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ITINERARI A PIEDI E IN BICICLETTA

IN VALNERINA

oniugare la tradizione del pellegrinaggio con le moderne esigenze di chi fa trekking o ciclismo, completare una giornata di visita alle antiche abbazie benedettine con la buona tavola: queste le finalit della guida agli itinerari sulle tracce di san Benedetto in Valnerina, la prima di una serie che interesser la figura del santo patrono dEuropa in tutta lUmbria. Non solo descrizione dei luoghi, della cultura e delle attrazioni da non perdere in questo angolo orientale della nostra regione che famoso proprio per aver dato i natali a santi famosi, ma anche e soprattutto lindicazione di itinerari da percorrere in sicurezza, testati e segnalati per chi va a piedi e in bicicletta. Si tratta di un modo ideale di conoscere lUmbria: percorrere la natura, lasciarsi incantare da monumenti e chiese, assaggiare le famosissime norcinerie, scoprire la connessione che esiste fra monachesimo, artigianato e persino la chirurgia. Il tutto con ritmi lenti, a misura duomo e dambiente. Questa guida fa parte di un lavoro di pi ampio respiro, che punta proprio a valorizzare le possibilit di mettere insieme un turismo slow con le caratteristiche e lidentit dellUmbria, legata a tradizioni spirituali e religiose, ma anche al richiamo alla pace come valore civile e laico. Sono stati infatti gi presentati i percorsi che, collegando la regione con Roma, permettono di viaggiare a piedi, a cavallo e in bicicletta sulle orme di san Francesco. Questo sforzo, accompagnato dallimpegno nella mappatura e manutenzione delle infrastrutture, vuole rendere la nostra regione sicura e aperta a quei turisti che, in numero crescente, non si accontentano di viaggi standard, ma personalizzano il loro incontro con il territorio dal punto di vista della fruibilit, dei tempi, della scelta sul cosa fare e quando. In questo modo si potr svelare il volto autentico di una regione, lUmbria, dove ancora possibile fermarsi a parlare con gli abitanti dei luoghi, scoprire angoli nascosti, entrare in abbazie accoglienti e silenziose, assaggiare prodotti tipici di assoluta freschezza e qualit. Soprattutto, sar possibile conoscere la figura di san Benedetto e il suo legame fortissimo con la Valnerina e con tutta lUmbria: un legame che non si ferma allaspetto religioso e alle testimonianze di fede e di spiritualit che esso ha lasciato, ma che ha toccato lambiente e la sua tutela, le arti e i mestieri, persino le tradizioni enogastronomiche e che quindi un aspetto portante della nostra attuale comunit e identit.

Maria Rita Lorenzetti Presidente Regione Umbria

LA VALNERINA al tempo di san Benedetto da Norcia

Nel V secolo, nel corso della decadenza dellimpero romano, molti cittadini abbandonarono le citt per rifugiarsi nelle campagne e nelle valli, in cerca di una vita pi serena. La situazione in cui versava la regione Umbria, preda delle razzie dei Goti, era di generale desolazione: la sottrazione delle terre avveniva da parte dei barbari, il furto di ogni altro bene ad opera degli eserciti imperiali che tentavano di arginare linvasione. Allo spopolamento delle citt faceva riscontro unintensa migrazione verso luoghi difficili da raggiungere, solitari e poco appetibili per linvasore. Gregorio Magno inizia i suoi Dialoghi con uninfinita nostalgia del cenobio: Linfelice animo mio, debilitato dalle occupazioni del secolo, ricorda con rimpianto i giorni felici trascorsi nel cenobio [] ora so valutare il tesoro che ho perduto. Sono come una barca sbattuta dai flutti di un mare tempestoso [] rimpiangendo il lontano porto. La Valnerina, caratterizzata dalla sua asprezza e dallisolamento dei suoi monti, fu luogo di un intenso movimento eremitico, che alcune antiche testimonianze agiografiche imputano allazione missionaria di monaci siriani, fuggiti alle persecuzioni e alle lotte connesse ai concili dOriente. Questi monaci, uomini solitari, diffondevano lideale eremitico orientale anacoretico, tipico dei Padri del deserto, e quello organizzato in forme cenobitiche come prescritto nelle Regole di san Pacomio e san Basilio, che precorrevano la pi tarda Regola di san Benedetto, fondatore del monachesimo occidentale. La valle del Nera divent, in breve tempo, sede di centri laboriosi di bonifica spirituale, agricola e civile. Per la solitudine che offriva la sua natura fu prescelta dagli eremiti del V e del VI secolo al pari del deserto degli anacoreti egiziani. Mauro e il figlio Felice furono, ad esempio, i bonificatori della paludosa valle, vissero nelleremo di San Fele (oggi San Felice) a Castel San Felice. Pi storicamente documentata da Gregorio Magno la valle Castoriana dove Spes, Eutizio e Fiorenzo compirono numerosi prodigi. Questa valle, per la vicinanza con la terra di san Benedetto da Norcia, pu giustamente chiamarsi culla del movimento spirituale benedettino. Fu, infatti, dietro a queste esperienze, che san Benedetto contest, sul finire del V secolo, a Roma le scuole fanatiche. Per la valle del Nera risal la Regola di san Benedetto da Norcia per trasformare gli eremi in abbazie, come quelle di Farfa, di Sassovivo, di San Pietro in Valle e di SantEutizio. Prima della fondazione dei comuni, le abbazie estesero la loro importanza grazie alle donazioni dei signori, che ne traevano vantaggio in quanto mettevano le loro terre al sicuro dai desideri di altri feudatari e potevano coltivarle a usufrutto. ormai riconosciuto che, nel rinnovamento delleconomia agraria, un posto preminente debba essere assegnato ai monaci, specialmente i Benedettini, i quali, in materia di bonifiche, dissodamenti, canalizzazioni, piantagioni e, pi in generale dellorganizzazione del lavoro, avevano lunghe tradizioni. In molti paesi dEuropa i monaci benedettini, chiamati per restaurare le opere di culto, finirono per rinnovare anche le attivit umane ed economiche. Lo sviluppo delle colture fu, ovviamente, variabile con il clima e la struttura dei terreni; in una regione collinare come lUmbria, le bonifiche consistettero pi che altro nelle sistemazioni del terreno mediante terrazzamenti, di cui ancora oggi si scorgono gli esempi. A parte la vite, fu sviluppata la coltivazione del grano e dellolivo.

LA VALNERINA tra storia e natura

La Valnerina, abitata prima della conquista romana da una trib sabina chiamata Naharci, oltre la gola ternana verso i monti Sibillini, si dirama a triangolo collegando lUmbria alle Marche e allAbruzzo in un paesaggio ancora arcaico, ma sempre vario e suggestivo. La Valnerina fu il primo sentiero della transumanza appenninica verso la valle Tiberina, fin dalla preistoria. Questa pratica, contrastata solo nel XIII secolo dai comuni, prosegu sotto papa Bonifacio IX nel 1402 con la tassa della dogana delle pecore, in vigore fino al 1923. Fu una via di passaggio di truppe in tutto il Medioevo. Guerre e alluvioni spinsero gli abitanti della zona a rifugiarsi sulle alture, cos i piccoli villaggi divennero communitas assorbite dal Comune di Spoleto (Arrone, Montefranco, Ferentillo, Ceselli, Scheggino, SantAnatolia, Caso e Gavelli, Vallo di Nera, Geppa, Cerreto, Sellano, Montesanto, Orsano, Monteleone). Restarono, invece, indipendenti: Visso e Castel SantAngelo, Norcia con la valle di Preci e Cascia con i suoi trenta castelli. Linsediamento nella valle costituito da antichi casali isolati, spesso in stato di abbandono: gruppi di poche abitazioni unite e abbinate agli annessi rustici, oppure tipiche case di pendio, con labitazione sovrapposta al fienile. Nella valle si ritrovano anche esempi notevoli di torri colombare (anticamente sorte per fini difensivi, riutilizzate per lallevamento dei colombi e successivamente adibite a fienili), che dominano gli edifici circostanti. Attira lattenzione anche la presenza sui pendii di relitti di vite maritata: una vite appoggiata a un sostegno vivo come lacero campestre e lolmo.

IL FIUME NERA Udilla de la Nera il bianco fiume, e di Velino i fonti, e tal ludiro, che ne strinser le madri i figli in seno. (Virgilio, Eneide, VII, 793, trad. di A. Caro) Con queste parole, tratte dallEneide di Virgilio, si ricorda la discesa dei pastori nel 700 a.C. in aiuto a Turno re dei Rutuli e dei Latini contro i Troiani invasori. Nel 299 a.C. la Valle del Nera fu aperta alla conquista romana. Il suo corso stato modificato dallo sfruttamento idroelettrico che conduce parte delle risorse idriche direttamente al lago di Piediluco. La generosit delle sue acque, e la presenza di canalizzazioni allinterno di tutto il bacino fluviale, ha permesso lo sviluppo nei secoli di coltivazioni igrofile (le cosiddette canepine, piccoli appezzamenti di terreno adiacenti al fiume, sfruttati per la coltivazione della canapa). Si annovera, inoltre, la coltura dello scotano e del guado, essenze vegetali molto utilizzate, un tempo, per conciare le pelli e tingere i tessuti.
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La valle Castoriana e i monti Sibillini

Generata dal fiume che si getta nel Nera allaltezza del paesino di Ponte Chiusita, la valle Castoriana si sviluppa in un alternarsi di spazi stretti e ampi tra boschi e campi. Volgendo lo sguardo in direzione dellabbazia di SantEutizio si possono scorgere incombenti cime, alcune superiori ai 1800 metri, tra cui monte Patino, incastonato allinterno dei monti Sibillini. Lo sguardo non pu che cadere sulla dorsale dei monti Sibillini che, attraverso la forca di Ancarano, collegano la valle Castoriana con ladiacente piano di Santa Scolastica. Strade ricche di storia si sviluppano lungo questi monti, antichi percorsi con sentieri e mulattiere, utilizzate un tempo per la transumanza e per gli intensi scambi commerciali tra lUmbria, la Sabina e il Piceno. La valle Castoriana si collega alla Valnerina seguendo il corso del fiume Campiano e dei suoi affluenti, e si estende dalla forca di Ancarano a Ponte Chiusita, dove il fiume si getta nel Nera. una vallata aspra, ma mitigata da una rigogliosa vegetazione arborea, arbustiva ed erbacea. Attraversando la valle Castoriana molto suggestive sono le grotte del V secolo dove vivevano gli eremiti. Un tempo, lungo questa vallata abbondavano anche le erbe medicinali, le cui propriet curative erano note ai monaci orientali che qui realizzarono i primi insediamenti, e successivamente ai Benedettini. La valle Castoriana trarrebbe il suo nome dal culto pagano degli dei Castore e Polluce, oppure da Castorius, ricco possidente della zona, ma viene anche denominata Vallis Campli da Gregorio Magno, ed maggiormente conosciuta come valle di SantEutizio, dallomonima abbazia del cui feudo faceva parte la valle di Preci.

La Valnerina stata scavata dal fiume, lantico Nar, che trae il suo nome o dal popolo dei Naharci, che abitarono la valle oltre 2.000 anni fa; o da nar, termine sabino che indica lo zolfo; o ancora da nar, parola greca che indica la sua natura forte e impetuosa; o addirittura da un muschio, che crescendo sul fondo del fiume gli conferisce quella tipica colorazione verde scuro, quasi nera. Il fiume Nera nasce nellanfiteatro morenico dei ghiacciai pedemontani del monte Cornaccione per risorgenza dai bacini idrici sotterranei dei Sibillini. Scaturisce da uno scoglio a duplice apertura, in cui gli storici vedevano la figura di un muso di vitello con due narici, dando il significato di narici al nome Nar. La trota domina il fiume Nera, un pesce che per vivere ha bisogno di acque pure, limpide e ricche di ossigeno. La specie autoctona che da sempre popola il fiume la trota fario, la pi apprezzata in cucina e oggetto di una pesca sportiva che, dallultima domenica di febbraio fino alla prima di ottobre, la insegue lungo le sponde del fiume.
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LA VALNERINA i prodotti tipici

IL TARTUFO La Valnerina il pi importante luogo di produzione del tartufo nero. il frutto di un fungo che vive sotto terra con uno scambio simbiotico con alcune radici di piante legnose, come quercia, carpino e nocciolo. molto usato anche nelle ricette pi popolari: crostini, spaghetti al tartufo, frittata e filetto ai tartufi, trota e insalata tartufata, agnello tartufato e persino dessert al tartufo.

LA NORCINERIA La Valnerina la patria della norcineria, ovvero larte della lavorazione della carne suina. Grazie al particolare clima fresco e asciutto, da sempre diffusa la tradizione dellallevamento del maiale e della trasformazione delle sue carni, attraverso la salagione e la stagionatura di prosciutti, spallette, capocolli, salsicce, salami, ciauscoli, pancette, cotechini e guanciali, ognuno con un gusto diverso e particolare.

IL FARRO un cereale che veniva coltivato fin dallantichit sia in Egitto che in Grecia. Per i Romani era uno degli elementi base dellalimentazione. Recentemente nei terreni della frazione di Gavelli una cooperativa del luogo ha riscoperto tale coltivazione con una specie molto pregiata: il Triticum durum dicoccum, con una produzione limitata e di alta qualit.

LO ZAFFERANO Negli antichi documenti si fa espresso riferimento alla citt di santa Rita in cui produttori e mercanti avevano conquistato molte piazze dellItalia centrale con questa preziosa spezia. Allepoca lo zafferano veniva coltivato in gran parte dellUmbria. una pianta erbacea perenne di colore rosso vermiglio, dalla quale si ricava la sostanza colorante gialla.
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FORMAGGI I pascoli, ricchi di erbe selvatiche, conferiscono un sapore particolare ai formaggi di queste zone. Il patrimonio ambientale naturale ancora incontaminato e puro anche alla base della genuinit dei formaggi: la caciotta, la mozzarella, il pecorino, la scamorza, il burro, i formaggi al tartufo nero, la ricotta e la ricotta salata.

LE LENTICCHIE Gi famose nei tempi antichi, quelle coltivate nei piani di Castelluccio sono sicuramente le pi rinomate al mondo. Ricca di ferro, proteine e sali minerali, la lenticchia di Castelluccio unica anche per il suo aspetto policromo (tigrata, giallognola, marroncina) e per le sue dimensioni piuttosto ridotte.

