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PROPOSTA DI INTERVENTI LOCALI

A SOSTEGNO DEI DISOCCUPATI OVER40

GRUPPO DI LAVORO “COESIONE SOCIALE”

Sottogruppo “ADULTI IN DIFFICOLTA’”

Il presente documento integra le proposte inviate dalla nostra Associazione sul tema della
disoccupazione in età “matura” al solo scopo di cercare di descrivere e rappresentare il
fenomeno dell’espulsione degli over40 dal ciclo produttivo con alcuni riferimenti alla realtà
milanese e lombarda

L’espulsione degli over40 dal ciclo produttivo


Il fenomeno della disoccupazione in età matura over40 ha origine lontane nel tempo e più
precisamente alla metà degli anni ’90 quando nei Paesi Europei industrializzati cominciarono a
diffondersi le teorie “young in, old out” importate dagli USA, dal Giappone e dalla Corea.
Se il costo era ed è uno dei fattori all’origine di questa scelta, è importantissimo sottolineare
che questo non è però l’unico fattore e in molti casi neppure il più importante.
Le rapide e profonde modifiche avvenute nei settori industriali e produttivi (globalizzazione,
aumento della competitività, nuovi mercati emergenti, ecc.) spingono le imprese a rapidi
mutamenti sia sul piano delle strategie di mercato che dell’organizzazione del lavoro.
Una realtà che spesso si scontra con le capacità di adattamento da parte di lavoratori, specie di
quelli con esperienza collaudata e/o medio-alti livelli di professionalità, di fronte a scelte
spesso incomprensibili e altrettanto spesso dimostratesi poi fallimentari.
A tutto ciò aggiungiamo il lungo periodo di tempo durante il quale la tendenza da parte degli
imprenditori è stata quella di privilegiare gli aspetti finanziari, da cui hanno avuto poi origine le
tante bolle speculative, a scapito di quella che dovrebbe essere una naturale vocazione verso
gli aspetti della produzione e dell’innovazione.
Queste scelte hanno finito per attribuire una importanza primaria alla velocità di assimilazione
ed interpretazione dei cambiamenti da parte dei lavoratori, a scapito del riconoscimento di
valori quali la competenza e la professionalità.
Infine, le normative sui contratti flessibili hanno giocato un ruolo determinante nell’espulsione
di tanti over40 dal ciclo produttivo, espulsioni attuate con vari metodi (licenziamenti, incentivi
alle dimissioni, dimissioni “volontarie” estorte con il mobbing, ecc.), e di rimpiazzarli con
giovani assunti con contratti capestro, dei quali ci si può liberare con facilità ma, che
soprattutto, sono pronti ad eseguire acriticamente quanto loro imposto dalle logiche aziendali.
In sostanza possiamo riassumere che le motivazioni del fenomeno della disoccupazione in età
matura sono dovute ad un mix di motivi tale da determinare un pericolo, reale o presunto,
percepito da parte del management aziendale di essere sottoposti a critiche e opposizioni che
potrebbero avere effetti dirompenti e che comunque potrebbero creare ostacoli ai propri
disegni.
Limitandoci ad una focalizzazione sulla realtà della Provincia di Milano secondo i dati forniti
nell’aprile del 2007 dall’Assessore Provinciale al Lavoro il 70% dei nuovi avviamenti al lavoro
avveniva tramite contratti a termine della durata di tre mesi mentre un 20% avveniva con
contratti della durata di un solo 1 giorno.
In Provincia di Milano operavano 13 Centri per l’Impiego Pubblici e 170 Agenzie Private. Ogni
100 lavoratori che trovavano una occupazione:
- 3 la trovavano grazie all’aiuto di un CPI
- 4 la trovavano grazie alle Agenzie Private
- 93 trovavano lavoro grazie a conoscenze personali
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Secondo dati forniti da Italia Lavoro al Convegno di Castellanza del 15 dicembre 2007 il tasso
di occupazione degli over50 in Italia era del 37% (40% nel Nord Italia), mentre quello degli
over55 a livello nazionale era del 33% di 13 punti percentuali al di sotto della media europea.
Per quanto riguardava la Lombardia il tasso degli over50 attivi era pari al 28% di ben 5 punti
percentuali al di sotto della media italiana e a ben 22 punti di distanza dall’obiettivo del 50%
che, secondo gli accordi di Lisbona, avremmo dovuto raggiungere entro il 2010.
Non abbiamo dati più recenti disponibili ma è legittimo ritenere che, considerando la
perdurante crisi occupazionale, con un trend di crescita della disoccupazione, del tutto
incurante dei timidi segnali di ripresa dell’economia, il numero dei disoccupati “maturi” si sia
ulteriormente incrementato negli ultimi tre anni.
Una considerazione che trova conferma nei dati Istat sull’aumento degli “inattivi” e degli
“scoraggiati” (definizione con la quale Istat identifica i disoccupati che non cercano più lavoro
in quanto certi di non avere possibilità di trovarlo).
Laddove esistesse una volontà politica varrebbe la pena di approfondire la ricerca sul reale
fenomeno quantitativo della disoccupazione “matura” coinvolgendo, ad esempio, l’Inps che, a
nostro avviso, è l’unico Istituto che disponga di dati reali sul numero dei lavoratori dipendenti
che hanno interrotto i versamenti contributivi, su coloro che sono passati a diverse casse
previdenziali, su quanti hanno aderito alla contribuzione volontaria, ecc.
Tutto ciò premesso, pur considerando che i principali interventi in materia di lavoro e contrasto
alla disoccupazione competono al Governo Centrale e in subordine alle Regioni e alle Province,
è possibile ed auspicabile che anche a livello comunale, in particolare in realtà metropolitane
delle dimensioni di Milano, possano essere attuate misure su questi temi di grande
importanza per la vita di tante persone e dei loro nuclei familiari.
Misure attuabili per intervento diretto dell’Amministrazione Comunale in stretta collaborazione
con Provincia e Regione.
Prima di entrare nel merito di alcune ipotesi di lavoro ci preme sottolineare l’importanza di
considerare, all’interno della fascia dei disoccupati “maturi”, coloro che hanno perso il lavoro a
livello individuale e che nella maggior parte dei casi sono del tutto privi di qualsiasi forma di
ammortizzazione sociale così come l’immensa, e spesso invisibile, platea dei “forzati” della
Partita IVA, per molti una scelta obbligata per poter aspirare ad una qualsiasi possibilità di
lavorare.
Diciamo questo perché ogni qualvolta ci si trovi ad affrontare questo problema si tende a fare
riferimento in particolar modo solo ai lavoratori in cassa integrazione o in mobilità. E’
certamente più facile e politicamente più “redditizio” interessarsi di una azienda la cui crisi ha
determinato la cassa integrazione per decine o centinaia di lavoratori. Certamente nessuno
intendere mettere in discussione le difficoltà di questi lavoratori i quali, pur tuttavia, possono
contare per un certo periodo di tempo, almeno su di una forma ridotta di reddito. Ben pochi si
interessano delle centinaia di migliaia di disoccupati, precari e sottoccupati, spesso del tutto
privi di reddito, isolati, depressi e con gravi problemi di sopravvivenza.

