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Nika Georgievna Turbina

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traduzioni di Federico Federici


MENILMONTANT EDITION

2006 Prima edizione: gennaio 2006 Menilmontant Edition


per Anita che mi sa gi ascoltare

http://menilmontant.site.voila.fr
Scrivo perch la Poesia dona tutto il sentimento di cui si pu essere capaci e che, avendone coscienza, pu fare da solo qualsiasi cosa. Occorre capire che la propria vita non mai troppo e, se valutata, sar poi lunga e, se meritata, sar in eterno anche dopo morte. Nika Turbina

Una premessa (in forma di lettera scritta) Cara Anita, da giorni lavoro in traduzione ad alcune poesie di Nika Turbina, una plaquette che vuole essere dono di bellezza attraverso la parola. Non si tratta di un incarico editoriale, n di meno sono esercizi di stile o di lingua. necessaria per questo una ritraduzione che sia al contempo fedele e completa reinvenzione: tra le parole dei segni a tutti nascosti, in solitudine. Mi fermo con te qui a pensare alla sera di ieri: la pi sofferta da quando ti scrivo. Mi pare che tutto sia come da sogno alla vita. Sono rimasto indeciso per ore su alcuni dei versi tradotti, assorto di fronte al suo sguardo. Ora, con responsabilit, informo me stesso mentre ti scrivo che questo lavoro va ultimato. Non un tentativo. prima di tutto un fatto: il dialogo solo possibile con lei, del tipo tentato gi altrove e ad una voce ed oltre celato in monologhi o dialoghi muti. della stessa natura che spinse ladolescente di un tempo tra i versi in Laforgue di Pierrot e la sua bambinaia. Tutto come allora in quel mondo o come altrove in Der Blaue Engel: di Kiepert lequilibrio impossibile o Marlene e la sua voce. di quella affinit che non si spiega (perch non estetica affatto) e che salva proprio solo nelle parole, che alcuni dicono per altri e per sempre.
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Mimesi (o una prima annotazione di tempo) Lintera produzione poetica di Nika Turbina, di l dellorganizzazione convenzionale in date e periodi, si configura in ogni punto a propria mimesi del reale, verso una romantica coincidenza delle due dimensioni. Tanto appare preparata con perfetta incoscienza, quanto pour cause anticipata, evocata sino alla morte violenta, tentata ripetute volte e gi piuttosto anticipata e scritta nel codice del sogno verso linvisibile [in Ikonostas, Pavel Florenskij]. La Letteratura sostituisce ex machina la realt nellevocazione onirica, sino a

fare davvero la Vita come non era mai stata, perch chi pensa in principio alla morte ancora vivo. Le mie poesie sono di peso pietre a spinta su una salita. Le porter sullo strapiombo, impassibile volto. Cadr, viso nellerba, senza avere lacrime abbastanza. Frantumer la mia strofa il verso lacrimer.
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Leroe assente La poesia di Nika Turbina tutto un Poema bez geroja (Poema senza eroe), parafrasando, non a caso, uno dei capolavori di Anna Achmtova. Lio poetico che la fonda non ricrea la memoria per occasioni, come in un diario minuto di annotazioni, come chi sente gi di dovere dar luogo alla Storia, perch sussista (Termina il conto dei giorni/[...]/di cosa potranno nutrirsi/se non restano versi?). Bisogna uccidere la memoria sino allultimo bisogna che lanima si impietrisca bisogna imparare a vivere di nuovo [A. Achmtova]. Eppure questo non comporta una riduzione di tempo e di spazio, unassenza completa di relazioni altre o, di conseguenza, limpegno in un linguaggio nonarticolato, ermetico sino al nucleo della parola. N si conforma del resto a una qualunque mitografia; d invece lentamente corso ad una vera biografia (forse addirittura riconoscibile in alcune circostanze) e si consegna al mito senza alcuna pretesa finzione di simbolo altro. I tratti lasciati scoperti non sono che certe possibili forme di marginalit: i nomi propri delle persone, le maschere dei volti, le mappe dei luoghi, i giorni e le ore. Questa la via per cogliere a segno la mimesi della parola in ci che reale, commisurando loggetto a lungo prima che diventi gi Storia. Questa poesia non si costruisce per in una nuova mediazione simbolica della realt: si incarna in archetipo, tout court, in un processo vero al limite del linguaggio. In questa strenua vicinanza tra mondo e parola, il verso, a tratti brevissimo, quasi un cesello, lultima
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figurazione accessibile: pi sotto la parola, evocata nel suono, indicata nel gesto, archetipica, intatta e priva di Storia a s. La parola, che prende una Storia solo quando detta, in accostamento a ci che nomina, muta sopra la bocca, alla superficie del respiro, quellafferrare a distanza privo di movimento, con il minimo accenno alle labbra di dire, che in origine significa gi fare luce, apparire. Ogni individuo parla una lingua propria e che si ricrea. La diversit non di suoni e segni (Identiche le lettere, tanto estranee le parole), ma, secondo laforisma W. Humboldt, diversit di modi di vedere il mondo. Loccasione sembra semmai la stessa di sempre e contratta allo stremo: ogni esistenza una copia fallita in pi dellarchetipo. Non ci sono per questo solitudini, ma una solitudine sola, sdoppiata in tanti individui. Lio e il tu si fondono in unico destino e che proprio in questo non va celato: Di chi gli occhi quando guardo nel mondo [...] Di chi le labbra per bere rugiada [...] Di chi le braccia per stringere [...] Chi sono in tutto questo io? [...]. Proprio perch la persona esiste e in noi soltanto se si d voce