NORCIA: LA CITT DI SAN BENEDETTO Alla luce splendente di codesta fiaccola possano, quanti incontrerete lungo le strade del vostro pellegrinaggio, sentirsi fratelli e comporre le ragioni dei dissidi e dei conflitti che fanno gli uomini nemici tra loro, e diventare capaci di perdono reciproco, di rispetto, di concordia e di collaborazione. Sia la vostra davvero la fiaccola della pace. (Giovanni Paolo II) LA BASILICA DI SAN BENEDETTO A Norcia nacque san Benedetto nel 480 d.C., da unagiata famiglia romana, insieme alla sorella gemella Scolastica e qui visse il suo periodo giovanile fino allet di 12 anni, quando si allontan dalla sua terra natale per andare a studiare a Roma e per non farvi pi ritorno. Sui monti della vicina valle Castoriana il giovane Benedetto ebbe modo di entrare in contatto con i monaci siriani giunti dallOriente, che frequentavano labbazia di SantEutizio a Preci e le grotte circostanti. Nella piazza principale di Norcia, dedicata a san Benedetto, intorno alla statua eretta in onore del santo nel 1880, si affaccia la basilica. Sorge sopra i ruderi di un edificio romano del I-II secolo d.C. identificato, secondo la tradizione, come la casa dove nacquero i santi gemelli. La basilica, eretta tra il 1290 e il 1338, stata rimaneggiata varie volte in seguito ai danni provocati dai vari terremoti, e restaurata in occasione del Giubileo del 2000. Ledificio presenta allesterno una facciata a capanna della fine del XIV secolo in stile gotico, con un portale sovrastato da una lunetta raffigurante la Madonna con Bambino tra gli angeli. Alla fiancata destra della chiesa stata addossata, intorno al 1570, la Loggia dei mercanti, o Portico delle misure, per creare una sorta di mercato coperto dei cereali: ancora oggi sono visibili i recipienti in pietra utilizzati per le misurazioni. Allinterno, al piano superiore, si trova la chiesa principale che mescola elementi romanici, gotici e barocchi a testimonianza delle varie modifiche subite nei secoli. Le pareti sono decorate con preziosi affreschi del 1500 e tele del 1600, tra cui quella che racconta una storia curiosa della vita di san Benedetto: quando il santo ricevette un fante travestito da sovrano, inviato al suo posto da Totila, re dei Goti. LA CHIESA DI SANTA SCOLASTICA Poco distante da Norcia, la chiesa di Santa Scolastica ubicata su un fertile altopiano, fondo di un antico lago, inserito nel comprensorio del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Secondo la tradizione, in questo luogo santa Scolastica riun le prime consorelle e vi dimor fino al trasferimento a Cassino. Il primitivo nucleo della chiesa risale al periodo altomedievale, ristrutturazioni e rifacimenti si ebbero sia tra la fine del XIV secolo e gli inizi del XV, che nei secoli XVII e XVIII. Come risulta dalle cronache locali, il luogo nei secoli sempre stato oggetto di culto e meta di continui pellegrinaggi, soprattutto in caso di siccit. Santa Scolastica , infatti, invocata dalla tradizione popolare per la difesa dai fulmini e per ottenere la pioggia.
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NORCIA Situata tra la catena dei monti Sibillini, le valli e gli altipiani densamente punteggiati di antichi insediamenti, Norcia si mostra nellintreccio tra natura e cultura. Ne sono testimonianza le Marcite. Aree di interesse naturalistico, non distanti dalla citt, sono i piani carsici di Castelluccio (il Pian Grande, il Pian Piccolo e il Pian Perduto) e il monte Vettore, la cima pi elevata dei monti Sibillini. Al suo interno, giace il lago di Pilato, il cui nome legato alla leggenda del proconsole romano, reo della morte di Cristo, trasportato da un carro trainato da due buoi sulla cima del monte e scaraventato nelle sue gelide acque.

Anticamente chiamata Nursia, fu importante centro strategico sabino che trasse il nome da Northia, divinit propiziatrice di fortuna, venerata dagli Etruschi. Lantico villaggio sabino sorgeva sulla parte pi alta dellodierno abitato, la cosiddetta aerea di Capo la Terra ma, intorno al 300 a.C., i Romani arrivarono in questo territorio e in breve tempo lo conquistarono, nonostante la resistenza del popolo sabino. Al crollare dellimpero romano, mentre alcune regioni dEuropa sembravano cadere nelle tenebre e altre erano ancora prive di civilt e di valori spirituali, san Benedetto e i suoi monaci portarono il progetto cristiano a tutte le popolazioni sparse dal Mediterraneo alla Scandinavia, dallIrlanda alle pianure della Polonia. Verso il 572, i Longobardi insediatisi a Spoleto distrussero Norcia. Nel 1200 si costitu libero Comune. Fatti i conti con la peste del 1300, nel secolo successivo, il Comune guelfo di Norcia fu spesso in lotta con i castelli circostanti e, per acquisire maggiore autonomia politica, ebbe lunghi e accesi contrasti con i legati pontifici di Spoleto. Nel 1484, infine, pass direttamente sotto la Legazione pontificia di Perugia. Nel 1600 conobbe, per la prima met, un notevole rinnovamento edilizio e artistico. Il 1700 secolo viene ricordato unicamente per i due terremoti che cancellarono di colpo quanto era stato costituito dopo il 1328. Nel 1809 Norcia entr a far parte dellimpero francese, ma ben presto venne restaurato il governo pontificio e ripristinato anche lantico vescovado. Venne annessa al Regno dItalia nel 1860. Il fascino di Norcia risiede soprattutto nel suo fitto reticolo di vie e stradine punteggiate da piazze con fontane, disseminato di orti e giardini interni, dove i palazzi gentilizi si affiancano a conventi o edifici civili. Interessanti sono anche le torri e le porte dislocate lungo il perimetro delle mura urbiche medievali, perfettamente conservate con la loro caratteristica forma a cuore. La piazza San Benedetto, realizzata nel 1869, al fine di dare un nuovo assetto urbanistico alla citt.

Del palazzo Comunale, originario del XIII secolo, rimangono la scalinata con i due leoni in marmo e lintero prospetto superiore, tutto frutto del rifacimento portato a termine nel 1876. La torre campanaria venne riedificata in seguito al terremoto del 1703. Allinterno del palazzo si trovano la sala del Consiglio, la sala Sertoriana (o dei Quaranta conservatori della pace, dove si riun, nel 1532, un consesso per mantenere la pace e la giustizia allinterno del territorio) e la cappella dei Priori (dove erano conservati il reliquiario del dente di san Benedetto, il codice miniato del XV secolo con episodi della vita di san Francesco, detto la Franceschina, e un esemplare degli Statuti di Norcia).

1569 venne istituita la Prefettura della montagna, la Castellina ne divenne la naturale sede. Restaurata nel XVIII secolo a seguito dei frequenti terremoti, a partire dal 1860 accolse gli uffici del Comune, fino a quando nel 1967 divenne sede del museo. Dal 2003 vi si pu visitare la mostra archeologica permanente Partire per lAldil, con esposte alcune delle tombe di epoca ellenistica con relativi corredi rinvenuti tra Norcia e la vicina frazione di Popoli. Il criptoportico (galleria sotterranea), in via Roma, situato nellarea urbana del municipio, presso porta Ascolana, del I secolo a.C. Delledificio si conservano parte del braccio corto e il muro di fondo. Mancano le tracce di incassi per perni o battenti, poich lingresso al foro era, probabilmente, libero e non chiuso da porte. Parte delledificio situato

accanto al portico ospita oggi una mostra archeologica permanente che raccoglie gran parte dei materiali rinvenuti durante gli scavi in localit Campo Boario. La chiesa di San Giovanni, in via Gioberti, frutto di rifacimenti settecenteschi (dopo il terremoto del 1703), anche se lantica fondazione risale al XIV secolo. La chiesa di Santa Maria Argentea, in piazza del Duomo, fu edificata tra il 1560 e il 1574 in sostituzione di una pieve altomedievale, e demolita per far posto alla rocca della Castellina. Secondo la tradizione, lantico edificio era stato eretto su un precedente tempio pagano consacrato nel III secolo d.C. da san Feliciano, vescovo di Foligno, con il nome di basilica Argentea.

Ledificio che ospita il Museo civico e diocesano La Castellina stato realizzato nel 1554 dal Vignola per volont di papa Giulio III. Nacque come residenza fortificata per i governatori apostolici e fu utilizzato, sin dallorigine, per il controllo dei territori periferici da parte della Stato della Chiesa. Quando nel

La chiesa del Crocifisso nella piazzetta di Capolaterra. Rifacimento del 1747 di una struttura pi antica, conserva il portale in pietra del XVI secolo. Il complesso monumentale San Francesco si trova in Piazza Garibaldi. Del secolo XIV, oggi sede dellAuditorium, della Biblioteca comunale e dellArchivio storico. La facciata esterna dellAuditorium si deve alla ricostruzione portata a termine dai Francescani conventuali.

Da visitare sono anche: la chiesa della Madonna addolorata che custodisce la miracolosa immagine della Madonna raffigurata su una tela dipinta nel XVIII secolo; la chiesa del Crocifisso, a ridosso delle mura urbiche, nella parte alta della citt e la chiesa di San Lorenzo, la pi antica di quelle presenti a Norcia; il palazzo Fusconi, in via Foscolo, dove venne invitato Benvenuto Cellini che rimase stupito dalla sua collezione di antichit; il palazzo Passerini, in piazza Carignano. Edificato nel XVIII secolo, ha un portale che immette nel giardino dove si trova una statua ottocentesca di Sertorio, tribuno militare e governatore in Spagna, che foment la popolazione locale contro Roma; il palazzo Colizzi, in via Anicia, del XVIII secolo. Al suo interno si pu ammirare un ampio giardino; il palazzo Battaglia, in via Cappellini. Edificato nel XVI secolo, il nome gli deriva dalla famiglia Battaglia che ne divenne proprietaria nellOttocento; il palazzo Bucchi-

Corazzini, in piazza Margherita. Del XVII secolo, nellala est sono conservati la lastra tombale di Boccamaggiore di Ancona, capitano di Norcia morto allinizio del XIV secolo, e i resti di colonne quattrocentesche inserite nelle murature; la Mostra della civilt contadina, presso il palazzo dei Cavalieri di Malta in piazza Patrizi Forti. Si tratta di una collezione privata di oggetti legati ad antichi mestieri: ci sono gli strumenti degli artigiani, dal falegname al fabbro, dal calzolaio al bottaio, quelli del boscaiolo e del vignaiolo. La raccolta arricchita con oggetti che riguardano il mondo della scuola, dal banco alla cartella, dai quaderni ai libri, dalla penna al calamaio. EVENTI Mostra mercato del tartufo febbraio-marzo Unimportante rassegna agroalimentare finalizzata a valorizzare le produzioni tipiche locali, nazionali e internazionali. Celebrazioni benedettine marzo-luglio

La chiesa di SantAgostino in via Amadio. Domina la porta un affresco del XVI secolo, raffigurante san Nicola da Tolentino con una colomba sulla spalla, la Madonna col Bambino benedicente al centro e santAgostino, dottore della Chiesa. Loratorio di SantAgostinuccio, in via Anicia, del XVI secolo, con un ricco soffitto dorato e gli stalli lignei riservati ai confratelli.
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PRECI: CITT DI SANTEUTIZIO E DEI CHIRURGHI Se a Preci volgi i passi, o pellegrino, tendi lorecchio, quando sei vicino; sussurrer, passando per la valle, di pietra in pietra, sullacqua, nelle stalle, voce di storie antiche mai perdute, di storie vere, di storie non vissute. ABBAZIA DI SANTEUTIZIO, PIEDIVALLE Siamo sul finire del 400 d.C. Il monaco Eutizio, trascorse diversi anni nella vita solitaria di un eremo, in compagnia di un rozzo fratello che custodiva un piccolo gregge, e provvedeva ai pasti quotidiani. Eletto superiore generale, Eutizio riusc ad addomesticare un giovane orso, che fu il fedele compagno del religioso e del suo amico pastorello. Alcuni confratelli per non tolleravano la bestia ammansita, e di nascosto la uccisero. Poco tempo dopo quegli stessi monaci che avevano commesso il delitto si ammalarono e morirono di lebbra. Il fatto dei frati della valle Castoriana fu notizia oggetto di commento degli abitanti della zona. Erano questi gli anni dellinfanzia di san Benedetto e santa Scolastica da Norcia: le immagini di quei solitari si impressero nella loro mente. Si deve agli esempi dei venerati asceti della regione se san Benedetto, inviato a Roma a compiere gli studi, ben presto se ne allontana per ritirarsi nelle vicinanze di Subiaco, abbracciando un modo di vivere eremitico simile a quello che conducevano i religiosi della valle Castoriana. Il regime eletto da questi monaci, dopo la scomparsa dei primi fondatori, fu la Regola di san Benedetto e tale rimase finch vi fu osservata la vita regolare monastica, alla fine del XV secolo.

Labbazia si trova nella valle Castoriana, sopra labitato di Piedivalle, alle pendici di monte Collescille, su un terrazzamento posto tra la scogliera (dove sono le antiche grotte degli eremiti) e la ripida vallata. Piedivalle una piccola frazione del Comune di Preci, nel territorio della valle Oblita. Il nome deriva dal tardo latino pes che, nel XIV secolo, indicava la parte inferiore, della valle. Piedivalle doveva svolgere la funzione di borgo commerciale dellintero sistema di insediamenti a monte della stessa abbazia. Si presenta chiusa come un castello, immersa nello scenario della montagna appenninica.
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considerata la culla del monachesimo occidentale di tipo cenobitico, cio comunitario, basato sulla preghiera, sul lavoro e su unorganizzazione familiare della comunit diretta da un padre (abbah), in contrasto con quello orientale praticato dal singolo (monos) e fondato solo sullascetismo, la contemplazione e la preghiera. Le origini dellabbazia sono molto antiche. La tradizione la vuole fondata verso la fine del V secolo d.C. proprio dal monaco siriano Eutizio, successore di Spes, alla guida dei numerosi eremi esistenti a quellepoca in val Castoriana. Il nucleo principale si stabil in un costone di pietra, dove si aprivano delle grotte che divennero dimora dei primi eremiti che seguivano Regole ispirate a quelle dei grandi monaci dOriente, ma adattate alle mutate situazioni e sempre pi permeate della concretezza romana. Quando la crisi demografica, che invest limpero romano nella tarda antichit, e i guasti causati dalle invasioni barbariche resero questi luoghi dei veri deserti, lantica citt di Cample fu annientata e labbazia rimase lunico punto di riferimento per le smarrite popolazioni della zona. Labate divenne il maestro, il padre e lunica autorit del luogo. Politicamente, come tutta la Montagna, era compresa nella giurisdizione del gastaldato di Ponte, presso Cerreto di Spoleto. probabile che prima dellanno Mille fosse gi il maggior centro di potere economico e politico della zona, grazie proprio alle donazioni e alle concessioni di privilegi imperiali e papali. La prosperit di cui godeva permise ai frati di migliorare gli edifici del complesso monastico e di dotarsi di una buona biblioteca. Il nome dellabbazia di SantEutizio legato, infatti, anche a un importante documento letterario: un monaco vi scrisse uno dei pi antichi testi in volgare, la Confessio eutiziana (prima met dellXI sec.). Inoltre, i monaci arricchirono le loro conoscenze con lesperienza della vita di ogni giorno e dettero origine a unimportante scuola chirurgica. Successivamente, mutando la sensibilit e le condizioni storiche, agli ecclesiastici fu proibito di esercitare larte medica. Cos i monaci trasmisero, probabilmente, agli abitanti dei paesi circostanti le cognizioni di cui erano depositari: quelle derivate dalla tradizione letteraria, quelle acquisite con lesperienza di generazioni, la conoscenza delle erbe medicamentose e luso delle acque curative, creando cos lambiente favorevole allo sviluppo dellattivit chirurgica empirica conosciuta come Scuola chirurgica preciana.

