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Le fonti dell'ISLAMISMO

Le fonti canoniche del diritto islamico

1. Il Corano

2. La Sunnah

2.1 Hadith

2.1.1 Libri Canonici del Hadith

2.2.2 Accettazione di un Hadith

2.2.3 Classificazione degli Hadith

2.2.4 Argomenti trattati dal Hadith

3. La Ijma

4. La Qiyas

Le fonti non canoniche.

1. L'Urf.

2. Le decisioni giudiziarie

3. Il Qanun.

4. Il Maslaba.

Le fonti canoniche del diritto islamico

Coincidono con le fonti della teologia islamica. Anche il giurista in senso


occidentale non esiste per il diritto islamico, che nella figura dell'alim (pl.
Ulama) identifica il teologo-giurista esperto di fikh. Naturalmente non esistono
negli stati islamici anche facoltà di giurisprudenza simili a quelle occidentali.
Le fonti teologico-giuridiche canoniche sono quattro: il Corano, la tradizione
sacra (sunnah), l'opinione concorde e l'interpretazione analogica.
A queste si aggiungono alcune fonti non canoniche, usate però di fatto nella
vita giuridica degli stati islamici.

1. Il Corano

Da Quran: "recitare ad alta voce", diviso in 114 sure, tutte introdotte dalla
formula "in nome di Dio clemente e misericordioso". Il Corano spiega la propria
origine rinviando ad un modello del libro conservato in cielo. Parti di esso
vennero di volta in volta rivelate a Maometto che le dettò ai seguaci. Da ciò
derivano due conseguenze: il Corano contiene la parola di Dio, e non quella di
Maometto, che era solo il tramite della rivelazione. In secondo luogo, il Corano
non è un libro organico. Infatti la rivelazione a Maometto non seguì l'ordine
della "madre del libro", del modello celeste; inoltre i passi rivelati vennero
accorpati in volume, dopo la morte del Profeta, secondo criteri non solo di
tempo, ma anche di argomento o di rima.
Come fonte giuridica, il Corano offre poco materiale. Dei 6237 versetti che lo
compongono, circa il dieci per cento si riferisce a temi giuridici in senso lato.

2. La Sunnah

La parola araba che suona "Sunnah" indica il concetto che nella lingua
italiana viene espresso dalla parola " la Pratica", " la Linea di
Condotta"

Si legge nel Corano: "Non troverete nessun cambiamento nella sunnah


[la linea di condotta] di Allah!" (Corano 33,62)

La parola araba che suona "Hadith" significa il concetto espresso nella


lingua italiana dalla parola "Tradizione" (trasmissione orale della notizia
di un detto, di un atto, di un fatto).

Nell'uso corrente queste due parole sono adoperate per indicare la Linea
di condotta islamica del Profeta Muhammad, che sono state trasmesse di
generazione in generazione, oralmente, mediante una catena di persone
degne di fede il cui primo anello è un testimone "de visu" o "de auditu"
appartenente alla cerchia dei seguaci del Profeta.

La Sunnah, si riferisce in particolare, a quelle Pratiche, del Profeta che


sono parte integrante della sua Missione Profetica e che erano seguite
dai suoi Compagni.

Il Profeta usava fare una chiara distinzione tra quelle azioni del suo
comportamento che i musulmani dovevano seguire e quelle che invece
non appartenevano al suo ministero profetico. Una Sunnah, cioè una
pratica islamica, viene trasmessa attraverso l'osservazione, l'imitazione e
attraverso l'insegnamento.
Una "tradizione", dunque, deve essere un racconto tramandato da una catena
ininterrotta di narratori attendibili e avente per oggetto un comportamento di
Maometto, il cui agire è ispirato da Dio.
Come è facile immaginare, nel mondo islamico non esiste un'opinione unitaria
e concorde su quali hadith siano da ritenere attendibili: una collezione di
hadith del IX secolo ne elenca 300.000, di cui soltanto 8000 ritenuti autentici.
Nel IX secolo vennero preparate raccolte di hadith che riferivano i
comportamenti, i detti e anche i silenzi del Profeta, da cui si potevano
desumere regole di comportamento non epresse dal Corano. Il loro insieme
costituisce la tradizione sacra o sunna ed è seguito dalla maggioranza dei
musulmani, che prendono in nome di sunniti.

2.1 Hadith

Come già detto, la parola araba che suona "Hadith" significa il concetto
espresso nella lingua italiana dalla parola "Tradizione" (trasmissione
orale della notizia di un detto, di un atto, di un fatto).

