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IN ARRIVO CON IL VENTO DEGLI AQUILONI LETERNO RAGAZZO CHE CI HA INSEGNATO IL GUSTO DELLIRRIVERENZA BENEDUCATA SEMPRE UTILE A RISPONDERE PER LE RIME
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IN SCENA
Paolo Poli nello spettacolo Sillabari, da Goffredo Parise, 2008. Nelle due foto grandi a destra, in Aquiloni e in piccolo due immagini dellattore ne Il Mare da Anna Maria Ortese, 2010
di CECILIA ERMINI
MILANO
Vispa Teresa infaticabile del teatro italiano, Paolo Poli svolazza dietro le quinte dell'Elfo Puccini di Milano con bambinesca noncuranza dei suoi 84 anni, mostrando bauli colmi di parrucche impomatate, sottane da gran dama, copricapi piumati opera della straordinaria costumista Santuzza Cal mentre, poco pi in l, volteggiano le intercambiabili scenografie compendio pittorico novecentesco del compianto Emanuele Luzzati, scomparso nel 2007 ma ancora presente come compagno di scena (indispensabile il recente libro di Marina Romiti Paolo Poli e Lele Luzzati. Il
lavorato, molti anni dopo, nel 1979 per I racconti di fantascienza televisivi. Era una persona meravigliosa, un convinto fascista ma girava i film in russo, splendide fiabe come La corona di ferro. Non c'interessava la significanza, quello che volevamo era vedere il cattivone mongolo con le falci, Massimo Girotti mezzo nudo sugli alberi come Tarzan, Elisa Cegani, amica storica di Blasetti, che faceva la principessa malata nel letto ricoperta di mille veli. Blasetti poteva fare tutto, anche girare una scena all'Arena di Verona, che in realt doveva sembrare il Colosseo, con le vergini cristiane a seno nudo perch Mussolini gli lasciava fare tutto quello che voleva e poi si vedevano che risultati! E i primi incontri artistici? Clara Calamai, prima ancora che diventasse famosa, perch era la figlia del capostazione di Prato. Mia madre era una maestra montessoriana e da Firenze tutti i giorni prendeva il treno per andare a Prato, portandomi a volte con s. Ricordo questa stazioncina con l'aiuola di fiori che cambiava la data ogni giorno, opera del padre di Clara che abitava con la famiglia al piano di sopra. Una mattina alzai gli occhi, avevo sei o sette anni, e la vidi, quindicenne e bellissima e dopo una delusione d'amore and a Roma, dove sul tram incontr Gino Sensani, grandissimo costumista che la port a Cinecitt. Quali donne della mitologia hollywoodiana l'hanno pi influenzata? Greta Garbo fu la prima: era un'attrice capace di assorbire completamente i personaggi, come
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GERENZA
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la mia amata Marlene Dietrich, sia che facesse la puttana come ne La signora delle camelie o una principessa ma anche quando interpretava Anna Karenina, un'altra porcellona. Era una donna sempre attenta a quello che faceva, basti ricordare che fu lei a portare Pirandello al cinema, una scoperta che ho fatto leggendo la corrispondenza fra Luigi Pirandello e Marta Abba, una grande attrice che nessuno ricorda pi ma che ho avuto la fortuna di ammirare a teatro proprio in Come tu mi vuoi. Nel film la Garbo era semplicemente magnifica, con dei vestiti meravigliosi fatti da Adrian, quelli con una manica s e una no, un orecchino s e un no. A proposito di abiti di scena, lei accreditato come attore e costumista nell'esordio alla regia di Franco Zeffirelli Camping. S, facevo i costumi perch non c'erano soldi e anche una piccola comparsata nella scena dove Marisa Allasio entra in Chiesa. La mia parte era quella del prete e feci un piccolo tondo di cerotti da mettermi in testa per darmi un'aria di santit, anche se dovevo pronunciare solo una piccola battuta. Giravamo in un paesino di nome Poli, vicino a Roma e mi alzavo alle quattro del mattino in una tenda rimediata oppure nella saletta dietro l'osteria per preparare i vestiti di Marisa e delle comparse. Tutto il film era girato in esterni, in condizioni difficili per tutti lavoravamo, anche se malamente e a volte senza prendere la paga, figuriamoci i contributi. Ci davano dei foglietti con scritto versamento in corso, corso Garibaldi! dicevo io sicch io e Laura Betti avevamo delle pensioni bruttissime, per questo sono costretto a lavorare ancora. Ma i film erano piccole cose, ho fatto un film mediocre come Le due orfanelle ma l'operatore era Anchise Brizzi, quello che l'anno prima aveva fatto Otello con Orson Welles e le tre Desdemone. Su suo consiglio andai in Marocco a visitare la fortezza spagnola dove avevano girato alcune scene e la cisterna dove Orson ambient i sotterranei del castello e la scena del bagno turco. La povera Maria de Matteis, eccellente costumista, era disperata durante le riprese perch non c'erano i soldi per sdoganare gli abiti e cos girarono tutti in mutande. Che bellezza! Un'altra nota curiosa della sua
Non particolarmente, mi sono sempre difeso con la scelta del repertorio e non facevo concorrenza agli altri che mi lasciavano sopravvivere perch il mio interesse artistico era o per una cosina curiosa del '700 francese o per la sotto-letteratura come Carolina Invernizio. Nessuno poi faceva bene le canzonette come le facevo io: le mie prime apparizioni televisive furono infatti nell'operetta e negli sketch. Ne ricordo con piacere uno con Sandra Mondaini, gi pronta a sposare Vianello e infatti nel finale del nostro sketch diceva Cattivo bambino, non voglio pi giocare con te! Raimondinoooo. Che brava che era, carina, le ho voluto tanto bene per non potevo frequentarla dopo il matrimonio, lui aveva una famiglia molto signorile, borghesuccia ed in pi lo trovavo insopportabile, invidioso, viveva nella perenne gelosia di Ugo Tognazzi. Perch il cinema stata una semplice meteora nella sua carriera? Non ha nessun rimpianto a proposito? Il mio lavoro dal vivo, in mezzo alle persone, non esiste gioia pi grande per me. Osservo la gente all'inizio dei miei spettacoli e a volte noto qualche volto stanco o incupito per una faticosa giornata lavorativa ma a poco a poco nasce il sorriso e la gioia grazie a una mia battuta o a una mia canzone e non c' denaro che mi ripaghi di una cosa cos. Da giovane facevo il cinema come si facevano le marchette, per soldi, e ho fatto
anche tantissimi fotoromanzi: una volta ero a casa di Zeffirelli e Franco non c'era, impegnato in America per delle regie di opera lirica, cos presi tutte le sue giacche e i suoi completi perch mi facevano fare sempre il figlio dei ricchi insieme Laura Tavanti, la moglie di Paolo Ferrari. Rimpianti? Nessuno, il cinema bello farlo se sei un regista poich l'attore non conta: in Torna a casa Lassie era pi bravo il cane di Liz Taylor, persino il cavallo di Gran
premio era pi espressivo della Taylor e di Mickey Rooney. Ho rifiutato un ruolo in 8 e del mio amico Federico Fellini e pure nel Pinocchio di Carmelo Bene: mi offr la parte di Lucignolo ma avevo i miei impegni teatrali. Anni dopo ho fatto con Marco Messeri un Pinocchio per la Rai ma io ero la Fata Turchina e Benigni, se era pi intelligente, pigliava me come Fata!
filmografia la partecipazione a uno dei primissimi film di Roberto Faenza, H2S, girato nel 1969 ma subito sequestrato per poi ricomparire due anni dopo. Era un film bizzarro, una sorta di imitazione dei film inglesi sulle scuole pubbliche dove i bambini a letto sognano la professoressa nuda, e io interpretavo una malefica centenaria. Faenza l'ho rivisto di recente perch quel diavolo di mio nipote Andrea, figlio di Lucia, ha composto delle colonne sonore per i suoi ultimi film. Nel suo ultimo film invece, Le braghe del padrone di Flavio Mogherini, il suo ruolo era inizialmente destinato a Fred Astaire... Era il 1978, mi ero strappato le corde vocali e non potevo fare le mie tourne teatrali. Cos la mia amica Milena Vukotic mi chiam all'ultimo momento perch Fred Astaire era da poco finito sulla sedia a rotelle. Insomma mi presero per ripiego anche perch costavo molto meno. Poi non ho pi fatto film ma frequentavo comunque, insieme a Laura Betti, tutto il mondo del cinema romano, all'epoca ci si mescolava tutti e si lavorava anche in radio e in tv. Tornando al teatro, fu difficile emergere nell'intricatissima scena teatrale italiana degli anni 50-60?
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La straordinaria vitalit del fumetto americano del secondo dopoguerra continua a rimanere sotto i riflettori grazie ad editori ormai storicamente impegnati in una sistematica, professionale quanto lodevole opera di restauro e raccolta in veri e propri volumi darchivio. Oltre a pubblicare da tempo il meglio dellunderground vecchio e nuovo, la Fantagraphics Books di Seattle vanta un catalogo in incredibile espansione che accanto alle ristampe integrali dei grandi classici della comic strip dei quotidiani, da Krazy Kat a Pogo o ai Peanuts, riporta puntualmente alla luce oscuri tesori di autori poi passati alla storia del comic book. Dei mesi scorsi luscita dellultimo volume dedicato ai primi anni nellindustria del celebre Steve Ditko, futuro creatore di Spider-Man, mentre ancora pi recente la pubblicazione di Weird Horrors & Daring Adventures, che raccoglie i lavori, anchessi mai ristampati prima dora, di un altro mostro sacro del settore come Joe Kubert. Dalle diverse storie dellorrore, di crimine o di fantascienza realizzate da Kubert nel dopoguerra, ben prima che disegnasse le avventure per la DC comics che lo avrebbero reso famoso, sono state selezionate alcune decine dei titoli pi emozionanti, anteriori al famigerato codice di autocensura divenuto operativo alla fine del 1954. Anche Ditko aveva iniziato in tutta libert con scene di sangue, corpi fatti a pezzi e orrori da brivido, per le sue macabre storie raccolte nel primo volume della serie a lui dedicata e presto andato esaurito. Con Unexplored Worlds e Mysterious Traveler, il secondo e il terzo volume arrivato da poco in libreria, si gi passati alla seconda met del decennio, quando nonostante la stretta censoria del Comics Code, la suspense di Ditko e le sue brevi morality play dal colpo di scena finale anticipavano di qualche anno la formula della serie televisiva che avrebbe incantato il paese: The Twilight Zone, il nostro Ai confini della realt. Let doro Nei primi anni cinquanta, in America il mondo del comic book viveva un momento di splendore irripetibile, sia commercialmente, con centinaia di collane di ogni tipo che affollavano le rivendite con milioni di copie di economici albetti da dieci centesimi, sia artisticamente, con una produzione in molti casi sempre pi matura e che vedeva allopera numerosi grandi talenti ancora giovani. Secondo le cupe previsioni di non pochi intellettuali degli opposti schieramenti di allora, lonnipresente cultura di massa minacciava di asservire facilmente gli adolescenti americani ai propri voleri consumistici, con lo scontato e preoccupante risultato di una generazione pi apatica che mai, almeno politicamente. Timori di vario tipo avrebbero finito per alimentare unisterica crociata del
Il fumetto Usa del secondo dopoguerra torna a una stagione felice grazie a molti editori che raccolgono e ristampano i grandi classici
piccola casa editrice di Manhattan, che si riveleranno presto le pi innovative e di qualit nellambito della storia dellorrore, di suspense, di guerra, di fantascienza e infine della satira. Tra le principali vittime del Comics Code, la Entertaining Comics era per destinata ad entrare nella leggenda per la sua memorabile produzione, oggetto di periodiche ristampe integrali nel corso dei decenni che hanno continuato a conquistare pi generazioni di lettori. Proprio alla cosiddetta EC la Fantagraphics ha dedicato in passato svariati libri, antologie e approfondimenti di ogni tipo, e ora torna in libreria con una lunga serie di preziosi volumi che si concentrano sul lavoro dei singoli artisti della sua storica scuderia in special modo ricca di talenti unici. In mezzo alla guerra Entrambi di circa 200 pagine, i primi due tomi che inaugurano la nuova Biblioteca EC partono dai capolavori lasciati da maestri del calibro di Harvey Kurtzman e Wallace Wood. Corpse On the Imjin! ristampa tutte le storie di guerra che Kurtzman ha scritto nella sua carriera, sia per il suo inconfondibile disegno che per quello dei notevoli artisti con cui collaborava per le collane Two-Fisted Tales e Frontline Combat che dirigeva. Came the Dawn invece raccoglie tutte le 26 storie brevi disegnate da Wood per le mitiche collane dellorrore e di suspense pubblicate dalla EC tra il 1950 e il 1954. Introdotte e accompagnate da saggi, foto e profili biografici, le due raccolte riproducono il solo disegno in bianco e nero, prima che la colorista Marie Severin desse il suo tocco distintivo a tutti gli albi della EC. Uno dei giganti del fumetto americano, Wallace Wood secondo alcuni storici stato il miglior inchiostratore di tutti i tempi. Con una carriera nel settore iniziata come letterista, Wood sembrava destinato sin da piccolo al mondo dellarte, quando allet di sei anni sogn di possedere una matita magica che poteva disegnare qualsiasi cosa. I diversi anni passati alla EC, quando ancora poco pi che ventenne, brillano come uno dei periodi pi notevoli di una prolifica e variegata carriera. Oltre ad essere uno dei talenti delle collane dellorrore e di fantascienza, il suo lavoro alla EC si caratterizza per come rappresentava lAmerica contemporanea degli anni cinquanta. Era speciale nel disegnare quelle che alla EC chiamavano preachy stories, in genere scritte da Al Feldstein e che uscivano una su ogni numero della nuova collana Shock SunspenStories, che ad eccezione di un paio furono disegnate tutte da Wood. Una vera novit nellambito del fumetto di allora: storie dellAmerica suburbana con personaggi ben definiti e credibili, ambientazioni elaborate piene di dettagli, realismo, un tocco satirico e una spettacolare inventiva grafica.
