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LA MATERIA

LA MATERIA
1.B PRE-TEST
1.C OBIETTIVI
1.1 COS LA MATERIA?
1.2 CORPI E SOSTANZE
1.2.1 CORPI PURI E MISCELE
1.2.2 LE SOSTANZE

1.3 LIDEA DI ELEMENTO E LA SUA


EVOLUZIONE STORICA
1.V VERIFICA SE HAI CAPITO

ESERCIZI

LA MATERIA
1.B PRE-TEST
Individua tra le specie seguenti le sostanze,
distinguendole in sostanze semplici e sostanze
composte:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.

acqua di mare
acido solforico
diamante
bronzo
aria
acqua distillata
zolfo

esistere;
comprendere il modello particellare della materia in
riferimento alle trasformazioni fisiche;
distinguere i corpi puri dai corpi non puri;
sapere che cosa si intende per fase;
riconoscere un miscuglio omogeneo da uno
eterogeneo;
comprendere lidea di sostanza e distinguere tra
sostanze semplici e sostanze composte;
usare in modo corretto il termine elemento.

1.1 COS LA MATERIA?

Soluzione

1.C OBIETTIVI
Al termine di questa Unit dovrai essere in grado di:
conoscere gli attributi essenziali della materia e le
caratteristiche dei tre stati fisici in cui questa pu

Se si chiedesse a qualcuno di spiegare cos la


materia, probabilmente ci risponderebbe: Tutto
quello che ci circonda; questo, tuttavia, non direbbe
nulla di preciso su cosa sia la materia e su quali siano
le sue caratteristiche peculiari. Volendo, ad esempio,
descrivere in modo oggettivo loggetto sedia,
potremmo individuare gli elementi essenziali che la
caratterizzano, e cio un piano orizzontale dove ci si
siede, collegato ad un elemento perpendicolare, dove

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appoggiarsi; il tutto appoggiato su quattro elementi
verticali di altezza opportuna. Avremmo cos
espresso gli attributi essenziali che permettono di
identificare un certo oggetto come una sedia,
inserendolo in una certa categoria e collegandolo
con il concetto di sedia.
Procedendo in modo simile per la materia, vanno
individuati i suoi attributi essenziali, che la rendono
materia e non qualcosaltro. Questi ATTRIBUTI
possono essere sintetizzati cos:
la materia caratterizzata da tre stati fisici
(solido, liquido, gassoso);

possibile passare da uno stato allaltro in


opportune condizioni;

ci avviene attraverso trasformazioni invertibili;

in queste trasformazioni si ha sempre


conservazione della massa.

I corpi, quindi, possono esistere in tre stati fisici: se


consideriamo, ad esempio, H2O, questa potr essere
sotto forma di ghiaccio (solido), acqua (liquido) e

vapore acqueo (gas); gli stati fisici sono caratterizzati


da alcuni attributi macroscopici essenziali che
permettono di distinguerli uno dallaltro in modo
immediato.
SOLIDI: hanno forma, massa e volume definiti
e non sono compressibili.

LIQUIDI: hanno massa e volume definiti,


assumono la forma del recipiente e sono poco
compressibili.

GAS: hanno massa definita, non hanno un


volume definito, ma occupano tutto lo spazio
disponibile (devono, quindi, essere conservati in
recipienti chiusi), assumono la forma del recipiente e
sono molto compressibili.

Da sempre, gli scienziati hanno cercato di


interpretare i fenomeni del mondo naturale con
modelli e teorie che spiegassero in modo unitario
una serie di fenomeni apparentemente molto diversi

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tra loro. Lobiettivo era quello di calare nella
complessit delle osservazioni uno schema
interpretativo globale.
In relazione agli stati fisici della materia ed alle
trasformazioni che permettono di passare da uno
stato allaltro, stato elaborato un modello semplice
che permette non soltanto di interpretare i fenomeni
osservati, ma anche di avanzare previsioni su altri
fenomeni. Si tratta del
MODELLO PARTICELLARE
Gli assiomi fondamentali di questo modello sono i
seguenti:
1. Tutti i corpi sono costituiti di particelle.
2. Una particella indivisibile.
3. Una particella conserva sempre la propria
forma, cio indeformabile.
4. Una particella di un determinato corpo ha un
volume definito, diverso da quello della particella di
un altro corpo.
5. Una particella di un determinato corpo ha

sempre una certa massa, diversa da quella della


particella di un altro corpo.

Un certo corpo puro sar costituito sempre da


particelle dello stesso tipo, che tuttavia saranno
organizzate in modi diversi a seconda dello stato
fisico: nello stato solido disposte in modo ordinato
molto vicine le une alle altre; un po pi lontane, ma
ancora vincolate, nello stato liquido; completamente
libere di muoversi nel gas.
Possiamo riconoscere queste caratteristiche
nellacqua che, pur essendo costituita sempre da
particelle dello stesso tipo, si presenta con le
caratteristiche tipiche dei solidi, dei liquidi o dei gas,
a seconda che sia sotto forma di ghiaccio, acqua o
vapore acqueo, rispettivamente.

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a) stato solido

b) stato liquido

c) stato gassoso

La materia, quindi, pu essere definita a partire dai suoi attributi caratteristici ed soggetta a trasformazioni di
vario genere: esistono TRASFORMAZIONI CHIMICHE e TRASFORMAZIONI FISICHE, per il momento
ci concentriamo soltanto su queste ultime, che possono essere messe in relazione con i passaggi di stato. Le
trasformazioni chimiche (o reazioni chimiche) verranno introdotte successivamente.

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materia
corpo
(porzione di materia)

corpo puro
(una sola sostanza)

sost. semplice
(un solo elemento)

sost. composta
(pi elementi)

miscela
(pi sostanze)

m. omogenea
(una fase)

m. eterogenea
(pi fasi)

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1.2 CORPI E SOSTANZE
1.2.1 CORPI PURI E MISCELE

La materia, che abbiamo descritto nei suoi attributi


essenziali, costituita da corpi;
un CORPO una porzione limitata di materia
Nellambito dei corpi, possibile distinguere tra
corpi PURI e corpi NON PURI:
un CORPO PURO costituito da particelle di
un unico tipo e pu essere anche indicato con il
termine sostanza (pura) (N.B. in questo caso
lattributo pura non strettamente necessario, ed
assume un significato diverso da quello
comunemente inteso); un corpo puro quindi
costituito da una sola sostanza.

un CORPO NON PURO (che pu essere


chiamato anche MISCELA o miscuglio) invece

costituito da pi sostanze diverse, ciascuna delle


quali mantiene la propria identit e pu, attraverso
un metodo adatto, essere separata dalle altre.
Per distinguere i diversi tipi di miscele, definiamo la
FASE come:
una porzione di materia separata dalla parte restante
per mezzo di superfici definite; ogni punto di una
fase caratterizzato dalle stesse propriet fisiche.
Esistono, quindi, miscele OMOGENEE, costituite
da una sola fase, e miscele ETEROGENEE, in cui
sono presenti pi fasi. Nelle miscele omogenee ogni
parte presenta le stesse propriet fisiche, mentre in
quelle eterogenee possibile distinguere parti che
hanno propriet fisiche diverse.
Consideriamo ora alcuni esempi.
Laria una miscela di gas, costituita
prevalentemente da azoto ed ossigeno, e da altre
specie gassose (ad esempio, gas nobili, biossido di
carbonio, vapore acqueo, ecc.), presenti in quantit
inferiore. E una miscela omogenea in quanto tutte le

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sostanze che la compongono sono in fase gassosa.
Sciogliendo un po di zucchero in acqua otteniamo
un altro esempio di miscela omogenea:
generalizzando si pu dire che le soluzioni sono
miscele omogenee. Daltra parte, se mescoliamo
lacqua con una sostanza non solubile, si ottiene una
miscela eterogenea tra solido e liquido che prende il
nome di sospensione.
Nel caso di due o pi liquidi, si ha un sistema
omogeneo solo se questi sono completamente
miscibili tra loro; la miscela acqua-olio rappresenta
invece un esempio di sistema eterogeneo, in quanto
lolio tende a galleggiare e non si mescola con
lacqua. Sbattendo energicamente i due liquidi si pu
ottenere unemulsione, ma se questa non viene pi
agitata le due componenti tendono spontaneamente
a separarsi.
I metodi di separazione delle sostanze che
costituiscono le miscele variano a seconda che queste
ultime siano omogenee o eterogenee: ad esempio, i
componenti di una miscela di sabbia ed acqua
possono essere separati per filtrazione, mentre per
separare il sale disciolto nellacqua di mare

necessario ricorrere ad una trasformazione fisica,


come la distillazione, allontanando lacqua sotto
forma di vapore.
1.2.2 LE SOSTANZE

I termini corpo puro e sostanza sono stati


precedentemente indicati come due modi equivalenti
per esprimere lo stesso concetto. Cerchiamo ora di
precisare meglio il significato di SOSTANZA.
La sostanza pu essere definita secondo due livelli:

Livello empirico

Livello particellare
Sul piano empirico, le sostanze sono caratterizzate da
propriet ben definite (ad esempio, il punto di
ebollizione e di fusione, la densit, ecc.) diverse tra
una sostanza e laltra, ma che non variano in
porzioni diverse della stessa sostanza.

LA MATERIA
PROPRIETA FISICHE DI ALCUNE SOSTANZE

Sostanza

Densit

Punto di fusione (C)

Punto di ebollizione (C)

Carbonato di calcio
(CaCO3)

2,710

1339

898

Alluminio metallico
(Al)

2,702

660

2467

Cloruro di sodio
(NaCl)

2,165

801

1413

Quarzo
(SiO2)

2,635

1610

2230

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Se, ad esempio, sottoponiamo lacqua di mare (che
una miscela omogenea) a distillazione, otteniamo un
liquido che ha sempre le stesse caratteristiche
esteriori e che caratterizzato da propriet costanti,
indipendentemente dalle condizioni in cui stata
realizzata la distillazione o dalle caratteristiche della
soluzione di partenza. Quindi, le sostanze (in questo
caso, lacqua) conservano la loro identit quando
vengono sottoposte a trasformazioni fisiche.
Notiamo che solo le sostanze sono caratterizzate da
propriet costanti; le miscele delle stesse sostanze,
invece, possono presentare di volta in volta
composizione percentuale diversa, a cui
corrisponderanno propriet diverse.
Passando al livello microscopico, possiamo
affermare che
una sostanza costituita da unit strutturali
di un unico tipo
Le unit strutturali possono essere atomi, molecole o
ioni; i concetti di atomo, molecola, e ione, che

verranno ampiamente ripresi, non sono stati ancora


definiti, cos come quello di elemento, su cui ci
soffermeremo tra poco. Diamo, quindi, alcune
definizioni:
ATOMO: la pi piccola particella costitutiva
di un elemento ed caratterizzato da specifiche
propriet chimiche.

MOLECOLA: generalmente, corrisponde ad


un agglomerato definito e strutturato di atomi che
pu esistere in modo indipendente; caratterizzata
da specifiche propriet chimiche dovute agli atomi
presenti nel loro insieme. La decomposizione della
molecola negli atomi che la costituiscono fa venir
meno le sue propriet chimiche.

IONE: particella dotata di carica.

ELEMENTO: pu esistere sotto forma di


diversi isotopi, caratterizzato da un simbolo e da
un numero dordine (il numero atomico), che ne

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determina la posizione nella Tavola Periodica; gli
atomi di un certo elemento hanno tutti lo stesso
numero atomico.
Unultima distinzione permette di riconoscere
SOSTANZE SEMPLICI e SOSTANZE
COMPOSTE:
Le unit strutturali delle sostanze SEMPLICI
sono o atomi o molecole di un solo elemento,
generalmente formate da due o pi atomi uguali (es.
O2, diossigeno, O3, ozono, Cl2, dicloro, ecc.); i gas rari
(He, Ar, ...) formano molecole monoatomiche.

Le unit strutturali delle sostanze COMPOSTE


sono molecole formate da atomi di pi elementi
diversi (ad esempio, H2O, NaCl, ecc.).

Abbiamo quindi stabilito un legame tra sostanza


semplice ed elemento (una sostanza semplice
formata da molecole di un solo elemento), e tra
elemento ed atomo (latomo la pi piccola particella

costitutiva di un elemento chimico). Il prossimo


passo quello di approfondire il concetto di
elemento; daltra parte, latomo dovr essere studiato
nella sua struttura (struttura atomica).

1.3 LIDEA DI ELEMENTO E LA SUA


EVOLUZIONE STORICA
I FILOSOFI ANTICHI, volendo spiegare il mondo
reale con un numero limitato di principi, fecero
ricorso ad entit immateriali, che vennero definite
con il nome di Elementi; Talete identific questo
principio originario con lacqua, Anassimene con
laria, Eraclito con il fuoco.
Secondo unaltra scuola di pensiero, rappresentata in
particolare da Empedocle, la realt nelle sue diverse
manifestazioni era il risultato della combinazione
secondo proporzioni variabili di quattro principi: la
terra, lacqua, il fuoco e laria. Questa impostazione
ebbe grande influenza in diversi campi del sapere per
molti secoli, e si ritrova, anche se con un taglio
diverso, in Platone e in Aristotele.

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LAVOISIER (nel XVIII secolo) propone una
definizione di elemento legata alla pratica
sperimentale e ad un approccio di tipo scientifico;
lelemento associato con lidea di termine ultimo a
cui pu giungere lanalisi. Sono ritenuti elementi tutte
le sostanze che i metodi sperimentali a disposizione
non hanno ancora permesso di decomporre. Lo
sviluppo delle tecniche potrebbe rivelare che specie
considerate come elementi sarebbero invece sostanze
composte.
Il termine elemento viene usato da Lavoisier come
sinonimo di sostanza semplice.
Con la scoperta della STRUTTURA
DELLATOMO e degli ISOTOPI lidea di elemento
non pi sinonimo di sostanza semplice: viene
quindi caricata di nuovi significati ed associata al
numero atomico (cio il numero delle cariche
positive del nucleo), che permette di spiegarne la
posizione nella Tavola Periodica partendo dalla
struttura elettronica.
Gli isotopi sono specie atomiche caratterizzate da

uno stesso numero atomico (Z), ma da diverso


numero di massa (A = neutroni + protoni), dovuto
ad un diverso numero di neutroni nel nucleo;
essendo lelemento definito dal proprio numero
atomico, di uno stesso elemento possono esistere
diversi isotopi. Ad ogni isotopo (livello
microscopico) corrisponde una sostanza semplice
(livello macroscopico), caratterizzata da alcune
propriet specifiche.
Ad esempio, allunico elemento idrogeno (Z = 1),
sono in realt associate tre sostanze semplici
caratterizzate da propriet proprie:
idrogeno H (A = 1)
deuterio D (A = 2)
trizio T (A = 3)
Generalmente gli isotopi di una certa specie atomica
sono rappresentati da un unico simbolo; in questo
senso, lidrogeno rappresenta uneccezione, in
quanto i diversi isotopi vengono indicati con simboli
diversi.
Quindi, i termini sostanza semplice ed
elemento, spesso usati come sinonimi anche in
molti testi di chimica, esprimono concetti che

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andrebbero invece distinti.
Nella speranza che in futuro si arrivi ad una
maggiore chiarezza, questo esempio sottolinea lo
stretto legame tra i concetti ed il linguaggio usato per
esprimerli, ed invita ad un approccio critico anche
delle espressioni pi abituali.

1.V VERIFICA SE HAI CAPITO


1.V.1 Applica il concetto di sostanza e riconosci le
sostanze pure:
acqua
acqua + zucchero
acqua + sale
acqua + limatura di ferro
1.V.2 Tra le specie chimiche seguenti, indica quali
sono sostanze semplici e quali sostanze
composte:
ferro (Fe)
acqua (H2O)

rame (Cu)
sale da cucina (NaCl)
1.V.3 Riconosci le miscele omogenee e quelle
eterogenee:
acqua + zucchero completamente sciolto
acqua + sale insolubile
acqua + metanolo (miscibili)
acqua + olio (immiscibili)

LA MATERIA
Soluzione Pre-Test
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.

miscela omogenea o eterogenea


sostanza composta
sostanza semplice
miscela omogenea
miscela omogenea
sostanza composta
sostanza semplice

ESERCIZI
ESERCIZI
1) Individua tra le seguenti trasformazioni quelle di
natura fisica:
a) la dissoluzione dello zucchero in acqua
b) la produzione del vino per fermentazione del
mosto duva
c) lo scioglimento del ghiaccio
d) la formazione di ruggine su un chiodo di ferro
e) la sublimazione di CO2 nel ghiaccio secco
Soluzione
2) Distingui le sostanze semplici:
a) sciroppo
b) latte
c) rame
d) ossigeno
e) acqua
Soluzione

3) Nellelenco dellesercizio 2, distingui le sostanze


composte.
Soluzione
4) Nellelenco dellesercizio 2, distingui le miscele.
Soluzione
5) Quali delle miscele seguenti possono essere
separate mediante filtrazione?
a) acqua-zucchero
b) acqua-olio
c) brodo
d) acqua-limatura di ferro
Soluzione
6) Il sistema acqua-ghiaccio :
a) fisicamente omogeneo
b) fisicamente eterogeneo
c) chimicamente eterogeneo
Soluzione

ESERCIZI
7) Individua le soluzioni:
a) acqua gasata
b) latte
c) acqua e zucchero
d) olio e aceto
e) sangue
Soluzione
8) Un sistema formato da acqua + zucchero +
polvere di cacao :
a) a tre fasi
b) a due fasi
c) a una sola fase
Soluzione

9) La distillazione un metodo per separare due o


pi liquidi aventi:
a) differente densit
b) differente peso specifico
c) differente punto di ebollizione
d) differente energia cinetica
e) differente massa
Soluzione
10) Determina, per ciascuno dei seguenti schemi,
quali rappresentano sostanze pure e quali miscele di
sostanze. Indica, inoltre, se si tratta di sostanze
semplici o composte.

ESERCIZI
Soluzione

1a)

1b)

1c)

1d)

1e)

1f)

ESERCIZI
Soluzione

2a)

2b)

2c)

2d)

2 e)

2f)

ESERCIZI
SOLUZIONI
1.

2.
3.

c, e
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9.

Back

10. Primo schema


1a) sostanza pura - sostanza semplice
1b) miscela - sostanze semplici
1c) miscela - sostanza semplice/sostanza composta
1d) miscela - sostanza semplice/sostanza composta
1e) miscela - sostanze semplici
1f) miscela - sostanze composte
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c, d
e
a, b
Back

5.

d
Back

6.

b
Back

7.

b
Back

Back
4.

8.

a, c
Back

c
Back

ESERCIZI
10.Secondo schema
2a) sostanza pura - sostanza semplice
2b) miscela - sostanza semplice/ sostanza composta
2c) miscela - sostanze semplici
2d) sostanza pura - sostanza composta
2e) sostanza pura - sostanza composta
2f) sostanza pura - sostanza semplice
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GLOSSARIO
ACIDI CARBOSSILICI
composti caratterizzati dal gruppo acido -COOH,
che pu dare legami a idrogeno conferendo loro
punti di ebollizione relativamente elevati e
miscibilit in acqua (termini a basso peso
molecolare); il loro nome si ottiene con il termine
acido ed il suffisso -oico. Possono essere ottenuti
per ossidazione di unaldeide, inversamente
possono essere ridotti ad aldeidi e per sostituzione
dellOH formano vari derivati (tra cui, esteri ed
ammidi).
(Unit 14, pag. 27)
(OSSO) ACIDO
composto che in acqua d soluzioni con propriet
acide ottenuto per reazione di un ossido acido con
H2O; gli idracidi sono invece frutto di una
reazione diretta tra lelemento e H2.
(Unit 3, pag. 4)

ACIDO

di Arrhenius: sostanza che in acqua si dissocia


per dare ioni H+

di Brnsted-Lowry: donatore di protoni

di Lewis: accettore di una coppia di elettroni


(accolti in un orbitale vuoto disponibile)
(Unit 12, pag. 4)
AFFINIT ELETTRONICA
misura della variazione di energia che accompagna
lacquisto di un elettrone. Secondo le convenzioni
comunemente adottate, essa negativa se la
reazione esotermica, e positiva per processi
endotermici; passando da valori negativi a valori
progressivamente pi positivi, lacquisto di un
elettrone avviene con maggiore difficolt.
(Unit 5, pag. 12)
ALCANI
idrocarburi saturi, a catena lineare o ramificata, in
cui il C presenta ibridazione sp3 e forma
esclusivamente legami semplici; i loro nomi,
caratterizzati dal suffisso ano, costituiscono la base

GLOSSARIO
per costruire i nomi delle molecole pi complesse.
Sono composti apolari, in generale poco reattivi;
possono dare reazioni di combustione e di
sostituzione.
(Unit 14, pag. 9)
ALCOLI
composti caratterizzati dal gruppo polare - OH (cui
corrisponde nel nome il suffisso olo) che possono
essere interessati da legame a idrogeno tra molecole
adiacenti, con conseguente solubilit in acqua ed
elevate temperature di ebollizione. Possono essere
ottenuti per riduzione di aldeide o acido
carbossilico (alcool primario) o di un chetone
(alcool secondario); inversamente, ossidando un
alcool primario o secondario si ottengono
rispettivamente unaldeide e un chetone.
(Unit 14, pag. 19)
ALDEIDI
composti che presentano il gruppo carbonilico al
termine della catena ( - CHO), cui corrisponde il
suffisso di nomenclatura -ale e che possono essere

ottenuti per ossidazione di un alcool primario; per


riduzione danno alcoli primari, per ossidazione
acidi carbossilici.
(Unit 14, pag. 24)
ALOGENI
(Gruppo VII) tutti caratterizzati da molecole
biatomiche, possono presentarsi in diversi stati fisici
e sono molto reattivi; hanno propriet molto simili
tra loro, conseguenza della somiglianza tra le
strutture elettroniche. Nei composti possono
assumere diversi numeri di ossidazione.
(Unit 5, pag. 8)
AMMINE
derivati organici dellammoniaca, in cui atomi di
H sono sostituiti da radicali R. Nel nome vengono
indicati i nomi dei radicali, seguiti da ammina,
ma in certi casi si usano nomi comuni.
I composti a basso peso molecolare sono gassosi e
molto solubili in acqua, in cui danno soluzioni
basiche. Formano legami a idrogeno, ma rispetto
allacqua questi sono pi deboli a causa della

GLOSSARIO
minore elettronegativit di N rispetto ad O.
(Unit 14, pag. 30)
ANELLO AROMATICO
struttura caratteristica del benzene (C6H6) e dei suoi
derivati che comprende un anello esagonale in cui gli
atomi di C (ibridati sp2) presentano legami C - C
tutti equivalenti, con legami p delocalizzati; la
molecola reale del benzene pu essere considerata
come intermedia tra le due strutture possibili in cui
si hanno legami singoli e legami doppi alternati.
Lanello aromatico pu dare reazioni di
sostituzione.
(Unit 14, pag. 17)
ANODO
elettrodo cui associato il processo di ossidazione,
che rappresenta il polo negativo di una pila ed il
polo positivo di una cella elettrolitica.
(Unit 13, pag. 4 e pag. 20)
ATOMO
la pi piccola particella costitutiva di un elemento,

caratterizzata da specifiche propriet chimiche.


Riguardo alla struttura:

il nucleo costituito da protoni e neutroni

esso occupa un volume limitato dellatomo

in esso si concentra la quasi totalit della massa


dellatomo
(Unit 1, pag. 10, Unit 4 pag. 6)
BASE

di Arrhenius: sostanza che reagisce con gli ioni


+
H per formare acqua e, in alcuni casi, si dissocia
in acqua generando ioni OH-.

di Brnsted-Lowry: accettore di protoni

di Lewis: donatore di una coppia di elettroni


(Unit 12, pag. 4)
BLOCCHI
(nella T. P.)

Blocco-s: in cui gli elettroni pi esterni


occupano orbitali s, e che comprende i gruppi I e II
(primi due gruppi a sinistra).

Blocco-p: in cui gli elettroni esterni occupano

GLOSSARIO
orbitali p, e che comprende i gruppi III, IV, V, VI,
VII, oltre al Gruppo 0 (ultimi sei gruppi a destra).

Blocco-d: in cui vengono progressivamente


riempiti gli orbitali d, e che comprende elementi
nella parte centrale della Tavola.

Blocco f: in cui vengono riempiti gli orbitali f, e


che comprende lantanidi ed attinidi.
(Unit 5, pag. 7)
CATALIZZATORE
sostanza che si ritrova chimicamente inalterata alla
fine della reazione, in grado di aumentare la
velocit di una reazione, facendola avvenire
secondo un diverso cammino, a minore energia di
attivazione; non produce invece modifiche
sullequilibrio. Esempi: catalisi omogenea
(catalizzatore nella stessa fase dei reagenti),
eterogenea (catalizzatore in fase diversa),
enzimatica (reazioni in campo biologico
catalizzate da enzimi).
(Unit 10, pag. 9)

CATODO
elettrodo cui associato il processo di riduzione, che
rappresenta il polo positivo di una pila ed il polo
negativo di una cella elettrolitica.
(Unit 13, pag. 4 e pag. 20)
CELLA ELEMENTARE
unit che si ripete per dare luogo al reticolo
cristallino e che rappresenta la pi piccola porzione
del reticolo stesso; ogni cella elementare definita da
tre parametri lineari (lunghezza degli spigoli) e da tre
parametri angolari (angoli tra gli spigoli). La cella pi
semplice quella cubica, caratterizzata da spigoli
della stessa lunghezza e perpendicolari tra loro
(angoli di 90).
(Unit 7, pag. 5)
CHETONI
composti in cui il gruppo carbonilico si trova
allinterno della catena (- CO -), cui corrisponde il
suffisso di nomenclatura -one, e che possono essere
ottenuti per ossidazione di un alcool secondario; per
riduzione danno alcooli secondari, mentre sono

GLOSSARIO
difficilmente ossidabili.
(Unit 14, pag. 24)
COEFFICIENTI STECHIOMETRICI
coefficienti introdotti davanti alle formule del
simbolo di reazione, in modo che venga rispettato
il principio di conservazione della massa;
esprimono il numero relativo di molecole di
reagenti e prodotti che partecipano alla reazione,
ma possono assumere anche un significato
macroscopico legato alle quantit in peso di
sostanza coinvolte nella reazione.
(Unit 3, pag. 15)
COMPLESSO ATTIVATO
specie intermedia ad alto contenuto energetico,
formata dai reagenti di una reazione, che poi si
decompone per dare i prodotti; la differenza di
energia tra i reagenti ed il complesso attivato (cio
lenergia di attivazione) rappresenta una vera e
propria barriera energetica e fa s che la formazione
del complesso attivato sia spesso uno stadio lento.

La presenza di un catalizzatore, abbassando lenergia


di attivazione, permette di giungere pi agevolmente
al complesso attivato.
(Unit 10, pag. 9)
COMPOSTI ORGANICI
molecole che contengono principalmente C ed H, e
talvolta elementi elettronegativi (come O, N, P, S e
alogeni), studiate nel campo della chimica organica;
sono caratterizzate da strutture stabili in cui gli
atomi di C formano quattro legami covalenti,
dando origine a catene o anelli molto stabili di
varia lunghezza.
(Unit 14, pag. 3)
CONCENTRAZIONE
(di una soluzione) indica la quantit di soluto
presente in una certa quantit di soluzione e pu
essere espressa in vari modi:

molarit (M) = mol/l

normalit (N) = eq/l

molalit (m) = mol/kg solvente

GLOSSARIO
% peso = g soluto in 100 g di soluzione

% volume = g soluto in 100 cm3 di soluzione

frazione molare () = moli componente iesimo/ moli totali


(Unit 8, pagg. 4 e ss.)

CONFIGURAZIONE ELETTRONICA
indica come gli elettroni sono distribuiti negli
orbitali di un atomo e ne determina le propriet
chimiche; la configurazione elettronica pu essere
costruita a partire dal numero atomico, secondo un
procedimento di riempimento progressivo degli
orbitali ad energia crescente (principio dellAufbau).
(Unit 4, pag. 13)
CORPO PURO
porzione limitata di materia, costituita da
particelle di un unico tipo, che pu anche essere
indicato con il termine sostanza (pura): un corpo
puro quindi costituito da una sola sostanza.
(Unit 1, pag. 7)

COSTANTE DI AVOGADRO
(NA = 6,0221023) esprime il numero di particelle
contenute in una mole di qualsiasi specie chimica e
mette in relazione il numero di unit strutturali con
la quantit di materia.
(Unit 2, pag. 10)
COSTANTE DI DISSOCIAZIONE
(di un acido o di una base) costante di equilibrio
relativa alla dissociazione di un acido o di una base
che d una misura quantitativa di quanto la specie
dissociata, e quindi della sua forza (alti valori di K
specie molto dissociata acido/base forte, bassi
valori di K specie poco dissociata
acido/base debole).
(Unit 12, pag. 6)
COSTANTE DI EQUILIBRIO
(legge dellequilibrio chimico) rapporto tra il
prodotto delle concentrazioni allequilibrio dei
prodotti ed il prodotto di quelle dei reagenti
(ciascuna elevata ad un esponente pari al coefficiente
stechiometrico del simbolo di reazione bilanciato); il

GLOSSARIO
suo valore costante ad una certa temperatura.
Oltre a questa costante (Kc) possibile definire una
analoga costante (Kp) in cui, al posto delle
concentrazioni, compaiono le pressioni parziali dei
componenti gassosi che partecipano alla reazione.
(Unit 11, pag. 6)
DIAGRAMMA DI STATO
rappresentazione grafica che consente, per una
specie chimica pura, di conoscere i campi di
stabilit di ogni stato fisico in funzione della
temperatura e della pressione e di definire le
condizioni di temperatura e pressione alle quali
coesistono in equilibrio pi stati fisici.
(Unit 7, pag. 29)
DIFFRATTOMETRIA DI RAGGI X
Tecnica analitica che consente di identificare le
fasi cristalline presenti in un campione. Radiazioni
X di lunghezza donda opportuna vengono inviate
sul campione e danno luogo a fenomeni di
diffrazione; si ottiene un diffrattogramma, la cui
interpretazione permette di riconoscere le

sostanze presenti.
(Unit 7, pag. 5)
ELEMENTO
caratterizzato da un simbolo e da un numero
dordine, il numero atomico, che ne determina la
posizione nella Tavola Periodica; pu esistere sotto
forma di diversi isotopi.
Il termine veniva usato fino a Lavoisier come
sinonimo di sostanza semplice, ma con la scoperta
degli isotopi e della struttura dellatomo si carica di
nuovi significati.
(Unit 1, pag. 10)

ELETTROLISI
insieme di fenomeni che si verificano quando un
elettrolita viene attraversato da una corrente
elettrica, con trasformazione di energia elettrica in
energia chimica; affinch il processo avvenga, si deve
fornire energia per far avvenire una reazione redox
che avverrebbe spontaneamente nel verso opposto.
La forza elettromotrice associata al processo

GLOSSARIO
negativa.
(Unit 13 pag. 19)
ELETTROLITA
sostanza che in soluzione si scinde totalmente o
parzialmente in ioni, dando luogo al fenomeno della
dissociazione; in base alle modalit con cui questa
avviene si distinguono:

elettroliti forti, completamente dissociati in ioni


(sali, alcuni acidi e alcune basi)

elettroliti deboli, parzialmente dissociati in ioni


e parzialmente presenti sotto forma di molecole non
dissociate (soltanto acidi e basi).
(Unit 12, pag. 3)
ELETTRONEGATIVITA
esprime la tendenza di un atomo in una molecola ad
attrarre gli elettroni di legame e nella tavola periodica
diminuisce in un gruppo dallalto verso il basso ed
aumenta in un periodo da sinistra a destra; quindi, i
non-metalli hanno valori di elettronegativit elevati,
mentre i metalli sono caratterizzati da valori
inferiori. I valori relativi di elettronegativit di due

atomi impegnati in un legame permettono di


valutarne la polarit.
(Unit 6, pag. 11)
ENERGIA DI ATTIVAZIONE
(EA) di una certa reazione chimica la minima
energia che le particelle devono possedere quando si
urtano affinch la reazione avvenga. Se lenergia
di attivazione di una reazione elevata, in base alla
teoria cinetica, la frazione di molecole con energia
sufficiente sar piccolo, e quindi la reazione sar
lenta; la velocit sar pi elevata ad una temperatura
maggiore (energia cinetica media maggiore, quindi
frazione di particelle con energia sufficientemente
elevata pi grande). Il catalizzatore fa avvenire la
reazione con un meccanismo ad EA minore, e quindi
aumenta la velocit di reazione.
(Unit 10, pag. 7)
ENERGIA DI IONIZZAZIONE
energia necessaria per strappare un elettrone da un
atomo, trasformandolo in ione; generalmente, per
strappare elettroni successivi al primo sar necessaria

GLOSSARIO
una quantit di energia pi elevata.
(Unit 4, pag. 17)
ENERGIA DI LEGAME
energia per mole che deve essere fornita per
rompere un certo legame; la stabilit di una
molecola, quindi, tanto maggiore, quanto pi
alta la sua energia di legame.
(Unit 6, pag. 3)
ENTALPIA
(H) funzione di stato che corrisponde al calore di
reazione a P costante, e la cui variazione uno dei
fattori che si considerano per valutare la spontaneit
di una reazione chimica; le reazioni esotermiche
sono caratterizzate da H < 0, quelle endotermiche
da H > 0.
(Unit 9, pag. 5)
ENTROPIA
(S) funzione di stato che pu essere messa in
relazione con lo stato di disordine di un sistema e
che consente, unitamente alla variazione di entalpia,

di valutare la spontaneit di una certa reazione


chimica.
(Unit 9, pag. 10)
EQUAZIONE CINETICA
viene determinata sperimentalmente ed esprime la
relazione di proporzionalit tra la velocit di una
reazione e la concentrazione di uno o pi reagenti;
per una una generica reazione chimica
aA + bB prodotti, pu assumere una forma del
tipo: v = k [A]m [B]n.
Oltre a dipendere dalla concentrazione dei reagenti,
la velocit di reazione pu essere modificata da vari
fattori, tra cui la superficie di contatto tra i reagenti,
la temperatura, la presenza di luce o di catalizzatori.
(Unit 10, pag. 5)
EQUAZIONE DI CLAUSIUS-CLAPEYRON
valida per passaggi di stato di un sistema
costituito da ununica specie chimica ed esprime la
variazione della tensione di vapore al variare della
temperatura.
(Unit 7, pag. 13)

GLOSSARIO
EQUAZIONE DI STATO DEI GAS
PERFETTI
mette in relazione le variabili che descrivono un gas;
per n moli di gas: PV = nRT.
Modificando opportunamente questa relazione,
possibile risalire al peso molecolare ed alla densit
del gas.
(Unit 7, pag. 19)
EQUAZIONE DI VAN DER WAALS
(per i gas reali) lequazione di stato valida per i gas
ideali deve essere modificata riguardo a due aspetti:
il volume materialmente occupato dalle molecole del
gas e le interazioni tra le molecole stesse. Da un
lato, la pressione esercitata dal gas sulle pareti del
recipiente minore di quella di un gas ideale
mantenuto nelle stesse condizioni, dallaltro il
volume realmente a disposizione delle particelle
inferiore a causa del volume occupato dalle
molecole del gas.
(Unit 7, pag. 25)

EQUILIBRIO CHIMICO
situazione dinamica che si stabilisce in un sistema in
cui avvengono una reazione (diretta) e la sua
reazione inversa, per cui le concentrazioni dei
reagenti e dei prodotti sono costanti e le velocit
delle due reazioni assumono lo stesso valore; in
queste condizioni, il sistema mantiene invariate le
sue propriet dal punto di vista macroscopico.
(Unit 11, pag. 5)
ETERI
composti di formula generale R1- O - R2, nel cui
nome si indicano i radicali seguiti da etere; sono
complessivamente poco reattivi, in quanto il legame
etereo stabile, e possono essere usati come
anestetici.
(Unit 14, pag. 23)
FARADAY (leggi di)
relazioni che riguardano gli aspetti quantitativi
dellelettrolisi.
1. La massa di un certo elemento ridotta (o
ossidata) agli elettrodi durante unelettrolisi

GLOSSARIO
proporzionale alla quantit di elettricit che passata
attraverso la soluzione.
2. Le masse di diversi elementi ridotti (o ossidati)
dalla stessa quantit di elettricit sono proporzionali
ai loro pesi equivalenti.
(Unit 13, pag. 22)
FORMULA MINIMA
(o formula empirica) indica il numero relativo di
atomi dei diversi elementi contenuti in una sostanza
composta; pu essere determinata a partire dai
risultati dellanalisi qualitativa (composizione
percentuale).
(Unit 2, pag. 16)
FORZA ELETTROMOTRICE
(E) differenza di potenziale che si stabilisce tra le
due semicelle e che fornisce unindicazione
quantitativa della probabilit che nella cella
avvenga una certa reazione redox, per cui un
valore positivo della f.e.m indica che la reazione
redox corrispondente spontanea. In condizioni
standard, E = Ec - Ea.

