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se questa propensione alla divisione - per motivi nobili ed ideali in questi due casi non manifesti un carattere tutto italiano!
A parte la storia istituzionale, basti pensare al ruolo odierno dei francescani nelle
tre principali famiglie maschili (ma altre ne son nate recentemente), al loro lavoro ad
es. con la Giovent francescana [Gifra], con le "marce francescane" per il Perdono di
Assisi del 2 agosto. Ed al ruolo che oggi pi che mai svolge Assisi come luogo di
incontro e di dialogo, con il suo asse tra la Porziuncola e la basilica di San Francesco:
il primo incontro di preghiera tra le religioni voluto da Giovanni Paolo II il 27 ottobre
1986 si svolse ad Assisi, sulla piazza della basilica inferiore di San Francesco; ed alla
Porziuncola si svolse l'incontro di preghiera dei cristiani.
Una storia troppo lunga dunque perch ci possiamo soffermare su di essa.
Passiamo direttamente a Francesco.
2) Per Francesco sono aiutato dal fatto che la mia relazione circoscritta all'Italia
(niente sultano d'Egitto, dunque, o supposto viaggio a Santiago de Compostela, ecc.)
e che posso lasciare alla dott.ssa Tozzi le ampie tematiche legate alla Valle Santa di
Rieti.
Francesco d'Assisi intimamente legato alla storia dell'Italia del suo tempo.
La sua vita, da laico e da religioso, si svolge tutta nello spazio delle citt comunali.
Il suo legame con la storia del comune di Assisi continuo. Nato tra l'ottobre 1181 e
il settembre 1182, appartiene ad una famiglia ricca ma non nobile, anzi lui cerca di
nobilitarsi ("diventare cavaliere"). Si trova in mezzo allo scontro tra maiores e
minores, lui ovviamente tra questi ultimi, e nel 1202 milita a cavallo nella guerra
contro Perugia, ove si erano rifugiati i nobili assisani scacciati (tra questi, la famiglia
di Chiara); gli assisani vengono sconfitti, Francesco viene catturato con molti altri e
resta prigioniero a Perugia a lungo, finch non viene pagato il riscatto (come accade
anche oggi per le persone rapite). Lo scontro tra fazioni e citt storia ricorrente nei
secoli XII-XIV. Per Assisi sappiamo che intorno al 1210 si stipula una pace tra
maiores e minores.
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Lo stretto legame con la citt si perpetua nella storia del francescanesimo del Due
e Trecento. Il processo di diffusione dei Minori si attua rapidamente gi vivente
Francesco, i francescani rappresentano un ordine nuovo, non monastico, mobile,
dedito ben presto agli studi; i frati sono ben accetti alle classi mercantili, alla "borghesia" che si va affermando sempre di pi nei Comuni. Gi prima della met del
Duecento i frati lasciano i loro "luoghi" (loca) posti al di fuori delle citt, presso gli
emarginati che vivono baraccati al di l delle mura, e si spostano in ampi conventi
interni alle citt stesse, con grandi chiese adatte ad accogliere numerosi fedeli per la
predicazione. A Bologna - come nelle principali citt europee con un'universitas
studiorum - i Minori organizzano il proprio studium generale.
3) Finora abbiamo visto Francesco nel suo legame "passivo" con le realt del suo
tempo. Ma lui intimamente legato in modo "attivo" alla storia spirituale italiana, di
cui diviene appunto un potente propulsore. Interprete di esigenze di vita evangelica
presenti in tanti movimenti popolari del sec. XII, offre un modello che nel giro di un
decennio viene abbracciato da migliaia di persone, a cominciare appunto dalle regioni
centrali della Penisola ed estendendosi al nord comunale ed al sud del regno
normanno-svevo (dall'Abruzzo alla Sicilia), prima del grande balzo in Europa. I suoi
primi compagni sono di Assisi: Bernardo di Quintavalle, Rufino cugino di Chiara,
Egidio, Angelo, poi Leone ed Elia (da Assisi pi che da Cortona); il suo primo
biografo, Tommaso da Celano, che da lui ebbe l'abito, abruzzese suddito del regno,
il suo ultimo biografo ufficiale, Bonaventura da Bagnoregio, ministro generale
dell'Ordine dal 1257 al 1274, primo cardinale francescano, proviene dal Lazio
(attuale provincia di Viterbo). Dietro Francesco non vanno solo i frati, i religiosi
(provenienti anche dalle file del clero e di altri ordini), ma anche i laici, le persone
sposate, che cominciano a costituire un movimento che - alcuni decenni dopo la sua
morte - con la bolla Supra montem di Niccol IV del 1289 - diventer il Terz'Ordine
francescano.
