La crisi industriale-commerciale del 1920 scoppi in primavera e in estate, come stato detto, in un momento in cui la reazione politica e psicologica erano gi addentro la classe operaia. La crisi indubbiamente aument il malcontento tra settori considerevoli della classe operaia, provocando qua e l manifestazioni tempestose di insoddisfazione. Ma dopo il fallimento dell'offensiva del 1919, e con la conseguente differenziazione che ebbe luogo, la crisi economica non pu di per s pi ripristinare l'unit necessaria per il movimento, n essere la causa nel determinare un nuovo e pi deciso assalto rivoluzionario . Questa circostanza rafforza la nostra convinzione che gli effetti di una crisi sul corso del movimento dei lavoratori non sono tutti cos di carattere unilaterale come alcuni semplicisti possono immaginare. Gli effetti politici di una crisi (non solo la misura della sua influenza, ma anche la sua direzione) sono determinati dallinter a situazione politica esistente e da quegli eventi che precedono e accompagnano la crisi, in particolare le battaglie, i successi o le sconfitte della classe operaia stessa prima della crisi. Sotto un certo insieme di condizioni, la crisi pu dare un impulso potente per l'attivit rivoluzionaria delle masse operaie, sotto un diverso insieme di circostanze potrebbe paralizzare completamente l'offensiva del proletariato e, qualora la crisi dovesse durare troppo a lungo e gli operai dovessero subire troppe sconfitte, potrebbe indebolire di molto non solo il potenziale offensivo, ma anche quello difensivo della classe operaia. Oggi, a posteriori, per illustrare questo pensiero, si potrebbe formulare la seguente proposizione: Avendo la crisi economica, con le sue manifestazioni della disoccupazione di massa e di insicurezza seguito direttamente la fine della guerra, la crisi rivoluzionaria della societ borghese avrebbe dovuto essere molto pi nitida e profonda nel carattere. Proprio per evitare questo, gli Stati borghesi sono riusciti a tenersi alla larga dalla crisi rivoluzionaria attraverso una prosperit basata sulla speculazione finanziaria, cos, rinviando l'inevitabile crisi commerciale e industriale dai dodici a diciotto mesi, a costo di disorganizzare ulteriormente i propri rispettivi apparati finanziari ed economici. Per questa ragione, la crisi diventata ancora pi profonda e pi acuta: in ordine di tempo, per, non ha coinciso con l'ondata turbolenta della smobilitazione post-guerra, ma venne invece nel momento in cui questultima era gi finita - in un momento in cui in un campo si stava traendo il bilancio e rieducandosi mentre laltro campo era attraversato dalla disillusione e dalle fratture da essa derivanti. L'energia rivoluzionaria della classe operaia si stava rivolgendo al suo interno ed aveva trovato la sua espressione pi evidente negli strenui sforzi per costruire il Partito Comunista. Quest'ultimo era immediatamente diventato la forza principale in Germania e in Francia. Con il passare del pericolo immediato, il capitalismo, dopo aver creato artificialmente una bolla speculativa nel corso del 1919, ha approfittato della crisi incipiente, al fine di togliere i lavoratori da quelle conquiste (le 8 ore, gli aumenti salariali), che i capitalisti avevano gi ceduto ad essi come misure di autoconservazione. Combattendo battaglie di retroguardia, i lavoratori si ritirarono. Le idee di conquistare il potere, di stabilire repubbliche sovietiche, di portare avanti la rivoluzione socialista, naturalmente si affievolirono nella loro mente nel momento in cui si trovarono costretti a combattere, non sempre con successo, per mettere un argine alla velocit con cui i loro salari erano tagliati. Anche dove la crisi economica non ha assunto la forma della sovrapproduzione e della disoccupazione acuta, ma ha preso invece una forma pi profonda (come in Germania), col paese in bancarotta e il tenore di vita delle masse degradato, l l'energia della classe operaia, diretta verso l'aumento dei salari per compensare la diminuzione del potere d'acquisto