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IL BOOM E LA CRISI

Lev Trotsky (1921)


Tratto dalla Relazione sulla crisi economica mondiale e sui nuovi compiti dellInternazionale comunista (seconda sessione del III Congresso, 23 giugno 1921). Gli economisti borghesi e riformisti, che hanno un interesse ideologico a presentare sotto una luce favorevole la condizione del capitalismo, dicono: di per se stessa lattuale crisi non prova assolutamente nulla; al contrario, rappresenta un fenomeno normale. Subito dopo la guerra abbiamo assistito ad un boom industriale ed ora assistiamo a una crisi. Ne deriva che il capitalismo vivo e vegeto. un fatto che il capitalismo vive passando attraverso le crisi e i boom, come un essere umano vive inspirando ed espirando. Prima c un boom dellindustria, poi un arresto e quindi una crisi, seguita da un arresto della crisi stessa, poi da un miglioramento, da un altro boom, da un altro arresto e cos via. La crisi e il boom, unitamente a tutte le fasi transitorie, costituiscono insieme un ciclo o uno dei grandi cicli dello sviluppo industriale. Ogni ciclo dura dagli otto ai nove o dieci anni e pu arrivare agli undici. A causa delle sue contraddizioni interne il capitalismo non si sviluppa, dunque, in linea retta, ma a zig zag, con alti e bassi. E questo che sta alla base delle asserzioni degli apologeti del capitalismo. Visto che riscontriamo dopo la guerra un succedersi di boom e di crisi dicono ne deriva che tutto sta andando per il meglio nel migliore dei mondi capitalisti. In realt le cose stanno diversamente. Il fatto che dopo la guerra il capitalismo continui ad oscillare ciclicamente significa semplicemente che il capitalismo non ancora morto, che non abbiamo a che fare con un cadavere. Sinch il capitalismo non sar rovesciato dalla rivoluzione proletaria, continuer a percorrere i suoi cicli, ascendenti e discendenti. Le crisi e i boom hanno caratterizzato il capitalismo sin dalla nascita e lo accompagneranno sino alla tomba. Ma per stabilire let del capitalismo e il suo stato generale, per stabilire se stia ancora sviluppandosi, se abbia raggiunto la sua maturit o se stia declinando, necessario diagnosticare la natura dei cicli. Allo stesso modo lo stato di un organismo umano pu essere diagnosticato verificando se il respiro regolare o spasmodico, profondo o leggero ecc. Il nocciolo della questione, compagni, pu essere descritto come segue. Consideriamo lo sviluppo del capitalismo laumento della produzione del carbone, dei prodotti tessili, del ferro, dellacciaio, del commercio estero e cc. e tracciamo una curva che rappresenti questo sviluppo. Se landamento della curva corrisponde al corso reale dello sviluppo economico, vediamo che la curva non sale in modo ininterrotto, ma a zig zag, con alti e bassi, che corrispondono rispettivamente ai boom e alle crisi. Cos la curva dello sviluppo economico si compone di due movimenti: un movimento primario che esprime lascesa generale del capitalismo e un movimento secondario che consiste in continue oscillazioni periodiche in corrispondenza con i vari cicli industriali. Nel gennaio di questanno il Times di Londra ha pubblicato una tabella che abbraccia un periodo di 138 anni, dalla guerra delle tredici colonie americane per lindipendenza sino ai giorni nostri. In questo arco di tempo ci sono stati sedici cicli, cio sedici crisi e sedici fasi di prosperit. Ogni ciclo ha avuto la durata media approssimativa di otto anni e otto mesi, cio di circa nove anni. Permettetemi di attirare la vostra attenzione sugli zig zag che descrivono i movimenti. A un certo punto la tabella del Times indica unascesa. Comincia con la somma di 2 sterline o 25 marchi -oro per ogni inglese. Nel periodo considerato la popolazione cresciuta circa di quattro volte, il commercio estero in misura anche maggiore e il dato pro capite salito a 30,5 sterline; e nel 1921, espresso in termini monetari, ma non in valore reale, ha raggiunto le 65 sterline. Nella produzione del ferro riscontriamo un andamento analogo. Vediamo che nella prima parte del 1851 la domanda di ferro era di 4,5 chilogrammi pro capite. cresciuta fino a 46 chilogrammi nel 1913. Poi seguito un movimento