apparenza o una


rappresentazione.

Ma questo non porta a dire che la natura è teleologica.

La formula dell’umanità: l’imperativo pratico sarà dunque il seguente: agisci


in modo da considerare l’umanità sia nella sua persona, sia nella persona di
ogni altro, sempre anche al tempo stesso come scopo, e mai come semplice
mezzo.

La persona è un fine in sè perché è razionale, cioè è la fonte di tutti i suoi fini


e piani. Si impegna in un comportamento razionale autogovernante. Adotta e
persegue i propri fini.

Hegel: identità tra particolare e universale: è nella storia come sviluppo della
coscienza. Il fondamento è ella struttura della ragione.

Cos’è il concetto? Hegel ha sviluppato un concetto filosofico del concetto


metafisico che è la struttura della ragione.

Per Kant un concetto è solo a priori dell’intelletto, per Hegel non è così.

Il concetto è la struttura, l’azione della ragione. La ragione è dinamica ed è in


movimento. E funzione mediante azioni concettuali.

Il valore della persona si fonda nell’umanità, nell’universale umanità.

Il principio dell’umanità non è derivato dall’esperienza, è universale, è un fine


oggettivo. Si basa sulla capacità morale e razionale della specie.

Il valore assoluto dell’umanità in sé è diverso dal mio personale, dalla mia


autonomia.

La libertà morale è un raggiungimento dello sviluppo storico. Per raggiungere


la morale, non si può dipendere solo dalla morale.

L’interesse principale della ragione è l’attività teleologica, cioè perseguire i


suoi compiti essenziali, attualizzarsi nel mondo. E’ quello di rendersi
concreta e attuale nel mondo. La ragione è lo scopo della mente.

La ragione ha una vocazione, dei compiti, un destino, e delle richieste.

Solo la ragione è capace di prendere distanza dalle inclinazioni e desideri.

Solo un essere con ragione può avere interessi.

Il concetto dell’incondizionato:

Condizione: Bedingung. Ding: cosa. Condizione della possibilità di


conoscere, sapere e agire. Possibilità di rendere qualcosa una cosa concreta
e materiale. Pensiamo sotto le condizioni della possibilità di pensare.

Rendere pensabile la cosa, la realtà. Rendere qualcosa che in sé non è una


cosa, oggetti, cose, qualcosa di finito e limitato. Una cosa condizionata da
un’altra. Questo è rendere tutta la realtà pensabile finita e condizionata da
altro. Per Spinoza l’assoluto, ciò che è la realtà non ha delle condizioni
perché non ha un oggetto.

Il contrario del condizionato è l’incondizionato e questo è l’assoluto, nel


concetto spinoziano. Non ha bisogno delle condizioni per esistere.

Queste condizioni di spazio e tempo per avere un oggetto, ha due modi e


dimensioni: 1. ontologica 2. epistemologica.

Per Kant la ragione è qualcosa di mentale, per Hegel è la ragione che


governa il mondo.

Incondizionato: capacità mentale della ricerca per l’incondizionato che è una


realtà che non ha delle condizioni di esistere. E’ in se stesso la ragione della
sua esistenza e questa è la definizione di assoluto per Spinoza.

Rendere una realtà, una cosa, un oggetto, finito perché dipendente dalle
condizioni: o di esistere o di essere conosciuto.

La ricerca è dunque dinamica, è un conatus, una motivazione.

Incondizionato: come spiegazione. Motivazione della ragione di trovare una


spiegazione compiuta di tutta la realtà. La motivazione fornisce spiegazione
di un’altra cosa, che dipende da altro o per la sua esistenza o per la sua
spiegazione. La ragione sufficiente per tutto è la spiegazione per tutta la
realtà.

La ragione condizione l’oggetto ricercato.

Hegel rifiuta la concezione dell’incondizionato, la ragione come facoltà che


cerca e conduce alla contraddizione, ecc.

Per Hegel la ragione governa il mondo.

Kant: qual’è la spiegazione di Kant sulla situazione della ragione che nella
vita quotidiana e nella scienza ha successo mentre nella metafisica entra
nella contraddizione.

“[La ragione umana] s’accorge che in questo modo il suo impegno dovrà
sempre restare incompiuto, dato che le questioni non finiranno mai, allora si
vede costretta a trovar rifugio in principi che sopravanzino ogni possibile uso
dell’esperienza… In questo modo, però, essa va a cadere in oscurità e
contraddizione …” [comprendo la frase, “trovar rifugio in principi …” concetti
non empirici come la totalità e l’incondizionato che è il nostro modo di
conoscere le cose – principi di ragione come i concetti puri della matematica
sono giustificati se e soltanto se la mente è in grado di costruire oggetti o
assiomi a-priori, cioè un triangolo].

