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dellItalia nel mondo. Anzi, in molti casi queste opere non sarebbero proprio nate senza i committenti stranieri e i loro soldi. Come non sarebbero sorte le opere darchitettura italiana allestero, per esempio, i palazzi di Bartolomeo Rastrelli (1700-1771), costruiti per Caterina II e per lo stesso Vorontsov a Pietroburgo. Invitare gli artisti italiani era la pratica diffusa e solo il caso imped a Canova ad accettare linvito di Jusupov, che agiva per volere di Caterina, a visitare la lontana Russia ed eseguirvi un monumento alla zarina. Un'altra conclusione, che viene spontanea ascoltando il racconto di Androsov, che negli acquisti russi nella Roma di quei tempi si rispecchia larte dellintera Europa. LItalia appare non solo e non tanto come miniera dei diamanti darte made in Italy, quanto come una fucina internazionale desportazione artistica, egemone nel mercato mondiale. A questo fa pensare, per esempio, la storia del ritratto di Elisabetta I, custodito nel Museo Russo di San Pietroburgo. A met degli anni 40 del Settecento il conte Vorontsov conobbe a Roma il famoso conte svedese Nicol Bielke (1706-1765), che nel 1731 aveva abiurato pubblicamente la fede protestante ed era stato insignito del titolo di senatore romano, il quale lo indirizz allo Studio del mosaico della Reverenda Fabbrica di S. Pietro in Vaticano, in cui era attiva la famiglia Cocchi. Ad Alessandro Cocchi Vorontsov commission un ritratto a mosaico di Elisabetta I, dandogli per modello quello eseguito a Pietroburgo dal pittore francese Louis Caravaque (1684-1752/4) e fatto arrivare da Vorontsov via Vienna. Cocchi termin il ritratto nella primavera del 1750 e la cornice fu eseguita da Luigi Valadier. Negli archivi russi si trova la ricevuta, che attesta il pagamento di 600 scudi a Cocchi e 300 a Valadier Il ritratto fu esposto nel Campidoglio, fu visto dal papa Benedetto XIV e molto valutato dai conoscitori. Il ritratto fu poi spedito in Russia in giugno, affidato al pittore austriaco Anton Joseph von Prenner (1698-1761). Lopera di Caravaque, come anche il mosaico,
commenta Androsov, un capolavoro, perch trasmette la nota innaturalezza del personaggio. La posizione e lespressione del volto conferiscono alla giovane donna un aspetto curioso. Cocchi riesce a rendere la gamma cromatica molto fine e a trasmettere la superficie dei tessuti, il contrasto del pizzo con la luce metallica della corona. Come scrisse in francese Vorontsov a Bielke, il mosaico fece grande impressione in Russia, anche per la somiglianza allimperatrice, la quale ne rimase pienamente soddisfatta. Fu proprio osservando la maestria di Cocchi nel realizzare questo ritratto con la tecnica del mosaico, che Michail Lomonosov (1711-1765), scenziato, fisico, astronomo, chimico, geografo, poeta, uomo universale, decise di ripristinare l'antica arte del mosaico. A tale scopo si dedic alla ricerca sulla creazione dello smalto, il cui segreto era andato perduto. In una lettera del 1754 a Leonhard Euler (1707-1783), Lomonosov scrisse di aver condotto tre anni di esperimenti sugli effetti della chimica dei minerali sul colore. Nel 1763 fond una fabbrica di vetro che fu la prima, fuori dItalia, a produrre mosaici in vetro colorato. A questo atelier sono stati attribuiti 40 mosaici, di cui 24 sono sopravvissuti fino ai giorni nostri. Tra i migliori i ritratti di Pietro il Grande (su quello fattogli da Caravaque) e di Lomonossov stesso e la scena monumentale della battaglia di Poltava con Pietro il Grande a cavallo, che misura 4,8 6,4 metri.