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1. EQUAZIONI
La parte che precede il segno di uguaglianza si dice primo membro, quella che lo segue
si dice secondo membro dell’equazione.
Se una uguaglianza non è mai verificata, diremo che l’equazione è impossibile o che
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non ha soluzioni (per esempio l’equazione x = – 1 non ha soluzioni reali, l’equazione
2 x = 3 non ha soluzioni intere).
OSSERVAZIONE: per ricavare le soluzioni delle equazioni si usa il fatto che sottraendo
o sommando una stessa espressione (purché sempre definita) le soluzioni non cambiano
cioè le due equazioni sono equivalenti. Grazie a questo principio è possibile trasportare
da un membro all’altro qualsiasi quantità cambiandole il segno.
Se un’equazione è equivalente a un’altra e questa seconda è equivalente a una terza, al-
lora la prima sarà equivalente alla terza (transitività).
Se si moltiplicano o dividono i due membri dell’equazione per uno stesso numero diver-
so da 0 si ottiene un’equazione equivalente.
Se si somma o si sottrae una stessa espressione (ben definita) ad ambo i membri si ottie-
ne un’equazione equivalente.
Invece spesso sono usati dei metodi che alterano le soluzioni dell’equazione per cui bi-
sogna stare attenti ed eliminare le soluzioni in piú o aggiungere soluzioni perse.
Se non si sta attenti si può arrivare a equazioni che non hanno nulla in comune con quel-
la di partenza.
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Se invece abbiamo (x + 3) = 4 non possiamo estrarre la radice e ridurla a
x + 3 = 2 perché perderemmo la soluzione x = – 5, ma dobbiamo distinguere due casi:
x+3=2 e x + 3 = – 2.
ATTENZIONE:
Se c’è una sola incognita ogni soluzione è costituita da un numero; per esempio l’unica
3 2
soluzione razionale di 2 x = 3 è x = . L’equazione x = 4 ha due soluzioni – 2 e
2
2, ciascuna costituita da un solo numero.
Se ci sono due incognite ogni soluzione è data da una coppia ordinata di numeri, se ce
ne sono tre da una terna ordinata di numeri e cosí via.
Per esempio le soluzioni di 2 x + y = 0 sono infinite e si ottengono ricavando
un’incognita in funzione dell’altra. L’equazione è infatti equivalente a
y = – 2 x e quindi ciascuna soluzione è una coppia di numeri del tipo
(a, – 2 a ) dove ad a possiamo dare qualsiasi valore reale (la lettera a si dice in tal caso
parametro).
O si ricava y in funzione di x come sopra, oppure si ricava x in funzione di y ottenendo
y # b &
x = " e quindi ciascuna soluzione è una coppia di numeri del tipo %" , b( al variare
2 $ 2 '
# y &
del parametro b. Non ha senso scrivere %" , " 2x(, infatti se variano sia x che y queste
$ 2 '
! coppie rappresentano tutte le coppie di numeri reali !e non solo le soluzioni
dell’equazione.
!
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PRECISAZIONE: chiamiamo parametro una lettera che può assumere qualsiasi valore
nell’insieme di numeri che consideriamo, mentre chiamiamo incognita una lettera di cui
cerchiamo valori da sostituirle in modo da soddisfare l’equazione.
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Oppure le soluzioni dell’equazione vista prima x – 2 x – x y + 2 y = 0 che avevamo
espresso brevemente scrivendo x = 2 o x = y sono tutte le coppie del tipo (2,a) e tutte
quelle del tipo (b,b) al variare dei parametri a,b nei numeri reali. Faccio notare per inci-
"$ x = 2
so che se avessi scritto x = 2 e x = y avrei inteso le soluzioni del sistema #$ e cioè
%x = y
soltanto la coppia (2,2).
Non sempre però per avere un’unica soluzione in due variabili occorre un sistema. Per
2 2
esempio x + y = 0, pur essendo un’equazione sola, ha nell’insieme dei numeri reali
soltanto la soluzione nulla, cioè la coppia (0,0).
2 2 2
Analogamente x + y + z = 0 ha solo la soluzione nulla, mentre le soluzioni di
x + y = z – 1 sono date dalle terne del tipo (a, b, a + b + 1) , dove a e b variano a piace-
re. La terna (1,0,2) è una soluzione, cosí come la terna (0, 1, 2) o la terna
(7, 2, 10). Ce ne sono infinite dipendenti dai 2 parametri a e b.
