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Quando Luigi XIII prese potere assunse come primo ministro il cardinale Richelieu (1585-
1642). Questo aveva un programma assolutista che si avviò in diversi ambiti:
Lotte Religiose: abolì i privilegi degli ugonotti che si erano ribellati. Nel 1627 fu
ordinato l’assedio a La Rochelle, principale città ugonotta, che cadde nel 1629. Qui
il cardinale fece distruggere ogni edificio e l’organizzazione politica e militare venne
abolita. Al tempo stesso fu riconfermato l’editto di Nantes per quanto riguardava la
libertà di culto.
Amministrazione: cercò di controllare gli atti regi che il parlamento di Parigi
rivendicava fra i propri compiti. Costituì quindi una nuova burocrazia, parallela a
quella convenzionale, costituita da “intendenti” ovvero commissari di nomina regia
e dotati di pieni poteri in campo fiscale, militare, amministrativo e di polizia. Questo
concentramento delle funzioni era dato anche da una forte necessità di aumentare
le entrate a causa della politica estera. Scoppiarono così, in tutto il paese,
numerose sommosse contro il fisco, fra cui la jacquerie, la più estesa rivolta
contadina francese.
Dopo la morte di Luigi XIII e Richelieu nel 1642, la Francia si trovò nuovamente con un re
bimbo, Luigi XIV. Quindi la madre reggente affidò il governo al cardinale italiano Mazzarino.
Costui diresse ingegnosamente le trattative gestite nel congresso di pace, assicurando alla
Francia una posizione di forza politica e militare in Europa. Fu però contrastato dall’interno,
infatti i costi della guerra gravavano sui ceti minori e la borghesia mercantile risentiva
della limitazione dei traffici imposta dalla stessa guerra. Nobili e magistrati vedevano i loro
poteri sfuggirgli di mano, e inoltre, aveva contro anche i signori feudali che non lo
vedevano di buon occhio.
La fronda contro la monarchia
Così questo malcontento generale confluì in una serie di rivolte contro la monarchia, fra il
1648 e il 1653, che presero il nome di “fronda”:
Tornato Carlo II in Inghilterra c’era il problema della minoranza cattolica. Nel 1673 il
parlamento approvò il Test Act, una legge sulla professione di fede, che imponeva un
giuramento di totale dissociazione dal papa e dalla chiesa di Roma a chi svolgesse funzioni
pubbliche. Carlo II sembrava però favorevole ad una libertà religiosa e per questo era
sospettato di volersi riconciliare con la chiesa cattolica. Il suo successore, Giacomo II
Stuart, dichiaratosi cattolico, volle istituire un esercito permanente anche se sarebbe
dovuto essere il parlamento a scegliere un esercito in caso di guerra. Il culmine fu
raggiunto quando Giacomo II volle abolire il Test Act ed essere indulgente verso cattolici e
dissidenti religiosi. La chiesa anglicana allora rifiutò questa restaurazione del
cattolicesimo. Dopo la nascita di un erede maschio, il parlamento ebbe paura
dell’affermarsi di una dinastia cattolica e si rivolse a Guglielmo d’Orange, che aveva la
carica di statolder (=luogotenente) in Olanda. Costui accettò di salvare la religione
riformata, preparando una spedizione che sbarcò nel novembre 1688. Non ci fu neanche
bisogno di combattere che Giacomo II fuggì in Francia e successivamente Guglielmo e la
moglie furono proclamati sovrani d’Inghilterra, accentando il documento Bill of Right,
dichiarazione dei diritti.
Inoltre questa rivoluzione non aveva cambiato la legge secondo cui il diritto di voto
spettava solo ai proprietari terrieri indipendenti e ai membri delle città riconosciute
ufficialmente come borghi elettorali.