SOLO ACQUA
TIEPIDA
Con la consulenza del
dottor Leandro
Mallamaci
Specialista in Pediatria a
San Lucido (Cosenza)
Episodi di febbri improvvise, con temperature anche elevatissime, che durano al massimo una
settimana, sono molto frequenti nei bambini piccoli. E capita soprattutto dal momento della nascita fino
ai due-tre anni d’età. L’elemento principale che contraddistingue questo tipo di febbre è la completa
assenza di altri sintomi. Un’altra caratteristica è la velocità con cui si manifesta la febbre che, nella
maggior parte dei casi, scompare senza lasciare traccia.
L’aumento della temperatura segnala sempre la presenza di una infezione, cioè di un attacco
sferrato ai tessuti del corpo da parte di microrganismi esterni. Non deve trarre in inganno il fatto
che la febbre non si accompagnata da altri sintomi e scompaia senza bisogno di cure o farmaci
specifici. Nella gran parte dei casi, infatti, ci si trova di fronte a infezioni definite “autorisolventi”
che cioè guariscono da sole prima ancora di far sentire tutti i loro effetti: la febbre resta l’unica
dimostrazione di una malattia di cui non si conoscerà mai la vera natura.
I primi due giorni che trascorrono dal momento della comparsa della febbre sono di osservazione.
Infatti, l’unico compito che spetta ai genitori è quello di controllare spesso la temperatura del bambino,
in modo da mantenerla sempre entro i valori accettabili e comunque al di sotto dei 39 gradi interni (cioè
significa che la temperatura va misurata per via rettale), soprattutto per evitare la comparsa di
convulsioni febbrili (si tratta di contrazioni involontarie dei muscoli) e - in casi estremi - la possibilità
di danni al cervello.
Dopo i tre mesi. Se il bimbo ha più di tre mesi si deve cominciare ad intervenire quando la temperatura
del corpo raggiunge i 39 gradi interni.
Nei lattanti. Con i lattanti e i neonati fino ai tre mesi di vita, invece, è meglio agire prima, e cioè gia
con una temperatura di 38,5°.
I metodi migliori per abbassare la febbre sono quelli cosiddetti fisici: bisogna tenere il bambino al
freso con pochi vestiti addosso e fargli spugnature di acqua tiepida o bagnetti sempre con acqua ad una
temperatura compresa tra i 29 e i 32 gradi.
All’inizio e meglio provare a somministrare una quantità di medicinale inferiore alla dose massima
consigliata, per poi aumentarla gradualmente se la febbre non si decide a scendere. Questo perché gli
antipiretici hanno effetti collaterali e soprattutto tendono a ridurre i sintomi delle malattie. Per lo stesso
motivo, la febbre non dovrebbe mai essere eliminata completamente ma solo mantenuta sotto i 39 gradi.
Quando la febbre alta fa la sua comparsa in un bimbo è sempre il caso di avvisare il pediatra. Se ha
meno di 3 mesi, bisogna farlo subito, anche se la febbre supera appena i 38 gradi interni.
Oltre questa età e fino ai 2-3 anni, si può anche aspettare ventiquattro ore prima di chiamarlo, a meno
che la temperatura non oltrepassi la soglia dei 40 gradi.
Dopo 4-5 giorni, al massimo una settimana di temperatura alta, il pediatra decide in genere di indagare
sulle cause della febbre, consigliando una serie di analisi.
L’esame delle urine (che segnala tra l’altro una possibile disidratazione) la ricerca colturale (cioè la
verifica di una eventuale presenza batteri) tramite un tampone faringeo si possono effettuare nello
studio del medico con test rapidi. Quindi si può passare ad altre indagini, come la Ves (velocità di
eritrosedimentazione del sangue, cioè la capacità del sangue di coagularsi) l’emocromo (la conta delle
cellule del sangue) oppure l’urinocoltura (la ricerca dei batteri nell’urina del bambino).
La credenza popolare ha da sempre circondato queste febbri di un alone quasi magico. Secondo una
tradizione difficile da sconfiggere, la temperatura alta e che va via da sola nel giro di due-tre giorni
aiuta il bambino a diventare più alto, tanto da essere definita “febbre di crescita”.