e ascolto: Parliamo lingue diverse,/tu e io/ [...] /vivi su isole diverse,/ma nello stesso appartamento. Mai si tratta di monologhi: quando neppure sembra chiaro poi linterlocutore, si sostituisce un senso acuto del silenzio, che ascolto in s del flatus voci e fondamento di ogni parola (sempre). La parola come in superficie lanima: grazia e levit di verso sono come su vetro a polvere il diamante. Il cuore sempre poi (pi) duro [Lascia che io disperda la tua tristezza/pure se non so dire mai/che tu sarai felice allora.], se non addirittura assente, astratta radice del vivere [si sono scordati di mettermi/un cuore nel petto].
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Ci che del resto appena si conosce sono ombre domestiche, fantasmi svelati al sogno, solo brevi tracciati: Voglio stare sola con voi/sedere presso la vecchia casa/quella vicino al fiume/che ha nome Memoria. Altrove la parolagerme, la sola in grado di sostituirsi al silenzio e autenticare la percezione: Tre tulipani tre/lacrime scese. Non mettere radice mai, ma vivere in eterno il sogno dentro il seme. Essere parola detta e nulla pi. Covare ancora e a lungo una vita, non accettarne troppo presto corpo e morte: Cerco amici,/che ho perso./E cerco parole/ che sono con loro lontano. Lo stacco breve dellinciso quasi a latere un sussurro, un ritmico dcoupage richiama di continuo allio che si frantuma: Provate ora a indovinare voi non verrete/se dalla porta indietro il capo si volge/addio! addio! Poi lesercizio strenuo e protratto del silenzio nei testi brevi si restituisce al canto, tra i bisbigli di un sogno: dormi, mia cara, a lungo/e gli anni passeranno/e al tuo risveglio di nuovo vorranno prenderti in braccio [...] C fissit anche l dove a simmetria si frange quasi il movimento: Tre lacrime di sangue/tre tulipani./Una donna seduta in silenzio. Tutto sembra a un punto ancora da accadere, o gi accaduto, come sta scritto. Ci che si agita vita che si svela, al di qua. Il moto negli occhi di chi osserva le cose come mai avrebbe altra occasione di fare e nessuna terra come quella ancora: non vedi che verit questa a venire o gi venuta?
Federico Federici

Testi
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Risparmiatemi e lasciatemi andare. Non mi legate nelle ali ferite, non voler pi. La mia voce si rotta in dolore