Un Hadith è la trasmissione orale di una testimonianza riguardante un


detto, un fatto, un atto, un comportamento del Profeta Con l'andar del
tempo, dopo la scomparsa del Profeta, vennero fatte delle Raccolte di
Ahadith ( ahadith è il plurale arabo) ed ogni testimonianza era preceduta
dalla Catena dei Trasmettitori (Isnad); ad esempio il Tale ha raccontato
che il Tal altro raccontò di aver udito Omar dire: Ç L'Inviato di Allah disse
"...".Inoltre i compilatori delle raccolte, per scrupolo di verità, riportavano
anche notizie sul tenore letterale dei testi (Matn).

In tal modo essi provvidero non soltanto ad informarci su ciò che era
stato riferito sul Profeta, ma anche sulla documentazione riguardante la
provenienza della Tradizione

2.1.1 Libri Canonici del Hadith

Fin dall'inizio della Missione Profetica di Muhammad, coloro che avevano


accolto il Messaggio Islamico, e quindi, intendevano Praticare l'Islam,
erano solleciti nel registrare tutto quanto l'Inviato di Allah, faceva e
diceva, per poter, seguendo i suoi esempi ed obbedendo ai suoi precetti,
Realizzare in forma islamica la loro esistenza. Dopo la morte del Profeta,
quando il Dominio della Parola di Allah traboccò dalla Penisola Arabica
per liberare dall'oppressione dell'ignoranza tutti gli uomini e si estese
ampiamente ad Occidente ed ad Oriente, coloro ai quali Iddio accordò il
privilegio di rispondere alla vocazione islamica furono spinti dal loro
autentico sentimento religioso a conoscere quanto più possibile della vita
e degli insegnamenti e delle opere del maestro e per aver il modello della
loro condotta islamica dalla viva voce dei testimoni oculari della sua vita.
Fu così che, dopo poco tempo, si accumularono una grande quantità di
dati sulla vita del Profeta. La maggior parte delle notizie sulla vita e sulle
opere del Profeta, che Allah lo benedica e l'abbia in gloria erano
trasmesse oralmente, però alcuni musulmani incominciarono a
raccogliere queste testimonianze per loro uso privato, in collezioni.

Queste collezioni avevano, principalmente, lo scopo di raccogliere


materiale utile per la risoluzione di questioni di diritto e di dottrina
religiosa. Per questo motivo l'accettazione di una tradizione era
condizionata alla sussistenza di un certo numero di requisiti, idonei nel
loro complesso a dare la più assoluta garanzia di autenticità.

I più autorevoli libri di Hadith sono:

1) Sahih scritto da Bukhari ( 194-256 dopo l'Egira)

2) Sahih scritto da Muslim ( 202-261 dopo l'Egira)

(Il Sahih di Bukhari è superiore al Sahih di Muslim per metodo di


classificazione).

Ci sono, poi, altri 4 libri di Hadith che sono conosciuti come la Sunnah di:

3) Abu Dawud ( 202-257 d. E.)

4) Tirmidy ( m. 279 d. E.)

5) Nassa Õi ( 215-303 d. E.)

6) Ibnu Maya ( 209-273 d. E.)

Questi libri di Hadith sono il frutto dell'iniziativa personale dei ricercatori


e compilatori delle raccolte.

Ogni libro è stato sottoposto, prima di essere accettato come fonte


autentica di notizie relative agli insegnamenti del Profeta(pbsl), ad un
accurato esame critico da parte della comunità islamica.

2.2.2 Criterio per l'accettazione di un Hadith

L'ingente mole delle tradizioni rese ben presto necessaria l'adozione di certi
rigidi criteri di esame per la verifica della loro autenticità.

Gradualmente, al fine di verificare l'autenticità delle tradizioni, si formò una


categoria di studiosi che diede vita ad una originale branca della scienza
religiosa: la Scienza del Hadith (ailmu_l_hadith).

Questi studiosi del Hadith (detti Muhaddithin) adottarono il seguente metodo


di indagine :
Per prima cosa essi eseguivano ricerche per accertare se la catena di
trasmissione (isnad) portava, a ritroso, fino ad una persona che era stata
presente al fatto; accertata l'esistenza di una catena di trasmissioni valida, essi
passavano al vaglio l'attendibilità di ciascuno dei trasmettitori;

Per ciascuno di essi fu eseguito uno studio dettagliatissimo per mettere a fuoco
la sua vita, il suo carattere, i suoi interessi e la sua attività, il grado di
veridicità, il livello morale della sua vita, le condizioni della sua memoria, come
capì ciò che vide e/o sentì, la sua affidabilità, la sua cultura, la sua istruzione e
così via.