nella casa per rapire il giovane messicano. Avvolgendolo in un grosso sacco, lo portano fuori e gli danno una lezione a suon di frustate. Alla fine per si scopre che nel sacco cera la figlia, che si trovava nella casa dellamante aspettandone il ritorno, e che il padre laveva uccisa. Incubi a stelle e strisce Non facile immaginare la reazione a storielle di questo tipo nellAmerica del 1952, quando argomenti del genere non potevano certo passare negli spettacoli della radio o della televisione di allora, e probabilmente nemmeno in un film commerciale. Con un disegno denso di dettagli, Wood era insuperabile nel realismo con cui dava vita a brutti ceffi minacciosi, inquietanti scenari urbani o la cupa atmosfera dellAmerica della piccola provincia. Oggi ricordato in primo luogo per i suoi fumetti di fantascienza e per il suo umorismo e la sua satira, ma sono le storie raccolte in Came the Dawn, osserva nel saggio introduttivo Bill Mason, a rappresentare il crogiolo nel quale si A sinistra, illustrazioni di Dikto e al centro Came the Dawn, copertina e storie disegnate da Wallace Wood. Sotto, Wallace Wood
The Guilty narra delle disavventure di un uomo di colore innocente ma sospettato di omicidio che viene ucciso a sangue freddo dal locale sceriffo prima del processo, dal quale rischiava di essere assolto. John Smith invece il protagonista di Hate!, che dopo aver perseguitato una famiglia di ebrei per costringerli a lasciare il vicinato scopre di essere stato adottato ed essere lui stesso ebreo, finendo ammazzato di botte dai suoi ex amici. In The Whipping presa di mira una famiglia di cattolici messicani nei rispettabili sobborghi dove si era appena trasferita. Un uomo di mezza et convince il resto degli abitanti a tentare di mandarli via, soprattutto dopo aver scoperto che la figlia sembra innamorata di uno dei ragazzi della famiglia. Nascosti sotto tuniche e cappucci come quelli del Ku Klux Klan, una notte entrano
sono forgiate labilit del maestro della narrativa per immagini e dello scrutatore della vita americana della met del ventesimo secolo. Quando Kurtzman era arrivato agli uffici della EC, pensava di cercare lavoro alla Educational Comics, la casa editrice di fumetti che William Gaines aveva da poco ereditato dal padre e che assieme ad Al Feldstein stava iniziando a trasformare nelle note collane dellorrore e di fantascienza del New Trend. Brevi storie di suspense dal finale a sorpresa popolate da vampiri, lupi mannari e cadaveri che tornavano in vita per vendicarsi dei torti subiti, non era esattamente quello che Kurtzman aveva in mente di fare e subito propose una nuova collana devota allavventura. Two-Fisted Tales usc nellautunno del 1950, ma nel giro di pochi mesi, diventando chiaro che lintervento delle Nazioni Unite in Corea si apprestava al conflitto vero e proprio e cresceva linteresse pubblico, la collana si riempiva di storie di guerra e veniva affiancata dalla nuova testata Frontline Combat. Da Napoleone alla Corea Le storie di guerra a fumetti non erano certo nuove, ma in genere erano banale propaganda a sostegno dei soldati americani che facilmente spazzavano via un nemico pressoch privo di umanit; marines ritratti inequivocabilmente nel giusto e immancabilmente protagonisti di imprese eroiche. Si rendeva gloria allazione della battaglia in modo da far apparire patriottici massacri, spargimenti di sangue e morte. Tutto ci per Kurtzman era una grossa menzogna che andava cancellata. Fu questa crociata - scrive lo storico R. C. Harvey nellintroduzione di Corpse on the Imjin! - che ispir la passione di Kurtzman per la ricerca. Solo la verit pu sradicare il falso, e per raccontare la verit, uno ha bisogno di studiare la storia e le notizie in modo da portare alla luce i fatti ed essere capace di ritrarli in maniera corretta. Kurtzman era rimasto impressionato dal modo di raccontare di Charles Biro nei fumetti di Crime Does Not Pay, pubblicati con gran successo sin dalla seconda met degli anni quaranta, nonostante continuasse a scatenare critiche violente. Storie basate su fatti reali e presentate nello stile credibile di un documentario, un approccio al fumetto del tempo decisamente originale. Era ci di cui aveva bisogno per le sue avventure di guerra ed era consapevole che i giovani lettori non avrebbero pi potuto sopportare il falso fascino della guerra una volta a conoscenza della truce realt del campo di battaglia. Le storie di guerra di Kurtzman
mondo adulto contro la cultura di massa consumata avidamente dai pi piccoli, facendo del popolare albo a fumetti un capro espiatorio perfetto, il simbolo di una pericolosa influenza sugli adolescenti per la sua violenza esasperata, quanto di una vera e propria degenerazione culturale. Tuttavia, non soltanto la generazione cresciuta in quegli anni sar a breve una tra le pi ribelli nella storia del paese, ma tra quegli stessi fumetti dati pubblicamente alle fiamme cerano titoli che al contrario saranno una fonte importante per una prima presa di coscienza critica da parte dei ragazzi, come nel caso delle collane della Entertaining Comics, al tempo
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non erano contro la guerra, precisa ancora Harvey nellintroduzione. Nelleliminare ogni fascino alla guerra, non era contrario allimpegno in Corea. Le sue storie riconoscevano la spiacevole necessit della battaglia, non solo in Corea ma in tutte le guerre. Una necessit, che Kurtzman bilanciava ammettendo la sua totale inutilit. Il suo risultato eccezionale stava nel trovare lequilibrio. Ma in quei giorni - sulla scia del superpatriottismo della guerra mondiale appena conclusa, durante unaltra guerra nella quale anche i veterani del precedente conflitto stavano combattendo e morendo il fatto di pubblicare visioni equilibrate di quel tipo era fuori dal comune, senza
Crimine, horror e fantascienza. Ma anche battaglie, corpi fatti a pezzi e sangue. Fino alla censura che vedeva negli albi un capro espiatorio
precedenti. Mentre le storie di Kurtzman riconoscevano i motivi delle guerre e linevitabilit di essere combattute, lui drammatizzava la perdita, il dissoluto spreco di vite umane che caratterizzava la guerra ovunque e in ogni epoca. Per molti dei suoi scritti Kurtzman si rivolgeva alla storia, riportando lattenzione su oscuri individui ordinari piuttosto che sui classici eroi del passato, dalle guerre indiane alla Guerra Civile fino a quelle mondiali, da Napoleone alla Corea. Nel dare soddisfazione al suo intenso interesse per lautenticit, era capace di passare giorni se non settimane a fare ricerche, scovando particolari dei fatti e utili aiuti iconografici. Kurtzman bilanciava anche testo ed immagine in maniera unica. Le parole di solito andavano avanti con un tono uniforme e impassibile, mentre le immagini esplodevano nel vivo dellazione. Oltre che per la maniacale documentazione, Kurtzman era noto per i dettagliati schizzi preparatori delle singole pagine che forniva ai disegnatori finali, da George Evans a John
Severin, Reed Crandal, Jack Davis o allo stesso Joe Kubert. Tavole in cui sintetizzava tutta la sua singolare capacit grafica e unintensit narrativa rara, frutto della profonda conoscenza e padronanza tecnica del medium. Il suo stile era distintivo tanto quanto il suo modo di raccontare. Nonostante non avesse certo problemi a disegnare realisticamente, Kurtzman scelse sempre pi di rendere le sue storie in maniera astratta e telegrafica, con un tratto dallinsolita semplicit e precisione con cui dare vita a un racconto realistico. Figure che si
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IL WEB
Al centro e in basso a sinistra scene da Kaspar Hauser di Manuli, a sinistra da Holy Motors di Leos Carax
Ormai storia. Il web, il digitale, i social network, hanno segnato irreversibilmente levoluzione del cinema, nel corpo stesso del testo, nei modi di produzione, distribuzione e proiezione delle opere, nella stessa ricezione. Parlare, fare, discutere di cinema da qualche anno non pi la stessa cosa e vengono di continuo ridefinite professioni, forme espressive, modalit di comunicazione delle pellicole. Si pu inoltre ormai accedere a un patrimonio filmico e bibliografico immenso, pressoch completo. Ma cosa vedere, come muoverci, di chi fidarsi? Avventuriamoci nel web per tracciare una cartina geografica dei piaceri schermici partendo dal kolossal dei siti web sul cinema: the Internet Movie Database, Imdb per gli amici. Il suo grande punto di forza la tradizione: esiste da 23 anni, e cio da prima della diffusione del World Wide Web in senso stretto; in principio fu rec.arts.movies, gruppo di utenti sulla proto-bacheca elettronica Usenet, roba da smanettoni dei primi anni Novanta; tutto merito di Col Needham, ingegnere informatico inglese, che nel tempo libero lasciatogli dalla Hewlett-Packard mise assieme questo bulletin board e successivamente lo adatt al nascente, e molto pi flessibile, formato del www attirando l'attenzione di tutti gli amanti del cinema che si affacciavano via via a Internet (Imdb, ormai qualcosa come un patrimonio dell'umanit digitale, stato acquisito da Amazon nel 1998, ma pur disseminato di pubblicit
riuscito a preservare e sfruttare lo spirito collettivo di un tempo). Se da una parte Imdb la pi completa e strutturata enciclopedia del cinema, dallaltra una macchina collettiva che stabilisce in modo inusuale le gerarchie, non senza contestazioni. C chi, per dirla con Billy Wilder, ritiene che il singolo spettatore possa anche essere uno stupido mentre unintera platea sempre genio; la critica cinematografica sarebbe allora una scienza esatta e ci sarebbe un solo metodo infallibile per capire a priori se un film o meno una perdita di tempo: controllare lo user rating, la media ponderata dei voti (da uno a dieci) assegnata dagli utenti registrati a Imdb. Se la media inferiore a 6, il film sar effettivamente scarso, se inferiore a 5 un insulto all'intelligenza dello spettatore, se superiore a 7 da vedere di sicuro. quasi l'equivalente cinefilo del Big Mac Index escogitato dall'Economist per misurare il potere d'acquisto in un dato paese: misura la qualit di un film attraverso centinaia di migliaia di valutazioni, individuali s ma tutte rilasciate da individui competenti, interessati al mondo del cinema e estroversi abbastanza da superare la barriera dingresso della lingua inglese (c' pure la versione italiana, ma assai meno ricca) e da registrarsi sul sito (non che ci voglia poi molto, basta il nome utente e una mail valida). In questottica Imdb pi di un sito di riferimento: d forma allo hive mind del cinefilo collettivo, coprendo tutto lo spettro che va dagli addetti ai lavori dell'Oscar ai geek del download abusivo di oscuri sci-fi taiwanesi degli anni
Ottanta. C per chi, tenendo ben presente la differenza tra una platea reale e una virtuale, non ritiene che la statistica del gusto espressa da Imdb sia una valutazione critica seria n lequivalente di una analisi critica scientificamente fondata, soprattutto per quei film visti da pochi utenti e valutati pertanto da un campione inconsistente. Peraltro la carenza dinformazioni, materiali di archivio e critici di alcune opere (medio orientali e africane, per esempio) endemica: il sito frutto dellincontro di archivi angloamericani e tende a tenere in secondo piano troppe opere extra-occidentali, o indipendenti anche occidentali (una media di 8,2 a lo Hobbit a fronte di un magro 7,2 a Travolti da un insolito destino) e privegiare ci che moderno e alla moda rispetto a ci che antico e di pi
Un viaggio alla scoperta dei sempre pi numerosi siti web che si ocupano di cinema, dallo storico Internet Movie Data Base fino a Metacritic, Rotten Tomatoes, Mubi, Box Office...
ardua contestalizzazione (quella valutazione 3 al Lincoln di Griffith del 1930 un po inquietante, cos come la sottovalutazione dei film diretti e prodotti da Roger Corman o da Robert Aldrich). Alla grande diffusione del digitale della seconda met degli anni Novanta legata anche la fortuna di altri siti che rimangono frequentatissimi dagli impallinati di pellicole. Rotten Tomatoes ormai il riferimento di chi ama un tocco d'irriverenza (i film vengono valutati collettivamente su una scala che va da verdura fresca a pomodori marci), e la sua trasgressivit fa un po riflettere dal momento che utilizza gli stessi strumenti e le stesse metodologie critiche che condanna. Ci sono poi i blog come Ain't It Cool News per chi ama seguire una voce individuale (Harry Knowles, padrino degli ber-geek cinematografici; fu il primo blogger alla fine degli anni Novanta a rimediare inviti per le anteprime pi ambite, e a generare cult following per solenni sole come Snakes on a Plane). O come Bizzarro Cinema, per restare in Italia, che raccoglie tutto quel cinema che in un modo o nellaltro (e quindi in termini narrativi, o stilistici, o produttivi, o tecnici e via dicendo) esca al di fuori della norma, rompa gli schemi classici. Gli infaticabili lettori di cinema-cinema trovano una sterminata biblioteca di sceneggiature originali e trascrizioni su Drew's Script-o-rama; per la pura e semplice visione di trailer molto ben strutturata la pagina dedicata sul sito di iTunes della Apple (trailers.apple.com) ma si pu andare oltre il trailer su Trailers From Hell, il progetto del regista Joe Dante dove i registi pi estremisti e di tendenza di Hollywood e off Hollywood applicano una sofisticata griglia critica, non priva di humor, a trailer di film che la critica mainstream non vede e che la critica stracult adora a volte superficialmente. Chi cerca informazione fresca chiara e strutturata secondo i modelli classici del giornalismo, e vuol sapere tutto sulla Mecca del cinema infine, non sbaglia a cliccare sull'Hollywood Reporter
che non a caso si avvale da qualche anno dellottimo staff critico uscito dalla ex Bibbia dellintrattenimento, Variety, quotidiano e settimanale sempre pi costretto dallobbligo apologetico e dal controllo pubblicitario. E cosa e dove cercano in rete i critici della rete? Per Gabriele Niola (apprezzato su BadTaste e MyMovies) il vero cambiamento arrivato da quando con internet anche un'immagine presa da un set una notizia. Sono nati siti che aggregano queste micronotizie riguardo i film e l'attesa per le grandi produzioni totalmente cambiata. Un film si commercializza lungo tutta la sua genesi, dalla notizia che lo script approvato fino all'ultimo trailer pubblicato. Piccoli elementi vengono dati in pasto alla rete, dosati tra i siti di riferimento. Gi: ma quali: per Niola i bookmark imprescindibili sono Metacritic, Rotten Tomatoes, Mubi, Box Office Mojo, il blog di kekkoz, ArtsBeat del NyTimes, il blog di Matteo Bittanti e Imdb. Raffaele Meale, caporedattore di CineClandestino e gi direttore artistico del Roma3 Film Festival, mette invece al primo posto Sentieri Selvaggi e Rapporto Confidenziale e tra quelli stranieri
il francese Indipendencia e gli anglofoni Art Tribune, Hollywood Reporter, Senses of Cinema; per il cinema giapponese di cui un autorevole cultore segue spesso Midnight Eye. Il guaio, avverte Meale, che la proliferazione di cine-siti rischia di rendere il tutto meno organico, pi confusionario; e i social network rispecchiano tale velocit, anche se ormai quasi obbligatoria una lettura attenta dei profili sui social network delle principali voci critiche italiane e straniere. in effetti da navigare con cautela questo mare magnum in cui il cinefilo vuole magari andare a pescare informazioni, e in cui viceversa finisce per abboccare a qualche esca promozionale buttata l ad arte. Ma anche dei bocconcini succulenti: tra i movieleaks pi eclatanti, di recente, la sceneggiatura originale di Django Unchained di Quentin Tarantino, quasi pi divertente del film. In generale, per, la rete del cinema pesca a strascico i suoi spettatori, pasturando a suon di teaser trailer rumors gossip e cos via; tante merendine, poca voglia di riflettere. Eppure, la novit pi profonda sta qui: lo spettatore che si ciba di questi bocconcini ormai spettatore di un film fin dalla fase embrionale, e ne partecipe gi dalla preproduzione.
