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8)Fenomenologia dei vissuti della

malattia
Il declino della centralit del corpo, causato dalla sempre pi presenti applicazioni
della tecnologia alla medicina, un fenomeno evidente che sta da diverso tempo
interessando lambito medico. Il corpo del malato rischia in tal modo di divenire sede
impersonale di sintomi, priva del valore espressivo dei vissuti del disagio della malattia
mentre al corpo del personale sanitario viene tolto il suo tradizionale attributo
strumentale di diagnosi, oramai classificato come inefficiente. Lanalisi
fenomenologica dei vissuti (nel senso husserliano di esperienze) del malato pu invece
farci cogliere la complessit delle esperienze corporee e restituire alla medicina il suo
pi profondo significato di cura del corpo vivente e personale. Nelluomo infatti la
malattia(intesa come manifestazione del male) non si configura come una mera
reazione patologica ma vera e propria realt personale e risposta biografica: essa
appartiene al malato in modo del tutto originale. Lo stato patologico pu infatti essere
analizzato sotto diversi punti di vista: quello clinico, imprescindibile e fondato
sullindividuazione dei sintomi, sulla diagnosi e sulla terapia, quello psicologico, teso
ad individuare il disagio, quello antropologico che ne interpreta il significato e quello
etico che analizza il rapporto con la libert. La possibilit di ammalarsi, intesa come
propriet difettiva, negazione del positivo elemento salutare. Il malato soffre questa
mancanza ma, a differenza dellanimale, ne consapevole, la identifica come limite e
ne cerca la cura. Alla considerazione del malato come natura (soggetto a malattie) si
accompagna quella come persona (soggetto di malattie) che si pu appropriare della
malattia positivamente o negativamente con unoriginalit irripetibile da persona a
persona. Lesperienza di ammalarsi possiede infatti un senso ancor prima di possedere
un significato. Il senso, non essendo unelaborazione concettuale, si lega alla
condizione umana in quanto corporea e vulnerabile, interpellando la libert individuale
e spingendo a prendere una posizione. In questottica la cura appare come la risposta
tipicamente umana alla richiesta di aiuto causata dalla situazione di sofferenza. N la
genesi, n lo sviluppo della malattia possono dunque esser considerate spontaneit
biologica ma come espressione di un atto personale. Lindividuatio morbi deve perci
essere influenzata dai molteplici fattori che definiscono la condizione personale
dellindividuo: il malato diventa agente, autore e attore del morbo, non solo paziente e
testimone; egli compie un vero e proprio lavoro come lespressione francese le
malade fait dimostra. Non a caso W.Osler sosteneva che necessario non solo
diagnosticare la malattia ma anche evidenziare il tipo di persona che ospita la malattia
con il suo noto doppio occhio clinico. Ogni malattia presenta dunque un aspetto di
affezione, in cui il malato riceve e fa sua la malattia, e un aspetto di creazione, nel
quale la persona attraverso laccettazione o la ribellione pu influire sul quadro clinico
e sullefficacia delle cure. Lesperienza del malato non solo pathos ma anche ergon e
hermeneia: lelaborazione personale interviene dopo aver contratto la malattia senza
aver potuto esercitare la libert ed proprio nel confronto con la patologia che luomo
ritorna libero. La plessneriana eccentricit delluomo diviene manifesta proprio in
questa situazione: un io che malato ma pu anche guardare il proprio corpo
sofferente dallesterno, consapevole del proprio cambiamento e si interroga sul
significato del morbo in rapporto con la propria esistenza. Ammalarsi un semplice
evento, essere malati un vero e proprio atto umano. Il corpo ci parla, ci comunica