del marco, assomigliava agli sforzi di un uomo che insegue la propria ombra. Come in altri paesi, il capitalismo tedesco pass alloffensiva; le masse lavoratrici, cercando di resistere, si ritirarono in disordine stata proprio in una situazione del genere che le giornate di marzo si sono verificate questanno in Germania. Il nocciolo della questione si riduce a questo: il giovane Partito comunista, spaventato dallovvio riflusso rivoluzionario del movimento operaio, ha attuato un tentativo disperato di sfruttare l'azione di uno dei settori pi dinamici del proletariato al fine di "elettrizzante" linsieme della classe operaia e di fare tutto il possibile per far venire i nodi al pettine, per accelerare la battaglia decisiva. Il Terzo Congresso Mondiale del Comintern fu convocato sotto le impressioni a caldo degli avvenimenti di marzo in Germania. Dopo una attenta analisi, il congresso ha tratto tutte le conclusioni del pericolo insito nella mancanza di corrispondenza tra la tattica dell "offensiva", la tattica dell elettrizzazione rivoluzionaria ecc. - e quei processi molto pi profondi, che si stavano svolgendo all'interno dellintera classe lavoratrice secondo le modifiche e i cambiamenti della situazione economica e politica. Se ci fosse stato in Germania nel 1918 e il 1919 un partito comunista paragonabile a quello che esisteva nel marzo 1921, molto probabile che il proletariato avrebbe preso il potere nel gennaio o marzo 1919. Ma non c'era nessun partito del genere. Il proletariato ha subito una sconfitta. Dall'esperienza di questa sconfitta, il Partito Comunista cresciuto. Una volta arrivato a un certo stadio, se nel 1921 si fosse cercato di agire nel modo in cui il partito comunista avrebbe dovuto agire nel 1919, questultimo sarebbe stato ridotto in mille pezzi. Questo esattamente ci che l'ultimo congresso mondiale ha chiarito. La controversia sulla teoria dell'offensiva divenne strettamente intrecciata con la questione della valutazione della congiuntura economica e la sua evoluzione futura. I sostenitori pi coerenti della teoria dell'offensiva svilupparono il seguente ragionamento: Il mondo intero nella morsa di una crisi che la crisi di un ordine economico in decomposizione. Questa crisi deve ineluttabilmente approfondirsi e quindi rendere rivoluzionaria la classe operaia sempre di pi. In questottica, era superfluo per il Partito Comunista tenere un occhio vigile sulle retrovie, sulle sue
principali riserve, il suo compito era quello di assumere l'offensiva contro la societ capitalista. Prima o poi il proletariato, sotto la sferza del declino economico, sarebbe venuto in suo appoggio. Questo punto di vista non ha raggiunto la platea del congresso in una forma definita, perch i suoi aspetti pi spigolosi erano stati attenuati durante le sessioni della Commissione dedicata alla situazione economica. La sola idea che la crisi industriale-commerciale potrebbe cedere il passo ad un relativo boom stata considerata dai seguaci coscienti e semi-coscienti della teoria dell'offensiva quasi come una posizione centrista. Per quanto riguarda l'idea che la nuova ripresa del commercio e dellindustria non solo non avrebbe agito come freno per la rivoluzione, ma al contrario prometteva di imprimere nuovo vigore ad essa - questa idea sembrava gi niente pi che menscevismo. Lo pseudo-radicalismo dei sinistri(1) ha trovato unespressione tardiva e piuttosto innocente allultima conferenza del Partito comunista tedesco, dove stata adottata una risoluzione in cui, mi si permetta una nota di passaggio, sono stato oggetto di una polemica personale, anche se ho espresso solo il punto di vista del comitato centrale del nostro partito. Mi riconcilio pi facilmente con questa piccola e spietata vendetta dei sinistri, perch, nel complesso, la lezione del Terzo Congresso Mondiale non ha mancato di lasciare il segno su ognuno di noi, men che mai, sui nostri compagni tedeschi. II Ci sono segni inconfutabili oggi di una rottura della congiuntura economica. I luoghi comuni sull'effetto che la crisi