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Si comincia prima e si va pi a fondo con le informazioni, chiosa Niola: e i social network? Si interagiva prima e si interagisce ora, si facevano recensioni professionali e amatoriali prima (blog) e si fanno ora; la differenza fondamentale che Facebook e Twitter hanno allargato e amplificato la partecipazione dell'audience. Come fosse stata subappaltata in crowdsourcing la costruzione dell'attesa di un film, quasi delegata a un pubblico che per capace talora di ribellarsi, e di rovinare viceversa lattesa (anche per questo lo Hobbit di Jackson cos poco coraggioso: sa benissimo quello che vogliono i severissimi fans ed evita meticolosamente di sgarrare, finendo per somigliare a un remake della prima trilogia dellanello). Nel migliore dei casi, questattesa collettiva viene dosata con sapienza per stimolare al massimo quellorgasmo spettatoriale che la release date del film: il lancio su 450 schermi in tuttItalia, o ( il caso di un film come Skyfall, gestito con grande abilit fin dalle campagne pubblicitarie coordinate) in migliaia di schermi nel mondo. La partita-chiave si gioca qui, sul buzz, sul successo di un lancio a cui sono chiamati a contribuire gli stessi spettatori; se al rilascio corrisponde poi un film davvero di qualit, il suo ciclo di vita pu allungarsi, con fattivi contributi della critica e del marketing, attraverso visioni ripetute, riedizioni e ritrasmissioni. Tutto il resto - storia del cinema, revisione critica, mera preservazione dalloblio - si sedimenta poi in fondo alla rete, per la gioia dei cinefili tendenza Gollum, con preferenze marcate per i tesori nascosti in film oscuri e ignoti ai pi.
dalla scorsa primavera, cio dalla sua prima apparizione a Cannes, che circola in rete il fenomeno di Holy Motors di Leos Carax, dispositivo di ri-produzione e modificazione delle immagini dialettiche (col loro immenso bagaglio di senso) in uno spazio virtuale, cio in un'ipotesi di ampia visibilit (cinematografica), interessata di volta in volta da improvvise e angeliche concrezioni concettuali, esperienziali, che peraltro non mancano di influenzare, come ogni volta, la pratica del quotidiano, cio la vita di chi le vede. In questo senso lo sfaglio tra postmoderno e realismo, che ha occupato il dibattito culturale fino a tre o quattro mesi fa, si ridurrebbe a un'osmosi continua tra superficie delle narrazioni e volume della contingenza, brutalmente sorda, perch uno poi, dopo aver cos tanto letto di questa fulgida cometa nell'etere, e magari dopo averlo visto, quest'Holy Motors (o quel che resta di lui dopo il
ripping, cio uno pseudo-Holy Motors dall'orrenda definizione), in una delle tante copie pirata annidate in angoli di beat ad alta efficienza di input/output (l'ideale sarebbe, sempre, se non la visione in sala visto che questa roba qui non esce, il dvd preso dall'estero), magari va a vedersi l'ultimo Spielberg al cinema o l'ultimo Assayas con nuova consapevolezza, osservando luoghi e cose (la serie simmetrica dei sedili vellutati, le piastrelle dei bagni, e poi la strada fuori luccicante per la patina lasciata da quello che prima era solo un fastidioso piovasco), e persone (come fantasmi), sotto una nuova luce, trasmettendola per giunta anche al compagno/a di visione, avviato prima, mettiamo, al voto utile addirittura montiano, in balia, adesso, di uno spostamento, di un nomadismo a sinistra (non certo quella anodina di importazione americana), l dove giace, anzi germina l'idea di inutilit dell'essere, vale a dire di piena e straripante realizzazione dell'io, fuori della dimensione pecuniaria
e dentro la fibra dellimmagine dialettica, prosperante. Ed ecco che la critica (le opinioni, le argomentazioni, le recensioni, le re-visioni pur all'insegna dei macropixel, reperite sul web) avrebbe assolto cos a una mansione che chiameremmo di militanza, del resto corrispondendo perfettamente al presupposto del film di Carax: l'immaginazione che sovrasta la povert del capitale. Infatti non casuale ma strettamente consequenziale che lo spazio virtuale caraxiano (ma molti altri sono i casi di diffusione di tutta una letteratura telematica su un cinema alieno) sia stato blandito da un altro virtuale (quello per antonomasia secondo la prassi della langue), cio la rete, zona di estrema dinamicit e versatilit delle idee; ci suscitando interrogativi sul ruolo e il futuro della critica cinematografica. Trovare (e comunque propiziare) Joe Dante in Bruno Dumont (da una conversazione con Roberto Silvestri), Rossellini in Michael Bay, e magari Soderbergh in Minervini, la possibilit di una critica sognante e perci militante nella misura in cui individui vie potenziali di pensiero e di bellezza (quindi politiche), di inedita conformazione del reale perfettamente confuso con l'invisibile, con l'invenzione. In Italia, per una rivista come Uzak.it ci corrisponde al perorare film invisibili, non visti (intrattenendosi spesso nel sottobosco italiano: vedi ad esempio la splendida boscaglia del Fiume, a ritroso di Mauro Santini), come, sul numero appena uscito, quel Low Tide di Roberto Minervini, che parso tra le cose migliori viste alla scorsa Mostra di Venezia (senza dimenticare che stata Filmcritica la prima a parlarne); cos come
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CALCIO
SPORT
di PASQUALE COCCIA
La vetrina del calcio minore per gli allenatori ha il suo prezzo, anzi il suo pizzo. Se vuoi allenare una squadra di calcio a livello dilettantistico devi pagare di tasca tua, secondo un prezzario ben definito. A oscuri figuri dalle facce truci che ti minacciano? Niente affatto, i destinatari sono sorridenti presidenti delle squadre di calcio dei campionati minori, che agli allenatori offrono su un piatto d'argento l'opportunit della svolta della propria vita, l'occasione per il salto nel grande calcio, quello che ti d fama e soldi. Il fenomeno vasto e dalla Campania si estende fino alla Sicilia, senza trascurare le regioni del centronord dal Lazio alla Toscana. Per arginarlo a Napoli sorto un comitato di allenatori autorganizzati, che hanno denunciato quanto accade nelle viscere dei campionati minori. Sono gli indignados delle panchine delle societ di calcio dilettanti, che si sono ribellati al silenzio dell'Associazione italiana allenatori di calcio (Aiac), organica ai centri del potere calcistico. A settembre ci siamo autoconvocati via web e dati appuntamento a Napoli sotto la sede del comitato regionale della Federazione italiana gioco calcio, comitato regionale della Campania, perch non sopportavamo pi l'autarchia che regna dentro l'Associazione italiana allenatori calcio (Aiac), e inoltre per denunciare lo scandalo panchine e sponsor. Con nostra grande sorpresa al sit-in si sono presentati un centinaio di allenatori proveniente da tutta la Campania dice Raffaele Di Pasquale uno degli autoconvocati e mister dell'Acerrana Calcio, squadra dell'entroterra napoletano che milita nel campionato di Eccellenza campano - abbiamo ricevuto telefonate e consensi da tutta Italia. Fino a oggi sono arrivate oltre quattro mila adesioni, tra noi ci sono anche allenatori di serie C e serie D, il 17 novembre abbiamo costituito l'Associazione allenatori calcio italiano (Aaci) per recepire le istanze democratiche emerse dal movimento degli autoconvocati. Tra le richieste della neonata associazione l'abolizione dei corsi speciali e a invito, l'introduzione del principio del concorso per titoli ed esami per accedere ai corsi per allenatori, una quota del 50% per l'accesso ai corsi per allenatori di seconda categoria che operano nelle squadre dilettanti, l'abolizione della gratuit nel contratto di lavoro degli allenatori, tenere aperta la possibilit di cambiare categoria o girone per quegli allenatori esonerati entro il mese di novembre, tutte richieste rimaste a lungo inascoltate dai dirigenti dell'Aiac. Gli autoconvocati hanno dato vita a Panchina democratica per portare avanti i problemi che vivono i mister delle squadre delle serie minori, ma anche per lottare contro un fenomeno
moderati arabi
La Marcia Verde di Hassan II, ideata da Kissinger e pagata dai sauditi, port allinvasione del Sahara Occidentale. Oggi la si pu chiamare Marcia Grigia perch ha il colore del cemento e della povert: senza alcuna legittimit il Marocco colonizza il territorio costruendo senza sosta (Blanca Enfedaque).
vasto e sommerso che riguarda le tangenti che gli allenatori sono costretti a pagare: Invitiamo alla mobilitazione tutti gli allenatori sulla questione Sponsor e panchine perch la pi grave in assoluto per la dimensione diffusa, un fenomeno in costante crescita. Occorre passare dalla mobilitazione all'organizzazione si legge in un documento diffuso dagli autoconvocati. Ma quanto costano le luci della ribalta del calcio minore? Esiste un vero e proprio tabellare per le tangenti: Molti allenatori, soprattutto del settore delle squadre giovanili, pagano di tasca propria le societ di calcio per allenare una squadra - continua il leader degli autoconvocati Raffaele Di Pasquale il fenomeno diffusissimo, soprattutto nei campionati minori, e riguarda il 50% degli allenatori. In prima categoria pagano tremila euro all'anno, ma in questo processo sono coinvolti anche gli allenatori delle squadre che militano nell'Eccellenza, nel campionato campano su quindici allenatori, almeno sette pagano di tasca propria per allenare. La tangente versata dall'allenatore alla societ di calcio risulta regolarmente a bilancio, viene riportata con certa creativit sotto la voce sponsor, siamo innanzi a una vera e propria sponsorizzopoli. Al danno si aggiunge la beffa. Il fenomeno va ben oltre i confini della Campania e risulta piuttosto diffuso anche in Sicilia, dove a un ex calciatore che ha giocato negli anni Novanta nel Foggia di Zeman, oggi allenatore - denuncia Di Pasquale hanno chiesto centomila euro per allenare una squadra di serie C, mentre in Toscana a un ex portiere di serie A, hanno chiesto cinquantamila euro per allenare una squadra del campionato di Eccellenza. Ci siamo autoconvocati per denunciare lo scandalo delle panchine, pi di cento allenatori hanno sottoscritto una denuncia inviata agli organi dirigenti della Federazione italiana gioco calcio e alla procura della repubblica, ma tutto tace. Finora nessuno stato in grado di smentire le nostre denunce, i dirigenti dell'Aiac sanno che il fenomeno esiste, ma preferiscono ignorarlo, per loro il modo migliore per affrontare il problema, ma noi continueremo la nostra lotta conclude battagliero il leader dei mister autoconvocati, che invita
Almeno cento denunce per richieste di tangenti legate alla possibilit di allenare nelle divisioni minori
gli allenatori di altre regioni a denunciare il fenomeno delle tangenti, visto che la dimensione nazionale. Per ora niente minacce e ritorsioni esplicite dirette ai coach coraggiosi del calcio minore italiano, ma dal comitato degli allenatori autoconvocati di Napoli fanno sapere che dai piani alti del Palazzo del calcio iniziato uno strano processo di delegittimazione personale, vengono additati come personaggi con mire carrieristiche e con intenti sindacali e politici da sfruttare sul piano personale. Il primo passo, che forse prelude ad altri pi pesanti, ma gli indignados delle panchine di calcio non si fanno intimorire e non intendono recedere dalle loro rivendicazioni. Annunciano a gran voce, come fanno quando sono in panchina per farsi sentire dai loro calciatori che non ottemperano alle disposizioni tattiche, di voler disputare la loro partita con uno schema di gioco che prevede tutti all'attacco, un match che ritengono decisivo per la democrazia dentro e fuori del rettangolo di gioco.
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I FILM
FLIGHT
DI ROBERT ZEMECKIS, CON DENZEL WASHINGTON, KELLY RELLY. USA 2012
SINTONIE
gentilezza si espandesse attraverso i secoli per ispirare la rivoluzione. (r.s.) DJANGO UNCHAINED
DI QUENTIN TARANTINO, CON JAMIE FOXX, LEONARDO DI CAPRIO, USA 2012
A CURA DI SILVANA SILVESTRI CON LUKE CIANNELLI, GIULIA DAGNOLO VALLAN, ARIANNA DI GENOVA, MARCO GIUSTI, CRISTINA PICCINO
IL FILM
QUALCOSA NELL'ARIA
DI OLIVIER ASSAYAS, CON CLMENT MTAYER, LOLA CRETON, FELIX ARMAND, DOLORES CHAPLIN, INDIA MENUEZ. FRANCIA 2012
Whip Whitaker in partenza da Orlando con un jet che trasporta 102 passeggeri si trova al centro di una turbolenza e una serie di coincidenze dalle cause oscure che lo farebbe certamente precipitare se la sua abilit non lo portasse a un atterraggio coraggioso salvando tutti i passeggeri tranne sei. Le autrit aprono un'inchiesta. (esce il 24 gennaio) FUKUSHAME IL GIAPPONE PERDUTO
DI ALESSANDRO TESEI. DOCUMENTARIO. ITALIA GIAPPONE 2012
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marito e usa una motosega per uccidere senza piet i suoi parenti infetti. Sar una lotta senza fine, piena di corse per la sopravvivenza, per riabbracciarsi... A ROYAL WEEKEND
DI ROGER MITCHELL; CON BILL MURRAY, LAURA LINNEY, ELIZABETH MARVEL, OLIVIA WILLIAMS, SAM CREED. GB 2012.
Nel marzo 2011 il Giappone viene colpito da uno dei pi violenti terremoti mai registrati, seguito da una tsunami che spazza e distrugge chilometri di costa e danneggia seriamente la Centrale Nucleare di Fukushima provocando un rilascio di particelle radioattive che si disperdono in tutto il Giappone. Una zona di restrizione, la No-Go Zone, di 20 km di diametro viene immediatamente evacuata e diviene territorio off-limits per chiunque. Sette mesi dopo la sciagura Alessandro Tesei, videoreporter italiano, riesce ad entrare nell'area proibita portandosi fino ad a 1 Km dalla centrale, aiutato da un gruppo di animalisti della Animal Forest. (esce il 24 gennaio) IN DARKNESS
DI AGNIESZKA HOLLAND, CON ROBERT WIECKIEWICZ, BENNO FURMANN. POLONIA GERMANIA CANADA 2011
impossibile non amare un film che apre con i titoli di testa, ovviamente rossi, sulle note della celebre Django composta da Luis Bacalov e cantata da Rocky Roberts per il film di Sergio Corbucci e si conclude con Lo chiamavano Trinit di Franco Micalizzi mentre il suo eroe, il nuovo Django di Jamie Foxx, diventato da schiavo barbuto un sofisticato eroe da blaxploitation anni '70 con occhialetto nero che lascia Candyland tra le fiamme. All'interno di questi due brani fondamentali per la storia degli spaghetti western, ci sar di tutto, dagli omaggi a Mandingo a The Legend of Nigger Charley, da Minnesota Clay a Charley One-Eye, da The Bounty Killer a Lo chiamavano King, da James Brown a Ennio Morricone, ma meno sostanza da spaghetti western di quel che i fan si aspettavano. (m.gi.) FRANKENVENIE 3D
DI TIM BURTON. ANIMAZIONE. USA 2012
Leopold Socha, operaio delle fogne di Lvov, che si barcamena come pu per vivere, nel 1943 incontra un gruppo di ebrei che si nascondono nelle viscere della terra per sfuggire ai nazisti e promette di aiutarli in cambio di denaro. Ma unepoca in cui tutti dovranno tentare di salvarsi e anche se non sono portati a farlo, esibirsi in prove di generosit e coraggio. Robert Wieckiewicz che interpreta il protagonista Leopold Socha ha esordito con Skolimowski in Ferdydurke nel 93. la regista Agniewska Holland stata protagonista della stagione di Solidarnosc come aiuto regista di Wajda, esponente battagliera di una generazione. (esce il 24 gennaio) LINCOLN
DI STEVEN SPIELBERG, CON DANIEL DAY-LEWIS, SALLY FIELDS. USA 2012
Victor Frankenstein, il protagonista, un ragazzino che preferisce al baseball gli esperimenti di scienze. Il suo unico amico il cane Sparky. Ma un giorno Sparky viene investito e muore. Victor non si d pace, e sarebbe pronto a tutto per riportarlo con s sulla terra. Anche a provare lesperimento suggerito da signor Rzykruski, il nuovo insegnante di scienze con la faccia di Vincent Price, un complicato marchingegno di fulmini, saette e potenti scariche di elettricit. Il piccolo Frankenstein avr cos di nuovo il suo cagnetto. Ma: come spiegarlo agli altri, agli adulti, languidamente immersi nel sogno di un benessere ordinato, che si possono varcare per amore limiti considerati proibiti? agli adulti ottusi. Burton resuscita il suo vecchio film, lo ricuce, vi aggiunge dei pezzi che nel frattempo si sono distaccati, Ma la sua non una banale operazione vintage-nostalgia. Piuttosto disegna un universo poetico riconoscibile e ancora diverso, nuovo, pieno di sorprese regalandoci un capolavoro di commuovente vitalit. (c.pi.) GHOST MOVIE
DI MICHAEL TIDDES; CON MARLON WAYANS, NICK SWARDSON, ALANNA UBACH, CEDRIC THE ENTERTAINER. USA 2012.
