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Contro luso politico della memoria1 Il 10 febbraio, in base ad una legge del governo Berlusconi del 2004, stato

o definito giorno del ricordo dellesodo degli italiani dellIstria e della Dalmazia e delle Foibe. Sono stati promotori di questa legge ministri e parlamentari notoriamente fascisti del governo Berlusconi (ricordiamo tra i tanti il ministro ex repubblichino Tremaglia e gli squadristi degli anni 70: La Russa, Alemanno, Gasparri e Storace). Assistiamo, ormai da qualche anno, ad una vasta operazione propagandistica e di menzogne che parla delle foibe come una strage indiscriminata di civili italiani avvenuta nel 45 nel territorio della Venezia Giulia ad opera dei comunisti jugoslavi. Al di l delle sudice menzogne di giornali e TV del regime berlusconiano, la cosiddetta strage delle foibe altro non stata che la giusta punizione di elementi che avevano, a vario modo, operato al servizio di SS e fascisti. I martiri delle foibe, che oggi il governo vuole farci onorare, erano per la quasi totalit collaborazionisti dei nazifascisti, macchiatisi dei peggiori crimini e atrocit durante la guerra e durante il ventennio, e per questo giustiziati da formazioni partigiane o dalle masse popolari stesse. Queste sono le parole farneticanti reperite senza grossa difficolt su un sito (Napoli Indymedia.org) di una sinistra non estrema ma estremista e infantile, incapace di leggere, se non
Intervento per La giornata del ricordo (10.02.2011 Museo del Sannio)
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Nicola Sguera Contro luso politico della memoria

altro, i risultati della storiografia pi seria su una questione complicatissima come quella dei confini orientali dellItalia, storia di lungo periodo, allinterno della quale si colloca la questione che viene simboleggiata dalle foibe, sinistro simbolo di una pulizia etnica attuata dalle milizie titine in maniera feroce, producendo, secondo le stime pi recenti, ma passibili di revisione, tra le dieci e le dodicimila vittime. Lottima voce Wikipedia (strumento che a differenza di molti colleghi trovi prezioso e quasi sempre di buon livello) segnala una sorta di negazionismo di sinistra rispetto alla questione, di cui le parole che ho letto sono adeguata testimonianza. La negazione o la sottovalutazione delle foibe sono un dato storiograficamente innegabile. Per motivi diversissimi le maggiori forze politiche italiane del dopoguerra (la DC, a partire dagli anni Cinquanta, il PCI da subito) hanno nel migliore dei casi glissato sullatroce destino delle migliaia di italiani uccisi barbaramente o costretti allesodo dalle proprie terre. Nel 1993, su iniziativa dei Ministri degli Esteri di Italia e Slovenia, fu istituita una Commissione mista di ricerca, i cui lavori sono stati resi pubblici nel 2001. Ad essa hanno partecipato storici e intellettuali che hanno dedicato tutta la loro ricerca alla spinosa questione dei confini orientali: Fulvio Tomizza, Raoul Pupo, Marina Cattaruzza. Lobiettivo era quello di costruire una memoria storica condivisa dopo un secolo di tragiche contrapposizioni.
