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Giuseppe Parini I CIARLATANI

In non so qual citta dellIndie, un tempo viveva un pover'uomo che avea la moglie bella. Il pover'uomo dalla natura, che non suoI mancare, aveva avuto un dono per poter vivacchiare. Il dono era assai raro ed alla societ utile assai; ma non bastava a levarlo di guai: conciosiach anco allora si pagava il diletto, pi che l'utile, come si fa ora. Costui era dotato d'una forza s grande che portava ogni peso comunque sterminato; e tal che niuno gli potea stare a lato. Un giorno il pover uomo con tutte le sue braccia e il suo portare, non avendo lavori si trov senza pane da mangiare;

ed ecco i piagnistei de' figliuoli affamati; ecco gli urli e le strida de la moglie che grida, e strappasi i capegli dalla testa, e s'infuria e tempesta. Come potere, lasso! patir tanto fracasso? Alfin rinvenne dal suo sbalordimento; e calmate un po' l'ire della moglie indiscreta, cos le prese a dire: - Mio cuore, tu sai bene se mai ho tralasciato di lavorar, quando m' capitato. Or vedi il mio destino. Che vuoi? ch'io vada a fare l'assassino? e ch'io mi renda ingrato; e ch'io mi serva contro a' miei fratelli del don che Dio m'ha dato? Allor la moglie bella placasi alquanto e cos gli favella: - Tu sai che l'Indie tutte e l'Oriente parlan della tua forza sorprendente: ognun desia mirarti, conoscerti, provarti. Uscir convien di cuna1 chi vuoI trovar fortuna. Va', gira un po' il paese

per un quindici giorni o per un mese. Monterai sur un palco nelle pubbliche piazze, e griderai: Signori, c' una pietra o qualche orribil masso che v'impedisca il passo in casa o nella via? Io lo porter via. Avete un elefante? Su questa schiena mia io porterollo un huon miglio distante. Avete un mandarino, che sia stato dieci anni a un buon governo?2 o un guardiano, o un priore di bonzi o di bramini,3 che possano a gran stento regger otto facchini? Io solo il porter nel suo convento. A questa meraviglia inarcheran le ciglia: ognun vorr veder quanto far sai: e cos buscherai qual cosa per salvar la tua famiglia. Piace questo consiglio al buon marito: piglia tosto il partito d'andarsene; si mette in sulle spalle pochi suoi cenci; ed alla moglie dice: - Vivi adunque felice,

cara consorte; vendi quelle poche masserizie che abbiamo; e del ricavo vivi co' figli che tu hai d'intorno, fin ch'io faccia ritorno; tien conto, se tu puoi, dell'onor mio.4 Bacialain fronte; e se ne va con Dio. Lasciamo ire il marito; e badiamo alla moglie. Era di lei innamorato un de' pi bassi di: un de' manco perfetti; come sarebbe a dir silfi e folletti.5 Ora costui s'avvide ben tosto che lo sposo andato via; e pien di santa caritade il petto, pens a dar compagnia alla moglie che gela sola in letto. Che fe' dunque il folletto? Ecco ei si veste un corpo che appuntino dal pi fino alle ciglia, come una goccia all'altra, s'assomiglia a quello del marito pellegrino: e dopo due o tre giorni alla casa di lui drizza il cammino; picchia; gli s'apre: ecco la moglie; ei corre per abbracciarla; ed ecco che la moglie ingannata, credendolo il marito, a lui s'avventa come una gatta, e lo graffia e lo addenta,

e dice: - Ahi manigoldo! Dunque s presto a casa tu torni senza un soldo? E un secolo ti pare lo star tre d lontan dal focolare? E non sai, animale, sol per un mese lasciare il grembiale? 6 Il povero folletto a tanta ira e dispetto fu per ispiritar7 dalla paura. Ei non credea s brutto il diavolo siccome si dipinge: ma dissimula e finge; alfin fattosi cuore, cava fuori una borsa piena d'oro, e con un bel sorriso falla sonare alla moglier sul viso. Oh gran virt di quel raro metallo! La moglie, del suo fallo pentita, pi non grida; ma il bacia e lo accarezza e dentro il guida, fra s dicendo: - Io posso esser contenta: alfine ho guadagnato de' danari in buon dato;8 e ancor soprammercato un ventisette giorni di marito.9 Ad una bella e lieta moglie unito pensate se il folletto