(Unit 13 pag. 5)
FORZE INTERMOLECOLARI
(spesso indicate genericamente come forze di Van
der Waals) forme di interazione tra le molecole di
natura elettrostatica, pi deboli rispetto ai legami
ionici e covalenti, che conferiscono alle sostanze
propriet specifiche, rilevanti soprattutto allo stato
liquido e solido. Comprendono:

interazioni dipolo-dipolo

interazioni dipolo-dipolo indotto

interazioni dipolo indotto-dipolo indotto


(Unit 6, pag. 15)
GAS
stato fisico della materia in cui le particelle, sono
lontane ed hanno energia elevata, per cui si
muovono liberamente nello spazio disponibile; i
gas hanno massa definita, non hanno un volume
definito, ma occupano tutto lo spazio disponibile,
assumono la forma del recipiente e sono molto
compressibili.
(Unit 7, pag. 3)

GLOSSARIO
GAS IDEALE

le particelle sono soggette a continui movimenti


casuali;

le particelle hanno volume trascurabile rispetto


al volume del gas;

non vi sono interazioni tra le particelle;

gli urti tra le particelle sono perfettamente


elastici.
In pratica, i gas reali si avvicinano tanto pi al
comportamento ideale quanto pi bassa la
pressione e quanto pi alta la temperatura.
(Unit 7, pag. 16)
GAS NOBILI
(Gruppo 0) sono caratterizzati da una grande
inerzia chimica, che pu essere messa in relazione
con lo strato esterno completo, molto stabile. Si
presentano come molecole monoatomiche e, a
causa delle ridotte interazioni tra atomi, hanno
bassi punti di ebollizione e di fusione.
(Unit 5, pag. 8)

GRUPPI
(nella T. P.) colonne verticali che riuniscono gli
elementi con configurazioni elettroniche simili;
elementi di uno stesso gruppo presentano propriet
chimiche analoghe.
(Unit 5, pag. 6)
GRUPPO FUNZIONALE
raggruppamento di atomi che caratterizza le
principali categorie di composti organici e conferisce
alle molecole della classe propriet chimiche
caratteristiche; questo sistema permette di
raggruppare un vasto numero di composti in un
numero relativamente limitato di classi.
(Unit 14, pag. 19)
HESS (legge di)
il calore sviluppato in un processo chimico a
pressione costante indipendente dal fatto che il
processo avvenga in uno o pi stadi; associata alla
legge di Lavoisier-Laplace (il calore richiesto per
decomporre una sostanza uguale al calore
sviluppato nella sua formazione), permette di

GLOSSARIO
ricavare calori di reazione che non possono essere
misurati direttamente, a partire da reazioni di cui
sono noti i H.
(Unit 9, pag. 9)
IBRIDAZIONE
metodo per cui un certo numero di orbitali
atomici viene combinato attraverso un
procedimento matematico, per dare luogo allo
stesso numero di orbitali ibridi equivalenti,
caratterizzati da una specifica geometria
molecolare; la particolare forma degli orbitali
ibridi consente una sovrapposizione pi efficace e
permette quindi la formazione di legami pi forti.

Ibridazione sp3 (1 orbitale s + 3 orbitali p):


geometria tetraedrica, con angoli di circa 109

Ibridazione sp2 (1 orbitale s + 2 orbitali p):


geometria trigonale piana, con angoli di 120

Ibridazione sp (1 orbitale s + 1 orbitale p):


geometria lineare, con angoli di 180
(Unit 6, pag. 23)

IDROCARBURI
composti che contengono esclusivamente C ed H e
che possono essere alifatici (con struttura a catena)
o aromatici (derivati dal benzene); gli idrocarburi
alifatici si suddividono a loro volta in saturi
(contenenti solo legami C-C semplici) ed insaturi
(contenenti anche doppi e tripli legami).
(Unit 14, pag. 9)
IDROCARBURI INSATURI
comprendono alcheni e alchini: gli alcheni, in cui
il C ibridato sp2, presentano un doppio legame
C-C, hanno nomi caratterizzati dal suffisso ene e
danno principalmente reazioni di addizione al
doppio legame (tra cui, reazioni di
polimerizzazione); gli alchini sono idrocarburi
contenenti tripli legami (C ibridato sp), hanno
nomenclatura simile a quella degli alcheni
(suffisso -ene sostituito con ino) e danno
anchessi reazioni di addizione al triplo legame,
che si trasforma in legame doppio.
(Unit 14, pag. 13 e pag. 15)

GLOSSARIO
IDROLISI
fenomeno che nelle soluzioni acquose di sali pu
determinare un pH acido, neutro o basico per
linstaurarsi di equilibri acido-base dovuti a reazione
con il solvente (cio lacqua); solo gli ioni
generati dalla dissociazione del sale derivanti da
acidi o basi deboli danno reazioni di idrolisi.

soluzioni dei sali di acidi forti e basi forti:


soluzione neutra

soluzioni dei sali di acidi deboli e basi forti:


soluzione basica

soluzioni dei sali di acidi forti e basi deboli:


soluzione acida

soluzioni dei sali di acidi deboli e basi deboli: si


valuta caso per caso, confrontando la forza relativa
dellacido e della base.
(Unit 12, pag.13)
IDROSSIDO
composto caratteristico dei metalli ottenuto per
reazione tra ossido basico e acqua; in soluzione
acquosa presenta propriet basiche.
(Unit 3, pag.4)

IONE
particella dotata di carica; se la carica positiva si
parla di catione, se negativa di anione.
(Unit 1, pag. 10)
ISOMERI
composti caratterizati dalla stessa formula
molecolare, ma da formule di struttura diverse;
nellisomeria di struttura gli isomeri presentano
diversa disposizione nei legami che uniscono gli
atomi, mentre si ha isomeria geometrica nei
composti contenenti doppi legami, in relazione alla
posizione relativa dei sostituenti da parti opposte del
doppio legame.
(Unit 14, pag. 6)
ISOTOPI
atomi di uno stesso elemento caratterizzati tutti
dallo stesso numero atomico (cio lo stesso
numero di protoni), ma da un diverso numero di
neutroni nel nucleo (diverso numero di massa).
(Unit 4, pag. 5)

GLOSSARIO
LEGAME A IDROGENO
particolare tipo di interazione dipolo-dipolo,
caratterizzato da unintensit elevata e da un parziale
carattere direzionale, che pu formarsi quando un
atomo di H legato ad un atomo fortemente
elettronegativo. Pu essere intramolecolare
(allinterno di una stessa molecola) oppure
intermolecolare (tra molecole diverse); la sua
importanza legata al fatto che le propriet fisiche e
chimiche delle sostanze interessate si modificano in
misura rilevante.
(Unit 6, pag. 16)
LEGAME COVALENTE
legame che si forma tra atomi di elettronegativit
non troppo diversa, attraverso la condivisione di due
elettroni, ciascuno fornito da uno dei due atomi che
partecipano al legame; fortemente direzionale e
la zona di massima densit corrisponde al
segmento che unisce i nuclei degli atomi legati.
(Unit 6, pag. 8)

LEGAME COVALENTE DATIVO


(o coordinativo) legame in cui uno solo dei due
atomi fornisce entrambi gli elettroni di legame, ad
esempio mettendo a disposizione un doppietto
solitario.
(Unit 6, pag. 10)
LEGAME DI VALENZA (teoria del)
modello in cui la formazione di un legame
covalente viene interpretato in termini di
sovrapposizione tra gli orbitali dei due atomi
impegnati nel legame; il legame ottenuto tanto
pi forte quanto pi efficace la sovrapposizione
degli orbitali. Se la zona di sovrapposizione si
trova sulla congiungente tra i due nuclei si ha la
formazione di un legame ; per sovrapposizione
laterale, meno efficace, si ha invece la formazione
di un legami , generalmente pi debole rispetto
al legame .
(Unit 6, pag. 20)
LEGAME IONICO
legame adirezionale di natura elettrostatica, che si

GLOSSARIO
forma tra atomi con elevata differenza di
elettronegativit e che comporta lacquisto/cessione
di uno o pi elettroni.
(Unit 6, pag. 7)
LEGAME METALLICO
modello in cui il metallo viene rappresentato da
un reticolo di ioni positivi immersi in un mare di
elettroni delocalizzati, liberi di muoversi
allinterno del reticolo; pur nella sua semplicit,
permette di spiegare le principali propriet dei
metalli (conducibilit elettrica, lucentezza,
malleabilit e duttilit).
(Unit 6, pag. 18)
LEGGE PERIODICA
(Mendeleev, 1868) le propriet dei corpi semplici,
come le forme e le propriet delle combinazioni,
sono funzione periodica della grandezza del peso
atomico.
Egli propose quindi una classificazione basata sulla
similitudine nel comportamento chimico e sul peso
atomico crescente.

(Unit 5, pag. 4)
LIQUIDO
stato fisico della materia in cui le particelle, rispetto
al solido, sono pi lontane tra loro, meno ordinate,
ed hanno energia superiore, per cui sono in grado
di vincere le forze che le trattengono e di
muoversi, seppure in misura limitata; i liquidi
hanno massa e volume definiti, assumono la forma
del recipiente e sono poco compressibili.
(Unit 7, pag. 3)
MASSA ATOMICA RELATIVA
rapporto tra la massa assoluta di un atomo e la
massa della dodicesima parte dellatomo di 12C
(unit di massa atomica (uma) = 1/12 della massa
atomica del 12C).
La massa molecolare relativa si ottiene sommando le
masse atomiche relative degli atomi che
compongono una molecola.
(Unit 2, pag. 6)

GLOSSARIO
MASSA MOLARE
massa in grammi di una mole di sostanza,
generalmente espressa in grammi per mole
(g mol-1). Come la mole, anche la massa molare
pu essere riferita ad atomi, molecole e ioni.
(Unit 2, pag. 11)
MATERIA (attributi della)

la materia caratterizzata da tre stati fisici


(solido, liquido, gassoso)

possibile passare da uno stato allaltro in


opportune condizioni

ci avviene attraverso trasformazioni invertibili

in queste trasformazioni si ha sempre


conservazione della massa
(Unit 1, pag. 3)
METALLI ALCALINI
(Gruppo I) hanno tutti un elettrone s nello strato
esterno (ns1), sono molto reattivi e perdono
facilmente gli elettroni esterni, formando ioni stabili
con carica +1.

(Unit 5, pag. 8)
METALLI DI TRANSIZIONE
elementi distribuiti in tre serie (quarto, quinto e sesto
periodo) in cui si ha il riempimento degli orbitali 3d,
4d e 5d, rispettivamente; in questa zona della
Tavola periodica gli elementi presentano analogia
di propriet anche orizzontalmente, e questo pu
essere messo in relazione con la struttura elettronica
poco dissimile.
(Unit 5, pag. 9)
METALLI E NON-METALLI
la maggior parte degli elementi della tavola periodica
sono metalli, mentre i non-metalli sono concentrati
nella parte destra della tavola; metalli e non-metalli
vengono spesso separati da una linea diagonale a
scalini: gli elementi lungo questa linea sono i
metalloidi (o semi-metalli), con propriet intermedie.
Tra le propriet considerate per distinguere i metalli
dai non-metalli, la conducibilit elettrica e la natura
(acida o basica) degli ossidi.
(Unit 5, pag. 7)

GLOSSARIO
MISCELA
(detto anche corpo non puro) porzione di materia
costituita da pi sostanze diverse, ciascuna delle
quali mantiene la propria identit e pu, attraverso
un metodo adatto, essere separata dalle altre.
Esistono, miscele omogenee, in cui ogni parte
presenta le stesse propriet fisiche, e miscele
eterogenee, in cui possibile distinguere parti che
hanno propriet fisiche diverse.
(Unit 1, pag. 7)
MOLE
quantit di sostanza che contiene un numero di
particelle uguale a quello presente in 12 g di
carbonio 12. La mole permette di collegare il livello
microscopico (cio quello in cui si considerano
atomi, molecole, ecc.) con il livello macroscopico, in
cui si ha a che fare con quantit di sostanza che
possono essere pesate e maneggiate. A seconda della
specie chimica, esisteranno moli di atomi di
molecole, di ioni, di elettroni, ecc.
(Unit 2, pag. 10)

MOLECOLA
agglomerato definito e strutturato di atomi che pu
esistere in modo indipendente; caratterizzata da
specifiche propriet chimiche dovute agli atomi
presenti nel loro insieme.
(Unit 1, pag. 10)
NERNST (equazione di)
relazione che consente, noto il potenziale di una
reazione redox in condizioni standard, di ricavare il
potenziale della stessa reazione quando le
concentrazioni/pressioni parziali delle specie
coinvolte non sono unitarie.
(Unit 13, pag. 11)
NEUTRALIZZAZIONE
reazione acido-base usata nelle titolazioni; si
determina la concentrazione incognita di una
soluzione di acido (base) valutando il volume di una
soluzione di base (acido) a concentrazione nota
che la neutralizza completamente
(Unit 8, pag. 11, Unit 12 pag. 15)
NUMERO ATOMICO

GLOSSARIO
(Z) la caratteristica pi importante per definire
lelemento; esso esprime il numero dei protoni
presenti nel nucleo (e quindi anche il numero di
elettroni nellatomo neutro), nonch la posizione
dellelemento nella tavola periodica.
(Unit 4, pag. 6)
NUMERO DI COORDINAZIONE
in un solido, esprime il numero di particelle (o
sferette) con le quali una particella a contatto in
una determinata struttura. Ad esempio, le strutture
esagonale compatta e cubica compatta hanno
numero di coordinazione 12.
(Unit 7, pag. 7)
NUMERO DI MASSA
(A) esprime la somma dei neutroni e dei protoni
presenti nel nucleo; isotopi diversi dello stesso
elemento sono caratterizzati dallo stesso numero
atomico, ma da diverso numero di massa.
(Unit 4, pag. 6)

NUMERO DI OSSIDAZIONE
(N.O., detto anche stato di ossidazione) pu essere
messo in relazione con il numero di elettroni che un
atomo utilizza per formare legami ed esprime il suo
stato relativo di ossidazione o riduzione;
corrisponde alla carica ipotetica che ogni atomo di
una formula acquisterebbe attribuendo gli elettroni
di legame in base allelettronegativit degli atomi.
(Unit 3, pag. 3 e pag. 9)
NUMERO QUANTICO

N. Q. PRINCIPALE (n): pu assumere valori


positivi interi (1, 2, 3, ), indica il livello in cui si
colloca lelettrone, e quindi in relazione con le
dimensioni e lenergia dellorbitale.

N. Q. ANGOLARE (o secondario, l): pu


assumere valori interi positivi da 0 a n-1 (n il
numero quantico principale) ed indica la forma
geometrica dellorbitale.

N. Q. MAGNETICO (m): pu assumere ogni


valore intero, zero incluso, compreso tra +l e -l (l il
numero quantico angolare) e pu essere messo in
relazione con lorientamento dellorbitale nello

GLOSSARIO
spazio.

N. Q. DI SPIN (ms): esprime il senso di


rotazione dellelettrone attorno al proprio asse e pu
assumere i valori di e - .
(Unit 4, pag. 8 e pag. 10)
ORBITALE
funzione donda, soluzione dellequazione di
Schrdinger, che rappresenta una regione dello
spazio attorno al nucleo caratterizzata da unalta
densit elettronica, in cui massima la probabilit
di trovare lelettrone.
Esistono orbitali di diverso tipo (s, p, d, f),
ciascuno con caratteristiche proprie; ogni orbitale
pu contenere un massimo di due elettroni.
(Unit 4, pag. 9)
ORBITALE MOLECOLARE (teoria dell)
Un orbitale molecolare il risultato della
combinazione lineare degli orbitali atomici
appartenenti agli atomi che costituiscono la
molecola; questi orbitali molecolari possono essere
riempiti secondo regole analoghe a quelle che si

usano per gli orbitali atomici.


(Unit 6, pag. 25)
ORDINE DI REAZIONE
Nellequazione cinetica determinata
sperimentalmente:

lordine di reazione rispetto ad un singolo


reagente dato dallesponente cui elevata la
concentrazione di quel reagente

lordine globale della reazione dato dalla


somma degli esponenti delle concentrazioni dei
reagente.
(Unit 10, pag. 6)
ORDINE DI REAZIONE
Nellequazione cinetica determinata
sperimentalmente:

lordine di reazione rispetto ad un singolo


reagente dato dallesponente cui elevata la
concentrazione di quel reagente

lordine globale della reazione dato dalla


somma degli esponenti delle concentrazioni dei

GLOSSARIO
reagenti.
(Unit 10, pag. 6)
OSSIDO
composto binario con lossigeno; gli ossidi dei
metalli e dei non metalli, pur avendo formule
analoghe, hanno propriet diverse e si parla,
rispettivamente, di ossidi basici e ossidi acidi.
(Unit 3, pag. 4)
OTTETTO
configurazione molto stabile, caratteristica
dellultimo livello dei gas nobili, che gli altri elementi
tendono a raggiungere cedendo, acquistando o
condividendo elettroni, in modo assumere la
configurazione elettronica del gas nobile
precedente o seguente.
(Unit 6, pag. 4)

PARTICELLE SUBATOMICHE
Particella

Massa (rispetto a
quella del protone)

Carica (rispetto a
quella del protone)

Protone

+1

Neutrone

Elettrone

1 /1 8 4 0

-1

(Unit 4, pag. 6)
PERIODI
(nella T. P.) righe orizzontali, in cui gli elementi sono
disposti in ordine di peso atomico crescente; lungo
il periodo si ha una graduale variazione delle
propriet, legata alle variazioni nella struttura
elettronica.
(Unit 5, pag. 6)
PH
misura dellacidit o basicit di una soluzione; si
calcola attraverso il logaritmo decimale della

GLOSSARIO
concentrazione degli ioni idrogeno cambiato di
segno (pH = -log [H+]) e assume per lo pi valori
compresi tra 0 e 14.
(Unit 12, pag. 8)

legame pu essere quindi valutata calcolando la


differenza di elettronegativit (EN) dei due atomi
impegnati nel legame stesso.
(Unit 6, pag. 11)

PILA
sistema costituito da due elettrodi immersi in
opportune soluzioni, separate tra loro da un setto
poroso, che consente di trasformare energia chimica
in energia elettrica, mediante una reazione redox
spontanea; la forza elettromotrice assume valori
positivi.
(Unit 13, pag. 3)

POLIMERI
molecole formate da lunghe catene di unit che si
ripetono, derivate da molecole pi piccole, dette
monomeri, le cui propriet sono legate alla
struttura della catena che costituisce la molecola.
Possono essere ottenuti principalmente attraverso
reazioni di addizione (somma tra doppi legami) e
reazioni di condensazione (reazione tra gruppi
funzionali diversi).
(Unit 14, pag. 30)

POLARITA
distribuzione asimmetrica delle cariche in una
molecola, dovuta alla diversa attrazione esercitata
sugli elettroni di legame da atomi di
elettronegativit differente; si genera un dipolo, che
pu essere rappresentato formalizzando una
parziale carica negativa sullelemento pi
elettronegativo ed una parziale carica positiva su
quello meno elettronegativo. La polarit di un

POTENZIALE STANDARD DI RIDUZIONE


(E) potenziale della semicella considerata misurato
in condizioni standard rispetto alla semicella
standard ad idrogeno (platino lambito da H2 alla
pressione di 1 atm, immerso in una soluzione 1 M in
ioni H+); fornisce unindicazione sulla tendenza delle

GLOSSARIO
varie specie a dare ossidazione o riduzione.
(Unit 13, pag. 7)
PRINCIPIO DELLA MASSIMA
MOLTEPLICIT
(regola di Hund) se pi elettroni occupano orbitali
degeneri, essi occupano il maggior numero possibile
di orbitali singolarmente e con spin parallelo;
successivamente si dispongono gli altri elettroni,
che si accoppiano ai precedenti.
(Unit 4, pag. 14)
PRINCIPIO DI ESCLUSIONE DI PAULI
esclude che in un atomo o una molecola possano
coesistere due o pi elettroni caratterizzati dai
quattro numeri quantici uguali.
(Unit 4, pag. 11)
PRINCIPIO DI LE CHATELIER
permette di prevedere dal punto di vista qualitativo
come viene influenzato lequilibrio di un sistema da
una variazione di concentrazione, di temperatura e
di pressione; si basa sul fatto che ogni sistema in

equilibrio reagisce ad una perturbazione esterna con


uno spostamento dellequilibrio che si oppone alla
perturbazione.
(Unit 11, pag. 12)
PRODOTTO DI SOLUBILITA
costante di equilibrio relativa allequilibrio di
dissociazione di un solido poco solubile, fino ad
ottenere una soluzione satura in cui gli ioni di sale
disciolto sono in equilibrio con il soluto non sciolto
e la concentrazione del solido pu essere
considerata costante.Viene usato per composti a
bassa solubilit: i valori di Ks sono, quindi,
generalmente molto piccoli (anche inferiori a 10-40).
(Unit 12, pag 16)
PRODOTTO IONICO DELLACQUA
costante di equilibrio relativa alla dissociazione
dellacqua, in cui [H2O] pu essere considerata
costante ed inglobata nella costante; la costante
Kw = [H+] [OH-] assume a 25C il valore costante di
110-14 mol2 l-2e pu essere usata per calcolare [H+]

GLOSSARIO
quando si conosce [OH-], e viceversa.
(Unit 12, pag. 9)
PROPRIET COLLIGATIVE
propriet delle soluzioni che dipendono dal numero
di particelle presenti e non dalla loro natura, tra cui
labbassamento relativo della tensione di vapore,
linnalzamento ebullioscopico, labbassamento
crioscopico e la pressione osmotica. Le relazioni
valide per soluzioni ideali devono essere
modificate quando si considerano soluti che danno
dissociazione, introducendo il coefficiente di Vant
Hoff.
(Unit 8, pag. 14)
REAGENTE LIMITANTE
in una reazione chimica che avviene in presenza di
un eccesso di uno o pi reagenti, il reattivo che
si consuma completamente e che determina la
quantit massima di prodotto ottenibile.
(Unit 3, pag. 26)

REAZIONE CHIMICA
trasformazione per cui da una serie di sostanze,
(reagenti), si ottengono altre sostanze, (prodotti).
Ogni reazione chimica pu essere rappresentata con
un simbolo di reazione, in cui compaiono le formule
di tutte le specie che partecipano alla reazione.
(Unit 3, pag. 15)
REAZIONI DI OSSIDO-RIDUZIONE
(reazioni redox) processi che possono essere
interpretati ipotizzando un trasferimento di
elettroni dalla specie che si ossida a quella che si
riduce; confrontando il valore del N.O. di tutte le
specie presenti, possibile correlare le variazioni nel
N.O. con un acquisto o una cessione di elettroni.
(Unit 3, pag. 18)
RESA
rapporto percentuale tra la quantit di prodotto
realmente ottenuta e la quantit teoricamente
ottenibile; spesso le rese sono decisamente inferiori
al 100 % per ragioni legate alla formazione di

GLOSSARIO
sottoprodotti, alle manipolazioni necessarie per la
purificazione del prodotto, ecc.
(Unit 3, pag. 28)

appartenenti ad uno stesso gruppo della tavola


periodica presentano formule di Lewis uguali.
(Unit 6, pag. 5)

RETICOLO CRISTALLINO
struttura caratteristica di un solido cristallino,
risultato della ripetizione nelle tre dimensioni dello
spazio della cella elementare.
(Unit 7, pag. 5)

SISTEMA
porzione limitata di materia, distinta dallintorno,
che pu interagire con esso attraverso trasferimenti
di materia e di energia e pu essere aperto, chiuso o
isolato. Il suo stato viene definito dai valori di un
certo numero di variabili, che sono funzioni di
stato di quel sistema se la loro variazione in
seguito ad una trasformazione non dipende dal
cammino percorso, ma soltanto dagli stati iniziale
e finale.
(Unit 9, pag. 3 )

SALE
composto ottenuto sostituendo parzialmente o
totalmente gli H di un acido con un metallo; nei due
casi si ottengono rispettivamente sali acidi e sali
neutri.
(Unit 3, pag. 4)
SIMBOLI DI LEWIS
rappresentazione in cui il simbolo chimico
dellelemento rappresenta il nucleo con gli strati
interni di elettroni dellatomo e gli elettroni
cosiddetti di valenza, disposti nel livello esterno,
vengono rappresentati con puntini; elementi

SOLIDO
stato fisico della materia in cui le particelle sono
disposte in modo ordinato le une vicine alle altre e
hanno limitate possibilit di movimento a causa
delle forze di attrazione che le tengono insieme; i
solidi hanno forma, massa e volume definiti e non

GLOSSARIO
sono compressibili.
(Unit 7, pag. 3)
SOLIDI COVALENTI
macrostrutture che possono essere considerate
come ununica molecola di grandi dimensioni,
tenuta insieme da legami covalenti; essendo i legami
forti, questi solidi possono essere deformati con
difficolt, sono molto duri, hanno punti di
ebollizione e di fusione molto alti e sono cattivi
conduttori. Esempi: diamante, carburo di silicio,
silice.
(Unit 7, pag. 8)
SOLIDI IONICI
macrostrutture formate da atomi con forte
differenza di elettronegativit, tenute insieme da
legami ionici, di natura elettrostatica; hanno elevata
durezza e punti di fusione elevati, sono solubili nei
solventi polari, sono cattivi conduttori allo stato
solido e buoni conduttori allo stato fuso. Esempi:
NaCl, CsCl.
(Unit 7, pag. 9)

SOLIDI MOLECOLARI
solidi dei non metalli e di composti dei non metalli,
formati da molecole in cui gli atomi sono legati tra
loro tramite forti legami covalenti, mentre le singole
molecole sono tenute insieme da deboli forze di Van
der Waals; i cristalli non conducono, sono teneri,
hanno bassi punti di ebollizione e fusione e si
dispongono spesso in impaccamenti compatti.
Esempi: iodio, saccarosio, ghiaccio, CO2 (ghiaccio
secco).
(Unit 7, pag. 10)
SOLUZIONE
miscela omogenea di due (o pi) specie chimiche,
comprendenti un solvente ed un soluto. Esistono
vari tipi di soluzioni: gassose, liquide e solide; le
soluzioni pi frequentemente studiate sono quelle
costituite da un gas, un liquido o un solido in acqua.
(Unit 8, pag. 3)
SOLUZIONI TAMPONE
soluzioni che si mantengono ad un pH costante

GLOSSARIO
anche in seguito ad aggiunta di piccole quantit di
acido o di base; sono generalmente costituite da una
soluzione di una acido debole e di un suo sale (ad
esempio, CH3COOH/CH3COONa) oppure di una
base debole e di un suo sale (NH3/NH4Cl).
(Unit 12, pag. 15)
SOSTANZA
sul piano empirico, una sostanza caratterizzata da
propriet ben definite (ad esempio, il punto di
ebollizione e di fusione, la densit, ecc.) diverse
tra una sostanza e laltra, ma che non variano in
porzioni diverse della stessa sostanza, mentre a
livello microscopico, una sostanza costituita da
unit strutturali di un unico tipo (atomi, molecole o
ioni).
Le unit strutturali delle sostanze semplici sono
atomi o molecole di un solo elemento, quelle delle
sostanze composte sono molecole formate da atomi
di pi elementi diversi.
(Unit 1, pag. 8)

SPETTROMETRO DI MASSA
strumento di analisi che consente di separare gli
atomi in funzione della loro massa e permette di
valutare le quantit relative dei diversi atomi
presenti; gli atomi vengono trasformati in ioni
positivi e separati, deviandoli con un campo
magnetico o elettrico.
(Unit 4, pag. 5)
SPONTANEITA (criterio di)
la spontaneit di una reazione pu essere associata
ad un valore positivo della variazione di energia
libera (G = H - TS), funzione di stato che
integra fattore entalpico e fattore entropico. Solo
in alcuni casi essi sono entrambi favorevoli (H < 0,
S > 0), pi frequentemente, essi agiscono in
opposizione e la spontaneit del processo dipende
dal prevalere delluno o dellaltro termine; le reazioni
endotermiche spontanee sono pi frequenti a
temperature elevate in quanto, al crescere di T,
aumenta il peso del termine entropico.
(Unit 9, pag. 11)

GLOSSARIO
STATI STANDARD (in termodinamica)

GAS: il gas puro a P = 1 atm e T = 298 K

LIQUIDI: liquido puro a P = 1 atm e T = 298


K

SOLIDI: forma allotropica stabile a P = 1 atm


e T = 298 K

agli elementi nei loro stati standard si


attribuisce H = 0
Le variazioni di entalpia che si riferiscono a
trasformazioni tra stati standard vengono indicati
con H; a seconda dei processi, essi possono
essere rappresentati, ad esempio da H form, H
, H fusione, H evaporazione, ecc.
combus
(Unit 9, pag. 8)
TAVOLA PERIODICA
classificazione in cui gli elementi sono ordinati in
base al numero atomico crescente; elementi di uno
stesso gruppo, cio di una stessa colonna della
Tavola, presentano propriet chimiche simili grazie
ad una forte somiglianza nella configurazione
elettronica.

(Unit 5, pag. 5)
TENSIOATTIVI
sostanze in grado di abbassare la tensione
superficiale di un liquido; hanno grande importanza
in campo industriale e sono largamente usati nei
detersivi.
(Unit 7, pag. 12)
TENSIONE DI VAPORE
la pressione esercitata da un vapore in equilibrio
con il liquido, costante a temperatura costante e
generalmente aumenta al crescere della
temperatura; i liquidi con tensioni di vapore elevate
vengono definiti volatili, quelli con basse tensioni di
vapore non volatili.
(Unit 7, pag. 13)
TENSIONE SUPERFICIALE
lenergia richiesta per aumentare larea
superficiale di un liquido, portando molecole
interne alla superficie, cio ad un livello di energia
pi elevato; il liquido tende a mantenere una

GLOSSARIO
superficie esterna minore possibile (ad esempio,
nella goccia), assumendo lo stato a minore energia.
(Unit 7, pag. 12)
TEORIA CINETICA DEI GAS
trattazione di tipo statistico che consente di valutare
e rappresentare graficamente la distribuzione
dellenergia cinetica delle particelle di un gas ad una
certa temperatura; a temperature crescenti, si
osserva un appiattimento della curva, con un
massimo in corrispondenza di un valore di energia
pi elevato.
(Unit 7, pag. 14)
TERMODINAMICA (principi della)
PRIMO PRINCIPIO: esprime la conservazione
dellenergia e definisce la variazione di energia
interna del sistema come somma dal calore ceduto/
acquistato e dal lavoro compiuto
(E = q -w).
SECONDO PRINCIPIO: i processi spontanei
producono un aumento nellentropia delluniverso

(S > 0).
(Unit 9, pag. 4 e pag. 10)
VELOCIT DI REAZIONE
velocit con cui varia la concentrazione di un certo
reagente o prodotto nel tempo, espressa, ad
esempio, in moli l-1 sec-1; riportando su un
diagramma la velocit di reazione in funzione della
concentrazione della specie considerata, si osserva
una relazione di proporzionalit.
(Unit 10, pag. 3)
VOLUME MOLARE DEI GAS
una mole di qualsiasi gas occupa a condizioni
normali (T = 0C, P = 1 atm) un volume pari a
22,4 l
(Unit 3, pag. 29)

COMPOSTI E REAZIONI
COMPOSTI E REAZIONI
3.A PRE-REQUISITI
3.B PRE-TEST
3.C OBIETTIVI
3.1 COMPOSTI INORGANICI

3.2.3 BILANCIAMENTO DELLE REAZIONI DI


OSSIDO-RIDUZIONE (REAZIONI REDOX)
3.2.4 ESERCIZI SVOLTI

3.3 RELAZIONI TRA LE MASSE E TRA I


VOLUMI DI REAGENTI E PRODOTTI
3.3.1 QUANTITA IN PESO DI SOSTANZE CHE
REAGISCONO

3.1.1 NOMI DEI COMPOSTI


3.1.2 FORMULE DI STRUTTURA

3.3.2 REAGENTE LIMITANTE E REAGENTE IN


ECCESSO

3.1.3 NUMERO DI OSSIDAZIONE

3.3.3 RESA

3.1.4 ESERCIZI SVOLTI

3.3.4 RAPPORTI VOLUMETRICI

3.2 REAZIONI CHIMICHE

3.3.5 ESERCIZI SVOLTI

3.2.1 SIGNIFICATO GENERALE

3.V VERIFICA SE HAI CAPITO

3.2.2 BILANCIAMENTO DELLE REAZIONI NON DI


OSSIDO-RIDUZIONE

ESERCIZI

COMPOSTI E REAZIONI
3.A PRE-REQUISITI
Prima di iniziare a lavorare su questa Unit, dovresti
essere in grado di:
l distinguere una sostanza semplice da una sostanza
composta;
l calcolare i pesi atomici e molecolari;
l usare il peso atomico/molecolare per convertire le
moli in grammi, e viceversa;
l riconoscere i diversi tipi di formule che possono
essere usate per rappresentare un composto.

3.B PRE-TEST
Bilancia la seguente reazione chimica ed attribuisci
un nome ad ogni specie presente
KIO4 + KI + HCl KCl + H2O + I2
Soluzione

3.C OBIETTIVI
Al termine di questa Unit dovrai essere in grado di:
l riconoscere alcuni tipi di composti inorganici,
imparare a dare loro un nome ed a costruire le
relative formule di struttura;
l definire il significato di numero di ossidazione e
conoscere i criteri per la sua attribuzione;
l comprendere il concetto di reazione chimica e
giustificare la presenza dei coefficienti stechiometrici
nella reazione;
l bilanciare le reazioni che non comportano
variazioni nello stato di ossidazione e quelle di
ossido-riduzione, dopo aver determinato il numero
di ossidazione degli elementi che entrano in gioco;
l comprendere la reazione chimica nel suo
significato quantitativo, risalire alle relazioni tra le
masse o tra i volumi dei composti coinvolti e
calcolare la resa;
l applicare il calcolo stechiometrico ai vari tipi di
reazioni.

COMPOSTI E REAZIONI
3.1 COMPOSTI INORGANICI

inorganici, facendo riferimento ad alcune norme


convenzionali usate dai chimici.

3.1.1 NOMI DEI COMPOSTI

Richiamiamo i principali tipi di formula chimica.


