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COMPLEMENTI SU PUNTI CRITICI E ESTREMI

Massimo Ferrarotti
Sia f : Rn R `e una funzione derivabile (cio`e con Df aperto e derivabile in ogni punto
di Df ). Un punto P Df in cui il gradiente f si annulla si dice punto critico di f .
Definiamo quindi linsieme f = {P Df | f (P ) = 0} dei punti critici di f .
Ricordiamo ora che se A Rn e se P0 A, il punto P0 si dice punto isolato di A se esiste
un intorno U di P0 tale che A U = {P0 }.
Un punto critico P0 di f si dice isolato se `e un punto isolato di f , cio`e se esiste r > 0 tale
che se kP P0 k < r allora P non `e critico per f .
Supponiamo ora che f sia di classe C 2 e sia Hf (P ) la matrice hessiana di f in P .
Def.1 Se P f , P si dice punto critico non degenere per f se Hf (P ) `e invertibile.
Vale la seguente
Prop.1 Se P `e un punto critico non degenere per f , allora P `e isolato.
Sia ora P0 Df . Allora:
1) P0 `e un punto di estremo (massimo o minimo) locale per f se esiste un intorno U di P0
t.c. per ogni P U Df si ha f (P0 ) f (P ) o f (P0 ) f (P );
2) P0 `e un punto di estremo (massimo o minimo) assoluto su A Df per f se per ogni
P A si ha f (P0 ) f (P ) o f (P0 ) f (P ).
Se vale > o < invece di o , si parla di massimo o minimo stretto. Il numero f (P0 ) si
dice valore estremo (massimo o minimo).
3) P0 `e un punto di sella (in senso generale) per f se per ogni intorno U di P0 esistono P1 ,
P2 in U tali che f (P1 ) < f (P0 ) < f (P2 ).
Osserviamo che un estremo assoluto su un insieme A `e locale se A `e aperto. Vale il seguente:
Teorema di Fermat Se P0 `e un estremo locale di una funzione f : Rn R derivabile,
allora P0 f .
Prova Caso n = 2. Assumiamo P0 = O. La funzione f (x, 0) ha evidentemente un estremo
locale per x = 0, quindi per il teorema di Fermat in una variabile abbiamo
fx (O) =

d
f (x, 0)|x=0 = 0.
dx
1

Analogamente ponendo x = 0 otteniamo fy (O) = 0.


Possiamo studiare i punti critici non degeneri per mezzo dell matrice hessiana. Prima di
tutto ricordiamo la formula dello sviluppo di Taylor al 2 ordine.
Sviluppo di Taylor al 2 ordine Sia f : Rn R di classe C 2 e sia P0 Df . Allora
1t
f (P ) = f (P0 ) + f (P0 ) (P P0 ) + (P P0 )Hf (P0 )(P P0 ) + o(kP P0 k2 ).
2
Criterio dellHessiana. Sia f : Rn R di classe C 2 e sia P0 f non degenere. Sia
H = Hf (P0 ) la matrice hessiana di f in P0 .
1) Se H `e definita positiva allora P0 `e un minimo locale stretto.
2) Se H `e definita negativa allora P0 `e un massimo locale stretto.
3) Se H `e indefinita allora P0 `e un punto di sella.
Prova Possiamo supporre che P0 = O e che f (P0 ) = 0. Allora lo sviluppo di Taylor al
secondo ordine di f in O `e
1t
f (P ) = P HP + o(kP k2 )
2
Dividendo per kP k2 e ponendo v =

P
kP k

otteniamo

1t
o(kP k2 )
f (P )
=
vHv
+
.
kP k2
2
kP k2
Supponiamo che H > 0. Se 0 `e il minimo autovalore di H, allora per ogni v abbiamo
t

vHv 0 > 0, quindi


f (P )
1t
o(kP k2 )
1
R2 (P )
=
vHv
+
> 0 +
.
2
2
kP k
2
kP k
2
kP k2

Per definizione di limite abbiamo che esiste r > 0 t.c. se kP k < r allora
1
|o(kP k2 )|
< 0 .
2
kP k
2
Quindi se kP k < r abbiamo f (P ) > 0 = f (P0 ) e P0 `e un minimo locale stretto.
Se H < 0, la funzione f ha O come punto critico non degenere e matrice hessiana definita
positiva, quindi P0 `e un minimo locale stretto per f per quanto sopra. Evidentemente
questo implica che P0 `e un massimo locale stretto per f .
2

Sia H indefinita. Allora esistono versori v1 e v2 t.c.