ora la sguazza e nuota nel diletto, con quel viso amoroso tutti facendo gli ufizi di sposo. Ma, come voi sapete, poco duran le nozze de' birboni. Ecco che in capo a un mese il vero sposo sen viene a disturbar le lor funzioni. E forza che lo spirto facolt non avesse di far rompere il collo alle persone, o di farle smarrire, od affogare in un fiume o nel mare. Mai non fu vista la pi bella scena di quella che segu quando i duo sposi si trovarono a fronte, l'uno verace e l'altro mentitore. Non fu tanto rumore, non fu s gran tenzone fra li due Sosii nell' Anfitrione.10 V'ebbe di calci e di pugna un gran suono. L'un diceva: - Son io; - e l'altro: - io sono. Tutte le donne di quel vicinato traevansi e gridavano: - Oh vedete la bella grazia che il gran Lama11 ha dato alla nostra comare, che il suo marito gliel'ha raddoppiato! La comare, che donna era amica di pace,

propose un disimpegno12 onesto, se volete: - Ol, - lor disse, - per finir le liti far ancor questo sforzo ; terrovvi tuttaddue per mariti. Ma niun di lor non vuole aver compagno: onde, perch alla fine non ne venisse qualche maggior male, la cosa fu portata al tribunale. Trattasi di scoprire quale dei duo mariti il vero sia. Il giudice s'informa; sente di mano in mano ambe le parti; e con indifferenza parla e pronuncia alfin questa sentenza: - Quel ch' vero manto di costei, sapr levar de' pesi tal che niun altro di questi paesi. Or ben, vedete voi quella colonna antica che giace fra l'ortica . col in quel canto della piazza? Bene, provate tuttaddue l'un dopo l'altro a smoverla di sito: e colui che la smove sia 'l verace marito. Il popol tutto quanto

era accorso al giudizio; e stava attento a vedere il cimento. Ecco gi l'un si mette attorno a quel gran sasso; si sbraccia, suda, si sforza, s'affanna; urta, sospinge, e di foco e di gelo si fa in un tempo, e non la move un pelo. Gi il popolar giudizio che vien sempre immaturo, con confuso clamore grida che questo primo l'impostore. Tace il giudice savio: e il primo ancora torna alla prova; e raddoppia il vigore; e tanto fa e travaglia, che alla fine smove l'enorme sasso quasi un palmo lontan dal suo confine. Il popolo di novo schiamazza e grida che non possibile un altro s gagliardo; e condanna il secondo di bugiardo, gi prima di vederlo. Tace il giudice; bada ai fatti suoi; e rivolto a quell'altro, dice: - A voi! E l'altro, tutto gaio, come se andasse a bere un paio d'uova, s'accosta al sasso; e si mette alla prova. Ed ecco, oh meraviglia!

con gran stupor di tutta la canaglia, leggiadramente con due dita sole alza quel bocconcin di lapislazzulo,13 come se fosse appunto verbigrazia una piuma od una paglia: e il popol, persuaso che quel primo sia stato lo impostore, fa un sordo mormorio; e si riman con un palmo di naso. Tace il giudice ancora; e seco si consiglia; e lascia un po' cessar la meraviglia. Non osa pi zittire La plebe scimunita; e del giudice aspetta la sentenza. E finalmente cosi prese a dire: --Cedere allapparenza s tosto non conviene. Tuttaddue moveste la colonna, onde il giudizio sarebbe incerto ancora. Ma forze naturali non arrivano a quel che tu hai fatto: sel creda il popol matto. Io sentenzio che 'l primo il vero sposo. La tua un'iIlusione.14 E tu se' certo un diavolo o un stregone. Ci disse appena, e il genio menzognero

scomparve in un baleno, giustificando appieno del giudice sottil la decisione O voi, che m'ascoltate, fate come v'apprese15 per la mia bocca il savio giudice magolese:16 state attenti alle cose troppo maravigliose. Non vi lasciate stordire al rimbombo, e nel prestarvi fede andate cauti e col piede del piombo. Un filosofo viene tutto modesto, e dice: - .Bisogna a poco a poco, pian pian, di loco in loco levar gli errori dal mondo morale: dunque ciascuno emendi prima s stesso, e poi, de gli altri il male.Ecco un altro che grida: - Tutto il mondo corrotto; bisogna metter sotto , quello che sta di sopra, e rovesciare le leggi, il governare; non che il mio sistema che il possa render sano.Credete al primo; l'altro un ciarlatano.