Formula minima: indica il numero relativo di atomi dei
diversi elementi contenuti in una sostanza composta.
Formula molecolare: oltre alle informazioni fornite dalla
formula minima, indica il numero effettivo di atomi di
ogni elemento presente nel composto.
Formula di struttura: mostra il modo con cui gli atomi
sono legati tra loro ed i tipi di legami presenti.
Composizione percentuale: indica le quantit in grammi
dei diversi elementi che lo costituiscono presenti in 100
grammi di un composto.
Avendo a che fare con i composti chimici, ci occorre un
metodo sistematico per attribuire un nome ad ogni
composto, cio un sistema di nomenclatura. I composti
contenenti essenzialmente carbonio, idrogeno e pochi
altri elementi (ad esempio, ossigeno, azoto, fosforo,
alogeni) vengono considerati nellambito della chimica
organica e possiedono regole proprie di nomenclatura;
ci occupiamo qui degli altri composti, detti composti

NUMERO DI OSSIDAZIONE (N.O., detto anche


stato di ossidazione): un numero che pu essere
messo in relazione con il numero di elettroni che un
atomo utilizza per formare legami. Un elemento viene
considerato tanto pi ossidato quanto pi elevato il
suo N.O. Il N.O di un atomo in una specie chimica
uguale alla carica che latomo avrebbe se tutti gli
elettroni che prendono parte ai legami venissero
attribuiti allelemento pi elettronegativo di tale specie.
Pu essere indicato con un numero romano posto come
esponente accanto allelemento.
Le regole convenzionali per determinare il numero
di ossidazione verranno descritte dettagliatamente in
seguito e riprese in relazione al bilanciamento delle
reazioni di ossido-riduzione.
Procediamo parallelamente per METALLI e NON
METALLI (come troviamo nella tavola periodica).

COMPOSTI E REAZIONI
REGOLE DI NOMENCLATURA
COMPOSTO
OSSID O ba sico

ELEMEN TI
IN TERESSA TI
Meta llo + O 2

N OME S.O. MIN ORE

" ossido di" + meta llo (per N. O. unico)


Na 2O ossido di sodio
" ossido -oso"
FeO ossido ferroso
(ossido di ferro II)

O ssido a cido (a nidride)

Non meta llo + O 2

N OME S.O. MA GGIORE

" ossido -ico"


Fe2O 3 ossido ferrico
(ossido di ferro III)

Come per gli ossidi ba sici


O ppure, " a nidride -osa "
SO 2 a nidride solforosa

" a nidride -ica "


SO 3 a nidride solforica
CO 2 a nidride ca rbonica

ID ROSSID O (ba se)

Meta llo + O 2 + H2O

" idrossido di" + meta llo


Ba (O H)2 idrossido di ba rio
Fe(O H)3 idrossido di ferro III

( O sso)A CIDO

Non Meta llo + O 2 + H2O

" a cido -oso"


H2SO 3 a cido solforoso
HNO 2 a cido nitroso

Idra cido

Alg (N. O. -1 ), S (-2 ), CN + H2

" a cido -idrico"


HCl a cido cloridrico
H2S a cido solfidrico

SA LE

Meta llo + a cido

" a cido -idrico" div enta " uro di meta llo"


Ca Cl2 clor uro di ca lcio
Fe2S3 solfuro di ferro III
Stessa nomencla tura per gli idr uri dei meta lli: " idr uro di" +
meta llo
Na H idr uro di sodio
" -ito di meta llo"
Na 2SO 3 solfito di sodio
AlPO 3 fosfito di Al

" a cido -ico"


H2SO 4 a cido solforico
H2CO 3 a cido ca rbonico

" -a to di meta llo"


LiNO 3 nitra to di litio
Ca SO 4 solfa to di ca lcio

COMPOSTI E REAZIONI

OSSERVAZIONI:
1. In alternativa, OSSIDI e ANIDRIDI possono
essere definiti specificando il numero di atomi presenti
con opportuni prefissi.
Esempi: MnO2 biossido di manganese
N2O5 pentossido di biazoto
CO monossido di carbonio
2. Gli ossidi ANFOTERI derivano da elementi posti
al confine tra metalli e non metalli; per questo il loro
comportamento pu essere acido o basico a seconda
dei casi.
3. Gli ALOGENI, potendo assumere diversi N.O
integrano la nomenclatura ordinaria nel modo seguente:
N.O. +1 ipo -oso:
Cl2O anidride ipoclorosa; HClO acido ipocloroso
N.O. +3 -oso:
Cl2O3 anidride clorosa; HClO2 acido cloroso
N.O. +5 -ico:
Cl2O5 anidride clorica; HClO3 acido clorico
N.O. +7 per -ico:

Cl2O7 anidride perclorica; HClO4 acido perclorico


4. Composti che non rientrano nelle classi
precedentemente enunciate:
PEROSSIDI: caratterizzati dal gruppo -O-O- in cui
lossigeno ha S.O. -1; esempi: H2O2 (perossido di
idrogeno o acqua ossigenata), Na2O2 (perossido di
sodio).
PEROSSOACIDI: acidi che contengono il
gruppo -O-O-;
Esempio: HOONO2 (acido perossonitrico).
TIOACIDI: acidi in cui un O viene sostituito da S;
Esempio: H2S2O3 (acido monotiosolforico).
5. I sali ottenuti sostituendo con metalli tutto
lidrogeno degli acidi si definiscono sali NEUTRI. Se
nella molecola compaiono ancora degli atomi di H, si
hanno i cosiddetti SALI ACIDI. Nella costruzione del
nome, necessario indicare quanti H sono rimasti con il
termine idrogeno o acido preceduto da un
opportuno prefisso.
Esempi: Na2HPO4 monoidrogeno fosfato di sodio,
oppure fosfato monoacido di sodio
NaHCO3 monoidrogenocarbonato di sodio,

COMPOSTI E REAZIONI
oppure bicarbonato di sodio (residuo di
nomenclatura in disuso, da ricordare);
analogamente, Ca(HSO3)2 bisolfito di calcio.

6. Metodi di SALIFICAZIONE alternativi


Metallo + acido sale + H2 (gi visto);
Ca +2HNO3 Ca (NO3)2 + H2
Ossido acido + ossido basico sale;
CaO + CO2 CaCO3
Idrossido + acido sale + acqua;
2NaOH + H2CO3 Na2CO3 + 2H2O
Ossido basico + acido sale + acqua;
Na2O + H2CO3 Na2CO3 + H2O
Idrossido + ossido acido sale + acqua;
2NaOH + CO2 Na2CO3 + H2O
7. OSSOACIDI META-PIRO-ORTO: le anidridi di
alcuni Non Metalli (P, As, Sb, B, Si) possono reagire con
acqua in diverse proporzioni, formando acidi diversi
Anidride + 1H2O acido meta
Anidride + 2H2O acido piro
Anidride + 3H2O acido orto*

* il Si rappresenta uneccezione e forma lacido


(orto)silicico con 2H2O
In genere il prefisso orto sottinteso
P2O5 + H2O HPO3 acido metafosforico
P2O5 + 2H2O H4P2O7 acido pirofosforico
P2O5 + 3H2O H3PO4 acido (orto)fosforico o
fosforico
SiO2 + 2H2O H4SiO4 acido (orto)silicico o
silicico

COMPOSTI E REAZIONI
3.1.2 FORMULE DI STRUTTURA

A partire dalla formula molecolare di un composto,


possibile costruire una rappresentazione chiamata
FORMULA DI STRUTTURA, in cui ogni legame
viene rappresentato con un trattino e corrisponde ad
una coppia di elettroni condivisi.
Ogni elemento sar quindi caratterizzato da un numero
di legami pari al valore numerico del suo numero di
ossidazione.
Tali rappresentazioni sono equivalenti alle formule di
Lewis, in cui gli elettroni dello strato pi esterno
vengono rappresentati con puntini posti intorno al
simbolo dellelemento, e ogni coppia di elettroni
condivisi d luogo ad un legame. Cos, ad esempio, la
molecola H2O pu essere rappresentata:
H

..

OSSIDI
O

Al
Al

O
Al2O3 Ossido di Al

NO2 Ossido di N (IV)

PEROSSIDI, PEROSSOACIDI E TIOACIDI


O

H2O2 Perossido di H

H:O:H
H

H 2S 2O 3
Acido monotiosolforico

. .

O
H

N
O

Vediamo alcuni altri esempi:

HNO4 Acido perossonitrico

COMPOSTI E REAZIONI
IDROSSIDI
O

O
H
Al
O
H
O
H
Al(OH)3
Idrossido di Al

Fe
O
H
Fe(OH)2
Idrossido di Fe (II)

H
S
H
H2S Acido solfidrico

O
O

S
O
O
H
H2SO4 Acido solforico
O

ACIDI
Per gli ossoacidi, si formano tanti gruppi OH quanti
sono gli atomi di H, che vengono legati direttamente al
non metallo con legame semplice, poi si legano gli O
rimasti mediante doppi legami.
Per gli idracidi, si lega direttamente H allelemento.
H
Cl
HCl
Acido cloridrico

O
H
H2CO3 Acido carbonico

N
O

HNO3 Acido nitrico

O
H
O
Cl
O
O
HClO4 Acido perclorico

COMPOSTI E REAZIONI

SALI
Partendo dalla formula dellacido corrispondente, si
sostituiscono gli atomi di H con il metallo,
completamente nei sali neutri, parzialmente in quelli
acidi.
Cl
Fe
FeCl2

Ca

Cl
Cloruro ferroso
O

O
O
CaSO4 Solfato di Ca
Na

NaHCO3
Monoidrogenocarbonato di Na

3.1.3 NUMERO DI OSSIDAZIONE

Come accennato in precedenza, il NUMERO DI


OSSIDAZIONE un numero convenzionale
corrispondente alla carica ipotetica che ogni atomo di
una formula acquisterebbe attribuendo gli elettroni di
legame secondo i due criteri seguenti:
l gli elettroni di legame tra atomi di diversa
elettronegativit, cio aventi diversa tendenza ad
attrarre gli elettroni di legame, vengono attribuiti
allatomo pi elettronegativo;
l gli elettroni di legame tra atomi di uguale
elettronegativit (tendenza ad attrarre gli elettroni di
legame uguale o simile) vengono ripartiti equamente tra
i due atomi.
Sulla base di questi principi, sono state elaborate alcune
regole pratiche per una pi agevole attribuzione dei
numeri di ossidazione.

COMPOSTI E REAZIONI
E lementi a llo sta to libero
(cio non combina ti, come H 2, Ag,
ecc.)

E lementi del I gr uppo


(come Na , K, ecc.) a llo sta to
combina to

+1

E lementi del II gr uppo


(come Ca , Mg, ecc.) a llo sta to
combina to

+2

Idrogeno in tutti i composti


E ccezione: negli idr uri dei meta lli
(es. Na H, Ca H 2)

+1
-1

O ssigeno in tutti i composti


E ccezioni: perossidi (come H 2O 2)
superossidi (come K 2O )
fluor uro di ossigeno (F 2O )

-2
-1
-1 / 2
+2

Fluoro in tutti i composti

-1

Alluminio in tutti i composti

+3

Z inco in tutti i composti

+2

Somma a lgebrica dei N. O. di tutti gli


a tomi di una sosta nza neutra

Somma a lgebrica dei N. O. di tutti gli


a tomi di una specie ca rica

Va lore
della ca rica

ESEMPI

H2SO4 (acido solforico)


2 (+1) + N.O. (S) + 4 (-2) = 0
N.O. (S) = + 8 - 2 = + 6

K2Cr2O7 (bicromato di K)
2 (+1) + 2 N.O. (Cr) + 7 (-2) = 0
N.O. (Cr ) = (+ 14 - 2) / 2 = + 6

Na2CO3 (carbonato di Na)


2 (+1) + N.O. (C) + 3 (-2) = 0
N.O. (C) = 6 - 2 = 4

COMPOSTI E REAZIONI
3.1.4 ESERCIZI SVOLTI

1) Scrivi il nome e la formula di struttura del composto


KMnO4.
Calcoliamo il N.O. del Manganese:
N.O. (K) + N.O. (Mn) + 4N.O. (O) = 0
+1 + N.O. (Mn) + 4(-2) = 0
N.O. (Mn) = +7
Analogamente al N.O. +7 degli Alogeni, si forma
lacido permanganico (HMnO4); sostituendo
latomo di H con K, otteniamo appunto KMnO4, il
cui nome :
Permanganato di potassio;
Per ottenere la corrispondente formula di struttura,
leghiamo lunico gruppo OH che possibile
formare al Mn, poi gli O rimasti con legame
doppio; otteniamo:

Mn

O
O
O

2) Scrivi il nome e la formula di struttura del composto


N2O3.
Si tratta di unanidride, in cui il N.O dellazoto pu
essere calcolato attraverso la relazione:
2N.O. (N) + 3N.O. (O) = 0
N.O. (N) = +3
In questo caso N presenta N.O. minore, e quindi il
nome del composto :
Anidride nitrosa
(oppure Triossido di diazoto)
La sua formula di struttura sar:
O
N
O
N
O

COMPOSTI E REAZIONI
3) Scrivi il nome e la formula di struttura del composto
Pb(OH)4.
Il Pb ha N.O. +4; il composto un idrossido
piombico o idrossido di Pb (IV).
La sua formula di struttura pu essere cos
rappresentata:

5) Come si chiamano i composti HClO e HClO3?


HClO: acido ipocloroso, in cui Cl ha N.O. +1;
HClO3: acido clorico, in cui Cl ha N.O. +5.
6) Come si chiamano i composti CuO e Cu2O?

O
O

H
H

CuO: ossido rameico (Cu ha N.O. +2);


Cu2O: ossido rameoso (Cu ha N.O. +1).

O
O

H
H

7) Come si chiama il composto K3HSiO4?

Pb

4) Come si chiama il composto K2Cr2O7?


Dicromato di potassio, il Cr ha N.O. +6.

Questo sale deriva dallacido (orto)silicico H4SiO4


per parziale sostituzione dellidrogeno da parte del
potassio e si chiama monoidrogenosilicato di K.

COMPOSTI E REAZIONI
8) Scrivi le formule dellanidride fosforica e dellanidride
perclorica.

10) Scrivi la formula e la formula di struttura del


monoidrogeno carbonato ferroso.

Anidride fosforica: consideriamo il P con N.O. +5 e


lo combiniamo con O2, secondo la reazione:
4VP + 5IIO2 2P2O5.
Anidride perclorica: Cl viene preso con N.O. +7 e
combinato con O2, si ottiene:
2VIICl2 + 7IIO2 2Cl2O7

Consideriamo il carbonio con N.O. +4 e lo


combiniamo con O2:
IV
C + IIO2 CO2 anidride carbonica (o biossido di
carbonio)
Otteniamo poi lacido carbonico mediante reazione
con H2O:
CO2 + H2O H2CO3
Sostituiamo parte dellH con il ferro (II) ed
otteniamo il composto cercato:
II
Fe + 2H2CO3 Fe(HCO3)2 + H2
Questo sale pu essere denominato, in alternativa,
carbonato acido di ferro (II), oppure bicarbonato
ferroso. La sua formula di struttura la seguente:

9) Scrivi la formula dellacido metafosforico.


Il prefisso meta indica che lanidride fosforica
(P2O5,ottenuta nellesercizio precedente) ha reagito
con una sola molecola di H2O; si ottiene:
P2O5 + H2O 2HPO3

H
Fe
H

O
O
O
O

COMPOSTI E REAZIONI
11) Scrivi la formula del fosfato diacido di sodio.
Procediamo analogamente allesercizio precedente,
partendo da P con N.O. +5:
4VP + 5IIO2 2P2O5 anidride fosforica
P2O5 + 3H2O 2H3PO4 acido fosforico o
(orto)fosforico
2H3PO4 + 2INa 2NaH2PO4 + H2
12) Scrivi la formula del borato stannoso.
Si considera il B (N.O. +3), ricordando che lacido
borico richiede 3 molecole di H2O:
4IIIB + 3IIO2 2B2O3 anidride borica
B2O3 + 3H2O 2H3BO3 acido (orto)borico
2H3BO3 + 3IISn Sn3(BO3)2 + 3H2

13) Prepara il solfato di sodio mediante i cinque metodi di


salificazione che conosci.
Nel Solfato di Na, Na2SO4, il S presenta N.O. +6
1. H2SO4 + 2Na Na2SO4 + H2
(acido + metallo)
2. SO3 + Na2O Na2SO4
(ossido acido + ossido basico)
3. 2NaOH + H2SO4 Na2SO4 + 2H2O
(idrossido + acido)
4. Na2O + H2SO4 Na2SO4 + H2O
(ossido basico + acido)
5. 2NaOH + SO3 Na2SO4 + H2O
(idrossido + ossido acido)

COMPOSTI E REAZIONI
3.2 REAZIONI CHIMICHE
3.2.1 SIGNIFICATO GENERALE

Una REAZIONE CHIMICA una


trasformazione per cui da una serie di sostanze,
dette REAGENTI, si ottengono altre sostanze,
dette PRODOTTI. Ogni reazione viene
generalmente schematizzata con simboli chimici
usando le formule di tutte le specie che partecipano
alla reazione; spesso si indicano con il termine di
reazione sia la trasformazione chimica, che la sua
rappresentazione simbolica.
Se schematizziamo una generica reazione chimica
nel modo seguente,
A+BC+D
possiamo notare che i reagenti A e B si trovano a
sinistra della freccia, mentre a destra compaiono i
prodotti C e D; la freccia singola indica che questa
reazione avviene unicamente da sinistra a destra.
Una formula chimica indica :
- sul piano QUALITATIVO (o microscopico) il
tipo di sostanza che interviene nella reazione;

- sul piano QUANTITATIVO (o macroscopico)


una mole di quella sostanza.
Volendo attribuire alla reazione anche un significato
quantitativo, necessario che essa sia bilanciata,
cio che vengano introdotti opportuni coefficienti
interi davanti alle formule, in modo che venga
rispettato il principio di conservazione della massa.
Possiamo, quindi, riscrivere lequazione precedente,
aA + bB cC + dD
in cui sono stati aggiunti in minuscolo i
COEFFICIENTI STECHIOMETRICI, che
esprimono il numero relativo di molecole di
reagenti e prodotti che partecipano alla reazione.
Consideriamo a titolo di esempio la reazione tra
dicloro e diossigeno che porta alla formazione
dellanidride perclorica:
2Cl2 + 7O2 2Cl2O7
i coefficienti stechiometrici posti davanti alle
formule indicano che 2 molecole di cloro
reagiscono con 7 molecole di ossigeno, per formare

COMPOSTI E REAZIONI
2 molecole di Cl2O7.
Questi stessi coefficienti possono assumere anche
un significato macroscopico, legato allidea di mole,
ed indicare che 2 moli di cloro reagiscono con 7
moli di ossigeno, per formare 2 moli di Cl2O7.
Esaminando una reazione chimica bilanciata, risulta
quindi possibile risalire ai rapporti tra le masse e
tra i volumi delle specie che partecipano alla
reazione; la modalit pratica di calcolo verr
descritta in seguito.
Essenzialmente, possono essere individuati tre tipi
di reazioni chimiche:
1. Associazione/dissociazione
SO3 + H2O H2SO4
CaCO3 CaO + CO2
2. Sostituzione e scambio
2AgNO3 + CaCl2 2AgCl + Ca(NO3)2
3. Ossidoriduzione
(in cui si ha variazione del N.O.)
2Al + 3H2SO4 Al2(SO4)3 + 3H2

3.2.2 BILANCIAMENTO DELLE REAZIONI NON DI


OSSIDO-RIDUZIONE

Secondo il principio di conservazione della massa,


in una reazione chimica il numero totale di atomi di
ogni elemento deve essere lo stesso dai due lati delle
freccia. Il bilanciamento di una reazione si effettua
introducendo davanti alle formule dei composti
coefficienti opportuni (i coefficienti stechiometrici),
mentre non consentito introdurre altre formule o
cambiare quelle gi presenti. E importante non
confondere INDICI e COEFFICIENTI. Ad
esempio, nella formula Na2SO4 lindice 2 indica il
numero di atomi di sodio presenti nella molecola,
legato ai rapporti di combinazione tra gli elementi, e
non pu essere cambiato.
Se invece scriviamo 2Na2SO4 il coefficiente posto
davanti alla formula indica che si considerano 2
molecole (o 2 moli) del composto. In fase di
bilanciamento si interviene unicamente sui
coefficienti, mentre non consentito modificare gli
indici.
Operativamente, si bilanciano una ad una le specie
presenti, considerando per ultimi lidrogeno e
lossigeno. Se nella reazione compaiono delle
cariche, anche queste dovranno essere bilanciate.

COMPOSTI E REAZIONI
3.2.3 BILANCIAMENTO DELLE REAZIONI DI
OSSIDO-RIDUZIONE (REAZIONI REDOX)

ESEMPIO
Fe(OH)3 + HCl FeCl3 + H2O
Procediamo al bilanciamento di Cl e otteniamo:

Ossidazione
perdita di elettroni = aumento del N.O.

Fe(OH)3 + 3HCl FeCl3 + H2O

Riduzione
Osserviamo che anche il Fe risulta bilanciato;
consideriamo quindi H:
Fe(OH)3 + 3HCl FeCl3 + 3H2O
Risultano in questo modo 6 atomi di H per parte;
verifichiamo che il bilanciamento sia esatto
controllando che il numero di atomi di ossigeno sia
uguale per i reagenti e per i prodotti:
Fe(OH)3 + 3HCl FeCl3 + 3H2O
3 atomi O
3 atomi O
La reazione a questo punto correttamente
bilanciata.

acquisto di elettroni = diminuzione del N.O.

Riducente
perde elettroni = aumento del N.O

Forma
ridotta

Forma
ossidata

acquista elettroni = diminuisce il N.O.

Ossidante

COMPOSTI E REAZIONI
Le REAZIONI DI OSSIDO-RIDUZIONE, o
redox, sono processi che possono anche essere
interpretati come un trasferimento di elettroni dalla
specie che si ossida a quella che si riduce;
confrontando il valore del N.O. di tutti gli elementi
presenti a sinistra e a destra della freccia, si osserva
per almeno un elemento una diminuzione del N.O.
(corrispondente alla riduzione) e per almeno un
elemento, in genere diverso dal precedente, un
aumento del N.O. (corrispondente allossidazione).
Tali variazioni nel N.O. possono appunto essere
interpretate come un acquisto o una cessione di
elettroni. I processi di ossidazione e riduzione
verranno descritti pi ampiamente in
elettrochimica.
Poich gli elettroni vengono trasferiti dallelemento
che si ossida a quello che si riduce, le variazioni
complessive dei N.O. relative ai due processi di
ossidazione e riduzione dovranno essere uguali in
valore assoluto, e quindi la loro somma algebrica
sar uguale a zero. Di questo aspetto necessario
tenere conto in fase di bilanciamento, introducendo
opportuni coefficienti.
Dal punto di vista pratico, una reazione di ossido-

riduzione viene bilanciata mediante una serie di


operazioni successive:
1. Si determinano i N.O. di tutti gli elementi
presenti secondo le regole convenzionali;
2. si individuano gli elementi per i quali il N.O
varia, si valuta tale variazione sia per lelemento che
si ossida, sia per quello che si riduce, e la si
moltiplica per il numero di atomi di quellelemento
presenti nella molecola (se questo diverso da 1);
3. invertendo i valori trovati per rendere uguali le
variazioni in valore assoluto, si determinano i
coefficienti stechiometrici per le specie che
contengono gli elementi che si ossidano e si
riducono (NB: nel corso del bilanciamento il
rapporto individuato NON PUO ESSERE
MODIFICATO);
4. si determinano i coefficienti di tutti gli altri
elementi secondo il principio di conservazione della
massa, considerando per ultimo lossigeno.

COMPOSTI E REAZIONI
ESEMPIO
BaSO4 + C BaS + CO
Determiniamo i N.O. di tutti gli elementi presenti:
+2 +6 -2)4

+2 -2

+2 -2

BaSO4 + C BaS + CO
Si ha variazione dei N.O. di C ed S:
S +6 -2
diminuzione di 8 unit x 1 atomo
variazione del N.O = 8 ;
C 0 +2
aumento di 2 unit x 1 atomo
variazione del N.O = 2 ;
inverto i coefficienti, per rendere uguali le due
variazioni:
coeff.(BaSO4)=2
coeff.(C)=8
Infine, semplifico dividendo per 2 (consideriamo i
pi piccoli coefficienti possibili) ed introduco i
valori trovati nella reazione:
BaSO4 + 4C BaS + CO
Bilancio le altre specie presenti:
BaSO4 + 4C BaS + 4CO

3.2.4 ESERCIZI SVOLTI

1) Individua i coefficienti stechiometrici che rendono


bilanciata la seguente reazione:
ZnCl2 + NH3 + H2O Zn(OH)2 + NH4Cl
Bilanciamo lo Zn (al momento gi bilanciato),
quindi il cloro
ZnCl2 + NH3 + H2O Zn(OH)2 + 2NH4Cl
e successivamente lazoto
ZnCl2 + 2NH3 + H2O Zn(OH)2 + 2NH4Cl
procediamo con lidrogeno
ZnCl2 + 2NH3 + 2H2OZn(OH)2 + 2NH4Cl
Verifichiamo lesatto bilanciamento conteggiando
gli atomi di O dei reagenti e dei prodotti:
ZnCl2 + 2NH3 + 2H2O Zn(OH)2 + 2NH4Cl
2 atomi di O
2 atomi di O
I coeff. stechiometrici sono quindi, 1, 2, 2, 1, 2.

COMPOSTI E REAZIONI
2) Individua i coefficienti stechiometrici che rendono
bilanciata la seguente reazione:
CS2 + NaOH Na2CS3 + Na2CO3 + H2O
Se consideriamo S, possiamo osservare che
compare con indice 2 da un lato e con indice 3
dallaltro; probabilmente, sar necessario avere da
entrambe le parti un numero di atomi
corrispondente al minimo comune multiplo.
Introduciamo quindi un 3 davanti al composto in
cui compare S2 ed un 2 davanti a quello in cui
troviamo S3:
3CS2 + NaOH 2Na2CS3 + Na2CO3 + H2O
Notiamo che C risulta bilanciato (3 atomi da
entrambi i lati); bilanciamo quindi Na ponendo un 6
a sinistra:
3CS2 + 6NaOH 2Na2CS3 + Na2CO3 + H2O
Bilanciamo infine H

3CS2 + 6NaOH 2Na2CS3 + Na2CO3 + 3H2O


e verifichiamo che gli atomi di O presenti
corrispondano: sono in effetti 6 per parte.
I coefficienti sono 3, 6, 2, 1, 3.
3) Determina il N.O. del Cr in K2Cr2O7.
N.O. (K) = +1
N.O. (O) = -2
2(+1) + 2N.O. (Cr) + 7(-2) = 0
2N.O. (Cr) = + 12
N.O. (Cr) = +6

COMPOSTI E REAZIONI
4) Individua i coefficienti stechiometrici che rendono
bilanciata la seguente reazione di ossido-riduzione:

altri composti contenenti S), H.

KMnO4 + H2S + H2SO4 K2SO4 + MnSO4 + S + H2O

Determiniamo i N.O. di tutti gli elementi presenti:


+1 +7 -2)4 +1)2 -2

+1)2 +6 -2)4

+1)2 +6 -2)4

+2 +6 -2)4

+1)2 -2

KMnO4 + H2S + H2SO4 K2SO4 + MnSO4 + S + H2O

Per Mn il N.O. passa da +7 a +2 (variazione di 5


unit x 1 atomo = 5);
per S, passa da -2 a 0 (2 unit x 1 atomo =2),
mentre nella variazione non considero lS del
solfato il cui N.O rimane identico da entrambe le
parti. Inverto i coefficienti e li pongo davanti alle
specie interessate:

2KMnO4 + 5H2S + 3H2SO4 K2SO4 + 2MnSO4


+ 5S + 8H2O
Verifico il bilanciamento conteggiando gli atomi di
O, che sono 20 per parte.
I coefficienti esatti sono 2, 5, 3, 1, 2, 5, 8.
5) Individua i coefficienti stechiometrici che rendono
bilanciata la seguente reazione di ossido-riduzione:
Zn(NO3)2 ZnO + NO2 + O2
Determiniamo i N.O. di tutti gli elementi presenti:
+2 +5)2 -2)6

2KMnO4 + 5H2S + H2SO4 K2SO4 + 2MnSO4 +


+ 5S + H2O
Senza modificare questi coefficienti, bilancio le altre
specie: K, S (modificando H2SO4 senza toccare gli

+2

-2

+4 -2)2

Zn(NO3)2 ZnO + NO2 + O2


Possiamo notare che a sinistra i due elementi che
cambiano numero di ossidazione (N e O) fanno
parte dello stesso composto; la reazione viene
bilanciata come se fosse scritta nel verso opposto,

COMPOSTI E REAZIONI
cio da destra a sinistra.
Il N.O. di N passa quindi da +4 a +5 (1 unit x 1
atomo = 1), mentre il N.O. di O passa da 0 a -2 (2
unit x 2 atomi = 4). Invertiamo i coefficienti e li
poniamo davanti ad NO2 e O2:
Zn(NO3)2 ZnO + 4NO2 + O2
bilanciamo quindi N:
2Zn(NO3)2 ZnO + 4NO2 + O2
poi Zn:
2Zn(NO3)2 2ZnO + 4NO2 + O2
infine, verifichiamo la corrispondenza tra gli atomi
di O, che sono in effetti 12 da entrambe le parti.
I coefficienti sono 2, 2, 4, 1.

6) Individua i coefficienti stechiometrici che rendono


bilanciata la seguente reazione di ossido-riduzione:
NaClO NaCl + NaClO3

Determiniamo i N.O. delle specie presenti:


+1 +1 -2

+1

-1

+1 +5 -2)3

NaClO NaCl + NaClO3


Il Cl presente nel reagente, in parte si ossida ed in
parte si riduce: quando si ha ossidazione e riduzione
dello stesso elemento parliamo di reazione di
DISMUTAZIONE o disproporzione. Come
nellesempio precedente, anche in questo caso si
determinano i coefficienti di reazione considerando
la reazione inversa a quella scritta:
Cl passa da +5 a +1 (4 unit x 1 atomo = 4) e da -1
a +1 (2 unit x 1 atomo = 2). Invertiamo i
coefficienti e li dividiamo entrambi per 2:
NaClO 2NaCl + NaClO3
Concludiamo il bilanciamento e verifichiamo gli
atomi di O:
3NaClO 2NaCl + NaClO3
3 atomi O
3 atomi O
I coefficienti sono 3, 2, 1.

COMPOSTI E REAZIONI
3.3 RELAZIONI TRA LE MASSE E TRA I
VOLUMI DI REAGENTI E PRODOTTI

di calcolare la quantit di O2 che reagisce


completamente con Cl2 e quindi la quantit di
O2che si pu ottenere.

3.3.1 QUANTITA IN PESO DI SOSTANZE CHE


REAGISCONO

Come abbiamo visto, lo schema di reazione pu


essere considerato da un punto di vista
microscopico (cio, in termini di molecole) e
macroscopico (in termini di moli).
Cos, i coefficienti stechiometrici di una reazione
rappresentano il numero relativo di molecole di
reagenti e prodotti coinvolte nella reazione stessa,
ma possono assumere anche un significato
macroscopico collegato al concetto di mole. Quindi,
partendo da una reazione bilanciata possibile
calcolare la quantit di prodotto ottenibile da un
certo peso di reagente e, inversamente, la quantit di
reagente necessaria per ottenere un certo peso di
prodotto.
Consideriamo nuovamente la reazione:
2Cl2 + 7O2 2Cl2O7
Ad esempio, nota la quantit di Cl2, siamo in grado

Da un lato, la massa pu essere trasformata in moli


dividendo per la massa molecolare ed,
inversamente, possibile ricavare il peso in grammi
moltiplicando il numero di moli per la massa
molecolare. Le quantit relative di moli vengono
valutate mediante i coefficienti dellequazione
bilanciata.
Consideriamo ora un ESEMPIO numerico.
Data la reazione di precipitazione del solfato di
bario (gi bilanciata):
BaCl2 +CuSO4 BaSO4 + CuCl2
Calcolare i grammi di BaCl2 che partecipano alla
reazione ed i grammi di BaSO4 ottenuti a partire da
9,5 g di CuSO4.

COMPOSTI E REAZIONI
Nota la massa di CuSO4, calcoliamo le moli
corrispondenti dividendo per il peso atomico:
mol ( CuSO4) = 9,5 g/159,581g mol-1 = 0,0595 mol
Secondo i coefficienti stechiometrici, partecipano
alla reazione:
0,0595 mol x 1 = 0,0595 mol di BaCl2
e si otterranno
0,0595 mol x 1 = 0,0595 mol di BaSO4

grammi (tra cui quella incognita); ancora una volta,


vanno considerati con attenzione i coefficienti
stechiometrici della reazione bilanciata.
Tornando allesempio precedente, calcoliamo i g di
BaCl2 che partecipano alla reazione:
CuSO4 : BaCl2 = 9,5 : x
159,581 : 208,246 = 9,5 : x
x= (208,246 x 9,5 ) / 159,581 = 12,39 g

Le corrispondenti quantit in grammi si ottengono


moltiplicando i due valori trovati per i rispettivi pesi
molecolari:
g (BaCl 2) = 0,0595 mol x 208,246 g mol-1 = 12,39 g
di BaCl 2che partecipano alla reazione;
g (BaSO4) = 0,0595 mol x 233,376 g mol-1= 13,89 g
di BaSO4 ottenuti.

Cos per calcolare i grammi di BaSO4 ottenuti :


CuSO4 : BaSO4 = 9,5 : x
159,581 : 233,376 = 9,5 : x
x = (233,376 x 9,5 ) / 159,581 = 13,89 g
I due metodi sono equivalenti, come si pu
verificare esaminando i calcoli effettuati nei due
casi: ad esempio, nella prima proporzione, relativa a
BaCl2 , il rapporto 9.5 g / 159.581 g mol-1
corrisponde al calcolo delle moli di CuSO4.
Essendo tutti i coefficienti uguali a 1, questo valore
viene direttamente moltiplicato per il peso
molecolare di BaCl2 , esattamente nello stesso modo
rispetto ai calcoli precedentemente svolti.

E anche possibile ricorrere al metodo delle


proporzioni, impostando una diversa proporzione
per ogni specie da determinare, in cui a primo
membro si pongono i pesi atomici o molecolari ed a
secondo membro le corrispondenti quantit in

COMPOSTI E REAZIONI

Se i coefficienti stechiometrici fossero diversi da 1,


andrebbero posti davanti alle formule a primo membro
nella proporzione, con un procedimento logico
equivalente al confronto tra le moli visto prima.

