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Gruppi di lavoro

1) La cultura per potenziare il capitale sociale della citta'


2) Milano città interculturale

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Politica culturale e capitale sociale


Una politica culturale che si limiti a considerare la cultura come “risorsa competitiva per un
territorio”, che punti solo all'attrattività culturale della città e alle sue ricadute economiche, perde di
vista l'enorme potenziale di sviluppo e di coesione sociale che la cultura possiede. La sua capacità
di trasformare la vita degli individui e la vita di relazione, di generare domande di senso,
interpretazioni della realtà, comprensione del mondo, atti e gesti creativi, felicità, originalità di
percorsi e stili di vita. Di generare responsabilità sociale, tolleranza, apertura verso gli altri e
accettazione del diverso, senso ai appartenenza a una comunità fatta di individui differenti ma in cui
tutti possono concorrere a obbiettivi comuni e alla costruzione di una identità dinamica. Tutto
questo, e altro ancora, il significato di 'capitale sociale' che la ricerca sociale mette in relazione
direttamente proporzionale con il benessere e il dinamismo, anche economico, di un territorio e di
una società.

Cambiare il clima culturale di Milano


Da alcuni decenni Milano sembra allontanarsi dalle sue tradizioni migliori - la vocazione
cosmopolita, il suo saper fare società insieme con l'economia - per ripiegare in una dimensione
provinciale che si chiude nella diffidenza, nella paura, negli egoismi e nell'affarismo rapace. E' alla
retroguardia nel governare i fenomeni migratori e incapace di trarre vantaggio dalla varietà culturale
che la abita. Manifesta percepibili segni di inciviltà anche nei rapporti quotidiani: non rispetto delle
regole, pirateria e maleducazione stradale, villania, indifferenza, intolleranza verso gli stranieri.
Fino a indulgere a una cultura dell'illegalità che ha aperto la strada alle infiltrazioni mafiose.
E' urgente voltar pagina e dar valore all'altro volto di Milano, generoso, coraggioso e intelligente:
il vasto e articolato universo di persone singole e associate che produce, trasmette e diffonde idee,
conoscenza, arte, socialità. Volontariato, imprese sociali e culturali, associazionismo, sono lo
spirito di una metropoli colta, evoluta, aperta al mondo. Questa Milano che va “in direzione ostinata
e contraria” al deteriorasi dello spirito civico, al rischio di impoverimento umano, etico e
intellettuale ha bisogno di una buona politica che la consolidi, la incoraggi e le dia fiducia. E che
promuova un'azione comunicativa, educativa e culturale che riorienti i clima della città verso il
civismo, la legalità e la convivenza tollerante e solidale. Organizzare sistematicamente la
partecipazione informata dei cittadini alle decisioni amministrative è, fra gli altri, un modo efficace
di stimolare un superiore grado di consapevolezza civica.

Partecipazione e cittadinanza creativa


Una buona politica per la cultura deve ribaltare l'idea che i cittadini possano essere solo un pubblico
passivo dell'offerta culturale, nella stessa chiave in cui opera l'industria culturale di massa.
Partecipazione e cittadinanza attiva sono parole chiave anche per una democrazia culturale che sia
in grado: a) di allargare e migliorare l'accesso ai codici culturali e alle competenze necessarie per
una fruizione culturale non acritica, appiattita e passiva; b) di partecipare attivamente alla
produzione e all'elaborazione culturale sia attraverso le varie forme di amatorialità (bande, cori,
teatro, orchestre, giornali di quartiere, concorsi di fotografia, ecc.), sia attraverso progetti artistici e
culturali ad hoc, nei quartieri o in porzioni di territorio cittadino, che coinvolgano in modo attivo e
creativo i cittadini o alcune parti delle comunità -giovani, donne, immigrati, ecc.- come avviene in
molti progetti di arte pubblica, arte sociale, ecomusei della memoria. Anche incentivando a
promuoverli le istituzioni culturali cittadine (teatri, musei, Triennale, orchestre, scuole d'arte) e, più
in generale, portando la cultura anche fuori dai luoghi dedicati.
Questo modo di intendere la politica culturale dà una grande importanza a tutte le realtà di
associazionismo e volontariato presenti nel territorio cittadino, soprattutto nei quartieri periferici.
Un primo aiuto può essere il censirle, registrarle e metterle in rete fornendo una piattaforma/sito
web che consenta la loro conoscenza, interazione e un rapporto fluido con l'amministrazione
comunale.