Migliaia di Muhaddithin dedicarono le loro vite alla ricerca di ogni minimo


dettaglio sulle vite dei trasmettitori delle tradizioni sul Profeta. Grazie alle loro
meticolose ricerche è possibile conoscere la biografia completa di circa
100.000 persone che furono coinvolte nelle tradizioni. La ragione di tanto
rigore nel vaglio sia del Hadith che delle vite dei trasmettitori ha la sua base in
questo precetto coranico:

" O voi che credete, se qualche perverso vi porta una notizia , vedeteci chiaro
prima di far del male a qualcuno e dovervi poi pentire del vostro operato ! "
(Corano 49,6)

Dopo aver accertato l'attendibilità e la veridicità del trasmettitore lo studio


veniva esteso alla credibilità del detto o del fatto.

Il criterio per scartare una tradizione per difetto di credibilità era il seguente:

1- il fatto o il detto è contrario agli insegnamenti del Corano e della Sunnah ed


è in contraddizione con altri Hadith;

2- la tradizione attribuisce al Profeta delle assurdità;

3- il fatto o il detto sono contrari a fatti provati;

4- oppure si contraddicono internamente ;

5- la tradizione riporta un evento che, se fosse realmente accaduto, centinaia


di persone lo avrebbero osservato, mentre solo una persona ne ha riferito;

6- la tradizione contiene parole sconvenienti o addirittura volgari;

7- o profezie di eventi futuri con date specifiche;

8- o minaccia castigni tremendi per piccole mancanze;

9- o promette enormi ricompense per adempimenti di marginale importanza.

Questi canoni per vagliare la credibilità della tradizione sono stati desunti da
esempi forniti dai Compagni del Profeta.
Per dare un'indicazione al riguardo, possiamo riferire quanto disse Omar ad
una donna che gli faceva presente un atteggiamento del Profeta.

Disse Omar: " Non possiamo lasciare il Libro e la Sunnah del Profeta(pbsl) per
dare un giudizio in base a quanto va dicendo una donna di cui non sappiamo
ciò che ricorda e ciò che dimentica !".

In un'altra occasione, sappiamo che Aiscia la moglie del Profeta(pbsl) non


accettò una testimonianza riportata dal figlio di Omar.

Essa si giustificò, dicendo: " Tu e quello che attesta questo fatto dell'Inviato di
Dio(pbsl) non dite bugie, però qualche volte capite erroneamente"

2.2.3 Classificazione degli Hadith

Gli hadith sono stati divisi in 3 gruppi principali:

1) Sahih : cioé degno di fiducia e attendibile;

2) Hasan : buono;

3) Da Õif : debole.

Ci sono, inoltre, degli Ahadith il carattere è incerto.

Tutti gli Ahadith presentati da Bukhari e da Muslim hanno il carattere Sahih.

Sono altresì sahih tutti gli altri Ahadith che, pur non facendo parte delle
raccolte di Bukhari e di Muslim, hanno superato positivamente l'esame a cui
sono stati sottoposti dai Muhaddithin.

Le tradizioni Hasan sono quelle la cui fonte è nota e i cui trasmettitori sono
conosciuti per la loro affidabilità e la loro precisione; tutte queste tradizioni
sono accettate dalla maggior parte degli insegnanti, dei dottori della legge
islamica e dei giuristi. Mentre le tradizioni Hasan sono state riconosciute come
base valida per decisioni legali nella giurisprudenza islamica, lo stesso
carattere non è stato riconosciuto alle tradizioni Da’if (deboli) le quali pertanto
non possono essere poste a fondamento di decisioni giurisprudenziali e di
pareri legali.

Ma non bisogna credere, per questo, che esse siano rifiutate in blocco. Le
tradizioni deboli che esortano i credenti a bene operare sulla linea islamica
possono essere citate.
Esistono diversi gradi di debolezza che vanno dalla mancanza di un anello nella
catena delle trasmissioni alla completa invenzione del detto o del fatto
attribuito, in tal caso falsamente, al Profeta .

2.2.4 Argomenti trattati dal Hadith

Il Hadith tratta tutti gli argomenti relativi a tutti gli aspetti della vita. Il Bukhari
divise la sua opera in 97 libri.

3 libri riguardano: l'Inizio della Rivelazione, la fede e la Conoscenza

30 libri trattano: l'Adorazione Islamica (Salah), l'Imposta Coranica (Zakat), la


Visita alla Mecca (Hajj) , il Digiuno (Saum)

22 libri trattano: Affari commerciali, Amministrazione Pubblica, Lavoro ,


Giustizia.

3 Libri trattano: il Jihad ( lo sforzo - la lotta per la causa di Allah), i Dhimmi


(sudditi non musulmani dell'Impero Islamico)

1 libro tratta della Creazione.

4 Libri trattano dei Profeti e le buone qualità dei Compagni del Profeta(pbsl)

1 libro tratta dell' Attività del Profeta(pbsl) a Medina.

2 libri trattano dei Commenti relativi ai passi del Corano.