e fatta come ferita. Non pianger pi. Aiutatemi, non ve ne andate! Autunno. Ci sono uccelli diretti a Sud. Il cuore seccato dalla paura, la solitudine, compagna alla morte.
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Voglio stare sola con voi sedere presso la vecchia casa quella vicino al fiume che ha nome Memoria. Il segno del passo nudo che sa di sole della scorsa estate dove insieme andavamo sullerba ancora intatta e tanto dazzurro i cieli svanendo di l dai cancelli e le voci facevano squilli: ci che so ricordare non altro. Termina il conto dei giorni, come stormo di uccelli ai miei piedi si sono raccolti: di cosa potranno nutrirsi se non restano versi?
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Io sono una bambola rotta, si sono scordati di mettermi un cuore nel petto. E triste abbandonata allangolo. E come una bambola rotta un mattino ho ascoltato i bisbigli di un sogno dormi, mia cara, a lungo e gli anni passeranno e al tuo risveglio di nuovo vorranno prenderti in braccio aggiustare i vestiti, soltanto giocare e trover il suo battito allora il cuore. Attendere accresce la paura.
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Tanto lontano il giorno quanto la notte in una tempesta quando non riescono gli occhi a vedere la pioggia, ma si raccoglie alle Labbra sulla porta di casa. Come mani non riescono a trovare nella tenebra i muri, finiscono addosso alle porte in quel giorno che tanto lontano...
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Quattordici sono le lacrime sulla mia guancia. Quattordici gocce di pioggia sul vetro bagnato. Provate ora a indovinare voi non verretese dalla porta indietro il capo si volge addio! addio! Addio mie tante attese, le nostre mani non possono farsi divise. Non amo gli addii cerchio dellansiet. E ci sar dolore dal nostro incontro che per destino non deve accadere. Quattordici lacrime, non lo dimenticate.
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Per la solitudine la notte mi piace: quando sola posso parlare di ci che piace e non piace al destino. Posso fingermi limpossibile, che non c fine alla notte. Credere nella felicit di giorni. Piangerne senza mai fine. Non si devono ascoltare rimproveri. N a filo gli occhi turbati nascondere dietro una mano quando cala la notte.
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Far scudo al peso del giorno con la mia spalla vi lascer un usignolo soltanto la notte altro io non so darvi in aiuto. E se lo desiderate, il cuore e che il mio destino sia allora il nostro. E morir anche il tempo prima che faccia mattino. Ma voi lusignolo non lavrete udito. Di fretta, avete al posto del cuore preso un orologio. Si fatto giorno: non cercarlo, notte.
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Cos spesso raccolgo occhiate strabiche e parole di taglio frecce mi bucano. A voi solo chiedo Ascoltate! Non dovreste in me uccidere minuti dei sogni di bambina. Oh mio giorno, con tanta forza ora voglio gentilezza ad ognuno e per coloro che mi hanno gi presa di mira.
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Vi ho teso linganno che solo un momento potesse racchiudere leternit, che migrando gli uccelli finisse il caldo e a lungo in me dimenticati incanti notturni, con la gioia tanto vicina che solo a sfiorarla la vostra mano leverebbe la Terra. Vi ho ingannati? No? Io vi ho dato il segreto di ci che sola conosco.
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Di chi gli occhi quando guardo nel mondo, di Amici, Familiari, Belve, Alberi ed Uccelli? Di chi le labbra per bere rugiada alla foglia che cade lungo la strada? Di chi le braccia per stringere in bilico il mondo, indifeso? La voce si perde tra quelle di boschi, campi e tempeste di neve, piogge forti e la notte. Chi sono in tutto questo io? Dove andare in cerca di me, come dare risposta a tutte queste voci in natura?
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Lascia che io disperda la tua tristezza. Far bouquet dei fiori che raccolgo far quanto pi posso a scrivere del blu prima che il sole sorga, dellusignolo a primavera. Lascia che io disperda la tua tristezza. Vorrei solo capire come restare in casa d solo in cuore la pena. Il passo incompiuto dansia tra la soglia e il muro e i fiori al bouquet si asciugano incapaci a vivere dentro. Lascia che io disperda la tua tristezza pure se non so dire mai che tu sarai felice allora.
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Come un uccello che muore di aria, in te ho bisogno io di tenerezza, del tremito dansia sulle tue labbra, quando mi sento sola del tuo sorriso, luce agli occhi. Sono invece coperti di lacrime mentre mi guardano. Da dove tanto nero dolore al mondo? Deve essere la tua solitudine a portarlo.
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Cerco amici, che ho perso.

