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la Repubblica

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LONDRA
E DICI NW, IN QUESTA CITT capiscono

subito a cosa alludi: le prime due lettere del codice postale della zona North
West. Ma c Nord Ovest e Nord Ovest,
per dirla allitaliana: tutto dipende dalla cifra che viene dopo le lettere. Hampstead, NW3, il quartiere dei DIBNQB
HOF TPDJBMJTUT, come a Londra chiamano i radical chic: quelli di sinistra, intellettuali, con i soldi. Kilburn, NW6, un
quartiere popolare, abitato prevalentemente da immigrati irlandesi e afro-caraibici. /8 anche il titolo del quarto e ultimo romanzo di Zadie
Smith (nella versione italiana, chiss perch, Mondadori ha deciso di mettere un trattino fra le due lettere, pensando forse che senza avrebbe intimorito i lettori), la trentanovenne scrittrice anglo-giamaicana considerata la stella letteraria della sua generazione in Gran Bretagna, e non solo in Gran Bretagna. A NW6, Zadie ci
nata e cresciuta. A NW6 ambientato il primo romanzo, %FOUJ
CJBODIJ, scritto a ventidue anni e diventato istantaneamente un
best-seller mondiale, cambiandole la vita. Da NW6 passano anche
in qualche modo i due romanzi successivi e ovviamente il protagonista del quarto. E a NW6 Zadie Smith abita tuttora, avendo
comprato una casa in una stradina che sta gradualmente imborghesendosi. Ma i dintorni non hanno nulla di borghese. Lesterno
della casa per pu trarre in inganno: allinsegna dellVOEFSTUBUF
NFOU inglese, dentro pi spaziosa, luminosa e attraente di quanto appare da fuori. Dalla finestra dello studio in cui Zadie lavora, al
primo piano, invaso di libri e carte (sulla scrivania una guida dello
Zambia, una biografia di Fred Astaire, una foto di Virginia Woolf,
una stampata di un saggio pieno di correzioni che sta finendo di sistemare, una pila di libri e un computer portatile), si vede il giardino di sotto, con due palme.
C anche un ulivo, dice lei, seduta alla poltroncina da lavoro,
con in testa il caratteristico fazzoletto diventato il suo distintivo,
maglietta, jeans e scarpe basse, neanche un filo di trucco o un gioiello, e tuttavia non riesce a nascondere una smagliante bellezza
da top model. Molto Mediterraneo, osservo, riferito al giardino.
Ma non li ho piantati io quegli alberi, ho trovato tutto cos quando
abbiamo comprato casa, dieci anni fa.