3 libri trattano: del Matrimonio, del Divorzio, del Mantenimento della Famiglia

26 libri trattano temi diversi: cibo, bevande, abiti, buone maniere

Il 96° libro del Sahih di Bukhari sottolinea l'importanza di obbedire al Corano e


di attenersi agli esempi del Profeta come ci vengono insegnati nella Sunnah.

Il 97° libro tratta, infine, nel Tawid (Tawid è il principio dell'Unicità Unità e
Unipersonalità di Allah).

3. Ijma: l'opinione concorde della comunità.

Corano e sunna, interpretati anche secondo tecniche minuziose, lasciavano


però ancora qualche problema insoluto, né i pareri degli ulema avevano forza
sufficiente ad integrare la parola di Dio. Tuttavia una tradizione della sunna
afferma che, se la comunità dei giuristi- teologi dà il suo consenso generale ad
una teoria, questa non può essere errata. Questo consenso (ijma) non è facile
da definire. Di fatto, l'ijma è intesa come il consenso dei giurisperiti più
autorevoli, purché il loro numero sia ragionevolmente grande e il loro parere
chiaramente formulato.

4. Qiyas: l'interpretazione analogica.

Questa fonte è specificamente giuridica, nel senso che l'uso dell'analogia -


strumento indiscusso in teologia - fu oggetto di gravi controversie nella
soluzione di casi giudiziari, perché si riteneva empio usare la ragione umana
per colmare un'apparente lacuna divina.
Ecco un esempio: si riconobbe alla donna, vittima di un reato, un'indennizzo
pari alla metà di quello che sarebbe spettato ad un uomo, perché all'uomo
spetta un'eredità doppia che alla donna.
L'analogia era un apporto esterno all'islam. Essa penetrò nel pensiero islamico
attraverso le conquiste dei paesi di cultura irano-ellenistica e fiorì sotto la
dinastia degli Abbàsidi (nel 700-800 d.C.). E' sotto questa dinasia che il diritto
islamico assunse la sua forma odierna e in essa si cristallizò. Con il passaggio
della capitale imperiale da Damasco a Bagdad, il travaso culturale tra
conquistatori e conquistati si attuò decisamente. E' a questo punto che
elementi del pensiero greco vennero inglobati nel ragionamento giuiridico-
teologico dell'islam, così come norme giustinianee ed ebraiche vennero
inglobate nel suo diritto. Poi, alla fine della dinastia abbàside nel 935 d.C., i
regionalismi si fecero più forti; ma il diritto sacro, il fikh, si era ormai pietrificato
come una colata di lava al termine del suo corso.

Le fonti non canoniche.

L'estensione delle conquiste islamiche islamiche e il perdurare di grandi stati


islamici fino al secolo XIX rendeva indispensabile integrare di fatto il sistema
classico delle fonti con altri strumenti, legati a una più sviluppata attività
legislativa e giudiziaria, ovvero a particolari tradizioni locali. Va ricordato, però,
che le fonti non canoniche non fanno parte delle fonti classiche islamiche
appena sopra elencate.

1. Urf: la consuetudine.
Bisogna distinguere i paesi islamici retti da un diritto consuetudinario non
islamico (come l'Indonesia) e i paesi di diritto islamico in cui la consuetudine
(urf) sembra essere esclusa dalle fonti del diritto. L'urf, tuttavia, ha una sua
esistenza non ufficiale, legata a situazioni anteriori all'islamizzazione di un
certo territorio, e contribuisce a integrare il diritto islamico. Una consuetudine
locale, ad esempio, può stabilire il termine entro cui deve essere pagata la
dote.

2. Le decisioni giudiziarie

Anch'esse tendono ad integrare questo diritto: i malikiti seguivano le pronunce


di Medina, gli hanbaliti e hanafiti quelle irachene e gli shafiiti quelle della
Mecca. Infatti la fuga di Maometto a Medina divide il suo insegnamento in due
parti, una più adatta ad una società di mercanti, l'altra ad una di beduini.

3. Qanun: il decreto del sovrano.

L'assestamento dell'impero islamico e, in seguito, la formazione di parlamenti


generarono come ultima fonte il decreto del sovrano del singolo paese,
introducendo così una duplice giurisdizione: mentre il cadi, giudice monocratico
religioso, continuò ad applicare la legge sacra, i tribunali laici applicarono il
qanun.

4. Maslaba: il pubblico interesse.


Sempre in tempi recenti, si fece ricorso al concetto di pubblico interesse, inteso
in senso lato. In Tunisia, ad esempio, si introdusse un limite alla poligamia
sottolineando che un uomo non può comportarsi in modo eguale verso tutte le
mogli e che questa ineguaglianza di trattamento (soprattutto economico), oltre
a essere contraria al dettame coranico, è contraria anche al pubblico interesse.

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