Viene un frate dabbene, e vi dice: - Bisogna viver bene; se volete salvarvi. Alla morte ogni giorno tenete il pensier fiso; e voi non morirete all'improvviso.17L'altro vi raccomanda un breve, un bullettino o qualch'altra bazzecola:18 - Tenetelo ben caro: se il porterete a lato non morrete dannato; anzi nel vostro letto morrete da cristiano. Credete al primo; questi un ciarlatano. Ecco un medico ancora. - Bisogna medicar col tal sistema: senza di quello non v' pi salute.Viene un altro e soggiugne: - Le persone avvedute hanno fatto di molte osservazioni, il tempo le ha provate; forse con questa tornerete sano. Badate all'altro; il primo un ciarlatano. Viene un poeta; e come un disperato forte vi grida: - Ecco l'ascreo furore19 tutto m'invade: in questa mente oh quanti mi bollono pensieri!

Per gli aerei sentieri, cigno mortal, men volo pien di celesti doni l'alte imprese a cantar de' Mirmidoni.20 Viene un altro e vi dice tutto cheto e soave: - Canto l'armi pietose e '1 capitano.21 Badate a questo; l'altro un ciarlatano. Ecco un amante esclama: - Donna, se voi non mi volete amare, non possibil ch'io possa campare. Se voi non rispondete a tanto affetto, doman mi troverete morto a letto. Oim! saria gran male. La cosa troppo soprannaturale.22 Sentiam quest'altro. Non dice parola; sol vi guarda e sospira; e non sarrischia a baciarvi una mano. Credete a questo; l'altro un ciarlatano.

NOTE
I CIARLATANI. - La cicalata conservata da diversi manoscritti Ambrosiani, i quali danno non poche varianti anche nel titolo, che in uno La ciarlataneria. Cicalata. Non sembra accettabile l'ipotesi del Mazzoni che, facendo derivare il componimento da uno scritto di Voltairc del 1773-74, ne porta troppo avanti la data di composizione. II tema dei ciarlatani fu trattato ai Trasformati nel 1762-63 - l Uscir convien di cuna: bisogna che arrischi di allontanarsi dal suo paese d'origine. - 2 un mandarino, che sia stato ... governo: un governatore che sia ingrassato enormemente grazie alle ruberie. - 3 bonzi... bramini: sacerdoti cinesi e indiani. - 4 tien conto... dell'onor mio: non offendere il mio onore, non tradirmi. - 5 silfi e folletti: spiritelli dell'aria. - 6 sol per un mese lasciare il grembiale: restare neppure per un mese lontano dalle sottane della moglie. - 7 ispiritar: spiritare, perdere il senno. - 8 in buon dato: in grande quantit. - 9 un ventisette...marito: il marito avrebbe dovuto restare assente (per un quindici giorni o per un mese) e il folletto prende il suo posto dopo due o che partito. - 10 Anfitrione: nellAmphitruo di Plauto la prima scena del primo atto rappresenta buffonescamente la lite alla quale d luogo l'incontro di Sosia, servo di Anfitrione, e di Mercurio, che per assecondare le voglie di Giove, innamorato della moglie di Anfitrione Alcmena, ha assunto il sembiante di Sosia stesso. - 11 il gran Lama: il sommo sacerdote buddista del Tibet. - 12 un disimpegno: una soluzione. - 13 quel bocconcin di lapislazzulo: quella pietruzza, ossia ironicamente la pesante colonna antica . - 14 unillusione: una finzione, prodotto di magia. - 15 v'apprese: vi insegn. - 16 mogolese: indiano (perch in India aveva dominato una dinastia mogolese, ossia mongola).

- 17 non morirete all'improvviso: la morte non vi coglier impreparati. - 18 un breve...bazzecola: reliquie e immagini sacre offerte dai religiosi per la salvezza dell'anima. - 19 ascreo furore: l'ispirazione poetica; da Ascra in Beozia, che sorgeva sul monte Elicona, sacro alle Muse. Ascra era la patria di Esiodo, e ascreo si us, pi particolarmente, quale epiteto di poesia ispirata alle forme didascaliche e georgiche coltivate da Esiodo. - 20 Mirmidoni: i Mirmidoni erano i sudditidi Achille. - 21 Canto ... capitano: il primo verso della Gerusalemme liberata. - 22 soprannaturale: contraria all'ordine dclla natura. Testo e Note tratti da Opere di Giuseppe Parini a cura di Ettore Bonora Ugo Mursia Editore, Milano, 1967

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