Terzo perch, dopo la morte di Chiara nel 1253, era nato l'ordine delle Clarisse
(Ordo sanctae Clarae), il secondo ordine francescano, quello femminile. Sulle
clarisse si potrebbe aprire un altro capitolo proprio sul suo rapporto con l'Italia, ma
fermiamoci qui, pur mantenendo il pensiero alle tante donne che nella Penisola
seguirono fin dal Duecento il modello di vita in clausura che Chiara - a San Damiano
di Assisi - accett, pur non essendo proprio il suo ideale originario; lo dimostrano
gruppi di sorores minores che si ritrovano in Italia fuori dai monasteri fino agli anni
40 del Duecento.
Torniamo un attimo a Niccol IV (1288-1292): il primo papa francescano,
Gerolamo Masci d'Ascoli (Piceno), dunque anche lui proveniente dalle Marche. A
Rieti fu emanata il 18 agosto 1289 la Supra montem. da ricordare che dopo Niccol
IV si ebbero circa due anni di sede vacante, finch nel luglio 1294 venne eletto papa
Celestino V, la cui storia intrecciata a quella di gruppi francescani dissidenti, gli
spirituali, diffusi ancora una volta soprattutto nell'Italia centrale ed in Abruzzo. Lo
ricorda anche Ignazio Silone nell'Avventura di un povero cristiano (1968). Questo
aspetto - che tocchiamo appena - apre uno squarcio sul lato non cittadino del
francescanesimo, quello legato agli eremi ed ai piccoli centri montani, ambiente caro
agli spirituali, ma presente gi nei primi tempi francescani, tanto che Francesco
compose una regola, De religiosa habitatione in eremis. All'aspetto eremitico del
francescanesimo sono legati vari "luoghi" della valle reatina.
4) Come pot avere tanti seguaci un oscuro mercante di Assisi, che in et adulta
per il Medio Evo, 24 anni circa, lasci la famiglia senza avere un preciso programma
n alcun progetto comunitario? All'inizio infatti ricostruiva chiesette, come abbiamo
detto, da solo. Come dunque ebbe tanti seguaci?
I primissimi arrivarono imprevisti, colpiti dalla sua conversione, attratti dal suo
stile di vita, forse erano gi stati suoi amici in precedenza. Ma - dopo la costituzione
di questa prima fraternitas - Francesco cominci ad uscire da Assisi e dall'Umbria e
and con i suoi nuovi fratelli (fratres) in giro per l'Italia a predicare il vangelo, prima
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soprattutto dopo che nel 1209 Francesco ed i suoi forse 11 compagni (forse perch 12
un numero simbolico) si recarono a Roma da papa Innocenzo III (1198-1216) e ne
ricevettero l'approvazione orale al loro stile di vita.
Scrive la Leg.3Soc. 54: Da quel momento il beato Francesco, girando per citt e
castelli, cominci a predicare dappertutto...
La Vita prima di Tommaso da Celano, prima biografia del santo (1229), ricorda
vari luoghi in cui Francesco si rec a predicare, anche verso la fine della sua vita [par.
62-70]: Ascoli, dove "tutti si accalcavano l'un l'altro, desiderosi di vederlo e
ascoltarlo"; Toscanella (Tuscania), Narni, Gubbio, Sangemini, Citt di Castello. E
naturalmente Rieti [par. 99], pi volte [es. Vita II, 126]. La Vita secunda di Tommaso
da Celano (1247) narra di un miracolo operato da Francesco contro un eretico in
Alessandria di Lombardia [78-79], poi la sua carit manifestata a Celano, e nei pressi
di Siena, e vicino a Cortona [86-88]; la sua potenza contro i demni scacciati ad
Arezzo (108: probabile simbologia per indicare le lotte fratricide); la sua umilt con il
vescovo di Imola [147]. Fermiamoci qui con le enumerazioni. Leggiamo il racconto
di una predica di Francesco a Bologna scritto da un testimone oculare, non
francescano e non biografo del santo. Si tratta di Tommaso da Spalato, citt di cui
divenne vescovo, il quale da giovane studente a Bologna ascolt Francesco nel 1222
[Historia pontificum Salonitanorum et Spalatensium, in MGH Scriptores XXIX, p.
580, Fonti francescane2 2252, p. 1482]:
In quello stesso anno, nella festa dell'Assunzione della Genitrice di Dio, trovandomi
allo Studio di Bologna, ho visto san Francesco che predicava sulla piazza antistante
il palazzo comunale, ove era confluita, si pu dire, quasi tutta la citt.
Questo era l'esordio del suo sermone: Gli angeli, gli uomini, i demni. Parl cos
bene e chiaramente di queste tre specie di spiriti razionali, che molte persone dotte,
ivi presenti, rimasero non poco ammirate per quel discorso di un uomo illetterato.