attuale la crisi definitiva del declino capitalista, che costituisce le basi di unera rivoluzionaria, che pu terminare so lo con la vittoria del proletariato - luoghi comuni del genere non possono, ovviamente, sostituire una analisi concreta dello sviluppo economico insieme con tutte le conseguenze tattiche che ne derivano. un dato di fatto, la crisi mondiale si ferm, come stato detto, nel maggio di quest'anno. Segnali di miglioramento della congiuntura si sono dapprima rivelati nel settore dei beni di consumo. Dopodich anche l'industria pesante ha ripreso a crescere. Oggi questi sono fatti incontrovertibili, che si riflettono nelle statistiche. Non aggiungo queste statistiche in modo da non rendere ancor pi difficile per il lettore seguire il senso del discorso. Ci significa che il declino della vita delleconomia capitalista si fermato? Che questeconomia ha ripreso il proprio equilibrio? Che lera delle rivoluzioni si sta per chiudere? Per nulla. L'interruzione della crisi industriale significa che la decadenza dell'economia capitalistica e il corso dellera rivoluzionaria sono molto pi complessi di quanto certi semplicisti possono immaginare. Il movimento dello sviluppo economico caratterizzato da due curve di ordine diverso. La prima, e basilare. denota la crescita generale delle forze produttive, la circolazione delle merci, il commercio estero, le operazioni bancarie e cos via. Nel complesso, questa curva si sposta verso l'alto nel corso dell'intero sviluppo del capitalismo. Essa esprime il fatto che le forze produttive della societ e la ricchezza dell'umanit sono cresciute sotto il capitalismo. Questa curva di base, tuttavia, procede verso l'alto in modo non uniforme. Ci sono decenni in cui cresce in maniera impercettibile, quindi seguono altri decenni, di repentine oscillazioni verso lalto, solo per poi, nel corso di una nuova epoca, a rimanere per lungo tempo su uno stesso livello. In altre parole, la storia conosce epoche di crescita rapida, cos come di uno sviluppo pi graduale delle forze produttive sotto il capitalismo. Cos, prendendo il grafico riguardante il commercio estero inglese, possiamo stabilire senza difficolt che mostra solo un aumento molto lento a partire dalla fine del Settecento fino alla met del XIX secolo. Poi, in uno spazio di circa venti anni (1851-1873) esso cresce molto rapidamente. In epoca successiva (1873-1894) esso rimane praticamente invariato, e quindi riprende una rapida ascesa fino alla guerra. Se esaminiamo questo grafico, la sua irregolare curvatura verso l'alto ci dar un quadro schematico del corso dello sviluppo capitalistico nel suo complesso, o in uno dei suoi aspetti. Ma sappiamo che lo sviluppo capitalistico avviene attraverso i cosiddetti cicli industriali, che comprendono una serie di fasi consecutive della congiuntura economica: boom, stagnazioni, crisi, fine della crisi, miglioramenti, boom, stagnazione, e cos via. Unindagine storica mostra che questi cicli si susseguono ogni otto-dieci anni. Se sono stati immessi sul grafico, otterremmo, sovrapposta la curva di base che caratterizza la direzione generale dello sviluppo capitalistico, una serie di onde periodiche che vanno su e gi. Fluttuazioni cicliche della congiuntura sono insite in un'economia capitalistica, cos come i battiti del cuore sono insiti in un organismo vivente. Al boom segue la crisi, alla crisi segue il boom, ma nel complesso la curva del capitalismo andata verso l'alto nel corso dei secoli. Chiaramente la somma totale dei boom deve essere stata superiore alla somma delle crisi. Tuttavia, la curva dello sviluppo ha assunto un aspetto diverso in epoche diverse. C'erano epoche di stagnazione dove le oscillazioni cicliche non cessavano. Ma dal momento che lo sviluppo capitalistico nel suo complesso ha continuato a crescere, ne consegue pertanto che la crisi ha quasi equilibrato i boom. Durante le epoche in cui le forze produttive ascendevano rapidamente verso l'alto, le oscillazioni cicliche continuato ad alternarsi. Ma ogni boom evidentemente muoveva pi passi in avanti rispetto a quelli indietro da cui veniva gettato da ogni successiva crisi. Le onde cicliche possono essere paragonate alle vibrazioni di una corda di violino, supponendo che la linea di sviluppo economico assomiglia a una corda di violino in tensione: in realt, naturalmente, questa linea non rettilinea ma una curvatura complessa. Questa meccanica interna dello sviluppo capitalistico attraverso l'alternarsi incessante di crisi e di boom sufficiente per mostrare come sia non corretta, unilaterale e non scientifica l'idea che la crisi attuale, mentre diventa sempre pi grave,