in senso inverso. Questo il bilancio complessivo, il risultato generale di 138 anni di sviluppo. Se analizziamo la curva dello sviluppo pi da vicino, notiamo che pu essere divisa in cinque parti, cinque periodi ben distinti. Dal 1771 al 1851 lo sviluppo molto lento; ci sono movimenti appena percettibili. Osserviamo che nel corso di settantanni il commercio estero cresce solo da 2 a 5 sterline pro capite. Il punto di rottura si produce solo dopo la rivoluzione del 1848 che ag nel senso di unestensione del mercato europeo. Tra il 1851 e il 1873 la curva dello sviluppo sale fortemente. In ventidue anni il commercio estero passa da 5 a 21 sterline, mentre nello stesso periodo la produzione del ferro aumenta da 4,5 a 13 chilogrammi pro capite. A partire dal 1873 comincia unepoca di depressione. Dal 1873 al 1894 circa riscontriamo un ristagno nel commercio inglese (anche prendendo in considerazione gli interessi del capitale investito in aziende estere): c una caduta da 21 a 17,4 sterline nel corso di ventidue anni. Poi viene un altro boom che dura sino al 1913: il commercio estero aumenta da 17 a 30 sterline. Infine, con il 1914 comincia il quinto periodo, il periodo della distruzione delleconomia capitalista. Come si combinano fluttuazioni cicliche e movimento primario nella curva dello sviluppo capitalistico? Molto semplice. Nei periodi di rapido sviluppo capitalistico le crisi sono brevi e di carattere superficiale. Mentre i boom si prolungano ed acquistano dimensioni considerevoli. Nei periodi di declino capitalista, le crisi sono di carattere prolungato, mentre i boom sono limitati, superficiali e speculativi. Nei periodi di ristagno le fluttuazioni si producono allo stesso livello.

Questo significa solo che necessario determinare lo stato generale dellorganismo capitalistico verificando come precisamente respiri e a quale ritmo batte il suo polso. Il boom postbellico Immediatamente dopo la guerra si prodotta una situazione economica non bene definita. Ma con la primavera del 1919 si delineato un boom: il mercato delle azioni si attivizzato, i prezzi sono saliti vertiginosamente come una colonna di mercurio immersa nellacqua bollente, la speculazione si sviluppata vertiginosamente. E lindustria? NellEuropa centrale, orientale e meridionale la caduta continuata, come indicato dalle statistiche che abbiamo citato. In Francia c stato un certo miglioramento, dovuto soprattutto al saccheggio della Germania. In Inghilterra c stato in parte un ristagno, in parte una caduta con la sola eccezione della flotta commerciale il cui tonnellaggio aumentato in proporzione al declino del commercio effettivo. Cos il boom europeo complessivamente considerato ha assunto un carattere in parte fittizio e speculativo, il che ha comportato non un progresso, ma un ulteriore declino delleconomia. Negli Stati Uniti, dopo la guerra, lindustria ha rallentato la produzione bellica e ha cominciato la riconversione alla produzione di pace. Si verificata unascesa degna di nota nellindustria dei petrolio, in quella automobilistica e in quella delle costruzioni navali. Anno 1918 1919 1920 Petrolio Automobili (milioni di barili) 356 378 442 Costruzioni navali (unit) (in migliaia di tonnellate) 1.153000 3.033 1.974.000 4.075 2.350.000 2.746

Nel suo pregevole opuscolo il compagno Varga dice del tutto giustamente: Il fatto che il boom postbellico abbia avuto carattere speculativo rivelato nel modo pi chiaro dallesempio della Germania. Proprio mentre i prezzi si sono moltiplicati per sette durante diciotto mesi, lindustria tedesca ha continuato ad andare indietro... La sua congiuntura economica era una congiuntura di vendite di liquidazione; i residui delle riserve di merci esistenti sul mercato interno sono stati gettati sui mercati esteri a prezzi favolosamente bassi. In Germania i prezzi hanno raggiunto i livelli pi elevati mentre lindustria in continuo regresso. Negli Stati Uniti, dove lindustria continua a crescere, i prezzi sono saliti in minore misura. La Francia e lInghilterra si trovano in una posizione intermedia tra la Germania e gli Stati Uniti. Come spiegare questi fatti e il boom stesso? In primo luogo, ci sono cause economiche: dopo la guerra