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modo nella Milano di oggi, una metropoli che si trova in piena crisi e si interroga su come riscrivere
il patto sociale che regola i rapporti tra i suoi cittadini.
La nostra proposta consiste nel guardare ai numerosi centri sportivi presenti sul territorio del
Comune non solo come a delle attività meritevoli e quindi da sostenere, ma come una vera e
propria ricchezza da utilizzare nel più ampio contesto della creazione di una rete di socializzazione
ramificata in ogni ruolo ed in ogni quartiere.
1) Superare l’attuale modello organizzativo dello sport milanese, che in massima parte si
divide tra società private che si gestiscono autonomamente (facendo ricorso soprattutto al
volontariato) e i centri sportivi gestiti da Milanosport, con elevati costi che ricadono sulla comunità.
3) Affidare la traduzione pratica delle linee programmatiche a consorzi di società suddivisi su
base territoriale e con significative autonomie gestionali.
4) Sancire in maniera chiara ed inequivocabile la primaria importanza sociale dello sport come
attività culturale e fautrice di integrazione tra i cittadini, con riferimento soprattutto alle
differenze sociali ed etniche che caratterizzano la Milano.
5) Ridefinire i criteri di finanziamento di società e centri sportivi secondo i seguenti pattern:
a) Presenza di tariffe agevolate per i corsi
b) Presenza di programmi di avviamento allo sport delle fasce più deboli, con particolare
riferimento ad anziani, disabili ed immigrati
c) Capacità di interagire con le scuole, notoriamente carenti su questo punto, per favorire l’attività
di base.
d) Apertura alle iscrizioni senza selezione in base al merito sportivo. Le realtà sportive che fanno
selezione perché affiliate a club professionistici e/o in grado di autosostenersi non hanno diritto a
finanziamenti.
e) Presenza nell’organico di personale propriamente formato e inquadrato con contratti non precari
(su questo punto proponiamo convenzioni con la facoltà di Scienze Motorie).
6) Affidare al tavolo tecnico la costruzione di una rete che, oltre a coordinare i centri sportivi
nel contesto di un modello condiviso, ne favorisca l’integrazione con le agenzie educative
tradizionali. Essendo ben note le carenze della scuola, dei CAG e in generale dei servizi del
territorio, è fondamentale supportarne l’attività sfruttando la capillare penetrazione dei centri
sportivi nelle periferie. Essendo già dei punti di riferimento per un’ampia parte della cittadinanza,
essi possono diventare dei veri e propri luoghi di ascolto dei bisogni del territorio, attraverso la
condivisione di spazi, di singole attività, ma soprattutto di idee che, nascendo nei singoli contesti di
zona, potranno poi essere condivisi ed affrontati in maniera adeguata. Da questo punto di vista,
Milano ambisce a diventare il laboratorio di un nuovo sistema di welfare.