Nel giugno 1939 il presidente degli Stati Uniti dAmerica Franklin Delano Roosevelt, sua moglie Eleanor ospitano il re dInghilterra (quello balbuziente) e la consorte (Elisabetta, ma non la futura regina) nella loro casa di Hyde Park on Hudson. La prima visita di un monarca inglese in America sar loccasione per stabilire il gap comportamentale e culturale tra Usa e Gb, per spingere lalleato doltre oceano riluttante alla guerra contro Hitler, per rafforzare la relazione speciale tra i due Paesi, ma anche per stabilire una profonda comprensione dei misteri dellamore e dellamicizia (mentre una difficile campagna presidenziale attende F.D.R.). Il film, che tratta la storia come faceva Montanelli, compiacendosi della propria volgarit, cerca di prolungare lagonia del genere Queen & King, inspiegabilmente premiato dal botteghino (e a cui ha contribuito perfino Madonna). (lu. ci.) LA SCOPERTA DELLALBA
DI SUSANNA NICCHIARELLI; CON MARGHERITA BUY, SERGIO RUBINI, ITALIA 2012.
TAROCCHI MARSIGLIESI
RIDE
Usa, 2012, 4 e 10, musica: Lana Del Rey, regia: Anthony Mandler, fonte: Mtv
Aprs Mai, tra i migliori titoli dello scorso concorso veneziano un film appassionante in cui il regista, Olivier Assayas, ripercorre unepoca chiave della nostra Storia tra autobiografia e lautofinzione di una sincera prima persona. Dietro alla figura delladolescente Gilles, il protagonista, facile intuire lo stesso Assayas: laspirazione di fare film, i dischi, le letture (Simon Leys, Ashbury, Debord), la passione per la pittura. Protagonista dunque la generazione pi giovane del Maggio, a cui Assayas (classe 1955) appartiene, cresciuta in quell'epoca di battaglie, cambiamenti ma anche disillusioni in cui ogni scoperta, un libro, un film, un incontro erano un pezzo di vissuto, qualcosa di intimo e insieme collettivo, un personale/politico che affermava uno stare al mondo. Qualcosa nell'aria (quasi) un romanzo di formazione, il racconto della giovinezza coi suoi slanci e i suoi errori, come sempre nel cinema di Assayas, radicati profondamente nell'epoca che affronta. Ed questa la sua magia, e la sua libert, che permette al regista di evitare la retorica della ricostruzione filtrata dal presente. invece il cinema la lente attraverso la quale il movimento di quel tempo scorre, tra gli omaggi cinefili, Rossellini e il suo Viaggio in Italia, e lo scontro interno al movimento che diviene lo scontro tra l'idea di un fare cinema impegnato, appiattito sulla realt, e quello di un cinema che il mondo, appunto, lo reinventa. L'immaginazione al potere. (c.pi.)
Gli ultimi mesi della vita di Abraham Lincoln, sedicesimo Presidente degli Stati Uniti dAmerica, durante i quali viene abolita la schiavit e gli Stati dellUnione vincono la guerra civile che sta dilaniando la nazione. La sceneggiatura basata sul bestseller Team of Rivals di Doris Kerns Goodwin. CLOUDS ATLAS
DI ANDY WACHOWSKI, LANA WACHOWSKI, TOM TYKWER; CON TOM HANKS, HALLE BERRY. USA GERMANIA CINA 2012
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Malcolm e Kisha si trasferiscono nella loro casa dei sogni, ma ben presto si accorgono di non essere soli perch c' un demonio abita in quella abitazione. Quando Kisha viene posseduta, Malcolm - determinato a mantenere attiva la sua vita sessuale - si rivolge a un sacerdote, a un sensitivo e una squadra di ghost-busters affinch lo aiutino a scacciare il demone da sua moglie e dalla loro casa. REC 3 LA GENESI
di PACO PLAZA, CON CARLA NIETO, LETICIA DOLERA, DIEGO MARIN, ALEX MONNER. SPAGNA 2012
Roma, 1981: il Professor Mario Tessandori viene ucciso con sette colpi di rivoltella da due brigatisti, nel cortile dell'universit e sotto gli occhi di tutti. Muore tra le braccia di Lucio Astengo, suo amico e collega. Poche settimane dopo, Lucio Astengo scompare nel nulla. Nel 2011, Caterina e Barbara Astengo, che avevano sei e dodici anni quando scomparso il padre, mettono in vendita la casetta al mare della famiglia. In un angolo della casa c' un vecchio telefono ancora attaccato alla presa. Caterina solleva la cornetta e scopre che d segnale di libero. Il fenomeno inspiegabile, la linea staccata, prova, quasi per gioco, a fare il numero della loro casa di citt di trent'anni prima. Questa volta, dall'altra parte sente squillare: le risponde una voce di bambina. lei, a dodici anni, una settimana prima della scomparsa del pap. Il destino le ha dato una seconda occasione: se non per salvare il padre, almeno per scoprire la verit Lina Sastri e Renato Carpentieri nel cast . (c.pi.) QUELLO CHE SO SULLAMORE
DI GABRIELE MUCCINO, CON GERARD BITLER, UMA THURMAN. USA2012
Limpostazione come sempre cinematografica, fin dalla durata (esiste una versione di 10 oltre che una pi contenuta di 4), con la del Rey che recita in voice over un lungo monologo in cui rievoca la sua vita da puttana o le sue esperienze con motobiker alla Easy Rider. Mandler abile nel costruire suggestive sequenze narrative in cui la cantautrice alle prese con tre amanti, alternate a quelle di playback (molto limitate) sul palco di un grande teatro con il suo nome che giganteggia sulle insegne luminose. Ride, per quanto di ottima fattura, risente un po dei classici clich e difetta, come altri clip della del Rey, di eccessiva estetizzazione. Le scene migliori sono quelle del party selvaggio nel deserto con fuoco e fiamme. Buona la fotografia di Malik Sayeed. SILENCED BY THE NIGHT
IL CINECLUB
FILMSTUDIO STORY
ROMA, VIA ORTI DALIBERT 1/C FINO AL 28 GENNAIO, DALLE ORE 18 ALLE ORE 21.30
Film dallambizione gigantesca pari solo alla qualit tecnico-creativo del dipartimento montaggio, scenografia, trucco e effetti speciali (e che si svolge nellarco di ben 5 secoli), appassionata opera rivoluzionaria che parte dallo schiavismo ottocentesco e dalla guerra di secessione per analizzare i disastrosi esiti del successivo progetto liberista di rapina totale del glob. Latlante delle nubi, basato sullomonimo romanzo di David Mitchell, linglese vissuto a lungo in Sicilia e in Giappone, ci racconta che le nostre azioni e le loro conseguenze hanno impatto attraverso passato, presente e futuro, come se una sola anima potesse trasformare un assassino in un salvatore e un unico atto di
Non ancora stata svelata l'origine del virus mortale che tanti danni ha provocato nei due capitoli precedenti... Il virus ha avuto origine dal matrimonio di Koldo e di Clara. Lo zio dell'uomo viene morso da un cane e fa partire l'infezione mentre i due sposi si dividono e non riescono pi a ritrovarsi. Entrambi prendono strade diverse per cercarsi a vicenda: Koldo vede in una chiesa l'armatura di San Giorgio e se la mette per proteggersi dai morsi e va a cercare la moglie; Clara, invece, va con un prete e i suoi due amici nelle fogne per trovare il
Melodramma semicomico del rimatrimonio....Un fascinoso ma sfortunato ex giocatore di calcio torna a casa per rimettere in piedi la sua vita dopo una esperienza in Scozia, finita comunque con la conquista della Coppa. Con la speranza di ricostruire il rapporto con il figlio, abbandonato per un bel po, si ritrova ad allenare la squadra di calcio del bambino, con ottimi risultati. Ma i suo tentativi di diventare finalmente adulto e di riallacciare i rapporti con la sua ex moglie, che sta per sposarsi con un altro, si scontrano con unindole da donnaiolo impenitente che si arrende facilmente quando , continuamente, sfidato delle attraenti soccer moms della Virginia (che si chiamano anche Uma Thurman e Catherine Zeta-Jones). Affetto dalla sindrome para-gay del tutte le donne mi vogliono questo anti-eroe del film (realizzato su commissione, ma che esibisce trofei italiani ogni volta che sia possibile, Ferrari rossa fiammante compresa) il film cerca un ritmo e un battutista senza mai trovarlo. (lu. ci.)
I dettagli ravvicinati della band inglese si alternano alle immagini di un viaggio in auto di un uomo e una donna per le strade del Texas. La cosa migliore di questo Silenced by Night, come richiesto dal testo della canzone, sono proprio le sequenze notturne o allimbrunire, con fasci luminosi in controluce che rendono pi astratte e confuse certe inquadrature. Dal caos di visioni emerge una pseudonarrazione in cui la spensieratezza slitta via via nella disperazione. Un video interessante nella sua voluta indefinitezza questo del singolo incluso nellalbum Strangeland. SPIRITUAL HEALING Italia, 2006, 4,musica: Zu featuring Okapi vs. Dalek,regia: Davide Catraro e Marvin Milanese, fonte: Youtube 8Straordinario questo video per gli Zu realizzato in after effects da due giovani autori, tutto basato sulle carte dei tarocchi marsigliesi (i colori di fondo sono rosso, blu, giallo e verde oltre al bianco e nero), stampe antiche e illustrazioni originali, mescolando simboli della tradizione religiosa e alchemica con elementi moderni. Spiritual healing si apre come un testo sacro con lorigine della vita e si chiude con la morte e la resurrezione. Nel frattempo luomo costruisce case, compra, mangia, vende, uccide, si uccide, crea disastri, cerca lilluminazione (o la sogna?). OUT OF THE BLUE
Filmstudio Story la prima mostra antologica dei programmi e dellattivit dello storico cineclub, dal quello sul cinema canadese con cui il 2 ottobre 1967 inaugur la sua attivit al New American Cinema nel 69, le Avanguardie cinematografiche nel 68. Sono esposti programmi e locandine su personali dedicate a Andy Warhol, Stan Brakhage, Glauber Rocha, Luis Bunuel, Godard, Bertolucci, Wenders, Pasolini, Bresson, Dreyer, Rohmer, Nanni Moretti che esord proprio al Filmstudio nel 1976 con Io sono un autarchico. Si trovano libri e i catalohi realizzati per le rassegne degli ultimi venticinque anni, come quelle dedicate allunderground americano, al surrealismo, al la nouvelle vague, il cinema noir americano. La mostra, realizzata da Armando Leone e Delia Peres in collaborazione con Toni DAngelo, Roberta Minardi e Rodolfo Rocca uniniziativa per promuovere una raccolta fondi a sostegno dellattivit del cineclub che ha ora in programmazione fino al 24 gennaio autentiche esperienze di cinema, come Fughe e approdi di Giovanna Taviani, Linnocenza di Clara di Toni DAngelo, Lintervallo di Leonardo Di Costanzo, L-bas di Guido Lombardi. info: 3341780632 (s.s.)
LA LEZIONE
CARLO LIZZANI UNA LEZIONE DI CINEMA
ROMA, CENTRO CULTURALE LABORATORIO DI COMUNIT (VIA RIDOLFINO VENUTI 34/A) ORE 15.30
Il regista Carlo Lizzani parteciper, sabato 19 gennaio alle ore 15.30, presso il Laboratorio di Comunit di via Ridolfino Venuti 34/a, allintervista-conferenza a lui dedicata e organizzata dalla Rete per la Sussidiariet. Levento, che sar aperto da Federico Iadicicco, vice presidente della Commissione Cultura della Provincia di Roma, consiste una esclusiva lezione di cinema tenuta da uno dei pi grandi maestri del neorealismo italiano, intervistato dal giornalista Alessandro Rocca. Un viaggio nella storia dItalia attraverso i film ed i documentari di Carlo Lizzani che raccontano con lucidit e realismo i mutamenti della societ italiana. Lintervista sar anche unoccasione per scoprire aneddoti e ricordi inediti di una incredibile stagione, unica e irrepetibile, del cinema italiano di cui Lizzani stato uno dei protagonisti. Lingresso alla conferenza libero e gratuito. Organizzazione a cura di Eugenia Tarchini e Massimo Di Francesco. Informazioni 06.45444909 (lun - ven h 10-18 ) - 347/6016766 labcom@hotmail.it
LA MOSTRA
ALIGHIERO BOETTI
MAXXI, DAL 23 GENNAIO AL 6 OTTOBRE
Pioniere della trance music, Systen F al secolo Ferry Corsten ha raggiunto un notevole successo con Out of the Blue, il cui clip, realizzato a Berlino, vede lo stesso Corsten tra i protagonisti che vaga per la citt in compagnia di due performer muniti di cuffie che, velocizzati e spesso al reverse, disegnano traiettorie con il loro corpo nel paesaggio urbano. Un video ispirato a Freestyler dei finlandesi Bomfunk mcs realizzato lanno prima, anche se lidea del clip scandinavo superiore(ma vedi anche Brown Paper Bag di Roni Size).