le relazioni internazionali sono state ristabilite, anche se in forma approssimativa, e c stata una domanda universale di ogni tipo di merci. In secondo luogo, ci sono cause finanziarie: i governi europei hanno avuto una paura mortale della crisi che sarebbe seguita alla guerra e hanno fatto ricorso ad ogni sorta di misure per sostenere durante il periodo della smobilitazione il boom creato artificialmente dalla guerra. I governi hanno continuato a mettere in circolazione grandi quantit di cartamoneta, hanno emesso nuovi prestiti, hanno introdotto controlli sui profitti, sui salari e sul prezzo del pane, assicurando cos dei sussidi ai lavoratori smobilitati con un drenaggio di fondi nazionali di base e determinando nei rispettivi paesi una ripresa economica artificiale. In questo lasso di tempo il capitale fittizio ha continuato ad espandersi, specie nei paesi in cui lindustria ha continuato a ristagnare. Il fittizio boom postbellico ha avuto, tuttavia, grandi ripercussioni politiche. C qualche motivo per affermare che ha salvato la borghesia. Se gli operai smobilitati fossero stati colpiti fin dallinizio dalla disoccupazione e da una riduzione del tenore di vita a livelli ancor pi bassi di quelli dellanteguerra, ci avrebbe potuto avere conseguenze fatali per la borghesia. A questo proposito un professore inglese, Edwin Cannan, ha scritto nella rassegna dellanno nuovo del Manchester Guardian che limpazienza degli uomini che tornano dai campi di battaglia una cosa molto pericolosa. E ha spiegato del tutto giustamente che proprio il fatto che il governo e la borghesia avessero con uno sforzo congiunto rinviato la crisi e creato unartificiale prosperit con unulteriore distruzione del capitale di base europeo, aveva permesso di superare indenni il momento pi grave del dopoguerra, lanno 1919. Dice Cannan: Se nel gennaio 1919 si fosse creata la stessa situazione economica del 1921, lEuropa occidentale avrebbe potuto precipitare nel caos. La violenta febbre della guerra stata prolungata per un altro anno e mezzo e la crisi scoppiata solo dopo che le masse di operai e contadini smobilitati erano state rimesse nelle loro piccole gabbie. Crisi, boom e rivoluzione Il rapporto reciproco tra boom e crisi economica da una parte e sviluppo della rivoluzione dallaltra per noi del massimo interesse, non solo dal punto di vista teorico, ma anche e soprattutto dal punto di vista pratico. Molti di voi ricorderanno che nel 1851, quando il boom aveva raggiunto il punto pi alto, Marx ed Engels hanno scritto che era

necessario in quel momento riconoscere che la rivoluzione del 1848 era finita o, quanto meno, era interrotta fino alla prossima crisi. Engels ha scritto che, se la crisi del 1847 era stata la madre della rivoluzione, il boom del 18491851 aveva generato la controrivoluzione trionfante. Sarebbe, tuttavia, assai unilaterale e completamente erroneo interpretare queste valutazioni nel senso che una crisi determina invariabilmente unattivit rivoluzionaria, mentre, al contrario, il boom determina una passivit della classe operaia. La rivoluzione del 1848 non stata provocata dalla crisi. La crisi non ha fatto che dare lultima spinta. Essenzialmente la rivoluzione stata il prodotto delle contraddizioni tra i bisogni dello sviluppo capitalistico e le catene del sistema sociale e politico semifeudale. La rivoluzione del 1848, per quanto indecisa e rimasta a mezza strada, ha spazzato via i residui del regime delle corporazioni e della servit ed ha, quindi, ampliato il quadro dello sviluppo capitalistico. Per questo e solo per questo il boom del 1851 ha segnato linizio di tutta unepoca di prosperit capitalistica durata sino al 1873. Citando Engels molto pericoloso trascurare questi elementi fondamentali. Proprio dopo il 1850, cio dopo il periodo in cui Marx ed Engels avevano fatto i loro rilievi, si determinava non una situazione normale o regolare, ma unepoca di Sturm und Drang del capitalismo cui la rivoluzione del 1848 aveva spianato il terreno. Si tratta di un dato di importanza estrema. Anche il periodo terminato con la rivoluzione era stato unepoca di Sturm und Drang, nel corso del quale la prosperit e le congiunture favorevoli erano