COLLANA PROMO – 14
www.ilfoglioletterario.it - mailto:ilfoglio@infol.it
Via Boccioni, 28 - 57025 Piombino (LI)
Sono nato a
Catania il dì 01
settembre 1953:
l’ho fatto per
mero tornaconto
personale.
Il “pied a terre”
dove dimoravo
s’era fatto troppo
angusto per le
mie esigenze.
Essendo di memoria labile scelsi con cura il giorno ed il mese, facendo in modo
che l’anno di nascita compendiasse il tutto. (1.9.53)
L’uno di settembre rappresenta anche il primo giorno dell’anno del calendario
bizantino. La buonanima di mio padre era un sacerdote ortodosso di rito greco,
si rallegrò infinitamente di quella coincidenza e la ritenne di buon auspicio.
Tre piccioni con una fava!
Fu l’ultima volta che una performance del genere mi riuscì.
Mio nonno era tipografo così come mio padre, mio zio e metà dei miei fratelli.
Il mio esordio in tipografia fu disastroso, la pinza di una
“Heidelberg” non mi staccò di netto un orecchio per puro miracolo.
Mia madre avanzò l’ipotesi che forse ero tagliato per l’arte.
In effetti, mio nonno era un professore di musica, suonava l’oboe e il corno
inglese nell’orchestra del teatro “Massimo Bellini” di Catania. Fu Anche
responsabile amministrativo del suddetto teatro.
Di lui conserviamo gelosamente una chicca: la lite furibonda con Mascagni,
(per divergenza di vedute circa il ruolo dell’oboe nella cavalleria rusticana) che
lo sbatté fuori
dall’orchestra, salvo chiamarlo pochi giorni dopo, durante una sua tourné a
Palermo, perché insuperabile nel corno inglese.
Una zia delle mie è una valente pianista.
Io me la cavavo abbastanza con i citofoni, ma non essendo particolarmente
sveglio riuscii a beccare in testa un’arancia scagliata dal settimo piano da un
inquilino inferocito.
Anche il mio esordio in campo sentimentale non fu dei più lusinghieri. La mia
prima fiamma... una pittrice, una tipa così introversa che dipingeva solo
autoritratti. Anch’io del resto ero chiuso in me stesso, per uscire da casa
dovevo aprire due porte.
Dopo pochi mesi facevamo già l’amore per delega. Lei delegava una sua
amica, io un amico dei miei. Per uno scherzo del destino i due delegati si
conobbero e si piacquero;
restammo fottuti entrambi. Mi sono infine laureato in odontoiatria, esercito a
Paola ma risiedo a San Lucido, “ridente cittadina” sulla costa tirreno-cosentina.
Ho sposato una San Lucidana ed ho preferito trasferirmi in questo posticino
ameno.
Sono stato anche vice sindaco ed assessore alla sanità (DS) della ridente
cittadina, in tal veste, per prima cosa, ho voluto accertarmi che il sorriso
pervicace della ridente non
rappresentasse l’esito postumo di una paresi, non lo era.
Questo paesino è ridente di sua sponte.
C’è qualcosa che vorrei omettere dalla mia biografia, ma il debito di
riconoscenza che mi lega al mio editore Gordiano Lupi ed al mio mentore Sacha
Naspini non mi consentono di
farlo.
Fummo per un breve lasso di tempo piccolissimi editori di testi universitari,
saggistica... (Alfa grafica Sgroi)
Fra i nostri autori anche il prof. Umberto Scapagnini, colui che sta tentando di
rendere immortale Silvio Berlusconi. Non sapevamo, non potevamo
immaginare, perdonateci. Carlo Laurenzi ci onorò del suo primo romanzo:
Matilde.
Pubblicavamo anche un mensile e testi di un gruppo anarchico.
Due miei fratelli rischiarono la galera. Per una svista imperdonabile
pubblicammo un loro libro nel quale si mettevano in bocca ad un noto filosofo
suggerimenti del tipo... bisogna assassinare i ricchi!
Jean Paul Sartre, di lui si trattava, ci denunciò. Ne seguì un pandemonio; non
pubblicammo più.
Sono laureando in storia medievale.
Occhi di ghiaccio è il mio primo esperimento e, presumibilmente, l’ultimo.
Questo libro è dedicato a mia moglie Rosalba e a mio figlio
Emanuele Francesco, che, assecondando senza remore la sua passione per il
teatro, frequenta l’accademia d’arte drammatica (http://www.linkacademy.it/).
Questo libro è dedicato anche alla memoria del grande poeta Fabrizio De
Andrè.
La prosa è scarna, nel senso che concede poco a metafore ed allegorie. Non
è infarcita da rimandi ad altre opere, non presuppone quindi un bagaglio
culturale notevole per accedere ai suoi contenuti. Per certi aspetti vuole
essere un omaggio alle tesi sostenute (con sofferenza) da Alessandro
Baricco nel suo “I barbari”. Il racconto (romanzo?) potrebbe servire alle
giovani generazioni per capire un po’ meglio l’humus che ha determinato la
personalità dei loro genitori. L’auspicio ultimo sarebbe che ne seguissero i
consigli spassionati, allorché ritenuti validi, e, soprattutto, che riscoprissero
la bellezza del rapporto vis a vis, non preconfezionato da approcci virtuali.
(on the road again)
Capitolo II - L’ARREMBAGGIO