COMPOSTI E REAZIONI
3.3.2 REAGENTE LIMITANTE E REAGENTE IN
ECCESSO

Finora, abbiamo considerato reazioni in cui i


reagenti sono presenti in quantit stechiometriche,
cio in modo che essi reagiscano completamente. In
alcuni casi un reagente in eccesso rispetto agli
altri, ossia presente con un numero di moli
maggiore di quello richiesto dallo schema di
reazione. Il reattivo che si consuma completamente
viene definito REAGENTE LIMITANTE e
determiner la quantit massima di prodotto
ottenibile. Quando il reagente in eccesso e quello
limitante non sono esplicitamente indicati nel testo
del problema, possibile stabilirli con i calcoli visti
prima.
Inoltre, si richiede talvolta di calcolare la quantit di
reattivo in eccesso che non ha reagito.
Esaminiamo nuovamente lesempio precedente,
supponendo questa volta di far reagire 100 g di
CuSO4 con 100 g di BaCl2, secondo la reazione gi
vista:
BaCl2 +CuSO4 BaSO4 + CuCl2

Vogliamo calcolare la quantit di BaSO4 che pu


formarsi e la quantit di reattivo in eccesso che non
ha reagito.
Determiniamo il reagente limitante, valutando il
numero relativo di moli dei due reattivi:
mol (CuSO4) = 100 g/159,581 g mol-1 = 0,627 mol
mol (BaCl2 ) = 100 g/258,246 g mol-1 = 0,480 mol
Il reagente limitante quindi BaCl2 , che
determiner la quantit massima di prodotto
ottenibile:
mol ( BaSO4) = 0,480 mol
g ( BaSO4) = 0,480 x 233,376 g mol-1 = 112,02 g
Se i coefficienti fossero diversi da 1, ad esempio
2CuSO4 + BaCl2 ..........
si avrebbe :
mol (CuSO4) = (100 g/PM)/2
mol (BaCl2 )=100 g/PM
La quantit di CuSO4, originariamente presente in
eccesso, che non ha reagito sar data da:

COMPOSTI E REAZIONI
mol (CuSO4) consumate = 0,480 mol
g (CuSO4) consumati =0,480 g x 159,581 g mol-1=
= 76,60 g
g (CuSO4) rimasti = 100 g - 76,60 g = 23,40 g

COMPOSTI E REAZIONI
3.3.3 RESA

Negli esempi considerati, si sempre ipotizzato:


1) La trasformazione completa di tutti i reagenti, se
questi erano presenti in quantit stechiometriche
2) La trasformazione completa di uno dei reagenti,
presente in quantit inferiore (reattivo limitante).
E quindi possibile calcolare la quantit di prodotto
che si pu teoricamente ottenere partendo da una
certa quantit di reagenti. Se la quantit realmente
ottenuta coincide con quella calcolata, si dice che la
RESA del 100%.
Nella pratica, si osservano spesso rese decisamente
inferiori per diverse ragioni: formazione di
sottoprodotti, manipolazioni, perdite, e cos via,
reazione di equilibrio. La quantit teorica di
prodotto viene calcolata come visto prima e
confrontata con la quantit di prodotto
effettivamente ottenuta; , quindi, possibile
determinare la RESA PERCENTUALE mediante
la relazione:
Quantit reale
Resa percentuale =
x 100
Quantit teorica

Considerando ancora una volta la reazione:


BaCl2 +CuSO4 BaSO4 + CuCl2
abbiamo in precedenza calcolato che partendo da
9,5 g di CuSO4 si ottengono 13,89 g di BaSO4;
questo peso di prodotto calcolato corrisponde
quindi alla quantit teoricamente ottenibile.
Se abbiamo realmente ottenuto soltanto 10 g di
BaSO4, qual la resa percentuale della reazione?
Resa percentuale =

10 g
13,89 g

x 100 = 71,99 %

Modificando opportunamente la relazione che


indica la resa percentuale, possibile calcolare la
quantit reale se sono note la quantit calcolata e la
resa percentuale.

COMPOSTI E REAZIONI
3.3.4 RAPPORTI VOLUMETRICI

In base alla legge di stato dei gas perfetti di


Avogadro, possibile affermare che una mole di
qualsiasi gas a condizioni normali (c.n., cio 0 C e
1 atm) occupa un volume di 22,4 l.
Se vogliamo, ad esempio, calcolare il volume
occupato da 2 moli di N2 a c.n. otteniamo
VOLUME MOLARE DEI GAS =
= 2 mol x 22,4 l mol-1 = 44,8 l
Inversamente, possiamo calcolare il numero di moli
corrispondente ad un certo volume di gas. Ad
esempio, ad un volume di 50 l di O2 a c.n.
corrisponderanno:
moli = 50 l /22,4 l mol-1 = 2,23 mol
Mediante queste relazioni possibile calcolare
quantit di reagenti o prodotti gassosi coinvolti in
una reazione. Esempi di questo tipo verranno
presentati negli esercizi svolti.

3.3.5 ESERCIZI SVOLTI

1) Calcola i grammi di H2 che si ottengono trattando 200 g


di Al con un eccesso di HCl secondo la reazione:
Al + HCl H2 + AlCl3
Procediamo in primo luogo al bilanciamento della
reazione; otteniamo:
2Al + 6HCl 3H2 + 2AlCl3
200 g di Al corrispondono a 200 g/26,98 g mol-1 =
= 7,41 mol di Al
considerando i coefficienti stechiometrici, le moli di
H2 ottenute saranno date da:
2 : 3 = 7,41 : x
di H2

x = 7,41 mol x 3/2 = 11,11 mol

Moltiplicando per il peso molecolare di H2,

COMPOSTI E REAZIONI
troviamo i grammi corrispondenti:
11,11 mol x 2,0 g mol-1 = 22,23 g di H2.
Usando il metodo delle proporzioni avremmo
ottenuto:
2Al : 3 H2 = 200 : x
2(26,98) : 3(2,0) = 200 : x
x = 22,23 g di H2
2) Considerando la reazione del problema precedente, quanti
grammi di H2 si ottengono facendo reagire 200 g di Al
puro al 95 %?
2Al + 6HCl 3H2 + 2AlCl3
Si procede come nel caso precedente, tenendo per
conto allinizio dei calcoli che i 200 g non sono
interamente costituiti da Al, ma contengono delle
impurezze (su 100 g, solo 95 sono di Al).

Quindi, disponiamo in realt di una quantit di Al


inferiore:
g effettivi di Al = 200 g x 95/100 = 190 g
mol (Al) = 190 g /26,98 g mol -1 = 7,04 mol
considerando i coefficienti stechiometrici, le moli di
H2 ottenute saranno date da:
2 : 3 = 7,04 : x x = mol (H2) = 7,04 mol x 3/2 =
10,56 mol
Moltiplicando per il peso molecolare, troviamo i
grammi corrispondenti:
g (H2) = 10,56 x 2,0 = 21,12 g di H2.
3) Calcola quanti grammi di Na reagiscono con 50 g di
H2SO4 secondo la reazione:
Na + H2SO4 Na2SO4 + H2
Quanti g di Na2SO4 si ottengono?

COMPOSTI E REAZIONI
La reazione bilanciata sar
2Na + H2SO4 Na2SO4 + H2
mol (H2SO4) = 50 g/98 g mol-1 = 0,51 mol
in base ai coefficienti stechiometrici queste
reagiranno con:
mol (Na) = 0,51 mol x 2 = 1,02 mol
g (Na) = 1,02 mol x 22,99 g mol-1 = 23,45 g
Analogamente, si ottengono:
mol (Na2SO4) = 0,51 mol
g (Na2SO4) = 0,51 mol x 142,03 g mol-1 = 72,45 g
Usando le proporzioni, otteniamo ugualmente:
2Na : H2SO4 = x : 50

2(22,99) : 98 = x : 50
x = 23,46 g di Na
Na2SO4 . H2SO4 = x : 50
142,03 : 98 = x : 50
x = 72,46 g di Na2SO4
4) Quanti grammi di H2SO4 al 98 % sono necessari per
preparare 20 g di Na2SO4 secondo la reazione dellesempio
precedente?
Inizialmente procedo come se H2SO4 fosse puro al
100%
2Na + H2SO4 Na2SO4 + H2
mol (Na2SO4) = 20 g/142,03 g mol-1 = 0,14 mol
moli (H2SO4) = 0,14 mol
g (H2SO4) = 0,14 mol x 98 g mol-1 = 13,80 g puri al
100 %
Tengo ora conto della purezza al 98%

COMPOSTI E REAZIONI
g (H2SO4 al 98 %) = 13,80 g x 100/98 = 14,08 g di
H2SO4 al 98% necessari.
Per ottenere la stessa quantit di prodotto, essendo
il reattivo di partenza inferiore al 100% necessario
pesarne una quantit superiore.
5) Calcola la quantit massima in grammi di NO che
possibile ottenere da 6,03 g di N2 e da 0,191 mol di O2
secondo la reazione (gi bilanciata):
N2 + O2 2NO
valutiamo il reagente in eccesso e quello limitante:
mol (N2) = 6,03 g/28,01 g mol-1 = 0,215 mol
N2 risulta in eccesso, mentre O2 il reattivo
limitante; si possono quindi ottenere:
mol (NO) = 0,191 mol x 2 = 0,382 mol
g (NO) = 0,382 mol x 30,01 g mol-1 =11,46 g

6) Data la reazione:
P4 + Cl2 PCl3
calcola il peso di PCl3 che si ottiene facendo reagire 125 g di
P4 con 325 g di Cl2. Calcolare inoltre il peso di reagente in
eccesso che non reagisce.
Bilanciamo la reazione:
P4 + 6Cl2 4PCl3
mol (P4) = 125 g/123,9 g mol-1 = 1,01 mol
mol (Cl2) = 325 g/70,91 g mol-1 = 4,58 mol/6 =
= 0,764 mol
Il reattivo limitante Cl2, che si consumer
completamente; quindi le moli di prodotto saranno
date da:
mol (PCl3) = 0,764 mol x 4 = 3,06 mol
g (PCl3) = 3,06 mol x 137,3 g mol-1 = 420 g
Hanno reagito 0,764 moli di P4, corrispondenti a:

COMPOSTI E REAZIONI
g (P4) = 0,764 mol x 123,9 g mol-1 = 94,65 g
Sono rimasti:
125 g - 94,65 g = 30,35 g di P4 in eccesso.
7) Calcola la quantit in grammi di Cl2 necessaria per
ottenere 30,8 g di NaClO3, sapendo che la resa percentuale
della reazione 83,4 % e che NaOH in eccesso.
Cl2 + NaOH NaClO3 + NaCl + H2O
Si tratta di una dismutazione che deve essere
bilanciata dopo aver individuato i N.O. che variano;
otteniamo:

Essendo la resa della reazione inferiore al 100% ,


per ottenere la stessa quantit di prodotto, sar
necessaria una quantit di reattivo maggiore di
quella stechiometrica. Essendo NaOH in eccesso,
consideriamo Cl2:
g (Cl2, resa 83,4 %) = 61,47 x 100/83,4 =
73,7 g di Cl2
8) Facendo gorgogliare un eccesso di Cl2 in una soluzione
contenente 176,6 g di MgBr2 si ottengono 135 g di Br2.
Qual la resa percentuale?
MgBr2 + Cl2 MgCl2 + Br2
Vediamo che lequazione risulta gi bilanciata.

3Cl2 + 6NaOH NaClO3 + 5NaCl + 3H2O


mol (NaClO3) = 30,8 g/106,44 g mol-1 = 0,289 mol
mol (Cl2) = 0,289 x 3 = 0,867 mol
g (Cl2) = 0,867 mol x 70,906 g mol-1 = 61,47 g con
resa del 100 %.

mol (MgBr2) = 176,6/184,13 = 0,959 mol


mol (Br2) = 0,959
g (Br2) = 0,959 x 158,82 = 153,3 g con resa
del 100 %

COMPOSTI E REAZIONI
Visto che si ottengono soltanto 135 g di Br2, la resa
sar:
resa = 135/153,3 x 100 = 88,1 %
9) Calcola i litri di H2 che si ottengono facendo reagire 20 g
di Al con un eccesso di acido solforico diluito, secondo la
reazione (gi bilanciata):
2Al + 3H2SO4 Al2(SO4)3 + 3H2
mol (Al) = 20 g / 26,98 g mol-1 = 0,741 mol
Calcoliamo le moli di H2 3 : 2 = x : 0.741
x = mol (H2) = 0,741 x 3 / 2 = 1,11 mol
l (H2) = 1,11 mol x 22,4 l mol-1 = 24,90 l
oppure, usando le proporzioni:
2Al : 3H2 = 20 : x

2(26,98) : 3(22,4) = 20 : x
x = 24,90 l

COMPOSTI E REAZIONI
3.V VERIFICA SE HAI CAPITO
3.V.1 In base alle regole per determinare il
numero di ossidazione, attribuisci i numeri di
ossidazione alle specie che compaiono nei seguenti
composti:
HCl
HClO3 Cl2
3.V.2 Facendo riferimento al significato dei
coefficienti stechiometrici del simbolo di
reazione, stabilisci nella reazione seguente:
CaO + H2O Ca(OH)2
- quante molecole di CaO reagiscono con 2
molecole di H2O
- quante molecole di Ca(OH)2 si ottengono da 10
molecole di CaO
- quante moli di H2O reagiscono con 3 moli di CaO
Verifica elemento per elemento se la seguente
reazione chimica (gi bilanciata) rispetta il principio
di conservazione della massa:
3Ca(OH)2 + 2H3PO4 Ca3 (PO4)2 + 6H2O
e stabilisci :

- quante molecole di H3PO4 reagiscono con 30


molecole di Ca(OH)2
- quante molecole di H3PO4 reagiscono con 100
molecole di Ca(OH)2
- quante molecole di H3PO4 reagiscono con
6,0221023 molecole di Ca(OH)2
- quante moli di H3PO4 reagiscono con 1 mole di
Ca(OH)2
- quante moli di H3PO4 reagiscono con 10 moli di
Ca(OH)2
3.V.3 Applica la relazione tra le masse di reagenti
e prodotti alla reazione:
CaO + H2O Ca(OH)2
e dopo aver calcolato i pesi molecolari dei composti
presenti determina:
- quanti grammi di CaO reagiscono secondo un
rapporto stechiomentrico con 18 g di H2O
- quanti grammi di CaCO3 si ottengono facendo
reagire 18 g di H2O con 56 g di H2O
- quanti grammi di CaCO3 si ottengono facendo
reagire 36 g di H2O con un eccesso di CaO.

COMPOSTI E REAZIONI
Soluzione Pre-Test
Attribuiamo ad ogni atomo un numero di
ossidazione:

otteniamo:
KIO4 + 7KI + 8HCl 8KCl + 4H2O + 4I2
I nomi dei composti sono:

+1 +7 -2)4

+1 -1

+1 -1

+1 -1

+1)2 -2

KIO4 + KI + HCl KCl + H2O + I2


Lo stesso elemento (I) si ossida (aumento di N.O.) e
si riduce (diminuzione di N.O.): si tratta di una
reazione di dismutazione.
I : -1 0 variazione di 1 unit, corrispondente alla
cessione di 1 elettrone (ossidazione).
I : +7 0 variazione di 7 unit, corrispondenti
allacquisto di 7 elettroni (riduzione).
Invertiamo i coefficienti in modo da rendere uguale
il numero di elettroni acquistati e ceduti:
(1)KIO4 + 7KI + HCl KCl + H2O + I2
Procediamo, quindi, al bilanciamento della reazione;

periodato di K + ioduro di K + acido cloridrico


cloruro di K + acqua + iodio

ESERCIZI
ESERCIZI
1) Attribuisci un nome ai seguenti composti:
a. As2O3
h. H2SO3
q. Sn(ClO4)2
b. HgO
i. H4SiO4
r. Mg(HCO3)2
c. P2O3
l. H4P2O7
s. NaHSO4
d. K2O2
m. Al2(SO4)3 t. Al2(HPO4)3
e. N2O5
n. Ca(NO3)2 u.BaH2
f. Fe(OH)3
o. Mg3(PO4)2 v. Al2S3
g. HF
p. BaI2
z. SiF4
Soluzione
2) Scrivi le formule corrispondenti ai seguenti
composti:
a. ossido ferrico
b. ossido di Mn (IV)
c. anidride ipoiodosa
d. anidride bromica
e. anidride nitrica
f. acido solfidrico
g. idruro di Al

h. acido cloroso
i. acido nitroso
l. acido fosforoso
m. acido piroarsenico
n. perclorato di Al
o. (orto) fosfito di Be
p. arseniato di Zn
q. bisolfito di Mg
Soluzione
3) Scrivi le formule di struttura dei seguenti
composti:
lettere d, l, m, o r, v dellesercizio 1;
lettere e, i, l, n, p dellesercizio 2.
Soluzione
4) Determina i coefficienti necessari per bilanciare
le seguenti reazioni:
a. Al2O3 + NaOH + H2O Na[Al(OH)4]
b. Ca3(PO4)2 + H3PO4 Ca(H2PO4)2
c. TiF4 + H2SO4 SO3 + HF + TiO2
d. Ca3P2 + H2O Ca(OH)2 + PH3

ESERCIZI
e.
f.
g.
h.
i.

SiO2 + HF H2SiF6 + H2O


As2O3 + HCl AsCl3 + H2O
POCl3 + H2O H3PO4 + HCl
Al2O3 + HI AlI3 + H2O
SbCl3 + H2S Sb2S3 + HCl

Soluzione

Soluzione

5) Determina i coefficienti necessari per bilanciare


le seguenti reazioni di ossido-riduzione:
a.
b.
c.
d.
e.
f.
g.
h.
i.

Na2SiF6 + Na NaF + Si
SnCl2 + HgCl2 SnCl4 + Hg2Cl2
PbS + O2 PbO + SO2
Cu + HNO3 Cu(NO3)2 + NO + H2O
CrO3 Cr2O3 + O2
Ca(OH)2 + Cl2 Ca(ClO3)2 + CaCl2 + H2O
KMnO4 + HNO2 + H2SO4 K2SO4 +
MnSO4 + HNO3 + H2O
NaCl + HNO3 Cl2 + NOCl + NaNO3 +
H2 O
As2O3 + Zn + H2SO4 AsH3 + ZnSO4 +
H2 O

6) Calcola i grammi di Hg che si possono ottenere


da 50,0 g di ossido mercurico, secondo la reazione:
HgO Hg + O2
Soluzione
7) Data la reazione:
CaO + H2O Ca(OH)2
calcola il peso di H2O stechiometricamente
necessaria per far reagire 20,0 kg di ossido di calcio
Soluzione
8) Calcola il volume di cloro necessario per
formare a condizioni normali 84 l di acido
cloridrico, secondo la reazione:
H2 + Cl2 HCl
Soluzione

ESERCIZI
9) Calcola quanto acido solforico si forma dalla
reazione di 25,0 g di SO3 con 7,00 g di H2O e
quanto reagente in eccesso rimane al termine della
reazione.
Soluzione
10) Calcola quanto H2SO4 al 25 % occorre far
reagire con lo Zn per preparare a condizioni
normali 80,00 l di H2, secondo la reazione:
H2SO4 + Zn ZnSO4 + H2
Soluzione
11) Data la reazione dellesercizio 10, quanto
solfato di Zn si pu ottenere dalla reazione di
16,0 g di H2SO4 puro al 60 %?
Soluzione
12) Calcola i grammi di carbonato di sodio che si
ottengono facendo reagire 20,0 g di CO2 con
35,0 g di NaOH, secondo la reazione:
CO2 + NaOH Na2CO3 + H2O
Soluzione

13) Il bicromato di potassio ossida il solfuro di


idrogeno a S, in ambiente acido, secondo la
reazione:
K2Cr2O7 + H2S + HCl CrCl3 + KCl + S + H2O
Calcola i grammi di K2Cr2O7 necessari per ossidare
15 g di H2S ed i grammi di CrCl3 che si ottengono
se la resa del 79,5 %.
Soluzione
14) Calcola quanti grammi di NO si possono
ottenere dalla reazione di 1,00 mol di NH3 con
1,00 mol di O2, secondo la reazione:
NH3 + O2 NO + H2O
Soluzione
15) Calcola il peso di ossido di magnesio che si
forma facendo reagire 34,48 g di Mg con O2, se la
resa del 94 %.
Soluzione

ESERCIZI
16) Facendo reagire 13,0 g di C4H9OH, 21,6 g di
NaBr e 33,8 g di H2SO4, si ottengono 16,8 g di
C4H9Br, secondo la reazione:
C4H9OH + NaBr + H2SO4 C4H9Br + NaHSO4
+ H2 O
Calcola la resa percentuale.
Soluzione

ESERCIZI
SOLUZIONI
1.
a. anidride arseniosa
b. ossido di Hg (II)
c. anidride fosforosa
d. perossido di potassio
e. anidride nitrica
f. idrossido ferrico
g. acido fluoridrico
h. acido solforoso
i. acido (orto)silicico
l. acido pirofosforico
m. solfato di alluminio
n. nitrato di calcio
o. fosfato di magnesio
p. ioduro di bario
q. perclorato di Sn (II)
r. monoidrogeno carbonato di Mg (bicarbonato di
Mg)
s. monoidrogeno solfato di sodio (bisolfato di Na)
t. monoidrogenofosfato di alluminio

u. idruro di bario
v. solfuro di alluminio
z. fluoruro di silicio
Back
2.
a. Fe2O3
b. MnO2
c. I2O
d. Br2O5
e. N2O5
f. H2S
g. AlH3
h. HClO2
i. HNO2
l. H3PO3
m. H4As2O7
n. Al(ClO4)3
o. Be3(PO3)2
p. Zn3(AsO4)2
q. Mg(HSO3)2

Back

ESERCIZI
3.
d.

l.

Esercizio 1
O
K

H
H

o.

O
P

m.

Mg
Mg
Mg

S
O
O

Al

r.

O
O

Al

v.

Al

S
Al
S

O
O

Mg

O
C

O
O
O
O
O

O
O

ESERCIZI
Esercizio 2
O
O
N

e.

Al

l.

O
O
O

H
H

Cl

O
O

p.
H

O
O

Cl

n.
O

O
O
O

O
O

i.

Cl

As

O
O
O

As

O
O
O

Zn
Zn
Zn

Back

ESERCIZI
4.
a.
b.
c.
d.
e.
f.
g.
h.
i.

h. 3, 4, 1, 1, 3, 2 (si bilancia la reazione inversa,


nellordine Cl, Na, N, H, O)
i. 1, 6, 6, 2, 6, 3 (si bilancia la reazione inversa,
moltiplicando per 2 i coefficienti ottenuti dal calcolo
degli elettroni scambiati)
Back

1, 2, 3, 2
1, 4, 3
1, 2, 2, 4, 1
1, 6, 3, 2
1, 6, 1, 2
1, 6, 2, 3
1, 3, 1, 3
1, 6, 2, 3
2, 3, 1, 6

6.

46,3 g
Back

7.

6,42 kg
Back

Back
5.
a. 1, 4, 6, 1
b. 1, 2, 1, 1
c. 2, 3, 2, 2
d. 3, 8, 3, 2, 4
e. 4, 2, 3 (si bilancia la reazione inversa)
f. 6, 6, 1, 5, 6 (dismutazione, si bilancia la
reazione inversa)
g. 2, 5, 3, 1, 2, 5, 3

8.

42 l
Back

9.

30,38 g; 1,44 g
Back

10. 1400 g
Back

ESERCIZI
11. 15,8 g
Back
12. 46,4 g
Back
13. Coefficienti della reazione: 1, 3, 8, 2, 2, 3, 7;
36, 94 g
Back
14. Coefficienti della reazione: 4, 5, 4, 6; 1 mole di
O2 reagisce con 0,80 mol di NH3 e d 0,80 mol di
NO, corrispondenti a 24,0 g
Back
15. 53,74 g
Back
16. 70,06 %
Back

LA MOLE
LA MOLE

2.2.4 ESERCIZI SVOLTI

2.A PRE-REQUISITI

2.3 FORMULE E COMPOSIZIONE

2.B PRE-TEST

2.4 DETERMINAZIONE DELLA


COMPOSIZIONE PERCENTUALE E
DELLA FORMULA DI UN COMPOSTO

2.C OBIETTIVI
2.1 QUANTO PESA UN ATOMO?

2.4.1 ESERCIZI SVOLTI


2.1.1 LIDEA DI MASSA RELATIVA

2.V VERIFICA SE HAI CAPITO

2.1.2 MASSA ATOMICA RELATIVA

ESERCIZI

2.1.3 ESERCIZI SVOLTI

2.2 LA MOLE
2.2.1 QUANTITA UNITARIE
2.2.2 MOLE, COSTANTE DI
AVOGADRO E MASSA MOLARE
2.2.3 ALTRI CALCOLI

LA MOLE
2.A PRE-REQUISITI
Prima di iniziare a lavorare su questa Unit,
dovresti essere in grado di:
esprimere valori numerici in forma esponenziale
ed effettuare operazioni con numeri esponenziali;
usare le pi comuni unit di misura del Sistema
Internazionale (SI);
riconoscere se una formula si riferisce ad un
atomo o ad una molecola;
applicare il concetto di sostanza.

2.B PRE-TEST
Qual la massa in grammi di una molecola di
azoto?
Soluzione

2.C OBIETTIVI
Al termine di questa Unit dovrai essere in grado di:
comprendere il concetto di massa relativa ed
applicarlo ad atomi e molecole;
definire la massa atomica relativa riferita al 12C;
calcolare la massa molecolare relativa di un
composto a partire dalle masse atomiche relative
degli atomi che lo costituiscono;
comprendere il significato di quantit unitaria di
sostanza e definire il concetto di mole;
comprendere la relazione tra mole e Costante di
Avogadro;
definire la massa molare e calcolarla per una
sostanza di cui siano note la formula e le masse
atomiche relative degli atomi che la compongono;
utilizzare la massa molare di un composto per
calcolare la quantit in moli di sostanza, essendo
nota la massa, e viceversa;
utilizzare la Costante di Avogadro per calcolare il
numero di particelle presenti in una certa quantit di
sostanza;

LA MOLE
comprendere il significato delle formule
chimiche e la loro relazione con la composizione
percentuale delle sostanze.

Abbiamo definito in precedenza atomi,


molecole e ioni; richiamiamo rapidamente una
definizione sintetica:
ATOMO: la pi piccola particella
costitutiva di un elemento (ad esempio, un atomo
di Fe, di H, di O).

MOLECOLA: la pi piccola particella


costitutiva di un elemento o di un composto che
pu esistere in modo indipendente (esempi:
molecola di ossigeno O2, di ozono O3, di acqua
H2O).

IONE: (che verr ripreso successivamente in


diverse occasioni, ad esempio ionizzazione,
equilibri in soluzione, legame ionico)
ununit strutturale dotata di carica, ad esempio

Na+, Cl-, SO42-, ecc. In particolare, si parla di cationi


se la carica dellunit strutturale positiva, di anioni se
negativa.

2.1 QUANTO PESA UN ATOMO?


2.1.1 LIDEA DI MASSA RELATIVA

Ogni volta che si esprime la massa di un oggetto in


una certa unit di misura, la sua massa viene misurata
rispetto ad uno standard; ad esempio, lo standard
universale della massa un blocco di lega platinoiridio (il chilogrammo standard), conservato al Muse
des Poids et des Msures di Svres, in Francia.
Se acquisti cinque chilogrammi di patate, la loro
massa cinque volte quella del chilogrammo
standard: puoi dire che la massa delle patate 5 kg,
oppure, che la massa relativa delle patate nella scala
dei chilogrammi 5.
Per comprendere meglio il concetto di massa relativa,
applichiamolo al caso di una moneta da 50 lire, di una
da 100 lire e di una da 200.
Le loro masse medie, espresse in grammi sono:

LA MOLE
Moneta da 50 lire
Moneta da 100 lire
Moneta da 200 lire

6,2 g/6,2 g = 1,0


mentre, se consideriamo come massa di riferimento
la moneta da 100 lire sar:
6,2 g/ 7,9 g = 0,78
I calcoli possono essere cos schematizzati:

6,2 g
7,9 g
4,9 g

Possiamo esprimere la massa di ogni moneta


scegliendo come riferimento prima quella da 50 lire,
e successivamente quelle da 100 e da 200 lire. Ogni
volta, la massa relativa della molecola potr essere
calcolata mediante la relazione:

massa media della moneta

Ma ssa

rela tiv a

a lla

Ma ssa media (g)

m. da 5 0
lire

m. da 1 0 0
lire

m. da 2 0 0
lire

5 0 lire

6,2

1,0

0,78

1,3

1 0 0 lire

7,9

1,3

1,0

1,6

2 0 0 lire

4,9

0,79

0,62

1,0

Moneta da

ma ssa della

Massa relativa di una moneta =


massa di riferimento

Ad esempio, la massa della moneta da 50 lire relativa


alla stessa moneta da 50 lire sar:

Si pu notare che la massa relativa varia se si cambia


la massa di riferimento. Inoltre, la massa relativa
adimensionale, perch facendo il rapporto tra
grandezze espresse nella stessa unit di misura (in
questo caso, grammi), si ottiene un numero puro.

LA MOLE
2.1.2 MASSA ATOMICA RELATIVA

Esprimere la massa degli atomi in grammi pone


qualche problema, in quanto si ottengono valori poco
maneggevoli: le masse di alcuni atomi espresse in
grammi sono riportate in Tabella.
Elemento
H
C
O

massa media di un atomo


1,6735510- 24 g
1,9943610-23 g
2,6565910-23 g

Per evitare di avere a che fare con numeri cos piccoli,


si cercato di esprimere la massa in termini di massa
atomica relativa.
Storicamente, la prima scala di massa atomica fu
determinata rispetto allidrogeno, che lelemento pi
leggero (massa = 1), ma questo fu poi abbandonato
per varie ragioni, tra cui il fatto che si combina con
pochi elementi. Quindi, si scelse la sedicesima parte
dellatomo dossigeno, che successivamente lasci il
posto alla dodicesima parte dellatomo di carbonio 12
(lisotopo pi abbondante del C). A partire dal 1961

questultima scala venne definitivamente adottata


come standard.
A titolo di esempio, usando i valori delle masse in
grammi date in precedenza, e procedendo
analogamente al caso delle monete, proviamo a
calcolare valori della massa atomica relativa di
alcuni elementi usando le tre scale di riferimento
(H, O e C), dividendo il peso di un atomo di un
certo elemento rispettivamente per il peso di un
atomo di H, 1/16 del peso di un atomo di O,
riportati sopra, e 1/12 del peso di un atomo di
12
C (che pesa 1,9925210-23 g); ad esempio, la
massa di un atomo di H calcolata in riferimento
al 12C data da:
1,6735510- 24 g / (1,9925210-23 g /12) = 1,00790
Procedendo analogamente negli altri casi, si
ottengono i risultati sintetizzati in Tabella.

LA MOLE
Ma ssa

a tomica

rela tiv a

E lemento sca la H

sc a l a O

sc a l a

1,00000

1,00794

1,00790

11,9169

12,0115

12,0111

15,8740

16,0000

15,9994

12

LUNIT DI MASSA ATOMICA (indicata con il


simbolo uma) quindi rappresentata da 1/12
della massa atomica del 12C, corrispondente a
1,6605910-24 g.
Si definiscono, di conseguenza:

MASSA ATOMICA RELATIVA


(comunemente, massa atomica) il rapporto tra la
massa assoluta di un atomo e la massa della
dodicesima parte dellatomo di 12C.

MASSA MOLECOLARE RELATIVA


(comunemente, massa molecolare) la somma delle
masse atomiche relative degli atomi che

compongono una molecola.


I termini peso atomico e peso molecolare,
seppur meno rigorosi rispetto alle espressioni
precedenti, vengono ancora comunemente usati.
Se un elemento comprende diversi isotopi, la sua
massa atomica (quella che si trova nella tavola
periodica degli elementi o in altre Tabelle) in
realt un valore medio ponderato, ottenuto tenendo
conto della massa dei singoli isotopi e della loro
abbondanza relativa.

LA MOLE
ESEMPIO
Il cloro presente in natura come miscela degli
isotopi 35Cl (34,9689 uma, 75,770 %) e 37Cl (36,9659
uma, 24,230 %). Calcolare la massa atomica del cloro
naturale.
Consideriamo un campione di cloro costituito, ad
esempio, da 100000 atomi. Di questi,
75,770 x 100000/100 = 75770
sono atomi di 35Cl e
24,230 x 100000/100 = 24230
sono atomi di 37Cl.
La massa totale del campione data dalla somma
delle masse dei due tipi di atomi, cio:

75770 x 34,9689 uma + 24230 x 36,9659 uma =


3,5453106 umaatomi
La massa atomica media si ottiene dividendo questo
valore per il numero di atomi contenuti nel
campione:
3,5453106 umaatomi / 100000 atomi = 35,453
uma

LA MOLE

a) 6,022141023 atomi di F = 18,9984 g

b) 6,022141023 atomi di Cl = 34,4527 g

c) 6,022141023 atomi di Mg = 24,3050 g

d) 6,022141023 atomi di Pb = 207,2 g

In una mole di fluoro ci sono solo atomi di 19F.


In una mole di cloro ci sono 35Cl (75,7%) e 37Cl (24,3%).
In una mole di magnesio lisotopo pi abbondante 24Mg, ma ci sono anche 25Mg (10%) e 26Mg (11%).
In una mole di piombo ci sono quattro isotopi: 204Pb (1,4%), 206Pb (24,1%), 207Pb (22,1%) e 208Pb (52,4%).

LA MOLE
2.1.3 ESERCIZI SVOLTI

1)

2.2 LA MOLE

Determina la massa molecolare di O2.

Massa atomica di O = 15,9994 uma


Massa molecolare (O2) = 15,9994 uma x 2 = 31,999
uma
2) Determina la massa molecolare di H2SO4.
Consultando la Tavola Periodica troviamo le seguenti
masse atomiche relative:
Massa atomica di H = 1,008 uma
Massa atomica di S = 32,064 uma
Massa atomica di O = 15,9994 uma
Massa molecolare (H2SO4) =
1,008 uma x 2+ 32,064 uma x 1 + 15,9994 uma x 4 =
98,078 uma

2.2.1QUANTITA UNITARIE

Torniamo allesempio delle monete e


consideriamo gruppi contenenti ciascuno 10 unit,
cio 10 monete; definiamo ogni gruppo da 10
monete UNA MOLE DI MONETE; la mole
rappresenta una quantit unitaria che contiene un
numero fisso di unit (in questo caso, 10 monete).
Possiamo calcolare la massa delle moli dei tre tipi
di monete a partire dalla massa media di una
singola moneta:
Moneta da

massa media di
1 moneta

massa 10 monete
(= 1 mole)

50 lire

6,2 g

62

100 lire

7,9 g

79

200 lire

4,9 g

49

LA MOLE
Partendo da questi valori, saremmo in grado, ad
esempio, di calcolare il numero di monete presenti in
una mole, a partire dalla massa di una singola moneta e
dalla massa di una mole:
massa di 1 mole
numero monete in 1 mole =
massa di 1 moneta
ad esempio, per le monete da 200 lire:
49 g / 4,9 g = 10 (monete).

2.2.2 MOLE, COSTANTE DI AVOGADRO E MASSA


MOLARE

La quantit unitaria per gli atomi, le molecole e gli ioni


la MOLE.
Essa ci permette di collegare il livello microscopico
(cio quello in cui consideriamo atomi, molecole, ecc.)
con il livello macroscopico, in cui abbiamo a che fare
con quantit di sostanza che possono essere pesate e

maneggiate. Pu essere definita cos:


la MOLE la quantit di sostanza che contiene un
numero di particelle uguale a quello presente in 12
g di carbonio 12.
A seconda della specie chimica, esisteranno poi
moli di atomi, di molecole, di ioni, di elettroni, ecc.
E stato quindi proposto di chiamarla quantit
chimica, che pu essere riferita ad una qualsiasi
entit chimica.
Possiamo calcolare quanti atomi sono contenuti in
12 g di 12C; essendo la massa di un atomo di 12C
uguale a 1,9925210-23 g, il numero di atomi sar
dato da:
12 g mol-1/1,9925210-23 g = 6,022521023 mol-1

NA= 6,0221023 COSTANTE DI AVOGADRO


che mette in relazione il numero di unit

LA MOLE
strutturali con la quantit di materia ed esprime il
numero di particelle contenute in una mole di
qualsiasi specie chimica.
Come in precedenza abbiamo calcolato il numero
di monete presenti in una mole di monete
partendo dalle masse di una mole e di una moneta,
cos possiamo dividere la massa di una mole per la
massa di una particella e verificare che una mole di
qualsiasi sostanza contiene un numero di particelle
pari alla costante di Avogadro.
Definiamo quindi la massa di una mole:
la MASSA MOLARE (M) la massa per quantit
unitaria di sostanza, cio la massa di una mole di
sostanza.
E generalmente espressa in grammi per mole (g
mol-1).
La massa molare di un elemento la massa in
grammi di una mole di quellelemento. Cos, ad
esempio il 12C ha M = 12 g mol-1, mentre luranio
(massa atomica relativa = 238 uma) ha M = 238 g
mol-1. Cos come la mole, anche la massa molare

pu essere riferita ad atomi, molecole e ioni.