E cerco parole che sono con loro lontano. Come sfuggono rapidi dietro quelli che gi mi abbandonano i giorni che cerco!
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a Elene Kamburovoj Tre lacrime di sangue, tre tulipani. Una donna seduta in silenzio. D capogiro la droga, in cuore la contrazione. Tre tulipani in eredit. Solo il vento in un fruscio Che siano falsi! Ma gridano gli occhi Non posso crederlo! Tre tulipani tre lacrime scese. La donna in silenzio incredula siede.
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Oggi il futuro si legge col tempo, le carte sono storia. Girarne una nera significa tempesta

di bombe. Non un mazzo di carte, ma popoli sparsi sul povero mondo, ognuno ha paura ad estrarre una terra di sangue. Peccato, non sono unindovina. Leggerei il futuro nei fiori saprei curare in terra le ferite con larcobaleno.
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a Arutjunj Akopjanj Con le dita fatte a nervi in alto, sorbe a grappolo trasformate in spruzzo a mare, che fa lamenti alla finestra ed asseconda nel mistero eterno il sonno e il passato. Muta la moltitudine di foglie nel richiamo insistente delle gru. Fate oscillare il vento, che ora brina, in altalena. Aiutate me a ricordare i dubbi coi pensieri. Date la mano qua! Vorrei sentire il cuore ancora battere.
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Le mie poesie sono di peso pietre a spinta su una salita. Le porter sullo strapiombo, impassibile volto. Cadr, viso nellerba, senza avere lacrime abbastanza. Frantumer la mia strofa il verso lacrimer. Si pianter lortica nel palmo, con dolore. E lamarezza del giorno intero tramuter in parola.
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Parliamo lingue diverse, tu e io. Identiche le lettere, tanto estranee le parole. Tu e io vivi su isole diverse, ma nello stesso appartamento.
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Nota biografica Nika Georgievna Turbina nasce a Yalta il 17 Dicembre 1974. Il padre abbandona presto la famiglia quando Nika poco pi che neonata, senza lasciare ricordi. A crescere la bambina pensano la madre, Maja Anatolevna, impiegata in un ufficio turistico, e la nonna. Allet di tre anni, gi fragile per costituzione, contrae una bronchite asmatica che la costringe ad un lungo periodo di degenza a letto. Proprio a questi tempi risalgono le prime letture e i contatti con i classici del verso russo, trovati nella biblioteca del nonno Anatolij Nikanorkin, anchegli poeta. Su tutti legge e apprezza Majakvskij in grado, pur nella diversit della sua concezione poetica, di dare forza attraverso la parola. Di lei si racconta che, ancor prima di avere imparato a scrivere, prenda labitudine di accompagnare lascolto delle sonate al pianoforte con brevi componimenti in versi, improvvisati e dettati alla madre, come in risposta alla musica. Questa circostanza singolare spinge la madre a contattare giornali e riviste per presentare gli scritti della figlia. Nel 1982, con la pubblicazione di alcune poesie su Komsomolskaja Pravda, organo di stampa dellUnione comunista della giovent, e una lettura alla televisione nazionale, inizia il periodo di celebrit che, non di rado, avr poco a che fare con il vero senso della poesia da cui Nika era ispirata. Nel 1983, quando ancora frequenta la terza elementare, viene presentata a Evgenij Evtuenko. In quelloccasione, Nika legge
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interpretando alcuni dei propri testi, lasciando incantati i presenti. Pi tardi, lo stesso Evtuenko ebbe modo di scrivere, rievocando le circostanze di quel primo incontro:Solo i poeti sanno leggere a quel modo. Nella sua voce potrei sentire uno speciale, sostenuto, accerchiamento. Nei versi di Nika sono il dolore, langoscia, il desiderio di una vita e di un amore profondi (Leggerei il futuro nei fiori/saprei curare in terra le ferite/con larcobaleno) e insieme lo sconforto di assenze ripetute e incalcolabili (Solitudine, compagna alla morte). Nel 1985 riceve a Venezia il Leone dOro per la poesia, seconda poetessa russa, 60 anni dopo Anna Achmtova. Inizia cos un periodo di letture in giro per il mondo, America e soprattutto Stati Uniti, accompagnata da Evtuenko. Nel frattempo, nel 1988, con prefazione dello stesso Evtuenko pubblicata la prima raccolta di versi ernovik (Brutta copia), in seguito tradotta in dodici lingue. Con lingresso nelladolescenza, comincia per Nika una seria crisi esistenziale. Le seconde nozze della madre e la successiva nascita della sorellastra Maa creano tensione nei rapporti familiari. Tale situazione si ripercuote direttamente sulla vena creativa, che via via si affievolisce sino quasi a scomparire. di questo periodo anche linizio di un pesante abuso di alcool, soprattutto vodka. Nel 1989 accetta di recitare una parte nel film to bylo u morja (Accadde sul mare) di Ajan achmalieva. Contemporaneamente, Alene Gali, insegnante di Arte Drammatica e amica di Nika sino allultimo giorno, riesce a farla ammettere allUniversit senza dover sostenere lesame preliminare. Nel 1990 accetta di sposare un medico svizzero di origini italiane di 50 anni pi grande: la relazione ha per durata
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breve e coincide con il suo ritorno a Mosca di l a pochi mesi. La notte tra il 13 e il 14 di Maggio del 1997, Nika tenta per la prima volta il suicidio, gettandosi dalla finestra della propria abitazione. Nonostante le gravi lesioni riportate, riesce a sopravvivere e, grazie ai contributi provenienti da ogni parte del mondo, pu essere sottoposta a numerosi interventi chirurgici che le permettono di tornare a camminare, pur se profondamente menomata nel corpo e nello spirito. Il consumo di alcool continua. La seconda raccolta di versi, nel frattempo, non verr data mai alle stampe. Nel 2001, Anatolij Borsjuka, direttore della televisione nazionale ucraina, che gi si era occupato in passato della vicenda di Nika nel corso di una serie di trasmissioni, prende spunto dalle recenti vicende per un nuovo programma Nika Turbina: istorija poleta (Nika Turbina: storia di un volo) sulla drammatica vita della poetessa, pregno di amara ironia. La vita di Nika diviene sempre pi sregolata e difficile da controllare. Anche Evtuenko, inizialmente sua guida spirituale e mentore, si via via allontanato da lei, apparentemente senza un motivo reale. L11 Maggio del 2002, il tragico epilogo: Nika si getta dal quinto piano dellabitazione dove da qualche tempo, in ritardo anche sui pagamenti dellaffitto, viveva in ristrettezze economiche. Il volo, questa volta, non lascia scampo. Il corpo viene cremato. Alene Gali, tra le poche persone ad esserle rimasta fedele in amicizia sino alla fine, ottiene che le ceneri