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In tutti i monasteri esistevano dei particolari ripostigli (armarium pigmentariorum) dove venivano conservate piante medicinali. Certamente in questa abbazia la pratica della medicina doveva essere discretamente sviluppata, favorita dal fatto che nella zona era presente, come lo tuttora, una grande variet di piante officinali, oltre ad alcune sorgenti di acque curative di eccezionale efficacia. Alla fine del XII secolo ebbe inizio la decadenza dellabbazia e con essa il potere politico ed economico di SantEutizio. Ciononostante la scuola darte, la farmacia e la ricca biblioteca continuarono a operare una notevole influenza come centri di cultura. Nel XIV secolo, le numerose mire e lalternarsi dei detentori del potere la ridussero in condizioni economiche disastrose. Fu, quindi, sottoposta a regime commendatario. Labbazia oggi priva del ricco patrimonio artistico acquisito durante i secoli. Lisolamento e lassenza di religiosi hanno causato il trasferimento, forzato, delle opere superstiti nella parrocchiale di Piedivalle. Linsediamento monastico comprende: le grotte eremitiche alla base del campanile, la chiesa, il cortile interno, il complesso delle fabbriche monasteriali con le celle affacciate a valle, la dimora dellabate sul braccio trasversale, lingresso e il sagrato sorretto da arconi e il ruscelletto che scende in diagonale dietro labside. Si presenta con un lungo prospetto su cui si aprono due ordini di finestre; le pi basse duecentesche, le pi alte quattro-cinquecentesche. Sei arcate del 1599 (epoca dellabate commendatario Giacomo Crescenzi) sostengono il piazzale pensile antistante (gi adibito ad area cimiteriale). La primitiva chiesa altomedievale, sorta dopo la riforma benedettina, fu rinnovata nel 1190. Linterno a navata unica e conserva resti di decorazione a fresco che in antico la ornavano (dal XIV al XVII secolo). Entrando sulla sinistra si trova il fonte battesimale, ricavato da un marmo romano (per secoli fu lunico di tutti i territori circostanti). Di fronte alla porta laterale collocata la grande tela commissionata a Niccol Circignani, detto il Pomarancio, dallabate Giacomo Crescenzi nei primi anni del XVII secolo. Sul muro che separa laltare dal sepolcro dei Santi Eutizio e Spes collocata una croce sagomata di epoca tardogotica.
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PRECI Il primo documento dal quale si rileva il nome dellabitato di Preci risale al 1232: era costituito da un piccolo insediamento non distante da un oratorio benedettino da cui, probabilmente, ne assunse il nome Preces, preghiera. Nella seconda met del XIII secolo, a protezione del villaggio, sorse il castello. Inizialmente fece parte dei possedimenti di Spoleto per poi passare, nel 1276, sotto lautorit comunale di Norcia. Nel 1533 il pontefice Paolo III acconsent alla ricostruzione di Preci a condizione di una definitiva riconciliazione con Norcia. Preci vanta lorigine della protochirugia. I medici, chiamati empirici, perch non avevano frequentato universit, divennero espertissimi. I ferri, presumibilmente appartenenti alla Scuola chirurgica, si possono osservare presso labbazia di SantEutizio e presso la sede municipale. Nel 1817, per volont di papa Pio VII, Preci, fu eretta a Comune, titolo che conserv anche nel 1860, quando entr a far parte del Regno dItalia. La chiesa di Santo Spes (fraz. Saccovescio) la pi antica della frazione, documentata in una bolla vescovile del 1350. La chiesa di SantAndrea fu edificata insieme al primo ospedale dedicato allapostolo per iniziativa del Comune che, nel 1421, ottenne lautorizzazione dal vescovo di Fermo. La presente sistemazione risale alla seconda met del XVIII secolo. EVENTI Festa di SantEutizio, 23 maggio Festa di Santa Maria della piet, 7 giugno Festa di SantAntonio da Padova, 13 giugno Festa di San Giovanni, 24 giugno Pane, prosciutto e fantasia, luglio Valle Castoriana Porte Aperte, luglio-agosto Festa della Madonna della peschiera, 15 agosto Festa di San Martino, 11 novembre Focone della venuta, 8 dicembre

Sostanzialmente, labitato di Preci ha mantenuto il suo aspetto cinquecentesco, tipico dei villaggi fortificati costruiti sulle alture. Labitato attraversato da una ragnatela di stradine che, tortuosamente, confluiscono nella piazza principale sulla quale si erge la pieve di Santa Maria, edificata nel XIII secolo dai monaci di SantEutizio. Il castello di Preci. Originariamente Preci era un piccolo villaggio rurale sulla sinistra del torrente Campiano, vicino a un oratorio benedettino, da cui probabilmente deriva quel nome; gi menzionata nei Dialoghi da Gregorio Magno, per la presenza di numerosi eremi prebenedettini.
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La chiesa della Madonna della peschiera sorse su un antico oratorio probabilmente nel 1243. Successivamente la costruzione fu ampliata e abbellita nel XVI secolo, in forme rinascimentali, ad opera della comunit che ne aveva il patronato. La chiesa dei Santi Nicola ed Egidio, documentata nel 1393, fu concessa alla comunit in patronato nel 1514. La chiesa di San Giovanni Battista (fraz. Piedivalle) doveva esistere gi prima del XIII secolo, ma sub una radicale trasformazione nel 1520, con relativo ampliamento che ne ha raddoppiato la superficie. La piccola facciata a capanna ha un portale del 1535.

SAN LAZZARO: TRA IL LEBBROSARIO E IL FOSSO LU CUGNUNTU Non solamente serviva volentieri a cancerosi, ma oltre questo avea ordinato che li frati del suo Ordine, andando o stando per lo mondo, servissero ai leprosi per amor di Cristo, el quale volse per noi essere reputato leproso. (Francesco dAssisi, Fioretti) Era comune nel Medioevo la costruzione, lungo le strade principali, di locali destinati ad accogliere i lebbrosi. Percorrendo la strada statale della Valnerina, poco prima dellaltezza di Preci, in direzione di Visso, si trova la localit di San Lazzaro dove, secondo la tradizione, fu eretto un lebbrosario intorno al 1218, quando il feudatario del castello di Roccapazza, Razzardo, concesse al presbitero Bono (probabilmente monaco eutiziano) un vasto territorio boschivo e pascolato, affinch edificasse una chiesa e un ospedale per accogliere i pellegrini, e per alloggiare i lebbrosi e gli infermi. A testimonianza di ci esiste una pergamena presso larchivio storico comunale di Norcia. Per oltre cento anni i frati francescani si dedicarono alla cura dei bisognosi e dei poveri e sembra che lo stesso Francesco dAssisi fece visita pi volte al lebbrosario. Quando il luogo fu abbandonato dai monaci, lospedale fu annesso ai possedimenti del Comune di Norcia e successivamente pass sotto il controllo dellordine gerosolimitano di san Lazzaro. Da allora fu sempre dato in commenda finch i marchesi di Sorbello, nel 1914, vendettero la propriet ai Massi di Poggio di Croce e ai Betti di Belforte. Il complesso comprendeva la chiesa, lospedale e alcune abitazioni che, purtroppo, nel corso dei secoli hanno subito profonde modificazioni che ne hanno alterato larchitettura antica. La chiesa risale al XIV secolo, ma attualmente solo la navata anteriore destra ne parte, il resto occupato da una cantina. Nei pressi di San Lazzaro, alla congiunzione delle vallate di Poggio di Croce e Montaglioni, possibile ammirare il fosso detto lu Cugnuntu, caratterizzato da una piccola cascata di circa 20 metri al termine di un percorso escursionistico molto affascinante, tipico dellalta Valnerina.

CERRETO DI SPOLETO: LA CITT DEI CIARLATANI Me, dopo la morte, si vanti lUmbria dannoverarmi tra i suoi illustri figli, io che con i miei carmi lho onorata: lUmbria, cultrice delle Muse, patria nobile di Properzio e che ridente mi diede alla luce sullalto colle, cui intorno scorrono il Vigi con lacque sue placide e gelate e il fiume Nera, sempre caldo per sulfuree sorgenti. (G. Pontano, Partenopeo o Amori, I, 18, vv. 23-28) CHIESA DI SAN LORENZO, BORGO CERRETO Borgo Cerreto un antico castello sito alla confluenza del fiume Vigi con il Nera, nel territorio di Norcia. Il centro, sviluppatosi nel periodo tardomedievale, sorse su un crocevia di fondamentale importanza fin dallepoca preromana e romana; qui correva infatti il confine tra le antiche regioni della Sabina e dellUmbria. Nel Medioevo labitato si snodava lungo la via che sale al castello di Cerreto. Presso gli attuali ponti si riconoscono alcune strutture murarie a torre, che dovevano vigilare su due antichi ponti levatoi. Il sistema difensivo di Borgo Cerreto si completava sui lati nord ed est con la cinta muraria, dove si apriva la porta verso Cerreto, e con la torre presso la chiesa di San Paterniano. Faceva parte del sistema di castelli e torri di avvistamento che formavano il reticolo fortificato a difesa dellaccesso al nursino. Borgo Cerreto era un avamposto con funzione di difesa del castello di Cerreto e di quello di Ponte (con le cui torri comunicava a vista) e controllava lattraversamento dei fiumi e la viabilit di due arterie principali (lungo il Nera e verso Sellano-Colfiorito).

La chiesa di San Lorenzo, parrocchiale, si trova presso il ponte sul Nera. Fra i numerosi centri francescani della valle, fu certo uno dei pi importanti. Nello stesso luogo sembra esistesse in precedenza una chiesa intitolata a san Basso, vescovo martire vissuto nel III secolo, le cui reliquie erano venerate nella diocesi di Fermo. Sul terreno pianeggiante lungo il fiume e al lato della strada per Ponte, la chiesa e ledificio conventuale che vi si congiunge con un unico lungo braccio, conservano quasi intatto il decoro che possedevano quando vi sorsero quasi sette secoli fa.

La facciata, in pietra concia di colore rossastro, non presenta altri ornamenti che quelli finemente scolpiti nel portale. Linterno quello tipico delle chiese degli ordini minori mendicanti: composto da una spaziosa navata rettangolare, e da un coro. Leliminazione dei numerosi altari e di altre aggiunte del XVII secolo ha restituito solo in parte linterno originale e la sua decorazione a fresco. Delle pale dellaltare, rimasta solo una Madonna con i santi Antonio da Padova, Filippo Neri, Francesco di Sales e Francesco dAssisi. La pala dellaltare maggiore, con il Martirio di san Lorenzo, si trova, in pessime condizioni di conservazione,

nei locali dellex convento. Nella controfacciata, a destra, una Madonna della misericordia dei primi del XV secolo. Nella parete di fondo del coro gli affreschi si distinguono, secondo la cronologia, in tre gruppi. Il pi antico, riferibile ai primi anni del XIV secolo, comprende le due grandi immagini del Crocifisso. Il secondo, in basso ai lati, comprende il San Ludovico e la Madonna del XV secolo. Il terzo, ornato di una ricca cornice e di candelabri, raffigura la Madonna in trono con san Francesco e un altro santo francescano.

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CERRETO DI SPOLETO Una leggenda locale narra che il paese sia stato fondato nellOttocento dai Franchi che erano scesi al seguito di Carlo Magno per contrastare il potere del potente gastaldato longobardo di Ponte. Il suo nome deriva dalla diffusa presenza di piante di cerro e, tra laltro, fino al secolo scorso si poteva ammirare una quercia centenaria nella piazza principale del paese. Il cerro anche presente nello stemma comunale. Le prime notizie storiche si hanno intorno al XII secolo, ma la nascita di Cerreto risale sicuramente al 290 a.C. quando avviene la romanizzazione del territorio ad opera delle legioni del console Mario Curio Dentato. Nellalto Medioevo, in epoca longobarda, Cerreto fece parte del fondo rustico (amministrazione giuridica, economica e militare, gestita da funzionari del sovrano longobardo) di Ponte. Continue discordie si alternarono tra i cerretani, desiderosi di autonomia politica e amministrativa, e il Comune di Spoleto che nomin frate Elia ministro dei frati minori, per calmare i dissensi. Per un periodo venne affidato al governo di Norcia che ne fece richiesta, ma poi torn sotto il ducato di Spoleto. Le continue lotte fra Spoleto e Norcia finirono per dividere Cerreto in due fazioni. Nel 1569 fu definitivamente aggregato alla prefettura della montagna, con sede a Norcia. Solo nell800, con i francesi, torn a far parte della giurisdizione spoletina e con il Regno dItalia acquist la sua autonomia amministrativa.

Linsediamento di Cerreto di Spoleto, costituito dal castello e dal suo borgo, sorge alla confluenza del fiume Nera con il Vigi e il Tissino, dove sincrociano le principali vie di comunicazione che attraversavano, e attraversano ancora oggi, il territorio della Valnerina.

