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Milano interculturale
La multiculturalità di Milano è un fatto (anche se non gradito a tutti), l'interculturalità è un
obbiettivo e insieme un metodo di lavoro culturale. Che tende a evitare i rischi opposti di un
modello “assimilazionista”di gestione del problema dell'immigrazione ( francese) e di quello
“ghettizzante” (britannico).
Conoscere e conoscersi, frequentarsi, entrare in un rapporto di rispettosa reciprocità è il modo più
efficace per superare pregiudizi, diffidenza, paura. Per questo occorre moltiplicare i luoghi e le
occasioni di incontro culturale: per scambiare conoscenze ma anche per creare, produrre novità
culturali ibridando gli apporti culturali diversi, con particolare attenzione ai giovani e alle seconde
generazioni che vivono già la condizione di “doppia appartenenza” linguistica e culturale. Un
compito fondamentale spetta alla scuola che va sostenuta nella promozione di attività
complementari e progetti multiculturali (corsi di lingue, menù etnici, celebrazioni delle altre
festività).
Ma è maturo il tempo di andare oltre l'interesse e la curiosità per gli aspetti folklorici delle altre
culture e di cominciare a pensare a spazi pubblici multiculturali come luoghi di conoscenza, di
dibattito e come laboratori creativi multiculturali. Soppressa di fatto l'esperienza della Casa delle
culture del mondo della Provincia, Milano è una delle poche grandi città italiane a non avere un
Centro multiculturale che sia insieme vetrina delle diverse culture, dei loro talenti artistici , luogo
di servizi e di scambio culturale. Così come si dovrebbe cominciare a progettare un sistema di
scambi internazionali fra artisti, allievi delle accademie d'arte, dei conservatori, delle università
creando reti internazionali basate proprio sui rapporti privilegiati con i paesi di origine dei nuovi
italiani.
Da valutare l'idea di una Consulta interculturale che presenta aspetti problematici soprattutto in
relazione alla difficoltà di dare effettiva rappresentatività alle articolate espressioni delle diverse
comunità. E' comunque necessario trovare luoghi e sedi di coinvolgimento nelle decisioni pubbliche
delle associazioni di comunità e delle loro personalità leader. Il mancato diritto di voto
amministrativo agli stranieri residenti costituisce non solo un grave limite alla democrazia ma
anche un ostacolo al loro protagonismo sociale e culturale. Nell'affrontare i problemi culturali legati
all'immigrazione prendiamo a monito le parole dell'antropologo Marco Aime: Esaltate a livello
folkrorico-culturale, le minoranze vengono quasi sempre ignorate quando si tratta di diritti. Come
se si trattasse di compagnie di teatranti, buoni per fare spettacolo ma non per partecipare al
banchetto del re.
• Potenziare ruolo e mezzi delle biblioteche civiche, facendone veri e propri centri di vita
culturale dei quartieri (anche attraverso un estensione dell'apertura serale e nei week end)
• Apertura pomeridiana delle scuole per attività di quartiere, attività scolastiche integrative,
corsi, attività associative e amatoriali.
• Riuso temporaneo di spazi pubblici e privati in attesa di destinazione definitiva attraverso
contratti temporanei di comodato o affitto a volontariato, associazionismo, imprese sociali e
cooperative, soprattutto giovanili.
• Privilegiare le associazioni, il volontariato, le imprese sociali e le cooperative di giovani
nell'assegnazione degli spazi del demanio comunale, evitando l'indecoroso spreco di spazi
abbandonati e inutilizzati a fronte di una forte domanda.
• Avere almeno uno spazio di incontro e animazione culturale, o un centro di comunità, in
ogni quartiere.