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[1] Ci eravamo lasciati parlando della necessità di rinnovare la professione medica, di recuperare un
rapporto di fiducia coi pazienti, senza risparmiare qualche critica al sistema sanitario; ci ritroviamo, per
questa nostra seconda intervista con Leandro Mallamaci, medico pediatra e consulente tecnico d’ufficio
del tribunale, sul tema della responsabilità politica. Un argomento che scotta non poco, visto il momento
decisamente negativo che vive oggi la sanità.
«La professionalità è la base del contratto tra medicina e società. Esso impegna il medico ad anteporre ai
suoi gli interessi dei pazienti, a fissare e mantenere standard di competenza e integrità, ad offrire alla
società consulenza esperta su questioni di salute e ad operare sia per il benessere del paziente sia in
conformità ai princìpi fondamentali della giustizia sociale - ribadisce Mallamaci prima di iniziare. I princìpi
e le responsabilità della professionalità medica devono essere ben chiari sia alla professione sia alla
società. Essenziale al contratto è la fiducia del pubblico nei medici, la quale dipende dall’integrità dei
singoli individui e dell’intera categoria».
Ma la buona salute del sistema sanitario dipende davvero soltanto dai medici?
«Nel maldestro tentativo di ovattare responsabilità di natura prevalentemente politica e di metodo, è
diventato oramai una stucchevole prassi quella di scaricare su una cattiva o disonesta azione dei medici la
responsabilità e l’addebito di una gestione poco felice e corretta della sanità. Tali accuse o non trovano
riscontro nella realtà oppure sono male interpretate e indicate».
Invece come stanno, secondo lei, le cose?
«In realtà il problema è a monte, ossia nell’incapacità gestionale di coloro i quali sono chiamati a dettare
progetti organizzativi e soluzioni operative».
In poche parole, della politica. Come rimediare?
«Avvalendosi di manager preparati severamente, magari anche attraverso la creazione di apposite scuole,
che siano idonei, con le loro scelte, a dare ampio respiro alla professionalità dei camici bianchi. Un
sistema sanitario debole, in crisi da tempo, incapace di diventare una realtà efficiente a beneficio di tutti,
avrebbe bisogno di rimedi abili ad irrobustirne la struttura, a rinforzarne l’apparato. Di drastiche e
massicce dosi di cure atte a mettere nelle migliori condizioni possibili coloro i quali devono far funzionare,
in pratica, tale struttura».
In cosa dovrebbe consistere questa “cura”?
«Nell’incremento di mezzi e di risorse, tanto umane quanto tecniche, da mettere in gioco al fine di creare
strutture sanitarie in grado di erogare quei servizi che vengono richiesti. Ciò che si domanda è insomma,
una politica gestionale che, attraverso un razionale e sapiente utilizzo di mezzi e risorse, riesca a tutelare
i diritti del cittadino-utente, senza la quale qualsiasi processo di ristrutturazione, di riorganizzazione è
destinato a sicuro fallimento».