Milano interculturale
La multiculturalità di Milano è un fatto (anche se non gradito a tutti), l'interculturalità è un
obbiettivo e insieme un metodo di lavoro culturale. Che tende a evitare i rischi opposti di un
modello “assimilazionista”di gestione del problema dell'immigrazione ( francese) e di quello
“ghettizzante” (britannico).
Conoscere e conoscersi, frequentarsi, entrare in un rapporto di rispettosa reciprocità è il modo più
efficace per superare pregiudizi, diffidenza, paura. Per questo occorre moltiplicare i luoghi e le
occasioni di incontro culturale: per scambiare conoscenze ma anche per creare, produrre novità
culturali ibridando gli apporti culturali diversi, con particolare attenzione ai giovani e alle seconde
generazioni che vivono già la condizione di “doppia appartenenza” linguistica e culturale. Un
compito fondamentale spetta alla scuola che va sostenuta nella promozione di attività
complementari e progetti multiculturali (corsi di lingue, menù etnici, celebrazioni delle altre
festività).
Ma è maturo il tempo di andare oltre l'interesse e la curiosità per gli aspetti folklorici delle altre
culture e di cominciare a pensare a spazi pubblici multiculturali come luoghi di conoscenza, di
dibattito e come laboratori creativi multiculturali. Soppressa di fatto l'esperienza della Casa delle
culture del mondo della Provincia, Milano è una delle poche grandi città italiane a non avere un
Centro multiculturale che sia insieme vetrina delle diverse culture, dei loro talenti artistici , luogo
di servizi e di scambio culturale. Così come si dovrebbe cominciare a progettare un sistema di
scambi internazionali fra artisti, allievi delle accademie d'arte, dei conservatori, delle università
creando reti internazionali basate proprio sui rapporti privilegiati con i paesi di origine dei nuovi
italiani.
Da valutare l'idea di una Consulta interculturale che presenta aspetti problematici soprattutto in
relazione alla difficoltà di dare effettiva rappresentatività alle articolate espressioni delle diverse
comunità. E' comunque necessario trovare luoghi e sedi di coinvolgimento nelle decisioni pubbliche
delle associazioni di comunità e delle loro personalità leader. Il mancato diritto di voto
amministrativo agli stranieri residenti costituisce non solo un grave limite alla democrazia ma
anche un ostacolo al loro protagonismo sociale e culturale. Nell'affrontare i problemi culturali legati
all'immigrazione prendiamo a monito le parole dell'antropologo Marco Aime: Esaltate a livello
folkrorico-culturale, le minoranze vengono quasi sempre ignorate quando si tratta di diritti. Come
se si trattasse di compagnie di teatranti, buoni per fare spettacolo ma non per partecipare al
banchetto del re.

Dare un tetto alle idee


Il problema degli spazi è cruciale per la cultura. Utilizzare meglio quelli che esistono, crearne di
nuovi, aiutare le associazioni a trovare una casa, animare la vita dei quartieri con luoghi e spazi che
siano anche presidi di legalità e sicurezza. Una buona politica amministrativa cittadina è in grado di
modulare diverse soluzioni. Vediamone qualcuna.

• Potenziare ruolo e mezzi delle biblioteche civiche, facendone veri e propri centri di vita
culturale dei quartieri (anche attraverso un estensione dell'apertura serale e nei week end)
• Apertura pomeridiana delle scuole per attività di quartiere, attività scolastiche integrative,
corsi, attività associative e amatoriali.
• Riuso temporaneo di spazi pubblici e privati in attesa di destinazione definitiva attraverso
contratti temporanei di comodato o affitto a volontariato, associazionismo, imprese sociali e
cooperative, soprattutto giovanili.
• Privilegiare le associazioni, il volontariato, le imprese sociali e le cooperative di giovani
nell'assegnazione degli spazi del demanio comunale, evitando l'indecoroso spreco di spazi
abbandonati e inutilizzati a fronte di una forte domanda.
• Avere almeno uno spazio di incontro e animazione culturale, o un centro di comunità, in
ogni quartiere.

Chiarezza, trasparenza e modulazione dei finanziamenti


Il modo più appropriato per indirizzare i finanziamenti (e altre forme di sostegno come
l'assegnazione degli spazi) verso i soggetti e le finalità sopra indicate è quello dei bandi e degli
incentivi (contributi ad hoc o maggiorazione di contributi) con una chiara indicazione degli
obbiettivi e dei risultati attesi.
L'ammontare complessivo delle risorse disponibile può essere arricchita dal concorso di
finanziamenti privati messi a disposizione da imprese, fondazioni, istituti bancari che condividano
le finalità e i criteri individuati dalla pubblica amministrazione.
Un altra forma di sostegno appropriata per alcuni soggetti e finalità (teatri, cinema, ristrutturazione
di immobili) può essere un fondo di garanzia per prestiti da concordare con istituti bancari.
Al fine di aiutare i diversi soggetti a concorrere ai bandi, sburocratizzando le procedure e nello
stesso tempo garantendo buon utilizzo delle risorse e controllo dei risultati, è molto utile dotare
l'amministrazione di un team di facilitatori. Più che un compito di selezione i facilitatori avranno
quello di assistere nella stesura e migliorare la rispondenza dei progetti agli obbiettivi individuati,
facendo crescere la competenza organizzativa, espositiva e amministrativa degli estensori. Essere
insomma non tanto giudici quanto propulsori e sostenitori della capacità progettuale dei soggetti
interessati.

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