v1 Hv1 > 0 e t v2 Hv2 < 0. Re-

stringendo lo sviluppo di Taylor alle rette per O con direzioni v1 e v2 rispettivamente


otteniamo
1t
o(t2 )
f (tv1 )
= v1 Hv1 + 2 ,
t2
2
t

f (tv2 )
1t
o(t2 )
= v2 Hv2 + 2
t2
2
t

e, con un ragionamento analogo al primo otteniamo che f (tv1 ) > 0 e f (tv2 ) < 0 per t 0.
In tal modo abbiamo arbitrariamente vicino a O sia punti con f positiva che punti con f
negativa, e O `e di sella.
Esempi.
1) Sia f (x, y) = e2x

+y 2

e P0 = O = (0, 0). Allora f = {O} e



Hf (O) =

4 0
0 2


,

quindi
1
f (x, y) = 1 + (4x2 + 2y 2 ) + o(x2 + y 2 )
2
da cui
f (x, y) 1
(2x2 + y 2 ) o(x2 + y 2 )
x2
o(x2 + y 2 )
=
+
=
1
+
+
.
x2 + y 2
x2 + y 2
x2 + y 2
x2 + y 2
x2 + y 2
Per (x, y) tendente a 0 abbiamo che 1 +

o(x2 +y 2 )
x2 +y 2

> 0, quindi f (x, y) > 1 = f (O), cio`e O `e

un punto di minimo locale.


Nel caso n = 2, il criterio precedente si pu`
o esprimere in modo pi`
u operativo.
Criterio dellHessiana in 2 variabili.
1) Se detH > 0 e trH > 0 allora P0 `e un minimo locale.
2) Se detH > 0 e trH < 0 allora P0 `e un massimo locale.
3) Se detH < 0 allora P0 `e un punto di sella.
Nel caso di punti critici degeneri i precedenti criteri non possono essere applicati, come
gli esempi seguenti dimostrano. Comunque nel caso in cui f sia una costante c su una
componente connessa di f (in particolare nei punti critici isolati), si pu`o studiare il
3

segno di g = f c vicino a un punto critico P0 e applicare le definizioni di estremi e


di sella.
Esempi.
Riferendoci allo studio dei punti critici di una funzione per mezzo della matrice hessiana
H, vedremo alcuni esempi del caso D(H) = 0 (matrice non invertibile).
Caso H = O (D(H) = 0 e tr(H) = 0):
a) f (x, y) = x4 +y 4 : f ha un punto critico in O = (0, 0) e H(f )(O) = O. Poiche f (x, y) > 0
per (x, y) 6= O, abbiamo che O `e un punto di minimo isolato.
Analogamente, se g(x, y) = x4 y 4 , O `e un punto di massimo isolato.
b) f (x, y) = x4 y 4 : f ha un punto critico in O = (0, 0) e H(f )(O) = O. Poiche f (x, y) > 0
per |x| > |y| e f (x, y) < 0 per |x| < |y|, abbiamo che O `e un punto di sella.
c) f (x, y) = x4 : f ha come punti critici i punti dellasse delle ordinate x = 0 e H(f ) = O
in tali punti. Poiche f (x, y) > 0 per x 6= 0, abbiamo che tutti i punti (0, y) sono punti di
minimo non isolati.
Analogamente, se g(x, y) = x4 , lasse delle ordinate `e formato da punti di massimo non
isolati.
d) f (x, y) = x3 : f ha come punti critici i punti dellasse delle ordinate x = 0 e H(f ) = O
in tali punti. Fissato y0 , la funzione a una variabile f (x, y0 ) ha un punto di flesso in x = 0,
dunque tali punti sono per definizione punti di sella anche se non corrispondono al concetto
geometrico intuitivo di sella.
Caso D(H) = 0 e tr(H) > 0 (matrice hessiana semidefinita positiva):
e)f (x, y) = x2 + y 4 : f ha un punto critico in O = (0, 0) con

Hf (O) =

2
0

0
0


0

.
Poiche f (x, y) > 0 per (x, y) 6= O, abbiamo che O `e un punto di minimo isolato.
Se invece g(x, y) = x2 y 4 allora abbiamo la stessa H in O ma O `e un punto di sella.
Osserviamo che nel caso H 0 non potremo avere punti di massimo. Infatti se r `e la retta
per il punto critico P0 che ha come direzione lautovettore relativo allautovalore non nullo
di H, allora la funzione f ristretta a r ha un minimo in P0 .
Caso D(H) = 0 e tr(H) < 0 (matrice hessiana semidefinita negativa):
4

f) Se f (x, y) = x4 y 2 allora O `e un punto di massimo isolato mentre g(x, y) = x4 y 2


ha la stessa H in O ma O `e un punto di sella.
Analogamente allesempio (e), non potremo avere qui punti di minimo.
Esercizio Si studino i punti critici di f (x, y) = x3 x2 y.
Svolgimento Abbiamo Df = R2 . Poiche f = (3x2 2xy, x2 ), f ha come punti critici i
punti dellasse delle ordinate x = 0. In tali punti abbiamo che