C molta pi creativit nelle DPVODJM IPVTF che nelle case della


classe medio-alta. Magari creativit che non porta al successo,
ma i miei compagni di giochi e di scuola erano tutti ragazzini dotati di fantasia e sogni. Quelli delle famiglie borghesi di Londra in genere sognano di fare lavvocato o il banchiere, e di solito finiscono
per farlo. Non il massimo della creativit, mi pare.
Pare anche a me. Comunque come ha fatto, lei, a uscire da una
council house e approdare a Cambridge, la migliore universit dInghilterra e la seconda migliore del mondo?
Studiando. E forse grazie alla fortuna di un po di talento.
Innato? Da dove le venuto lamore per i libri?
Dai genitori. Mio padre, inglese, smise di andare a scuola a dodici anni ma adorava leggere, comprava tanti libri di seconda mano. E anche mia madre leggeva. A casa i libri non sono mai mancati. Mentre ricordo un compagno di classe, pi agiato, figlio di assicuratori: a casa sua non ce nera neanche uno.
bastato leggerne tanti per essere ammessa a Cambridge?
Devo essergli piaciuta nel colloquio selettivo. In matematica
avevo un B (equivalente a un nostro 6,5/7, OES). In lettere avevo
voti molto pi buoni. Hanno scommesso su di me.
E non hanno perso.
Devo molto allinsegnante di lettere del liceo. Era laureato in
letteratura al Kings College di Cambridge, lo stesso a cui mi sono
poi iscritta io, ed venuto ugualmente a insegnare in una scuola
media di un quartiere operaio, a ragazzini di colore come me. Era
un idealista. Nessuno dei compagni di studi che si sono laureati a
Cambridge con me andato a insegnare in una scuola.
I tempi sono cambiati. Oggi comanda il dio denaro. Comera
Cambridge, quando la fece lei?
Intanto era ancora gratis, mentre ora costa novemila sterline
(dodicimila euro, OES) lanno. Ciononostante ero lunica nera del
mio anno.
In questo, i tempi non sono tanto cambiati: pure a Oxford, lanno scorso, cera un solo nuovo iscritto nero. Si chiama classismo
britannico.
Anni dopo la laurea, dopo che mi ero gi affermata come scrittrice, sono stata invitata a fare un discorso in una scuola privata di
Londra, qui vicino. Era la prima volta che mettevo piede in una
scuola privata. Tutto quello spazio, i campi da rugby, gli allievi in
uniforme. Mi arrabbiai cos tanto che quasi non riuscii a parlare.
Mander i suoi figli alle scuole private?
No. E non per una scelta etica, ma perch penso sinceramente che ad andarci perderebbero pi di quello
che ci guadagnerebbero.
Questa per anche una societ meritocratica, e lei
ne la prova vivente. Ho sentito dire che non ha mai
riletto Denti bianchi e che non rilegge mai volentieri i suoi libri.
Credo che pochi scrittori lo facciano. Vedi solo i difetti, le ingenuit, un altro te, qualcuno che non sei
pi.
Neanche Fellini voleva rivedere i propri film.
E penso che neppure i musicisti riascoltino tutto il
tempo la propria musica.
Fare un centro sensazionale con il primo libro a soli
ventidue anni potrebbe anche rivelarsi una maledizione: lei ha mai sofferto un blocco dello scrittore, dopo il successo ottenuto con Denti bianchi?
Scuote la testa. Accavalla le gambe.
Pi che una mancanza di ispirazione su cosa scrivere, il problema che sento trovare la forma giusta. Penso che il romanzo in assoluto sia arrivato a un punto
molto avanzato della propria esistenza. Molto gi stato fatto, in questo campo, e molto di buono. Non ho
niente contro chi vuole continuare a scrivere secondo modelli gi
sperimentati. Ma a me non interessa. Perci sono lenta a scrivere
narrativa. Ho un paio di romanzi in fase di gestazione ma sar ancora molto lunga, devo scegliere a quale dare la precedenza. Vado
pi veloce con la saggistica.
Ha scritto libri molto apprezzati e venduti proprio sulla morale
del romanzo e sulla scrittura. Ha studiato e insegnato lei stessa
scrittura creativa anche a Harvard. Comera?
Bellissima. Ma costa sessantamila dollari di iscrizione lanno.
Non ci va gente come ero io a ventanni. O meglio, qualcuno s, con
le borse di studio: Harvard cos ricca che pu permettersi di finanziare i meritevoli senza soldi. Non per nulla ci ha studiato Obama,
che non veniva certo da una famiglia ricca. Altre universit ameri-

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Il plurale allude al marito, Nick Laird, scrittore e poeta irlandese; ora la famiglia include anche i loro due figli, di cinque e due anni, in questo momento al piano di sotto con la nanny.
vero che nata in una council house, gli alloggi popolari che
lo stato britannico assegna ai poveri e che molti a Londra considerano una specie di inferno?
Se si sporge dalla finestra, la vede.
Il suo tragitto personale stato lungo. Quello geografico si potrebbe attraversare in due minuti. Dicono che da piccola volesse ballare il tip-tap, diventare unattrice, fare la cantante jazz,
prima di sentire la chiamata della letteratura: come ha fatto
tanta creativit a sprizzare fuori da un luogo che limmaginario
collettivo associa con droga, microcrimine e ragazze-madri?