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stesso Francesco, ma anche da quelli del nostro tempo: nel primo Novecento dei
nazionalismi che san Francesco stato proclamato patrono d'Italia nel 1939 da Pio
XII; nel secondo Novecento - la nostra storia di ieri - che stato proclamato
patrono dei cultori di ecologia da Giovanni Paolo II, nel 1979. Nel Duecento si
rappresentavano poco santi che contemplano teschi, non si aveva il concetto moderno
di nazione e non si sapeva cosa fosse l'ecologia.
La presenza di Francesco nella letteratura altrettanto grande, sia come contributo
suo e del movimento da lui scaturito, sia come "personaggio" richiamato da scrittori
di tutti i tempi. Con un testo poetico, Il cantico di frate Sole o delle creature, databile
a poco prima del 1226, inizia la storia della letteratura italiana (cio dei testi letterari,
non delle testimonianze del linguaggio). Le Laudi derivano in buona parte dalla
spiritualit francescana. Iacopone da Todi (1230-1306) da un lato esprime tale
spiritualit ad alto livello, dall'altro parla dello stesso Francesco nei suoi
componimenti. A tutti noto il canto XI del Paradiso di Dante, dal quale dipende
forse per molti italiani la stessa immagine storica di Francesco.
Se facciamo un grande salto al Novecento, a Francesco sono stati dedicati vari
film, in grande prevalenza di autori italiani: Francesco giullare di Dio di Roberto
Rossellini nel 1950, Francesco d'Assisi di Liliana Cavani nel 1966, Fratello sole
sorella luna di Franco Zeffirelli nel 1972, Francesco ancora di Liliana Cavani nel
1989. Ogni regista ha scelto un'immagine di Francesco e vi ha espresso la sensibilit
sua e del particolare periodo storico del secondo Novecento, nonch delle fonti
consultate. Insomma, soprattutto in Italia, le varie arti non hanno potuto fare a meno
di confrontarsi con Francesco d'Assisi.
La tradizione artistico-letteraria italiana si arricchita negli ultimi decenni con
opere di carattere pi popolare o almeno rivolte ad un grande pubblico anche
giovanile; a parte le opere liriche, il recital e il musical sono stati terreno privilegiato,
tanto che le stesse famiglie francescane commissionarono un album per il giubileo
del 2000 al cantante-compositore Angelo Branduardi, L'infinitamente piccolo, ove si
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presentano tre livelli della nostra tradizione: l'autore moderno che canta i versi di
Dante che celebrano la vita di Francesco.
Tra poco assisteremo ad un nuovo recital: Cantico. Sulle orme di Francesco nella
Valle Santa, di Francesco Rinaldi.
6) In conclusione arriviamo alla celebre definizione di san Francesco: Il pi
italiano dei santi, il pi santo degli italiani . una frase che si trova in bocca a
scrittori e politici, giornalisti e predicatori. La fece sua anche Giovanni Paolo II nel
Discorso al popolo di Assisi del 12 marzo 1982. Se navigate in internet, vedete tale
frase attribuita prevalentemente a papa Pio XII, che l'avrebbe pronunciata nel
proclamare san Francesco patrono d'Italia il 18 giugno 1939. Oppure a Benito
Mussolini.
Ora Mussolini scrisse una frase simile nel 1925, quando si preparavano le
celebrazioni per il VII anniversario della morte di Francesco: L'Italia con san
Francesco ha dato il pi santo dei santi al cristianesimo e all'umanit [rivista Ultra].
La definizione per precedente non solo a lui, ma all'ambito fascista; attribuita
anche a Luigi Luzzatti, di famiglia ebraica, economista ed uomo politico, capo del
governo italiano dal 1910 al 1911, il quale tra i suoi vari interessi aveva anche quello
degli studi francescani ed intrattenne un carteggio epistolare col grande storico
francescanista protestante Paul Sabatier, dal 1898 alla morte (1927). Non ho trovato
l'eventuale citazione da Luzzatti; ma la frase, praticamente ad litteram, scritta da
Enrico Filiziani in un articolo contro il Sabatier del 1903 [settimanale La vera Roma,
18 gennaio, v. Sandro G. Franchini, Esordi della Societ Italiana di Studi
Francescani, pp. 78-79, n. 109]. scritta per in corsivo, preceduta da un Francesco
resti (Francesco resti il pi santo fra gli italiani, il pi italiano fra i santi), quindi
potrebbe essere a sua volta citazione e rinviare ad altro autore e ad una data ancora
pi antica. Questo - in conclusione - serve a mostrare come anche una definizione pi
o meno felice di san Francesco ci fa attraversare un ampio tratto di storia italiana.
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