deve durare fino a quando non sia stabilita la dittatura del proletariato, indipendentemente da cosa accade lanno prossimo, o tre anni e pi da ora. Al contrario, oscillazioni congiunturali, si detto nella nostra relazione e nella risoluzione del Terzo Congresso Mondiale, sono presenti nella societ capitalista nella sua giovinezza, nella sua maturit e nella sua decadenza, cos come il battito di un cuore accompagna un uomo, anche sul letto di morte. Non importa quali possano essere le condizioni generali, quanto profonda possa essere la decadenza economica, la crisi industrialecommerciale agisce per spazzare via le merci e le forze produttive eccedenti, e per stabilire una pi stretta corrispondenza tra produzione e mercato, e per queste stesse ragioni si apre la possibilit di un rilancio industriale. Il ritmo, la portata, l'intensit e la durata della ripresa dipendono dalla totalit delle condizioni che caratterizzano la vitalit del capitalismo. Oggi si pu affermare positivamente (lo abbiamo affermato nei giorni del Terzo Congresso Mondiale) che, dopo che la crisi ha raso al suolo il primo ostacolo, in forma di prezzi esorbitanti, il rilancio industriale incipiente, nelle condizioni del mondo attuale, pu infrangere rapidamente un certo numero di altre barriere: il profondo turbamento degli equilibri economici tra l'America e l'Europa, l'impoverimento dellEuropa Centrale e Orientale, la disorganizzazione lunga e profonda dei sistemi finanziari, e cos via. In altre parole, il prossimo boom industriale non riuscir in nessun modo a essere in grado di ripristinare le condizioni per uno sviluppo futuro in alcun modo paragonabile alle condizioni pre-guerra. Al contrario, molto probabile che dopo le sue prime conquiste questo boom si scontrer contro le trincee economiche scavate dalla guerra. Ma il boom un boom. Ci significa una crescente domanda di beni, un ampliamento della produzione, una riduzione della disoccupazione, l'aumento dei prezzi e la possibilit di salari pi alti. E, in determinate circostanze storiche, il boom non attenuer, ma acuir la lotta rivoluzionaria della classe operaia. Questo deriva da tutto quanto precede. In tutti i paesi capitalistici il movimento operaio dopo la guerra raggiunse il suo picco e poi si concluse, come abbiamo visto, in un fallimento pi o meno marcato e batt in ritirata aumentando il frazionamento all'interno della classe operaia stessa. Con tali premesse politiche e psicologiche, una crisi prolungata, anche se potrebbe senza dubbio aumentare la rabbia allinterno delle masse lavoratrici (in particolare tra i disoccupati e i semi-occupati), allo stesso tempo tenderebbe a indebolire la loro attivit, perch questa attivit strettamente legata alla coscienza operaia del loro ruolo insostituibile nella produzione. La disoccupazione prolungata dopo un'epoca di avanzate e di ritirate politiche avvenute in un contesto rivoluzionario non detto che lavori a favore del Partito comunista. Al contrario pi a lungo la crisi dura pi si rischia di alimentare umori anarchici su un'ala e stati d'animo riformista, sullaltra. Questo fatto ha trovato la sua espressione nella scissione dei gruppi anarco-sindacalisti*dalla Terza Internazionale, in un certo consolidamento della Internazionale di Amsterdam e dellInternazionale due e mezzo, nel temporaneo raggruppamento dei serratiani(2) , la scissione del gruppo di Levi (3), e cos via. Al contrario, la ripresa industriale