I principi di ragione sono principi regolativi che guidano la ragione nella


ricerca.

Platone: i numeri sono il primo passo verso la metafisica. Dimensione non


fisica e non materiale della realtà, non soggetto alla mia volontà. Per capire
l’idea del bene va capito questo, un passo al di là del mondo naturale.

Lo stesso pensa Kant.

Per Kant: i numeri sono nella mente. Non dipendono dalla mia volontà però.

Nel senso che non è una mia invenzione, non posso cambiare infatti a mio
piacimento le proprietà dei numeri.

L’a priori è la condizione, presente nella mia mente, e non un oggetto


empirico che trovo nel mondo sensibile-empirico.

Il problema con la metafisica è che l’esperienza non può manifestare


(nemmeno provare) nessuna entità metafisica.
Allora per rispondere alla domanda sopra (2.1) sulla differenza fra il successo
della ragione nel senso comune e nella scienza naturale e il suo fallimento
nella metafisica:

La differenza è la differenza fra i loro oggetti da conoscere – cioè gli oggetti


sensibili nello spazio e nel tempo; o nel caso della matematica, oggetti
costruiti dall’intuizione, e nel caso della metafisica, i cui oggetti non sono
accessibili o percettibili, cioè gli oggetti Dio, anima, e immortalità – che non
sono né sensibili né costruiti dall’intuizione. La ragione non può costruire
Dio, l’anima o l’immortalità. [la ragione si può costruire questi oggetti, ma
questo si chiama “un’invenzione” – Erdichtung, che è una sorta di finzione
della mente]. Da notare bene: Dunque la differenza non è una differenza di
logica o un fallimento di ragionare o di ragionamento. È meramente un
problema interno agli oggetti in considerazione.

Non è colpa della ragione ma gli oggetti da conoscere.

Rappresentazioni di Dio, anima e immortalità: sono immagini poetiche.

E’ una sorta di finzione, perché non si basa sulla sensibilità.

Non possiamo adempiere le condizioni della loro possibilità di essere


conosciuti (di questi “oggetti”).

Allora da questo punto cardine dell’idealismo trascendentale di Kant


possiamo tracciare un cammino verso l’idealismo assoluto di Hegel. Che
cos’è un oggetto della ragione, per la coscienza, per noi? Come sono gli
oggetti per noi possibili?

Allora come sono possibili oggetti che non sono oggetti accessibili mediante
l’esperienza? Non sono possibili come oggetti dell’esperienza; sono idee
della ragione, idee che non hanno un contenuto determinato, però sono
inevitabili perché la ragione cerca la propria completezza nel conoscere la
realtà - cioè, come tutte le cose si tengono insieme per formare un'unità o
totalità. Perciò la metafisica dà origine all'impressione che non vi sia altro
che una vuota fantasia o sogno della realtà.

Per Kant la conseguenza più seria e cruciale della debolezza della ragione
metafisica era il fatto di mettere in discussione la validità e la legittimità della
ragione in generale - cioè il problema dello scetticismo humiano. Perché?
Perché se la ragione metafisica è la stessa ragione di quella del senso
comune e della scienza, il fallimento della metafisica indica che la ragione
stessa si contraddice [a causa di una reductio ad absurdum – Hume, vedi A
Treatise of Human Nature I, pt. iv, sec. vii] – vale a dire, non possiamo più
fidarci della ragione stessa. Pertanto la necessità di una “critica della ragion
pura.”

Però c’è una seconda motivazione per una critica della ragion pura, cioè
l’importanza delle idee non-empiriche, Dio, libertá, e immortalità, per il
benessere morale dell’uomo. Nel senso del benessere completo dell’uomo.
“Ed è proprio in queste ultime conoscenze – quelle che oltrepassano il
mondo sensibile, e nelle quali l’esperienza non può assolutamente fornire né
un filo conduttore né una regolamentazione – che risiedono quelle indagini
della nostra ragione che noi consideriamo di gran lunga superiori alle altre
per importanza … Per cui, anche a costo di sbagliare, tentiamo di tutto pur
di non dover abbandonare delle ricerche cosi importanti, a motivo di qualche
dubbio… Questi problemi inevitabili della ragion pura in se stessa sono Dio,
la libertà e l’immortalità. E la scienza che nel suo intento ultimo… si indirizza
in senso proprio soltanto alla soluzione di questi problemi, si chiama
metafisica…”

Ricercare l’incondizionato è una trascendenza naturale della ragione.