qui, adesso e puoi. In un corpo sano questa silenziosa sinfonia scandisce la vita
personale di ogni uomo, ci permette di contare sul nostro corpo per poi dimenticarci di
esso e trascenderlo. Il silenzio degli organi come classica definizione di salute non
legato tanto alla funzionalit quanto allinconsapevolezza della nostra relazione con il
corpo sano, rendendo possibile la coincidenza tra intenzionalit e risposta corporea. La
salute si espleta in pieno nella capacit di realizzare un potere come testimonia il
verbo latino Valeo potere e star bene, non ci si rende nemmeno conto del corpo che
rende possibile le azioni; a tal proposito alcuni filosofi parlano di esistenza incarnata,
nella quale la dimensione corporea coinvolta in tutte le esperienze, un punto di
vista sul mondo e non un oggetto qualsiasi. La malattia si inserisce violentemente
nellalterit che si percepisce verso lorganismo e si radicalizza a tal punto da far
divenire il corpo qualcosa di opaco che si pone come barriera alla mia volont. Il
dualismo essere /avere un corpo diventa ancor pi evidente quando si sperimenta il
corpo come risorsa e come limite ed aver quel corpo per agire si trasforma in quel
corpo che si rifiuta di agire in una progressiva rottura dellunit personale. Ricoeur ha
efficacemente sintetizzato la dialettica tra praxis e pathos nella citazione: io subisco
questo corpo che governo. Linsieme dei vissuti della malattia quali invalidit, disagio
e solitudine viene denominata da Entralgo sentimento generico di malattia e va
analizzato con una comprensione profonda della diversa percezione della corporeit
nella malattia. Il sentimento specifico invece contraddistinto dalla sintomatologia e il
sentimento tipico basato sulle caratteristiche individuali, biologiche e culturali.
Linvalidit che il malato sperimenta dunque il sentimento dellimpossibilit,
lastheneia greca e la latina infirmitas come assenza di energia e validit a cui va
aggiunta secondo Entralgo la diselpidia, sentimento psichico caratterizzato dal venir
meno della speranza. Il nosos o morbus va invece inteso come danno oggettivo. Il
danno soggettivo identificato con il pathos, la dolentia e laegrotatio mentre la
malattia come status nelle relazioni interpersonali racchiusa appieno nel termine
inglese sickness. Lentit nosologica viene denominata disease mentre la percezione
soggettiva della malattia illness. Il vissuto del disagio si caratterizza come malessere
vago ed indeterminato, accompagnato da manifestazioni quali lansia, lapatia e la
depressione; esso pu esse conseguente alla malattia oppure immediato a causa dei
malori. La minaccia invece il sentimento caratteristico del pericolo di morire, di una
situazione esistenzialmente pericolosa che mina il proprio disegno di vita ed un
tratto caratteristico dellintera vita delluomo ma che viene notevolmente accentuato
dalla patologia. Entalgo denomina questo vissuto nel caso pi estremo morte
biografica. La nuova rivoluzione copernicana del nostro sistema esistenziale pu
porre al centro il nostro corpo, entit che assorbe ogni energia e alla quale siamo
necessariamente ridotti. Il paragone utilizzato da Entralgo rende efficacemente come
la malattia intervenga a modificare la relazione essere/avere che esiste tra corpo e
spirito: il corpo sano affiora dallalto alla nostra coscienza con la libert che ci
consente di provare, come un cono di luce che irrompe sulla stanza dal soffitto
mentre nella malattia il corpo scopre delle costrizioni divenendo noto a s dal basso
come il vuoto o la depressione che un terremoto esercita su di me. Siamo quindi
assorbiti dal nostro corpo, obbligati a concentrarci psicologicamente su di esso. La
conoscenza di un corpo sano per una conoscenza familiare, semplicemente si conta
su di esso, non si nota poich trasparente e ci si proietta verso il mondo; la
conoscenza del corpo malato invece presuppone una maggior concentrazione su
questoggetto che ci appare estraneo ed opaco. Il nostro sapere del corpo un sapere

