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INCONTRO CON UN UOMO STRAORDINARIO - 47

tratto dal blog http://ilgrandeignoto.blogspot.com di Angelo Ciccarella

RITORNO A DEYA ''Col ricordo risvegli i sensi''. Scandurra '' ce l'hai presente il bumeranghe, s, quello che usano l'australici? Beh, il suo baricentro si trova dove non c' massa, al di fuori di esso: cos per lo spirito dell'uomo''. Scandurra '' gli atlantidi c'avevano una conoscenza tale da illuminare a festa la Via Lattea, o da farla esplodere. bene giungere cos in alto? L'uomo sapr mai contentarsi del giusto?''. Scandurra

Deya mi mancava. La citt-labirinto, crocevia dell'universo dove il Grande Tempo scolpiva la materia, luogo di mille intrighi, di ordini oscuri e di luminosi esseri, rappresentava il centro della conoscenza. Deya, nome magico che mi risuonava dentro. Forse avrei rivisto Ranna. Quella tipa cos distante, altera, nobile, mi affascinava. Ci inoltrammo nel bosco. Ogni tanto Scandurra si soffermava a tastare un frutto per vedere se fosse maturo (deformazione professionale?); staccava un ramo a 'V' e lo imboscava nel cappottone; sfiorava un fiore a calice e palpeggiava il tronco di un albero; spianava col piede un piccolo 'montarozzo' di terra fresca. Insomma, aveva comunque qualcosa da fare e quello che faceva sembrava avere un senso, ben al di l delle apparenze. Conosceva ogni piazzola, sentiero, fosso che incontravamo. Un perfetto viaggiatore di mondi e universi, senza passaporto perch di casa dappertutto. La temperatura si faceva pi tiepida all'imbrunire. Gli odori erano forti e spade di luce rossoviola attraversavano le fronde e toccando terra sembravano continuare il loro viaggio altrove. A mala pena si intravedevano movimenti di animali o chiss che altro tra gli arbusti. Caro Angelo, se non vi fossero due opposti non sarebbero possibili i campi di forza. 'Ste forze agiscono in parallelo per coesistere, altrimenti non potrebbe circolare l'energia, n scorrere le correnti luminose e tenebrose nel cosmo ed in ogni dimensione. Se vuoi scacciare il diavolo devi scaldare l'acqua santa col fuoco. Dappertutto le forze tendono ad equilibrarsi e ad annientarsi in specifici ritmi di aggregazione e disgregazione. Queste sono le leggi delle materie oscure. Tienile bene a mente, ti serviranno presto.
Incontro con un uomo Straordinario 47 / tratto dal blog http://ilgrandeignoto.blogspot.com di Angelo Ciccarella

Scusami Scandurra, sono un po' confuso... In fondo... tutto si riduce a una misurazione di forze.

Intanto mi indic di sedermi ai piedi di una roccia grigionera che non sembrava cos naturale, conficcata nel bel mezzo di un piccolo spiazzo. Un menhir messo l non certo a caso, magari ad indicare un campo di forza, appunto. Ricevi in questo modo lo spirito del luogo. Un lasciapassare per essere accolto come amico. Non si entra a casa degli altri senza prima bussare.

Che genere di abitanti si trovano qui? I senzacorpo... spettri... adesso seguir le loro impronte spettrali per cercare un contatto. Perch? Cosa ci debbono dire? Sono io che devo informarli su certe cose. Spettri dici, sono quindi anime di defunti? No, sono antichi abitanti del posto legati a questo piano anche quando cambiano di stato. Spettri che mantengono un centro di coscienza sostenuto da un'energia quasi infinita. La loro vita continua senza per questo abbandonare il posto dove hanno vissuto prima. Ma li posso vedere anche io? Se c'hai core [coraggio]...

Ecco di nuovo una prova. Ogni passo, un incontro fatidico. Scandurra ad un certo momento prese dalla tasca del cappotto un pugno di terriccio giallastro, lo gett per terra e si accovacci. Premette le mani su quel composto. Era il suo rituale. Le mani aperte, parallele con le dita separate: segno ancestrale di quelli che erano in contatto con le ombre. Mani, ponti con l'aldil. Mormor una frase incomprensibile che produsse un effetto risonanza, poi si alz e attese. Mentre sostavo ai piedi del masso, mi venne in mente un episodio, uno dei tanti, in cui provai un'emozione travolgente. La primavera dell'anno scorso, Scandurra ci port a noi dell'anonima, sul Monte Venere in prossimit del Lago di Vico, a pochi chilometri da Viterbo. Raggiungemmo una serie di grossi massi naturali (forse) vicini alla sommit; da l potevamo ammirare quella magica terra al tramonto. Questa l'ora buona per vedere le porte del cosmo aprirsi in tutto il loro splendore. Mettetevi a cerchio e prendete le distanze a braccia aperte... come a scuola. Il cerchio chiama il punto che spinto con decisione mette in moto l'ingranaggio... tutta una questione di misurazione di forze.