La Chiesa di San Lorenzo risale al XIII secolo. Al suo interno conservato il reperto lapideo che documenta lesistenza di Balnea Cerretana, la protochirurgia con le testimonianze delle attivit del medico folignate Baronio Vincenzi specializzatosi nel

XVII secolo nella trapanazione del cranio, che operava presso la chiesa di Ges e Maria a Borgo Cerreto e la cura con le erbe, illustrata nellorto del Ciarlatano. Degni di nota il monastero di San Giacomo, del XII secolo e lorto del Ciarlatano,
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il monastero di San Nicola, del XIII secolo, contenente la documentazione sul Ciarlatano, e la chiesa di Santa Maria de Libera, del XVI secolo, con il centro studi sul Pontano. EVENTI Fiera della Befana, 2 gennaio Canto della Pasquetta, 5 gennaio Festa della Madonna delle grazie, Triponzo, domenica precedente lAscensione Festa della Madonna, Bugiano, domenica dellAscensione Festa della Madonna dei miracoli, domenica di Pentecoste Festa della Madonna di Costantinopoli, Collesoglio, domenica della Santissima Trinit Festa dei Santi Pietro e Paolo, Nortosce, 29 giugno Rievocazione storica dei mestieri tradizionali, Macchia, La carbonaia, luglio Festa della Madonna del verde, Rocchetta, prima domenica di luglio
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Festa della Madonna del monte, terza domenica di luglio Festa del perdono, Collesoglio, 2 agosto Festa di San Lorenzo, Borgo Cerreto, 10 agosto Sagra del fungo, Borgo Cerreto, met agosto Sagra del Ciarlatano, met agosto Rievocazione storica dei mestieri tradizionali, Rocchetta, La trebbiatura, agosto Rievocazione storica dei mestieri tradizionali, La vendemmia, settembre Rievocazione storica dei mestieri tradizionali, Borgo Cerreto, Carri e carrettieri, settembre Festa a Monte Maggiore, prima domenica di settembre Festa della Madonna addolorata, Macchia, quarta domenica di settembre Fiera di San Nicola, 6 dicembre Fuochi della venuta, grandi fal accesi la notte del 9 dicembre per ricordare il passaggio della Santa Casa della Madonna trasportata da angeli della Palestina a Loreto.

SANTANATOLIA DI NARCO: CITT DELLA CANAPA San Mauro, insieme al figlioletto Felice e alla nutrice si ritir nella valle di Narco, dove edific un piccolo eremo. (L. Iacobilli, Vite dei Santi e Beati dellUmbria, 1645) ABBAZIA DI SAN FELICE DI NARCO, CASTEL SAN FELICE Tra SantAnatolia e Vallo di Nera si estende un promontorio, antico terrazzo fluviale preistorico, habitat umbro, poi colonia romana. Al tempo di Teodorico (VI secolo d.C.) si form leremo di San Fele: una cella monastica agricola attorno a un oratorio. Nel XII secolo la colonia agricola si raccolse sullaltura formando Castel San Felice, ceduto ad Innocenzo III. Scrive lo Iacobilli nelle Vite dei Santi e Beati dellUmbria, nel 1645: San Mauro fu uno dei trecento compagni che da Laodicea e Cesarea di Siria emigrarono in Italia al tempo di Teodorico e di Anastasio imperatore dOriente, ariano. Giunsero a Roma e, essendo gli altri andati per lItalia centrale, Mauro, insieme al figlioletto Felice e alla nutrice si ritir nella valle di Narco, dove edific un piccolo eremo. Mauro era umile e voleva trascorrere la vita nella penitenza e nei digiuni, educando il figlio a questo genere di vita. La gente chiese loro di essere liberata da un drago che infastidiva gli abitanti del luogo. I due si armarono di un bastone e di un arnese di ferro. Mentre Mauro affront il drago, Felice piant in terra il bastone, che subito germogli. la metafora della bonifica di un territorio, oltre a quella bonifica spirituale dovuta allopera di evangelizzazione dei due santi. Questo episodio illustrato nel bassorilievo sotto il rosone della chiesa: il drago che esce dalla grotta rappresenterebbe il fiume Nera. La fantasia popolare colloca la grotta del drago in un anfratto, oltre il ponte. La memoria di zone paludose , infatti, presente nella tradizione orale lungo tutta la Valnerina. Felice mor prematuramente e Mauro, rimasto solo, depose il suo corpo insieme con quello della nutrice, in un oratorio che poi divenne la chiesa dedicata a san Felice, e anche il vicino castello ebbe il suo nome. Per lafflusso di altri giovani alleremo di san Mauro, questi costru, attiguo alla chiesa, un monastero di cui fu eletto abate, e lo diresse secondo la Regola di san Benedetto da Norcia. Mauro vi mor nel 555. Come san Benedetto, giungendo a Montecassino, distrusse il tempio di Apollo per impiantarvi un oratorio, sacro al vero Dio, cos Mauro, Felice e i loro successori fugarono la malaria della palude e la peste del paganesimo che, allinizio del VI secolo, ancora dominava le campagne circostanti.

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Castel San Felice sorge su un colle isolato che, anticamente, controllava un ponte sul Nera e la valle a nord (lantico percorso, proveniente da Spoleto, attraversava il fiume alle spalle della chiesa per dirigersi a nord verso Vallo e a sud verso SantAnatolia). Limpianto urbano tipico dei castelli arroccati sulla sommit di un colle. Fra i pi interessanti esempi della scultura romanica umbra sono il rosone, con i simboli evangelici, i rilievi sottostanti che raffigurano le Storie di san Felice (Risuscita il figlio della vedova, Langelo guida i santi, San Felice uccide il drago), e lAgnus Dei nel timpano, depoca medievale (secondo la tradizione orale lo sguardo dellagnello indicherebbe il luogo dove sepolto un tesoro). Linterno una sola navata. Qui si conserva il sarcofago che la tradizione attribuisce al santo titolare. Nella piccola abside, in fondo, si trova il Cristo maestro tra angeli atterriti, affresco del XIV secolo di influsso orientale. Sotto al presbiterio si apre la cripta, con al centro il sarcofago in pietra contenente i resti di san Felice, san Mauro e la nutrice siriaca. Nei pressi dellabbazia si trova un ponte medievale che attraversa il fiume Nera immettendosi nella vecchia strada della Valnerina; poco lontana c losteria, un tempo usata dai viandanti, attualmente ristrutturata.

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SANTANATOLIA DI NARCO Unipotesi fa derivare il suo nome dal fatto che SantAnatolia fu il centro dei primi popoli sabini Naharci. Secondo unaltra ipotesi, invece, il nome deriverebbe dal fiume Nar (Nera). Altri lo fanno derivare dalla presenza dei monaci siriaci, o dal nome di un nobile francese, Narco, che avrebbe avuto il dominio della Valnerina e avrebbe edificato Castel San Felice. SantAnatolia di Narco si colloca al centro della Valnerina, nel punto in cui la valle si allarga dando origine ad ampi terreni alluvionali pianeggianti nominati Canapine, dal nome della pianta di canapa, che qui si coltivava fino a qualche tempo fa. Abitato gi nellepoca preistorica, nel Medioevo sub il dominio di Spoleto. Dal XV secolo fu coinvolta in vicende di lotta con i centri vicini e con i domini pontifici. La sua autonomia fu definitivamente conquistata solo nel 1930, quando ottenne la separazione dal territorio del Comune di Spoleto che il Regno dItalia del 1860 aveva ridisegnato con confini pi vasti degli attuali.

fluviale, gi abitata dallantico popolo dei Naharci, con mura di cinta, torrioni e tre porte di accesso. Dentro le mura si pu ammirare la disposizione urbanistica, molto originale, data la presenza contigua di case comuni e di palazzetti gentilizi, divisi tra loro da vie molto strette. La chiesa parrocchiale di SantAnatolia, contigua al palazzo, sorge in una piazzetta. Conserva al suo interno una decorazione pittorica dei secoli XIV e XV. La chiesa di San Martino, sullantica strada per Spoleto, un edificio del XIII secolo a navata unica, con campanile. Nella chiesa di Santa Maria delle grazie si distinguono tre diverse fasi di costruzione corrispondenti rispettivamente alledicola, alla parte presbiteriale e alla navata. Allinterno, sullaltare maggiore raffigurata la Madonna tra i santi Giacomo e Antonio abate, affresco databile alla met del XV secolo e riferibile al Maestro di Eggi. La chiesa di Santa Maria di Narco dedicata a santAnatolia. lantica pieve, pi volte ricostruita, situata dentro il castello. Non si conosce lepoca esatta della sua fondazione. La sua struttura interna, cos antica e cos cara al culto dei fedeli, e la sua pianta a croce latina creano unatmosfera di raccoglimento e di preghiera, un senso di umilt, soddisfano un bisogno di serenit e di pace, che rigenerano e rinnovano lanimo di colui che la visita.
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Il centro storico mantiene le caratteristiche di un antico borgo fortificato, con mura di cinta, torrioni e tre porte di accesso, una delle quali ancora oggi ben conservata.

Il castello di SantAnatolia di Narco ubicato sulla sinistra del fiume Nera, lungo lantica strada della Valnerina. Di origine medievale, sorge ai margini di una terrazza

GROTTI Il nome deriva dalla morfologia del luogo, in cui sono evidenti grotte e picchi rocciosi. A monte dellattuale abitato si scorgono i resti dellantico castello, di epoca medievale, con molti elementi naturali, dominati dal fortilizio chiamato la Torre. La chiesa parrocchiale di San Pietro sorge in uno dei nuclei del paese, di antica origine, ma oggetto di diversi interventi, nel cui interno seicentesco si conservano alcune tele della stessa epoca e un organo del 1857. Ha una sola navata con tre altari. Nel 1603 fu pubblicata uniscrizione sepolcrale in versi, di et cristiana, qui rinvenuta. La chiesa della Confraternita del Santissimo Sacramento, o dellAddolorata, in posizione centrale rispetto allabitato. Vi si conserva un interessante ciclo pittorico dei secoli XV e XVI. La chiesa della Madonna delle Scentelle poco distante dal paese, lungo la strada per Spoleto. Il suo nome, Centum celle, ricorda gli antichi stanziamenti eremitici. Conserva, nella sua dedica, la memoria di questa presenza religiosa. EVENTI Canto delle Pasquarelle, gennaio Festa della Madonna del buon consiglio o Festa delle Santesse, ultima domenica di maggio Festa di San Felice, Castel San Felice,
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26 giugno Festa di SantAnatolia, 9 luglio Festa di San Pietro, Grotti, luglio Festa di San Michele arcangelo, Gavelli, agosto Festa della Madonna delle grazie, agosto

CESELLI (Comune di Scheggino) Nel XII secolo il territorio era dominato da un castello feudale del duca di Spoleto. Nel 1190 il castello divenne parte del feudo abbaziale di San Pietro in Valle. di questepoca la chiesa principale di San Sabino; era la pieve della comunit di Ceselli, prima che fosse costruito il castello comunale. Nel XIII secolo la valle non pot resistere allespansione comunale di Spoleto che cerc di fortificare il colle attorno a unaltra chiesa dedicata a san Michele arcangelo e a san Sebastiano. Il castello rimase fedele a Spoleto anche dopo la ribellione della Valnerina del 1522, tanto che i castellani tagliarono il ponte ai banditi Petrone e Picozzo. Stando Ceselli sulla via breve di Spoleto, non doveva mancare una taberna con vino a buon mercato e il necessario per ospitare qualche passante. Era qui laccesso al gioco della ruzzola: ruzzole di legno venivano fatte rotolare per conquistarsi quelle di formaggio. Il gioco, date le grida che lo caratterizzano, doveva svolgersi lontano dalle ultime case del borgo del 1522. Nel 1527 lanzichenecchi

e colonnesi, reduci dal sacco di Roma, transitarono per questo territorio, devastandolo. Lo statuto del Comune di Ceselli del 1546. Di notevole interesse sono la chiesa extra castrum di San Vito, edificata nel 1080, con affreschi rinascimentali raffiguranti i santi martiri e la chiesa di San Sabino (del XII secolo). Ledicola dellOsteria di Ceselli, importante nodo viario, ornata con affreschi del 1500 di pittori della Valnerina. In questa osteria ha sostato il 26 marzo 1831 larcivescovo Mastai Ferretti in fuga da Spoleto verso lo Stato borbonico. Nel 1875 il Comune di Ceselli stato soppresso e annesso al Comune di Scheggino.

COLLEPONTE (Comune di Ferentillo) Il centro abitato di origine altomedievale diviso in due nuclei, Macenano e Colleponte, dalla strada statale Valnerina. La chiesa parrocchiale di SantAntonio del XVI secolo conserva affreschi rinascimentali che decorano le pareti laterali. La chiesa di Santa Caterina, a Sambucheto, risalente al XIV secolo, al suo interno presenta un ciclo di affreschi eseguiti da Pierino Cesarei nel XVI secolo.

ABBAZIA DI SAN PIETRO IN VALLE, MACENANO DI FERENTILLO La leggenda narra che due eremiti siriaci, Giovanni e Lazzaro, diretti verso lo Spoletino in cerca di un luogo recondito e mistico, arrivassero in Valnerina e qui costruissero un eremo divenuto luogo di culto tra le genti locali. Dopo la morte di Giovanni, Lazzaro, afflitto, preg il Signore di consolarlo e questi fece apparire in sogno a Faroaldo II, duca di Spoleto, san Pietro, che lo invit a costruire una chiesa e un monastero in suo onore. Pi tardi Faroaldo, recatosi a caccia in Valnerina, individu nel piccolo oratorio il posto adatto alla costruzione della chiesa dedicata a san Pietro (VIII sec.) e ladiacente monastero che adott la Regola di san Benedetto. Primitivo cenobio benedettino, assunse unimportanza fondamentale nellevoluzione religiosa, politica, economica e sociale di tutta larea. Si trova allinterno del Parco Fluviale del Nera, a 13 chilometri dalla Cascata delle Marmore. Labbazia di San Pietro in Valle inoltre una delle testimonianze pi significative del ducato di Spoleto. Costruita sul luogo in cui si erano ritirati gli eremiti Lazzaro e Giovanni nel VI secolo, la chiesa una ricostruzione del X-XI secolo: le pareti erano coperte di affreschi, dei quali si pu osservare qualche resto. Allinterno si trovano un cippo votivo, frammenti scultorei e architettonici anche romani, vari sarcofagi romani e medievali, tra i quali quello di Faroaldo. Laltare maggiore composto di vari resti marmorei recuperati nella zona. Labside decorata da un grande affresco: nella parte superiore un Cristo benedicente, sotto una Madonna col Bambino, angeli e santi e ancora pi in basso i Santi Benedetto, Placido, Marziale, Eleuterio e Lazzaro. Il campanile, eretto nel XII secolo, presenta molti frammenti pi antichi e interessanti decorazioni. Le testimonianze di epoca romana pi importanti conservate nella chiesa di San Pietro in Valle sono i cinque sarcofagi: Amore e Psiche, della fine del III secolo; Faroaldo II, del II secolo (si dice che accolga le spoglie del duca longobardo fondatore); Santi Giovanni e Lazzaro, del IV secolo; Psiche su tre barche, del III secolo e un Sarcofago con scene di caccia.

