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I VIGNAIOLI OMICIDI

Un uomo piant dei filari di viti, vi pose una vasca e una siepe dintorno, il tutto affitt a coloni periti e allestero and per un lungo soggiorno. Or quando arriv la stagione dei frutti gli schiavi mand a pigliar gli interessi ma i coltivatori, da gran farabutti, picchiarono a sangue quei poveri messi. Allora il padrone mand il proprio figlio pensando: Lui, forse sar rispettato. Ma quelli decisero, dopo un Consiglio, di metterlo in croce e mor l inchiodato. Adesso che cosa far il proprietario? Verr di persona ed a quegli assassini far ben pagare il dovuto salario, la vigna affidando a coloni pi fini.

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IL FIGLIO PRODIGO
Cera un uomo con due figli, il pi giovane dei quali, schivo a prendere consigli e deciso a metter lali, Padre disse, degli averi dammi quello che mi spetta. Anche se malvolentieri, gli fu data la sua fetta ed alcuni giorni dopo la famiglia ed il villaggio lui lasci senza uno scopo e si mise, solo, in viaggio. In paesi assai lontani fece vita dissoluta e profuse a piene mani gioie spiccioli e valuta. Quando ebbe speso tutto, una grande carestia lo lasci semidistrutto, per ebbe lenergia daffrontar disgrazie e mali e perci si mise a fare il guardiano di maiali. Senza mai recriminare, con i porci lui mangiava e, nullaltro a volte avendo, pur di ghiande si cibava, un castigo proprio orrendo! Un bel giorno, poi, pensando a suo padre e i salariati, cheran sotto il suo comando, ben pasciuti e ben pagati, si decise di tornare sia per domandar perdono che per chiedere un lavoro da bracciante o da colono. Non appena da lontano lo intravide, il genitore corse a prendergli la mano e lo accolse con amore. Padre disse allora il figlio, ho peccato contro il cielo, procurando a voi scompiglio, ed io solo adesso anelo desser presto perdonato e poter poi lavorare Rembrandt: il figliol prodigo come vostro salariato. Senza un attimo esitare luomo ordina ai valletti di adornare il figlio amato con anelli e con merletti, e vestirlo di broccato. Poi comanda di scannare un bue giovane e ingrassato con il quale festeggiare quel figliolo rientrato. Quando a sera ebbe udito dellomaggio familiare, laltro figlio, incollerito, non voleva in casa entrare. A suo padre supplicante lui rispose: Sono anni che ti faccio daiutante senza procurarti affanni e neppure un caprettino mhai donato per far festa, quando invece il tuo bambino, che ne ha fatte s di gesta! oggi accogli con onore e con vesti di broccato. Figlio disse il genitore, tu con me sei sempre stato e le cose mie son tue; ma dobbiamo giubilare: nulla alluopo un grosso bue se vogliamo festeggiare. Tuo fratello, ravveduto, alla vita ritornato: lavevamo noi perduto, or labbiamo ritrovato.

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IL FARISEO E IL PUBBLICANO

Entrarono nel tempio per pregare un vecchio Fariseo e un Pubblicano. Il primo, in piedi, accosto al bianco altare, lo sguardo pago, ragionava urbano: Io ti ringrazio, o Dio, che son diverso da chi precetti e leggi tue profana vivendo in modo illecito e perverso. Digiuno due tre volte a settimana, la decima io do dogni profitto, osservo Sabato e comandamenti ... Il Pubblicano invece, prono e afflitto, gli occhi bassi, diceva in mezzo ai denti: Perdona, Dio del cielo, i miei peccati. Questultimo fu pi giustificato perch ad umiliarsi si innalzati e chi si esalta invece umiliato.
G. Dor: il fariseo e il pubblicano

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IL SEMINATORE

Con un sacco di sementi, tra speranze e grossi stenti, nel suo campo un contadino si rec di buon mattino. L si mise a seminare con alacrit esemplare ma gran parte di quei semi non godettero dei premi. Quali caddero su strada ove neanche la rugiada ebbe il tempo di far niente ch gli uccelli immantinente dessi fecero bisboccia. Altri caddero Gustave Dor: il seminatore su roccia ma, al momento del germoglio, assaggiarono il cordoglio desser privi di radici e seccarono infelici. Tanti caddero tra spine che, opprimenti ed assassine, soffocarono la voglia dello stelo e della foglia. Altri infine, fortunati, dopo esser capitati su di un fertile terreno, frutto diedero ed appieno: quale il cento, chi il sessanta, quale il trenta, chi il quaranta. La semenza sulla strada rappresenta quelli, bada, che hanno udito la parola del Signore che consola, ma il demonio per vendetta lha rubata in tutta fretta affinch nel loro cuore pi non nasca il vero amore. La parola ch finita sulla roccia ben servita a portare tanta gioia ma venuta presto a noia perch, senza fondamento, se n andata via col vento. Quanto al seme tra le spine s mostrato alquanto incline a far nascere la pianta, ma la vita non fu tanta ch rimase soffocato dai piaceri del creato, da ricchezze ed ambizioni, ansie, onori e frustrazioni. La parola che ha trovato un terreno in s adeguato, ha prodotto dolci frutti che ripagheranno tutti quei cristiani che hanno cuore per accogliere il Signore.