Invece affermare che x = 7 è una soluzione o chiedersi se y = 3 lo è non ha alcun
senso. Infatti tutte le terne del tipo (7,b,b+8) sono soluzione ma ci sono terne con x=7
che non sono soluzione, per esempio (7,7,7).
È importare anche osservare che la terna deve essere ordinata infatti (7, 2, 10) è una so-
luzione, ma (10, 7, 2) non lo è perché 10 + 7 ≠ 2 – 1
È importante anche chiedersi in quale ambiente cerchiamo le soluzioni. Se nei numeri
reali, nei razionali, negli interi, nei naturali. Questo dipende dal tipo di situazione che
cerchiamo di matematizzare.
Se le equazioni nascono da problemi concreti non si possono accettare tutte le soluzioni
che vengono dal calcolo puramente teorico.
!
Se per esempio si vuole prendere un caffé che costa 30 centesimi di euro da una macchi-
netta che non dà resto usando monete da 10, 5, 2 centesimi di euro occorre risolvere
l’equazione: 10 x + 5 y + 2 z = 30. Se le cerchiamo nei numeri reali, sia (2,2,0) sia
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(1, 2, 5) sia (–1, 4, 10) sia (1, 3, ) sia (π, -2π, 15) sono terne soluzione
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dell’equazione (ce ne sono infinite altre), ma tra le cinque qui elencate per il nostro pro-
blema concreto solo le prime due sono accettabili, la terza no perché la macchinetta non
dà resto e nemmeno la quarta perché non possiamo spezzare le monetine (ci darebbe in-
formazioni se la macchinetta accettasse anche le monete da 1 centesimo, ma solo con la
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convenzione che della moneta da 2 centesimi equivale a 5 monete da un centesimo),
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la quinta poi non riusciamo neanche a capire che cosa significa concretamente.
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In linguaggio matematico potremmo riassumere il discorso dicendo che in questo caso
ha senso cercare soluzioni solo nell’insieme dei numeri naturali.
In alcuni casi il problema ha incognite nascoste. Per esempio se cerchiamo i punti del
piano cartesiamo che stanno sulla retta di equazione x = 4, dobbiamo introdurre anche
l’incognita y che potrà variare a piacere.
Allora le coppie (4,1), (4, π), (4, 2 ) e piú in generale (4, b) sono soluzioni
dell’equazione della retta.
- retta parallela all'asse x: è il luogo dei punti del piano aventi ordinata costante. Questa definizione
diventa l'equazione y = k , dove k è un numero reale fissato (osserviamo che possiamo considerarla
un’equazione in due incognite in cui x non compare, il che vuol dire che può assumere qualunque valo-
re). In particolare, l'asse x ha equazione y = 0.
- retta parallela all'asse y: è il luogo dei punti del piano aventi ascissa costante. Questa definizione di-
venta l'equazione x = k , dove k è un numero reale fissato. In particolare, l'asse y ha equazione x = 0.
- retta passante per l'origine e non parallela ad uno degli assi. Sulla retta r consideriamo i punti
A(x1; y1), B(x2; y2), C(x3; y3), . . . e i triangoli OAA’ OBB’, OCC’ . . . .Tutti questi triangoli sono simili,
avendo i tre angoli uguali, e quindi hanno i lati in proporzione. Indicando con m il valore del rapporto
tra i cateti opposti e quelli adiacenti all'angolo " formato tra l'asse x e la retta, si ha:
y1 y 2 y 3
= = = ... = m (vedrete facendo trigonometria che m è la tangente dell’angolo " e perciò si
x1 x 2 x 3
dice coefficiente angolare della retta).
La retta r è definita come il luogo dei punti P(x; y) del piano per i quali è costante il rapporto tra ordi-
nata y e ascissa x, il che si traduce nell'equazione y = mx.
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- retta non passante per l'origine e non parallela ad uno degli assi. Se consideriamo la parallela a r per
l’origine di equazione y = mx possiamo osservare che a parità di ascisse le ordinate variano per una
costante q che è l’ordinata del punto di r corrispondente a x=0. L’equazione di r è dunque y=mx+q.