state molto sostenute, mentre le crisi erano state superficiali e di breve durata. Quello che dobbiamo stabilire ora non se sia possibile un miglioramento della congiuntura, ma se le fluttuazioni della congiuntura si inseriscono in una curva ascendente o in una curva discendente. Questo laspetto pi importante di tutta la questione. Possiamo attenderci dal rilancio economico del 1919-20 gli stessi effetti registrati in epoche di ascesa complessiva? In nessun caso. Un allargamento del quadro dello sviluppo capitalistico non si neppure delineato. Questo significa che escluso in futuro, in un futuro pi o meno prossimo, un nuovo rilancio commerciale e industriale? Niente affatto! Ho gi detto che sinch il capitalismo rimane in vita, continua ad inspirare e ad espirare. Ma nellepoca in cui siamo entrati lepoca dellespiazione per il drenaggio e la distruzione del tempo di guerra, lepoca del livellamento in senso negativo i rilanci possono essere solo di carattere superficiale e principalmente speculativo, mentre le crisi diventano pi lunghe e pi profonde. Lo sviluppo storico non ha ancora portato a dittature proletarie vittoriose nellEuropa centrale e occidentale. Ma sarebbe la pi sfacciata e contemporaneamente la pi stupida delle menzogne asserire, come fanno i riformisti, che lequilibrio economico del mondo capitalistico stato surrettiziamente ristabilito. Questo non lo pretendono neppure i peggiori reazionari, almeno quelli che sono capaci di pensare, per esempio il professor Hoetzch. Nella sua rassegna dellanno questo professore ha affermato, infatti, che lanno 1920 non ha portato alla vittoria della rivoluzione, ma non ha neppure ristabilizzato leconomia mondiale capitalistica. stato soltanto ottenuto un equilibrio instabile e del tutto temporaneo. Il signor Chavenon, per parte sua, ha detto: In Francia, oggi possiamo solo constatare la possibilit di unulteriore rovina delleconomia capitalistica a causa del deterioramento delle finanze dello Stato, dellinflazione corrente e dellaperta bancarotta. Ho gi cercato di spiegare che cosa ci significhi. Ho descritto la crisi pi acuta che il mondo capitalistico abbia mai conosciuto. Tre o quattro settimane fa sono stati segnalati dalla stampa borghese sintomi di un miglioramento imminente, dellavvicinarsi di unepoca di prosperit. Ma ormai del tutto chiaro che si trattava di una brezza primaverile prematura. Un certo miglioramento si prodotto nella situazione finanziaria, che non pi grave come prima. Sui mercati i prezzi sono caduti, ma ci non significa affatto un rilancio del commercio. Il mercato delle azioni stagnante, mentre nella produzione continua la recessione. La metallurgia americana opera attualmente a un terzo della sua capacit produttiva. In Inghilterra sono Stati chiusi gli ultimi altiforni. Il che indica che la contrazione della produzione non finita. Questo movimento negativo non continuer certo indefinitamente e con lo stesso ritmo. Ci assolutamente escluso. Lorganismo capitalistico avr dei momenti di respiro. Ma dal fatto che aspirer un po di aria fresca e si produrr un certo miglioramento sarebbe prematuro trarre la conclusione che ritornata la prosperit. Si delineer una nuova fase quando si cercher di eliminare la contraddizione tra la povert di fondo e la sovrapproduzione di ricchezza fittizia. Dopo di che il parossismo dellorganismo economico continuer. Tutto questo ci d, come stato detto, un quadro di profonda depressione economica. A causa di questa depressione economica la borghesia sar costretta ad esercitare una pressione sempre pi forte sulla classe operaia. Ci a cominciato gi a verificarsi con il taglio dei salari nei paesi capitalisti pi sanguigni, lAmerica e lInghilterra, e quindi in tutta Europa. La conseguenza sar unondata di lotte salariali. Il nostro compito di estendere queste lotte partendo da una chiara comprensione della situazione economica. Questo del tutto ovvio. Ci si potrebbe chiedere se grandi lotte salariali, di cui lo sciopero dei minatori inglesi un esempio classico, possano portare automaticamente alla rivoluzione mondiale, alla guerra civile finale e alla lotta per il potere politico. Ma porre la questione in questi termini non da marxisti. Non esiste nessuna garanzia di uno sviluppo automatico. Comunque, se alla crisi seguir una congiuntura transitoriamente favorevole, che cosa significher questo per il nostro sviluppo? Molti compagni dicono che, se in questo periodo ci sar un miglioramento, sar fatale alla rivoluzione. No, in

