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SANSONE E I FILISTEI Sansone e i Filistei Correva l'XI sec. a.C. quando nella citt di Zorea nacque Sansone.

A quel tempo il popolo ebraico era diviso in tante trib, spesso in lotta l'una contro l'altra: approfittando della sua debolezza, giunsero nella terra di Palestina i Filistei. Erano i Filistei uomini venuti dal mare, che adoravano tanti dei e che, arrivati in Palestina, vinsero e assoggettarono al loro dominio gli Ebrei. Tra le trib di Israele, molti furono coloro che tentarono la riscossa contro i Filistei e tra tutti si distinse Sansone: egli era l'uomo pi forte di Israele e mai si era visto qualcuno pi temibile di lui. Appena nato, Sansone fu consacrato nazireo: i nazirei erano gli uomini dediti al servizio religioso che non potevano bere alcolici e non dovevano mai tagliarsi i capelli. Quando fu in et da prendere moglie, Sansone si innamor di una donna filistea; invano i genitori tentarono di fargli cambiare idea e di fargli sposare una fanciulla del suo stesso popolo: Sansone amava la bella filistea e solo lei voleva. Un giorno, mentre si stava recando da lei, incontr un leone che lo assal, ma egli era cos forte che uccise l'animale. Una settimana pi tardi, passando per quella stessa strada per andare a sposarsi, Sansone vide che la carcassa dei leone era stata invasa dalle api e ora era piena di miele, cos se ne riemp le mani e ne mangi in abbondanza. Quando giunse al banchetto pose un indovinello ai trenta filistei invitati alle nozze: -- Dal divoratore uscito il cibo e dal forte uscito il dolce - e diede loro sette giorni di tempo, tutta la durata della festa nuziale, per trovare la soluzione. Se avessero indovinato, Sansone avrebbe dato loro trenta tuniche di lino bianco per la festa; se invece non ne fossero stati capaci essi avrebbero dovuto procurare a lui trenta tuniche. I trenta filistei pensarono e pensarono, ma, nonostante i loro sforzi, non riuscivano a trovare la risposta. Allora andarono a pregare la moglie di Sansone, donna del loro stesso popolo, affinch la chiedesse al marito e gliela rivelasse. Ella tanto insistette e tanto pianse che Sansone le svel il segreto e subito la donna corse dai suoi compagni con la soluzione. Stava per

scadere il settimo giorno quando a Sansone fu data la risposta: - Nulla pi forte del leone, niente pi dolce del miele. Sansone si adir tanto per essere stato tradito dalla moglie che fugg via dal banchetto e, sceso in citt, uccise trenta filistei; prese le loro tuniche e le port ai convitati, poi si ritir a vivere in una caverna. I Filistei, per vendicarsi, passarono a ferro e fuoco i villaggi degli Ebrei e questi ultimi, stanchi delle tante angherie subite a causa di Sansone, un giorno andarono da lui, lo legarono e lo consegnarono ai Filistei. Sansone per, con la sua forza, riusc a liberarsi dalle corde, raccolse una mascella di asino che si trovava per terra e con quella massacr molti avversari. Infine fugg. Scese poi nella citt di Gaza, dove conobbe Dalila, e se ne innamor. I Filistei lo vennero a sapere e pagarono la donna perch scoprisse da dove veniva tutta la forza di Sansone. - Da dove proviene tutta la tua forza? E come ti si dovrebbe legare per prenderti? - ella gli, chiese. - Mi dovresti legare con sette corde d'arco fresche, non ancora secche - le rispose Sansone. Ella prov, ma non era vero ed egli rise di lei. Da dove proviene tutta la tua forza? E come, i si dovrebbe legare per prenderti? - chiese Dalila per la seconda volta. - Mi dovresti legare con funi nuove non ancora, adoperate - le rispose Sansone. Ella tent, ma non era vero ed egli nuovamente rise di lei. - Da dove proviene tutta la tua forza? E come ti si dovrebbe legare per prenderti? - chiese Dalila per la terza volta. - Mi dovresti legare con le sette trecce della mia testa - disse Sansone. Ella lo leg con le sette trecce ma ancora una volta egli si liber.