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PONTE (Comune di Cerreto di Spoleto) Fuit olim fortilium munitum, sed nunc a bellorum et terremotorum ictibus est fere dirutum. La frazione di Ponte ha origini di epoca longobarda, quando vi aveva sede un potente gastaldato che estendeva la sua giurisdizione su tutto il territorio della Valnerina. Si adagia su un colle a forma di cono, a 441 metri, lungo ununica strada, che un tempo raggiungeva la rocca. Della strada oggi restano solo poche tracce. Il nome della localit legato, quasi sicuramente, alla presenza nelle vicinanze di un ponte romano, che campeggia sul suo stemma. Linsediamento attuale si divide in diversi nuclei: Il castello fuit olim fortilium munitum, sed nunc a bellorum et terremotorum ictibus est fere dirutum. Con queste parole viene ricordata lantichit e la robustezza del castello di Ponte. Presso la curtis, centro di mercato curtense, sede dei tribunali e dei magazzini di raccolta, sorse la pieve di Santa Maria. Il castello fu fortificato per difendersi dalle incursioni dei Saraceni e dei comuni rivali. Il castello segu le vicende movimentate di Cerreto capitolando al Comune di Spoleto nel 1221, ma, a differenza di Cerreto di tendenze ghibelline, Ponte resta fedele alla santa sede apostolica. Nel 400 vi dominano i Trinci e nel secolo successivo far parte del breve ducato di Cesare Borgia.
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La pieve di Santa Maria era lantica pieve fuori del castello. Divenne poi il centro della comunit. La struttura romanica, come per San Felice di Narco, prova lappartenenza a un monastero benedettino, di cui si pu immaginare il piccolo chiostro presso la casa parrocchiale. La chiesa dedicata allAssunta incoronata. Nella parte superiore domina il rosone, agli angoli sono i quattro simboli degli evangelisti in altorilievo come a SantEutizio. Alcune statue lignee arricchiscono la chiesa, una delle quali rappresenta la Vergine con il Bambino che sostiene la mano della mediatrice di grazia sulla quale appoggiato il mondo, mentre con laltra stringe il rotolo della legge.

La chiesa di San Pietro si trova dentro il castello, in parte incassata nel terreno. Di piccola mole quadrata, custodiva una statua lignea della beata Vergine, definita indecente. quella che si venera nella pieve, che fu ritoccata per renderla decorosa. La chiesa della Madonna della porta, allinterno del castello di Ponte. Eretta nel XVI secolo, se ne possono ammirare le mura perimetrali a monte della strada che si snoda lungo la collina per raggiungere la rocca. Da visitare anche la chiesa di San Martino, edicola devozionale del XVI secolo, e la chiesa di San Giuliano, romanica campestre del XII secolo. EVENTI Festa della Madonna della porta, seconda domenica di settembre

POGGIODOMO: IL PI PICCOLO COMUNE DELLUMBRIA Ognuno di noi percorre dei sentieri, reali o ideali, per ascoltarli e farsi ascoltare, i passi si fanno memoria e una pietra, una pianta, una siepe si lasciano sfogliare in molatura di ricordi e sogni, camminare e smarrirsi per ritrovare storia e storie, passato di una comunit che ritorna con lorgoglio di appartenervi e la voglia di non lasciarlo passare. La sera sar pi ricca dopo il riposo negli eremi, i piedi bagnati nei fossi, la striatura di una lumaca sul palmo della mano e i tronchi cavi delle querce saranno colmi di altre voci che qualcuno, domani, avr la pazienza di ascoltare. Questo e altro Poggiodomo, tratturi e campi falciati, edicole e chiese campestri, lacqua di gole strozzate, mulini, carezze di albe e tramonti su paesi di pietra che la pazienza dei vecchi protegge. Venire a Poggiodomo percorrere un sentiero, perch i pensieri nascono sui passi che ognuno percorre. (Egidio Spada) EREMO DELLA MADONNA DELLA STELLA, ROCCATAMBURO Le vicende storiche delleremo della Madonna della Stella risalgono allVIII secolo quando, alla confluenza di valle Noce e valle Marta, lungo gli antichi itinerari che confluivano verso il gastaldato pontano e quindi verso Spoleto, sorse il monasterium Sancti Benedicti in Faucibus o in Vallibus, soggetto allabbazia di San Pietro di Ferentillo. La costruzione del monastero si lega sia alla politica di controllo del territorio esercitata dai duchi di Spoleto, sia allopera di evangelizzazione e di espansione del monachesimo nella montagna. Il declino dei Benedettini in tutto il territorio, verificatosi dal 1200, favor linsediamento degli Agostiniani, che prendevano possesso dei beni e dei monasteri abbandonati dai Benedettini. Due eremiti, Andrea da Cascia e Giovanni da Norcia, diedero tuttavia inizio allopera di edificazione delleremo attuale che poi prese il nome di Santa Croce in Valle. Alla nuova chiesa, in parte ricavata scavando nella roccia, si aggiunsero una decina di celle monastiche. Sorgeva cos una sorta di laura, dove lesperienza cenobitica si fondeva con quella pi antica degli eremiti orientali. Alla vita comunitaria intorno alla chiesa e al refettorio, dislocato sul piazzale, si affiancava quella del silenzio e della meditazione nellalveare di celle scavate nella roccia.

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Nel 1416 la chiesa di Santa Croce fu ornata da una raffigurazione della Madonna in trono con il Bambino poppante tra san Pietro e san Paolo. Con il passare degli anni anche gli Agostiniani di Cascia cominciarono a disertare questo luogo di culto. Persa quasi la memoria del luogo, nel 1833 due pastorelli di Roccatamburo ne rinvennero il dipinto in mezzo ai rovi. Riprese, allora, il culto da parte delle popolazioni dei paesi vicini e con le offerte ricavate dai fedeli fu restaurata la chiesa che da allora prese il nome di Madonna della Stella. Da allora il culto mariano rimasto vivo in tutta la popolazione della montagna e ogni anno, nel mese di maggio, numerose processioni provenienti dai paesi vicini si inerpicano per il ripido sentiero a rinnovare la devozione tramandata attraverso le generazioni. Il complesso di grotte aperte nella rupe della Madonna della Stella evoca lidea di un colombario, o di certi sepolcreti etruschi scavati nelle pareti rocciose. Il santuario della Madonna della Stella e le grotte eremitiche, aperte nella parete rocciosa, sono ubicati in una strettoia ombrosa, valle Noce, compresa tra le formazioni orografiche del monte Maggio e del Porretta. Un ruscello che nasce sui versanti orientali del monte Porretta, percorre langusta strettoia formando una piccola cascata a poca distanza dal santuario. Quegli antichi eremiti scelsero di vivere in mezzo a due altissimi monti, dove non si vede altro che due palmi di cielo, scrive Marco Franceschini. Forse proprio questa caratteristica fu determinante per la scelta del luogo: il fatto dessere un posto in cui nulla distoglie lattenzione perch lo sguardo non ha dove vagare, n alcun panorama grandioso spalanca le finestre del cuore s da indurre a celebrare le lodi del Creatore. Un luogo umile e raccolto, valle Noce, lontano dai cammini transitati, anche se non troppo distante da unantica e importante via di comunicazione, come a dire: nel mondo, ma non del mondo.

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POGGIODOMO Poggiodomo stato negli anni meta di monaci, eremiti, mistici, fuoriusciti del ghibellinismo medievale, fino ai ribelli partigiani, che nellultima guerra fondarono qui le brigate pi operative. Esempio di questo isolamento leremo della Madonna della Stella, sempre conteso fra Poggiodomo e Cerreto, frequentato, da centinaia di anni, da grandi mistici che vi hanno trovato rifugio e ne hanno fatto luogo privilegiato di vita contemplativa. Gli ultimi eremiti furono Vincenzo Zolfanelli di Fabriano, sepolto allinterno della chiesa e Luigi Crescenzi di Poggioprimocaso. Questultimo fu eremita per trentanni, fino al 1949, anno nel quale mor cadendo dal ripido piazzale di fronte alle celle monastiche. Poggiodomo sorge su un picco naturale di 974 metri a strapiombo sulla vallata sottostante, ed il Comune pi piccolo della provincia di Perugia, con i suoi 187 abitanti. Il paese deriva il suo nome da poggio, dal latino podium e dal greco podion, che significava originariamente pedana; e da domo, riferito, probabilmente, sia alla forma a cupola, derivato da dme, sia da domo, cio messo a coltura. Da sempre sotto la dominazione delle altre cittadine circostanti, la sua storia non molto diversa dalle altre del comprensorio della Valnerina: barbari e terremoti la devastarono nel corso di alterne vicende.
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Fece parte del ducato di Spoleto e, dopo il XVI secolo, appartenne alternativamente a Leonessa, a Cascia e a Spoleto, di cui segu le sorti. Fu sotto lo Stato pontificio, durante il papato di Urbano VIII, che il villaggio conobbe il suo periodo pi florido. II Comune vero e proprio fu istituito nel 1809, sotto il governo napoleonico, e fu confermato dallo Stato italiano nel 1860. Il centro storico costituito da un castello fondato nel XIII secolo, tipico degli insediamenti edificati su uno sperone di roccia. Lunica chiesa del villaggio San Pietro che contiene cicli pittorici, come gli affreschi del 1400 e del 1500. Da visitare anche la chiesa di San Carlo Borromeo, del 1633, con allinterno nove altari lignei barocchi del XVII e del XVIII secolo.

Non lontano da Poggiodomo, a Usigni, noto come paese-palazzo per la qualit dei suoi edifici, si possono visitare la chiesa di San Salvatore, fatta costruire dal cardinale Poli tra il 1631 e il 1644 e la cisterna del Cardinale, nei pressi del palazzo Poli. A Mucciafora si trova la chiesa di San Bartolomeo, meta mistica, luogo di rifugio e di vita contemplativa. EVENTI La Pasquarella, 5 gennaio Festa del patrono SantAntonio abate, 17 gennaio Festa dei giovanotti, agosto Festa degli sposati o ncamata, agosto

FONTEVECCHIA (Comune di Giano dellUmbria) O tu che passi per questa via non ti scordar di salutar Maria La tradizione vuole che tutti coloro che passavano davanti alledicola sacra sita nei pressi della fonte, da cui il nome Fontevecchia, si fermassero qualche istante per venerare la Madonna dei miracoli. La stessa tradizione ricorda il motto, simile a quello di altre antiche dediche alla Vergine: O tu che passi per questa via non ti scordar di salutar Maria. Fontevecchia unantica fontana del 1585, successivamente trasformata in maest a uso devozionale, nel 1756. realizzata in pietra cinerea e rosata, ha il nicchione affrescato, la volta a sesto ribassato in laterizio ed illuminata da ceri votivi. ubicata ai margini di una delle antiche strade di accesso al castello di Giano dellUmbria. Il manto dintonaco armato relativo allultimo restauro ha completamente coperto loriginaria cortina in pietra. Attualmente ha un uso puramente devozionale. Conserva laffresco con la Madonna del rosario, completato dalla raffigurazione di SantAntonio da Padova, a sinistra, e di San Giuseppe da Copertino, a destra. Laffresco attuale sostituisce quello originario raffigurante la Madonna della Fonte, risalente probabilmente al 1585, del quale ci restano solo alcuni frammenti. ABBAZIA DI SAN FELICE Poco lontano da Giano si trova labbazia di San Felice, tipico esempio di architettura romanica. La chiesa mostra ancora la sua originaria struttura romanica risalente al XII secolo, mentre il chiostro e le costruzioni, che si sviluppano sul fianco destro della chiesa, vennero edificati e completati in un lasso di tempo che va dalla seconda met del XVI secolo al XVIII secolo. Una scalinata in travertino conduce al presbiterio e alle tre absidi. La cripta risale alla stessa epoca della chiesa e conserva larca con le reliquie del santo. Il chiostro, di pianta rettangolare, ha le arcate sorrette da robusti pilastri quadrangolari a mattoni vivi; sopra ogni pilastro sono dipinti busti di santi e beati. Gli affreschi sulle pareti raffigurano le storie della vita di san Felice. Allinterno del quadrato del chiostro si trova una cisterna per la raccolta delle acque piovane.

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MONTELEONE DI SPOLETO: IL LEONE DEGLI APPENNINI LA CHIESA-FORTEZZA DI SAN FRANCESCO

Oratorio dei Benedettini e successivamente di propriet dei frati dellordine dei Minori conventuali, fu ingrandito intorno al 1285. Furono costruiti il convento e il chiostro con allinterno una cisterna. Inizialmente il chiostro era a un solo porticato con tetto, poi fu sopraelevato e adibito, in parte, ad abitazioni per il convento. Tra il 1395 ed il 1398 la chiesa fu tagliata nella sua altezza da una volta a tutto sesto. Con questo intervento, le chiese divennero due. Quella superiore, dedicata a san Francesco, a due navate, ha la sacrestia e un corridoio laterale con le porte di accesso al convento. Allinterno sono presenti affreschi dei secoli XV e XVI, tele, sculture lignee e dipinti dei secoli XVII e XVIII. Al di sopra della chiesa si erge la torre campanaria. Quattro sono le campane, ognuna delle quali reca incisa uniscrizione. Di pregio il portale esterno in pietra; in una delle sue fasce, con fiori, frutti, foglie, animali, santi, angeli, draghi, sole, luna e perfino la morte, raffigurato il Cantico delle Creature di san Francesco. Nella parte esterna sta un leone che afferra un cervo con un ramoscello in bocca, forse a significare la severit della chiesa contro coloro che si ostinano a disconoscere la sua autorit, nel primo incavo il giglio guelfo e un volto di uomo, nel successivo incavo laquila ghibellina e ancora un volto duomo completano la decorazione.