2y
0

Hf =

0
0

.
Ora f (x, y) = x2 (x y) si annulla sulle rette x = y e x = 0, `e > 0 per x > y e < 0 per
x < y. Dunque i punti critici (0, y) sono minimi non isolati per y > 0, massimi non isolati
per y < 0 mentre (0, 0) non rientra in nessuno dei tipi considerati.
Funzioni composte. Consideriamo il caso di una funzione composta f (x, y) = h(g(x, y)),
dove h : R R. Evidentemente `e possibile studiare gli estremi di f tramite lo studio di g
e h, in particolare sfruttando il fatto che f `e costante sulle curve di livello di g.
p
Ad esempio, se f (x, y) = x2 + y 2 , abbiamo f (x, y) = h(g(x, y)) dove g(x, y) = x2 + y 2 e

h(u) = u: quindi f ha un minimo (assoluto) in O.


In generale, se P = (x, y) Df , abbiamo P Dg , g(P ) Dh e
f (P ) = h0 (g(P ))g(P ),

Hf (P ) = h0 (g(P ))Hg(P ) + g 00 (f (P ))G

dove
t

G = g g =

gx2
gx gy

gx gy
gy2


.

Dunque linsieme f dei punti critici di f sono lunione dellinsieme g dei punti critici di
g e dellinsieme h dei punti P tale che h0 (g(P )) = 0. Abbiamo tre casi:
1) P g \ h : in tal caso Hf (P ) = h0 (g(P ))Hg(P ), e possiamo studiare P come punto
critico di g tenendo conto del segno di g.
2) P h \ g : in tal caso Hf (P ) = g 00 (f (P ))G ha determinante nullo poiche D(G) = 0
(verificare).
3) P h g : in tal caso Hf (P ) = O.
5

Esempi.
1) Sia f (x, y) = (2x y)(3 (2x y)2 ). Posto h(t) = t(3 t2 ) e g(x, y) = 2x y, abbiamo
f (x, y) = h(g(x, y)) (osserviamo che f (x, y) = 8x3 + y 3 + 12x2 y xy 2 + 6x 3y, forma
dalla quale sarebbe difficile riconoscere la scomposizione di f !).
Ora g = (2, 1) 6= (0, 0) (g = ) e h0 (t) = 0 per t = 1. Quindi f `e formato dalle
rette parallele 2x y = 1. Inoltre, per t = 1 abbiamo un massimo di h e per t = 1
abbiamo un minimo.
Poiche f `e costante sulle rette 2x y = k, abbiamo che i punti di 2x y = 1 sono punti
di massimo non isolati ( f = 2) e quelli di 2x y = 1 sono punti di minimo non isolati
(f = 2).
Questo esempio pu
o essere preso come modello per studiare gli estremi di funzioni del tipo
h(ax + by + c).
2) Sia f (x, y) = (x2 + y 2 )(3 (x2 + y 2 )2 ). Allora f (x, y) = h(g(x, y)) con la stessa h
dellesempio precedente e con g(x, y) = x2 + y 2 . Dunque g = 2(x, y) e g `e formato
da O, mentre h `e dato dalla circonferenza x2 + y 2 = 1. I punti di tale circonferenza
sono massimi non isolati (f = 2) mentre Hf (O) = h0 (g(O))(Hg(O)) = 6I, dunque ha
deteminante positivo e O `e un minimo isolato (f (O) = 0).
Questo esempio pu
o essere preso come modello per studiare gli estremi di funzioni del tipo
h(x2 + y 2 ).
Esercizi. Studiare gli estremi delle seguenti funzioni.
1) f (x, y) = sen(x)sen(y) cos(x)cos(y); (R: per ogni k intero le rette x y = 2k sono
minimi non isolati mentre le rette x y = (2k + 1) sono massimi non isolati.)
2) f (x, y) = sen(x2 + y 2 ); (R: per ogni k 0 le circonferenze x2 + y 2 = /2 + 2k sono
punti di massimo non isolati mentre le circonferenze x2 + y 2 = 3/2 + 2k sono punti di
minimo non isolati. Lorigine `e un minimo isolato.)
3) f (x, y) = 2(x2 +y 2 +2y 3)3 +3(x2 +y 2 +2y 3)2 ; (R: le circonferenze x2 +(y +1)2 = 4,
x2 + (y + 1)2 = 3 sono formate rispettivamente da punti di minimo e di massimo. Il punto
critico isolato (0, 1) `e necessariamente un minimo, in quanto interno al dominio chiuso e
limitato x2 + (y + 1)2 3, nel quale il massimo di f `e raggiunto sulla frontiera.)
p

4) f (x, y) = x3 + 3x2 + y 2 1; (R: Df = x3 + 3x2 + y 2 1 0, h(t) = t e g(x, y) =


x3 + 3x2 + y 2 1. h non ha punti critici mentre i punti critici di g sono O = (0, 0) e
P0 = (2, 0): di questi, O 6= Df mentre P0 `e una sella.)
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Esercizi su estremi assoluti.