La massa in grammi corrispondente alla massa
atomica o molecolare relativa esprime, quindi, la
massa di una mole, cio di 6,0221023 atomi o
molecole.
Ancora una volta, possiamo sottolineare come sia
possibile ragionare su due piani distinti: quello
microscopico (legato agli atomi, alle molecole,
ecc.) e quello macroscopico, che invece legato
alle moli di sostanza (reazione chimica).
ESEMPIO
Consideriamo lacqua, di formula H2O.
Consultando le Tabelle troviamo le masse
atomiche relative di H e di O:
Massa atomica di H = 1,008 uma
Massa atomica di O = 15,9994 uma
Massa molecolare (H2O) = 1,008 uma x 2 +
+15,9994 uma x 1 = 18,015 uma
Massa molare (H2O) = 18,015 g mol-1

LA MOLE
2.2.3 ALTRI CALCOLI

Consideriamo, ancora una volta, lesempio delle


monete. Se una scatola di monete da 200 lire pesa
350 g ed ogni mole di monete da 200 lire, come visto
prima, 49 g, il numero di moli contenuto nella scatola
si ottiene con un semplice calcolo:
moli di monete da 200 lire = massa totale/massa di
una mole
350 g / 49 g = 7,1 moli di monete da 200 lire
Analogamente, la quantit di sostanza, cio il numero
di moli di una sostanza, pu essere calcolato
dividendo la massa di sostanza per la massa di una
mole:
numero di moli =
= massa (g) / massa molare (g mol-1)

ESEMPIO
Calcolare le moli corrispondenti a 180,0 g di
carbonio, sapendo che la massa atomica relativa di
C 12,011.
moli (C) = 180,0 g /12,011 g mol-1 = 14,99 mol
Modificando opportunamente la relazione
precedente, possibile calcolare la massa
corrispondente ad un certo numero di moli:
massa (in g) = mol x massa molare (g mol-1)
ESEMPIO
Calcolare la massa in grammi corrispondente a 2,00
moli di NaOH.
Massa molecolare relativa (NaOH) = 40,0 uma
Massa corrispondente ad 1 mole = 40,0 g mol-1

LA MOLE
Per 2 moli
g = 2,00 mol x 40,0 g mol-1 = 80,0 g

La Costante di Avogadro ci consente, infine, di


calcolare il numero di particelle contenute in un
certo numero di moli, secondo la relazione:
numero di particelle = numero di moli x NA
Analogamente a quanto visto in precedenza, la
relazione pu essere trasformata per calcolare il
numero di moli corrispondenti ad un determinato
numero di particelle.
I calcoli relativi al numero di particelle possono
essere combinati con i calcoli visti negli esercizi
precedenti: alcuni esempi sono riportati negli esercizi
svolti che seguono.

ESEMPIO
Calcolare quante molecole sono presenti in

0,50 moli di NaOH

5,00 g di NaOH
Massa molecolare (NaOH) = 40,0 uma
Massa molare (NaOH) = 40,0 g mol-1
1 mole di qualsiasi sostanza contiene 6,0221023
particelle; in 0,50 moli ce ne saranno:
0,50 x 6,0221023 = 3,011023
Nel secondo caso, 5,00 g corrispondono ad un
numero di moli pari a:
5,00 g / 40,0 g mol-1 = 0,125 mol
Il numero di molecole si ottiene moltiplicando
questo valore per NA:
0,125 x 6,0221023 = 7,531022

LA MOLE
2.2.4 ESERCIZI SVOLTI

1) Calcolare la massa in grammi di 1,00 mol di atomi di


cloro e di 1,00 mol di molecole di cloro.
Massa atomica relativa (Cl) = 35,453 uma
Massa di 1,00 mol di atomi di Cl = 35,453 g mol-1
Massa molecolare relativa (Cl2) = 35,453 x 2 =
= 70,906 uma
Massa di 1,00 mol di molecole di Cl2 = 70,906 g
mol-1
In questo ed in altri casi analoghi necessario
specificare se si tratta di atomi o di molecole di
cloro.
2) Calcolare la massa di una mole di atomi di I.
Massa atomica relativa (I) = 126,904 uma
Massa molare (I) = 126,904 g mol-1

3) A quante moli di H2O corrispondono 3,48 g di H2O?


Massa molecolare relativa (H2O) = 18,015 uma
1 mole di H2O ha una massa di 18,015 g
Nel caso di 3,48 g:
mol = massa / massa molare =
= 3,48 g / 18,015 g mol-1 = 0,193 mol
4) A quanti grammi di CO2 corrispondono 1,20 mol di
CO2?
Massa molecolare relativa (CO2) = 44,010 uma
1 mole di CO2 corrisponde a 44,010 g
1,20 mol corrispondono a:
1,20 mol x 44,010 g mol-1 = 52,8 g

LA MOLE
5) Calcolare il numero di molecole presenti in 1,20 mol di
CaO e in 1,20 mol di H2O.

7) Calcolare a quante moli e a quanti grammi corrispondono


1,551024 molecole di N2.

numero di molecole = moli x NA = 1,20 x


6,0221023 = 7,231023

Massa molecolare relativa (N2) = 28,013 uma


Massa molare (N2) = 28,013 g mol-1

Poich una mole di ogni sostanza contiene lo stesso


numero di particelle, ed abbiamo nei due casi lo
stesso numero di moli (1,20), il numero di molecole
trovato valido per entrambi i composti.

Il numero di moli si ottiene dividendo il numero di


molecole per la Costante di Avogadro:
mol (N2) = 1,551024 / 6,0221023 = 2,57 mol

6) Calcolare il numero di moli ed il numero di molecole


presenti in 12,5 g di glicerolo, C3H8O3.
Massa molecolare relativa (C3H8O3) = 92,0954 uma
Massa molare (C3H8O3) = 92,0954 g mol-1
moli = 12,5 g / 92,0954 g mol-1 = 0,136 mol
molecole = 0,136 x 6,0221023 = 8,191022

g (N2) = 2,57 mol x 28,013 g mol-1 = 71,99 g

2.3 FORMULE E COMPOSIZIONE


Come verr spiegato in maggior dettaglio
(bilanciamento delle reazioni e rapporti tra le
masse), i simboli chimici delle sostanze semplici e
le formule di quelle composte hanno un significato
sia qualitativo che quantitativo, legati al tipo di
atomi presenti e al concetto di mole,

LA MOLE
rispettivamente. Quindi, come verr ricordato anche
a proposito della reazione chimica, una formula
chimica esprime, da un lato, gli atomi presenti in
una certa sostanza (livello microscopico), dallaltro
una mole di quella sostanza (livello macroscopico).
Consideriamo ora brevemente i diversi tipi di
formule ed il loro significato.
La FORMULA MINIMA (detta anche formula
empirica) indica il numero relativo di atomi dei
diversi elementi contenuti in una sostanza
composta. Per una sostanza contenente soltanto C,
H ed O sar del tipo CxHyOz, dove x, y e z sono i
pi piccoli numeri interi che esprimono il rapporto
di combinazione degli atomi presenti nel composto.
Essa pu essere determinata a partire dai risultati
dellanalisi qualitativa, spesso espressi in termini
percentuali.
Ad esempio, il glucosio ha formula minima CH2O
(cui corrisponde una massa di 30,02 g mol-1).
La FORMULA MOLECOLARE, oltre alle

informazioni fornite dalla formula minima, indica


anche il numero effettivo di atomi di ogni elemento
presente in una molecola della sostanza. Ad esempio,
nella formula molecolare CxHyOz, gli indici x,y e z
sono numeri interi proporzionali ad x, y e z ed
indicano il numero di atomi di C, H ed O
effettivamente presenti nel composto considerato.
Pu essere ricavata a partire dalla formula minima e
dalla massa molare. Riconsiderando lesempio
precedente, se la massa molare del glucosio 180,15
g mol-1, confrontando questo valore con la massa
corrispondente alla formula minima, si trova che la
formula molecolare del glucosio sar C6H12O6.
La FORMULA DI STRUTTURA (che verr trattata
a proposito dei tipi di composti), oltre ad indicare gli
atomi presenti ed il loro numero, mostra il modo con
cui gli atomi sono legati tra loro ed i tipi di legami
presenti.
La COMPOSIZIONE PERCENTUALE indica le
quantit in grammi dei diversi elementi presenti in

LA MOLE
100 grammi di sostanza; pu essere determinata
sperimentalmente con metodi di analisi elementare,
oppure calcolata a partire dalla formula molecolare
del composto.

2.4 DETERMINAZIONE DELLA


COMPOSIZIONE PERCENTUALE E
DELLA FORMULA DI UN COMPOSTO
Una formula chimica esprime sul piano qualitativo
gli elementi presenti e la proporzione relativa con cui
i diversi atomi sono combinati. Partendo dalla
formula chimica, possibile ricavare le percentuali in
peso di ciascun componente (cio i grammi di ogni
elemento in 100 g di sostanza).

ESEMPIO
Nel composto H2O si combinano:
2 atomi di H con 1 atomo di O, oppure
20 atomi di H con 10 atomi di O
2 x 6,0221023 atomi di H con 1 x 6,0221023 atomi
di O
2 moli di atomi di H con una mole di atomi di O
2 x 1,008 g di H con 15,9994 g di O.
Note le masse molari di H (1,008 g mol-1), O
(15,9994 g mol-1) e H2O (18,015 g mol-1), le
percentuali dei due elementi possono essere
calcolate con una semplice proporzione:
% H (2 x 1,008) : 18,015 = x : 100 x = 11,19 %
% O (1 x 15,9994) : 18,015 = x : 100 x = 88,81 %

LA MOLE
Sempre partendo dalla formula, possibile calcolare
la massa dei diversi elementi contenuta in una certa
massa di composto. Il ragionamento analogo, con
la differenza che questa volta si considera una
massa diversa da 100.
ESEMPIO
Calcola i grammi di ossigeno e di idrogeno
contenuti in 10 g di H2O.
Impostiamo una proporzione per ogni elemento,
mettendo in relazione le masse molari con le masse
e tenendo conto del numero di atomi di ogni tipo
che compaiono nella formula:
H

(2 x 1,008) : 18,015 = x : 10 x = 1,12 g di H

15,9994 : 18,015 = x : 10

x = 8,88 g di O

Se invece vogliamo conoscere la formula minima di


un composto, questa pu essere ricavata a partire

dalla sua composizione centesimale.


ESEMPIO
La composizione percentuale di un composto
contenente H e O
H 11,19 %
O 88,81 %
Determina la formula minima
In 100 g di sostanza sono presenti rispettivamente
11,19 g di H e 88,81 g di O, corrispondenti a
11,19 g /1,008 g mol-1 = 11,10 moli di H e
88,81 g / 15,9994 g mol-1 = 5,55 moli di O
Il rapporto tra le moli 11,10 : 5,55
corrisponde al rapporto tra gli atomi nel composto,
che sar H11,10O5,55
Per ottenere valori interi dividiamo entrambi i valori

LA MOLE
per il pi piccolo:
H 11,10 /5,55 = 2,00
O 5,55 / 5,55 = 1,00

approssimati, se questo non possibile (ad esempio


per valori come 1,5, 2,5, etc) si moltiplicano i
rapporti ottenuti in modo da ottenere tutti numeri
interi.

La formula del composto quindi H2O.

2.4.1 ESERCIZI SVOLTI

Riassumiamo i calcoli in modo schematico:


H

Ma ssa (g)

11,19

88,81

Ma ssa mola re (g
mol-1)

1,008

15,9994

Moli (g/ma ssa


mola re)

11,10

5,55

1 1 , 1 0 /5 , 5 5
=2 ,0 0

5 , 5 5 /5 , 5 5
=1 ,0 0

Moli/v a lore pi
piccolo
Ra pporto
For mula H2O

Come verr illustrato negli esercizi svolti che


seguono, se i risultati delle divisioni per il valore pi
piccolo sono valori vicini allunit vengono

1) Determinare la composizione percentuale relativa a C, H


ed S nel composto di formula molecolare C2H6S.
Massa molare (C) = 12,011 g mol-1
Massa molare (H) = 1,008 g mol-1
Massa molare (S) = 32,064 g mol-1
Massa molare (C2H6S) = 62,134 g mol-1
% C (2 x 12,011) : 62,134 = x : 100 x = 38,66 % di
C
% H(6 x 1,008) : 62,134 = x : 100 x = 9,74 %
di H
% S 32,064 : 62,134 = x : 100
x = 51,60 % di S

LA MOLE
2) Calcolare i grammi di ossigeno e di ferro contenuti in 50
g di Fe2O3 e la composizione percentuale di Fe2O3.
Massa molare (Fe) = 55,85 g mol-1
Massa molare (O) = 15,9994 g mol-1
Massa molare (Fe2O3) = 159,7 g mol-1
Fe (2 x 55,85) : 159,7 = x : 50 x = 34,97 g di Fe
O

(3 x 15,999) : 159,7 = x : 50 x = 15,03 g di O

Per calcolare la composizione percentuale,


impostiamo un calcolo analogo considerando 100 g
di sostanza:

3) Un composto organico ha dato allanalisi la seguente


composizione percentuale in peso:
C 48,8 %
H 13,5 %
N 37,7 %
Calcolare la formula minima del composto.
In 100,0 g di composto saranno contenuti
rispettivamente 48,8 g di C, 13,5 g di H e 37,7 g di
N.
Procediamo secondo lo schema gi visto:
C

48,8

13,5

37,7

12,011

1, 0 0 8

14,007

4,06

13,4

2,69

Moli/valore pi piccolo

4,06/2,69=
=1,5

13,4/2,69=
=4,98

2,69/2,69=
=1,00

Rapporto (molt. x 2)

10

Massa (g)

Fe (2 x 55,85) : 159,7 = x : 100 x = 69,94 % di Fe

Massa molare
(g mol-1)

Moli
(g/massa molare)

(3 x 15,999) : 159,7 = x : 100 x = 30,06 % di O

LA MOLE
Il composto ha formula C3H10N2.
Notiamo che il valore 1,5 relativo a C non poteva
essere approssimato; tutti i rapporti sono quindi
stati moltiplicati per 2.
4) Determina la formula minima della vitamina C,
sapendo che la sua composizione percentuale :
C 40,36%
H 4,60 %
O 55,04 %
100 g di campione conterranno 40,36 g di C, 4,60 g
di H e 55,04 g di O.
C

40,36

4,60

55,04

Massa molare (g mol-1) 12,011

1, 0 0 8

15,9994

Moli (g/massa molare)

3,36

4,56

3,44

Moli/valore pi piccolo

3,36/3,44=
=0,98

4,56/3,44=
=1,33

3,44/3,44=
=1,00

Rapporto (molt. x 3)

1,3x3=4

Massa (g)

Formula: C3H4O3
Anche in questo caso, il rapporto relativo
allidrogeno stato reso intero moltiplicandolo per
3, e per lo stesso fattore sono stati moltiplicati tutti
gli altri valori.

2.V VERIFICA SE HAI CAPITO


2.V.1 In base al significato di massa molecolare
relativa e di massa molare, spiega per il composto
H2O il significato dei valori 18,015 uma e 18,015 g
mol-1.
2.V.2 Tenendo presente il significato di massa
molare, determina il numero di moli che
corrisponde a:
18,015 g di H2O
15,9995 g di O
1,008 g di H
36,03 g di H2O

LA MOLE
2.V.3 In base alla definizione di Costante di
Avogadro, determina il numero di moli che
corrisponde a:
6,0221023 molecole di H2O
3,0111023 molecole di H2O
1,201024 molecole di H2O
2.V.4 Partendo dal significato di formula chimica,
e sapendo che le masse molari di C e di O sono
12,011 g mol-1 e 15,9994 g mol-1 rispettivamente,
determina quanti grammi di C e di O sono presenti
in 44,01 g di CO2.

LA MOLE
Soluzione Pre-Test
Una mole di N2 ha una massa in grammi
corrispondente alla sua massa molare, cio 28,013 g
mol-1; inoltre, in una mole contenuto un numero di
molecole pari alla Costante di Avogadro
(NA = 6,0221023).
La massa di una singola molecola, quindi, data dalla
massa molare divisa per la Costante di Avogadro:
28,013 g mol-1 / 6,0221023 mol-1= 4,6510-23 g

ESERCIZI
ESERCIZI
1) Calcola la massa molecolare relativa e la massa
molare delle seguenti sostanze:
a. NH3
b. CaBr2
c. H3PO4
d. Na2SO410H2O
Soluzione
2) Qual la massa in grammi di 1,00 mol di
atomi di fosforo (P) e di 1,00 mol di molecole di
fosforo (P4)?
Soluzione
3)
a.
b.
c.
d.
e.
f.

Calcola il numero di moli corrispondenti a:


30,0 g di molecole di ossigeno (O2)
31,0 g di molecole di fosforo (P4)
50,0 g di CaCO3
40,0 g di H2SO4
70,0 g di Fe
1,001022 atomi di Cu

g.
4)
a.
b.
c.
d.
e.
f.
g.

9,001024 molecole di C2H5OH


Calcola la massa corrispondente a:
1,00 mol di idogeno (H2)
0,500 mol di NaCl
0,250 mol di CO2
2,00 mol di SO3
0,0300 mol di Cl
9,00 mol di Cl2
0,150 mol di MgSO47H2O

Soluzione

Soluzione

5) A quante moli corrisponde 1,00 g di NH3?


Quale massa di SO2 contiene lo stesso numero di
molecole presenti in 1,00 g di NH3?
Soluzione

ESERCIZI
6)
a.
b.
c.

Calcola il numero di atomi contenuti in:


18,0 g di carbonio, C
18,0 g di rame, Cu
7,20 g di zolfo, S
Soluzione

7)
a.
b.
c.

Calcola il numero di molecole contenute in:


1,00 g di NH3
3,28 g di SO2
7,20 g di zolfo, S8
Soluzione

8) Una molecola di un certo composto ha massa


2,1910-22 g. Qual la massa molare del composto?
Soluzione
9) Calcola i grammi di glucosio (C6H12O6)
presenti in un campione ottenuto mescolando 3,94
mol di C6H12O6 con 7,551022 molecole di C6H12O6.
Soluzione

10) Calcola il numero totale di moli di NH3


contenute in un campione ottenuto mescolando
7,90 g di NH3, 0,258 mol di NH3 e 8,551023
molecole di NH3.
Soluzione
11) Calcola le moli di atomi e le moli di molecole
contenute in 3,45 g di idrogeno.
Soluzione
12) Calcola il numero di molecole presenti in un
campione di SO3 ottenuto mescolando 72,3 g di
SO3 con 0,803 mol di SO3.
Soluzione
13) Determina la composizione percentuale del
composto di formula C6H12O6.
Soluzione
14) Determina la composizione percentuale del
composto di formula H2SO4.
Soluzione

ESERCIZI
15) Calcola quanti g di H, C ed O sono contenuti
in 30 g di H2CO3.
Soluzione
16) Calcola la formula minima di un composto
che contiene 40,0 % di C, 6,6 % di H e 53,4 % di
O.
Soluzione
17) Determina la formula minima di un
composto
che ha dato allanalisi la seguente composizione
percentuale:
Na 12,1 %
Al 14,2 %
Si 22,1 %
O 42,1 %
H2O 9,48 %
Soluzione

ESERCIZI
SOLUZIONI
1.
a. 17,0 uma; 17,0 g mol-1
b. 199,9 uma; 199,9 g mol-1
b. 98,0 uma; 98,0 g mol-1
c. 322,2 uma; 322,2 g mol-1
Back
2.
31,0 g; 124 g

4.
a.
b.
c.
d.
e.
f.
h.

2,02 g
29,2 g
11,0 g
160 g
1,06 g
638 g
37,0 g
Back

Back
3.
a. 0,937 mol
b. 0,250 mol
c. 0,500 mol
d. 0,408 mol
e. 1,25 mol
f. 1,66 10-2 mol
g. 14,9 mol

5.
0,0588 mol; 3,77 g
Back
6.
a. 9,02 1023 atomi
b. 1,71 1023 atomi
c. 1,35 1023 atomi
Back

Back

ESERCIZI
7.
a. 3,54 1022 molecole
b. 3,08 1022 molecole
c. 1,69 1022 molecole

12.
1,027 1024 molecole
Back
Back

8.
132 g

13.
C 40,0 %; H 6,70 %; O 53,3 %
Back

Back
9.
732 g

14.
H 2,0 %; S 32,7 %; O 65,3 %
Back

Back
10.
2,14 mol

15.
H 0,97 g; C 5,81 g; O= 23,21 g
Back

Back
11.
3,42 mol di atomi; 1,71 mol di molecole
Back

16.
CH2O

Back

ESERCIZI
17.
Na2Al2Si3 2H2O

Back

LA STRUTTURA DELLATOMO
LA STRUTTURA DELLATOMO
4.A PRE-REQUISITI
4.B PRE-TEST

4.5.2 PRINCIPIO DELLA MASSIMA MOLTEPLICITA


(REGOLA DI HUND)
4.5.3 ESERCIZI SVOLTI

4.C OBIETTIVI

4.6 ENERGIE DI IONIZZAZIONE E


DISTRIBUZIONE DEGLI ELETTRONI

4.1 UNO SGUARDO ALLA STORIA

4.V VERIFICA SE HAI CAPITO

4.2 LATOMO DI BOHR (1913)

ESERCIZI

4.3 LORBITALE
4.4 NUMERI QUANTICI E FORME DEGLI
ORBITALI
4.5 CONFIGURAZIONE ELETTRONICA
DEGLI ATOMI POLIELETTRONICI
4.5.1 ORDINE E RIEMPIMENTO DEGLI ORBITALI E
PRINCIPIO DI PAULI

LA STRUTTURA DELLATOMO
4.A PRE-REQUISITI

4.C OBIETTIVI

Prima di iniziare a lavorare su questa Unit, dovresti


essere in grado di:
comprendere i concetti di atomo, molecola, ione ed
elemento;
interpretare alcuni fenomeni sul piano
microscopico e su quello macroscopico;
sapere cosa si intende per unit strutturale e
conoscere i diversi tipi di unit strutturali
corrispondenti alle sostanze semplici e composte;
avere una certa famigliarit con i simboli che si
usano per rappresentare gli elementi chimici.

Al termine di questa Unit dovrai essere in grado di:


conoscere le caratteristiche essenziali delle tre
particelle fondamentali che costituiscono latomo;
definire il numero atomico ed il numero di massa;
spiegare cosa sono gli isotopi e comprendere la
simbologia che li rappresenta;
ripercorrere levoluzione storica dei modelli atomici
con particolare attenzione a quello oggi accettato;
comprendere in modo descrittivo (nonmatematico) il concetto di orbitale e le caratteristiche
fondamentali dei diversi tipi di orbitali;
conoscere il significato dei vari numeri quantici;
ricavare la struttura elettronica di un qualsiasi
elemento a partire dal numero atomico e dalle
regole di riempimento degli orbitali;
comprendere il significato dellenergia di
ionizzazione in relazione alla configurazione
elettronica e scrivere le equazioni di formazione
degli ioni dagli atomi.

4.B PRE-TEST
Costruisci la configurazione elettronica dellelemento
sodio e scrivi la sua reazione di prima ionizzazione.
Soluzione

LA STRUTTURA DELLATOMO
4.1 UNO SGUARDO ALLA STORIA
In riferimento alle sostanze, avevamo parlato di
unit strutturali; in particolare:
Una sostanza costituita da unit strutturali di
un unico tipo.

Le unit strutturali possono essere atomi,


molecole o ioni.

Le unit strutturali delle sostanze semplici sono


o atomi o molecole di un solo elemento.

Le unit strutturali delle sostanze composte


sono molecole formate da atomi di pi elementi
diversi.
Consideriamo ora la struttura della pi semplice di
queste unit strutturali, cio latomo. Seguiremo
inizialmente una prospettiva di tipo storico:
verranno ripercorse le scoperte che hanno
permesso di elaborare i vari modelli atomici e
verranno sottolineati i concetti fondamentali che
permettono di descrivere la struttura atomica.

1. ELETTRONI E PROTONI (Thomson, 1897)


Thomson aveva condotto esperimenti sulla
conducibilit dei gas a bassa pressione, in seguito
allapplicazione di una differenza di potenziale
elevata. Applicando al tubo contenente il gas una
ddp di 15000 volt, osserv sul vetro una
luminescenza verde, dovuta a raggi che partivano dal
catodo e proseguivano in linea retta, che Thomson
chiam raggi catodici. Essi caricavano
negativamente la lamina di un elettrometro ed
applicando un campo elettrico venivano deviati
verso il polo positivo, il che fece supporre che
avessero carica negativa. Dopo ulteriori studi,
Thomson concluse che i raggi erano costituiti da
ELETTRONI, cio da particelle cariche
negativamente aventi massa molto piccola
(dellordine di 10-28 g, circa 1840 volte meno di un
atomo di idrogeno). Lesperimento dava lo stesso
risultato indipendentemente dai materiali usati, per
cui gli elettroni erano probabilmente presenti in tutte
le sostanze. Lelettrone rappresenta lunit di carica
negativa.

LA STRUTTURA DELLATOMO
Thomson aveva osservato anche una luminosit
rossa, deflessa dai campi elettrici e magnetici in
direzione opposta rispetto agli elettroni; questi raggi
avevano, quindi, presumibilmente carica positiva,
richiedevano per essere deviati campi pi forti e la
loro massa dipendeva dal gas usato (ad esempio,
usando lidrogeno la loro massa era praticamente
uguale a quella degli atomi di idrogeno). Thomson
concluse che per collisione tra i raggi catodici, cio
gli elettroni, e gli atomi di gas si ottenevano ioni
positivi in seguito alla perdita di elettroni.
La particella positiva relativa allidrogeno (H+)
rappresenta lunit di carica positiva, ha una massa
dellordine di 10-24 g e fu chiamata PROTONE.
2. MODELLO ATOMICO di Thomson (1899)
Thomson, in base ai risultati ottenuti, ipotizz che
latomo fosse costituito da elettroni carichi
negativamente immersi in una sfera carica
positivamente e stabilizzati dal loro rapido moto.
Thomson stabil che latomo fosse neutro (le
cariche positive e negative si bilanciavano) e che la

massa fosse dovuta essenzialmente agli elettroni


(fatto poi smentito).
3. DISPOSIZIONE DELLE CARICHE
DELLATOMO (Geiger e Marsden, 1909)
Geiger e Marsden, sotto la guida di Rutherford
studiarono la struttura dellatomo, inviando come
proiettili particelle (cio ioni He2+) prodotte da un
elemento radioattivo su una sottile lamina metallica e
valutando il percorso delle particelle su uno schermo
fluorescente. La maggior parte delle particelle
proseguiva senza deviazioni, alcune venivano deviate
e una su 10000 veniva sorprendentemente respinta
indietro. Fu ipotizzato che le particelle cariche
positivamente venissero riflesse o deviate quando
attraversavano zone a carica positiva; essendo
deviate solo poche particelle, tali zone positive
occupavano probabilmente una minima parte
dellatomo, prevalentemente costituito da spazio
vuoto.

LA STRUTTURA DELLATOMO
4. MODELLO ATOMICO DI RUTHERFORD
(1911)
Rutherford ipotizz lesistenza di un nucleo centrale
carico positivamente, in cui si concentrava
praticamente tutta la massa dellatomo, mentre gli
elettroni occupavano un volume molto maggiore. In
seguito ai suoi calcoli, il nucleo risult essere circa 10
mila volte pi piccolo rispetto allatomo nel suo
insieme.
Il modello di Rutherford si serve di un modello
planetario e considera ogni atomo come un piccolo
sistema solare, con gli elettroni che ruotano attorno
al nucleo. Lattrazione elettrostatica tra gli elettroni
ed il nucleo permetterebbe di spiegare la stabilit
dellatomo.
5. NUMERO ATOMICO (Moseley, 1913)
A partire dai risultati ottenuti si trov che il numero
di cariche positive nel nucleo corrispondeva al
numero dordine dellatomo nella tavola periodica
(numero atomico, indicato con Z); i valori
calcolati vennero confermati sperimentalmente da
Moseley. Il metodo da lui usato permise anche di

calcolare i valori del numero atomico di alcuni


elementi non ancora noti, ma dei quali si
ipotizzava lesistenza in base alla struttura della
tavola periodica.
6. NEUTRONI (Chadwick, 1932)
La massa atomica relativa dellelio, che contiene due
protoni, dovrebbe essere doppia di quella
dellidrogeno (1 protone), mentre quattro volte.
Chadwick identific la causa di questo con la
presenza nel nucleo di particelle non cariche, i
NEUTRONI, di massa analoga a quella dei protoni.
Come osservato sperimentalmente, e considerando
trascurabile la massa degli elettroni, la massa
dellatomo di elio (2 protoni, 2 neutroni e 2 elettroni)
risulta quindi quadrupla rispetto a quella
dellidrogeno (1 protone e 1 elettrone).
7. ISOTOPI (Soddy, 1913)
Esperimenti svolti con lo SPETTROMETRO DI
MASSA mostrarono che atomi di uno stesso
elemento potevano avere masse leggermente diverse.
Essi vennero chiamati ISOTOPI e sono

LA STRUTTURA DELLATOMO
caratterizzati tutti dallo stesso numero atomico (cio
lo stesso numero di protoni), ma da un diverso
numero di neutroni nel nucleo. La somma dei
protoni e dei neutroni espressa dal numero di
massa (A). Ad esempio, il Carbonio (6 protoni) pu
esistere in tre isotopi, caratterizzati rispettivamente
da numero di massa 12, 13 e 14 (corrispondenti a 6,
7 e 8 neutroni). Nella simbologia normalmente
usata, il numero di massa si scrive in alto a sinistra
del simbolo chimico, il numero atomico in basso a
sinistra.
Esempio 126C
IN SINTESI:
NUMERO ATOMICO (Z): la caratteristica pi
importante per definire lelemento; esso esprime il
numero dei protoni presenti nel nucleo (e quindi
anche il numero di elettroni nellatomo neutro),
nonch la posizione dellelemento nella tavola
periodica.
NUMERO DI MASSA (A): esprime la somma dei
neutroni e dei protoni presenti nel nucleo; isotopi

diversi sono caratterizzati dallo stesso numero


atomico, ma da diverso numero di massa.

Il nucleo dellATOMO costituito da protoni e


neutroni

occupa un volume limitato dellatomo

in esso si concentra la quasi totalit della massa


dellatomo
PARTICELLE SUBATOMICHE
Par ticella

Massa (rispetto a Carica (rispetto a


quella del protone) quella del protone)

Protone

+1

Neutrone

E lettrone

1/1840

-1

LA STRUTTURA DELLATOMO
4.2 LATOMO DI BOHR (1913)
PREMESSE

Il modello di Ruthrford in disaccordo con la


teoria elettromagnetica classica, secondo cui gli
elettroni dovrebbero irradiare radiazioni
elettromagnetiche, perdere energia e cadere sul
nucleo. Nella realt, ci non avviene.

Quando ad un elemento si fornisce energia (ad


esempio con una fiamma o applicando una
differenza di potenziale), questo emette una
radiazione caratterizzata da valori ben precisi di
lunghezza donda. Con metodi opportuni possibile
ottenere lo spettro della sostanza, in cui compare
una serie di righe caratteristiche che permettono di
riconoscerla. Il fenomeno pu essere messo in
relazione con lacquisto di energia da parte degli
elettroni del campione, che tornano allo stato
precedente emettendo, appunto, una radiazione. Per
spiegare la formazione di questi spettri a righe si
dovrebbe supporre che gli elettroni occupino
soltanto alcuni livelli energetici e che la differenza tra

i livelli possa assumere soltanto determinati valori.

Plank ipotizza che lenergia sia quantizzata,


cio possa assumere soltanto alcuni valori specifici;
anche la differenza tra due valori assumerebbe un
valore ben preciso. Inoltre, lenergia proporzionale
alla radiazione emessa, attraverso la costante di
Plank.
Studiando latomo di idrogeno, Bohr formul un
modello, i cui postulati possono essere cos
sintetizzati:
1. Lelettrone ruota attorno al nucleo percorrendo
orbite circolari.
2. Lelettrone possiede una serie stabilita di orbite
permesse, dette stati stazionari, in cui alcune
propriet dellelettrone assumono valori costanti.
Fino a quando un elettrone rimane su una di queste
orbite, la sua energia resta costante e non si ha
emissione, con conseguente perdita di energia.
3. Un elettrone pu passare da unorbita allaltra;
in queste transizioni vengono coinvolte quantit fisse
di energia, in accordo con la teoria di Plank.

LA STRUTTURA DELLATOMO
Nel modello atomico dellidrogeno calcolato in base
a questi presupposti; gli stati permessi vengono
indicati da un numero detto NUMERO
QUANTICO (n) che pu assumere valori interi
come n=1, n=2, ecc. Il livello ad energia inferiore
viene definito stato FONDAMENTALE, mentre i
livelli successivi rappresentano eventuali stati
ECCITATI ed hanno energia pi elevata rispetto allo
stato fondamentale. Un elettrone che si trova sul
livello corrispondente ad n = 1 potr passare ad un
livello eccitato se gli viene fornita energia; lelettrone
tender a tornare allo stato fondamentale emettendo
una radiazione di frequenza caratteristica, cui
abbiamo accennato parlando degli spettri di
emissione.
Il modello permette, inoltre, di calcolare i raggi delle
orbite permesse in un atomo di idrogeno e le loro
energie; ad esempio, lo stato fondamentale (n = 1)
ha un raggio di 0,053 nm.

comparivano serie di righe molto vicine tra di loro,


dette multipletti, difficilmente spiegabili con il
modello di Bohr.
Sommerfeld (1915) ipotizz che le orbite non
fossero circolari, ma ellittiche e costru un sistema
quantizzato simile a quello di Bohr, introducendo
accanto ad n, un nuovo numero quantico (l) che
determinava leccentricit delle orbite, e quindi la
forma dellellisse, ed il cui valore era legato a quello
di n. Allinterno di ogni livello (legato ad un certo
valore di n) erano quindi presenti vari sottolivelli,
corrispondenti ai possibili valori assunti da l.
Anche questo ulteriore contributo non riusciva,
tuttavia a spiegare tutti i fenomeni osservati e furono
necessari ulteriori apporti ed un netto cambiamento
di impostazione per definire il modello di atomo
ancora oggi accettato.

Il modello di Bohr mostr i suoi limiti quando si


cerc di applicarlo ad atomi pi complessi rispetto
allidrogeno; negli spettri di questi atomi

PREMESSE

4.3 LORBITALE

De Broglie con la sua teoria ondulatoria propone


di associare alle particelle, ed in particolare
1.

LA STRUTTURA DELLATOMO
allelettrone, unonda elettromagnetica. Tale onda
diventa rilevante e sperimentalmente determinabile
soltanto per particelle caratterizzate da una massa
molto piccola e da una velocit elevata. Lelettrone
risulta, quindi, distribuito (delocalizzato) in
unonda di probabilit, che pu essere vista come
una nuvola carica negativamente ed esprime la
probabilit di trovare lelettrone in una certa zona
dello spazio.
2. Secondo il principio di indeterminazione di
Heisemberg, non possibile misurare
simultaneamente e con accuratezza la posizione di un
elettrone la sua quantit di moto. Effettuando la
misura, verrebbe introdotta una perturbazione tale
che la situazione precedente non sarebbe pi
determinabile, per cui diventa necessario ragionare in
termini di probabilit.
Il modello ondulatorio individua zone dello spazio
dove massima la densit di carica negativa, e quindi
la probabilit di trovare lelettrone. Poich i legami
chimici possono essere visti in termini di
sovrapposizione tra zone ad alta densit elettronica

appartenenti ad atomi diversi, la conoscenza della


forma e dellorientamento di tali zone negli atomi
permette di interpretare e prevedere le propriet e
struttura delle specie chimiche.
Ci possibile risolvendo lequazione di
Schrdinger, che rappresenta in tre dimensioni londa
associata ad un elettrone; si ottengono una serie di
valori, detti FUNZIONI DONDA (ed indicati con
il simbolo ) che consentono di conoscere la
distribuzione della densit elettronica nello spazio
attorno al nucleo. Assegnando valori specifici ai
numeri quantici si ottengono particolari funzioni
donda, dette ORBITALI. Tra le infinite soluzioni
possibili, sono accettabili quelle che:
assumono un solo valore;
sono continue e finite in ogni punto dello spazio ed
allinfinito tendono a 0;
sono tali per cui 2dv = 1, dove 2 rappresenta
lintensit dellonda associata allelettrone; lintegrale
esprime la probabilit di trovare lelettrone nel
volume infinitesimo dv, ed il fatto che tale integrale
esteso a tutto lo spazio valga 1, significa che in esso
si trover certamente lelettrone.