Allora Dalila inizi a piangere: - Come puoi dirmi che mi ami se il tuo cuore lontano? Gi tre volte ti sei burlato di me. A questo punto Sansone le apr il suo cuore: - lo sono un nazireo e non mai passato un rasoio sulla mia testa. La mia forza sta nei capelli e, se fossero tagliati, io perderei con essi tutto il mio potere. Mentre Sansone dormiva, Dalila gli tagli i capelli poi chiam i Filistei perch lo legassero e lo portassero via. Questa volta Sansone aveva detto la verit. I nemici lo catturarono, lo accecarono e lo Misero in prigione. Passarono molti mesi e arriv il giorno della festa di Dagon, uno degli dei adorati dai Filistei. Sansone fu esposto al pubblico che lo derideva e - gli lanciava contro sassi. Durante quei mesi per i capelli di Sansone. erano ricresciuti ed egli, giorno per giorno, aveva recuperato tutta la sua forza. Allora Sansone, che si trovava tra due, colonne su cui si ergeva il tempio si appoggi ad esse e vi spinse contro con tutta la sua forza. In, quel momento il tempio rovin al suolo uccidendo tutti i presenti, Sansone compreso.

DAVIDE E GOLIA A quel tempo il popolo di Israele era giudicato dai giudici, capi politici e militari delle varie trib, ma essi non si mostrarono in grado di fronteggiare le razzie dei Filistei. Gli Ebrei decisero allora di scegliere un uomo forte e coraggioso a cui affidare Ia guida del paese e fu cos che nel 1040 a.C. Saul fu eletto re di Israele. Neppure Saul per fu capace di eliminare il pericolo filisteo dalla terra di Canaan e la sorte degli Ebrei peggior quando dalle file nemiche usc un soldato di nome Golia. Egli pi che un uomo era un gigante: alto quasi tre metri, portava sul capo un pesante elmo di bronzo e indossava una corazza del peso di oltre 60 chili. Un giorno Golia si present di fronte allaccampamento di re Saul e grid: - Oggi io vi lancio una sfida: scegliete tra di voi un uomo pronto a combattere contro di me. Se sar capace di vincermi noi saremo vostri schiavi, se invece prevarr io su di lui voi sarete soggetti a noi. Gli Israeliti erano terrorizzati e nessuno di loro osava scendere in campo contro Golia: per quaranta giorni il filisteo continu a perseguitarli, mattina e sera, sera e mattina, ma bastava guardare Golia per essere sicuri di chi avrebbe vinto. Nessun uomo poteva nutrire la speranza di abbatterlo. Tra le file di Saul combattevano tre ragazzi di nome Eliab, Abinadab e Samma. Un giorno un loro fratello pi giovane, non ancora in et per partire soldato, si rec all'accampamento per portare loro dei cibo e per avere notizie sulla loro salute. Proprio nel momento in cui quel giovane, di nome Davide, si trovava all'accampamento di Saul, Golia avanz la sua sfida e Davide grid: - Chi mai quest'uomo che osa sfidare l'esercito di Dio? - Poi si fece condurre al cospetto di re Saul e gli disse: Vostra maest, io andr volontario a combattere questo gigante. Saul cerc di fermarlo: - Tu non puoi andare, sei solo un ragazzo, un giovane pastore, mentre Golia un uomo d'armil Davide gli rispose: - Oh! mio signore, io bado le pecore di mio padre e ogni volta che un orso o un leone vengono per catturare un agnello io non esito a inseguirlo, abbatterlo e portargli via la preda. Dio mi ha aiutato a liberare i miei animali da orsi e leoni ed ora mi aiuter a liberare il popolo di Israele dalle minacce di costui. Saul, colpito dalla