nessun caso. In linea generale non c nessuna corrispondenza automatica tra crisi e movimento rivoluzionario proletario. Esiste solo un rapporto dialettico. essenziale comprenderlo. Consideriamo questo rapporto per quanto riguarda la Russia. La rivoluzione del 1905 si conclusa con una sconfitta. Gli operai hanno dovuto sopportare grandi sacrifici. Nel 1906 e nel 1907 ci sono state le ultime fiammate e nellautunno del 1907 scoppiata una grande crisi mondiale di cui il venerd nero di Wall Street ha dato il segnale. Nel 1907, 1908 e 1909 c stata una crisi terribile anche in Russia, Questa crisi ha ucciso completamente il movimento perch gli operai avevano talmente sofferto durante la lotta che la depressione poteva solo demoralizzarli. Tra noi ci sono state allora molte dispute sulla situazione che avrebbe portato a una nuova rivoluzione: sarebbe stata una crisi o una congiuntura favorevole? In quel periodo molti di noi sostenevano il punto di vista che il movimento rivoluzionario russo avrebbe conosciuto una ripresa solo in seguito a una congiuntura economica favorevole. quello che avvenuto. Nel 1910, nel 1911 e nel 1912 c stato un miglioramento nella nostra situazione economica e la congiuntura favorevole ha agito nel senso di rimettere insieme gli operai demoralizzati e scoraggiati che avevano perso fiducia in se stessi. Gli operai si sono resi di nuovo conto di quale importanza avessero nella produzione e sono passati alloffensiva, prima sul piano economico e poi anche su quello politico. Alla vigilia della guerra la classe operaia si era riconsolidata, grazie al periodo di prosperit, al punto di essere in grado di passare direttamente allattacco. Se oggi, in un periodo di grande usura della classe operaia derivante dalla crisi e dalla continua lotta, non riuscissimo a conquistare la vittoria il che possibile , allora un mutamento di congiuntura e un aumento del livello di vita non avrebbero conseguenze pregiudizievoli per la rivoluzione, ma, al contrario, sarebbero un fattore altamente favorevole. Un mutamento del genere si rivelerebbe pregiudizievole solo nel caso che una congiuntura favorevole segnasse linizio di una lunga epoca di prosperit. Ma un lungo periodo di prosperit esigerebbe una espansione del mercato che assolutamente esclusa. Dopotutto, leconomia capitalista si estende gi a tutto il globo. Limpoverimento dellEuropa e il grandioso fiorire dellAmerica grazie al gigantesco mercato bellico confermano che la prosperit non pu essere realizzata con uno sviluppo capitalistico della Cina, della Siberia, dellAmerica del Sud o di altri paesi e che, se lAmerica sta sicuramente cercando e creando nuovi mercati di sbocco, si tratta di mercati in nessun caso paragonabili a quello costituito dallEuropa. Ne segue che siamo alla vigilia di un periodo di depressione; e questo incontestabile. Se questa la prospettiva, unattenuazione della crisi non comporter un colpo mortale alla rivoluzione, al contrario conceder alla classe operaia un momento di respiro che le consentir di riorganizzare le sue fila per passare poi allattacco su una base pi solida. Questa una possibilit. Laltra possibilit che la crisi da acuta diventi cronica, si intensifichi e duri per molti anni. Tutto questo non escluso. In una situazione del genere resta aperta la possibilit che la classe operaia riunisca le sue ultime forze e, istruita dallesperienza, conquisti il potere statale nei paesi capitalisti pi importanti. La sola cosa da escludere una ristabilizzazione automatica dellequilibrio capitalistico su una nuova base e un rilancio capitalistico nei prossimi anni. Ci assolutamente impossibile nelle condizioni del moderno ristagno delleconomia. Qui dobbiamo affrontare il problema dellequilibrio sociale. Dopo tutto, si dice di frequente questa lidea fondamentale non solo di Cunow, ma anche di Hilferding che il capitalismo si sta ristabilizzando automaticamente