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IL BUON SAMARITANO
Un uomo chera in viaggio fu assalito da un gruppo di malefici briganti che dopo averlo mezzo tramortito gli presero i vestiti ed i contanti. Pass per quella strada un sacerdote che, vistolo, and dal lato opposto trottando come ai piedi avesse ruote. Pass pi tardi dallo stesso posto un levita che fece in modo uguale. Poco dopo pass un samaritano che, mosso da un istinto naturale, a lui savvicin e piano piano pul le sue ferite con del vino. Lo mise poi disteso sul groppone scarnito del suo povero ronzino e seco lo condusse a una pensione. Qui lui gli diede da mangiare e bere poi, prima di partire il d seguente, pag con due denari il locandiere perch ne avesse cura in quel frangente. Chi , mio caro, dimmi, tra il levita, il sacerdote ed il samaritano colui ch degno dottener la vita perch col suo vicino stato umano? Se credi che fra quelle tre persone sia stato prossimo a quel disgraziato colui che ha dimostrato compassione, fa in modo che il tuo agire sia adeguato.
V. Van Gogh: il buon samaritano

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IL SERVO SPIETATO
Al re un servo era debitore di sessanta milioni di denari. Siccome non li aveva, il suo signore pens di vender lui e i familiari. Ti prego lui implorava, non lo fare: ti pagher ben presto, sii paziente ... Il re, mosso a piet, lo fece andare e il debito annull completamente. Ma quello schiavo, quando fu per strada, per caso sincontr con un suo pari; lo prese per il collo e disse: Bada, avanzo io da te cento denari: o me li rendi tutti e con urgenza o non avr per nulla compassione! Ti pagher ben presto, abbi pazienza ... Ma lui, di contro, lo mand in prigione. Il re che fu informato della cosa chiam quel servo e disse: O uomo abietto, la tua condotta stata vergognosa. Non dovevi mostrare un po daffetto al tuo compagno come feci io che ti sciolsi da un debito maggiore? Va dunque in carcere a pagare il fio finch non salderai il tuo signore!

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I TALENTI
Sul punto di mettersi in viaggio, un massaro chiam, tra i suoi servi, i tre pi valenti e a loro in custodia lasci il suo denaro. Vi affido lui disse, un po di talenti, sappiatene fare buon uso in mia assenza. Ad uno ne diede ben cinque dargento, a un altro una coppia, con tanta prudenza, al terzo uno solo, col proponimento di fare una prova ed avere un raffronto. Pass molto tempo ed al proprio rientro chiam quei tre servi per chiederne conto. Il primo, una volta che si trov dentro, gli disse: Signore, ne deste a me cinque ed io mi son dato da fare abbastanza al punto da farvene avere altri cinque. O servo capace, la mia lontananza ha messo in risalto la tua buona fede: per quanto su poco sia stato leale, su molto di pi ti dar la mercede rispose il padrone in modo cordiale. Poi venne il secondo dei tre servitori che disse: In consegna io ebbi, o padrone, due vostri talenti che, pur con errori, ho ben raddoppiato con soddisfazione. O servo eccellente, hai proprio ben fatto; pertanto, nel poco sei stato fidato e ancora pi ricco sar il tuo riscatto. Infine comparve quel servo a cui dato aveva il padrone un solo talento. Signore lui disse, sapevo che siete piuttosto esigente ed ho preso spavento. Cos io nascosi il talento, e la quiete attesi del vostro rientro. Ed adesso vi rendo il dovuto. Gli disse il padrone: O servo incapace, quel poco concesso dovevi impiegare con grande passione per farlo aumentare e raccoglierne i frutti, perch ci ch dato su un piatto dargento non solo nostro, ma un poco di tutti. E aggiunse: A costui venga tolto il talento e a quello che ha dieci sia dato, a motivo che chi gi possiede riceve dellaltro ed a chi non ha, viene tolto il passivo. Uguale la vita delluomo, peraltro: i doni di cui siamo stati dotati, se non messi a frutto, non sono pi doni ma ingombri che pesano come peccati e fanno di noi degli stolti fifoni.

parabola dei talenti, tavola del 1712

LAZZARO E IL RICCO EPULONE


Un uomo assai ricco di nome Epulone viveva negli agi, fra porpora e lino e giorno per giorno, da grande ghiottone, godeva del lusso, del cibo e del vino. Un povero diavolo, Lazzaro il nome, buttato per terra, alla porta del ricco, il corpo ulcerato, rigonfio laddome, mangiava le briciole oppur qualche chicco che i servi gettavano come rifiuto. Col tempo il mendico fin di penare e gli angeli diedero a lui il benvenuto nel seno di Abramo, celeste e solare. Pi tardi anche il ricco mor e fu sepolto e quando nellAde, tra tanti tormenti, alz gli occhi e vide lo splendido volto di Lazzaro in mezzo a beati eminenti, allora rivolse preghiera ad Abramo: O padre e patriarca, perdona lardire di questo miserrimo e povero gramo e mandami Lazzaro a farmi lenire langoscia e il bruciore di questo supplizio. O figlio rispose il patriarca sereno, ricorda che in vita vivesti nel vizio e avesti vantaggi abbondanti ed appieno, e Lazzaro invece, simmetricamente, dovette patire miseria ed affanni. Pertanto lui gode proporzionalmente il giusto conforto e tu i giusti danni. Inoltre una grande voragine posta tra noi e tra voi perch non si possa per nulla lasciare la lecita costa e intenzionalmente saltare la fossa.
G. Dor: Lazzaro e il ricco Epulone

Il vecchio Epulone soggiunse turbato: Concedimi allora che Lazzaro avverta i cinque fratelli che a casa ho lasciato perch ci comprendano e stiano allerta. Rispose il patriarca: Ma essi i profeti gi hanno desempio: che ascoltino loro. Per se qualcuno dai morti i segreti racconta, sicuro faranno tesoro. E Abramo gli disse: Se loro non danno ascolto ai profeti e giammai sono accorti, ancora di meno attenzione daranno a chi parla loro, sorgendo dai morti!
(continua ...)

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