sicurezza e dal coraggio del ra- gazzo, accett la sua offerta: lo fece vestire del suo stesso elmo e della sua stessa armatura e gli consegn la sua spada. Davide per non aveva mai indossato una corazza e mai aveva usato una spada, cos si tolse l'armatura, si nfil cinque ciottoli in tasca e avanz verso il filisteo tenendo nella destra una fionda e nella sinistra un bastone. Appena Golia lo vide ne ebbe disprezzo e grid ridendo: - Ragazzo, a cosa ti serve il bastone? Credi forse che io sia un cane? Davide gli rispose: - Tu vieni a me con la forza, io vengo a te nel nome del Signore. lo ti sconfigger e il mondo intero sapr che solo quello di Israele il vero Dio. Appena il filisteo si mosse incontro a Davide, questi prese uno dei sassi che aveva in tasca, lo lanci con la fionda e colp Golia proprio in mezzo alla fronte. II gigante cadde con la faccia a terra, cos Davide corse verso di lui, gli sfil la spada dal fodero e lo uccise. I Filistei; vedendo che il loro eroe era stato sconfitto, si diedero alla fuga, inseguiti dagli Ebrei che quel giorno conseguirono una importante vittoria. Dopo lo strepitoso successo su Golia, Davide fu condotto al cospetto di Saul e l conobbe due suoi figli: Gionata, che subito divenne suo grande amico, e Mikal, che dopo qualche mese fu sua sposa. Davide fu presto molto amato dalla corte e dall'intero popolo: in tutti i combattimenti a cui egli partecipava gli Ebrei risultavano vittoriosi e la gente gridava per strada: - Saul ne ha uccisi a decine, ma Davide ne ha uccisi a centinaia! Fu cos che Saul inizi a diventare geloso della, popolarit di Davide e pi il tempo passava pi il re temeva il genero perch si dimostrava agli occhi di tutti un capo ancora pi valoroso di lui. Saul aveva paura che il popolo lo deponesse per consegnare il trono a Davide. Un giorno Gionata scopr che Saul stava complottando per uccidere il suo caro amico, cos mise in guardia Davide dicendogli di scappare e di nascondersi. Poi and dal padre e gli ricord tutte le imprese compiute da Davide al suo servizio. Saul lo ascolt e cap di aver esagerato, quindi fece richiamare Davide che riprese fedelmente a -

servire il sovrano. La pace tra i due, per, dur poco: qualche tempo dopo la gelosia di Saul riaffior e una sera, mentre Davide stava suonando la cetra, Saul scagli contro di lui una lancia, senza per riuscire a colpirlo. Quella stessa notte il sovrano mand alcuni suoi servitori a casa di Davide per ucciderlo, ma Mikal, informata da Gionata, fece scappare il marito dalla finestra. Quindi, prese una statua, la infil nel letto, la ricopri con una spessa coperta e mise dalla parte del capo un tessuto di pelo di capra. Mio marito malato - disse Mikal ai soldati quando arrivarono, ed essi tornarono da Saul a mani vuote Se non pu alzarsi portatemelo dentro il letto! - grid allora il re. I soldati eseguirono l'ordine e quando Saul tolse la coperta, scopri l'inganno. Egli si infuri, ma Davide ormai era lontano al sicuro. Sia Gionata che Mikal tentarono in ogni modo di placare l'ira del padre, ma ogni sforzo fu vano: il suo odio contro Davide aumentava di giorno in giorno e cos il giovane per due anni rest nascosto nelle campagne. In quei due anni le sorti dell'esercito di Israele si ribaltarono; i Filistei sempre pi spesso riportavano vittoria sugli Ebrei, fino a che nella battaglia sul monte Gelboa trovarono la morte lo stesso Saul e i suoi figli. Dopo la morte di Saul, Davide usc dal suo nascondiglio e il popolo lo elesse re di Israele: correva l'anno 1010 a.C.; egli regn per 40 anni da re saggio e giusto. Fino alla fine della sua vita Davide continu a chiedersi se qualche membro della famiglia di Saul fosse ancora vivo. Un giorno un servo gli disse che un figlio di Gionata di nome Mefiboset era ancora in vita, ma era storpio. Aveva solo cinque anni quando il padre era morto in battaglia e la nutrice era fuggita nella notte coi bambino in braccio; durante la fuga Mefiboset le era caduto ferendosi ai piedi; da quel giorno egli era rimasto storpio e non era pi stato in grado di muoversi agevolmente.