Tutti i casi esaminati si riassumono dicendo che l’equazione di una retta è della forma: ax+by+c=0
con a,b non entrambi nulli e viceversa ogni equazione di questo tipo rappresenta una retta nel piano. Se
moltiplichiamo tutti i coefficienti per una costante otteniamo sempre la stessa retta Allora un’equazione
di primo grado in due variabili ha infinite soluzioni date dai punti della retta. Risolvere invece ax+c=0
in una variabile equivale a vedere dove la retta incontra l’asse x cioè a risolvere il sistema
"$ax + by + c = 0
#
$% .
y =0
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2. DISEQUAZIONI
Definizione: una disequazione è una disuguaglianza tra due espressioni letterali (cioè in
cui compaiono numeri, lettere e simboli di operazioni) che può essere vera o falsa a se-
conda dei valori attribuiti alle lettere, dette incognite della disequazione.
I simboli di disuguaglianza sono <, ≤, >, ≥.
Risolvere una disequazione significa trovare i valori che sostituiti alle incognite rendono
vera la disuguaglianza. Come per le equazioni ogni soluzione sarà costituita da singoli
numeri (naturali, interi, razionali, reali …) o da una coppia o terna o n-upla di numeri a
seconda di quante sono le incognite. Risolvere la disequazione significa trovarle tutte.
ESEMPI:
2
x < 0 non ha soluzioni reali;
2
x ≤ 0 ha solo la soluzione nulla;
2 2
x (x-1) ≤ 0 ha due soluzioni 0 e 1;
2
(x – 2) > 0 ha come soluzione tutti i numeri reali escluso 2;
2
(x – 2) ≥ 0 ha come soluzione tutti i numeri reali.
Se cerchiamo le soluzioni di una disequazione a un’incognita nei reali spesso sono inter-
valli o unione di intervalli.
INTERVALLI
Fissati a, b ! R (il simbolo " significa “appartiene”) si definiscono:
intervallo aperto l’insieme (a, b) = {x ! R a < x < b};
intervallo chiuso l’insieme [a, b ] = {x ! R a " x " b} ;
intervallo semiaperto a sinistra l’insieme (a, b] = {x ! R a < x " b} ;
intervallo semiaperto a destra l’insieme [a, b ) = {x !R a " x < b} .
In particolare si denotano gli intervalli illimitati (semirette) usando il simbolo ∞ che
significa “infinito”: (a, + !) = {x "R x > a} ; [a,+ ") = {x # R x $ a }
("#,b) = {x $ R x < b} ; ("#,b] = {x $ R x % b}
2 x –7 < 5 x – 4
Sottraendo 5x e sommando 7 ad ambo i membri si ottiene – 3 x < 3 e dividendo per – 3
la disuguaglianza si inverte e si ottiene x > – 1 ( e non come fanno molti
x < –1 !).
Questa disuguaglianza si poteva anche dedurre geometricamente considerando le due
rette y = 2 x –7 e y = 5 x – 4 e guardando quando la prima stava sotto la seconda
y=2x-7
y=5x-4
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x >4
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L’errore tipico è osservare che x = 4 se x = ± 2 ededurre x > ± 2! Se portiamo 4 a pri-
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mo membro si ottiene x – 4 > 0 ossia (x–2)(x+2)>0. Ora per le regole dei segni un pro-
dotto di due fattori è positivo se essi hanno lo stesso segno.
Il primo fattore è positivo per x > 2, l’altro per x > –2 , quindi per x > 2, sono entrambi
positivi, per x < – 2 sono entrambi negativi. Le soluzioni sono quindi ("#,"2) $ (2,+#) .
La soluzione si poteva vedere anche geometricamente intersecando la parabola
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y = x con la retta y = 4 e prendendo sull’asse x gli intervalli che corrispondono ai punti
della parabola che stanno sopra alla retta.
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Oppure si poteva portare 4 a primo membro e confrontare la parabola y = x – 4 con
l’asse x.
La parabola luogo dei punti equidistanti da un punto detto fuoco e da una retta detta direttrice. La sua
equazione si può scrivere nella forma y = a x2 se si sceglie come asse y la perpendicolare alla direttri-
ce per il fuoco (che è l’asse di simmetria della parabola) e come origine il vertice, cioè il punto di inter-
sezione dell’asse y con la parabola.
a<0
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Quindi la disequazione a x + b x + c > 0 ha soluzione rispettivamente
"> 0 "= 0 "< 0
se a > 0
per i valori esterni sempre tranne nel vertice sempre
se a < 0
per i valori interni mai mai
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ax +bx+c≥0 ha soluzione rispettivamente
"> 0 "= 0 "< 0
se a > 0
per i valori esterni compresi gli estremi sempre sempre
se a < 0
per i valori interni compresi gli estremi solo nel vertice mai