su una nuova base. La fede nellevoluzione automatica il tratto pi importante e pi caratteristico dellopportunismo. Se ammettiamo e ammettiamolo per un momento che la classe operaia non riesca a raggiungere il livello della lotta rivoluzionaria, ma permetta alla borghesia di decidere le sorti del mondo per un lungo numero di anni, diciamo per due o tre decenni, allora sicuramente un nuovo equilibrio sar in qualche modo ristabilito. LEuropa sar spinta violentemente in direzione opposta. Milioni di operai europei moriranno per la disoccupazione e la denutrizione. Gli Stati Uniti saranno costretti a riorientarsi sul mercato mondiale, a riconvertire la loro industria e a subire una contrazione per un periodo considerevole. Dopo di che, dopo che con grandi lacerazioni sar stata ristabilita una nuova divisione mondiale del lavoro per 15, 20 o 25 anni, forse seguir una nuova epoca di rilancio capitalistico. Ma tutta questa ipotesi completamente astratta e unilaterale. Le cose sono presentate come se il proletariato avesse cessato di lottare. Invece, per il momento, non possiamo neppure avanzare una simile ipotesi non fosse che per la ragione che proprio negli ultimi anni le contraddizioni di classe si sono acutizzate allestremo. Questo il nocciolo della schematica concezione di un equilibrio ristabilito che il signor Heinrich Cunow e altri sognano ad occhi aperti. Ogni misura che il capitalismo costretto a prendere per fare un passo in avanti nel ristabilimento dellequilibrio, assume immediatamente una decisiva importanza per lequilibrio sociale, tende a minare sempre di pi questo equilibrio e spinge ancor pi la classe operaia alla lotta. Il primo obiettivo per realizzare lequilibrio quello di rimettere in ordine lapparato produttivo, ma per far questo indispensabile accumulare capitale. E per accumulare capitale necessario aumentare la produttivit del lavoro. Come? Nella misura in cui il declino della produttivit della forza-lavoro nei tre anni del dopoguerra un dato di fatto largamente noto, necessario uno sfruttamento accresciuto e intensificato della classe operaia. Daltra parte, per ristabilire leconomia mondiale sulle sue basi capitalistiche indispensabile disporre di nuovo di ununit di misura mondiale, il gold standard (valuta aurea). Senza la quale leconomia capitalistica non pu sussistere,

come non pu sussistere nessuna produzione sinch i prezzi continuano la loro danza della morte aumentando del 100% in un mese, come accade in Germania in seguito alle fluttuazioni della moneta tedesca. Il capitalista non interessato alla produzione. Viene attratto sempre pi dalla speculazione che lo tenta con profitti molto pi elevati di quelli che potrebbe ricavare da unindustria che si sviluppa lentamente. Che cosa significa ristabilizzazione della moneta? Per la Francia e per la Germania significa dichiarazione di bancarotta da parte dello Stato. Ma dichiarare uno Stato insolvente significa provocare un vasto spostamento di rapporti di propriet nellambito di un paese. E gli Stati che proclamano la loro insolvenza divengono teatro di nuove lotte per la distribuzione della ricchezza nazionale, il che rappresenta un gigantesco passo avanti nellacutizzazione della lotta di classe. Allo stesso tempo tutto questo significa rinunciare allequilibrio sociale e politico, provocare sconvolgimenti rivoluzionari. In ogni modo, la dichiarazione di bancarotta dello Stato non consente di imporre immediatamente una ristabilizzazione dellequilibrio. Alla dichiarazione devono seguire il prolungamento della settimana lavorativa, labolizione della giornata di otto ore e uno sfruttamento intensificato. Per tutto questo, naturalmente, necessario che sia spezzata la resistenza della classe operaia. In breve, in linea teorica e astratta, il ristabilimento dellequilibrio capitalistico possibile. Ma non avviene in un vuoto sociale e politico, pu avere luogo solo passando attraverso le classi. Ogni passo, se pur minimo, verso un ristabilimento dellequilibrio nella vita economica un colpo allinstabile equilibrio sociale su cui i signori capitalisti continuano a reggersi. E questa la cosa pi importante.

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