MAGICO
Dal 23 gennaio, presso il Maxxi di Roma, una personale dedicata a Alighiero Boetti, che ha gi ricevuto un grande omaggio alla Tate di Londra. Trenta le opere che verranno esposte, molte inedite o raramente mostrate al pubblico, che raccontano una stagione creativa straordinaria, alla ricerca di una identit e alla scoperta di mondi lontani. La rassegna segue il fil rouge della relazione affettiva intensa e eccentrica che leg Boetti a Roma e alla sua comunit di artisti. Lesposizione sottolinea inoltre le connessioni e le risonanze fra lopera dellartista e quelle di Francesco Clemente e Luigi Ontani di cui verranno allestiti una serie di lavori in dialogo con quelli di Boetti, indagando per la prima volta i rapporti possibili e le vicinanze di immaginari. Il 22, sempre al Maxxi, verr presentato il secondo tomo del catalogo generale dedicato a Alighiero Boetti (Electa). Il nuovo volume tratta il periodo cruciale della sua poetica concettuale: le mappe, i lavori postali, le opere a biro Queste e gli altri lavori realizzati tra il 1972 e il 1979 sono fra i pi importanti della sua produzione e testimoniano alcuni passaggi chiave della sua personalit, che possono riassumersi nei concetti di molteplicit, differenza e ripetizione, frammentazione, mutazione. (a. di ge.)
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di GUIDO MICHELONE
I due Beatles rimasti, Ringo e Paul, sono i paradigmi cronologici, rispettivamente nel 1970 e nel 2012, di oltre quarantanni di rapporti tra rock e jazz, o meglio di come alcune pop e rockstar si avvicinano al grande sound afroamericano dai trascorsi pi o meno recenti. Sono in particolare i cantanti a volersi cimentare nei repertori che sanciscono limmortalit di compositori quali George Gershwin, Irving Berlin, Cole Porter, Burt Bacharach o dei jazz singer dallhot al bebop, da Ella Fitzgerald a Frank Sinatra, da Billie Holiday a Nat King Cole. E si trova di tutto, stilisticamente parlando, giacch, oltre la jazz song, imperversano, in queste nuove riletture, lo swing, il dixie, il cool, il mainstream, cos come la provenienza degli artisti menzionati in queste pagine molto eterogenea: dai francesi (Aznavour, Mouskouri) agli italiani (Paoli, Lauzi), dal country (Nelson) alla new wave (Jackson, Hagen, Sting, Costello) al pop (Lauper, Williams, Michael), dal prog-glam (Collins, Ferry) al blues-rock (Clapton, Watts), dalla rock song (Morrison, Stewart) allentertainement (Middler, Cole). Ognuno, per, riesce a far proprio il jazz e a far s che, per usare le parole di Duke Ellington, esistano forse solo due tipi di musica: la buona musica e la cattiva musica. Ringo Starr Sentimental Journey (1970) Gli unici due Scarafaggi in attivit, Paul e Ringo, sono anche gli unici a tornare alle radici, musicalmente parlando, in tempi non sospetti, merito anzitutto del batterista il quale, con un trentennio danticipo, appena sciolti i Fab Four, incide un lp tutto composto di vecchie canzoni, facendo per irritare sia i jazzologi dantan sia i beatlesiani di sempre. Certo, la voce non quella di Frank Sinatra ma la scaletta, da Night and Day a Bye Bye Blackbird, resta azzeccata, il repertorio suadente, gli arrangiamenti pi che discreti grazie allo zampino di George Martin e Quincy Jones. Willie Nelson Stardust (1978) Come Ringo Starr, anche il pi noto rappresentante del countrynwestern, in tempi non sospetti, torna - lui yankee di ferro alle radici comuni black & white siglando un album stupendo di antiche cover a iniziare da quella Polvere di stelle che d il titolo al 33 giri; da allora sia pur saltuariamente il cantautore di Abbott si scopre vicino al blues duettando con B. B. King o Eric Clapton per arrivare nel 2008 al fatidico incontro con la jazz orchestra di Wynton Marsalis con il quale tiene un memorabile concerto al Lincoln Center di New York (pubblicato anche su cd-dvd Two Men with the Blues). Joe Jackson Jumpin' Jive (1981) Il quarto album del new waver inglese contiene esclusivamente successi del jump, del boogie e dello swing vocale e strumentale da Tuxedo Junction a Is You Is or Is You Ain't My Baby risalenti agli anni Trenta e Quaranta; i pezzi sono riarrangiati, quasi filologicamente, da Joe Jackson, che, in ottetto, canta e suona il vibrafono. Trentanni dopo con The Duke (2012) lautore afferma: Ho una venerazione per Duke Ellington, ma questo disco non vuole essere un omaggio deferente. Ed vero perch a rifare la musica del Duca chiama Regina Carter, Christian McBride, Steve Vai, i Roots, Sussan Deyhim, Sharon Jones, Lilian Vieira, Iggy Pop, Vinnie Zummo, Sue Hadjopoulos, ovvero un mix di jazz, punk, rap, ethno-pop. The Charlie Watts Orchestra Live at Fulham Town Hall (1986) , in ordine di tempo, lultimo dei
sostanzialmente pop, lunico assimilabile al jazz quello dedicato allo spiritual afroamericano, dove per i furori originali vengono stemparati da arrangiamenti troppo classicheggianti, ferma restando una voce personale, al contempo tenera e struggente. Natalie Cole Unforgettable with Love (1991) Partita come vocalist di genere funk, dance e rnb, la figlia del celebre Nat King Cole a quarantanni suonati decide di cambiare, rendendo omaggio al padre con un album sorprendente, in cui sciorina ben 23 jazz song incise dal genitore tra gli anni Quaranta e Cinquanta. La voce bella, lo swing pare innato e gli arrangiamenti di Johnny Mandel, Bill Hollman, Clare Fisher, Michel Legrand fanno il resto: e in qualche brano c pure il mitico Ray Brown al contrabbasso. Pi che il duetto virtuale della finale title track sono da ricordare Route 66, Mona Lisa, Paper Moon, Avalon, Nature Boy. Da allora Natalie rimane
costantemente vicina a una sorta di smooth jazz. Frank Sinatra Duets (1993) e Duets II (1994) The Voice e il rock non vanno daccordo fin da subito: peste e corna delluno allaltro (e viceversa), tranne forse i Beatles. Tuttavia a fine carriera, stanco e malato, ma ancora desideroso di stupire, limmenso crooner appronta due album di duetti (iniziata, anni prima, nei celebri show tv) chiamando soprattutto esponenti del rock e del pop a un confronto con la grande tradizione jazzistica; bench si tratti spesso di sovrincisioni, i dischi funzionano grazie via via a Bono, Aznavour, Jobim, Linda Rondstadt, Chrissie Hynde, Carly Simon, Aretha Franklyn. The Phil Collins Big Band A Hot Night in Paris (1999) Il nome del batterista dei Genesis quello da sempre pi vicino alla black music: tanto british il gruppo con Peter Gabriel, quanto soul lacclamato solista fino al Going Back (2010) con tutte cover Motown. E c ancora la genesi della fusion band Brand X con John Goodsall, Percy Jones, Robin Lumley dal 1976 al 1994. Ma a Parigi, in questorchestra dal taglio hard bop con il sax alto di Gerald Albright, c il ricordo di altre big band amate dal leader da Buddy Rich a Count Basie, da Duke
Ellington a Quincy Jones, con il quale lavora tre anni prima. George Michael Songs from the Last Century (1999) I maligni sostengono che il ricorso alle cover sia dovuto a problemi legali con la propria casa discografica, ma per lex vocalist dei Wham! il confronto con le canzoni dal secolo appena trascorso risulta pi che vincente: lintonazione bellissima in maniera quasi naturale e perfetta a suo agio con un repertorio variegato in grado di affrontare tanto i Police (Roxanne) quanto lostica Nina Simone (My Baby Just Cares For Me). Collaborano, a un esito sorprendente, un quartetto jazz, unorchestra ritmosinfonica e ben tre arrangiatori. Van Morrison The Skiffle Session (2000) Dal vivo a Belfast, sua citt natale, dove esordisce nel 1964 con i Them, il grande folksinger torna alle radici, incontrando due vecchi idoli di giovent come Chris Barber, pioniere del dixieland britannico e Lonnie Donegan, padre dello skiffle inglese. E proprio lo skiffle, allegro coacervo di blues, trad, country, swing, al centro di questa session tra Midnight Special e Frankie and Johnny e altri 13 pezzi dal ritmo irresistibile. Del resto i rapporti tra Morrison e il jazz sono da sempre frequenti: ad esempio per il capolavoro cantautoriale Astral Weeks (1967)
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Lincoln da destinare ad amici, familiari ed estranei. Nel '76 Mennie Person, cassiera di una banca di Memphis, not la limo personalizzata del cantante dinanzi al concessionario dove si era recato per acquistare l'ennesima Cadillac. L'artista la scorse, le disse questa qui fuori mia ma te ne compro un'altra e dopo aver scoperto che due giorni dopo sarebbe stato il suo compleanno le don un assegno sostanzioso: Macchina nuova, vestiti nuovi. Nel gennaio '76, mentre era in vacanza in Colorado per festeggiare i 41 anni, Elvis va al Kumpf Lincoln Mercury di Denver e compra Cadillac e Lincoln da regalare a: tre poliziotti, un medico e al presentatore del tg di una tv locale che aveva fatto un servizio sulle spese folli di Presley. Aveva detto: Elvis se stai guardando io mi accontento anche di un'utilitaria. Tra i fortunati anche Kang Rhee, maestro di karate di Elvis che ricevette una Cadillac personalizzata. E ancora: il suo medico, il dentista, il gioielliere, il barbiere, il domestico, le guardie del corpo e la governante e cuoca Mary Jenkins che ammise di aver ricevuto ben sei auto in 14 anni.
camuffa il jazz il pi possibile per non finire in galera. Elvis Costello Piano Jazz (2005) Sar forse il matrimonio con la jazzgirl canadese Diana Krall nel 2003, ma sta di fatto che da allora Declan Patrick MacManus, ex punk ed ex protagonista della new wave inglese, non la smette pi con il jazz. E questo incontro con lanziana pianista britannica Marian McParland (il cui nome in copertina ingiustamente rimpicciolito) resta forse il migliore, grazie allessenzialit del duo voce/tastiera su celebri standard da At Last a My Funny Valentine. In realt, gi prima della moglie, il vocalist-chitarrista-compositore dimostra una voracit musicale assoluta, collaborando alla pari, tra jazz e dintorni, con Bill Frisell, Burt Bacharach, Alain Toussaint, John Harle. Sting & Gil Evans Strange Fruit (2006) Non c un album ufficiale, ma solo un dvd della storica nottata dell11 luglio 1987 a Perugia, per Umbria Jazz, quando Sting incontra lorchestra di Gil Evans, per ricantare tre brani dei Police con sontuosi arrangiamenti jazz rock, ritagliando anche uno spazio per la title track di Billie Holiday e altri standard. Sting da sempre flirta con il jazz: a parte la parentesi con Stewart Copeland e Andy Summers, il prof. Gordon Matthew Thomas Sumner dimostra una spiccata linea jazzin suonando il contrabbasso acustico e formando varie band a proprio nome dove abbondano solisti afroamericani come il sax soprano Branford Marsalis (anchegli qui con Evans). Gino Paoli Milestone. Un incontro in jazz (2007) Gi negli anni Novanta qualcuno prova a volgere in jazz i repertori cantautoriali (Tenco, Battisti, De Andr), mentre, da allora, a cominciare dal redivivo Nicola Arigliano, molti tornano a cantare con gruppi jazz e arrangiamenti swing o bebop. Milestone una jam session tra il folksinger nato a Monfalcone e Danilo Rea, Enrico Rava, Roberto Gatto, Rosario Bonaccorso, Fabio Boltro. Si improvvisa sulle pi belle song di scuola ligure (Sapore di sale, La gatta, Che cosa c) e arcinoti standard (Time After Time, I Fall in Love too Easily) quasi a rammentare un modello di scuola di vita per tutti. Charles Aznavour And The Clayton-Hamilton Jazz Orchestra (2009) Il pi struggente e romantico fra i cantautori francesi, sin dagli esordi, dedica qualche brano - da Poker a Pour faire une jam - a indiavolati ritmi swing, ma ora vola negli studios Capitol di Los Angeles per incontrare la miglior big band di stanza negli USA e reinterpretare suoi dodici classici con gli arrangiamenti di John Clayton che lavora anche per Herbie Hancock e Diana Krall. Azna duetta con Dianne Reeves in The Times We've Known e con Rachelle Ferrell in Je suis fier de nous, mentre al pianoforte siede il francese Jacky Terrasson. Eric Clapton & Wynton Marsalis Play the Blues (2012)
Fin dallepoca di John Mayall e dei Cream, il chitarra slowhand (forse il migliore in ambito blues bianco) riceve i complimenti per un suono inconfondibile, che qualcuno paragona addirittura alle improvvisazioni di Pharoah Sanders nel gruppo free di John Coltrane. Dopo tanto rock il guitarman definito addirittura God ha ora la possibilit di confrontarsi con la jazz band di un filologo maniacale (ma anche di un grande trombettista), suonando i blues degli anni Venti che a loro volta, allepoca, vengono accreditati a gente come Jelly Roll Morton, Bessie Smith, Louis Armstrong, Sidney Bechet. The Bryan Ferry Orchestra The Jazz Age (2012) Lex Roxy Music che nel sestetto con Eno, Manzarea, McKay, incarna lanima dandy ha da sempre un debole per le vecchie song: di esse son fatti i due album solisti pi celebri da These Foolish Things (1973) a Taxi (1993). Ma in questa et del jazz fa molto di pi, richiamandosi fin dalla grafica di copertina, ai ruggenti anni descritti da Francis Scott Fitzgerald fra charleston, fox-trot e tip-tap. Il repertorio glam dei Roxy Music trattato come ununica sorgente dixieland da una big band diretta da Colin Good con sola musica strumentale, assolo brevi, ritmi sincopati, modernismo futuristica e art dco da vendere. Paul McCartney Kisses on the Bottom (2012) Le persone spesso mi chiedono: Quali canzoni preferisci? Chi sono i tuoi compositori preferiti? E io rispondo Cole Porter, i fratelli Gershwin e simili, perch le canzoni sono molto raffinate. Cheek to Cheek sempre stata una delle mie canzoni preferite, amo il modo in cui ritorna all'introduzione. Questa la ragione di un album di 13 old standard su 16 con due perle di Frank Loesser (More I Cannot Wish You e The Inch Worm), gli arrangiamenti di Tommy LiPuma, la presenza costante di Diana Krall al pianoforte e ai cori, i tanti virtuosi a rotazione: Eric Clapton, Stevie Wonder, Vinnie Colaiuta, Christian McBride, Mike Mainieri, John e Bucky Pizzarelli.