LA STRUTTURA DELLATOMO
Lorbitale rappresenta, quindi, una regione
caratterizzata da unalta densit elettronica in cui
massima la probabilit di trovare lelettrone, e
corrisponde idealmente alle orbite che
caratterizzavano i modelli precedenti. Gli orbitali,
cos come le orbite, sono associati a diversi numeri
quantici ed i due modelli risultano in definitiva
abbastanza simili. Tuttavia, si tratta di una
coincidenza formale cui corrispondono presupposti
profondamente differenti: mentre nella teoria
quantistica ad ogni numero quantico era associata
una realt fisica (unorbita circolare o ellittica), nella
teoria ondulatoria i numeri quantici compaiono
come coefficienti nellequazione che descrive
lelettrone.
Ad esempio, nellatomo di Bohr lorbita
corrispondente allo stato fondamentale si trovava ad
una distanza di 0,053 nm dal nucleo. Nel modello
ondulatorio, lelettrone non pi identificabile con
una particella che percorre una traiettoria, quindi
non si parla pi di distanza dellelettrone dal nucleo,
quanto piuttosto di probabilit che lelettrone si trovi
ad una certa distanza dal nucleo. In questo caso i

calcoli indicano che per lo stato fondamentale


dellatomo di H il valore massimo di probabilit si
ha a 0,053 nm dal nucleo. Il risultato coincidente si
accompagna, tuttavia, ad una netta differenza
concettuale: in un caso si afferma che lelettrone si
trova a 0,053 nm dal nucleo, nellaltro che 0,053 nm
la distanza alla quale massima la probabilit di
trovare lelettrone, delocalizzato sullorbitale.
Gli orbitali possono essere rappresentati
graficamente con superfici che rappresentano la
nube di densit elettronica e che
convenzionalmente comprendono il 99 % di
probabilit che lelettrone si trovi al loro interno.

4.4 NUMERI QUANTICI E FORME DEGLI


ORBITALI
I diversi tipi di orbitali si ottengono combinando in
vario modo i NUMERI QUANTICI. Vediamoli
uno per uno, indicando qualche caratteristica.
1. Numero quantico PRINCIPALE (n): pu
assumere valori positivi interi (1, 2, 3, ), indica il

LA STRUTTURA DELLATOMO
livello in cui si colloca lelettrone, e quindi in
relazione con le dimensioni e lenergia dellorbitale.
2. Numero quantico ANGOLARE (o secondario,
l): pu assumere valori interi positivi da 0 a n-1 (n
il numero quantico principale) ed indica la forma
geometrica dellorbitale.
3. Numero quantico MAGNETICO (m): pu
assumere ogni valore intero, zero incluso, compreso
tra +l e -l (l il numero quantico angolare) e pu
essere messo in relazione con lorientamento
dellorbitale nello spazio.
A questi numeri quantici caratteristici della
meccanica ondulatoria, nel 1925 ne venne aggiunto
un quarto per giustificare alcuni aspetti dello spettro
dellidrogeno, altrimenti inspiegabili.
4. Numero quantico di SPIN (ms): esprime il senso
di rotazione dellelettrone attorno al proprio asse e
pu assumere i valori di e - , indicati
convenzionalmente con e con , come verr
mostrato nei successivi esempi di riempimento degli
orbitali.

Un elettrone viene quindi descritto in modo


univoco dai quattro numeri quantici.
Il PRINCIPIO DI ESCLUSIONE DI PAULI
esclude che in un atomo o una molecola possano
coesistere due o pi elettroni caratterizzati dai
quattro numeri quantici uguali (al limite, due
elettroni che occupano lo stesso orbitale avranno
uguali i primi tre, ma quello di spin opposto).
I livelli elettronici vengono numerati secondo valori
crescenti di n; al crescere di n, aumentano lenergia
dellelettrone e, in genere, la sua distanza dal nucleo.
Consideriamo ora le varie possibilit, ricavando per
ogni valore del numero quantico principale (n) i
corrispondenti sottolivelli determinati dai valori dei
numeri quantici angolare (l) e magnetico (m),
sintetizzando le principali caratteristiche dei diversi
tipi di orbitali.
Per n = 1 si ha l = 0; lunico orbitale di questo
livello un ORBITALE S, a simmetria sferica
centrata nel nucleo. Tutti gli orbitali caratterizzati da
l = 0 sono orbitali s, e, a seconda del livello, si
parler di orbitali 1s, 2s, ecc. Poich a l = 0

LA STRUTTURA DELLATOMO
corrisponde m = 0, esiste un solo orbitale di tipo s
per livello.

certo valore di n hanno lo stesso valore di energia o,


come si dice, sono degeneri.
piano yz
z
y

piano xz

x
px

piano xy

x
py

pz

Orbitale s

Per n = 2, si pu avere l = 0 (orbitale 2s, gi citato) e


l = 1: in questo caso si ha un ORBITALE P,
caratterizzato da una distribuzione di probabilit a
forma di doppio lobo; i due lobi sono separati da un
piano a probabilit nulla, detto piano nodale. Per l =
1, m pu assumere tre valori (-1, 0, +1): gli orbitali p
sono a gruppi di 3, orientati ortogonalmente uno
rispetto allaltro secondo i tre assi (x, y z),
solitamente indicati con px, py e pz. Vengono spesso
rappresentati separatamente, ma andrebbero
immaginati riuniti in ununica terna di assi, alla cui
origine posto il nucleo. I tre orbitali p relativi ad un

Orbitale p

Nei livelli successivi si hanno altri tipi di orbitali: per


l = 2 si hanno gli ORBITALI D (5 orbitali
degeneri), mentre per l = 3 abbiamo gli ORBITALI
F (7 orbitali degeneri); in entrambi i casi la geometria
della distribuzione di probabilit pi complessa
rispetto ai casi precedenti.
Poich il Principio di Pauli esclude che in uno
stesso atomo o molecola possano esistere due
elettroni caratterizzati dagli stessi quattro numeri

LA STRUTTURA DELLATOMO
quantici, ne consegue che
un orbitale pu essere occupato da un massimo di
due elettroni

orbitale l

norbitali n max
degeneri elettroni

(che differiscono per il valore del numero quantico


di spin); inoltre, per i vari livelli si hanno:

- 1, 0, +1

- 2. - 1, 0, +1, +2

10

- 3, - 2, - 1, 0,+1, +2,+3

14

n = 1 1 orbitale (o sottolivello)
n = 2 4 orbitali
n = 3 9 orbitali
in generale n2 orbitali
Poich ogni orbitale pu contenere 2 elettroni, il
numero massimo di elettroni che pu essere
contenuto in un livello con numero quantico
principale n dato da 2n2 (ad esempio, 2 elettroni
per n = 1, 8 elettroni per n = 2, e cos via).
Riassumiamo le caratteristiche principali dei diversi
tipi di orbitale.

4.5 CONFIGURAZIONE ELETTRONICA


DEGLI ATOMI POLIELETTRONICI
La CONFIGURAZIONE ELETTRONICA di
un atomo d indicazioni su come gli elettroni sono
distribuiti nei suoi orbitali; ad essa sono collegate le
propriet chimiche. Rispettando alcune semplici
regole, la configurazione elettronica pu essere
costruita a partire dal numero atomico, secondo un
procedimento relativamente semplice. Dopo alcune
indicazioni teoriche, verranno presentati alcuni
esempi.

LA STRUTTURA DELLATOMO
4.5.1 ORDINE DI RIEMPIMENTO DEGLI ORBITALI E
PRINCIPIO DI PAULI

La configurazione elettronica viene costruita


secondo il principio dellAufbau (= edificare)
disponendo gli elettroni negli orbitali secondo
energia crescente, a partire da quelli ad energia
minore. Si tiene conto degli orbitali degeneri (3 per
gli orbitali p, 5 per i d, 7 per gli f) e del fatto che
ogni orbitale pu contenere al massimo due
elettroni con spin opposti (principio di esclusione di
Pauli). La somma degli elettroni disposti negli
orbitali corrisponder al numero atomico.
Lordine di riempimento degli orbitali, verificato
sperimentalmente in passato, pu essere ricavato
dallo schema seguente procedendo lungo le frecce.
Si pu notare che non sempre il principio del
numero quantico principale crescente rispettato:
ad esempio, gli orbitali 3d hanno energia
leggermente superiore rispetto al 4s e questultimo
viene occupato prima.

Ordine di riempimento degli orbitali negli


atomi secondo il principio di Aufbau.

Valore di n
1
2
3
4
5
6
7

0
1s
2s
3s
4s
5s
6s
7s

Valore di l
1
2
2p
3p
4p
5p
6p
7p

3d
4d
5d
6d

4f
5f

4.5.2 PRINCIPIO DELLA MASSIMA MOLTEPLICIT


(REGOLA DI HUND)

La regola di Hund (PRINCIPIO DELLA


MASSIMA MOLTEPLICIT) afferma che, se
pi elettroni occupano orbitali degeneri, essi
occupano il maggior numero possibile di orbitali
singolarmente e con spin parallelo (condizione di
minima energia, molto stabile); successivamente si

LA STRUTTURA DELLATOMO
dispongono gli altri elettroni, che si accoppiano ai
precedenti. Se, ad esempio, 3 elettroni occupano un
orbitale p (schematizzabile come [ ][ ][ ] ), questi
saranno disposti [][][] oppure [][][] e non
[][][ ] o [][][]; cos, se in un orbitale p
devono essere disposti 4 elettroni, la disposizione
corretta sar [][][].

ESEMPI
H (Z = 1)
Lunico elettrone occupa lorbitale 1s (quello in
assoluto ad energia minore).
Possiamo indicare questa configurazione con due
notazioni equivalenti:
1s1 oppure 1s []
He (Z = 2)
Entrambi gli elettroni occupano lorbitale 1s; il
livello caratterizzato da n = 1 completo.
1s2 oppure 1s []

Li (Z = 3)
2 elettroni occupano lorbitale 1s (che risulta
completo), il terzo lorbitale 2s.
1s2 2s1 oppure 1s [] 2s []
In alternativa, si pu scrivere [He] 2s1 (cio,
configurazione dellHe pi ...).
C (Z = 6)
2 elettroni occupano lorbitale 2p, disponendosi
secondo il principio della massima molteplicit.
1s2 2s2 2px1 2py1 (2pz vuoto) oppure 1s [] 2s
[] 2p [][][ ];
In tutti questi esempi, per semplicit, nella seconda
notazione gli orbitali sono stati posti
orizzontalmente, anche se sarebbe pi corretto
disporli verticalmente per visualizzare lenergia
crescente.

LA STRUTTURA DELLATOMO
4.5.3 ESERCIZI SVOLTI

1) Costruisci la configurazione elettronica dellossigeno (O,


Z = 8)
1s2 2s2 2p4 (in dettaglio 2px2 2py1 2pz1)
Nel riempimento dellorbitale 2p stato applicato il
principio della massima molteplicit.
1s [] 2s [] 2p [][][]
2) Costruisci la configurazione elettronica del silicio (Si, Z
= 14)
1s 2s 2p 3s 3px 3py
2

Pu essere scritta anche [Ne] 3s2 3p2 (il Ne ha


configurazione 1s2 2s2 2p6, che corrisponde ai primi
due livelli completi).
1s [] 2s [] 2p [][][] 3s [] 3p [][][ ]

3) Costruisci la configurazione elettronica del ferro (Fe, Z


= 26)
Gli orbitali 4s hanno energia inferiore ai 3d e
vengono occupati prima:
1s2 2s2 2p6 3s2 3p6 4s2 3d6 (oppure [Ar] 4s2 3d6)
Vediamo in dettaglio il riempimento dellorbitale 3d:
1s [] 2s [] 2p [][][] 3s [] 3p
[][][] 4s [] 3d [][][][][]

4.6 ENERGIE DI IONIZZAZIONE E


DISTRIBUZIONE DEGLI ELETTRONI
Fornendo energia, possibile strappare un elettrone
da un atomo, trasformandolo in ione; generalmente,
per strappare elettroni successivi al primo sar
necessaria una quantit di energia pi elevata, perch
una specie carica positivamente esercita sugli
elettroni, a carica negativa, unattrazione maggiore
rispetto ad una specie neutra. Ogni atomo sar

LA STRUTTURA DELLATOMO
quindi caratterizzato da determinati valori
dellENERGIA DI IONIZZAZIONE; poich gli
elettroni che si trovano sullo strato pi esterno, ad
energia pi elevata e generalmente non completo,
vengono strappati pi facilmente, i valori delle
successive energie di ionizzazione ci danno
informazioni sulla configurazione elettronica.
Consideriamo, come primo esempio, il sodio:
Prima ionizzazione
Na Na+ + eEnergia di ionizzazione = + 494 kJ mol-1
Seconda ionizzazione
Na+ Na2+ + eEnergia di ionizzazione = + 4564 kJ mol-1
Il valore molto maggiore dellenergia di seconda
ionizzazione perfettamente comprensibile se si
osserva la configurazione elettronica del sodio (Z =
11), che

1s2 2s2 2p6 3s1


Lelettrone nellorbitale esterno 3s viene strappato
molto pi facilmente rispetto a quello nellorbitale
2p, ad energia inferiore e pi stabile.
Se consideriamo i valori delle energie di ionizzazione
del berillio, che ha Z = 4 e configurazione
elettronica 1s2 2s2, vediamo che i due elettroni che
occupano lorbitale 2s possono essere rimossi con
una certa facilit, mentre gli altri due sono trattenuti
molto fortemente.
En. di prima ionizzazione
En. di seconda ionizzazione
En. di terza ionizzazione
En. di quarta ionizzazione

900 kJ mol-1
1758 kJ mol-1
14905 kJ mol-1
21060 kJ mol-1

LA STRUTTURA DELLATOMO
4.V VERIFICA SE HAI CAPITO

4.V.1 Partendo dal significato degli isotopi e dalle


definizioni di numero atomico e numero di
massa e sapendo che per il carbonio Z = 6,
individua il numero di protoni, elettroni e neutroni
presenti:

in un atomo di 12C

in un atomo di 13C

in un atomo di 14C
4.V.2 Costruisci la configurazione elettronica
degli elementi seguenti, usando entrambe le
notazioni viste:

Ne (Z = 2)

He (Z = 10)

Ar (Z = 18)
4.V.3 In base al principio della massima
molteplicit, individua tra le possibilit seguenti
quelle corrette:

[][][]
[][][]
[][][ ]
[][][]
[][ ][ ]
[][][]

LA STRUTTURA DELLATOMO
Soluzione Pre- Test
Na (11) 1s2 2s2 2p6 3s1
Na Na+ + e-

LA TAVOLA PERIODICA
LA TAVOLA PERIODICA

5.4.3 AFFINITA ELETTRONICA

5.A PRE-REQUISITI

5.V VERIFICA SE HAI CAPITO

5.B PRE-TEST

ESERCIZI

5.C OBIETTIVI
5.1 CRITERI DI CLASSIFICAZIONE
5.1.1 MENDELEEV: PESO ATOMICO E PROPRIETA
CHIMICHE
5.1.2 NUMERO ATOMICO E CONFIGURAZIONE
ELETTRONICA

5.2 LA STRUTTURA DELLA TAVOLA


PERIODICA
5.3 GRUPPI CARATTERISTICI
5.4 PROPRIETA PERIODICHE
5.4.1 RAGGIO ATOMICO E RAGGIO IONICO
5.4.2 ENERGIA DI IONIZZAZIONE

LA TAVOLA PERIODICA
5.A PRE-REQUISITI
Prima di iniziare a lavorare su questa Unit, dovresti
essere in grado di:
comprendere i concetti di sostanza semplice,
sostanza composta, atomo e molecola;
avere chiaro il significato del termine
elemento;
sapere cosa sono gli isotopi;
costruire la configurazione elettronica di un
qualsiasi elemento, a partire dal suo numero atomico;
conoscere il significato di massa atomica/
molecolare relativa;
avere unidea generale sui composti formati dai
metalli e dai non-metalli.

5.B PRE-TEST
1. Giustifica la posizione nella Tavola periodica degli
elementi sodio, potassio, fluoro e cloro in base alla
loro configurazione elettronica.
2. Identifica nella Tavola periodica la zona occupata

dai metalli alcalini, dagli alogeni e dai gas nobili.

Soluzione

5.C OBIETTIVI
Al termine di questa Unit dovrai essere in grado
di:
consultare agevolmente la tavola periodica,
ricavando di volta in volta le informazioni di cui hai
bisogno;
comprendere la struttura generale della tavola
periodica, riconoscendo al suo interno i gruppi ed i
periodi, i blocchi s, p, d, f e le zone occupate da
metalli, non-metalli, semimetalli;
conoscere le caratteristiche principali di alcuni
gruppi;
comprendere il significato della legge periodica
individuata da Mendeleev in relazione al

LA TAVOLA PERIODICA
comportamento chimico ed al valore del peso
atomico;
spiegare la posizione degli elementi nella Tavola
Periodica sulla base della loro configurazione
elettronica;
comprendere il significato di alcune propriet degli
elementi, come il raggio atomico e ionico, lenergia di
ionizzazione e laffinit elettronica;
interpretare la variazione di queste propriet in
relazione alla periodicit ed alla posizione nella
Tavola periodica.

5.1 CRITERI DI CLASSIFICAZIONE


5.1.1 MENDELEEV: PESO ATOMICO E PROPRIETA
CHIMICHE

I chimici hanno sempre tentato di ordinare le


sostanze studiate in base a somiglianze che
permettessero, in qualche modo, di raggrupparle in
modo schematico; questa esigenza divenne
progressivamente pi sentita nel secolo scorso,
quando il progresso delle tecniche di analisi permise
di scoprire nuove sostanze semplici.
Mendeleev, come gi altri prima di lui, si era
interrogato sulle cause dellanalogia tra gruppi di
elementi e sul rapporto di questi vari gruppi tra loro.
Partendo da metodi di classificazione proposti da
altri, ed in verit accolti nel mondo scientifico con un
po di scetticismo, egli propose una classificazione
basata essenzialmente su due criteri:
la similitudine nel comportamento chimico, non
sempre valutabile con precisione;
il peso atomico (corrispondente alla odierna
massa atomica molare), quantit esattamente
misurabile, che rappresenta invece un criterio
quantitativo di valutazione.
Mendeleev not che, disponendo gli elementi

LA TAVOLA PERIODICA
secondo il peso atomico crescente, si poteva
osservare una ripetizione periodica nelle propriet
chimiche, che pu essere sintetizzata dalla legge
periodica.
LEGGE PERIODICA: le propriet dei corpi
semplici, come le forme e le propriet delle
combinazioni, sono funzione periodica della
grandezza del peso atomico (1868).
La classificazione proposta da Mendeleev si ritrova
nella attuale Tavola periodica con laggiunta di alcuni
gruppi di elementi non ancora noti allepoca, come i
gas rari (prima colonna a destra). Egli pot collocare
tutti gli elementi allora noti; e fu anche in grado di
lasciare nella Tavola alcune caselle vuote,
prevedendo la collocazione e le caratteristiche di
elementi non ancora scoperti, la cui posizione e le
cui propriet sono state in seguito confermate.
Ad esempio, lelemento che Mendeleev aveva
chiamato eka-silicio fu scoperto alcuni anni dopo e
chiamato germanio; le propriet previste da
Mendeleev concordano con quelle osservate.

Proprie t

Pre vis te
Os s e rvate
(Eka-Si, 1871) (Ge , 1886)

massa atomica

72

72,6

densit (g/cm3)

5,5

5,47

colore

grigio

bianco- grigio

densit
dell'ossido
(g/cm3)

EsO2, 4,7

GeO2, 4,703

punto di
ebollizione del
cloruro

EsCl4, sotto i
100 C

GeCl4, 86 C

densit del
cloruro (g/cm3)

EsCl4, 1,9

GeCl4, 1,887

LA TAVOLA PERIODICA
5.1.2 NUMERO ATOMICO E CONFIGURAZIONE
ELETTRONICA

Grazie agli studi di Moseley, che, esaminando i raggi


X emessi dai diversi elementi, fu in grado di risalire
alla carica nucleare e, quindi, al numero atomico,
questultimo divenne il criterio per stabilire la
posizione degli elementi nella TAVOLA
PERIODICA. La legge periodica, che per
Mendeleev era correlata con il peso atomico
crescente, dipende ora dal numero atomico
crescente. Come osservato riguardo al significato del
termine elemento, il numero atomico alla base
della moderna definizione di elemento, i cui atomi
(eventualmente appartenenti a diversi isotopi) sono
caratterizzati tutti dallo stesso valore di numero
atomico.
Mendeleev aveva osservato che certi gruppi di
elementi avevano propriet chimiche simili; sulla
base della configurazione elettronica fu possibile
notare che elementi di uno stesso gruppo, cio di
una stessa colonna della Tavola, presentano una
forte somiglianza nella configurazione elettronica.
Ad esempio, tutti gli elementi che occupano la prima

colonna a sinistra (come Li, Na, K, ecc.) presentano


un solo elettrone nello strato esterno. Il livello che
contiene questo elettrone varia a seconda del
numero atomico (ad esempio, 2s1 per Li, 3s1 per Na,
4s1 per K, in generale ns1), ma la distribuzione degli
elettroni risulta molto simile. Analogamente, gli
elementi della seconda colonna (Be, Mg, Ca, ecc.)
hanno due elettroni nel livello esterno (ns2), quelli
della penultima colonna (F, Cl, Br, ecc.) ne hanno
sette (ns2 np5) e quelli dellultima ne hanno otto (ns2
np6, con leccezione di He che ha soltanto due
elettroni 1s2, in quanto caratterizzato soltanto dal
primo livello).
Allinterno della Tavola periodica possono essere
individuati vari blocchi, corrispondenti al
riempimento di orbitali di diverso tipo, che verranno
descritti tra poco.

5.2 LA STRUTTURA DELLA TAVOLA


PERIODICA
Nella Tavola periodica di Mendeleev gli elementi
erano suddivisi in 8 gruppi, secondo una forma
ridotta della Tavola, che viene oggi per lo pi

LA TAVOLA PERIODICA
rappresentata nella cosiddetta forma estesa (18
gruppi). Al suo interno sono disposti 105 elementi;
si distinguono:
I GRUPPI, rappresentati dalle colonne verticali, che
riuniscono gli elementi con configurazioni
elettroniche simili; poich gli elettroni esterni sono
quelli che entrano in gioco nei fenomeni di tipo
chimico, elementi di uno stesso gruppo presentano
propriet chimiche analoghe, soprattutto per quanto
riguarda gli elementi successivi al primo, che spesso
presenta in parte caratteristiche proprie.
I PERIODI, rappresentati dalle righe orizzontali,
con gli elementi disposti in ordine di peso atomico
crescente, sono indicati da un numero progressivo
allestrema sinistra della Tavola. Lungo il periodo si
ha una graduale variazione delle propriet, legata alle
variazioni nella struttura elettronica.
I gruppi vengono generalmente numerati
progressivamente da sinistra a destra secondo
convenzioni comuni; le principali propriet di

alcuni gruppi significativi verranno descritte nel


paragrafo successivo.
Se, invece, rivolgiamo la nostra attenzione ai periodi,
possiamo osservare che il primo periodo costituito
soltanto da due elementi (idrogeno ed elio), cui
seguono due periodi di otto elementi ciascuno. A
partire dal quarto periodo, la zona centrale
occupata dai cosiddetti elementi di transizione con
variazioni di propriet molto limitate. Il quarto ed il
quinto periodo comprendono 18 elementi, mentre il
sesto ed il settimo comprendono un numero
maggiore di elementi, per cui stato necessario
sistemare due serie di elementi a parte: si tratta,
rispettivamente, dei LANTANIDI, o terre rare, (che
seguono il lantanio, La Z = 57) e degli ATTINIDI
(che iniziano con lattinio, Ac Z = 89).Gli elementi
che costituiscono ciascuna di queste due serie
presentano tra loro propriet chimiche molto simili e
si sono sempre incontrate notevoli difficolt per
separarli.
Come accennato, nella Tavola Perodica possono
essere individuate zone corrispondenti al

LA TAVOLA PERIODICA
riempimento dei diversi tipi di orbitali; possiamo
distinguere vari BLOCCHI:
BLOCCO-S: in cui gli elettroni pi esterni
occupano ORBITALI S, e che comprende i gruppi I
e II (primi due gruppi a sinistra).
BLOCCO-P: in cui gli elettroni esterni occupano
ORBITALI P, e che comprende i gruppi III, IV, V,
VI, VII, oltre al Gruppo 0 (ultimi sei gruppi a
destra).
BLOCCO-D: in cui vengono progressivamente
riempiti gli ORBITALI D, e che comprende
elementi nella parte centrale della Tavola che, oltre a
presentare propriet analoghe verticalmente, si
somigliano anche orizzontalmente.
BLOCCO F: in cui vengono riempiti gli
ORBITALI F, e che comprende lantanidi ed attinidi.
Gli otto gruppi del blocco-s e del blocco-p sono i
cosiddetti ELEMENTI RAPPRESENTATIVI; per
gli elementi di questa sezione della Tavola periodica
il numero del gruppo indica il numero di elettroni
nel livello pi esterno. Gli elementi del blocco-d e del
blocco-f rappresentano, invece, gli ELEMENTI DI

TRANSIZIONE; per questi, la relazione tra il


numero del gruppo e gli elettroni esterni un po pi
complicata. Lantanidi ed attinidi rappresentano i
cosiddetti ELEMENTI DI TRANSIZIONE
INTERNI.
Secondo unultima suddivisione, si pu osservare
che la maggior parte degli elementi della Tavola
periodica sono METALLI, mentre i NONMETALLI sono concentrati nella parte destra della
Tavola; i gas nobili (ultima colonna a destra)
vengono considerati un gruppo particolare di nonmetalli. Metalli e non-metalli vengono spesso
separati da una linea diagonale a scalini: gli
elementi lungo questa linea sono i METALLOIDI
(chiamati anche semi-metalli), non classificabili in
modo preciso, che per certi aspetti presentano
propriet metalliche, pur avendo anche alcune
propriet dei non-metalli. Tra le propriet
considerate per distinguere i metalli dai nonmetalli, la conducibilit elettrica e la natura (acida
o basica) degli ossidi.
Quindi, il carattere metallico diminuisce lungo i

LA TAVOLA PERIODICA
periodi da sinistra verso destra ed aumenta nei gruppi
dallalto in basso: lelemento con pi spiccate
caratteristiche metalliche il cesio, quello con
caratteristiche in assoluto pi non-metalliche il fluoro.

giustificabili, osservando i valori delle energie di


ionizzazione: ad esempio, nel caso di Na staccare il
secondo elettrone richiede nove volte pi energia
rispetto al primo.

5.3 GRUPPI CARATTERISTICI

2. ALOGENI (Gruppo VII)


Caratterizzati tutti da molecole biatomiche, gli
alogeni possono presentarsi in diversi stati fisici (lo
iodio solido, il bromo liquido, cloro e fluoro sono
gas); il loro nome, che significa generatori di sali,
sottolinea la forte reattivit di questi non metalli che
mostrano, nonostante alcune differenze, propriet
molto simili tra loro, conseguenza della somiglianza
tra le strutture elettroniche (ns2 np5, 7 elettroni nello
strato esterno). Diversamente dagli elementi del
blocco s, possono assumere nei composti diversi
numeri di ossidazione.

1. METALLI ALCALINI (GRUPPO I) ED


ALCALINO-TERROSI (GRUPPO II)
Tutti i metalli del Gruppo I hanno un elettrone s
nello strato esterno (ns1), mentre i metalli del Gruppo
II anno due elettroni s esterni (ns2); gli elettroni
esterni debolmente trattenuti dal nucleo, rendono
molto reattivi questi metalli, che perdono facilmente
gli elettroni esterni e formano ioni stabili (con carica
+1 per i metalli alcalini, +2 per gli alcalino-terrosi).
Ad esempio:
Na Na+ + eCa Ca2+ + ePresentano sempre stati di ossidazione di +1 e
+2, rispettivamente; questi sono perfettamente

3. GAS NOBILI (GRUPPO 0)


Sono caratterizzati da una grande inerzia chimica,
che pu essere messa in relazione con lo strato
esterno completo (orbitali s e orbitali p
completamente riempiti, ns2 np6), molto stabile. Si

LA TAVOLA PERIODICA
presentano come molecole monoatomiche e, a causa
delle ridotte interazioni tra atomi, hanno bassi punti
di ebollizione e di fusione.
4. DAL CARBONIO AL PIOMBO (GRUPPO IV)
Gli elementi di questo gruppo, tutti con
configurazione elettronica dello strato esterno ns2
np2, mostrano, caratteristiche meno omogenee
rispetto ad altri gruppi: il carbonio un non-metallo,
silicio e germanio sono metalloidi, stagno e piombo
presentano le caratteristiche tipiche dei metalli. Le
differenze di propriet al crescere del numero
atomico possono essere messe in relazione con
laumento del carattere metallico (cui corrisponde
una diminuzione del carattere non-metallico) a mano
a mano che si scende lungo il gruppo.
5. METALLI DI TRANSIZIONE
Gli elementi dallo scandio (Z = 21) allo zinco (Z =
30) formano la prima serie degli elementi di
transizione; analogamente, nei periodi successivi
possono essere individuate una seconda ed una terza
serie. Nelle tre serie si ha il riempimento degli

orbitali 3d, 4d e 5d, rispettivamente. In questa zona


della Tavola periodica gli elementi presentano
analogia di propriet anche orizzontalmente, ed
ancora una volta questo pu essere messo in
relazione con la struttura elettronica poco
dissimile. Il terzo ed il quarto livello hanno
energie vicine e risultano parzialmente
sovrapposti: infatti, nellordine di riempimento
degli orbitali lorbitale 4s viene riempito prima del
3d, pur appartenendo ad un livello successivo.
Quindi, questi elementi che differiscono per il
riempimento di un livello sottostante quello
esterno manifestano propriet molto simili.
Possiamo notare che le configurazioni di Cr e di Cu
sembrano violare lordine di riempimento degli
orbitali.
Cr (Z = 24) [Ar]3d5 4s1 (invece di 3d4 4s2): un
sottolivello semiriempito, in cui ogni orbitale
contiene un elettrone, risulta particolarmente
stabile.
Cu (Z = 29) [Ar]3d10 4s1 (invece di 3d9 4s2): il
sottolivello d completamente riempito risulta pi

LA TAVOLA PERIODICA
stabile.
Possono essere considerati metalli di transizione
quelli che formano almeno uno ione con orbitale d
parzialmente riempito; la vicinanza di energia tra
gli orbitali d ed s fa s che essi possano presentare
stati di ossidazione variabili. Inoltre, le ridotte
dimensioni degli atomi e la struttura compatta che
li caratterizzano (ogni atomo circondato da altri
12 atomi) conferiscono loro alti punti di
ebollizione e di fusione.

5.4 PROPRIETA PERIODICHE


5.4.1 RAGGIO ATOMICO E RAGGIO IONICO

Determinare le dimensioni di un atomo pone


qualche difficolt, in quanto latomo non ha limiti
definiti; sono state formulate varie definizioni di
raggio atomico, inteso come met della distanza tra i
nuclei misurata alla distanza minima a cui possono
avvicinarsi due atomi uguali. Nella tavola periodica, il
raggio atomico cresce nei GRUPPI dallalto in basso,

cio allaumentare del numero di livelli elettronici:


infatti, al crescere di n, i livelli si troveranno
mediamente ad una maggiore distanza dal nucleo, e
questo effetto sar maggiore per piccoli valori di n,
vista la pi ampia differenza di energia tra due livelli
successivi.
Muovendosi lungo un PERIODO, i raggi atomici
diminuiscono da sinistra a destra, in quanto le
cariche positive del nucleo risultano
progressivamente maggiori; di conseguenza gli
elettroni sono pi trattenuti, con conseguente
contrazione delle dimensioni atomiche. Tuttavia,
lentit della diminuzione del raggio diventa meno
rilevante a mano a mano che gli atomi sono pi
pesanti: in proporzione, laggiunta di un protone
provoca una variazione della forza minore rispetto
a quello che accade in un atomo piccolo. Infine,
allinterno di una SERIE DI TRANSIZIONE, si
ha una variazione di dimensioni molto limitata,
dovuta al fatto che la forza attrattiva del nucleo si
mantiene approssimativamente costante.
Per quanto riguarda gli ioni, i cationi (a carica +)

LA TAVOLA PERIODICA
Andamento generale del raggio degli atomi
Diminuzione
Aumento

sono pi piccoli degli atomi da cui derivano, in


quanto gli elettroni rimasti sono pi attratti dal
nucleo. Al contrario, gli anioni (a carica -) hanno
dimensioni maggiori, in quanto gli elettroni sono
meno trattenuti dal nucleo e tendono ad
allontanarsi a causa della reciproca repulsione. Per
specie isoelettroniche, che hanno cio lo stesso
numero di elettroni e la stessa configurazione, il
raggio ionico diminuisce al crescere della carica e
del numero atomico. Ad esempio, se confrontiamo
Na, Mg, Ne, Na+ e Mg2+, abbiamo che Mg pi
piccolo di Na (si trova pi a destra nello stesso
periodo), Ne ancora pi piccolo (ha solo due
livelli), i cationi sono pi piccoli dei rispettivi
atomi, in particolare, essendo Ne, Na+ e Mg2+
isoelettronici (10 elettroni, 1s2 2s2 2p6), Na+ pi
piccolo di Ne (carica nucleare 11 contro 10 del
neon) ed Mg2+ ancora pi piccolo.

He

Cs

r (He) = 0,31
r (Cs) = 2,67

5.4.2 ENERGIA DI IONIZZAZIONE

Lenergia necessaria per estrarre un elettrone in


relazione con la distribuzione degli elettroni nei
vari livelli e con il carattere metallico di un elemento;
inoltre, le energie necessarie per strappare elettroni
successivi al primo sono in genere progressivamente
pi elevate.
Il valore dellenergia di ionizzazione influenzata
principalmente da tre parametri:

LA TAVOLA PERIODICA
approssimativamente costante.

Andamento generale del potenziale di prima


ionizzazione, I1 (kJ /mole)

Diminuzione

la distanza dal nucleo degli elettroni esterni: al


crescere della distanza, diminuisce lattrazione del
nucleo sugli elettroni, che vengono quindi strappati
pi facilmente (E di ionizzazione minore);
lentit della carica positiva del nucleo: al
crescere della carica positiva del nucleo, aumenta
lattrazione sugli elettroni (E di ionizzazione
maggiore);
leffetto schermante degli elettroni interni: gli
elettroni esterni, oltre ad essere attratti dal nucleo,
sono respinti dagli strati pi interni di elettroni, per
cui lattrazione da parte del nucleo risulta meno
efficace; leffetto dovuto agli elettroni dello stesso
strato esterno invece minimo.
Le energie di prima ionizzazione diminuiscono
scendendo dallalto in basso lungo i gruppi
(dimensioni degli atomi progressivamente maggiori)
e, salvo eccezioni, aumentano muovendosi lungo i
periodi da sinistra a destra verso elementi a
raggio atomico minore e a carattere
progressivamente meno metallico, che cedono
elettroni con pi difficolt; lungo un periodo
leffetto di schermo si mantiene

Aumento

He

Cs

I 1 (Cs) = 377 kJ/mole


I 1 (He) = 2371 kJ/mole

5.4.3 AFFINITA ELETTRONICA

Mentre lenergia di ionizzazione si riferisce alla


cessione di elettroni, lAFFINIT
ELETTRONICA una misura della variazione di
energia che accompagna lacquisto di un elettrone.