Davide lo mand immediatamente a chiamare. Quando Mefiboset venne a sapere che il re lo voleva vedere, ebbe paura che Davide volesse vendicarsi delle angherie subite da Saul, ma si rec a palazzo e gli si prostr davanti. - Non avere paura - gli disse Davide. - Voglio solo essere gentile con te in nome di tuo padre Gionata che fu mio grande amico. Ti restituir le terre che appartennero a tuo nonno Saul e tu sarai sempre il benvenuto alla mia mensa. Perch dovresti essere cos buono con me? lo non ho nulla da offrirti in cambio e inoltre non posso lavorare. Davide si rese conto che Mefiboset era storpio e che non poteva coltivare la terra, cos ordin ad alcuni suoi servi di andare con Mefiboset e di lavorare per lui. Da quel giorno, grazie alla generosit di Davide, Mefiboset mangi alla tavola del sovrano e divenne come uno dei suoi figli.

LA SAGGEZZA DI SALOMONE Alla morte di re Davide, nel 970 a.C, sal al trono suo figlio Salomone. Salomone era ancora molto giovane quando assunse la carica di sovrano, ma gi era assennato e leale. Una notte Dio gli apparve in sogno e gli domand: - Che cosa vorresti che io ti dessi ora che sei re? Salomone rispose: - Signore, io sono un ragazzo, non ho esperienza di governo, non so come regolarmi e questo popolo tanto numeroso. Concedimi dunque la saggezza di cui ho bisogno affinch io riesca a governare bene, a discernere il bene dal male e ad essere sempre un re buono e giusto per il mio popolo. Dio apprezz molto il fatto che Salomone avesse chiesto questo e non ricchezze, potenza o lunga vita per s e gli rispose: - Poich tu mi hai domandato ci, io ti concedo un cuore saggio e una mente intelligente come mai nessuno ha avuto prima e come mai nessuno avr dopo di te. E per premiarti ti dar anche quanto non mi hai domandato: ricchezze e gloria. Non pass, molto tempo che la saggezza di Salomone fu messa alla prova. Un giorno gli si presentarono davanti due donne per avere un giudizio riguardo una disputa. Disse la prima: - Vostra maest, io e questa donna viviamo nella stessa casa. Un giorno io ho partorito un, bambino e tre giorni dopo anch'ella diede alla luce un figlio. In quel periodo non c'era nessuno in casa oltre a noi due. Una notte questa donna per errore si coric sul suo piccino e lo soffoc, allora, mentre io dormivo, ella si alz e si prese il mio bambino, mettendomi nel letto il suo. AI mattino, quando mi svegliai, trovai il bambino morto e mi disperai, ma subito mi accorsi che il piccino non era il figlio mio, bens quello dell'altra donna. - No, no! - grid allora l'altra madre. Il bambino vivo il mio, il tuo quello morto. Ti sei sbagliata e non c'era nessuno in casa che possa testimoniare!

Le due donne continuarono a litigare cos davanti al re: era la parola di una contro la parola dell'altra e il re ebbe bisogno di tutta la sua saggezza per scoprire la verit. Alfine Salomone si fece portare una spada e disse: - Ognuna di voi sostiene che il bambino vivo il suo e che quello morto appartiene all'altra donna. Ora taglieremo in due il bambino vivo cosi ciascuna delle due madri ne avr una parte. No, no! - disse la prima donna. Piuttosto lasciate a lei il bambino, ma vi scongiuro sire, non uccidetelo. L'altra madre invece si mostr d'accordo con il giudizio dei re: - Va bene sire, tagliatelo in due come avete detto. A quel punto Salomone non ebbe pi dubbi: - Date il bambino alla prima madre: chiaro che lo ama veramente come una madre ama il figlio suo, mentre alla seconda non importa niente della vita del piccolo! La notizia della saggezza di Salomone presto si diffuse nell'intero paese e da quel giorno moltissimi Israeliti, e persino molti stranieri, si recarono da lui per avere un suo consiglio. Come Dio aveva promesso, il regno di Salomone fu inoltre accompagnato da ricchezza e splendore: egli fece erigere il Tempio per il culto del Signore e la costruzione fu veramente meravigliosa. Durante il suo governo le terre produssero tanto grano quanto mai se ne era contato prima, le pecore e le vacche tanto latte quanto mai se ne era visto e ogni famiglia ebbe una casa in cui abitare. Quarant'anni regn Salomone: furono anni di pace e ricchezza, che tutti gli Ebrei ricordarono per secoli e secoli. Alla morte di Salomone sal al trono il figlio Roboamo, ma sotto di lui il regno unito di Israele dur un soffio di vento: alla guida di Geroboamo le trib del Sud si ribellarono e nel 931 a. C. il paese si trov diviso tra il Regno del Nord, o di Israele, e il Regno dei Sud, o di Giuda.