savvale di una ritmica cool con Richard Davis al contrabbasso e Connie Kay alla batteria. Robbie Williams Swing When Youre Winning (2001) Anche lex Take That non resiste alla tentazione di diventare crooner per un giorno, seguendo in questo il modello di vocazione inaugurato da cantanti, come lui, pi vicini alla dance music che al rock genuino (Cindy Lauper e George Michael in testa); dedica persino lalbum a Frank, Dean and Sammy, ossia Sinatra, Martin, Davis Jr, il cosiddetto Rat Pack, circondandosi di orchestrina e interpretando egregiamente quindici capolavori dei classici songwriter, tra cui gustose versioni di Mack The Knife, Mr. Bojangles e il duetto con Nicole Kdman Somethin Stupid (in origine tra The Voice e la figlia Nancy). Rod Stewart It Had to Be You (2002) Il sottotitolo - The Great American Songbook - e le note di copertina di Bill Zehme - biografo di Frank Sinatra - sono gi di per s eloquenti; ma, come se non bastasse, le dichiarazioni di un Rod Stewart amante delle musiche dei film con Ginger Rogers e Fred Astaire, sorprendono tutti: la voce pi roca, sporca, bluesy e soul del rock inglese, dopo qualche flirt anche con la disco-music, interpreta a suo modo, ma con stile, ossia con buon temperamento jazzy (con piccoli gruppi senza nomi celebri) Yo Go to My Head, That Old Feeling,
Moonglow e altre undici amenit. Bruno Lauzi Nostaljazz (2003) Registrato dal vivo al Torrione San Giovanni di Ferrara, in compagnia del trio Riccardo Biseo, Giorgio Rosciglione, Geg Munari, pi qualche ospite illustre (Gianni Sanjust, Renato Sellani Gianni Basso, Barbara Casini), il terzultimo album dellagrodolce chansonnier genovese puro vocal jazz, con allinterno una sfilza di evergreen quali Sweet Lorraine, As Time Goes By, Blue Gardenia, When I Fall In Love, sussurrati tra passione e tenerezza, quasi a ricordo dei tempi andati, come nei due originali La nostalgia e Nell'estate del '66. Cyndi Lauper At Last (2003) A ventanni di distanza, dopo alti e bassi, la cantante newyorchese bissa il successo di She's So Unusual felice compromesso tra pop e rock, contenente fra laltro lhit Time Aftert Time allepoca ripreso da Miles Davis su disco e ai concerti. I tredici pezzi di At Last spaziano tra gli anni Quaranta e Sessanta, dallo swing al soul, dal doo-wap al vocalese, con versioni particolarmente riuscite di Walk on By scritta da Burt Bacharach per Dionne Warwick; o di Stay di Maurice Williams cantata per la prima volta dai Four Seasons e poi da Jackson Browne; o ancora Until You Come Back to Me di un giovane
Stevie Wonder, ripresa anche da Aretha Franklin. Bette Midler Sings the Rosemary Clooney Songbook (2003) La vocalist e attrice comica, nel corso di una carriera iniziata con il film The Rose (1979), immaginaria biografia di Janis Joplin, canta e recita un po di tutto, ai concerti, al cinema, in teatro e in televisione, vincendo quattro Grammy, tre Emmy, un Tony Awards, quattro Golden Globe e due candidature al premio Oscar. Musicalmente pi vicina al pop che al rock, d forse il meglio di s con due album - laltro Sings the Peggy Lee Songbook (2005) - in cui riprende il repertorio di due jazz singer bianche molto attive tra gli anni
Quaranta e Cinquanta, con uno stile che segna il passaggio dallo swing al cool. Nina Hagen Irgendwo auf der Welt (2006) Licona ultra-trasgressiva del punk teutonico, dopo la buriana degli anni Ottanta, canta un po di tutto, facendo leva altres su una voce originale, indiscutibilmente camaleontica, dall'ampiezza di molte ottave (il cui uso le costa unoperazione d'urgenza alle corde vocali dopo un concerto). E sperimentate le canzoni di Bertolt Brecht e Kurt Weill in teatro, ecco un disco swing con la Capital Dance Orchestra, in cui vengono recuperate e riadattate le canzoni a ritmo sincopato depoca nazista, quando si
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RITMI
PAGINE DALLA DIFFIDENZA INIZIALE DEI MEDIA AL CULTO DEI FAN
Il libro fotografico The Beatles in Italy-Come li raccontava la stampa dell'epoca (Arcana edizioni, 240 pagine, 35 euro), realizzato da Franco Brizi e musica Maurizio Becker, mostra come i Beatles sono stati accolti e descritti dalla stampa italiana, dal 1963 fino al 1970. Una realt dei fatti che pu sorprendere e che appare diversa da quanto la storia di un gruppo cos importante poteva far presupporre. E come scrive Becker, nel sottotitolo del suo documentato saggio, The Beatles vs Italy: A Soft Invasion, che apre il libro: Se qualcuno, cinquant'anni dopo, provasse a dirvi che in Italia quello dei Beatles fu un successo annunciato, toglietegli pure il saluto. Il successo dei Fab Four in Italia stato laborioso, non scontato, soft appunto. Indipendentemente da ci che riscuotevano allora a livello internazionale. Ma gli italiani amano differenziarsi... Appoggiandosi su alcune interviste realizzate per la scrittura del lungo testo introduttivo (tra gli altri ha incontrato Peppino di Capri, Rossana Lanfiuti Baldi, Fausto Leali, Gianni Min e Ettore Bernabei), Becker ci guida nella loro difficile conquista del Bel Paese. Siamo nel 1963 e l'era di Internet lontana. Una testimonianza di Peppino di Capri: Vedevo questi dischi dei Beatles circolare sulle scrivanie della Carisch, senza che nessuno si decidesse a pubblicarli. E gli dicevo: Ma che aspettate?. Ma loro non ci facevano caso, non ne vedevano la ragione, lo consideravano uno dei soliti gruppi. Di Capri prosegue: Anche Girl stava l, in mezzo a una pila di dischi inascoltati, allora io la presi e la misi sul giradischi davanti a loro. E ancora una volta gli dissi: Ma sentite che atmosfera, una meraviglia, sembra una canzone napoletana. Al che il direttore artistico mi lanci un'occhiata e rispose: Ma le piace cos tanto? La faccia lei allora... Fu cos che registrai la versione italiana di Girl, che infatti usc sul mercato tre o quattro mesi prima di quella dei Beatles. Queste interviste di testimoni di prima mano ci aiutano a ricostruire meglio il passato, a capire come allora lItalia percepisse i Fab Four. Tra di esse c' quella di una delle prime fan, Rossana Lanfiuti Baldi, che fond a Cagliari lOfficial Italian Beatles Fan Club, collegato alla sede centrale di Londra. I pacchi di lettere mi arrivavano direttamente da Londra (...) Anzi, spesso succedeva che arrivasse della posta indirizzata ai Beatles alla casa discografica italiana, allora loro imbustavano tutto e spedivano a Londra, e da Londra il pacco tornava a me, ricorda. Gli appassionati dei quattro di Liverpool in pochi mesi diventeranno talmente numerosi (furono stampate oltre 1500 tessere) da rendere alla Lanfiuti Baldi difficile la gestione del fan club. La Beatlesmania in Italia stata lenta e graduale, ma in breve tempo crebbe fino a raggiungere i livelli di altri paesi, europei e non solo. Ma
non sembrava ancora esplosa durante la preparazione del tour che si sarebbe svolto nel nostro paese dal 14 al 28 giugno 1965. E fu infatti per questo motivo che ai Beatles furono concessi palchi non certo allaltezza della loro fama, dal Vigorelli di Milano al Palazzetto dello Sport di Genova, fino al teatro Adriano di Roma. E la band fu addirittura ignorata dalla televisione italiana che rifiut di trasmettere il concerto romano. L'allora direttore della Rai Ettore Bernabei ne spiega i motivi: Ci trovammo tutti d'accordo sul fatto che quello non fosse un fenomeno culturale da favorire, ma una semplice, per quanto imponente, speculazione commerciale e ideologica. E in genere allora alla Rai - che prima di tutto era una televisione di servizio pubblico - non si dava appoggio a operazioni di questo tipo. Noi eravamo per la musica armonica perch l'universo si sviluppa in base
a delle regole di armonia, in senso lato - e questa invece ci sembrava musica disarmonica, i Beatles come tutto il cosiddetto rock. Una diffidenza e una sufficienza dei media che si ritrova nell'antologia della stampa italiana, presentata nel volume, e compilata
principalmente da Franco Brizi. Nei primi articoli usciti nel 1964, i titoli sembrano parlare chiaro: Ma chi sono questi Beatles, L'invasione degli scarafaggi (sottotitolo: In tutto il mondo l'ora dei Beatles, la malattia contager anche l'Italia?), I loro dischi piacciono, le loro stravaganze meno, Beatles come mosche, Un ciclone chiamato Beatles ecc... Cera forse consapevolezza dell'enorme successo ottenuto dal gruppo inglese, ma sembrava non lo si comprendesse, anzi che addirittura lo si snobbasse, come dimostra questo estratto di un articolo pubblicato su Tutta musica il 7 marzo 1964: Hanno conquistato i primi posti nelle classifiche di vendita di mezzo mondo urlando canzoni che compongono senza sapere la musica e suonando con enormi amplificatori che trasformano gli echi in mostruosi barriti. O ancora, sulla stessa rivista, il 25 aprile 1964: La maggioranza afferma che tra il pubblico dei ragazzi italiani
Nel libro, curato da Franco Brizi e Maurizio Becker, una raccolta di articoli e interviste che raccontano i Fab Four nel nostro paese
difficilmente si potranno verificare manifestazioni di fanatismo, come avvenuto in Inghilterra. Ma col passare del tempo le cose prendono unaltra direzione, tanto che, come dimostra il libro stesso, da un certo punto in avanti sembra diventare impossibile parlarne male. I
Beatles alla ricerca di suoni straordinari titola La domenica del Corriere dell'11 luglio 1967 o ancora sul numero di Giovani del 29 giugno 1967 si parla di un referendum sul nuovo disco dei Beatles, con parere di alcuni cantanti e cantautori italiani come Mario Tessuto e Ricky Gianco. Nel libro, c' anche una piccola parte dedicata alla memorabilia, con riproduzioni dei biglietti al teatro Adriano e di diversi cimeli da collezionista, per i cultori della musica beat di quegli anni. Alcuni provengono dall'Official Beatles Italian Fan Club, come le copertine dei 45 giri stampati per natale o il tesserino di membro ufficiale. Ci sono monete, francobolli o bambole gonfiabili con la loro effige. The Beatles in Italy un libro esaustivo che sa emozionare, una vera bibbia, necessaria per illustrare al meglio la storia di un gruppo leggendario e per studiare un fenomeno musicale attraverso un punto di vista non scontato.
EH, GIA
LA CANZONE GIUSTA AL MOMENTO SBAGLIATO. QUALE PEZZO VORRESTI CHE VENISSE SUONATO AL TUO FUNERALE?
Raccontaci in massimo 1.250 caratteri (spazi inclusi) le incredibili, folli e vitalissime motivazioni che ti hanno indotto a scegliere quellartista o quel gruppo. Gli scritti vanno rmati e inviati via e-mail a ultra@ilmanifesto.it Ultrasuoni si riserva il diritto di pubblicare e di editare i testi a seconda delle esigenze redazionali. E comunque, live on!
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ULTRASUONATI DA VIOLA DE SOTO GIANLUCA DIANA GUIDO FESTINESE GUIDO MICHELONE LUIGI ONORI
DAVIS COEN HARD LUCK CAFE (Soundview Rec) Lo ha fatto di nuovo. Un gran disco, con al solito qualcosa in pi rispetto al precedente. Questione di esperienza acquisita sulla strada. Coen prende il via per i suoi viaggi musicali da Memphis. La genesi ovviamente nel mitico studio di Jimbo Mathus (presente nel disco) laggi nelle Hills. E poi dieci canzoni dove langue leggero e friabile l'americana sound (Good Conversations), intrisa di blues sporco e polveroso (Mile After Mile, Brand New Version of Same Thing). Ha le mani nel fango, quando suona Lost Shirt Blues. Ci sta dentro e di brutto. Acme: Anelle. (g.di.)
DI GUIDO MICHELONE
FEMALE POP
CONSOLMAGNO/SALVATORI/ SPINACI FLOWING SPIRITS (Red Records/Ird) Un sax coltraniano, senza esserne puro calco mimetico, quello di Nicola Salvatori, una chitarra elettrica che si muove con grande libert, sotto le dita di Salvatore Spinaci, il bric a brac percussivo di quel folletto dei battiti che Peppe Consolmagno: tutto questo, assieme, costruisce il suono pieno ed empatico di Flowing Spirits, registrato dal vivo al Jazz Village di Pesaro nel 2011. Una sorta di maturo e per nulla effettistico etnojazz qui all'opera: ma nutrito, appunto, di Coltrane, Coleman, Garbarek... (g.fe.) ANGELO OLIVIERI CAOS MUSIQUE LIVE@CASA DEL JAZZ (Terre Sommerse) Il cd documenta un concerto del marzo 2010 quando il trombettista e compositore rinnov dal vivo il sodalizio con il violoncellista Vincent Courtois, il batterista Marco Ariano e Antonio Pulli allelettronica. In dieci composizioni (a firma di Olivieri, tranne una rilettura da Brassens) si viaggia dentro una musica ora densa ora rarefatta, sempre giocata sul filo di una libera improvvisazione guidata. Attraverso idee tematiche, dinamiche, variazioni timbriche Caos musique traccia i confini di un jazz ispirato e rischioso, che piega la tecnica allespressivit. (l.o.) STEFANO PASTOR SONGS (Slam Records) Forse il padre nobile di questa splendida avventura sonora del violinista avantgarde Pastor Mario Schiano: anche il vulcanico sassofonista partenopeo amava alternare allo strumento la voce, pulita e melodiosa. In Songs tutto (anche la batteria, i fiati, i synth, l'organo) ricostruito col violino da Pastor, con accorgimenti da alchimista sonoro: il tutto a contornare una voce d'angelo che regala carezze melodiche che non possibile non rapportare al soffio di Chet Baker, anche quando il materiale, come Purple Haze di Hendrix, robusto assai. (g.fe.)