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cane non possono. Insegnare a Harvard, in ogni modo, mi ha curato dal mito di Harvard. una torre davorio. Un piccolo mondo chiuso su se stesso.
Vedere un mito da vicino ti aiuta sempre a smontarlo: andare a
vivere in Russia come corrispondente, mi avrebbe curato dal
mito del comunismo, se mai ce lavessi avuto.
Ci sono stata anchio, in Russia. Nel 1989. Con un programma
di scambio scolastico. Le scuole di lite andavano in Francia o in
Spagna. La nostra ci sped per un mese a Mosca. Rimasi scioccata.
La famiglia che mi ospitava rimase sconvolta quando vide che ero
nera. La gente mi chiedeva se venivo dalla giungla. Trovai un razzismo che non mi sarei mai aspettata. I compagni di classe russi bevevano vodka nella ricreazione, erano gi mezzi alcolizzati. E avevano il mito della Thatcher e dei ristoranti McDonalds, che noi detestavamo. Quando fu il loro turno di venire ospiti a Londra e li portai in un supermarket, si misero a piangere davanti a tutta quella
abbondanza.
Dovrebbe scriverci una storia, sul suo mese in Russia.
Dovrei. Non ci pensavo pi da tanto tempo.
Adesso insegna alla New York University.
Ci passo sei mesi o pi allanno. Abito in un appartamentino
delluniversit vicino a Washington Square Park.
Meglio New York o Londra?
Adoro New York e la vita che faccio l. meno carica di ricordi e
di responsabilit. Ma nei nostri piani ci sarebbe di vivere a Roma,
anzi di tornare a viverci. Io e mio marito ci abbiamo passato due anni, prima che nascessero i figli. La scusa era che volevamo imparare litaliano e un po labbiamo imparato. Ma la ragione vera che
quella la citt pi bella del mondo. Non me ne frega niente se rimani bloccato nel traffico o impazzisci per farti cambiare un telefono:
bellissima lo stesso. Se non ora, ci andr a stare da vecchia. Ho
conservato tanti amici italiani, come Francesco Pacifico e Martina
Testa della Minimum Fax. Abitavamo al quartiere Monti. Ci tornerei domani.
Parliamo di scrittori. Dico Charles Dickens, e Zadie cosa pensa?
La mia infanzia. Un grande, ma non lo rileggerei adesso.
Evelyn Waugh?
Divertente e arguto, ma con idee pericolose. Se voglio ridere,
preferisco Wodehouse.
Jane Austen?
La regina del romanzo ben confezionato. Ma il suo mondo
troppo stabile.
Non ama pi i classici?
Forse li ho letti troppo alluniversit. Ma lanno scorso ho letto
per la prima volta %FMJUUP F DBTUJHP di Dostoevskij. Il mio prediletto,
fra i russi, Tolstoj.
Virginia Woolf, di cui ha la foto davanti agli occhi?
Confesso che mi piace tutto quello che scrive, saggi, biografie,
lettere, tranne i suoi romanzi.
James Joyce?
Meglio i 3BDDPOUJ EJ %VCMJOP che l6MJTTF, secondo me.
I contemporanei inglesi, Amis, Hornby, Coe?
Fa segno di s, li legge, ma non sembra proprio entusiasta.
Michel Faber, dice, indicando uno dei libri nella pila sulla sua
scrivania: lautore de *M QFUBMP DSFNJTJ F JM CJBODP, un super-best
seller dallo stile innovativo.
Il suo ultimo Il libro delle cose nuove e strane, appena uscito
in Italia, arriva dopo sei anni di silenzio.
uno TMPX XSJUFS, lento, come me.
Il suo autore della vita?
Ci pensa su. Ci ripensa.
Nabokov. Quando ero pi giovane. Nellepoca in cui divoravo
anche Milton, Shakespeare e la Bibbia.
Italiani?
Elena Ferrante, molto brava.
Lultima domanda sulla Giamaica: che effetto le fa lisola dei
suoi avi?
La prima volta che ci andai, da bambina, fu uno shock. Ero povera, ma non me ne ero mai resa conto, mi consideravo middle-class.
Davanti alla casa natia di mia madre in Giamaica capii da dove venivo, compresi che ero povera davvero. Adesso mi piace da pazzi,
un luogo incredibilmente bello. E le mie radici giamaicane sono
sempre pi forti, ora che mio padre morto: i miei avevano divorziato quando ero ragazzina, mia madre si messa con un giamaicano, come avere di colpo due genitori neri. La Giamaica mi piace
anche per questo, perch c gente come me, che mi somiglia, oltre a una fantastica energia nellaria.
Deve averne importata un po a NW6, di quella energia.
3*130%6;*0/& 3*4&37"5"

i/PO JNQPSUB TF SJNBOJ


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