LA TAVOLA PERIODICA
Andamento generale dellaffinit elettronica (per un
elettrone), A e (kJ / mole)
Diventa sempre pi negativa
Diventa sempre
meno negativa

Secondo le convenzioni comunemente adottate, essa


negativa se la reazione esotermica, e positiva per
processi endotermici; valori positivi si hanno anche
per acquisto di un secondo elettrone, che deve
vincere la repulsione con uno ione negativo.
Passando da valori negativi a valori
progressivamente pi positivi, lacquisto di un
elettrone avviene via via con maggiore difficolt.
In generale, atomi piccoli che occupano la parte
destra della Tavola periodica hanno affinit
elettroniche molto negative, dovute al fatto che un
elettrone acquisito pu disporsi pi vicino al nucleo
in un atomo di ridotte dimensioni. Per motivi
opposti, gli atomi nella parte bassa dei gruppi, di
dimensioni maggiori, avranno in generale affinit
elettroniche meno negative rispetto agli elementi
allinizio del gruppo.

Cs

Ae (Cs) = -45 kJ/mole


Ae (F) = -328 kJ/mole

Quando un atomo fa parte di una molecola, la sua


tendenza ad attrarre gli elettroni di legame pu
essere espressa in termini di elettronegativit.
Di questa propriet periodica si parler in relazione
alla natura dei legami.

LA TAVOLA PERIODICA
5.V VERIFICA SE HAI CAPITO
5.V.1 Senza consultare la Tavola periodica, costruisci
le configurazioni elettroniche dei seguenti elementi, e
ragionando in base al criterio di classificazione
attuale, raggruppa quelli che hanno configurazioni
dellultimo livello simili; verifica sulla Tavola la loro
appartenenza ad uno stesso gruppo.
Li (Z = 3)
C (Z = 6)
N (Z = 7)
Ne (Z = 10)
Na (Z = 11)
Si (Z = 14)
P (Z = 15)
Ar (Z = 18)
K (Z = 19)
Kr (Z = 36)
5.V.2 Valutando gli andamenti dellenergia di
ionizzazione e dellaffinit elettronica, scrivi le
reazioni relative alla cessione o allacquisto di
elettroni per gli elementi seguenti:
Na (I gruppo)
Ca (II gruppo)
F (VII gruppo)
S (VI gruppo)

5.V.3 Partendo dalla struttura della tavola


periodica, individua tra gli elementi seguenti i
metalli, i non-metalli ed i metalloidi.
Ferro
Rame
Sodio
Calcio
Carbonio
Zolfo
Bromo
Alluminio
Silicio
Germanio
5.V.4 Sulla base dellandamento del raggio atomico
e ionico, indica nelle seguenti coppie quale ha
dimensioni maggiori.
Li-Rb
F-I
Ca-As
Co-Ni
Ca-Ca2+
Cl-Cl-

LA TAVOLA PERIODICA
Soluzione Pre-Test
1. Consideriamo le configurazioni elettroniche dei
quattro elementi:
Na (Z = 11) 1s2 2s2 2p6 3s1
K (Z = 19) 1s2 2s2 2p6 3s2 3p6 4s1
I due elementi hanno la stessa configurazione
elettronica dello strato esterno (1 elettrone
nellorbitale s, 3s per Na e 4s per K): quindi, si
troveranno nello stesso gruppo. La loro
appartenenza al I Gruppo pu essere messa in
relazione con il fatto che hanno un elettrone spaiato
nellultimo livello.
F (Z = 9) 1s2 2s2 2p5
Cl (Z = 17) 1s2 2s2 2p6 3s2 3p5
Entrambi sono caratterizzati da 7 elettroni
nellultimo livello; saranno collocati nello stesso
gruppo, e precisamente nel VII Gruppo.
2. Metalli alcalini: Gruppo I (prima colonna a

sinistra)
Alogeni: Gruppo VII (seconda colonna a destra)
Gas nobili: Gruppo 0 (prima colonna a destra)

ESERCIZI
ESERCIZI
1) Osservando la Tavola Perodica, individua:
a. un elemento del III gruppo appartenente al
quinto periodo
b. lalogeno nel terzo periodo
c. un elemento del quarto periodo simile
allelemento con Z = 10
d. un elemento del sesto periodo simile al Se
Soluzione
2) Il blocco s della Tavola periodica costituito da:
a. metalli di transizione
b. alogeni
c. metalli alcalini
d. metalli alcalini e alcalino-terrosi
Soluzione
3) Il blocco d della Tavola periodica costituito da:
a. metalli di transizione aventi elettroni esterni in
orbitali d
b. metalli di transizione aventi elettroni esterni in

orbitali d oppure in orbitali f


c. metalli alcalini
d. metalli alcalini e alcalino-terrosi
Soluzione
4) Gli alogeni sono:
a. Be, Mg, Ca, Sr, Ba
b. F, Cl, Br, I, At
c. O, S, Se, Te, Po
d. N, P, As, Sb, Bi
Soluzione
5) Indica a quale gruppo di elementi corrisponde
una configurazione elettronica del livello esterno
tipo ns2:
a. metalli alcalini
b. metalli alcalino-terrosi
c. alogeni
d. gas nobili
Soluzione

ESERCIZI
6) Indica a quale gruppo di elementi corrisponde
una configurazione elettronica del livello esterno
tipo ns2 np6:
a. metalli di transizione
b. metalli alcalino-terrosi
c. gas nobili
d. lantanidi
Soluzione
7) Stabilisci, in base al gruppo di appartenenza,
quale dei seguenti elementi ha sei elettroni nel
livello esterno:
a. Ba
b. S
c. Si
d. F
Soluzione
8) Le dimensioni atomiche generalmente:
a. rimangono costanti lungo un periodo e lungo
un gruppo
b. diminuiscono lungo un periodo da sinistra

verso destra e diminuiscono lungo un gruppo


dallalto verso il basso
c. aumentano lungo un periodo da sinistra verso
destra ed aumentano lungo un gruppo dallalto
verso il basso
d. diminuiscono lungo un periodo da sinistra
verso destra ed aumentano lungo un gruppo
dallalto verso il basso
Soluzione
9)Per ciascuna delle seguenti coppie indica quale ha
dimensioni maggiori
a. Br-As
b. Sr-Mg
c. Ne-Xe
d. C-O
e. Hg-Cl
Soluzione

ESERCIZI
10) Disponi le seguenti specie in ordine di
dimensioni crescenti: Ar, K+, Cl-, S2-, Ca2+
Soluzione

14) Disponi i seguenti atomi in ordine di energia di


prima ionizzazione crescente: Sr, Cs, F, S
Soluzione

11) Individua tra gli ioni seguenti quelli tra loro


isoelettronici.
Fe2+, Sc3+, K+, Br-, Co2+, Co3+, Sr2+, O2-, Zn2+, Al3+
Soluzione

15) Il carattere metallico, in genere:


a. diminuisce lungo un periodo da sinistra verso
destra e diminuisce lungo un gruppo dallalto verso
il basso
b. aumenta lungo un periodo da sinistra verso
destra ed aumenta lungo un gruppo dallalto verso
il basso
c. diminuisce lungo un periodo da sinistra verso
destra ed aumenta lungo un gruppo dallalto verso
il basso
d. aumenta lungo un periodo da sinistra verso
destra e diminuisce lungo un gruppo dallalto verso
il basso
Soluzione

12) Indica il simbolo dellelemento:


a. del gruppo IV che ha atomi di dimensioni
minori
b. del quinto periodo che ha gli atomi di
dimensioni maggiori
c. del gruppo VII che ha la pi bassa energia di
ionizzazione
Soluzione
13) Disponi i seguenti atomi in ordine di energia di
prima ionizzazione crescente: As, Sn, Sr, Br
Soluzione

ESERCIZI
16) Indica lelemento con carattere metallico pi
spiccato:
a. Na
b. Ca
c. Al
d. Cs
Soluzione

ESERCIZI
SOLUZIONI

7. b
Back

1.
a. In
b. Cl
c. Kr
d. Po

8. d
Back
Back

2. d
Back
3. a

9.
a. As
b. Sr
c. Xe
d. C
e. Hg
Back

Back
4. b
Back
5. b

10.
Tutte specie isoelettroniche:
Ca2+<K+<Ar<Cl-<S2Back

Back
6. c
Back

11.
Fe2+ - Co3+; Sc3+ - K+; Br- - Sr2+; O2- - Al3+
Back

ESERCIZI
12.
a. C
b. Rb
c. At
Back
13.
Relazione inversa con le dimensioni:
Sr<Sn<As<Br
Back
14.
Cs<Sr<S<F
Back
15. c
Back
16. d
Back

LA TAVOLA PERIODICA
Nome:
Massa atomica:
12 C)
(relativa al 12
I
1

1
3

2
3
4
5
6
7

Numeri di ossidazione:

II

III

Li Be

Note:

11

12

19

20

21

22

37

38

39

55

56

57

IV
6

23

24

25

26

40

41

42

72

73

27

43

44

45

75

76

77

59

60

61

62

91

92

93

94

28

29

30

VI
8

VII
9

F Ne
18

14

15

16

17

31

32

33

34

35

49

50

51

82

83

He

10

13

Al Si

Na Mg

Cl Ar
36

K Ca Sc Ti V Cr Mn Fe Co Ni Cu Zn Ga Ge As Se Br Kr
46

47

48

79

80

52

Rb Sr Y Zr Nb Mo Tc Ru Rh Pd Ag Cd In Sn Sb Te
Cs Ba

87

88

*La

74

78

81

84

53

54

85

86

Xe

Hf Ta W Re Os Ir Pt Au Hg Tl Pb Bi Po At Rn

89

Fr Ra Ac
58

* Serie dei Lantanidi

Serie degli Attanidi

63

64

65

66

67

68

69

70

71

Ce Pr Nd Pm Sm Eu Gd Tb Dy Ho Er Tm Yb Lu
90

95

96

97

98

99

100

101

102

103

Th Pa U Np Pu Am Cm Bk Cf Es Fm Md No Lr

IL LEGAME CHIMICO
IL LEGAME CHIMICO

6.5 LE FORZE INTERMOLECOLARI

6.A PRE-REQUISITI

6.5.1 INTERAZIONI TRA MOLECOLE


POLARI E NON POLARI

6.B PRE-TEST
6.C OBIETTIVI

6.5.2 IL LEGAME A IDROGENO

6.1 PERCHE SI FORMANO I LEGAMI?

6.6 LEGAME METALLICO E PROPRIETA


DEI METALLI

6.2 RAPPRESENTAZIONE DEGLI ATOMI


CON I SIMBOLI DI LEWIS

6.7 LA TEORIA DEL


LEGAME DI VALENZA

6.3 TIPI DI LEGAME

6.8 GEOMETRIA DELLE MOLECOLE E


IBRIDAZIONE

6.3.1 LEGAME IONICO


6.3.2 LEGAME COVALENTE

6.9 CENNI ALLA TEORIA DEGLI


ORBITALI MOLECOLARI

6.3.3 LEGAME COVALENTE DATIVO

6.V VERIFICA SE HAI CAPITO

6.4 ELETTRONEGATIVITA, POLARITA E


CARATTERE DEI LEGAMI

ESERCIZI

IL LEGAME CHIMICO
6.A PRE-REQUISITI
Prima di iniziare a lavorare su questa Unit, dovresti
essere in grado di:
comprendere il concetto di molecola;
avere una certa famigliarit con i diversi tipi di
composti chimici gi visti;
rappresentare un composto attraverso la sua
formula di struttura;
scrivere il nome e la configurazione elettronica dei
primi venti elementi della tavola periodica;
mettere in relazione la posizione occupata nella
tavola periodica con la configurazione elettronica del
livello pi esterno.

6.B PRE-TEST
Perch il calcio forma un catione (cio uno ione a
carica positiva) Ca2+ mentre il bromo forma un
anione (ione a carica negativa) Br-?
Come si pu spiegare in termini di configurazione
elettronica la formazione del composto CaBr2?

Che tipo di legame si forma?


Soluzione

6.C OBIETTIVI
Al termine di questa Unit dovrai essere in grado
di:
applicare la regola dellottetto per descrivere
la configurazione degli atomi nei composti e per
prevedere quali legami si formano in certe
condizioni;
descrivere alcuni casi semplici di legame ionico in
termini di cessione e acquisto di elettroni;
descrivere alcuni casi semplici di legame covalente,
in termini di condivisione di coppie di elettroni;
comprendere il significato del legame covalente
dativo;
acquistare famigliarit con le formula di Lewis ed
utilizzarle nella costruzione di semplici formule di
struttura dei composti;
partendo dallelettronegativit, comprendere la
natura delle interazioni di natura dipolare;

IL LEGAME CHIMICO
a partire dai valori di elettronegativit, prevedere
la natura del legame tra due determinati elementi e
spiegare il parziale carattere ionico dei legami
covalenti in alcuni composti;
descrivere il legame idrogeno, distinguere le
situazioni in cui si forma, prevedere gli effetti sulle
propriet delle sostanze;
descrivere con un modello semplice il legame
metallico e spiegare in base a questo alcune
propriet dei metalli;
spiegare lesistenza delle forze inter-molecolari
in molecole polari e non polari;
illustrare sinteticamente i principi della teoria
detta del legame di valenza (VB);
distinguere legami e , individuando le loro
caratteristiche fondamentali;
comprendere il significato dellibridazione,
distinguendo i vari tipi;
comprendere il significato degli orbitali molecolari
nella formazione dei legami.

6.1 PERCHE SI FORMANO I LEGAMI?


La tendenza che gli atomi mostrano a formare
molecole, legandosi spontaneamente mediante
legami chimici, pu essere ricondotta alla generale
tendenza di un sistema a raggiungere una situazione
stabile, a minore contenuto di energia; infatti
lenergia della molecola cos formata inferiore
rispetto a quella dei due atomi isolati. Allora, se due
atomi posti a contatto reagiscono tra loro
spontaneamente, si potr scrivere:
A + B AB + energia
Si nota chiaramente che il sistema ottenuto pi
stabile di quello di partenza, visto che una parte della
sua energia stata ceduta allambiente esterno.
LENERGIA DI LEGAME lenergia che deve
essere fornita per rompere un certo legame in una
mole di sostanza; la stabilit di una molecola, quindi,
tanto maggiore, quanto pi alta la sua energia di
legame (vedi termochimica).

IL LEGAME CHIMICO
Per descrivere il comportamento dei diversi atomi
vanno tenute in considerazione lenergia di
ionizzazione e laffinit elettronica.
Sperimentalmente, possibile valutare la forza di un
legame misurando la LUNGHEZZA DI LEGAME,
cio la distanza tra i centri dei due atomi legati; a
distanze di legame inferiori corrispondono legami
pi forti.
Poich la formazione del legame richiede che gli
atomi siano sufficientemente vicini, gli elettroni
interessati saranno quelli pi esterni; quindi
necessario fare riferimento alla configurazione
elettronica degli atomi. Nel 1916 il Prof. Lewis not
che tutti i gas nobili tranne lelio (che ha soltanto due
elettroni nel livello esterno 1s) presentavano
nellultimo livello OTTO ELETTRONI, con
configurazione ns2 np6. Egli attribu la stabilit
chimica di questi gas scarsamente reattivi
allOTTETTO elettronico che caratterizzava il
loro strato esterno ed ipotizz che anche gli altri
elementi tendessero a raggiungere questo stato di
stabilit cedendo, acquistando o condividendo
elettroni, per assumere la configurazione elettronica

del gas nobile precedente o seguente.


Cos, ad esempio, i primi tre elementi del terzo
periodo (Na, Mg e Al) perdono gli elettroni nello
strato esterno, formando ioni di carica positiva che
hanno la stessa configurazione elettronica del gas
nobile precedente, il neon. Analogamente, gli
elementi alla fine del periodo, come S e Cl (Gruppi
VI e VII) acquistano elettroni e formano ioni carichi
negativamente, raggiungendo la configurazione del
gas nobile successivo, largo. Gli elementi centrali,
come Si e P, che non formano ioni, raggiungono la
struttura tipica dei gas nobili mettendo in comune
elettroni con altri atomi che partecipano ai legami.
Studi successivi hanno evidenziato composti in cui
gli elementi non hanno la struttura di un gas nobile;
tuttavia, la stragrande maggioranza dei composti pu
essere spiegata con questa teoria, che ancora oggi
risulta di grande utilit.

IL LEGAME CHIMICO

..

.
Si.

3py1 e simbolo

(anche qui Lewis non consider i due elettroni s


appaiati)
S (VI Gruppo) ha configurazione esterna 3s2 3px2

S.

.
.

3py1 3pz1 e simbolo

..

..

Si (IV Gruppo) ha configurazione esterna 3s2 3px1

..

(Lewis ignorava il significato dello spin e quindi non


consider i due elettroni 3s appaiati)

Al

P.

N.

simbolo

Prima di descrivere i diversi tipi di legame,


esaminiamo una modalit di rappresentazione,
sempre dovuta a Lewis, che sar utile per
comprendere meglio e per schematizzare la
formazione dei legami. Nei SIMBOLI DI LEWIS
il simbolo chimico dellelemento rappresenta il
nucleo con gli strati interni di elettroni dellatomo; gli
elettroni cosiddetti di valenza, disposti nel livello
esterno, vengono rappresentati con puntini,
rispettando, con alcune eccezioni, la disposizione
nei diversi orbitali (un puntino per elettroni
spaiati, due per coppie di elettroni). Gli elementi
appartenenti ad uno stesso gruppo, avendo gli
elettroni esterni disposti nello stesso modo, sono
rappresentati da formule di Lewis uguali (a parte il
simbolo).
Ad esempio, per gli elementi del V gruppo N, P ed
As, che hanno configurazione esterna ns2
npx1npy1npz1 i simboli di Lewis contengono cinque
punti cos disposti:
As

Vediamo esempi in altri gruppi:


Al (III Gruppo) ha configurazione esterna 3s2 3p1 e

6.2 RAPPRESENTAZIONE DEGLI ATOMI


CON I SIMBOLI DI LEWIS

I (VII Gruppo) ha configurazione esterna 5s2 5px2

IL LEGAME CHIMICO
..

..I

.
.

5py2 5pz1 e simbolo

Ar (Gruppo 0) ha configurazione esterna


caratterizzata dallottetto completo

..

..

Ar
..

..

3s2 3p6 e simbolo

6.3 TIPI DI LEGAME

Quindi, per gli elementi rappresentativi il numero di


punti nei simboli di Lewis corrisponde al numero
del gruppo nella tavola periodica; questa
rappresentazione meno usata per gli elementi di
transizione.
La formazione di un legame chimico pu essere
rappresentata combinando opportunamente pi
simboli di Lewis; verranno presentati degli esempi in
seguito.

Per semplicit, i legami chimici possono essere divisi


in due grandi categorie: i legami atomici e quelli
elettrostatici (nella realt i legami sono per lo pi di
natura mista fra i due).
Se uno o pi elettroni esterni dellatomo A hanno un
contenuto di energia molto maggiore rispetto a quelli
di B, essi possono passare da A a B, formando ioni
A+ e B- e dando luogo ad una interazione
elettrostatica che tiene i due atomi uniti.
Se, invece gli elettroni esterni di A e B hanno
pressappoco la stessa energia, pu formarsi un
legame atomico attraverso la messa in comune di
elettroni, che portano a nuove strutture con
contenuto di energia inferiore.
Esaminiamo ora in maggior dettaglio la
formazione dei diversi tipi di legame.
6.3.1 LEGAME IONICO

Consideriamo la reazione tra un elemento metallico


del I Gruppo ed un non metallo del VII Gruppo, ad

IL LEGAME CHIMICO

Cl
..

..

Na

..

Analogamente, possiamo rappresentare la


formazione di un legame ionico tra Mg ed F; poich
F accetta un elettrone ed Mg ne cede due, per ogni
atomo di Mg saranno necessari due atomi di F.

..

..

..

..

xF
..

xF
..

F
..

2+

..

F
.. Mg

..

..

..

Mg x

In queste condizioni, Na cede il suo elettrone,


trasformandosi in ione con carica +1 ed assumendo
la configurazione elettronica del neon; Cl, daltra
parte, acquista lelettrone, assume una carica negativa
e raggiunge la configurazione dellargo. Il LEGAME
IONICO cos ottenuto, non direzionale, determina
unattrazione elettrostatica tra ioni di carica opposta.

Na x + Cl
..
.

Cl, che ha 7 elettroni nello strato esterno,


tipicamente un non-metallo, ha bassa tendenza a
cedere elettroni, confermata da una affinit
elettronica molto negativa (quindi, favorevole
allacquisto di un elettrone) e da unenergia di
ionizzazione elevata, anche a causa delle ridotte
dimensioni.

..

Na ha carattere nettamente metallico, con forte


tendenza a cedere lelettrone 3s1 (quantitativamente,
ci confermato dalla bassa energia di prima
ionizzazione e da una affinit elettronica non
favorevole allacquisto di elettroni).

La formazione del legame pu essere schematizzata


mediante i simboli di Lewis, in cui gli ioni si scrivono
tra parentesi quadra, indicandone la carica, e gli
elettroni dei due atomi, di per s identici, vengono
rappresentati con punti e croci per seguire pi
facilmente il loro trasferimento. Si tratta, comunque,
di una rappresentazione convenzionale che non
indica la reale posizione degli elettroni, in realt
delocalizzati in una nuvola di densit elettronica.

..

esempio tra Na e Cl:

IL LEGAME CHIMICO
6.3.2 LEGAME COVALENTE

Consideriamo ora la formazione di un legame tra Cl


e H per dare HCl. Come gi accennato, Cl ha una
forte tendenza ad acquistare un elettrone per
completare lottetto, ma H in questo caso ha una
bassa tendenza a cedere il suo elettrone (dovuta al
suo carattere non-metallico e ad una elevata energia
di ionizzazione). In questo caso, si ha messa in
comune di due elettroni, ciascuno fornito da uno dei
due atomi e formazione di un LEGAME
COVALENTE. Attraverso i simboli

..

..

..

..

Hx + Cl
.. H xCl
..

si pu osservare la coppia di elettroni di legame


condivisi che rappresenta il legame covalente, per cui
H assume la configurazione dellHe (2 elettroni) e Cl
quella dellAr, completando lottetto. Ragionando in
termini di densit elettronica e di orbitale, il legame
covalente pu essere interpretato in termini di
sovrapposizione tra gli orbitali dei due atomi vicini:
pi efficace la sovrapposizione, pi forte il

legame (teoria del legame di valenza).


Diversamente dal legame ionico, il legame covalente
fortemente direzionale e la zona di massima
densit corrisponde al segmento che unisce i nuclei
degli atomi legati.
Allo stesso modo, possono essere spiegate le
molecole biatomiche dei gas, come H2 e Cl2: in
entrambi i casi, si ha la condivisione di una coppia di
elettroni tra due atomi, con formazione di un legame
covalente SINGOLO; nel caso delle coppie di
elettroni, possiamo distinguere:
le coppie di legame, che possono essere
sostituite da un trattino, per rappresentare il legame;
i cosiddetti doppietti solitari, rappresentati da
una coppia di elettroni non condivisa, che, quindi,
non partecipa al legame; queste ultime sono presenti,
ad esempio, sullatomo di Cl (3 doppietti solitari per
atomo).

H x + . H H x. H oppure H H

IL LEGAME CHIMICO
elettroni di legame
doppietti solitari

..

..

..

..

oppure

xx
x
x
x
Cl
.. Cl
xx

Cl
..

xx
+ xCl xx
xx

Cl Cl

.. ..
O O

..

oppure

..

.. ..
O O

..
....
..

.. . .. .
O. + O.
..

xx

..

NH3

Analogamente pu essere spiegato il doppio legame


nella molecola dellossigeno, in cui vengono
condivise due coppie di elettroni, con formazione di
un legame covalente DOPPIO.

..

xx

.
H xN
. x x H oppure H N H
H
H

N N

..

H2O

oppure

..

..
H xOx. H oppure H O
xx
.. H

.. .. .
.N
. . + .N. N N

..
..
....
..

Questi schemi rappresentano la base concettuale


delle formule di struttura dei composti, introdotte
in precedenza.
Allo stesso modo possono essere descritti molti
composti, in particolare quelli costituiti da nonmetalli, come, ad esempio, NH3 e H2O.

Se procediamo in modo analogo con la molecola di


azoto (N2), affinch i due atomi raggiungano
lottetto, necessario attribuire a ciascuno tre coppie
di elettroni di legame: si forma, quindi, un legame
covalente triplo. Questo legame molto forte e
spiega la scarsa reattivit di N2, che viene spesso
usato come atmosfera inerte. La maggiore forza del
legame triplo NN rispetto ad un legame singolo NN confermato sperimentalmente dalle lunghezze di
legame (0,109 nm per il legame triplo contro 0,147
nm per il legame N-N in altri composti)

IL LEGAME CHIMICO
6.3.3 LEGAME COVALENTE DATIVO
x

..
.

+ H *Cl

H.
H xN
.x H
H
x

..
.

Nel legame covalente ciascuno dei due atomi


contribuisce alla formazione del legame con un
elettrone. In altri casi, invece, gli elettroni di legame
condivisi possono essere forniti da uno solo dei due
atomi: in questo caso si forma un LEGAME
COVALENTE DATIVO, o COORDINATIVO,
che si forma facilmente nel caso di molecole
contenenti doppietti solitari non condivisi. Ad
esempio, mescolando ammoniaca e acido cloridrico
gassoso si ottiene cloruro di ammonio, secondo la
reazione:
NH3 + HCl NH4Cl
che pu essere interpretata come il risultato della
formazione di un legame covalente dativo tra una
coppia di elettroni disponibili dellatomo N di NH3
e lo ione H+ di HCl, con formazione di uno ione
ammonio NH4+.

H.
H xN
.x
H

+
*

Cl

Il legame dativo non distinguibile dal legame


covalente, anche se in genere lo si rappresenta in
modo diverso, con una freccia; i quattro legami NH sono perfettamente identici ed equivalenti.

H
H NH
H

Il legame covalente dativo permette spesso di


spiegare la formazione di pi composti simili (ad

IL LEGAME CHIMICO
esempio, ossidi) da parte di non-metalli con numero
di ossidazione variabile.

6.4 ELETTRONEGATIVITA, POLARITA E


CARATTERE DEI LEGAMI
Quando due atomi diversi sono uniti da un legame
covalente, lattrazione esercitata da ogni atomo sugli
elettroni di legame pu essere messa in relazione con
una propriet detta ELETTRONEGATIVITA.
Ad esempio, in una molecola di HCl, latomo di
cloro, pi elettronegativo rispetto allidrogeno,
esercita unattrazione maggiore sugli elettroni di
legame, per cui il baricentro delle cariche positive e
quello delle cariche negative non coincidono:
questultimo pi spostato verso latomo di cloro, e
questa distribuzione asimmetrica delle cariche, nota
come POLARIZZAZIONE, d luogo ad una
molecola POLARE, in cui i baricentri separati delle
cariche positive e negative costituiscono un dipolo. Il
dipolo, generato grazie alla presenza di un elemento
fortemente elettronegativo, pu essere rappresentato
formalizzando sul cloro una parziale carica negativa

e sullidrogeno una parziale carica positiva, indicate


con i simboli + e -(delta)
+ H----Cl
e pu essere quantificato dal valore del momento
dipolare, che in una molecola si calcola facendo la
somma vettoriale dei valori di momento dipolare
relativi a tutti i legami presenti.
Quando il legame unisce due atomi uguali, come ad
esempio in H2 o Cl2, i centri delle cariche positive e
negative sono coincidenti, in un punto equidistante
dai due nuclei, e conseguentemente questi legami
non presentano polarit. Quindi, sono APOLARI le
molecole in cui gli atomi non presentano una
significativa differenza di elettronegativit oppure
quelle simmetriche, in cui dipoli uguali si annullano a
vicenda: in queste molecole il momento dipolare
nullo.

IL LEGAME CHIMICO

Cl

Cl

Cl

= centro della carica positiva


= nucleo atomico
= centro della carica negativa

LELETTRONEGATIVITA pu essere definita


come la tendenza di un atomo in una molecola ad
attrarre gli elettroni di legame
descrive, quindi la capacit di un atomo di
competere per gli elettroni di legame con gli altri
atomi cui legato.
La tabella presenta i valori di elettronegativit di
alcuni elementi secondo la scala di Pauling.

IL LEGAME CHIMICO
H
2,2
Li
1,0

Be
1,5

B
2,0

C
2,5

N
3,0

O
3,5

F
4,0

Na
0,9

Mg
1,2

Al
1,5

Si
1,8

P
2,1

S
2,5

Cl
3,0

K
0,8

Ca
1,0

Ga
1,8

Ge
1,8

As
2,0

Se
2,4

Br
2,8

In
1,6

Sn
1,8

Sb
1,9

Te
2,1

I
2,5

Tl
1,7

Pb
1,8

Bi
1,9

Po
2,0

Rb
0,8

Cs
0,7

Sr
1,0

Ba
0,9

(elementi
del
blocco d)

At
2,2

IL LEGAME CHIMICO
I non-metalli, che hanno forte tendenza ad
acquistare elettroni, hanno valori di elettronegativit
elevati, mentre i metalli sono caratterizzati da valori
inferiori. Nella tavola periodica, questa propriet
diminuisce in un gruppo dallalto verso il basso ed
aumenta in un periodo da sinistra a destra. Come si
pu notare nella tabella, lelemento in assoluto pi
elettronegativo il fluoro (EN = 4).
Lelettronegativit correlata con laffinit
elettronica, ma mentre questultima esprime la
capacit di attrarre elettroni da parte di singoli atomi,
essa una propriet molecolare ed riferita ad atomi
allinterno di molecole.
I valori relativi di elettronegativit di due atomi
impegnati in un legame permettono di valutarne la
polarit, calcolando la differenza (EN) tra le
elettronegativit dei due atomi impegnati nel legame.
ESEMPIO
Quale legame pi polare tra H-Cl e H-O?
Calcoliamo i valori di EN per i due legami,
sapendo che ENH = 2,2; ENCl = 3,2; ENO=3,4.

EN(H-Cl) = 1,0
EN(H-O) = 1,2
Il legame H-O leggermente pi polare e presenta
un maggiore carattere ionico rispetto al legame
H-Cl.
Schematicamente, si possono individuare varie
possibilit:
1. Legame covalente puro o omopolare: EN = 0
E il legame che si stabilisce tra due legami uguali o
che hanno uguale elettronegativit; la coppia
elettronica equamente condivisa dai due atomi e la
molecola non polare.
2. Legame covalente polare: EN 2
Quando i due atomi hanno diversa elettronegativit,
gli elettroni di legame sono maggiormente attratti
dallatomo pi elettronegativo: la molecola polare
ed il legame covalente presenta un parziale carattere
ionico. Leffetto sar tanto pi pronunciato quanto
maggiore il valore di EN.

IL LEGAME CHIMICO
3. Legame ionico con parziale carattere covalente:
EN > 2
Quando la differenza di elettronegativit elevata, ci
si avvicina alla situazione in cui gli elettroni non
sono pi condivisi, ma vengono ceduti dallatomo
meno elettronegativo a quello pi elettronegativo. Si
assume un legame ionico puro per valori di EN>3.
In questo senso, vi una continuit tra legame
covalente e legame ionico, ed i due tipi di legami
vengono interpretati con lo stesso criterio, anche
perch solitamente i legami hanno carattere misto
ionico-covalente. La diversa elettronegativit degli
atomi introduce un effetto di distorsione nel legame
covalente, che assume un parziale carattere ionico; si
ritiene che unanaloga distorsione si produca anche
sugli ioni impegnati in un legame ionico, conferendo
al legame un parziale carattere covalente. Questo
conferma che molto improbabile avere un legame
reale totalmente ionico o totalmente covalente, e che
i due effetti in genere si integrano secondo diverse
proporzioni a seconda del tipo di legame.

6.5 LE FORZE INTERMOLECOLARI


6.5.1 INTERAZIONI TRA MOLECOLE POLARI E NON
POLARI

Oltre ai legami che sono stati descritti, esistono altre


FORME DI INTERAZIONE TRA LE
MOLECOLE: queste hanno natura elettrostatica
(interessano i dipoli delle molecole), e pur essendo,
in generale, pi deboli rispetto ai legami ionici e
covalenti, conferiscono alle sostanze propriet
specifiche, rilevanti soprattutto allo stato liquido e
solido (ad esempio, un aumento della temperatura di
ebollizione).
Schematicamente, si hanno:
- interazioni dipolo-dipolo
- interazioni dipolo-dipolo indotto
- interazioni dipolo-indotto-dipolo indotto
Queste interazioni in molecole sia polari che non
polari vengono spesso indicate genericamente come
forze di Van der Waals.

IL LEGAME CHIMICO
Le molecole polari, che possono essere considerate
dipoli permanenti, danno luogo ad interazioni di
tipo attrattivo tra poli a carica opposta, producendo
un effetto di orientamento dei dipoli presenti. Le
forze dipolari sono trascurabili allo stato gassoso,
ma sono importanti allo stato liquido, in cui le
molecole sono tra loro vicine.

poli opposti.
Al crescere delle dimensioni molecolari, lentit di
queste forze diventano pi rilevanti, in quanto gli
elettroni sono meno trattenuti dal nucleo: cos, ad
esempio, nei polimeri si possono avere interazioni
molto significative.
6.5.2 IL LEGAME A IDROGENO

Fenomeni di natura fisica osservati, ad esempio, su


molecole di gas nobili, hanno confermato
lesistenza di forze di coesione tra le molecole
anche in specie non polari; sono le cosiddette forze
di dispersione (o forze di London) e si presentano
come deboli forze di attrazione tra dipoli
temporanei (o indotti).
Gli elettroni sono in continuo movimento e la
nuvola elettronica non sempre perfettamente
simmetrica: per effetto di spostamenti temporanei
di carica, alcune zone anche in molecole non polari
saranno caratterizzate da una carica negativa
maggiore, che genera un dipolo istantaneo. Questo
dipolo pu a sua volta produrre dipoli simili nelle
molecole adiacenti, producendo unattrazione tra

Il LEGAME A IDROGENO rappresenta un tipo


particolare di interazione dipolo-dipolo e presenta
alcune caratteristiche proprie, in particolare
unintensit elevata e un allineamento degli atomi
coinvolti che presuppone un carattere direzionale.
Questo legame pu formarsi quando un atomo di
H legato ad un atomo X fortemente
elettronegativo: si genera un dipolo che ha
momento dipolare elevato, in quanto latomo H
molto piccolo e non ha strati elettronici interni che
esercitano effetto schermante. Latomo di H si
trova quindi bloccato tra due atomi di dimensioni
maggiori per effetto del legame a idrogeno, che
schematicamente pu essere rappresentato con

IL LEGAME CHIMICO
puntini allineati:
+ - + H----X.......H----Cl
Le sue caratteristiche hanno portato ad interpretarlo
come un legame misto elettrostatico-covalente, in
cui la parte elettrostatica dovuta allinterazione
dipolare, e quella covalente ad un legame dativo tra
latomo H, che si comporta da accettore di elettroni
e latomo X, che fornisce un doppietto solitario.
Il legame a idrogeno pu formarsi sia allinterno di
una stessa molecola (intramolecolare), sia tra
molecole diverse (intermolecolare); la sua
importanza legata al fatto che le propriet fisiche e
chimiche delle sostanze interessate si modificano in
misura rilevante.
ESEMPI
1. Lacqua, le cui molecole polari sono interessate da
legame a idrogeno, presenta valori di temperatura di
ebollizione e fusione sorprendentemente alti rispetto

a composti di formula simile, come H2S (che bolle a


-61,8 C). Inoltre, i legami tra le molecole dacqua
determinano unelevata tensione superficiale ed
unelevata viscosit.
Nel ghiaccio la presenza di due atomi di H e di due
coppie di elettroni liberi in ogni molecola determina
una struttura tridimensionale di tipo tetraedrico, che
conferisce al ghiaccio una densit inferiore rispetto a
quella dellacqua.
2. Gli acidi orto (I) e meta (II) ossibenzoici (studiati
nellambito della chimica organica) differiscono
per la posizione di un gruppo -OH nella molecola
rispetto al gruppo -COOH;
O
HO
*
C H
O

HO
C

O
OH

I
II
nella forma orto, in cui, grazie alla distanza ridotta
pu formarsi il legame a idrogeno, latomo indicato
con * porta una parziale carica positiva e tende pi
facilmente a staccarsi (vedi dissociazione degli

IL LEGAME CHIMICO
acidi): di conseguenza, lacido ortoidrossibenzoico
pi forte del metaidrossibenzoico.
3. I legami a idrogeno sono presenti anche nelle
strutture delle macromolecole interessanti dal punto
di vista biologico, come ad esempio le proteine ed i
carboidrati, e rivestono unimportanza fondamentale
nella definizione delle loro propriet.