9. Criteri di gestione di progetti a sostegno della ricollocazione di disoccupati over40.


Sia a livello Regionale che Provinciale vengono annualmente finanziati progetti a sostegno
della ricollocazione dei disoccupati. Tali progetti impegnano considerevoli risorse
economiche il cui ritorno concreto in termini di nuovi posti di lavoro si è ad oggi dimostrato
a dir poco fallimentare. Cosa certa è che questi fondi alimentano il business di una quantità
di imprese private che operano, almeno in teoria, a sostegno della ricollocazione.
Di norma, fatto 100 il valore pro-capite erogato al fine di accompagnare un disoccupato
nella ricerca di un nuova occupazione, il 70-80% di questa cifra entra nelle casse della
società che lo prende in carico. Il rimanente 20-30% va al soggetto che ha aderito al
progetto. In altre parole il disoccupato aderisce al progetto, la cui durata può anche
protrarsi per diversi mesi, percependo un contributo attorno ai 300 euro mensili.
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Durante questo periodo le principali attività consistono in una fase di coaching, in alcuni casi
in un bilancio delle competenze e, infine, in uno o più corsi di formazione estratti dai
cataloghi della società che eroga il servizio e ben difficilmente adeguati alle specificità del
soggetto coinvolto. Al termine del percorso in rari casi si arriva ad inserire il disoccupato in
uno stage presso un’azienda o, ancora più raramente, a procuragli un colloquio di lavoro.
Nella stragrande maggioranza dei casi, ultimato il percorso progettuale, il disoccupato viene
invitato a spedire il curriculum alle aziende o ad inserirlo in siti web dedicati a questo scopo.
E’ nostra convinzione che i fondi pubblici possano e debbano essere usati diversamente e
soprattutto in modo più efficace attraverso:
a) Una selezione accurata degli operatori che si candidano a gestire i progetti varati dalla
Pubblica Amministrazione affidando gli stessi solo ad operatori in grado di dimostrare:
- di avere investito risorse economiche adeguate al fine di individuare le esigenze reali
delle aziende presenti sul territorio comunale / provinciale;
- l’esistenza di impegni sottoscritti con aziende del territorio che prevedano l’impegno
delle stesse ad inserire (contratto temporaneo, periodo di prova, stage retribuito,
ecc.) lavoratori rispondenti alle proprie esigenze produttive;
- le competenze nella formazione dei soggetti interessati in relazione alle esigenze
emerse dal rapporto con aziende del territorio e dagli impegni con esse sottoscritti.
b) La revisione totale dei criteri di ripartizione dei contributi pubblici con particolare
riferimento ai disoccupati privi di qualsiasi ammortizzatore sociale (indennità di
disoccupazione, cassa integrazione o mobilità). Considerando la situazione di difficoltà
nella quale il disoccupato si viene a trovare e le sue necessità di sopravvivenza durante
tutto il periodo di partecipazione al progetto per la sua ricollocazione, dovrà essere a lui
riconosciuto almeno il 60% del contributo pubblico pro-capite previsto. Il restante 40%
andrà alla società che ne segue il processo di riavviamento al lavoro.
c) Le società che seguono il processo di riavviamento al lavoro e che hanno come propria
missione la formazione orientata devono essere certificate dal Comune di Milano
attraverso una valutazione anche da parte delle Università se non prevedere che siano
le Università stesse a farsi carico direttamente di tale processo di riavviamento al
lavoro, eliminando in questo modo gli interessi privati speculativi.

10. Azione di contrasto all’espulsione degli over40


L’azione di contrasto da parte del Comune di Milano deve essere rivolta verso tutte le
imprese che usufruiscono di commesse sia da parte del Comune che da parte delle
consociate e partecipate.
Tale contrasto si deve articolare nella fissazione di criteri di assegnazione e conservazione
dell’appalto ove la presenza e/o l’assunzione di personale over40 rappresenti un ulteriore
parametro selettivo per la partecipazione all’appalto stesso.

Milano, 26/01/2011

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