Queste idee di Dio, libertà, anima, sono importanti per agire, per la vita
pratica. Il primato è infatti sulla ragion pratica e non teoretica.¬ La soluzione
alla questione della conoscenza metafisica è problematica. Kant afferma che
gli oggetti dell’esperienza devono conformarsi alla ragione pura [cioè
all’intelletto puro]. Però in quanto agli oggetti non empirici, solo i concetti
puri della matematica contano come oggetti conoscibili. Perché? Come
abbiamo visto, perché la matematica è in grado di costruire mediante
intuizioni i suoi oggetti. Intuizioni pure.
“Ora, sembrerebbe naturale che, non appena abbandonato il terreno
dell’esperienza, non sia possibile costruire subito un edificio come le
conoscenze che si possiedono – senza sapere da dove provengono…” [B7]

Però le conoscenze matematiche sono di una natura diversa:

“La matematica ci fornisce un esempio chiarissimo di quanto possiamo


avanzare nella conoscenza a priori, indipendentemente dall’esperienza. È
vero infatti che essa si occupa di oggetti e di conoscenze solo in quanto essi
possono essere rappresentati nell’intuizione; ma è facile che questa
circostanza venga ignorata, poiché l’intuizione può essere data essa stessa a
priori…”.

Conclusione: Con l’eccezione delle conoscenze matematiche Kant restringe


la conoscenza solo agli oggetti nella cerchia dell’esperienza. Ciò significa che
egli assume che gli oggetti più importanti per l’esistenza umana, cioè Dio, la
libertà e l’immortalità siano al di là della nostra esperienza.

Hegel attacca il concetto dell’esperienza. Con che diritto si può limitare


l’esperienza all’esperienza empirica? come si può diritto la vita dello spirito
alla vita concreta nel senso di sensibile? Questo è tagliare le possibilità della
vita.

Perciò l’aspetto più importante del giovane Hegel era la sua convinzione di
poter superare le limitazioni della ragione e della metafisica imposte da Kant
solo sostenendo che i concetti metafisici erano infatti all'interno del cerchio
dell'esperienza - e ciò solo espandendo quello che intendiamo
filosoficamente con “esperienza.” Lo spirito farà le sue esperienze e quindi le
sue conoscenze mediante la sua esistenza nella storia.

Lo spirito esige sempre la formazione nel senso di educazione. L’uomo ha


sempre bisogno di formazione, un viaggio fuori di sé per arrivare ad essere
ciò che è, mediante l’esperienza. Ma un’altra concezione di esperienza.

Fenomenologia dello Spirito: formazione e educazione dello spirito per


arrivare ad essere spirito. lo spirito infatti non è una cosa completa e
formata.

Il punto che voglio sottolineare è la preoccupazione di entrambi filosofi, Kant


e Hegel, sul fonte del contenuto (cioè pensieri, concetti, inferenze, credenze,
scopi, ecc.) della mente e la loro relazione con la realtà. Hegel mirava a
risolvere il problema nel suo primo libro, FS – sottotitolato, “La scienza
dell’esperienza della coscienza.”

I primi scritti di Hegel: voglio tornare a un aspetto del pensiero del giovane
Hegel, a cui ho brevemente alluso, la negatività dell’esperienza del mondo.
Come tutti noi, il giovane Hegel era stupito da questa negatività - per le
malvagità, le divisioni, e tutte le cose che distruggono l'armonia dell'essere –
che faceva dell’amore un’ideale e l’unità impossibile nella storia.
1.1 Cominciamo dall’esperienza di Hegel a Francoforte (1796-1800). Un
tema normativo di Berlino trovato nella filosofia del diritto era: la filosofia è il
proprio tempo colto nei pensieri.
Voglio rilevare che secondo Hegel la motivazione per filosofare è l’esperienza
del mondo: l’esperienza dà origine alla riflessione. Perché?
Esperienza fa parte sempre di un processo di riflessione della coscienza: il
suo punto di partenza è il fatto che la filosofia ha il compito di riflettere
storicamente sull’esperienza: un’esperienza è sempre un momento di un
processo storico che trascende l’individuo. La filosofia si forma, si costituisce
nell’affrontare una situazione storica. Perché la situazione storica
necessariamente provoca la riflessione. La mia esperienza si esprime
mediante un’opinione o valutazione di una
a. situazione storica – sia in favore sia contro.
b. Ma segue un’altra esperienza che mette in questione la prima
valutazione: (a) Siamo molto fortunati a vivere in un mondo con tanti
progressi e tante opportunità, ecc. (b) nonostante la sua tecnologia, il mondo
attuale è molto limitato …
c. La sequenza di (a) e (b) dà origine a una diagnosi filosofica del tempo

La mia esperienza si esprime mediante una valutazione di una situazione


storica attuale sia in favore che contro.
Categoria: ci fa pensare la situazione di nuovo. Ci consente una
categorizzazione della situazione. Sono principi in cui pensiamo. Il compito
della filosofia per Hegel per spiegare questo processo storico, è quello di
sviluppare un sistema di categorie dove sviluppare concetti critici per valutare
o criticare il proprio tempo.

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