PIANO JAZZ
JAZZ DUO
Enrico Pieranunzi, Vecchi leoni Le mille forme liriche mutazioni nella Crescent City di Paoli e Rea
Permutation: una mutazione che colpisce dai primi secondi, per il grande pianista romano. Non che sia mai mancata, alla diteggiatura sontuosa del nostro, una robusta caratura ritmica. Ma qui, con Scott Colley al contrabbasso e Antonio Sanchez alla batteria, non troverete se non in qualche episodio il tratto pi lirico ed intimista di Enrico Pieranunzi: c' invece un tocco prepotentemente elastico e ritmico, evidentemente galvanizzato dalla situazione di primus inter pares con due mostri sacri. Tutte composizioni di Pieranunzi, splendide una per l'altra e destinate a durare. La temperatura ritmica scende, in favore del consueto mood introspettivo (e forse non potrebbe essere altrimenti) nel nuovo, ottimo lavoro dello scandinavo Bobo Stenson con il suo trio consolidato (Indicum, Ecm). Temi tratti da un repertorio a trecentosessanta gradi: da Bill Evans a George Russell, da Carol Nielsen a Wolf Biermann. Stenson non lontano, come atmosfere prescelte e tocco, da Equilibrium, appropriato titolo per il secondo lavoro del pianista (e matematico ricercatore!) tedesco Benedikt Jahnel con il suo Trio. (Guido Festinese) FABRIZIO SAVINO ARAM (Alfamusic/Egea) Nelle note di copertina un signor veterano della scena jazz italiana, il trombettista Flavio Boltro spende parole di riconoscimento per il chitarrista Savino: che le merita tutte. Il giovane strumentista pugliese ha dalla sua tocco, attacco deciso, un piglio assertivo che mai smarrisce la cantabilit delle linee melodiche. Merito di attitudine, ma anche di molto studio. Il suono si fatto pi acustico, ma non ne ha perso la forza dei brani, n la coesione di un precisissimo quartetto. (g.fe.) Songs from New Orleans. Compilazione celebrativa per Allen Touissant da parte della Ace Records Rolling with the Punches, il songbook del vecchio leone. Si vince facile quando si includono incisioni dal 1961 a oggi di uno dei pi grandi della Crescent City. Una su tutte? Everything I Do Gonna Be Funky (From Now On). Si prosegue con John Boutt e il suo nuovo All About Everything (Bouttleworks). Il vocalist, salito alla ribalta per la sigla della serie tv Treme, stampa un disco con una produzione imponente. Tante partecipazioni per dodici brani (quasi tutti di altri) che interpreta con passione, passando dal jazz pop, al folk locale, alla canzone americana. Bello, ma non aggiunge nulla di nuovo. A proposito di Treme, esce il secondo volume della relativa ost TremeMusic from the Hbo Original Series-Season 2 (Rounder). Procede benissimo il serial televisivo e altrettanto le pubblicazioni discografiche. In questa le cose meno note che spiccano per interesse arrivano da gente come Galactic assieme a Juvenile e Dirty Dozen, Hot 8 Brass Band, Dj Davis & The Brassy Knoll, The Iguanas. Ma il colpo al cuore lo da il cajun La danse de Mardi Gras suonato da S. Riley, The Faquetaique Mardi Gras e S. Earle. Imperdibile. (Gianluca Diana) SULA VENTREBIANCO VIA LA FACCIA (Ikebana/Goodfellas) Tornano i Sula Ventrebianco con un nuovo, interessante lavoro. Undici tracce liquide e fluttuanti che scuotono lascoltatore e lo spronano a liberarsi dalle imposizioni; nessuno brano uguale a un altro, ma tutti si inseriscono in un quadro generale di sonorizzazione distorta: talvolta con metriche che si rincorrono nervose, talvolta con melodie graffianti e altre con ballate riverberate. Un disco che sfugge a ogni catalogazione e uno stile non intrappolato in alcun genere. (v.d.s.) Il duo jazzistico pu avere mille forme e varianti. Lincontro tra il repertorio di Gino Paoli e il pianoforte duttile e sensibile di Danilo Rea (Due come noi che..., Parco della Musica) mostra come la canzone sappia alimentare il jazz (la versione strumentale di Bocca di rosa folgorante) e come linterpretazione vocale, intrecciata a quella pianistica, generi ulteriori capolavori (Albergo a ore struggente e antiretorica). La tromba virtuosa di Fabrizio Bosso e laccordion nomade di Luciano Biondini (Face to Face, Abeat) si incontrano, invece, su terreni sonori diversi: dai pezzi originali a Nino Rota, dalle ballad a Brahms, dallAfrica al Brasile. Diversit timbrica, interazione tra strumento armonico e monofonico, poliedricit dei musicisti favoriscono un meeting che mette in luce bravura strumentale coniugata a sensibilit (Prendere o lasciare e Il gattopardo). Uno scontro/ incontro tra registri gravi c in Sonidos de la tierra (Universal); protagonisti clarinetto basso e sax baritono di Carlo Actis Dato e contrabbasso di Baldo Martnez. I nove brani, spesso basati su pedali o riff, esplorano le scure, terrose risonanze di ance e corde, in una dialettica che va dal ludico al drammatico. (Luigi Onori) GIOVAN BATTISTA VIOTTI VIOLIN CONCERTOS (Decca) La Camerata Ducale del violinista Guido Rimonda torna a reinterpretare lintegrale del geniale compositore di Fontanetto Po (1755-1824), quasi subito caduto nelloblio;Rimonda presenta al mondo un musicista allepoca noto e stimato da tutti, in Francia e in Inghilterra. Il Concerto n 24 un fulgido esempio del virtuosismo che Viotti stesso esercitava al violino, di cui aveva rinnovato luso dellarchetto. E Rimonda ne offre uninterpretazione magistrale. (g.mic.)
INFATTI Kyle Gann ne Il silenzio non esiste (Isbn, Milano, p. 175) ribalta in parte le teorie precedenti, sostenendo come la celeberrima pice dove prevista unesecuzione al pianoforte con il pianista a braccia conserte per tre minuti e trentatr secondi - resti il fulcro di un iter creativo che, prima e dopo, con o senza Cage, porti a esiti artistici rivoluzionari, giocando proprio sul valore estremo del silenzio medesimo. Si ormai nel campo dellestetica concettuale e per tale ragione vale la pena leggere il J. Kevin ORegan di Perch i colori non suonano (Raffello Cortina Editore, Milano, p. 332), dove il problema della percezione si sposta dallorecchio allocchio per giungere scientificamente a una nuova teoria della coscienza, qui intesa, con gli strumenti della psicologia sperimentale, non quale astratta monade del cervello, bens come qualcosa che lessere umano compie in dipendenza dai molti modi in cui si interagisce con la realt circostante.
ON THE ROAD
Marillion
Torna in Italia la prog band inglese (nella foto) per un concerto diviso in due serate. Milano MARTEDI' 22 E MERCOLEDI'
23 GENNAIO (ALCATRAZ)
A CURA DI ROBERTO PECIOLA CON LUIGI ONORI SEGNALAZIONI: rpeciola@ilmanifesto.it EVENTUALI VARIAZIONI DI DATI E LUOGHI SONO INDIPENDENTI DALLA NOSTRA VOLONT
Ulan Bator
La band francese che si muove a met tra un post rock spigoloso e un pop essenziale. Pomigliano d'Arco (Na) SABATO
19 GENNAIO (FIRST FLOOR) Reggio Calabria DOMENICA 20 GENNAIO (RANDOM)
John Medeski
L'avant jazz del tastierista statunitense. Ferrara SABATO 19 GENNAIO (JAZZ CLUB)
Asian DubFoundation
Tra gli esponenti principali del movimento new asian underground. Marghera (Ve) SABATO 19 GENNAIO
(CS RIVOLTA)
Robert Hampson
L'ex leader dei Loop e dei Main, personaggio fondamentale dell'avant rock inglese tra gli anni Ottanta e Novanta, di nuovo sulle scene. Milano GIOVEDI' 24 GENNAIO
(O' ARTOTECA) Perugia VENERDI' 25 GENNAIO (LOOP) Rimini SABATO 26 GENNAIO (NEON)
Breton
Il collettivo arty londinese di nuovo in Italia. Segrate (Mi) MERCOLEDI' 23 GENNAIO
(MAGNOLIA) Torino GIOVEDI' 24 GENNAIO (SPAZIO 211) Bologna VENERDI' 25 GENNAIO (COVO)
Giardini di Mir
La post rock band reggiana con un lavoro dal titolo benaugurante, Good Luck. Torino SABATO 26 GENNAIO (SPAZIO 211)
Franco Ferguson
Il collettivo romano organizza i suoi Improring tra la capitale e Viterbo, invitando associazioni sorelle. Per gennaio Improring with Acre, Amazing Concerts di Acre e Luz. Roma MERCOLEDI' 23 E GIOVEDI'
24 GENNAIO (FORTE FANFULLA, 30 FORMICHE) Viterbo VENERDI' 25 GENNAIO (QB JAZZ CLUB)
Aperitivo in Concerto
Punkt@The Manzoni: nome dellensemble e prima mondiale (in collaborazione con il Punkt Festival) per una formazione euroafroamericana. Comprende Arve Henriksen, Eivind Aarset, Jan Bang, Erik Honor e Hamid Drake. Milano DOMENICA 20 GENNAIO (TEATRO
MANZONI, ORE 11)
Karma to Burn
Lo stoner rock della formazione Usa. Montecchio Maggiore (Vi)
SABATO 19 GENNAIO (E20 UNDERGROUND) Torino LUNEDI' 21 GENNAIO (UNITED) Roma MARTEDI' 22 GENNAIO (SINISTER NOISE)
Incognito
I pionieri dellacid jazz britannico. Milano SABATO 19 GENNAIO (BLUE NOTE)
Marlene Kuntz
Dal vivo la rock band piemontese. Livorno SABATO 26 GENNAIO (THE CAGE)
Useless Eaters
Primo tour europeo per la band garage rock di Nashville capitanata da Seth Sutton e che come primo bassista ha avuto lo scomparso Jay Reatard. Bologna SABATO 26 GENNAIO (COVO)
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VIDEOGAMES
Super Mario si cimentato in quasi tutti i generi videoludici, delegando lhorror light a suo fratello nel delizioso e inquietante Luigis Mansion. Non esiste ancora uno sparatutto in prima persona e, confidando nellilluminata grazia degli Sfavillotti, non esister mai. Tuttavia lidraulico il re incontrastato dei platform in due e tre dimensioni, la cui eccellenza solo raramente eguagliata da gioielli come Rayman Origins. Esiste un altro genere in cui Mario eccelle, quello dei giochi di ruolo, fin dal 1996, quando usc Legend of The Seven Star, collaborazione astrale e unica tra Nintendo e Squaresoft. Dopo capolavori come Mario e Luigi Superstar, Paper Mario e il Portale Millenario, Mario e Luigi Partners in Time, Super Paper Mario, Mario e Luigi Viaggio al Centro di Bowser si pu affermare che alcuni tra i migliori giochi di ruolo giapponesi degli ultimi quindici anni hanno come protagonista lomino baffuto inventato da Shigeru Miyamoto. Tra questi spicca per originalit e valore estetico e teorico la serie Paper, laddove Fungolandia e i suoi abitanti vivono nella sottile forma di fogli di carta in una rappresentazione virtuale di quei magici libri-gioco che se sfogliati costruiscono meraviglianti architetture di fibre cellulosiche. arrivato il nuovo Paper Mario Sticker Star di Intelligent Systems, incursione della serie nelle tre
dimensioni del 3DS e, sorprendentemente, i suoi elementi da gioco di ruolo tradizionale sono rari, celati nella macrostruttura, poco evidenti. Si tratta di unavventura fondata sullimmaginazione, la strategia e lesplorazione con alcuni aspetti che rimandano a un genere classico, computeristico, della storia dei videogiochi, quello dei punta e clicca. Una rivoluzione inevitabile e coraggiosa che rende questa serie sperimentale e filosofica uninvenzione sempre pi spinta, impegnata, impegnativa, spassosa e amabile. La trama pu sembrare scontata perch c lintervento del solito cattivo Bowser che frammenta una cometa incantata e si impadronisce dei suoi poteri collanti trasformando Fungolandia in un mondo che ubbedisce alle leggi degli sticker, gli adesivi. Ma nelle micro-storie, nei momenti pi brevi e intensi che questo Paper Mario scintilla e diventa un grande racconto. Nellanno wagneriano non risulter esagerato o offensivo citare Nietzsche quando dice che il musicista e poeta nato a Lipsia il 22 maggio di duecento anni fa il maestro dellassolutamente piccolo. Un simile magistero nella piccolezza applicato ai videgiochi lo dimostrano gli artisti di Intellegent System in questo Paper Mario. La giocabilit ruota tutta attorno agli adesivi e il loro utilizzo, si staccano dagli scenari, si comprano, si utilizzano nelle battaglie e per risolvere enigmi che talvolta sono astrusi quanto gratificanti da sciogliere. Paper Mario Sticker Star non un gioco semplice, richiede dedizione, riflessione e tempo ma districarsi tra la le sue profondit cartacee e appiccicose premia con visioni di rara bellezza, grazie alla combinazione tra leffetto tridimensionale della console portatile e la piattezza delle due dimensioni. Tornando di nuovo al Nietzsche contra Wagner e parafrasando lo scritto del filosofo, in Paper Mario Sticker Star, grazie agli Intelligent System, nellarte dei videogiochi sono state aggiunte molte cose che fino ad oggi sembravano inesprimibili, persino indegne di essa. La poesia di un adesivo a forma di ventilatore, sotto un cielo stellato, che muove le pale di un mulino a vento.
IL LIBRO
La biografia di Mario, il personaggio-icona della Nintendo, la dimostrazione (ennesima) di come, per i fan del colosso videoludico nipponico, valga il giuramento che gli sposi pronunziano di fronte al sacerdote durante il rito nuziale: fedele sempre, nella gioia e nel dolore.... Anche quando non si tratta di semplici fan, ma anche di professionisti e critici videoludici, come il francese William Audureau che ci offre (grazie alla traduzione curata dalle edizioni Multiplayer.it La storia di Mario) un rispettabile e documentato tomo di oltre 400 pagine sui primi 10 anni di vita dell'idraulico italoamericano: dal 1981 al 1991 (anche se in realt la cesura il 1993), dalla nascita dell'ancor anonimo personaggio
all'interno di Donkey Kong fino al lungometraggio hollywoodiano ad esso dedicato: la prima opera cinematografica esplicitamente adattata da un videogioco. Il problema di questa professione di fede non riguarda l'occultamento delle difficolt o delle contraddizioni della casa nipponica, mostrate invece in tutta la loro evidenza, ma piuttosto che pure con tutta la quantit di dati messi a disposizione relativamente a Mario/Super Mario, alla sua ideazione, alle varie fasi del suo sviluppo, ai vari titoli pubblicati, a tutto l'universo che lo circonda, agli autori - in particolare Shigeru Miyamoto e Takashi Tezuka - alla Nintendo, alle consolle, all'ascesa-declino-nuova ascesa dei videogame, Audureau non riesca a tentare una riflessione critica sulla materia che pure presenta. Eppure gli elementi li mette tutti in fila, basta, come in un gioco enigmistico, unire i puntini. Nintendo sicuramente l'azienda videoludica leader a livello mondiale, tanto vero che le altre s'ispirano ai suoi brevetti per le rispettive soluzioni (ad esempio: Move e Kinect non sono che le versioni di Sony e Microsoft del controller a sensore di movimento inaugurato con Wii), ma paradossalmente questa leadership viene raggiunta nonostante errori anche clamorosi. E illustra Audureau tali errori con dovizia di particolari. Come ad esempio, all'inizio della sua carriera videoludica, quando Nintendo non riconosce immediatamente il potenziale simbolico di Mario. Il gioco che viene affidato a Miyamoto,
in particolare per promuovere la neonata divisione americana della Nintendo, in origine era l'adattamento videoludico di Braccio di Ferro, ma la mancata acquisizione dei diritti fa s che il gorilla Donkey Kong prenda il posto di Bruto e un'anonimo carpentiere italoamericano quello di Braccio di Ferro. Nonostante i giocatori controllassero l'omino, che il gioco fosse dedicato al gorilla lo dimostra il suo stesso titolo e che nel seguito, Donkey Kong Jr. (1982), il cattivo fosse proprio l'omino che aveva imprigionato Donkey Kong che il giocatore aveva il compito di liberare controllandone il cucciolo. La creazione e il riconoscimento di Mario come personaggio simbolo dell'azienda giapponese non solo perci fortuito, ma sarebbe anche potuto non arrivare mai se Donkey Kong non fosse stato accusato dalla Universal di plagiare il personaggio di King Kong. Per quanto risibile fosse la causa, ebbe l'effetto che la necessit di produrre nuovi giochi che cautelativamente non facessero menzione dei gorilla ma che contenessero riferimenti ai successi passati fece riportare in auge Mario che ottenne il nome, un nuovo lavoro ed un restyling del gameplay. O come succede per il film dedicato al personaggio, di cui per altro Audureau minuziosamente racconta le traversie - l'avversione dei due pi famosi interpreti: Bob Hoskins e Dennis Hopper; l'interminabile riscrittura della sceneggiatura, anche durante le riprese; il disinteresse per esso da parte di Nintendo; il flop commerciale, ecc. - solo per concludere: Sicuramente non perfetto e non particolarmente fedele. Ma per quella sua aura
bizzarra e sorpassata, vale pi di quanto si possa pensare e riesce a mettere in scena un gioco che, forse, era semplicemente impossibile da riadattare. Probabilmente a non molto varrebbe contestare che film migliori sono stati prodotti da videogiochi ancor meno narrativi come Mortal Kombat e Dead Or Alive. Il libro di Audureau pertanto una miniera di informazioni e di dati sull'ascesa del fenomeno Mario ma uno sguardo critico, che riesca a cogliere e a spiegare come le strategie del colosso nipponico s'intersechino con le dinamiche della diffusione dei videogiochi ancora da scrivere.