Elia e la pioggia Nel 931 a.C., dopo la morte di re Salomone, il regno di Israele si divise in due parti: le trib di Giuda e di Beniamino formarono il Regno del Sud, o di Giuda, le restanti dieci trib costituirono il Regno del Nord, o di Israele. Nessuno dei due regni per ebbe vita facile: i nemici premevano alle frontiere e forte era il malcontento interno. Molti uomini inoltre si allontanarono dal culto di Dio per avvicinarsi a idoli e dei; fu in quel periodo che iniziarono a predicare i profeti, uomini che cercarono di riavvicinare gli Ebrei alla parola di Dio. II primo fra i profeti fu Elia, vissuto nel IX sec. a. C. A quel tempo re di Israele era Acab, il quale adorava svariati dei, in particolare Baal, dio del sole e della pioggia. Un giorno Elia si present da Acab dicendogli: - Lascia il tuo dio Baal e venera il Signore. Se non lo farai la pioggia cesser di cadere su questo paese per tre anni interi. Acab si fece beffe di Elia e non volle credere alle sue parole, ma dal giorno del loro colloquio cess di piovere e per tre lunghi anni non un goccio d'acqua cadde dal cielo. La siccit e la carestia divennero gravissime: la terra si riemp di crepe e smise di produrre, molti animali e molte persone morirono di sete. Allo scadere dei tre anni, Elia si present da Acab, che appena lo vide lo insult: - Tu sei la causa della rovina di Israele! - Non io, ma tu, col tuo comportamento, hai voluto questa carestia - rispose Elia. Poi prosegu: - Ordina a tutto il popolo di Israele di venire presso di me sul Monte Carmelo e chiama anche i sacerdoti di Baal. Acab fece quanto Elia gli aveva richiesto e l'indomani una immensa folla era riunita presso il Monte Carmelo. Quando tutti furono arrivati, Elia grid: - lo sono qui da solo, come profeta del Signore, mentre ci sono 450 sacerdoti di Baal. Portate qui due buoi per un sacrificio: ne prenderemo uno per uno e lo metteremo sulla legna senza appiccarvi il fuoco, poi ognuno pregher il suo dio affinch mandi il fuoco. La divinit che risponder sar quella vera, l'unica che merita il culto del popolo.

I profeti di Baal iniziarono subito i loro rituali: presero il bue, lo prepararono, lo misero sulla legna e da mattina a sera urlarono e danzarono, invocando il loro dio Baal. Elia diceva loro: - Avanti! Urlate pi forte... forse il vostro dio sovrappensiero oppure dorme e non vi sente! Quelli gridarono a voce pi alta e, secondo il loro costume, si tagliarono con coltelli e pugnali cospargendosi del loro stesso sangue. Quando ormai erano tutti sfiniti. Elia rivolse la sua preghiera al cielo: - Oh! Signore, mostra che tu sei il vero Dio, cosicch questo popolo sappia chi adorare. Immediatamente dal cielo scese il fuoco che bruci il bue e la legna. Tutta la gente si inginocchi e rialzando gli occhi vide all'orizzonte una piccola nube che poco a poco divenne sempre pi grossa e scura e alla fine rovesci abbondante acqua sulla terra. Acab se ne and sconfitto e tutti gli abitanti tornarono a casa e fecero sacrifici a Dio.