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La relazione innesta la questione delle foibe nella storia di lungo periodo della zona di confine orientale, sottolineando lemergere graduale nellOttocento degli opposti nazionalismi (dopo la pacifica convivenza sotto Venezia e sotto lAustria). Vengono, poi, minuziosamente elencate le colpe del fascismo, accusato di aver cercato di snazionalizzare le minoranze slovene e croate presenti nella Venezia Giulia con una politica repressiva assai brutale, il cui intento finale era quello di arrivare alla bonifica etnica della regione. Ma altrettanto severo il giudizio sulle violenze compiute, dopo l8 settembre 1943 e la cacciata dei tedeschi dalla Venezia Giulia, dai partigiani comunisti di Tito ai danni degli italiani: si parla di molte migliaia di arresti, si quantificano in centinaia le persone che trovarono la morte nelle foibe (soltanto per quanto riguarda la Slovenia, Croazia esclusa), si ricordano le deportazioni di un gran numero di militari e civili nelle carceri e nei campi di prigionia creati in Jugoslavia. E si ammette, per la prima volta da parte slovena, che quella dei partigiani titini fu una violenza di Stato. Viene, inoltre, ricostruito lesodo degli italiani dallIstria nel dopoguerra, oppressi da un regime di natura totalitaria che impediva anche la libera espressione dellidentit nazionale. Ho utilizzato la sintesi di Francesco Alberti del documento apparsa nel 2001 sul Corriere della Sera. Ma perch, allora, la questione delle foibe e il giorno del ricordo accendono gli animi? Perch oggi pomeriggio si svolger una fiaccolata qui a Benevento e in molte parti dItalia per ricordare
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quella vicenda? Perch le foibe vengono utilizzate politicamente. Sia chiaro: luso politico della memoria una prassi molto diffusa nella storia italiana. Basti pensare per rimanere ad una questione molto attuale - alla tendenziosa ricostruzione del Risorgimento utilizzata, a partire dallUnit dItalia per costruire un popolo italiano. E, dunque, non possiamo ignorare che la questione delle foibe stata per lunghissimo tempo larma polemica della destra italiana, destra ancora neofascista e poi post-fascista, contro una presunta egemonia culturale della sinistra. Basti leggere il dossier di Silvia Ferretto Clementi per Alleanza Nazionale. Anche in questo caso, per, come nelle farneticazioni lette pocanzi, siamo di fronte ad una negazione profonda di un aspetto che, invece, la commissione mista ha rimarcato: le violenze e i soprusi compiuti dal fascismo nel ventennio che precede le foibe Se non si ricordano quelle violenze c il rischio di dividere i morti in morti di serie A e morti di seri B Questo non significa giustificare le violenze slave. Lo dico a scanso di equivoci. Significa fare uno sforzo di comprensione di un fenomeno complesso. Sine ira et studio. Mi si permetta un parallelo tratto dalla mia esperienza di docente. Ebbene, nel corso del mio triennio di storia, dedico sempre unattenzione privilegiato alla questione ebraica. Spiego ai miei ragazzi, dunque, che lantisemitismo gi presente, in nuce, in alcuni passi evangelici, e che poi si diffonde come un virus nellOccidente cristianizzato. I pogrom non sono un fenomeno moderno ma gi medievale. Seguendo levoluzione dellantisemitismo
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faccio presente come i primi ghetti nascano in Italia, tra Venezia e Roma Perch? Per mostra che la Shoah non un fungo velenoso che spunta dalla mente malata di Adolf Hitler, ma il prodotto di una storia millenaria Non sminuisce lorrore del nazismo e dellOlocausto, ma aiuta a comprenderlo. Nel 2008 uno grandissimo scrittore triestino, ora quasi centenario (sottolineo: scrittore italiano della minoranza slovena di Trieste), divenuto, oramai vecchio, celebre per una grande capolavoro, Necropoli (che ne descriveva lesperienza di reclusione in un campo di concentramento) e candidato al Nobel, ebbene nel 2008 scaten una durissima polemica nei confronti di Giorgio Napolitano che, (cito) ricorda solo le barbarie commesse dagli sloveni alla fine della Seconda guerra mondiale, ma non cita le precedenti atrocit dellItalia fascista contro di noi. Sul Corriere della Sera del 27 aprile 2008 il grande scrittore bosniaco Predrag Matvejevi rincarava la dose, scrivendo: Le foibe sono un crimine grave [] Ma per la dignit del dolore corale bisogna dire che questo delitto stato preparato e anticipato anche da altri, che non sono sempre meno colpevoli degli esecutori dellinfoibamento. E citava un discorso di Mussolini del 1920 a Pola: Per realizzare il sogno mediterraneo bisogna che lAdriatico, che un nostro golfo, sia in mani nostre; di fronte ad una razza come la slava, inferiore e barbara. E, dunque, diceva Matvejevi, sarebbe opportuno che si celebrasse non il giorno del ricordo ma il giorno dei ricordi. Ma gi un altro grande scrittore mitteleuropeo, uno dei maggiori italiani viventi, Claudio Magris, sempre su Corriere della Sera,