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Cos facemmo. Eravamo in quell'occasione in nove. Sei maschi e tre femmine, di et diverse ma tutti accomunati dallo stesso ardore. Sebbene fosse caldo, un venticello fresco ci colp ad altezza collo. Un tuono profondo ci scosse, proveniva da est. Il cielo era sereno. Di seguito, un altro tuono pi forte ancora ci raggiunse dalla stessa direzione. La terra sotto i nostri piedi trem. Guardai un po' preoccupato i compagni e una sorta di tremore circol fra noi. Cosa stava per succedere? Quale diavoleria ci serviva Scandurra? Bene, ora possiamo ritornare alle nostre macchine ci invit Scandurra divertito. Tutto qui? - fece Claudia.

Ci precedette il maestro con la sua andatura caracollante. Tra di noi ci scambiammo qualche commento di sorpresa mista a delusione. Raggiunte le tre automobili accostate ai bordi del sentiero montano, ci salutammo un po' interdetti e procedemmo lentamente sullo sterrato verso la provinciale. Quando, come apparso dal nulla, incrociammo un magnifico cavallo baio guidato da un cavaliere con tunica rossa e calzari, come nei film mitologici di Maciste ed Ursus. Sembrava una comparsa di Cinecitt. Ma che girano un film? - feci io. Boh? Mi sembra 'na carnevalata. Grande, grosso e cojone. A quell'et ancora si traveste da saettone [bamboccione giocherellone] rispose Quintilio.

Il tizio sul cavallo si ferm dopo averci superato. Lo vedemmo dallo specchietto scendere da cavallo. Ci osservava con atteggiamento sorpreso. un atlantideo. Si chiama Rameter, un portaordini. Chi ? Non ci canzonare maestro. Va bene che ci devi addestrare ma...

Scandurra ferm la sua 500 e cos fecero gli altri al seguito. Uscimmo tutti. Il maestro si diresse verso quell'uomo. Distava da noi 15metri circa. Alto, muscoloso e dalla folta capigliatura legata dietro, parlottava sottovoce col nostro mentore. Ci chiedemmo se tutto questo fosse una presa in giro per metterci alla prova. Di cosa, poi. Il fruttarolo folle ritorn con fare truffaldino e si mise al volante dell'auto. Il baldo cavaliere rimont a cavallo e prosegu la sua corsa. Raggiunto il Passamontagna, incrocio tra Viterbo e Ronciglione, ad uno di noi gli si accese la lampadina: Ma avete notato che non c' pi l'asfalto stradale? Siamo passati su di una strada sterrata. Che fine ha fatto la provinciale?

Vedrai, durer per poco. Se scendi verso citt, a pochi decine di metri ritroverai la strada normale insieme al tempo normale rispose ridacchiando Scandurra.

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Vuoi dirci che abbiamo vissuto un'esperienza nel lontano passato dell'umanit? No, abbiamo aperto una breccia nel Tempo e un mondo affiancato si mostrato a noi.

Ci fermammo alla piazzola del Passamontagna. Non volevamo andar via da quel mondo antico. Ci rifiutavamo di imboccare la via per Viterbo. Avevamo paura di lasciarci alle spalle un'epoca spettacolare, dove gli atlantidi dominavano su quella terra che fu poi degli Etruschi (colonia rossa anch'essa). Con dovuto rispetto, mi rivolsi a Scandurra: Maestro, cosa succederebbe se rimanessimo in questo mondo antidiluviano? Dieci abitanti di qui dovrebbero passare nel ventesimo secolo e non sarebbe nemmeno risolto il problema... complicato assai, ma soprattutto non giusto. Abbiamo da fare delle cose importanti, non possiamo abbandonare un mondo agli sgoccioli. Non per caso se state acquisendo le materie oscure, non lo dimenticate. Il fuoco va tenuto sempre acceso, soprattutto quando tutto si oscura intorno a noi.

Rientrammo tutti nelle nostre macchinette, abbacchiati e delusi, quando un qualcosa, un movimento improvviso dietro di noi ci fece girare la testa verso il lago. Un'aeronave immensa quanto lo specchio d'acqua dei Cimini, si alz verso il cielo, si ferm a poche centinaia di metri dalla superfice del lago per cinque secondi, non di pi, e poi spar alla nostra vista in un lampo. Dal movimento dell'acqua capimmo che era decollata dal fondo del Lago di Vico. Magnifica nella sua complessit aerodinamica, non sembrava per extraterrestre. Non ci spiegammo perch, apparteneva comunque a questo mondo, magari di una grande civilt: Atlantide, appunto. Quintilio chiese spiegazioni al maestro: Come mai fanno uso di cavalli e poi viaggiano in astronave? Oppure sono popoli diversi, dei regrediti insieme a dei supersviluppati?