Inserirei qui, la Devozione alla Madonna del Carmelo e allo Scapolare

Giona a Ninive
Nella seconda met del secolo VIII a.C. visse nella terra di Israele un profeta di nome Giona. Un giorno gli apparve un angelo dei Signore che gli disse: - Giona alzati, va a Ninive e parla ai suoi abitanti affinch abbandonino il falso e seguano la verit. Se non lo faranno entro quaranta giorni la citt sar completamente distrutta. Ninive era a quel tempo la capitale dell'impero assiro e gli Assisi erano acerrimi nemici degli Ebrei. Giona per non voleva andare a Ninive a portarvi il messaggio di Dio: pens che se lo avesse fatto gli Assiri avrebbero potuto seguire la parola divina, mentre lui preferiva che questo nemico venisse annientato. Solo gli Ebrei dovevano essere il popolo eletto. Cos disubbid al comando di Dio e invece di andare a Ninive scese a Giaffa e si imbarc per Tarsis, citt lontanissima, per fuggire il pi distante possibile da Dio e dal suo volere. La nave salp, ma appena fu in alto mare scoppi un violento uragano. Un vento terribile sbatteva l'imbarcazione qua e li e sembrava che il battello dovesse sfasciarsi da un momento all'altro. Tutti coloro che erano sulla nave, marinai e passeggeri, correvano a destra e a sinistra terrorizzati, cercando di buttare parte dei carico a mare per rendere l'imbarcazione pi leggera. A Giona venne il sospetto, che Dio avesse mandato quell'uragano per punirlo della sua disubbidienza e disse ai suoi compagni di viaggio: Prendetemi e gettatemi in mare e vedrete che questa tempesta si calmer, poich io sono certo che questa la punizione di Dio per la mia fuga. Allinizio nessuno ebbe il coraggio di eseguire quanto Giona aveva loro ordinato e tutti cercarono di remare pi in fretta per raggiungere la spiaggia. Ogni tentativo per fu vano e alla fine i marinai decisero che occorreva liberarsi di Giona; lo presero e lo

gettarono in acqua. Il mare si calm immediatamente e la tempesta cess. Le onde inghiottirono Giona ed egli gi pensava di morire annegato quando fu ingoiato tutto intero da un grosso pesce. Vi rest dentro tre giorni e tre notti, poi all'alba del quarto giorno il pesce si ferm sulla terra ferma e fece uscire Giona. L'angelo del Signore nuovamente comand al profeta: - Vai a Ninive e riferisci a quella gente la parola di Dio. Giona part e quando fu nella citt cominci a gridare ai suoi abitanti: Ascoltate il messaggio divino, seguite la Verit, altrimenti Ninive fra quaranta giorni sar distrutta. A queste parole tutti i cittadini si convertirono ed anche il re assiro inizi a fare penitenza: si tolse gli abiti regali e si vest di un saio. Dio apprezz il pentimento degli abitanti della citt e decise che non l'avrebbe pi cancellata dalla faccia della Terra. Appena Giona lo venne a sapere si adir molto: non riusciva a capire perch il Dio di Israele trattava con misericordia la gente di Ninive, usando per lei lo stesso riguardo che per gli Ebrei. Usc dalla citt e dopo aver camminato a lungo si sedette e sopraffatto dalla stanchezza si addorment. Nel frattempo Dio fece crescere proprio di fianco a Giona una pianta molto frondosa che gli riparava il capo dal sole troppo caldo. Egli fu molto grato al Signore per quell'ombra, ma all'alba del secondo giorno un verme attacc la pianta che ingiall e mor. Questa morte rattrist molto Giona: una pianta che seccava era pur sempre una vita spenta. Dio allora disse a Giona: - Questa pianta cresciuta in una notte e altrettanto velocemente scomparsa; tu non t'hai coltivata, non hai fatto nulla per farla crescere, eppure ti rattristi. Vorresti allora che io non avessi piet di una citt in cui vivono oltre centomila persone che

io stesso ho creato? S, a lungo sono stati lontano da me, ma poi si sono pentiti. Perch non dovrei perdonarli? Giona ascolt le parole di Dio, prese la sua bisaccia e si incammin verso casa.