attraverso il corpo, che comporta una sorta di fiducia nella sua coappartenenza al
mondo: Merleau-Ponty afferma infatti che lo spazio delineato dal mio corpo, non
frutto della rappresentazione o spazio oggettivo. Le dita del pianista dominano la
tastiera senza una riflessione cos come avviene per i piedi di chi guida unautomobile.
Nel malato la perdita di fiducia provoca una sensazione di insicurezza che sfocia nella
necessit di controllo delle proprie capacit. Un corpo da portare al mondo sintesi di
una fatica esistenziale a differenza di ci che avviene normalmente nella persona
sana, quando il corpo porta il mondo verso di noi. Lo spazio fisico perci sempre uno
spazio intenzionale, lo percepiamo e lo organizziamo secondo i nostri progetti: le
nostre posizioni sono infatti espressioni dei nostri obiettivi, non sono mere collocazioni
spaziali. La penna dunque lo strumento per scrivere, il bicchiere lo strumento per
bere: il mondo viene compreso in termini della sua abitabilit, in stretta connessione
con la nostra intenzione di agire e la nostra volont di modificarlo. Per la Toombs la
condizione ontologica del malato si realizza nella perdita di integrit, di certezza, di
libert di agire e di familiarit del mondo reale. Proprio questultima viene
sensibilmente modificata nella concezione dello spazio, la percezione del qui,
dellalto/basso, del vicino/lontano: un disabile conosce perfettamente il numero di
scalini che lo separano dalla porta di casa, pendii che prima sembravano non esistere
ora diventano un ostacolo al movimento, ci che era vicino diviene lontano. Si assiste
quindi ad una vera e propria destrutturazione del rapporto corpo/mondo per quanto
concerne il mondo come luogo intenzionale ed ogni oggetto assume una qualit
maledettamente resistente, diventando cos un problema aperto. Per chi ha un
tremore una tazza di brodo bollente un qualcosa di problematico, cos come un
armadio diventa un ostacolo per chi ha problemi di andatura ed indossare una
calzamaglia su gambe inerti diventa unimpresa. Ed per questo che i malati cercano
modalit nuove per interagire con gli oggetti, sviluppando sia abilit fisiche sia
esercitando la propria volont: sfruttando la plasticit del corpo si perfeziona luso
degli altri sensi. Si giunge infine ad una reinterpretazione dello spazio che incide sul
nostro essere-al-mondo dato che noi intratteniamo una vera e propria feeling con
lambiente, una relazione affettiva e non solo utilitaria. Unaltra rottura che si
sperimenta nella patologia quella sul piano temporale: i compiti ordinari richiedono
pi attenzione rispetto ad un sano e, conseguentemente, il malato appare fuori tempo,
in una dimensione non sincronizzata con il tempo dei sani. Il paziente in tutto il suo
percorso diagnostico e terapeutico in continua attesa, costretto a modificare la sua
fisionomia del futuro, non essendo in grado di fare progetti o, al contrario, gettandosi
nellazione nel timore che il tempo finisca. Il dolore inoltre, come ci conferma V.Woolf,
resiste al linguaggio, una sensazione differente da altri sentimenti quale ad esempio
lamore che trovano piena corrispondenza in molte forme artistiche. La malattia
giunge ad essere parte di noi stessi e ci isola, causando un sentimento di diversit, di
anomalia che nasce dal confronto con laltro sano. Come infatti afferma Lewis, vi
scarsa naturalezza nel dimostrare condivisione verso un malato. Nelluomo la
dimensione corporea non separabile dallio soggettivo che non mai ridotto al
corpo. Ne consegue che la malattia non solo coazione o alienazione ma un
interrogativo posto alla libert, una chiamata a prendere posizione poich ogni
dinamismo corporeo va integrato nella coscienza e nellautodominio. Ognuno dei limiti
decritti pu essere trasformato in risorsa per quanto non sempre sia facile e non
sempre sia automatico: loncologa Menard fa notare ad esempio come il tumore
labbia costretta a meditare sulla propria esistenza e sul proprio progetto di vita. La

condizione di malato possiede dunque un carattere euristico in quanto ci apre ad una


nuova visione del mondo, mette in evidenza la nostra corporeit, la vulnerabilit come
esistenza nel limite e di fonte ad esso, la nostra coesistenzialit come bisogno
dellaltro e la dolorabilit come esperienza personale della sofferenza.

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