E’ ovvio che la crescita, in realtà, è influenzata da fattori normali che nulla hanno a che vedere con
la febbre. Ma, durante la malattia innesca un meccanismo che in effetti agisce anche sulla statura del
piccolo.
Quando il bambino è malato resta a letto, disteso, per diversi giorni. I dischi intervertebrali della
spina dorsale (i cuscinetti posti tra una vertebra e l’altra) iniziano ad accumulare liquidi prodotti
dall’organismo e si gonfiano. Questo perché non c’è il peso del corpo a tenerli schiacciati.
Ecco perciò che quando il bambino si alza sembra cresciuto. Ma nel giro di pochi giorni,
riprendendo la posizione eretta e i movimenti, i cuscinetti si sgonfiano e il bambino torna alla statura di
prima.
Il metodo rettale è il più efficace e soprattutto il più veloce per misurare la temperatura a un
bambino piccolo. E’ sufficiente infatti inserire la parte lubrificata (non più di 2,5 centimetri) del
termometro nell’ano per 4 minuti (2 minuti se si utilizza il modello rettale.
Due le posizioni in cui tenere il bambino: disteso a pancia in giù sulle gambe della mamma, con una sua
mano poggiata sulla schiena per impedirgli movimenti repentini, oppure sdraiato sul dorso con le
gambe unite e sollevate.
Con i bambini più grandi si può provare anche con la misurazione ascellare: bisogna prenderli in
braccio e tenere il termometro ben stretto tra il braccio e il tronco per 5 minuti.
Meglio evitare di prendere la temperatura orale per l’eventualità che possa rompere il termometro
mentre lo tiene sotto la lingua.
Molto utili possono essere anche le strisce da applicare sulla fronte che danno un’indicazione
immediata della temperatura del bambino, ma non una sua misurazione esatta: se la striscia segnala la
presenza di febbre, è meglio indagare più a fondo utilizzando un termometro a mercurio.
Se si sospetta che il bambino abbia la febbre, la prima cosa da fare è misurargli la temperatura ed
annotare il risultato. Dopo venti minuti circa bisogna ripetere la misurazione in modo da sapere quanto
la temperatura è variata: se è salita di un grado o più, si deve immediatamente avvisare il medico.
Se ha voglia di riposare nel suo lettino dovrà essere coperto solo da un lenzuolo leggero e mai
coperte di lana o piumini.
Le spugnature di acqua tiepida (tra i 29 e i 32 gradi) sono il metodo migliore per abbassare la
temperatura: si deve impregnare una spugna da bagno (vanno benissimo anche un asciugamano o un
fazzoletto di cotone) con l’acqua e quindi passarla su tutto il corpo del bambino premendo leggermente.
Se la temperatura è molto elevata, alle spugnature è meglio preferire il bagno in acqua tiepida,
che ha un effetto molto più immediato: basta immergere il bambino nell’acqua per pochi minuti, fino a
quando la febbre non scende.
Attenti a non utilizzare acqua troppo fredda oppure alcool: hanno infatti la proprietà di restringere i
vasi sanguigni, cioè vene e arterie e quindi ridurre la perdita di calore e aumentare la temperatura. Si
dice che hanno un effetto “rebound”.
Solo se i metodi fisici non sono sufficienti a far scendere la temperatura si deve passare a quelli
farmacologici, cioè alla somministrazione di antipiretici (antifebbrili).
E’ importante inoltre che il bambino beva molto, perché la febbre provoca disidratazione, cioè la
perdita di liquidi. La cosa migliore è offrirgli spesso, a intervalli regolari quantità di acqua
(possibilmente zuccherata), succhi di frutta, spremute o comunque sostanze liquide.
Il bambino con la febbre che non supera i 39,5 gradi interni può anche uscire di casa, in qualsiasi
stagione e con qualsiasi tempo atmosferico. A maggior ragione se deve andare dal pediatra: lo studio
del medico è il posto più adatto per valutare lo stato di salute del bambino, ed è sempre più vantaggioso
essere controllati in fretta piuttosto che perdere tempo in attesa della visita a domicilio.