Daniele a Babilonia
I due Regni di Israele e di Giuda non ebbero Iunga vita: entrambi furono conquistati prima dagli Assiri e poi dai Babilonesi. Nel 586 a.C., nel tempo in cui Nabucodonosor era re di Babilonia, Gerusalemme fu completamente rasa al suolo dai Babilonesi e i suoi abitanti furono deportati. II re diede quindi ordine di condurre a corte tutti i l giovani israeliti di sangue nobile, belli d'aspetto, colti e intelligenti per educarli secondo la tradizione babilonese e farne suoi servitori a palazzo. Vennero cos scelti quattro giovani: Daniele, Shadrach, Meshach e Abednego. Dopo qualche tempo il sovrano fece un sogno alquanto strano: sogn di trovarsi all'improvviso di fronte ad una statua che aveva, la testa d'oro, il petto e le braccia d'argento, il ventre e le cosce di bronzo, le gambe di ferro, i piedi in parte di ferro e in parte di argilla. Ad un tratto dal monte si staccava una pietra che cadeva sulla statua ed essa si frantumava in piccolissimi pezzi immediatamente portati via dal vento, mentre la pietra si trasformava in una gigantesca montagna. II re chiam tutti i maghi e gli indovini di corte affinch interpretassero il suo sogno e, per essere certo che non mentissero, non rivel loro il sogno, ma pretese che essi stessi lo indovinassero: Nessuno ne fu capace e tutti furono messi a morte. Si fece allora avanti Daniele che disse al re: - Questo sogno ti stato ispirato da Dio affinch tu sappia che tutti i regni terreni cadranno, il solo regno che vivr in eterno quello celeste. Nabucodonosor fu cos. soddisfatto di questa interpretazione che nomin Daniele governatore della provincia di Babilonia e anche i suoi tre amici ottennero cariche di prestigio e responsabilit. Non pass molto tempo da quel giorno che il re dimentic il significato del sogno e inizi a considerarsi l'uomo pi importante del mondo. Si fece costruire una statua d'oro alta quasi 27 metri e ordin a tutti i principi, i governatori, i giudici e gli ufficiali che ricoprivano le cariche

pi importanti di adorare la statua. Chi non l'avesse fatto sarebbe stato gettato in una fornace ardente. Shadrach, Meshach e Abednego si rifiutarono. di adorare quella statua e subito i principi babilonesi riferirono al re la disubbidienza dei tre giovani. Nabucodonosor li mand a chiamare e tent di imporre loro il culto della statua, ma ogni tentativo fu vano. I tre gli risposero: - Noi non ci prostreremo mai di fronte alla tua statua. Se il nostro Dio vuole, sapr come salvarci dalla fornace, ma se anche Egli non lo facesse ci rifiuteremmo ugualmente di adorare i tuoi idoli. Re Nabucodonosor, che detestava essere sfidato, ordin ai suoi servi di gettare i giovani nella fornace ardente e di scaldarla sette volte pi del solito. A causa del grande calore sprigionato dalle fiamme, gli uomini che gettarono i tre israeliti nel fuoco morirono bruciati, mentre l'angelo del Signore allontan da Shadrach, Meshach e Abednego il fuoco e rese l'interno della fornace un luogo fresco e ventilato. Nabucodonosor da lontano osservava la scena e vedendo i tre giovani che passeggiavano in mezzo al fuoco in compagnia di un angelo ordin di liberarli: sovrano, prefetti, governatori, ministri si strinsero intorno a loro e si stupirono nel notare che i loro corpi erano integri e che i loro abiti non erano neppure stati toccati dall'odore di bruciato. Nabucodonosor si inginocchi e disse: Da questo momento io ordino che tutto il mio popolo veneri il vostro Dio e che chiunque lo offenda sia punito. Da quel giorno il re osserv attentamente il culto dei Signore e ascolt i consigli dei quattro israeliti. Alla sua morte sal al trono Baldassarre, un uomo che non credeva in Dio e che per tutta la durata del suo regno si mostr superbo e irriverente. Un giorno Baldassarre organizz una grande festa a corte e, per onorare gli invitati, decise di offrire loro da bere in coppe d'oro e d'argento trafugate dal tempio di Gerusalemme. II re sapeva che esse erano sacre e che non