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nel 2005 aveva stigmatizzato il chiasso intorno alle foibe, che a quanto pare anche nella nostra piccola citt si vuol creare intorno alla vicenda, impedendo quel religioso e pietoso raccoglimento in onore dei morti che sarebbe doveroso. Magris sottolineava la vilt di tanta sinistra italiana rispetto alla vicenda, che fece dimenticare il dramma dellesodo istriano, fiumano e dalmata e gli eccidi delle foibe, ma anche la cecit e il regressivo abuso dellestrema destra, che coltivava il ricordo di quelle tragedie e di quei crimini non tanto per ricordare le vittime e condannare i precisi colpevoli e complici, bens per rinfocolare inumani e generici rancori razzisti antislavi. E aggiungeva: Il bestiale odio antiitaliano che si espresso nelle foibe non certo giustificato dal bestiale odio anti-slavo che si era scatenato a lungo su persone colpevoli solo di essere slave. E chiudeva con durezza. Se fino a pochi anni fa parlare delle foibe non serviva alla lotta politica, oggi quei morti servono, e se ne parla, ma come strumento Che oggi la destra al potere, erede di quella colpevole della nostra catastrofe nella Seconda guerra mondiale e della mutilazione dellIstria, usi le foibe per difendere il proprio potere una bestemmia. Una bestemmia, scrive Magris, e aggiunge: becera empiet. La mia preoccupazione di docente che i giovani, privi spesso di metodo, abbandonati ai flussi indistinti della Rete, prezioso farmaco ma anche potente veleno, non riescano a cogliere le dinamiche che spesso si nascondono dietro la ricostruzione della storia. Per questo li metto oggi in guardia. E dico loro: non esiste una storia oggettiva. Nietzsche ci ha insegnato che non esistono fatti ma
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solo interpretazioni, e che tali interpretazioni cambiano nel tempo. E questo legittimo. Sta accadendo, per esempio, in questi anni rispetto alla percezione che abbiamo del nostro Risorgimento, soprattutto nel Sud Italia. Dopo anni di mitizzazione e di rimozione, si scopre che ci fu anche una violenza inaudita nel processo di unificazione, non si rimuovono pi i fatti Pontelandolfo e Casalduni, ad esempio, si scopre che il brigantaggio fu anche protesta sociale. La stessa cosa accadde nel 1989 rispetto alla rivoluzione francese O grazie agli studi di Renzo De Felice accadde, negli anni Novanta, rispetto al fascismo. I testi storici, soprattutto quelli scolastici, vanno continuamente rivisti e aggiornati. Esiste, voglio dire, un revisionismo buono, giusto, anzi direi doveroso. Ma altrettanto doveroso rigettare, in nome di una moralit senza compromessi e del rigore storico stesso, qualunque forma di negazionismo (di destra e di sinistra), qualunque semplificazione dei processi storici che vuole vedere solo un corno del dilemma, obliando il resto, e soprattutto va rigettato con forza luso politico della memoria, anche quando assume, come sta accadendo a Benevento in questi giorni, forme nostalgiche e patetiche. La nostra eredit non preceduta da alcun testamento. Cos ha scritto Ren Char, poeta tra i maggiori del Novecento, leader della Resistenza francese. Cosa significa? Che noi ereditiamo il passato attraverso un faticoso lavoro. Le tradizioni si sono tutte infrante. La memoria e le eredit sono un compito, non un dono. Oggi ricordiamo, ereditiamo Ma leredit deve essere spesa, deve
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essere utilizzata. In prospettiva. Non esiste scelta del passato che non sia ipso facto scelta di un futuro possibile. E quale futuro vogliamo costruire, commemorando pietosamente gli eccidi del confine orientale? Un futuro senza nazionalismi. Perch da quel male nato lorrore, parte corposa dellorrore del secolo breve. Educo i miei allievi a pensare gli Stati nazionali, le Patrie, piccole o grandi, come configurazioni storiche non organismi naturali ed eterni. Il maggior filosofo contemporaneo, il francese Edgar Morin, da anni invita a lavorare per lemergenza di una societmondo, per la nascita di un uomo planetario, attualizzando unantica utopia kantiana ed illuministica. Il compito storico affidato alla nostra generazione, e in particolare agli educatori, e con questo auspicio chiudo il mio intervento, portare a compimento lUmanit come comunit planetaria. I morti, tutti i morti a causa dei nazionalismi novecenteschi, sono viva testimonianza di questa urgenza storica. Nicola Sguera

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