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La Crimea
di Pukin
di Tatiana
Polomochnykh

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La Crimea di Pukin

di Tatiana Polomochnykh
(6 maggio 2014)

Per voi Occidentali la Crimea evoca la guerra dOriente del
1853-56, lassedio di Sebastopoli, la Carica dei Seicento. Per
gli Italiani il capolavoro diplomatico di Cavour, i bersaglieri
alla Cernaja, lappoggio anglo-francese allunit italiana. Per i
Russi, invece, la Tauride, come si chiamava fino a un secolo
fa, rappresenta la terra delle vacanze, dello svago e delle av-
venture estive. Forse era cos pure nellet del bronzo, conside-
rato che i primitivi abitanti praticavano un culto fallico. Di si-
curo oggi la pen-isola accende la penna dei nostri giovani
scrittori.
Il territorio della Crimea esiguo, ma sensibile, una specie di clitori-
de del Mar Nero.[]

Infatti, considerando la posizione della penisola nellarea vaginale del
Mar Nero, la Crimea ha la funzione sensoriale. E un monticello della fe-
licit, del quale tutti vogliono impossessarsi, ma, come succede anche
nella vita, non tutti sono in grado a farlo godere.
racconta infatti in uno dei suoi interventi Dmitriy Bykov (na-
to nel 1967) citando Denis Dragunskij (classe 1950)
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.

Non in termini cos espliciti, ma gi rendendone pienamente
lo spirito, anche il giovane Pukin aveva celebrato la Crimea
come paradiso sensuale. Vi pass tre incantevoli settimane di

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Dmitry Bykov, Poluostrov Krym (La Penisola di Crimea) 18 marzo 2014.
http://www.youtube.com/watch?v=Cdp9HJHv7HY

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vacanza nellestate 1820, durante il suo primo confino politico
a Ekaterinoslav, sotto la benevola sorveglianza del generale
Raevskij, padre di un suo compagno di liceo e di quattro bel-
lissime fanciulle, tutte intelligenti, colte e, tranne una, pi gio-
vani di lui
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. Nel clima damore e damicizia di questa famiglia,
che tanto gli mancava nella sua infanzia, lastro nascente della
poesia russa, galante, geniale, non passa di certo inosservato
tra le dame. Il tema dellamore sgorga in tutte le sue liriche e
poemi di questo periodo.

Lopera pi significativa, forse, il poema La fontana di Ba-
chisaraj. Affresco romantico dei fasti e degli intrighi
dellharem dei Khan di Crimea, verte sulla gelosia della mo-
glie principale, la georgiana Zarema, verso la nuova concubi-
na, la polacca Maria. Il Khan Girej, un selvaggio oppressore
di popoli e donne, ma sulla poligamia lautore diventa indul-
gente: irresistibile infatti la passione suscitata dalla straordi-
naria bellezza delle due principesse, tanto opposte da essere
complementari. Il vero protagonista per lharem, parola ri-
petuta continuamente. La passione travolge e uccide, ma la
tragica fine di entrambe le sventurate, purifica e rieduca
lanima di Girej. Tutto, in definitiva, turbina e ruota attorno
allego del poeta-sultano, pure le quattro sorelline Raevskij,
anche se poi lui racconter di una Laura di cui era stato a
lungo e stupidamente innamorato, aggiungendo che il ruolo
di Petrarca non (gli) confaceva
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. In definitiva, tra una lirica e

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La pi grande, Ekaterina, spos il decabrista M. Orlov, laltra, Maria, spos il decabri-
sta S. Volkonskij e dopo linsurrezione del 1825 e la condanna segu il marito in Sibe-
ria.

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Lotman, Pukin, Iskusstvo- , San Pietroburgo, 1997 p. 70.

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un poema, faceva lui pure quel che in Crimea facevano tutti:
oziare:
Nel Jurzuf ricordava anni dopo il poeta vivevo sedentario, facevo il
bagno nel mare e mi abbuffavo duva; mi sono abituato immediatamente
alla natura del mezzogiorno, della quale godevo con tutta lindifferenza e
la noncuranza del lazzarone
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napoletano. Mi piaceva camminare di notte
e ascoltare per ore lo sciabordio delle onde. Vicino a casa cresceva un
giovane cipresso; ogni mattina andavo a trovarlo e mi legai a lui con un
sentimento simile ad amicizia
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.

Il clima caldo e la natura gli parlavano della tanto agognata
Italia, dove non pot mai recarsi. Non lontano si trovavano gli
insediamenti genovesi e veneziani, che aumentavano il fascino
della Tauride cosmopolita, dove si mescolavano i resti delle
colonie greche e romane, le moschee con le cupole cristiane.
Col suo sangue africano, Pukin doveva sentirsi qui a suo
agio..

Cos nella Penisola dellamore spensierato Pukin scopre e
tramanda a noi posteri il volto storico, multiculturale e mul-
tietnico della Tauride. Pukin, che sidentificava a doppio tito-
lo col poeta degli Amores, lui pure esiliato nel Mar Nero da
Augusto, and a vedere la lapide del principe di Tmutarakan
(lantica colonia greca di Ermonassa), recante uniscrizione in
cirillico, che aveva fatto scalpore perch sembrava dimostrare
una prima colonizzazione russa della Crimea risalente al IX

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In italiano nel testo. Il curatore delledizione ufficiale russa del 1962 lo traduce con
bezdelnik, che significa piuttosto fannullone.