Si pu viaggiare a piedi o a cavallo e percorrere centinaia di chilometri in pochi minuti e navigare tra le stelle con lo stesso principio. L'importante conoscere il mistero del tempo e dello spazio, il resto un gioco da ragazzi. Come mai gli atlantidi bazzicavano pure la Tuscia? Qui fanno delle ottime frittate con gli strigoli. Le erbette di campo cos, le trovi in poche parti del mondo... eh eh eh. Il territorio nostro particolarmente prezioso. Da qui si viaggia che una bellezza. il posto pi prossimo alla serie di mondi tangenti. Le botole sono ricettive e funzionali, che io sappia non ci sono stati incidenti di immersioni in varchi interdimensionali, fatta eccezione per non graditi ospiti. La terra che vi tiene viva, porosa, mista di materia densa e tenue. Pi in generale, i popoli si muovono per conoscere o per conquistare e a volte per entrambe le ragioni. E quando la terra sembra troppo piccola si punta verso le stelle e poi,

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beh e poi ti aspettano altri universi. Siamo viaggiatori nati, fino a quando non troviamo un bel posticino e con l'amore della nostra vita viviamo soddisfatti e in pace. quello che auguro a tutti voi.

Nella conca del cielo ardeva il tuono. Tornammo sull'asfalto della strada Cimina a riveder la nostra amata cittadina, interscalo cosmico non segnalato sulle mappe. Giunti a Piazza del Comune, entrammo gongolanti al Bar Centrale. Era ora di cena e qualcuno di noi volle consumare un pasto adeguato, altri se ne tornarono a casa. Quei quattro avventori presenti al bar ci facevano tenerezza, perch ignari di quante cose immense e sublimi si nascondevano dietro le pieghe del tempo e dello spazio. Le esperienze mirabolanti non ci insuperbivano, anzi, ci sentivamo piccoletti di fronte all'infinito. Acquistavamo pian piano un respiro cosmico, una veduta pi ampia e profonda della realt. Emergevano bruciandosi, come in un'Opera al Nero, in tutta la loro inutilit le nostre miserie, le invidie, gli orgogli, le brame di possesso; prendevamo cos le dovute distanze dalle cose comuni, senza rimpianti. Non ci sfiorava nemmeno l'idea di lucrare su quanto in nostro possesso. Possedere, che brutto verbo. La Vita andava vissuta senza frontiere e la gioia era nel vedere che ''tutto abbiamo in prestito'' e che ci aspetta qualcosa di diverso, di elevato, ben lontano da tutte le filosofie e scienze del mondo. Le fessure, o meglio, le brecce che Scandurra apportava alla struttura del reale, servivano a connetterci con le storie di altre civilt, antichissime o in divenire. Crescevamo e in questo fermento qualcosa si risvegliava in noi. La memoria di ci che eravamo, ben oltre quel sistema di significato chiamato 'cultura' che ci imprigionava. Ci diceva: Rinunciate senza sforzo a ci che conosciuto, usatelo solo l dove necessario, siate abbandonati, lasciate ogni presa, ogni identificazione; solo cos aperti, sinceri, seri e senza maschere, solo cos i vincoli cadono e le ali si sciolgono libere, e noi si librati in volo, senza lasciar tracce, senza ricompensa, liberi nel cielo che il sacrale del mistero. Essere idonei a riceverlo tutto: se in noi c' l'ordine, l'armonia come nella stanza pulita, con le finestre aperte, allora il vento profumato dei diecimila fiori di Deya entra e tutto compenetra. Vivete in voi non come vi dico ora, vivete in voi come avvenimento nuovo, originale perch originario, che sia vostro non mio, che sia vostra scoperta. La realt per ciascuno l'esperienza viva, la cosa appresa ora. Liberatevi dalla corrente del mondo che travolge tutti, donando senza ricompensa, amando senza ricerca del piacere. Si vero uomo, maestro con la maestria del comprendere, con la maestria dell'agire, con la maestria che con l'amore perpetua libera creazione. Con Scandurra ci affacciavamo sull'ignoto ed esso era grande. Mi destai dall'onda del ricordo, quando una leggera pressione mi colp la faccia e la testa. Un senzacorpo si stava avvicinando velocemente verso di noi. Ma come diavolo potevo vedere uno spettro se non possedeva un corpo? Semplice, c'aveva comunque una forma. Una sagoma umanoide
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multicolore, cangiante che lasciava una scia di particelle luminose, come nei cartoni animati di Walt Disney. Pura elettricit mossa da una coscienza, forse un'anima allo stato puro, chiss. Alta tre metri, illuminava tutto il boschetto in cui ci eravamo accampati. Guardai preoccupato Scandurra. Lui chin il capo in segno di rispetto e salut allargando le braccia a croce. Lo stesso fece la sagoma elettrica, poi si gir velocemente verso di me. Scattai subito in piedi e salutai in tutta fretta. Ricambi un po' seccata. Cos mi sembr. Si chiama Ha LL Fast, nome che riproduce la sua frequenza vibratoria. Se la pronunci come si deve, lei ti sente ovunque tu sia. Vibrazioni subspettrali ovviamente, essendo spettri eh eh, che viaggiano tra le botole senza limiti n impedimenti.

una donna? - feci io. Mah, difficile definirla cos. Era comunque una bonazza quando c'aveva il corpo, ma alta com'era mi sentivo troppo ciuco [piccolo], adesso poi... Perch, adesso sono repellente? - una voce bellissima, gentile, dai toni alti, provenne dalle parti di quell'essere elettrico. No, no, anzi. Per cara mia, avevo difficolt quando eri di ciccia, figurati adesso che pari un fulmine.

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