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Nelle immagini Super Mario e scene tratte da Anarchy Reigns, Ninja Gaiden Razors Edge e Ratchet and Clank: Qforce
ANARCHY REIGNS
Oggi nel mondo dei videogiochi non regna pi lanarchia, salvo che in qualche rara isola felice e creativa che produce piccoli giochi trascurati o giochi enormi e sottovalutati. Regna una tetra monarchia fondata sul profitto, sulla ripetizione delle idee, sul timore della risposta del pubblico e di metacritic, sulla pubblicit scorretta. un prodigio che escano ancora tanti videogame degni di essere giocati. Uno di questi
Anarchy Reigns, nuova opera darte per Ps3 e XBox 360 dei giapponesi di Platinum Games, un ibrido strano quanto seducente tra un picchiaduro, un hack and slash e un film di Takashi Miike. Qui lanarchia - intesa non in senso sublime, genuino e bakuniniano, ma nella sua versione caotica e apocalittica, unanarchia in stile Mad Max o Ken il Guerriero, unanarchia ignorante da fumetto - regna davvero. Gli stati che controllano gli esseri umani sono stati cos sciocchi, si legge nellintroduzione, da usare le armi nucleari e distruggersi a vicenda. Gli esseri umani sopravvissuti sono mutanti orrendi,
semi-meccanicizzati e violenti. Qualcuno malinconico e sofferente come il cacciatore di taglie Jack, gi protagonista del sanguinoso, magnifico, bianco e nero Mad World. Tra un massacro e laltro di cattivissimi segmentati dalla motosega a doppia lama che utilizza come arma, Jack compiange la morte della figlioletta, raccontata in una scena struggente. La polizia lha uccisa per sbaglio durante unoperazione per liberare degli ostaggi, piccola e povera vittima fittizia della crudelt immane del mondo. Anacronistico nella forma, ribelle nella giocabilit e tecno-horror-punk nellestetica Anarchy Reigns include una campagna in single-player in cui si pu controllare il sovracitato Jack o il cupo Leo e che consiste in un esilarante esercizio di violenza arcade cos diversa da quella verista e pi spaventosa di certi sparatutto militaristici. Certamente molto meno orribile di quella dei videogiochi della Nra, la paladina Usa della armi da fuoco vere, che ha condannato - sembra una cosa incredibile - i videogame come responsabili della violenza contemporanea eppure produce giochi elettronici dove si spara solo a bersagli non umani. Giochi di cui viene esaltato il realismo, che ci insegnano davvero a sparare. Una terrificante logica dellipocrisia. Ma torniamo ai giochi veri: la campagna in single-player di Anarchy Reigns, arricchita da notevoli segmenti narrativi, serve a sbloccare i personaggi utilizzabili online nella modalit mutiplayer, vero cuore del gioco. Si tratta di unesperienza sorprendente, varia, ricca e godibile anche da chi detesta il multiplayer online, dominato dagli sparatutto, perch lo trova un ambiente che purtroppo spesso troppo macho, fascista e infantile nel senso negativo del termine. Venduto a prezzo ridotto, costa meno della met di altri videogame, Anarchy Reigns un videogioco imperdibile destinato a scomparire presto dai negozi e mai dai cuori di chi lha giocato.
Quando lanno scorso uscito Ninja Gaiden 3, orfano di Tomonobu Itagaki, geniale creatore della serie, pochi sono coloro che, innamorati della complessit e del rigore tecnico dei precedenti episodi, non sono rimasti ferocemente delusi. Non che il gioco fosse orribile come alcune recensioni lo hanno dipinto, ma che fosse un videogame mediocre e noioso innegabile. Cos gli sviluppatori di Team Ninja si sono rimessi al lavoro ed ecco una versione riveduta e corretta del gioco: Ninja Gaiden Razors Edge, per Wii U, la neonata console Nintendo. Sebbene non riesca a restaurare i fasti degli antichi capolavori questo remake si rivela un eccellente videogame dazione, godibile e a tratti entusiasmante. molto pi difficile della vecchia versione per Ps3 e XBox 360, a tratti frustrante, ed bellissimo da giocare su Wii U,
dove scorre a velocit supersonica in un trionfo di splatter. Scritto da uno dei pi grandi sceneggiatori di videogame, Kato Masato, la trama non certo allaltezza di altre sue opere immense come Chrono Trigger o Xenogears ma, nella sua delirante miscela tra meditazione sul senso di colpa, catastrofi, alchimia, genetica e melodramma, possiede un fascino contorto, involontariamente comico e tragico. Possiamo finalmente usare armi diverse dalla katana, salire di livello e morire, se non siamo pi che bravi, decine di volte. Daltronde Ninja Gaiden sempre stato un inno al game over. In questa versione sono presenti due missioni giocabili con Ayane, sex symbol iperbolico, oggetto del desiderio per Otaku, morbida assassina dalle curve montane che esegue letali danze sexy con le sue doppie spade. Da una bruciante Londra a una citt in rovina nel deserto, da Parigi alla giungla. Contro soldati, dinosauri, mostri e demoni tagliamo e picchiamo con classe, tecnica e disciplina, come eseguendo dei sofisticati esercizi al pianoforte. Non produciamo note ma numerici arti amputati e litri di sangue finto che deflagra componendo surreali pitture scarlatte.
Da pochi giorni uscito il nuovo gioco dedicato alla coppia di Ratchet e Clank: un Lombax (una sorta di piccola volpe antropomorfa) e il suo fido piccolo robot che si aggirano per la galassia raddrizzando torti e facendo strage di cattivi. Nel nuovo Qforce (esclusiva Sony per PS3 e PSVita) evidente lo sforzo degli sviluppatori storici della serie - Insomniac - di cercare una formula che dia un appeal nuovo alla serie. Lo stratagemma individuato di aggiungere ai due ingredienti gi presenti (sparatutto in terza persona ed esplorazioni di ricchi mondi 3D)
un terzo: la strategia. In Ratchet & Clank: Qforce infatti dobbiamo, nei panni di Ratchet, difendere le basi sui singoli mondi da ondate di attacchi da parte di alieni dopo aver liberato i nodi energetici che le alimentano dai presidi degli stessi. Uccidendo nemici e raccogliendo gli usuali bolt (i bulloni che otteniamo da casse, nemici uccisi, danneggiabili, presenti negli scenari esplorati, come ad esempio le piante, e che fungono da valuta) possiamo acquistare armi ed upgrade per difendere le nostre basi. Il poter poi gestire la difesa in modo cooperativo con amici online rende la cosa pi interessante. Certo non abbiamo di fronte un gioco particolarmente vario, nonostante l'introduzione dell'elemento strategico: la necessit di essere presenti alla difesa della
base durante gli attacchi (perch comunque Ratchet la difesa pi potente potendo spostarsi - mentre le difese posizionabili sono fisse - e scegliere di volta in volta l'arma a disposizione pi adatta per affrontare la specifica tipologia d'opponente) limita in maniera evidente tale elemento. Chiaramente questa limitazione pu essere aggirata giocando in modalit cooperativa in modo che almeno uno dei giocatori garantisca la difesa della base, mentre gli altri si dedicano all'esplorazione, ma cos le cose rischiano di diventare fin troppo semplici. Per anche da dire che il target per cui pensato questo gioco non certo costituito dagli esperti di giochi strategici a l StarCraft, ma piuttosto da ragazzini e ragazzine il cui principale divertimento devastare ondate
apparentemente infinite di alieni brutti, antipatici e cattivi con un eroe simpatico e furry. A fratelli e sorelle maggiori dedicata piuttosto la modalit multiplayer competitiva in cui occorre darsi battaglia gli uni contro gli altri dopo aver accumulato sufficienti bolt da allestire sia le
difese per la propria base sia le ondate di alieni con cui assaltare la base avversaria. Nonostante la sopra riportata mancanza di variet il gioco si fa apprezzare per gli stessi motivi dei precedenti episodi: l'essere immersi in un mondo vario da esplorare e ricco di oggetti da distruggere con
tanti nemici da sconfiggere in sessioni sempre pi forsennate con boss - durante l'ultimo assalto alla base, che sono gli unici che ci daranno davvero del filo da torcere, ma sempre con un'aria allegra e scanzonata che sdrammatizza la carneficina aliena che il titolo ci propone.
LIBRI
GREGORETTI
di ALBERTO CASTELLANO
Al centro Gregoretti con Annie Girardot e sotto con Nanni Loy sul set di Le belle famiglie (1965); Renato Salvatori in Omicron (1963)
Il 23 gennaio a Napoli, presso la libreria Guida, Ugo Gregoretti presenta quaranta anni di Scritti scostumati
Camilleri: Ugo possiede in sommo grado quello che nel Settecento francese era chiamato sprit de finesse. Un misto di ironia, distacco, eleganza, raffinatezza. Lo zibaldone organizzato in sette capitoli ((non) Note di regia, Il teatrino di casa Gregoretti, La vis polemica, Lettere, articoli, prefazioni e presentazioni, Radio, televisione e cinema, Ricordi e commemorazioni, Scritti impossibili), restituisce la statura professionale, leclettismo, la genialit, la destabilizzante ironia di un uomo di spettacolo a tutto campo, che si misurato con le pi diverse forme espressive (dalle inchieste giornalistiche alle messe in scena operistiche, dai primi esperimenti di docufiction agli sceneggiati televisivi) sempre con una forte carica innovativa e anticonformista, che ha rivoluzionato il linguaggio televisivo con programmi come Controfagotto (il suo esordio nel 1961) e Sottotraccia, ma anche la coerenza e la tensione morale di un intellettuale raffinato, di un autore capace di intelligenti provocazioni culturali che ha pagato la non appartenenza ad alcuna lobby dello spettacolo e la militanza comunista senza piegarsi di fronte alle numerose difficolt artistiche, economiche e censorie, che ha affrontato con distacco, serenit e autoironia le censure, i veti, i boicottaggi, gli allontanamenti dalla direzione dei teatri, dalla Rai, il prolungato esilio dal mondo cinematografico. Qualunque sia largomento trattato, gli scritti gregorettiani risucchiano in una piacevole lettura e fanno (ri)scoprire una notevole vena narrativa che sotto la superficie dellaneddoto, del ricordo, della testimonianza, dellintervento critico veicola pensieri e riflessioni di alto livello. E allora molto stimolante ma anche divertente leggere le note di regia per le messe in scena di alcune opere liriche, lesilarante dizionario delle memorie dinfanzia partendo dalle parole che maggiormente hanno
In sintonia con alcune nuove definizioni post-politiche dei soggetti sociali (soprattutto giovani studenti, operai e precari) protagonisti della contestazione globale contemporanea, vale a dire gli occupy, gli indignados, i disobbedienti ecc il bel libro dedicato da Luigi Barletta a Ugo Gregoretti rilancia la categoria dello scostumato. Il titolo del volume, che sar presentato il 23 gennaio a Napoli presso la libreria Guida con Gregoretti, Barletta, Nello Mascia e Pasquale Scial, infatti Scritti scostumati (Alfredo Guida Editore, pp. 184, Euro 14) e rende con maggiore efficacia lessenza di un grande uomo di spettacolo e intellettuale italiano politicamente scorretto ante litteram (ma il concetto di correttezza e scorrettezza politica diventato nel tempo abusato, ambiguo, fuorviante, moralista e manicheo). Il libro, che ha la prefazione di Andrea Camilleri e la postfazione di Pasquale Scial, direttore della collana Identit sonore, raccoglie appunto gli scritti di Gregoretti (il sottotitolo per uno zibaldone gregorettiano) in un arco di circa 40 anni. Si tratta di scritti di vario genere (note di regia, lettere, articoli, prefazioni, presentazioni, testi dautore per la radio, la televisione e il cinema, ricordi, commemorazioni) che consentono di ripercorrere la lunga carriera artistica di Gregoretti, indissolubilmente legata alle vicende del nostro Paese. Non stato facile selezionare gli scritti fra la miriade di brillanti ed eclettici elaborati di un personaggio vulcanico e prolifico, come sottolinea nellintroduzione lo stesso curatore Barletta, giovane docente universitario napoletano che sul regista aveva gi realizzato il documentario Il favoloso mondo di G. Il cinema di Ugo Gregoretti: Incentrare un testo sulla figura di Ugo Gregoretti impone un problema preliminare. necessario in prima istanza decidere quale delle mille sfaccettature di questo poliedrico personaggio, unico nel panorama culturale italiano, si voglia affrontare: il giornalista e impiegato Rai, lautore, regista e attore cinematografico, lautore, regista e presentatore radiotelevisivo, il regista teatrale, di prosa e lirico, il politico, il presidente dellAnac, lex presidente dellAccademia Nazionale dArte Drammatica, il direttore del Teatro Stabile di Torino nonch fondatore e direttore artistico della rassegna teatrale Benevento citt spettacolo e in ultimo il Gregoretti romanziere con la sua esilarante autobiografia Finale aperto. Vita scritta da se stesso. Obiettivo di questo libro riuscire a offrire una panoramica su tutti questi aspetti. Il filo rosso che lega gli scritti raccolti senza dubbio lirresistibile carica ironica che ha rappresentato da sempre la cifra stilistica dellautore. Egli assume
segnato Gregoretti nei primi anni di vita, le polemiche in occasione della sua versione televisiva dellItaliana in Algeri di Rossini del 1976, quelle in occasione di un suo articolo provocatorio in difesa della parolaccia televisiva, la lettera con la quale nel 1970 chiedeva liscrizione al Pci, lintroduzione a una raccolta di poesie di Luigi De Filippo, gli interventi sul cinema muto napoletano, quello a un convegno su cinema e psicoanalisi, quello sul difficile rapporto tra cinema e televisione, le originali riletture che ha fatto di alcuni classici della letteratura con i suoi sceneggiati televisivi, i racconti del grande documentarista in particolare del suo Apollon, una fabbrica occupata, uno dei migliori documentari italiani sulle lotte operaie, il ricordo in occasione della scomparsa dellamico Stefano Satta Flores e di Luigi Comencini, le note sul montaggio da lui coordinato del film collettivo sui funerali di Enrico Berlinguer, le autointerviste e le recensioni immaginarie. Da questo prezioso magma si staglia una figura di artista-intellettuale che nella sua particolarit ed estremistica condizione paradigmatica dellinvoluzione del mondo italiano della cultura e dello spettacolo.