Esercizio 1. Si determinino minimo e massimo assoluti della funzione f (x, y) = 2x3 +
3x2 + y 2 1 su D = {(x, y) R2 | 1 x2 + y 2 4}.
Risoluzione La bordo di D ha come componenti connesse le circonferenze
C1 = x2 + y 2 = 1, C2 = x2 + y 2 = 4.
Daltra parte f = (6x2 + 6x, 2y) si annulla in O e in P0 = (1, 0), ma O
/ D mentre
P0 D.
Cerchiamo i punti critici vincolati separatamente su C1 e C2 usando metodi diversi.
C1 : applichiamo i moltiplicatori di Lagrange. Abbiamo il sistema

3x2 + 3x = x
y = y
2
x + y2 = 1
La seconda equazione ci da due possibilit`
a : y = 0 o = 1.
Nel primo caso , otteniamo dalla terza equazione x = 1 e dunque i punti critici P0 =
(1, 0), P1 = (1, 0) che hanno (per la prima equazione) = 0 e = 6 rispettivamente:
si `e visto che P0 `e anche punto critico non vincolato per f , e questo `e legato al fatto che
= 0.
Nel secondo caso, dalla prima equazione otteniamo x = 0 o x = 2/3, e quindi i punti
critici

P2 = (0, 1), P3 = (0, 1), P4 = (2/3, 5/3), P5 = (2/3, 5/3).


C2 : studiamo la restrizione di f a C2 vista come curva parametrica con

P () =

x = 2cos
,
y = 2sen

[0, 2].

Osservando che, se (x, y) C2 , si ha comunque f (x, y) = 2x3 + 2x2 + 3, abbiamo


f (P ()) = h() = 16cos3 + 8cos2 + 3. Quindi h0 () = 8(6sencos2 2sencos) =
8sen2(3cos + 1), che si annulla per t = 0, /2, , 3/2, arcos(1/3). Ricaviamo quindi
i punti critici

Q1 = (2, 0), Q2 = (0, 2), Q3 = (2, 0), Q4 = (0, 2), Q5 = (2/3, 4 2/3), Q6 =

(2/3, 4 2/3).
Ora f (P0 ) = f (P2 ) = f (P3 ) = 0, f (P1 ) = 4, f (P4 ) = f (P5 ) = 8/27, f (Q1 ) = 28,
f (Q2 ) = f (Q4 ) = 3, f (Q3 ) = 4, f (Q5 ) = f (Q6 ) = 51/27.
Dunque abbiamo in punto di massimo assoluto in Q1 e uno di minimo assoluto in Q3 .
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Esercizio 2. Si determinino minimo e massimo assoluti della funzione f (x, y, z) = xyz su


E = {(x, y, z) R3 | x2 + 4y 2 + 2z 2 = 12}.
Risoluzione E `e chiuso e limitato (perche?) dunque f ammette estremi assoluti in D.
Inoltre E `e un vincolo regolare (verificarlo), quindi possiamo applicare i moltiplicatori di
Lagrange. Abbiamo il sistema

yz = 2x

xz = 8y

xy2 = 4z
x + 4y 2 + 2z 2 = 12
da cui si ricavano i punti critici

P1,2 = (2 3, 0, 0), P3,4 = (0, 3, 0), P5,6 = (0, 0, 2 3),

Q1 = (2, 1, 2), Q2 = (2, 1, 2), Q3 = (2, 1, 2), Q4 = (2, 1, 2),

Q5 = (2, 1, 2), Q6 = (2, 1, 2), Q7 = (2, 1, 2), Q8 = (2, 1, 2).

I punti Q1 , Q4 , Q6 , Q8 sono di massimo (f (Qi ) = 2 2).

I punti Q2 , Q3 , Q5 , Q7 sono di minimo (f (Qi ) = 2 2).


Esercizio 3. Si determinino minimo e massimo assoluti delle funzioni seguenti sui domini
indicati.
1) f (x, y) = x2 + xy + y 2 ; D = {(x, y) R2 | x2 + y 2 1}. (R: Punti di massimo in

P1,2 = (1/ 2, 1/ 2), minimo in O.)


2) f (x, y) = (x 2y)2 ; D = {(x, y) R2 | x2 + 2y 2 = 4}. (R: Punti di massimo in
p
p

P1,2 = (2/ 2/3, 1/ 2/3), di minimo in P3,4 = (2/ 3, 2/ 3).)

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