5
A Pukin, Brano da una lettera in: Zolotoj tom, Imidge, Mosca, 1993, p. 89.

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secolo
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. Durante il viaggio di ritorno (a cavallo, per pericolosi
sentieri a strapiombo), visit le rovine delle antiche citt tatare
distrutte dai russi: Jalta (Yalta), Alupka, Simeis, Bachisaraj. E
lagonia di una raffinata civilt si present ai suoi occhi.

A differenza del crudele Khan Girej, che non osava neppure
entrare negli appartamenti della nuova moglie, e tanto meno
violentarla, i Russi appaiono sul monticello della felicit di
Crimea come feroci conquistatori. La Penisola divenne no-
stra nel 1783, dopo una plurisecolare sanguinosa lotta tra la
Russia e il Khanato di Crimea, insieme pedina politica e indo-
cile vassallo dellImpero Ottomano. Lannessione solo appa-
rentemente fu pacifica, una specie di referendum tra i nobili
che scelsero lindipendenza da Costantinopoli e la successiva
richiesta a Caterina II di entrare nellImpero Russo. La farsa fu
preparata dal genocidio perpetrato mezzo secolo prima dalle
armate russe, e dalla conseguente destabilizzazione del Khana-
to. Fu linizio degli stermini, della deportazione e della discri-
minazione dei tatari, che i governi russi sistematicamente at-
tuarono nei due secoli avvenire. Cos si erano comportati tutti i
popoli predatori che provenivano dalla Grande pianura russa.
Le loro ondate sommergevano la Crimea nel sangue degli abi-
tanti. La salvezza veniva sempre dal mare, attraverso il quale
si sviluppava il commercio, arrivava la grande cultura, le arti,
lo spirito di libert e dignit personale. Pukin, in questo senso,
si percepisce pi come figlio dellAfrica Mediterranea, colta e
ricca di tradizioni, piuttosto che rappresentante dello spirito
della fredda ed infelice Patria.

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Circa nel 960 d.C. la citt khazara di Tmutarakan fu conquistata da un principe di
Kiev e Novgorod, Svjatoslav figlio di Igor. Tmutarakan non era per in Crimea, bens
sulla sponda orientale del Bosforo di Crimea, ossia nelladiacente penisola di Taman
(presso laltra colonia greca di Fanagoria).
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E gi un azzardo eloquente laver dedicato un poema ad un
tema scomodo e sgradito ai compatrioti come la raffinata civil-
t tatara. La visita di Hansaray, il leggendario palazzo dei
Khan spietatamente bruciato nel 1736 per ordine del feldmare-
sciallo von Mnnich, lo addolora e al tempo stesso lo delude.
Invece della splendida residenza dei sovrani tatari, a Pukin e
ai Raevskij si presenta un miserabile edificio in stile orienta-
le, con alcune stanze europee. E la famosa Fontana delle
Lacrime ridotta a un tubo di ferro arrugginito, da dove goc-
ciolava lacqua, - annota il poeta in una lettera.

Quel che non c pi rivive, nel poema, ma in modo pura-
mente immaginario. Eppure la Crimea resta nei suoi sogni.
Molti anni dopo, in mezzo ai guai, scriver:
Tra i miei tormenti mi seduce e rincuora lunico pensiero, che un gior-
no avr un pezzettino di terra in Crimea
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.
Ma non gli fu dato. Lo segu nella Tauride uninterminabile
processione di aristocratici in cerca di svago, di collezionisti a
caccia dei reperti, di esteti, eruditi e bibliofili, di scrittori e
poeti come I. M. Muravyev-Apostol (1820), A. S. Griboe-
dov(1825), K. N. Batjukov (1722-1833). Allinizio girano so-
lo con la Geografia di Strabone e le Osservazioni (Bemerkun-
gen) del prussiano P. S. Pallas, raccolte nel suo viaggio del
1799-1801 nei governatorati meridionali dellImpero, poi man
mano appaiono sempre pi guide. Con loro la Crimea divenne
la meta canonica del pellegrinaggio letterario. E nel 1835vi si
affaccia pure il giovane Gogol, un po per curiosit, un po
per curare coi fanghi minerali una sua misteriosa malattia, e un
po per scrivere in pace la commedia Lispettore generale (Il

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Lotman, Pukin, Iskusstvo - , San Pietroburgo, 1997 p. 62.
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revisore). Trovando sollievo pi negli interminabili sposta-
menti che nelle cure, lo scrittore non confonder mai ladorata
Italia con questa sua sorella minore, simile nel paesaggio e nel
clima, ma rozza per mancanza di strade e servizi e priva di
quella dolcezza unicamente italiana della lingua e del carattere
degli abitanti. Piccolo provinciale, Gogol preferiva lo splen-
dore delle Capita Mundi: Mosca, Roma, forse Gerusalemme.
Ma con lui che nasce il mito della Crimea terapeutica.

Per unaltra dichiarazione damore la bella Tauride dovette
attendere il Novecento.

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