andr, prima di tutto, ad aumentare la fiducia della classe operaia, compromessa dai fallimenti e dalla disunione nelle sue fila, ed destinata a riunire insieme la classe operaia nelle fabbriche e negli stabilimenti e aumentare il desiderio di coesione nelle azioni militanti. Stiamo gi osservando l'inizio di questo processo. Le masse lavoratrici si sentono il terreno pi solido sotto i loro piedi. Cercano di serrare le loro fila e percepiscono nettamente una scissione come un ostacolo allazione. Cercano non solo di opporre una resistenza pi coesa all'offensiva del capitale derivante dalla crisi, ma anche la preparazione di una controffensiva, sulla base di una ripresa industriale. La crisi ha rappresentato un periodo di speranze frustrate e di rabbia, rabbia non di rado impotente. Il boom nel suo divenire fornir uno sbocco nellazione per questi sentimenti. Questo precisamente ci che la risoluzione del Terzo Congresso, che abbiamo difeso, afferma: "Ma anche se il tempo dello sviluppo dovesse rallentare e lattuale crisi economica e commerciale dovesse essere sostituita da un periodo di prosperit in un numero maggiore o minore di paesi, questo non potrebbe in nessun caso significare l'inizio di unepoca organica'. Finch esiste il capitalismo, le oscillazioni cicliche sono inevitabili. Esse accompagneranno il capitalismo nella sua agonia, cos come lo hanno accompagnato nella sua giovinezza e nella maturit. Nel caso in cui il proletariato dovesse essere costretto a ritirarsi davanti allattacco del capitalismo nel corso della crisi attuale, esso riprender subito l'offensiva non appena ci sar un miglioramento della situazione economica. Unoffensiva economica che sarebbe in tal caso condotta inevitabilmente sotto lo slogan di vendetta per tutti gli inganni del periodo di guerra e per tutti i saccheggi e gli abusi della crisi, e che tender a trasformarsi in una guerra civile, cos come succede nella attuale lotta offensiva." III La stampa capitalista suona la grancassa sui successi economici della "ripresa" e sulle prospettive di una nuova epoca di stabilit capitalista. Questa estasi altrettanto infondata quanto le paure complementari dei sinistri, i quali credono che la rivoluzione si svilupper dallaggravarsi interrotto della crisi. In realt, mentre la prosperit commerciale e industriale ventura implica dal punto di vista economico nuove ricchezze per i circoli dellalta borghesia, tutti i vantaggi politici andranno a noi. Le tendenze verso l'unificazione all'interno della classe operaia sono solo l'espressione della crescente volont dazione. Se i lavoratori oggi chiedono che per il bene della lotta contro la borghesia, i comunisti debbano raggiungere un accordo con gli indipendenti e con i socialdemocratici, poi il giorno dopo - nella misura in cui il
movimento cresce nella sua portata di massa - questi stessi lavoratori saranno convinti che solo il Partito comunista offre loro una direzione nella lotta rivoluzionaria. La prima ondata della marea porta con s tutte le organizzazioni dei lavoratori e le spinge per arrivare a un accordo. Ma lo stesso destino attende i socialdemocratici e gli indipendenti: saranno inghiottiti uno dopo l'altro tra le onde della marea rivoluzionaria. Questo significa in contrapposizione ai partigiani della teoria delloffensiva che non la crisi ma la ripresa economica che porter direttamente alla vittoria del proletariato? Tale affermazione categorica sarebbe infondata. Abbiamo gi dimostrato in precedenza che non esiste un meccanicismo, ma una complessa interdipendenza dialettica tra la congiuntura economica e il carattere della lotta di classe. sufficiente per interpretare il futuro dire che stiamo entrando nel periodo della ripresa meglio armati di quando entrammo in un periodo di crisi. Nei paesi pi importanti del continente europeo abbiamo dei forti partiti comunisti. L'interruzione della congiuntura ci apre senza dubbio di fronte a noi la possibilit di un attacco - non solo in campo economico, ma anche in campo politico. Si tratterebbe di una