siano conservate nel pi importante cimitero moscovita, il Vagan kovskoe Kladbie, ultimo omaggio reso dalla sua gente alla poetessa bambina.
Ringrazio coloro che insieme a me e in questo tempo hanno voluto bene a Nika e per lei si sono adoperati nellombra: il Professor Mario Alessandro Curletto della Facolt di Lingue e Letterature Straniere dellUniversit di Genova, per la disponibilit e i consigli indispensabili nelle traduzioni dal russo; Massimo Sannelli, per lamicizia e laiuto nella ricerca della parola e del verso. Federico Federici (Savona, SV, 1974, vive a Finale Ligure) ha pubblicato, di poesia e a nome Antonio Diavoli, Ardesia (ShortEdit, Savona, 1996), Versi Clandestini (Studio64, Genova, 2004), Quattro Quarti (Il Foglio, Piombino, 2005), N documenti in cifra (Menilmontant, 2005), ?Omaggio a Nika Turbina (Menilmontant 2006); di prosa: Per innata difesa. Variazioni sul tema dellumore in collaborazione con M. Sannelli (Menilmontant, 2005). Suoi interventi critici: Traduzione e talento individuale in Il simile pi uno di M. Sannelli (Menilmontant 2005); La nuovissima poesia russa (Pagina Zero n. 8, Cervignano del Friuli, 2005); Santa Cecilia e langelo: una lettera a Massimo Sannelli (Cantarena, Genova, 2006). Su internet: http://antoniodiavoli.splinder.com Sommario Cerco amici; 41 Come un uccello che muore; 39 Con le dita fatte a nervi in alto; 47 Cos spesso raccolgo occhiate strabiche; 31 Di chi gli occhi quando guardo nel mondo; 35 Far scudo al peso del giorno; 29 Io sono una bambola rotta; 21 Leroe assente; 9 Lascia che io disperda la tua tristezza; 37 Le mie poesie sono di peso; 49 Mimesi; 8 Nota biografica; 53 Oggi il futuro si legge col tempo; 45 Parliamo lingue diverse; 51 Per la solitudine la notte mi piace; 27 Quattordici sono le lacrime; 25 Risparmiatemi e lasciatemi andare; 17 Tanto lontano il giorno; 23 Tre lacrime di sangue; 43 Una premessa; 7 Vi ho teso linganno; 33 Voglio stare sola con voi; 19

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