MONTELEONE DI SPOLETO La sua posizione di castello di pendio gli ha fatto guadagnare nei secoli lappellativo di Leone degli Appennini. Il paese, che si apre nella massiccia struttura calcarea appenninica, il pi elevato capoluogo di comune della montagna. Il territorio nel Parco Naturale Coscerno-Aspra, caratterizzato da rilievi montuosi, ricoperti da boschi intervallati da pascoli e piccoli campi separati tra loro. Queste recinzioni naturali, gi in essere nel Medioevo, oltre a difendere dai ladruncoli che si aggiravano nei dintorni dei borghi, sostenevano e rafforzavano, nei terreni accidentati, i ciglioni e i fossi, frenandone lerosione; in prossimit delle propriet collettive, proteggevano anche da occupazioni abusive e dal vago pascolo del bestiame. Dal punto di vista insediativo il territorio organizzato intorno a quattro nuclei abitati (Ruscio, Rescia, Trivio e Butino), legati da sempre allagricoltura e alla pastorizia o a storiche attivit industriali, come le miniere di ferro e di lignite di Ruscio.

La presenza umana risale a pi di 3000 anni fa, come ci dicono le tracce di un insediamento trovate poco distanti dal capoluogo. La popolazione apparteneva al gruppo etnico dei Naharci, identificabili con le popolazioni autoctone della media Valnerina. Nel 1265, il Comune di Spoleto ricevette in donazione il castello di Brufa, sulle cui rovine fu edificato il castello di Monteleone. Occupato nel XVI secolo da Sciarra Colonna, Monteleone vede la sua sottomissione allimpero romano. Raggiunse lindipendenza nel 1560 per concessione di Pio IV. Nel 1634, ad opera di Urbano VIII, si attivano le miniere del ferro e del forno per la fonderia di Ruscio. Nel corso del secolo successivo, a causa dei terremoti si avvi il declino e la crisi dellindustria mineraria. Monteleone vide il passaggio di Giuseppe Garibaldi nel 1849, ed entr a far parte del Regno dItalia nel 1860.

Il castello, cinto da solide mura, baluardi, torri di vedetta, porte, antemurali e diviso in terzieri, San Nicol, Santa Maria, San Jacobo, conserva al suo interno lurbanistica tipica dei fortilizi di epoca medievale e rinascimentale con palazzi gentilizi, case e chiese che si affacciano su vicoli e piazze. Oltre alla fortificazione esterna, sono in pietra la torre dellOrologio, le chiese, le abitazioni, i portali, gli archi, i muri a secco e le macine di mulino. Varcate le mura con sguardo rivolto allentroterra, possibile scoprire attraverso piacevoli percorsi un mondo che racchiude, quasi mimetizzate, altre ricchezze storiche e artistiche: la necropoli proto-villanoviana con 44 tombe; larea del ritrovamento della biga (secondo quarto del VI sec. a.C.); i santuari protostorici daltura; i giacimenti ferriferi; i castellieri (VII-VIII sec. a.C.); i ruderi dei templi pagani e delle ville romane.

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La chiesa di San Nicola fu distrutta dal terremoto del 1703. I primi documenti risalgono al 1310, era la chiesa castellana. Ha ununica porta, e un unico altare. Alcuni frammenti scultorei provenienti dalla costruzione originale sono conservati nel chiostro della chiesa di San Francesco. La chiesa di San Giovanni dedicata ai due Giovanni, battista ed evangelista. Sorge presso la porta del borgo, detta porta di San Giovanni. Al suo interno una tela rappresenta i santi titolari. La chiesa della Santa Croce invece fuori porta. La chiesa della Madonna della Quercia, situata sotto il monastero di Santa Caterina, cosi chiamata da una grande quercia. Ha un unico altare con immagine della Madonna insigne per molte grazie. Dellex convento e chiesa di Santa Caterina si conoscono le origini da alcuni documenti autentici conservati nellarchivio della comunit e del monastero, dai quali si desunto che nel 1310, al tempo di Clemente V, dieci monache si riunirono a professare la Regola di Chiara di Norcia per propagarne lOrdine. Le mura castellane risalgono ai secoli XIII, XIV e XV. I baluardi del XV secolo: baluardo della Macchia, baluardo dellAnnunziata, baluardo di Catosa, porta della Fonte e baluardo di San Giovanni.

La biga, carro da parata e da corteo, in legno di noce interamente rivestita di lamine di bronzo dorato, fu realizzata intorno al secondo quarto del VI secolo a.C. Fu rinvenuta in ottimo stato di conservazione, in una tomba in localit Colle del Capitano nel febbraio del 1902 dagli abitanti del posto, durante lavori di sterro. Sepolti con la biga cerano i corpi di un uomo e di una donna e un ricchissimo corredo funerario datato intorno al 530 a.C. Dal 1903 la biga esposta al Metropolitan Museum of Art di New York.

Le porte: porta delle Monache, porta della Fonte o di San Giacomo, porta Vecchia, porta Spoletina e porta San Pietro. I palazzi: palazzo Bernab, palazzo Rotondi (sede del Comune), palazzo RanaldiBernabei, ex palazzo dei Priori, ex palazzo SinibaldiCongiunti, ex palazzo Cesi, ex palazzo Moriconi. Gli archi: arco delle Coppe, arco in via San Francesco, arco in vicolo del Giglio, arco in vicolo dello Scarico, arco in vicolo Baciadonne, arco in vicolo del Moro e arco in via di Pago. EVENTI La Pasquarella, giorni dellEpifania Festa di SantAntonio abate, 17 gennaio Festa della Santa Croce, 3 maggio Le Agnelle di SantAntonio, 13 giugno Fiera di San Felice, prima domenica di luglio

Festa di SantAnna, Rescia, ultima domenica di luglio Festa della Madonna degli angeli, Butino, prima domenica di agosto Riambientazione storicarinascimentale e Festa della Madonna assunta, 15 agosto Sagra degli strascinati, 16 agosto Festa della Madonna addolorata, Ruscio, terza domenica di agosto Festa dei Santissimi Cuori di Ges, Trivio, ultima domenica di agosto Festa della Madonna della misericordia, prima domenica di settembre Festa di Santa Gemma, seconda domenica di settembre Farro di San Nicola, 5 dicembre Festa di San Nicola, 6 dicembre Focone della venuta, 9 dicembre
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CASCIA: CITT DELLE ROSE O beata con fermezza et con virtude / che meritu sci grande adtribuisti / che sopra ogni donna fu donata / che una delle spine de xpo recepisti / et non te parve esser munda / per andare a la vita pi iocunda. IL SANTUARIO DI SANTA RITA La basilica-santuario di Santa Rita offre una significativa occasione di riflessione e di preghiera. Lamore e il perdono sono stati la forza vitale della santa delle rose, cos come il suo desiderio di pace e la sua capacit di vivere la sofferenza. Chiunque si avvicini al suo messaggio rimane affascinato dalle virt che Margherita, questo il suo nome di battesimo, apprese alla scuola spirituale del suo protettore santAgostino. La basilica-santuario stata rinnovata e arricchita dalla beata Maria Teresa Fasce, superiora del monastero, venerata anchessa accanto a Santa Rita. Il santuario fu eretto nel 1937-47 sul luogo dellantica chiesa agostiniana annessa al monastero dove mor santa Rita, nel 1457. Si trova nella parte pi alta del nucleo abitativo di Cascia e si inserisce nel contesto urbano. Ai lati del portale sono due pilastri divisi in dieci riquadri scolpiti con rilievi che si riferiscono agli episodi salienti della vita della santa, con iscrizioni in volgare, tratte dalla cassa lignea quattrocentesca nata per accogliere la prima sepoltura di santa Rita: O beata con fermezza et con virtude / che meritu sci grande adtribuisti / che sopra ogni donna fu donata / che una delle spine de xpo recepisti / et non te parve esser munda / per andare a la vita piu iocunda.

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Laltare maggiore decorato da rilievi con lUltima cena e custodisce il Corpus Christi portato a Cascia dal beato agostiniano Simone Fidati; ne fu riconosciuto il culto da Bonifacio IX. Il miracolo avvenne nel 1330 a Siena: un sacerdote, mentre andava a portare la comunione a un infermo, pose lostia nel breviario. Giunto a casa del malato vide che lostia era diventata sangue, e le macchie di sangue avevano la forma di un profilo di volto umano. La cappella di Santa Rita, in cui custodito il suo corpo, si apre dietro una grande cancellata in ferro battuto. Sotto laltare della cappella della Consolazione invece conservato il corpo del beato agostiniano Simone Fidati (1285 ca-1348). Nellaprile 1988 stata inaugurata anche una basilica inferiore, molto moderna, sempre con la pianta a croce greca, nata su una vecchia cripta. Tra la basilica superiore e quella inferiore, scendendo, a sinistra, collegata con le due chiese, si trova la penitenzieria. IL MONASTERO DI SANTA RITA Situato a sinistra della basilica, conserva memorie legate alla vita della santa e alla devozione ritiana: il coro interno dove santa Rita fu introdotta miracolosamente, la vite da lei piantata, la dimora delle api, la cella dove mor e dove collocato il sarcofago nel quale venne deposta nel 1457; il roseto trapiantato qui, secondo la tradizione, dallorto della nativa Roccaporena.

SANTA RITA DA CASCIA (1381-1457) Fu proclamata santa da papa Leone XIII il 24 maggio 1900. Figlia unica, nacque a Roccaporena e fu battezzata a Cascia con il nome di Margherita. Educata nellamore di Cristo, a sedici anni si spos ed ebbe due figli maschi. Con una vita semplice, ricca di preghiera e di virt, tutta dedita alla famiglia, Rita aiut il marito a convertirsi e a condurre una vita onesta e laboriosa. La sua esistenza di sposa e madre fu sconvolta dallassassinio del coniuge, vittima dellodio tra le fazioni. Rita riusc ad essere coerente con il Vangelo, perdonando pienamente, come Ges, chi le stava procurando tanto dolore. I figli invece, influenzati dallambiente e dai parenti, erano tentati dalla vendetta. La madre, per evitare che si rovinassero umanamente e spiritualmente, chiese a Dio piuttosto la loro morte che saperli macchiati di sangue: entrambi morirono di malattia in giovane et. Vedova e sola, Rita pacific gli animi e riconcili le famiglie con la forza della preghiera e dellamore. Quindi entr nel monastero agostiniano di Santa Maria Maddalena a Cascia, dove visse per quarantanni, servendo Dio e il prossimo con generosit, attenta ai drammi del suo ambiente e della Chiesa del suo tempo. Negli ultimi quindici anni Rita ebbe sulla fronte la stigmata di una delle spine di Cristo, completando cos nella sua carne i patimenti del Salvatore. Fu venerata come santa subito dopo la sua morte, come attestato dal sarcofago ligneo e dal Codex Miraculorum, documenti risalenti entrambi al 1457. Le sue ossa, dal 18 maggio 1947, riposano nel santuario in unurna dargento e cristallo. Recenti ricognizioni mediche hanno affermato che, sulla fronte a sinistra, vi sono tracce di una piaga ossea aperta. Il piede destro ha segni di una malattia sofferta negli ultimi anni, forse una sciatalgia. Il viso, le mani e i piedi sono mummificati, mentre sotto labito di suora agostiniana vi lintero scheletro. Di lei non ci sono pervenuti libri, n lettere o diari da lei composti. II suo messaggio la sua vita semplice ed eroica. Rita fu una grande evangelizzatrice: non annuncia se stessa, ma Ges Signore e la forza del suo mistero pasquale di croce e resurrezione.

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CASCIA Situata nella parte sudorientale dellUmbria, Cascia sorge nella zona pi montuosa della regione, vicino al Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Adagiata sul colle SantAgostino, circondata da rilievi che scendono fino al fiume Corno. La prima volta che la citt viene menzionata in un documento ufficiale in occasione della guerra tra Bizantini e Goti, quando nel 553 il generale Narsete impose ad Aligerno di recarsi a Cascia per contrastare il passaggio dei soldati gotici che si stavano dirigendo dallUmbria verso la Campania. Lorigine della citt si fa risalire a qualche secolo prima della fondazione di Roma. Il territorio era abitato da popolazioni italiche che vennero in contatto con la nascente civilt romana. Limperatore Vespasiano traeva le sue origini familiari proprio da qui. Nel 63 a.C. Cascia fu distrutta e ricostruita e, con la caduta dellimpero romano inizi una lunga serie di dominazioni, di saccheggi e distruzioni. Turbata dai contrasti tra guelfi e ghibellini, per porre fine alle lotte papa Paolo II fa erigere nel 1465 una rocca sulla sommit del colle SantAgostino, che viene smantellata nel 1517 per ordine di papa Leone X per non offrire rifugio ai ribelli. La prima met del 1500 vide a Cascia lavvicendarsi di sconvolgimenti politici e, nello stesso tempo, il protrarsi della fioritura delle arti figurative. Il 28 gennaio 1849 Cascia ospit Giuseppe Garibaldi, di passaggio nella citt, diretto a Roma; lepisodio ricordato da due lapidi nella piazza principale. La collocazione di Cascia ai confini con il regno di Napoli ne ha fatto un caposaldo dello Stato pontificio, di cui Cascia stata presidio fino al 1860. La chiesa di San Francesco si trova in piazza Garibaldi. I Francescani, insediatisi a ridosso della cinta muraria, ormai distrutta, riedificarono la chiesa nel 1339 e nel 1424. Delledificio colpiscono, soprattutto, la bellezza del rosone e il portone ogivale. La chiesa di SantAgostino nei pressi della rocca di Cascia, sul punto pi elevato del colle. Edificata nel 1059 su una preesistente cella monastica, che accoglieva un tempio pagano, con oratorio intitolato a san Giovanni battista, fu ampliata nel 1380. Ledificio citato in una bolla di papa Nicol II datata 1059, quando venne promossa la costruzione dellannesso convento agostiniano.

Sotto lattuale si trova un vano della primitiva chiesa dellXI secolo, decorata da maestranze umbromarchigiane.

Il palazzo Carli in via del Plebiscito. Sede della Biblioteca comunale che conserva, oltre ai circa cinquemila libri, rari incunaboli manoscritti e numerose cinquantine. Edificato nel XVI secolo, il suo interno forse lesempio pi rappresentativo dellarchitettura civile della citt. Il palazzo Santi sede del Museo civico, in piazza Aldo Moro. Il museo notevole da un punto di vista sia archeologico che storico-artistico. Di particolare interesse la sezione dedicata alla scultura, che raccoglie esemplari per lo pi provenienti dal territorio circostante.