avrebbero dovuto essere usate per divertimenti e festeggiamenti, ma non se ne cur. All'improvviso una mano misteriosa comparve nell'aria e scrisse sulle pareti della sala del banchetto parole incomprensibili: mene, tekel e peres. Baldassarre inizi a tremare dalla paura e interpell i suoi maghi e i suoi indovini, ma nessuno fu in grado di decifrare la misteriosa scritta. La regina madre si ricord allora di Daniele e di come egli avesse interpretato i sogni di Nabucodonosor, quindi fu mandato a chiamare Daniele. Appena giunto al banchetto egli disse: - Dio ti ha punito per aver preso i vasi sacri del Signore e averli usati nel tuo banchetto, cosi ha mandato la mano a scrivere queste cose. Mene significa numero e ci vuol dire che Dio ha contato i giorni dei tuo regno e presto lo condurr alla fine. Tekel significa peso e vuol dire che sei stato pesato sulla bilancia divina e sei risultato mancante. Peres vuol dire divisione e sta a dire che il tuo regno sar presto diviso, tra Medi e Persiani. L'interpretazione di Daniele doveva avverarsi ben presto: quella stessa notte Baldassarre fu ucciso e Dario, re dei Medi, conquist il regno. Re Dario divise il paese in 120 distretti, a capo di ognuno dei quali pose un governatore, poi nomin Daniele loro supervisore. Daniele si mostr subito il migliore di tutti e ci dest l'invidia dei governatori che iniziarono a cercare qualche pretesto contro di lui. Egli per era impeccabile e non riuscendo a trovare niente di sbagliato nel suo lavoro, pensarono di far accusare Daniele a causa della sua religione. Essi infatti sapevano che Daniele pregava Dio tre volte al giorno e che si era sempre rifiutato di venerare idoli e dei, cosi un giorno si presentarono dal Re dicendo: - Maest, abbiamo pensato di emanare un decreto per cui chi nei prossimi trenta giorni rivolger una qualsiasi preghiera ad una divinit che non sia il Re, sar gettato nella fossa dei leoni. Dario si senti alquanto adulato dalla richiesta e subito firm l'ordine. Daniele, nonostante il nuovo editto, non cess di pregare Dio e i suoi

nemici corsero subito dal Re dicendo: - Sire, Daniele vi ha disubbidito; egli continua a pregare tre volte al giorno il suo Dio proprio come faceva prima che voi promulgaste la legge. II sovrano a quelle parole si rese conto dell'inganno dei suoi ministri, ma ormai era troppo tardi: una legge firmata non poteva essere ritirata. Pens a lungo ad una possibile soluzione, ma non c'era alcuna via d'uscita quindi, su pressione dei ministri, ordin che Daniele venisse gettato nella fossa dei leoni: - Possa il tuo Dio, che servi cos fedelmente, salvarti! gli disse prima di tornarsene a palazzo. Quella sera Dario non tocc cibo e la notte non riusc a chiudere occhio: non vedeva l'ora che giungesse mattina per correre alla fossa dei leoni. Un'intima speranza che Dio avesse salvato Daniele si animava in lui. II giorno seguente, appena raggiunta la fossa, grid: - Daniele, il tuo Dio riuscito a salvarti? La sua gioia fu grande quando ud la voce di Daniele che rispondeva: - S, o sire, il mio Dio ha mandato il suo angelo a fermare le fauci dei leoni, cos essi non mi hanno neppure sfiorato. Dio sapeva che io non ho fatto niente di male, n contro di Lui, n contro di voi. II re diede quindi ordine di tirare immediatamente Daniele fuori dalla fossa dei leoni e di gettarvi dentro tutti quei ministri che gli avevano subdolamente fatto firmare l'editto. Daniele concluse i suoi giorni sotto, il regno di Dario, stimato da lui e dall'intero suo popolo.

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