fatica inutile impegnarsi ora in speculazioni su dove finir questa offensiva. solo linizio, stiamo entrando in questa fase. Un sofista pu sollevare l'obiezione che se si concede che la ripresa industriale non deve necessariamente portarci direttamente alla vittoria, poi un nuovo ciclo industriale, ovviamente, star a significare un altro passo verso il ristabilimento dell'equilibrio capitalistico. In tal caso non c il pericolo di una nuova epoca di restaurazione capitalista? A questo si potrebbe rispondere come segue: Se il partito comunista non riesce a crescere, se il proletariato non accresce la sua esperienza, se il proletariato non riesce a resistere in modo sempre pi risolutamente rivoluzionario, se fallisce a passare alla prima occasione dalla difensiva alloffensiva, allora il meccanismo dello sviluppo capitalistico, sostenuto dalle manovre dello Stato borghese, potrebbe senza dubbio riuscire a riprendersi nel lungo periodo. Paesi interi sarebbe scagliati indietro economicamente nella barbarie; decine di milioni di esseri umani morirebbero di fame, con la disperazione nei loro cuori e sui loro corpi un nuovo tipo di equilibrio del mondo capitalista verrebbe ripristinato. Ma una tale prospettiva pura astrazione. Sulla strada verso questo equilibrio speculativo capitalista ci sono molti ostacoli giganteschi: il caos del mercato mondiale, il sovvertimento del sistema valutario, il dominio del militarismo, la minaccia della guerra, la mancanza di fiducia nel futuro. Le forze elementari del capitalismo sono alla ricerca di vie di fuga in mezzo a cumuli di ostacoli. Ma queste stesse forze elementari sferzano la classe operaia e la spingono in avanti. Lo sviluppo della coscienza della classe operaia non cessa anche quando si ritira. Infatti, pur perdendo posizioni, essa accumula esperienza e consolida il suo partito. Marcia in avanti. La classe operaia una delle condizioni dello sviluppo sociale, uno dei fattori di questo sviluppo, ed inoltre il suo fattore pi importante, perch rappresenta il futuro. La curva fondamentale dello sviluppo industriale alla ricerca di strade verso l'alto. Il movimento reso complesso dalle fluttuazioni cicliche, che nelle condizioni del dopoguerra assomigliano a spasmi. naturalmente impossibile prevedere in quale punto dello sviluppo si verificher una tale combinazione di condizioni oggettive e soggettive, da produrre una svolta rivoluzionaria. N possibile prevedere se questo avverr nel corso della ripresa imminente, al suo inizio, o verso la sua fine, o con l'avvento di un nuovo ciclo. sufficiente per noi sapere che il ritmo dello sviluppo pu dipendere da noi, dal nostro partito, dalla sua tattica. della massima importanza per noi tener conto della nuova svolta economica che pu aprire una nuova fase nella riunificazione della classe e nella preparazione di un offensiva vittoriosa. Per il partito rivoluzionario capire ci implica gi di per s un compendio di tutti gli intervalli di tempo e dei cambiamenti dellepoca. Note *Il riferimento alla KAPD che si era scissa dal Comintern e aveva cercato insieme con altri gruppi di istituire una organizzazione rivale (Nota dellautore). (1)Ci si riferisce alle tendenze estremistiche presenti nel KPD (il Partito Comunista Tedesco), che poi formarono il KAPD (Partito Comunista Operaio Tedesco) (2)Si riferisce qui ai massimalisti del Partito Socialista Italiano, guidati da Giacinto Menotti Serrati (1876-1926), il cui gruppo entr nel 1924 allinterno del Partito Comunista dItalia (3) Paul Levi (1883-1930) fu uno dei principali dirigenti del Partito Comunista Tedesco, sopravvissuto alla feroce repressione che cost la vita a Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht nel 1919. A inizio 1921 si dimise dalla direzione della KPD da cui in seguito fu espulso dopo aver criticato lOffensiva di Marzo. Fond quindi il KAG (Collettivo dei Lavoratori Comunisti). Dopo questesperienza ritorn nella SPD (in cui nella Prima Guerra Mondiale si era distinto come uno dei dirigenti principali dello spartachismo).