La villa di San Silvestro con le rovine del Tempio pagano (II sec. a.C.) in localit La Villa presso Chiavano, che dista circa 16 chilometri da Cascia, in unarea che riveste un interesse panoramico e naturalistico per le estensioni boschive. Lingresso al tempio era sul lato breve sudorientale e avveniva tramite una gradinata di cui si conservano tracce. Anche larticolazione interna del tempio stata restituita grazie alla sovrapposizione dei muri perimetrali della chiesa sulle fondazioni dei muri interni delledificio antico. EVENTI Le Pasquarelle, seconda domenica di gennaio. Antichi canti e strumenti della tradizione popolare della Valnerina, che andando di casa in casa, annunciano la nascita del Messia. Festa di SantAntonio abate, 17 gennaio Festa delle rose e delle Rite, santuario di Roccaporena, terza domenica di giugno. Un rito collettivo sulle tracce della Via Crucis che si snoda, nel pieno della notte, allinterno del piccolo centro e si conclude allalba con la distribuzione di pani benedetti. Mostra mercato dello zafferano, ultimo fine settimana di ottobre

La chiesa di SantAntonio abate, in via porta Orientale, oggi adibita a museo di propriet comunale, con annesso ex monastero benedettino. Originaria del 1400 ma ristrutturata e modificata in epoca barocca, allinterno presenta un ciclo di tele sulla storia del santo. Il ciclo delle Storie di santAntonio abate si ispira alle Vite dei Santissimi Padri, opera probabilmente dovuta al beato Simone Fidati di Cascia (1285 ca-1348). La collegiata di Santa Maria uno degli edifici pi vecchi di tutta la citt. Di epoca longobarda, conserva un ricco patrimonio di dipinti e di arredi sacri. Si trova accanto alla porta Leonina. Al suo interno possono essere ammirate opere darte come il Crocifisso ligneo del 1400 e il fonte battesimale dove secondo la leggenda, nel 1381, fu battezzata santa Rita.

Il centro di Roccaporena ricco di ricordi legati a santa Rita: la casa dove visse la santa, lorto del miracolo, lo scoglio e il roseto. Degni di nota i ruderi del castello di San Giorgio e la pieve del XV secolo.

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Litinerario sulle tracce del benedettino

leggia ancora, tra i pochi abitanti, la calma meditativa dei monaci che vi risiedevano. Un viaggio in Valnerina non si fa solo per lincontro leggendario con la ninfa Nerina che presso le Marmore accolse il pastorello Velino, si tratta piuttosto di un pellegrinaggio singolare, di una ricerca di valori spirituali che il misticismo eremitico, la storia dei piccoli comuni e larte ci hanno trasmesso. Per cogliere lanimo di antichi popoli, ricercare eremi prebenedettini e per raggiungere, ad esempio, lascetismo della Madonna della Stella sul Tessino, serve una particolare passione e uno spirito desideroso di ritrovare se stesso a contatto con una natura pressoch incontaminata. La statale 209 e le ramificazioni che solcano le valli raggiungono i pi antichi casolari, dalle balze di Monteleone, con la vicina edicola sacra di Fonte Vecchia, ai castelli di Cascia, con il villaggio di Roccaporena e il vicino piccolo Comune di Poggiodomo, dalla piana di Norcia allabbazia di SantEutizio, dai terrazzi fluviali alle alture di Gavelli dove la valle del Nera apre il suo prezioso passato. Colpisce chi percorre litinerario la prima rocca dello spirito: labbazia di San Pietro in Valle di epoca longobarda, tra le pi antiche dellUmbria. Poco prima di Preci, in direzione di Visso, si trova la localit di San Lazzaro dove secondo la tradizione fu eretto un lebbrosario intorno al 1218. Sui pendii si possono scorgere le elci sempreverdi e i filari di olivi che incorniciano i terrazzi fluviali di SantAnatolia, di Macenano e Colleponte e, pi in basso, si erge la chiesa romanica di San Felice di Narco. Da SantAnatolia si pu raggiungere Ceselli, frazione del Comune di Scheggino. A questo punto la valle si snoda tra filari di pioppi e di salici vigilati dai ruderi di vecchi castelli aggrappati a promontori rocciosi. A destra sorge il castello longobardo di Ponte con la pieve romanica di Santa Maria, a sinistra il castello di Cerreto di Spoleto. A pochi chilometri si trova Triponzo con le sue sorgenti solforose. Da Preci si arriva a Cerreto di Spoleto, posto sulla cima di uno sperone a dominare la valle del fiume Nera.

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itinerario 1 Norcia - Abbazia di SantEutizio

Partenza: Arrivo: Distanza: Dislivello: Difficolt: Tempo di percorrenza: Fondo stradale: Percorrenza:

Norcia abbazia di SantEutizio 14,2 km +550/-520 E (escursionistico) 5h sterrato a piedi

Km 0 0,35 0,5 0,9 1 1,2 1,9 2,5 2,8 4,1 5,8 7 7,5 7,7 8,4 9 9,3 10 10,3 11,2 13,3 13,8 14,2

Percorso Partenza da piazza San Benedetto. Uscire dal centro seguendo le indicazioni per Perugia e Roma. Porta Romana. Appena usciti dalle mura, allincrocio, girare a destra. Lasciare la strada principale e girare sulla strada di sinistra. Subito dopo proseguire sullo sterrato di destra seguendo le indicazioni bianco-rosse. Allincrocio con lasfalto attraversare la strada e proseguire diritto ancora in salita. Proseguire sullo sterrato di destra. Proseguire sullo sterrato tenendo la sinistra. Alla diramazione proseguire diritto. Svoltare sul sentiero a sinistra. Allincrocio con lasfalto attraversare e proseguire sul sentiero di fronte. Forca dAncarano. Girare sullo sterrato di destra seguendo le indicazioni per i sentieri 181 e 182. Alla successiva biforcazione tenere lo sterrato di sinistra. Proseguire diritto e riprendere lo sterrato. Capo del Colle. Allincrocio girare a destra e subito dopo a sinistra seguendo la segnaletica e continuando a salire per una strada cementata. Proseguire a sinistra verso Campi Vecchio. Proseguire a sinistra in discesa. Allincrocio con lasfalto girare a destra verso Campi Vecchio e prima di entrare nel paese prendere la strada che scende a sinistra. Dopo la chiesa di SantAntonio girare a destra. Girare a sinistra e dopo 100 m ancora a sinistra. Chiesa di San Salvatore. Allincrocio con lasfalto girare a destra e subito dopo ancora a destra riprendendo lo sterrato. Alla diramazione proseguire sullo sterrato a sinistra. Proseguire a sinistra seguendo le indicazioni per SantEutizio. Girare a sinistra e poi continuare a seguire le indicazioni. Acquaro. Girare a sinistra e subito dopo le scale svoltare a destra e passare sotto un portico. Abbazia di SantEutizio.

37

itinerario 2 Abbazia di SantEutizio Cerreto di Spoleto

Partenza: Arrivo: Distanza: Dislivello: Difficolt: Tempo di percorrenza: Fondo stradale: Percorrenza:

abbazia di SantEutizio Cerreto di Spoleto 24,1 km +1170/-730 EE (escursionisti esperti) 8 h 30 asfaltato/sterrato a piedi

Km 0 0,2 1,5 3,5 3,7 4,8 5,2 6 7,6 8,8 9,8

Percorso Partenza dallingresso dellabbazia, seguendo il sentiero che sale ai bordi della struttura. Tornati sulla strada asfaltata proseguire a destra e allincrocio girare a sinistra continuando in salita. Successivamente seguire le indicazioni per Collescille. Subito dopo un casolare sulla sinistra, in corrispondenza di un grande albero, lasciare la strada asfaltata e girare sul sentiero di sinistra. Borgo, allincrocio con la strada asfaltata girare a destra. Lasciare la strada principale e girare a destra in salita. Allincrocio girare a destra e subito dopo a sinistra. Dopo la chiesa di Santo Spes proseguire diritto e allincrocio con lasfalto girare a destra verso Saccovescio. Girare a sinistra e poi proseguire sulla strada asfaltata ancora in salita. Castelvecchio. Girare a destra e subito dopo a sinistra girando attorno al paese. Girare a sinistra. Allincrocio con lasfalto girare a destra e subito dopo a sinistra verso San Vito. 50 metri pi avanti, dopo aver superato il torrente, girare sullo sterrato di destra che lo costeggia. San Lazzaro, proseguire diritto. Proseguire diritto nel bosco. Tenere il sentiero a sinistra. Allincrocio con la strada asfaltata girare a destra. Girare a sinistra entrando ai Bagni di Triponzo. Superati i Bagni di Triponzo seguire strada sterrata in direzione Triponzo. Tratto di sentiero esposto, si consiglia luso di scarpe da trekking; prestare attenzione se il fondo bagnato. Attraversato il centro di Triponzo, girare a destra sulla strada asfaltata SS 209. Attraversare la SS 209 e girare a destra sulla strada sterrata. Arrivo al centro di Cerreto di Spoleto.

13,5 15,7 15,9 17,5 17,7 18

19,8 20,2 24,1

38

itinerario 3 Cerreto di Spoleto SantAnatolia di Narco

Partenza: Arrivo: Distanza: Dislivello: Difficolt: Tempo di percorrenza: Fondo stradale: Percorrenza:

Cerreto di Spoleto SantAnatolia di Narco 25 km +1060/-1250 EE (escursionisti esperti) 8 h 30 asfaltato/sterrato a piedi

Km 0 1,3 2,8 4,5 7,1 11,0 11,7 16,7 16,8

Percorso Partenza dalla piazza centrale; si scende a destra per la chiesa di Santa Maria de Libera. Incrocio con la strada statale in localit Colle del Piano: proseguire diritto in direzione della chiesa di Santa Maria di Costantinopoli. Arrivo presso la chiesa di Santa Maria di Costantinopoli. Girare a sinistra, seguire le indicazioni bianco-rosse. Arrivo al paese di Macchia, girare a sinistra per il sentiero seguendo le indicazioni bianco-rosse. Arrivo a Piedilacosta. Arrivo a Meggiano. Proseguire lungo il sentiero fino al centro abitato di Piedipaterno. Dalla piazza del paese proseguire verso la chiesa di San Sebastiano, prendere la strada asfaltata in salita (direzione Spoleto), dopo 50 m girare a destra per la strada sterrata e seguire le indicazioni bianco-rosse. Arrivati alla strada asfaltata in localit Geppa girare a destra, poi dopo la chiesa a sinistra. In prossimit di un tornante girare a destra per la strada sterrata, seguire le indicazioni bianco-rosse. Arrivati a Grotti, nei pressi della chiesa di San Pietro girare a sinistra per la strada asfaltata, poi dopo pochi metri a destra per lasfaltata in discesa, seguendo le indicazioni bianco-rosse. Girare a sinistra per la strada sterrata, seguendo le indicazioni bianco-rosse. Giunti a Castel San Felice oltrepassare il ponte, quindi proseguire per la strada asfaltata in discesa che passa intorno al paese. Arrivati nei pressi dellomonima abbazia proseguire in direzione della SS 209, girare a sinistra lungo il tracciato della vecchia ferrovia, dopo gli impianti sportivi attraversare la SS 209 e proseguire per la strada sterrata in salita con le indicazioni bianco-rosse. Arrivo a SantAnatolia di Narco.

18,6 19,8 20,7

21,2 22,2 22,8

25

39

itinerario 4 SantAnatolia di Narco Abbazia di San Pietro in Valle


Km 0 0,8 1,4 2,6 4,4 6,4 7,7 9,3 9,5 10 10,4 13,3 14,9 15,4 17,3 Percorso

Partenza: Arrivo: Distanza: Dislivello: Difficolt: Tempo di percorrenza: Fondo stradale: Percorrenza:

SantAnatolia di Narco abbazia di San Pietro in Valle 17,3 km +530/-580 E (escursionistico) 6h asfaltato/sterrato a piedi

Partenza da SantAnatolia di Narco, in prossimit della SS 209 salire sopra il terrapieno della vecchia ferrovia, seguendo la segnaletica bianco-rossa. In corrispondenza dellincrocio con la strada asfaltata, girare a sinistra, passare davanti al cimitero e proseguire verso il sottopasso. Arrivati in prossimit di un casolare girare a sinistra e attraversare un ponticello, seguendo le indicazioni bianco-rosse. Incrocio con una strada sterrata: prendere la strada di destra, con le indicazioni bianco-rosse. La strada prosegue nel bosco. Incrocio con unaltra sterrata: girare a sinistra. Il sentiero prosegue nel bosco. Il sentiero raggiunge il valico; inizio della discesa. Arrivo a Collefabbri. Proseguire per la strada asfaltata in direzione Ceselli. Arrivo in localit Contaglia. Per visitare il paese di Ceselli girare a destra, oppure proseguire diritto fino allincrocio con la SS 209. Oltrepassare il ponte sul fiume Nera seguendo le indicazioni della via di Roma. Imboccare la strada sterrata seguendo le indicazioni della via di Roma. Incrocio con la strada asfaltata, proseguire diritto seguendo le indicazioni della via di Roma. Arrivo a Colleponte, girare a destra e oltrepassare il ponte sul fiume Nera. Allincrocio con la SS 209, girare a destra e proseguire per la SS 209. Girare a sinistra, seguire le indicazioni per labbazia di San Pietro in Valle. Arrivo allabbazia di San Pietro in Valle.

40

itinerario 5 Cerreto di Spoleto Poggiodomo

Partenza: Arrivo: Distanza: Dislivello: Difficolt: Tempo di percorrenza: Fondo stradale: Percorrenza:

Cerreto di Spoleto Poggiodomo 16,9 km +1500/-950 EE (escursionisti esperti) 6h asfaltato/sterrato a piedi

Km 0 0,4 0,7 0,9 1,6 1,8 1,9 2,8 4,6 12,2 0 0,3 2 2,5 12,6 14,1 16,9

Percorso Partenza da Cerreto di Spoleto; alla fine del paese in via della Circonvallazione/ via degli Archi, prendere il sentiero che scende lungo la rupe. Girare a sinistra. Attraversare la SS 209. Attraversato il ponte sul fiume Nera, dopo la chiesa prendere la strada sterrata a destra. Lasciare la strada e imboccare il sentiero a sinistra. Girare a destra per la strada asfaltata. Girare a destra per il paese di Ponte e prendere la strada a sinistra sotto larco. Girare a sinistra lungo il fosso del fiume Tissino. Girare a destra, seguire il sentiero con la segnaletica bianco-rossa. Girare a destra. Girare a a sinistra, variante per il santuario benedettino della Madonna della Stella. Girare a sinistra. Girare a destra. Arrivo al santuario. Attraversare la SP 470. Oltrepassato il cimitero, girare a sinistra sulla strada asfaltata in direzione di Poggiodomo. Arrivo a Poggiodomo.

41

itinerario 6 Poggiodomo Monteleone di Spoleto

Partenza: Arrivo: Distanza: Dislivello: Difficolt: Tempo di percorrenza: Fondo stradale: Percorrenza:

Poggiodomo Monteleone di Spoleto 12 km +470/-300 E (escursionistico) 4 h 30 asfaltato/sterrato a piedi

Km 0 0,7 2,7 2,8 4,2 9 10,4 11,4 12

Percorso Partenza da Poggiodomo. Girare a sinistra per la strada sterrata. Usigni. Girare a destra per la strada asfaltata. Girare a sinistra per la strada sterrata direzione Fonte Vecchia. Seguire la strada a sinistra. In localit Colle del Capitano girare a destra. Girare a sinistra. Girare a sinistra, camminare lungo il fosso sotto il centro di Monteleone di Spoleto. Arrivo a Monteleone di Spoleto.

42

itinerario 7 Monteleone di Spoleto Cascia

Partenza: Arrivo: Distanza: Dislivello: Difficolt: Tempo di percorrenza: Fondo stradale: Percorrenza:

Monteleone di Spoleto Cascia 16 km +500/-840 E (escursionistico) 5 h 30 asfaltato/sterrato a piedi

Km 0 0,2 0,5 1 2,3 2,5 6,5 7,2 8,8 11,6 16

Percorso Partenza da Monteleone di Spoleto in via Umberto I. Prendere via Boccanera. Girare a sinistra per la strada sterrata. Attraversare la provinciale e proseguire sulla strada asfaltata. Girare a sinistra per la strada asfaltata. Girare a sinistra per la strada sterrata. Proseguire per la strada asfaltata. Girare a sinistra per la strada sterrata. Attraversare la SS 471 e proseguire per la strada sterrata. Attraversare labitato di Ocosce. Arrivo al centro di Cascia.

43

itinerario 8 Cascia - Norcia

Partenza: Arrivo: Distanza: Dislivello: Difficolt: Tempo di percorrenza: Fondo stradale: Percorrenza:

Cascia Norcia 18,7 km +670/-650 E (escursionistico) 6 h 30 asfaltato/sterrato a piedi

Km 0

Percorso Partenza da via del Pago, girare a sinistra in prossimit della collegiata di Santa Maria, proseguire diritto per via Novenio Bucchi, poi per una stradina fino alla cupola del palazzetto dello sport e oltrepassare il ponte di legno che porta allarea verde. Percorrere la pista ciclabile, passare sotto la SS 320, girare a destra per il ponticello di legno e dopo 200 m prendere la strada asfaltata. Lasciare la SS 320, girare a destra per la strada sterrata, proseguire in salita seguendo le indicazioni bianco-rosse. Attraversare la strada asfaltata, proseguire in direzione del cimitero di Col Forcella. Allincrocio con la strada sterrata, girare a sinistra in salita. Indicazioni bianco-rosse. Arrivo al cimitero di San Giorgio, girare a sinistra e proseguire per la strada asfaltata; in prossimit del bivio La Croce girare a destra per la strada sterrata, proseguire per 200 m poi prendere la strada sterrata a destra in prossimit della chiesetta della Madonna di Loreto. Arrivo ad Angriano, proseguire in direzione della chiesa di San Vito, poi a sinistra per la strada stretta in salita, quindi diritto per la strada sterrata in discesa. Seguire le indicazioni bianco-rosse. Al tornante prendere la strada sterrata di destra in salita, poi in prossimit di un prato cespuglioso a destra sempre in salita, seguire le indicazioni bianco-rosse fino a un valico che ridiscende con una sterrata alla strada asfaltata. Voltare a sinistra e proseguire fino a Ospedaletto. In prossimit della chiesa di San Filippo Neri voltare a sinistra per la strada sterrata in discesa. Arrivo alla chiesa della Madonna di Cascia, girare a sinistra e proseguire per il sentiero che porta allinterno dellarea protetta delle Marcite. Arrivo a Norcia. Proseguire fino alla piazza San Benedetto.

1,0 2,1 3,8 4,0 5,7

7,5

9,5

13,1 13,3 17,3 18,3 18,7

44

itinerario 9 Fonte Vecchia - Cascia

Partenza: Arrivo: Distanza: Dislivello: Difficolt: Tempo di percorrenza: Fondo stradale: Percorrenza:

Fonte Vecchia Cascia 13,4 km +130/-500 E (escursionistico) 4 h 30 asfaltato/sterrato a piedi

Km 0 6,5 7 11 13,4

Percorso Partenza da Fonte Vecchia, bivio per Cascia. Arrivo presso il centro abitato di Roccaporena. Seguire la strada asfaltata in direzione di Cascia. Seguire le indicazioni per il sentiero di Santa Rita, quindi proseguire lungo il vecchio acquedotto. Arrivo a Cascia, collegiata di Santa Maria.

45

FOLIGNO

Pontec

Trevi
680 m

Buggiano
u lit . C

09
.

Macchia

560 m

Cerreto
di Spoleto Borgo Cerreto Ponte
360 m

Bagni di Triponzo Triponzo


420 m

N 2 0

Collefabbri Contaglia

nn o
780 m

1401

Meggiano

s in . is

Geppa Grotti
N 3 9 5

Piedipaterno

Rocchetta
o

Madonna d. Stella Castel S. Felice


360 m

SPOLETO
Monteluco
281 m

S. Anatolia
di Narco

290 m

1685

Roccaporen
980 m

Scheggino

M. Coscerno

Poggiodomo Usigni
Fonte Vecchia Colle Capitano

Ceselli

Abb. 360 m S. Pietro in Valle


N3

Colleponte

Monteleone
di Spoleto
o

980 m

Rusc

Ferentillo
Monterivoso
.

or

n t i M o

Visso

Castelvecchio
456 m 540 m

M. Moricone
1429

chiusita S. Vito S. Lazzaro


1149

Preci

Abbazia S. Eutizio Piedivalle Acquaro Campi Vecchio Campi


715 m

i l l b i S i

er

M. Cavogna
1884

Abeto

Pi d. Colle Capo del Colle


M. Patino
1884 1008 m

Castelluccio

Forca dAncarano

N3 9 6
1000 m

Norcia
610 m

o r no

Ospedaletto

S. Scolastica

N 32 0

Agriano
S. Giorgio Colforcella

Avendita

645 m

Cascia
Ocosce

na

950 m

Forca Rua la Cama

NORCIA-CERRETO DI SPOLETO CERRETO DI SPOLETO-BORGO CERRETO BORGO CERRETO-NORCIA

cio

TAPPA 1 NORCIA - CERRETO DI SPOLETO

Partenza: Arrivo: Distanza: Dislivello: Difficolt: Fondo stradale: Bici consigliata:

Norcia Cerreto di Spoleto 33 km 650 m media-difficile asfaltato da strada, ibrida

Da vedere in zona: Norcia, Forca dAncarano, Campi, Abbazia di SantEutizio, Preci, Cerreto di Spoleto. Km Percorso

Partenza da piazza San Benedetto. Uscire dal centro seguendo le indicazioni per Perugia e Roma. 0,35 Porta Romana. Appena usciti dalle mura, allincrocio, girare a destra. Inizio della salita. 0,8 Girare a sinistra in direzione di Visso e Preci. Poi continuare in salita seguendo sempre la SP 476. 4,5 Proseguire a destra in direzione di Preci. 6,7 Valico di Forca dAncarano. 10 Ancarano. Proseguire diritto. 11,9 Campi. Proseguire diritto. 14 Allincrocio proseguire diritto ancora in direzione di Preci. 16 Piedivalle. Proseguire diritto. Sulla destra la deviazione per labbazia di SantEutizio. 17,2 Bivio per Preci. Girare a sinistra per visitare il centro storico altrimenti proseguire diritto. 18 Preci. Proseguire diritto seguendo le indicazioni per La Grande via del Parco. 22,7 Pontechiusita. Allincrocio con la strada principale della Valnerina girare a sinistra verso Perugia. Attenzione al traffico. 30,5 Triponzo. Proseguire a destra in direzione di Terni e Norcia. 31,1 Subito dopo la galleria girare a destra verso Cerreto di Spoleto. Inizio della salita. 33 Cerreto di Spoleto. Fine della salita. Fine della tappa.

48

TAPPA 2 CERRETO DI SPOLETO BORGO CERRETO

Partenza: Arrivo: Distanza: Dislivello: Difficolt: Fondo stradale: Bici consigliata:

Cerreto di Spoleto Borgo Cerreto 65 km 890 m difficile asfaltato, sterrato da strada, ibrida

Da vedere in zona: Cerreto di Spoleto, Meggiano, abbazia di San Felice, SantAnatolia di Narco, Scheggino, abbazia di San Pietro in Valle, Ferentillo, Borgo Cerreto. Km 0 3,6 3,7 7 9,3 11,8 13,6 14,3 15,4 16,7 22,7 23 25,6 26,6 29,6 33 37,9 39,3 39,6 40 40,8 41,4 52,2 52,6 53,6 57,3 65 Percorso Partenza dal centro di Cerreto di Spoleto. Scendere in direzione di Perugia e Foligno seguendo la SP 465. Allincrocio girare a sinistra verso Borgo Cerreto. Lasciare la strada principale e girare a destra verso Meggiano. Inizio della salita. Buggiano, proseguire ancora in salita e successivamente continuare a seguire la strada provinciale. Allincrocio proseguire diritto in direzione di Meggiano. Macchia, proseguire diritto. Fine della salita. Alla biforcazione proseguire a sinistra per la strada in discesa. Meggiano, proseguire sulla strada principale. Proseguire diritto in discesa. Allincrocio con SS 395 girare a sinistra. Svoltare a destra in direzione di SantAnatolia di Narco. Attenzione: discesa ripida e tortuosa. Allincrocio con la SS 209 proseguire a destra in direzione di Terni. Attenzione al traffico. Proseguire diritto in direzione di Terni. Scheggino, proseguire diritto. Ceselli, proseguire diritto. Girare a destra verso labbazia di San Pietro in Valle. Inizio della salita. Proseguire diritto. Inizio dello sterrato. Abbazia di San Pietro in Valle. Fine della salita. Da qui rigirare e tornare verso Cerreto di Spoleto. Fine dello sterrato. Fontanella sulla destra. Allincrocio con la SS 209 girare a sinistra e ripercorrere lo stesso itinerario fino a Castel San Felice. Proseguire diritto in direzione di Norcia e Cascia. Bivio per SantAnatolia di Narco. Proseguire ancora diritto verso Norcia. Castel San Felice, proseguire diritto. Sulla destra labbazia di San Felice. Piedipaterno, continuare ancora diritto sulla SS 209. Borgo Cerreto, parco pubblico. Fine della tappa.

49

TAPPA 3 BORGO CERRETO - NORCIA

Partenza: Arrivo: Distanza: Dislivello: Difficolt: Fondo stradale: Bici consigliata:

Borgo Cerreto Norcia 64,5 km 1.700 m molto difficile asfaltato da strada, ibrida

Da vedere in zona: Borgo Cerreto, Ponte, eremo della Madonna della Stella, Poggiodomo, Monteleone di Spoleto, Cascia, Norcia. Km 0 0,3 0,6 1,6 7 7,7 13,4 15,5 18 21 22,8 27,4 28,9 31,6 40,5 42,6 44,1 46,2 49,1 51,6 53,1 56 63 Percorso Partenza dal parco pubblico di Borgo Cerreto. Muoversi in direzione di Norcia. Allincrocio girare a destra in direzione di Leonessa e Monteleone di Spoleto superando il ponte sul Nera. Sulla destra la chiesa di San Lorenzo. Proseguire tenendo la sinistra sulla SP 470. Inizio della salita. Ponte. Proseguire a sinistra sulla strada principale sempre in salita. Rocchetta. Proseguire a destra in direzione di Monteleone di Spoleto. A destra il bivio per leremo della Madonna della Stella raggiungibile tramite 2 km di strada sterrata. Allincrocio proseguire diritto riprendendo a salire. Poggiodomo. Continuare diritto. Usigni. Proseguire diritto. Allincrocio girare a sinistra verso Monteleone di Spoleto. Fine della salita. Punto panoramico. Proseguire a sinistra verso Monteleone di Spoleto. Monteleone di Spoleto. Proseguire a destra in discesa in direzione di Leonessa. Ruscio. Allincrocio con la strada principale girare a sinistra e seguire le indicazioni per Cascia. Proseguire diritto in direzione di Cascia. Proseguire a sinistra ancora verso Cascia. Cascia, proseguire diritto. Allincrocio girare a destra in direzione di Avendita. Dopo 100 m girare a sinistra verso Avendita, Agriano. Allincrocio proseguire a sinistra in direzione di Norcia. Avendita. Continuare a sinistra verso Norcia. Agriano. Ospedaletto, fine della salita. Allincrocio con la strada principale girare a sinistra e tornare verso il centro di Norcia. Girando a destra, dopo circa 1 km si raggiunge labbazia di Santa Scolastica. Girare a sinistra in direzione di Norcia centro. Girare a destra in direzione di Norcia centro e rientrare al punto di partenza. Piazza San Benedetto, fine dellitinerario.

63,7 63,8 64,5

50

50

Testi di Marianna Rosati Referenze fotografiche Studio Foto Image di Massimo Chiappini Enrico Nannetti Archivio fotografico FIE: Sandro Mazzei, Fabrizio Stramaccia, Antonella Tucci STA Valnerina Ringraziamenti STA Valnerina FIE (Federazione Italiana Escursionisti) Nicola Checcarelli Enrico Nannetti

Le informazioni contenute in questa guida sono state aggiornate il pi scrupolosamente possibile alla data della stampa. I dati presenti nelle cartine degli itinerari sono puramente indicativi. L'Editore declina ogni responsabilit per qualsiasi conseguenza derivante dall'uso della presente guida. Realizzazione Quattroemme Regione Umbria

Stampato da Litoart, Citt di Castello nel mese di aprile 2009 per conto di Quattroemme Editore, Perugia

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Progetto cofinanziato con i fondi della L. 135/01

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