6.6 LEGAME METALLICO E PROPRIETA


DEI METALLI
I metalli, che rappresentano la maggioranza degli
elementi della tavola periodica, sono caratterizzati da
basse energie di ionizzazione e da bassi valori di
elettronegativit; a livello macroscopico, presentano
propriet caratteristiche (alta densit, elevati punti di
fusione e di ebollizione, sono buoni conduttori di
calore e di corrente elettrica, sono duttili e
malleabili), mentre osservando al microscopio una
superficie metallica, si nota una struttura a grani,
con zone di forma irregolare ben separate tra di loro

che contengono un grande numero di atomi.


Le propriet osservate dovrebbero dipendere dalla
struttura cristallina e dalle dimensioni dei grani,
nonch dal tipo di legame per cui gli atomi risultano
disposti in modo caratteristico. Tuttavia, nessuno dei
legami sino ad ora considerati spiega in modo
soddisfacente le propriet e la struttura dei metalli,
per cui, fu necessario ipotizzare un nuovo tipo di
legame, chiamato, appunto, LEGAME
METALLICO. La grande maggioranza dei metalli
presenta strutture cristalline compatte, in cui ogni
atomo interagisce con gli atomi circostanti; secondo
un modello semplice, il metallo viene rappresentato
da un reticolo di ioni positivi immersi in un mare
di elettroni liberi di muoversi allinterno del reticolo
e che non appartengono a nessuno ione in
particolare (sono, cio, delocalizzati). Gli elettroni,
carichi negativamente, attraggono gli ioni positivi e
tengono insieme i nuclei, garantendo la stabilit della
struttura.
Questo modello, pur nella sua semplicit, permette
di spiegare le principali propriet dei metalli:
La conducibilit elettrica legata alla grande libert

IL LEGAME CHIMICO
di movimento degli elettroni nel reticolo.
La lucentezza superficiale dipende da fenomeni di
riflessione di cui sono responsabili gli elettroni
disposti sulla superficie del metallo.
La malleabilit e la duttilit sono dovute al fatto
che gli strati del reticolo metallico possono dare
fenomeni di scorrimento, con adattamento da parte
degli elettroni alla nuova situazione, e conservazione
della struttura cristallina e dei legami; si pu
conferire al metallo una maggiore durezza
riducendo le dimensioni dei grani (mediante
battitura) oppure mescolando metalli differenti per
ottenere le cosiddette leghe.
La struttura dei metalli viene spesso spiegata in
modo pi approfondito ricorrendo ad un modello
pi articolato ed immaginando una struttura a
bande, in cui ogni banda costituita da una serie di
orbitali molecolari (che verranno illustrati tra
breve) ad energia molto vicina. Concentriamo
lattenzione, in particolare, sulla banda di valenza
(che contiene gli elettroni responsabili del legame
metallico) e sulla soprastante banda di conduzione,
ad energia pi elevata rispetto alla precedente. Il

fenomeno della conducibilit pu essere spiegato in


termini di passaggio di alcuni elettroni dalla banda di
valenza alla banda di conduzione e dipende dalla
separazione tra le due bande:
bande vicine o parzialmente sovrapposte
CONDUTTORI
bande separate da una piccola differenza di
energia SEMICONDUTTORI (la conducibilit
aumenta con la temperatura, contrariamente a
quanto avviene nei metalli)
bande separate da una grande differenza di energia
ISOLANTI

6.7 LA TEORIA DEL LEGAME DI


VALENZA
Il legame chimico pu essere affrontato secondo
vari approcci, ciascuno dei quali permette di
sottolineare maggiormente determinati aspetti. La
teoria di Lewis, usata in precedenza per descrivere in
modo semplice la formazione dei diversi tipi di
legame, pu essere integrata con altre teorie pi

IL LEGAME CHIMICO
complesse: verranno ora illustrati gli aspetti
principali della teoria detta del legame di valenza
(VB), gi citata a proposito del legame covalente;
successivamente, si daranno anche alcuni cenni sulla
teoria dellorbitale molecolare (MO).
Tra le due vi una differenza fondamentale:
la teoria VB prevede che gli atomi conservino
intatta la loro struttura elettronica interna e si
leghino mediante gli elettroni esterni;
la teoria MO assume che tutti gli elettroni degli
atomi si ridistribuiscano su nuovi orbitali, gli orbitali
molecolari, appunto, che tengono legato linsieme
della molecola.
Secondo la TEORIA DEL LEGAME DI
VALENZA, la formazione di un legame covalente
viene interpretato in termini di sovrapposizione tra
gli orbitali dei due atomi impegnati nel legame: si
ha, quindi, la formazione di una regione ad alta
densit elettronica come risultato della
compenetrazione delle nuvole elettroniche. Il
legame ottenuto tanto pi forte quanto pi efficace
la sovrapposizione degli orbitali.

Ad esempio, la formazione del legame H-H nella


molecola dei diidrogeno pu essere schematizzata
attraverso la sovrapposizione degli orbitali 1s dei
due atomi di H, contenenti un elettrone ciascuno.
Legame covalente nella molecola H2
0,74

Legame

Nella molecola di H2 la zona di sovrapposizione si


trova sulla congiungente tra i due nuclei ed un
legame di questo tipo viene indicato come legame
SIGMA ().
In altre molecole il legame potr risultare dalla

IL LEGAME CHIMICO
sovrapposizione di altri tipi di orbitale: ad esempio, il
legame nella molecola di Cl2 dovuto alla
soprapposizione di due orbitali p, contenenti un
elettrone spaiato ciascuno, con formazione anche in
questo caso di un legame .
In alcuni casi si ha la formazione di legami
multipli: ad esempio, nella molecola di azoto N2 la
formazione di un triplo legame coinvolge i tre
orbitali p di ogni atomo, contenenti ciascuno un
elettrone spaiato e perpendicolari tra loro; due
orbitali p, uno per ogni atomo, si sovrappongono
lungo la congiungente tra i nuclei e formano un
legame ; gli altri orbitali p, si sovrappongono
lateralmente a due a due, secondo piani
perpendicolari alla congiungente.
In questo caso, si ha la formazione di due legami PI
GRECO (); poich la sovrapposizione in questo
caso meno efficace rispetto al caso precedente, il
legame generalmente pi debole rispetto al
legame . Graficamente, i legami e vengono
rappresentati indifferentemente mediante trattini (ad
esempio, NN).

Legami e nella molecola dellazoto (N2)


z
+

z
+

x
+

N
2s

2p

2s

Legami e nella molecola dellazoto (N2)


z

N 2 (1 legame + 2 legami )

2p

IL LEGAME CHIMICO
6.8 GEOMETRIA DELLE MOLECOLE E
IBRIDAZIONE
Quando scriviamo una molecola, pu essere utile
conoscere in quale modo gli atomi che la
compongono sono realmente disposti nello spazio.
Ad esempio, nel caso della molecola dellacqua,
H-O-H, in realt gli atomi non sono disposti in linea
retta, ma formano un angolo di circa 104 e da
questa disposizione nello spazio derivano molte
delle propriet della sostanza.
In termini generali, la struttura di una molecola pu
essere determinata sperimentalmente, ma esistono
anche modelli relativamente semplici che
permettono, in molti casi, di prevederne la forma
geometrica.
Una possibilit rappresentata dalla TEORIA
DELLA REPULSIONE DELLE COPPIE
ELETTRONICHE NEL GUSCIO DI VALENZA
(VSEPR), che considera le repulsioni tra le coppie
elettroniche (di legame o non condivise) presenti
nello strato esterno di una molecola. Le coppie

elettroniche tenderanno ad assumere orientazioni


che rendano minime le reciproche repulsioni,
determinando le forme geometriche delle molecole.
Inoltre, la repulsione tra due doppietti solitari
pi forte rispetto a quella tra due coppie di
elettroni di legame: i doppietti solitari,
richiederanno, quindi pi spazio rispetto agli
elettroni di legame.
Ad esempio, nella molecola del metano, CH4, le
quattro coppie di elettroni di legame sono disposte
pi lontano possibile luna dallaltra se occupano i
vertici di un tetraedro. La molecola tetraedrica, con
C al centro e gli atomi di H ai quattro vertici ed
caratterizzata da angoli di legame di circa 109.
Unanaloga situazione pu essere immaginata anche
per la molecola dacqua, in cui le coppie elettroniche,
di cui due sono doppietti solitari, sono disposte
secondo una geometria tetraedrica; in pratica, gli
atomi della molecola sono disposti a V, con angoli
di circa 104; la diminuzione dellangolo di legame
rispetto al metano pu essere spiegata con la
maggiore repulsione tra i due doppietti elettronici,
che tenderanno a disporsi alla maggior distanza

IL LEGAME CHIMICO
possibile.
In alternativa, la geometria delle molecole pu essere
individuata considerando il fenomeno
dellIBRIDAZIONE, di cui presentiamo gli aspetti
pi significativi, prendendo come esempio il
carbonio. Come si vedr anche a proposito dei
composti organici, latomo di C presenta nello
stato fondamentale configurazione elettronica 1s2
2s2 2px1 2py1, rappresentabile come
1s [] 2s [] 2p [][][ ] e simbolo di Lewis

..

Promuovendo un elettrone dallorbitale 2s al 2p, si


ottiene la configurazione del C nello stato eccitato

C.

1s [] 2s [] 2p [][][] e Lewis

Si hanno, in totale, 1 orbitale s e 3 orbitali p,


ciascuno contenente un elettrone spaiato, e questa
configurazione suggerisce la formazione di quattro
legami equivalenti, come, ad esempio, nel metano

CH4.
Nel fenomeno dellibridazione un certo numero di
orbitali atomici viene combinato con un
procedimento matematico per dare luogo allo stesso
numero di nuovi orbitali equivalenti; questi sono
detti ORBITALI IBRIDI e possono essere messi in
relazione con varie geometrie molecolari. La
particolare forma degli orbitali ibridi consente una
sovrapposizione pi efficace e permette quindi la
formazione di legami pi forti.
1. IBRIDAZIONE sp3
Orbitali coinvolti: 1 orbitale s e 3 orbitali p
Si formano 4 orbitali ibridi equivalenti che
presentano 25% di carattere s e 75 % di carattere p
Geometria tetraedrica, con angoli di circa 109
Esempio: nel metano CH4 (alcani) il C ibridato
sp3; i quattro legami si ottengono ciascuno per
sovrapposizione di un orbitale ibrido sp3 con un
orbitale 1s di H. La molecola tetraedrica.
Si pu notare che il metodo VSEPR portava allo
stesso risultato.

IL LEGAME CHIMICO
H

H
CH4

H
legami
isoenergetici a
109.5 tra loro

2. IBRIDAZIONE sp2
Orbitali coinvolti: 1 orbitale s e 2 orbitali p
Si formano 3 orbitali ibridi equivalenti che
presentano 33% di carattere s e 66 % di carattere p
Geometria trigonale piana (triangolo equilatero),
con angoli di 120
Esempio: nelletilene CH2=CH2 (alcheni) i due
atomi di C sono ibridati sp2; i due atomi di C sono
legati mediante un legame ottenuto per
sovrapposizione di un orbitale ibrido sp2 di ogni
atomo, altri due legami si ottengono per
sovrapposizione di orbitali ibridi sp2 con orbitali 1s

di due atomi di H. Poich soltanto due orbitali p


sono stati coinvolti nellibridazione, ogni atomo di C
dispone ancora di un orbitale p non ibridato,
disposto perpendicolarmente al piano della
molecola; questi due orbitali p formano per
sovrapposizione laterale un legame , per cui la
molecola presenta un doppio legame (1 + 1 ). La
molecola piana e per ogni atomo di C i tre legami
sono diretti verso i vertici di un triangolo equilatero.

I legami nella molecola delletilene, C2H4


C

C
2s2 2px 2py 2pz

2pz 2py 2px 2s


pz

H
C

sp2
H

pz

sp2
H

IL LEGAME CHIMICO
3. IBRIDAZIONE sp
Orbitali coinvolti: 1 orbitale s e 1 orbitale p
Si formano 2 orbitali ibridi equivalenti che
presentano 50% di carattere s e 50 % di carattere p
Geometria lineare, con angoli di 180
Esempio: nellacetilene CHCH (alchini) i due
atomi di C sono ibridati sp; i due atomi di C sono
legati mediante un legame ottenuto per
sovrapposizione di un orbitale ibrido sp di ogni
atomo, altri due legami si ottengono per
sovrapposizione di orbitali ibridi sp con orbitali 1s di
due atomi di H. Poich soltanto un orbitale p stato
coinvolto nellibridazione, ogni atomo di C dispone
ancora di due orbitali p non ibridati, perpendicolari
tra loro e disposti perpendicolarmente al piano della
molecola; queste due coppie di orbitali p formano
per sovrapposizione laterale due legami , per cui la
molecola presenta un triplo legame (1 + 2 ). La
molecola lineare.

I legami nella molecola dellacetilene, C2H2


C

C
2s2 2px 2py 2pz

2pz 2py 2px 2s

pz
sp

C
H

pz
sp
H

6.9 CENNI ALLA TEORIA DEGLI


ORBITALI MOLECOLARI
Un ORBITALE MOLECOLARE il risultato
della combinazione lineare degli orbitali atomici
appartenenti agli atomi che costituiscono la
molecola; combinando n orbitali atomici, si
ottengono n orbitali molecolari appartenenti
allintera molecola, che possono essere riempiti con
un metodo analogo a quello visto per gli orbitali

IL LEGAME CHIMICO
atomici, e per i quali restano validi il principio di
Pauli e quello della massima molteplicit (Hund).
Quando due orbitali atomici si combinano, si ha la
formazione di due OM:
- uno di legame (o legante), ad energia inferiore
rispetto a quella degli orbitali iniziali
- uno di antilegame (o antilegante) ad energia
superiore.
Una specie stabile se il numero degli elettroni di
legame superiore rispetto a quello degli elettroni di
antilegame.

6.V VERIFICA SE HAI CAPITO


6.V.1 Sulla base delle convenzioni generalmente
usate e delle loro configurazioni elettroniche,
rappresenta con i simboli di Lewis i seguenti
elementi
Na (I gruppo)
Mg (II gruppo)

B (III gruppo)
Si (IV gruppo)
N (V gruppo)
Cl (VII gruppo)
6.V.2 Partendo dalla definizione di legame ionico,
costruisci il legame tra Na e Cl e rappresentalo con i
simboli di Lewis.
6.V.3 Partendo dalla definizione di legame
covalente, costruisci il legame della molecola H2 e
rappresentalo con i simboli di Lewis.
6.V.4 In base al significato dellelettronegativit, e
confrontando i valori relativi ai due atomi coinvolti,
valuta se questi legami sono polari o non polari.
Cl-Cl
H-F
N-H
F-F

IL LEGAME CHIMICO
Soluzione Pre-Test
Formando ioni Ca2+ e Br- , entrambi gli elementi
raggiungono una situazione stabile, completando
lottetto ed assumendo la configurazione elettronica
del gas nobile precedente o di quello seguente.
Il calcio, poco elettronegativo, tender a cedere i suoi
due elettroni per raggiungere la configurazione
elettronica dellAr; il bromo, caratterizzato da
unelettronegativit pi elevata, tender ad acquistare
un elettrone, assumendo la configurazione elettronica
del Kr.
Se Ca e Br si combinano, Ca pu cedere due elettroni
(che occupano lorbitale 2s del livello esterno), il Br
acquistarne uno (ha sette elettroni nello strato
esterno). La differenza di elettronegativit di 1,8
indica un legame covalente con parziale carattere
ionico.

ESERCIZI
ESERCIZI
1) Lelettronegativit di un elemento:
a. lenergia che esso libera acquistando un
elettrone e trasformandosi in ione negativo
b. lenergia necessaria per trasformarlo in ione
positivo
c. indica la tendenza ad attrarre a s elettroni
quando si lega ad altri atomi
d. la carica del nucleo risentita effettivamente
dallelettrone pi esterno
Soluzione
2) Lelettronegativit, in genere:
a. diminuisce lungo un periodo da sinistra verso
destra e diminuisce lungo un gruppo dallalto verso
il basso
b. aumenta lungo un periodo da sinistra verso
destra ed aumenta lungo un gruppo dallalto verso
il basso
c. diminuisce lungo un periodo da sinistra verso
destra ed aumenta lungo un gruppo dallalto verso

il basso
d. aumenta lungo un periodo da sinistra verso
destra e diminuisce lungo un gruppo dallalto verso
il basso
Soluzione
3) Indica quale dei seguenti atomi pi
elettronegativo:
a. F
b. Cl
c. Br
d. I
Soluzione
4) Indica quale dei seguenti atomi pi
elettronegativo:
a. C
b. O
c. N
d. P
Soluzione

ESERCIZI
5) Indica quale coppia di elementi dovrebbe
verosimilmente formare un composto ionico:
a. S-O
b. O-N
c. K-Ca
d. Ca-Cl
Soluzione
6) Il simbolo di Lewis per lazoto :
d.

N.

N.

..

c.

b.

a.

Soluzione
7) Il simbolo di Lewis per lo zolfo :
d.

S
..

S.

..

c.

b.

a.

Soluzione

8) Quanto maggiore la sovrapposizione tra due


orbitali di due atomo A e B, risulta che:
a. tanto maggiore la distanza di legame e tanto
minore la forza di legame
b. tanto maggiore la distanza di legame e tanto
maggiore la forza di legame
c. tanto minore la distanza di legame e tanto
minore la forza di legame
d. tanto minore la distanza di legame e tanto
maggiore la forza di legame
Soluzione
9) Lelemento X ha due elettroni nel suo strato
esterno, mentre lelemento Y ne ha sei. Qual la
formula pi probabile del composto formato da X
e Y?
a. (X+)3 Y3b. X2+ Y2c. X2- Y2+
d. X2+ Y2e. X+ YSoluzione

ESERCIZI
10) Nella molecola di azoto tra i due atomi ci sono
complessivamente:
a. 3 legami
b. 2 legami ed 1
c. 3 legami
d. 1 legame e 2
Soluzione
11) Relativamente agli orbitali ibridi sp3, non
corretto dire che:
a. sono quattro
b. sono degeneri
c. derivano dal mescolamento di 1 orbitale s e 3
orbitali p
d. i loro assi di simmetria formano tra loro angoli
di 120 gradi
Soluzione
12) In seguito al mescolamento di un orbitale 2s e
due orbitali 2p nel carbonio sono presenti:
a. 4 orbitali sp3
b. 3 orbitali sp2 e 1 orbitale p

c. 2 orbitali sp2 e 2 orbitali p


d. 2 orbitali sp e 2 orbitali p
Soluzione
13) La molecola HCN lineare. Latomo di
carbonio infatti ibridato:
a. sp3
b. sp
c. sp2
d. non ibridato
Soluzione
14) Una molecola si dice polare se:
a. si comporta come un dipolo elettrico
b. si comporta come un dipolo magnetico
c. sede di una corrente elettrica
d. si elettrizza facilmente
Soluzione

ESERCIZI
15) Un legame chimico tanto pi polare:
a. quanto maggiore la differenza di dimensioni
tra i due atomi
b. quanto minore la differenza di dimensioni tra i
due atomi
c. quanto maggiore la differenza di
elettronegativit tra i due atomi
d. quanto minore la differenza di elettronegativit
tra i due atomi
Soluzione
16) Il legame pi polare tra i seguenti :
a. O-O
b. H-F
c. H-Cl
d. H-O
Soluzione

17) Stabilisci quale tra le seguenti molecole


polare:
a. CO2
b. BF3
c. NH3
d. O2
Soluzione
18) Stabilisci quale tra le seguenti molecole
apolare:
a. CHCl3
b. CH4
c. HCl
d. H2O
Soluzione

ESERCIZI
19) Indica quale di queste sostanze presenta
legame idrogeno
a. CH4
b. NH3
c. H2S
d. O2
Soluzione
20) Indica quale di queste sostanze non presenta
legame a idrogeno
a. H2O
b. CH3OH
c. NH3
d. SiH4
Soluzione
21) Il legame a idrogeno nellacqua ha luogo:
a. tra due atomi di idrogeno appartenenti a due
molecole diverse
b. tra due atomi di idrogeno appartenenti alla
stessa molecola
c. tra un atomo di idrogeno e uno di ossigeno

appartenenti a molecole diverse


d. tra un atomo di idrogeno e uno di ossigeno
appartenenti alla stessa molecola
Soluzione
22) Nellacqua liquida la presenza di legami a
idrogeno porta:
a. ad una elevata temperatura di ebollizione
b. ad un basso calore specifico
c. ad una bassa temperatura di fusione
d. ad uno scarso potere solvente
Soluzione

ESERCIZI
SOLUZIONI

8. d
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1. c
Back

9. b
Back

2. d
Back

10. d
Back

3. a
Back

11. d
Back

4. b
Back

12. b
Back

5. d
Back

13. b
Back

6. d
Back

14. a
Back

7. d
Back

ESERCIZI
15. c
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16. b
Back
17. c
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18. b
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19. b
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20. d
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21. c
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22. a
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TERMODINAMICA CHIMICA E SPONTANEITA DELLE


REAZIONI
TERMODINAMICA CHIMICA E
SPONTANEITA DELLE REAZIONI
9.A PRE-REQUISITI

9.4 IL SECONDO PRINCIPIO DELLA


TERMODINAMICA E LENTROPIA VALUTAZIONE DELLA SPONTANEITA DI
UNA REAZIONE

9.B PRE-TEST

9.V VERIFICA SE HAI CAPITO

9.C OBIETTIVI

ESERCIZI

9.1 INTRODUZIONE
9.2 IL PRIMO PRINCIPIO DELLA
TERMODINAMICA
9.3 ENTALPIA - REAZIONI
ESOTERMICHE ED ENDOTERMICHE
9.3.1 LEGGI DI HESS E LAVOISIER LAPLACE

TERMODINAMICA CHIMICA E SPONTANEITA DELLE


REAZIONI
9.A PRE-REQUISITI
Prima di iniziare a lavorare su questa Unit, dovresti
essere in grado di:

definire la materia ed i suoi attributi


fondamentali;

spiegare il significato dei passaggi di stato;

spiegare il significato della reazione chimica e


del simbolo di reazione;

conoscere in termini generali le principali forme


di energia;

calcolare i rapporti in peso di reagenti e prodotti


che partecipano ad una reazione chimica;

definire il concetto di mole ed applicarlo a


calcoli.

9.B PRE-TEST
In una torcia ossi-acetilenica ha luogo la reazione:
C2H2 (g) + 5/2 O2 2CO2 (g) + H2O (g)

Sapendo che alla temperatura di 25C lentalpia


standard di combustione dellacetilene
H comb = - 1300 kJ/mol, calcola alla stessa
temperatura la quantit di calore che si libera nella
combustione di 0,260 kg di C2H2.
Soluzione

9.C OBIETTIVI
Al termine di questa Unit dovrai essere in grado di:

definire un sistema, specificando le


caratteristiche di sistemi aperti, chiusi e isolati;

distinguere fra processi esotermici ed


endotermici;

definire le grandezze termodinamiche energia


interna, entalpia, entropia ed energia libera;

definire le condizioni standard per i processi


termodinamici;

enunciare il primo ed il secondo principio della


termodinamica;

enunciare la legge di Hess e la legge di

TERMODINAMICA CHIMICA E SPONTANEITA DELLE


REAZIONI
Lavoisier-Laplace e comprenderne il significato;

comprendere il significato dellentalpia di


formazione delle sostanze;

comprendere in termini generali il criterio


termodinamico per valutare la spontaneit di una
reazione.

Esistono diversi tipi di sistemi:


Un sistema aperto scambia energia e
materia con lambiente esterno
Un sistema chiuso scambia energia ma non materia
con lambiente esterno

9.1 INTRODUZIONE
Un sistema isolato non scambia n energia n materia

La termodinamica applica concetti di portata


generale a sistemi allequilibrio, valutando le
variazioni di energia che accompagnano
trasformazioni di vario genere ed apportando un
contributo fondamentale nella comprensione di
questi fenomeni; daltra parte, essa non d
indicazioni sui meccanismi o sulla velocit di
reazione, studiati nellambito della cinetica
chimica.
La porzione limitata di materia che viene studiata
un SISTEMA, mentre gli INTORNI sono le parti
delluniverso con cui il sistema pu interagire,
attraverso trasferimenti di materia e di energia.

con lambiente esterno

Lo STATO di un sistema viene definito dai valori


che assumono un certo numero di variabili, come, ad
esempio, temperatura, pressione, volume e
concentrazione delle specie presenti; ogni propriet
che assume un valore univoco quando lo stato del
sistema definito rappresenta una FUNZIONE DI
STATO di quel sistema. Sono funzioni di stato, ad
esempio, lenergia interna (E), lentalpia (H) e
lenergia libera (G).
Lo stato di un sistema pu variare in seguito ad un

TERMODINAMICA CHIMICA E SPONTANEITA DELLE


REAZIONI
processo fisico o chimico; la corrispondente
variazione di una funzione di stato del sistema non
dipende dal cammino percorso, ma soltanto dallo
stato iniziale e da quello finale. Possiamo quindi
determinare la variazione () di una certa funzione
dovuta ad una determinata trasformazione.

9.2 IL PRIMO PRINCIPIO DELLA


TERMODINAMICA
Lenergia, comunemente definita come la capacit di
compiere lavoro, pu manifestarsi in varie forme
(ad esempio, calore, lavoro meccanico, ecc.). Tra i
diversi tipi di lavoro, si fa spesso riferimento al
lavoro compiuto da un gas che si espande a P
costante, passando da un volume V1 ad un volume
V2:
W = P (V2 - V1) = PV

Scambio di energia
sistema
ambiente esterno
Lo scambio di energia tra un sistema l ambiente
esterno avviene attraverso calore e lavoro.

Il PRIMO PRINCIPIO DELLA


TERMODINAMICA
esprime la conservazione dellenergia:
E = q -w

la variazione di energia interna del sistema (E)


data dal calore ceduto/acquistato e dal lavoro
compiuto; riguardo al segno di q e di w,
convenzionalmente:

TERMODINAMICA CHIMICA E SPONTANEITA DELLE


REAZIONI
q > 0 se assorbito dal sistema
q < 0 se ceduto dal sistema
w > 0 se compiuto dal sistema
w < 0 se compiuto dallintorno sul sistema

positivo:
w = 4,184 J (1,000 cal)
E = q -w = - 8,243 J - 4,184 J = 12,427 J
= - 1,970 cal - 1,000 cal = - 2,970 cal

9.3 ENTALPIA - REAZIONI


ESOTERMICHE ED ENDOTERMICHE

ESEMPIO
In una reazione esotermica, un sistema cede al suo
intorno 8,243 J (1,970 cal). Durante la reazione si
formano dei gas che sollevano un pistone
compiendo un lavoro di 4,184 J (1,000 cal). Calcola
E.
Il calore viene ceduto dal sistema al suo intorno,
quindi negativo:
q = - 8,243 J (- 1,970 cal)
Il lavoro viene compiuto dal sistema sullintorno ed

In base al primo principio della termodinamica,


se si opera a V costante (cio V = 0), e non si
considerano tipi di lavoro diversi da PV, non viene
compiuto lavoro meccanico, e la variazione di
energia interna coincide con il calore assorbito o
ceduto dal sistema.

Operando, invece, a P costante, come spesso


accade, PV non nullo e risulta utile introdurre
una nuova funzione, chiamata ENTALPIA (H). H,
che una funzione di stato, viene valutata in termini
di H tra stato iniziale e finale.

TERMODINAMICA CHIMICA E SPONTANEITA DELLE


REAZIONI
REAZIONI ESOTERMICHE
La reazione accompagnata da sviluppo di calore, la
temperatura dei prodotti supera la temperatura
ambiente ed il calore prodotto viene ceduto
allambiente circostante (contenuto termico dei
prodotti minore di quello dei reagenti, H < 0).

ENTALPIA
H = E + PV
Variazione di entalpia (processi a P costante)

H = E + PV
E = q - PV (I principio t.d)
(calore di reazione a P = costante )

qv = E

(calore di reazione a V = costante )

La TERMOCHIMICA il ramo della


termodinamica che studia gli scambi di energia
associati alle trasformazioni fisiche e chimiche; le
equazioni termochimiche specificano la quantit di
calore ceduta o acquistata dal sistema. Distinguiamo
due tipi di reazioni:

Reagenti
Entalpia

qp = H

Processo
esotermico

H < 0
Prodotti

TERMODINAMICA CHIMICA E SPONTANEITA DELLE


REAZIONI
REAZIONI ENDOTERMICHE
Affinch la reazione possa avvenire necessario
fornire energia dallesterno, in quanto il contenuto
energetico dei prodotti e maggiore rispetto a quello
dei reagenti (H > 0).

Processo
endotermico

Entalpia

Prodotti

H > 0
Reagenti

ESEMPIO
Calcola il calore che si sviluppa quando 4,20 l di H2
reagiscono con eccesso di N2 alla pressione di 200,0
atm e alla temperatura di 523 K, ponendo per la
formazione dellammoniaca H = - 46,19 kJ/mol.
Calcoliamo le moli di H2 che reagiscono, attraverso
lequazione di stato dei gas perfetti:
PV
200,0 x 4,20
n=
=
= 19,6 mol di H2
RT
0,0821 x 523
Dalla stechiometria della reazione (1/2 N2 + 3/2H2
NH3) si osserva che sono necessarie 3/2 moli di
H2 per ottenere una mole di NH3. Allora, partendo
da 19,6 moli di H2 si ottengono:
3/2 : 1 = 19,6 : x x = 19,6 x 2/3 = 13,1 moli di
NH3
Il calore sviluppato sar:
q = 13,1 mol x 46,19 kJ mol-1 = 605 kJ

TERMODINAMICA CHIMICA E SPONTANEITA DELLE


REAZIONI
9.3.1 LEGGI DI HESS E LAVOISIER LAPLACE

Per confrontare e combinare valori di H relativi a


reazioni diverse sono state scelte delle condizioni di
riferimento.
STATI STANDARD
GAS: il gas puro a P = 1 atm e T = 298 K
LIQUIDI: liquido puro a P = 1 atm e T = 298 K
SOLIDI: forma allotropica stabile a P = 1 atm e
T = 298 K
agli elementi nei loro stati standard si attribuisce
H=0
Le variazioni di entalpia che si riferiscono a
trasformazioni tra stati standard vengono indicati
con H; esistono tabelle in cui sono riportati, ad
esempio, i H relativi alla formazione di un
composto a partire dagli elementi (H di
formazione, H form), alla combustione completa
(H combus), a passaggi di stato (H fusione, H

, ecc.).
Dato che anche le trasformazioni fisiche (passaggi
di stato) comportano variazioni di energia, nelle
equazioni termochimiche necessario indicare lo
stato fisico di tutti i reagenti e prodotti; per la stessa
ragione, se un solido pu esistere in pi di una forma
allotropica, questa va specificata. Ad esempio:
evaporazione

2Cgraf + 3H2 (g) + 1/2O2 (g) C2H5OH (l)


H = - 277,7 kJ
C graf
H2 (g)
O2 (g)
C2H5OH (l)

carbonio nella forma allotropica grafite


idrogeno allo stato gassoso
ossigeno allo stato gassoso
alcool etilico allo stato liquido

Le equazioni termochimiche possono essere


maneggiate seguendo alcune leggi fondamentali:

TERMODINAMICA CHIMICA E SPONTANEITA DELLE


REAZIONI
1. LEGGE DI LAVOISIER- LAPLACE: il calore
richiesto per decomporre una sostanza uguale al
calore sviluppato nella sua formazione. Quindi,
invertendo il senso della reazione, va invertito anche
il segno del H. Ad esempio:
H2 (g) + 1/2 O2 (g) H2O (l)
H2O (l) H2 (g) + 1/2 O2 (g)

H = - 285,8 kJ
H = + 285,8 kJ

2. LEGGE DI HESS: il calore sviluppato in un


processo chimico a pressione costante
indipendente dal fatto che il processo avvenga in
uno o pi stadi. Questa legge deriva dal fatto che
lentalpia una funzione di stato e che le sue
variazioni dipendono unicamente dagli stati iniziale e
finale e non dal cammino percorso.
Applicando queste leggi possibile ricavare quei
calori di reazione che non possono essere misurati
direttamente, a partire da reazioni di cui sono noti i
H.

ESEMPIO
Calcola il H di formazione dellossido di carbonio
dagli elementi, sapendo che per CO2 (g)
Hform = - 393,5 kJ/mol e che per lossidazione di
CO (g) a CO2 (g) H = - 283,9 kJ/mol.
La reazione di cui vogliamo calcolare H :
Cgraf + 1/2 O2 (g) CO (g)
I valori di H di cui disponiamo si riferiscono alle
reazioni:
Cgraf + O2 (g) CO2 (g)
H = - 393,5 kJ
CO (g) + 1/2 O2 (g) CO2 (g)
H = - 283,9 kJ
che possono essere combinate per dare la reazione di
formazione di CO2 in due stadi:

TERMODINAMICA CHIMICA E SPONTANEITA DELLE


REAZIONI
Cgraf + 1/2 O2 (g) CO (g)
H = x
CO (g) + 1/2 O2 (g) CO2 (g)
H = - 283,9 kJ
___________________________________________________
Cgraf + O2 (g) + CO (g) CO2 (g) + CO (g)
H = x - 283,9 kJ = - 393,5 kJ
La reazione-somma, semplificando CO, corrisponde
alla reazione di formazione di CO2, il cui H noto.
Il H incognito dato da:
x = - 393,5 kJ + 283,9 kJ = - 109,6 kJ/mol

9.4 IL SECONDO PRINCIPIO DELLA


TERMODINAMICA E LENTROPIA VALUTAZIONE DELLA SPONTANEIT DI
UNA REAZIONE

molte reazioni esotermiche, che comportano una


diminuzione di energia interna, sono spontanee.
Tuttavia, soprattutto ad alte temperature, vi sono
anche reazioni endotermiche spontanee. Ci porta
ad ipotizzare che nella valutazione della spontaneit
di una reazione vada considerato un altro fattore,
oltre alla diminuzione del contenuto energetico.
Questo pu essere identificato con la tendenza dei
sistemi a raggiungere uno stato di maggior
disordine; tale disordine pu essere espresso da una
funzione termodinamica chiamata ENTROPIA (S).
Essa una funzione di stato e le variazioni S
dipendono unicamente dagli stati iniziale e finale.
La condizione di aumento di disordine che
caratterizza le trasformazioni spontanee pu essere
espressa come:
S > 0

Una trasformazione chimica o fisica generalmente


spontanea se attraverso di essa lenergia del sistema
viene resa minima; a temperature non troppo elevate,

SECONDO PRINCIPIO DELLA


TERMODINAMICA

TERMODINAMICA CHIMICA E SPONTANEITA DELLE


REAZIONI
Nella valutazione della SPONTANEIT di una
reazione quindi necessario integrare questi due
aspetti, cio la minimizzazione dellenergia e la
massimizzazione dellentropia. Solo in alcuni casi essi
sono entrambi favorevoli (H < 0, S > 0); pi
frequentemente, essi agiscono in opposizione
(termine entalpico favorevole, termine entropico
sfavorevole, o viceversa) e la spontaneit del
processo dipende dal prevalere delluno o dellaltro
termine.
Leffetto combinato dei due fattori espresso da una
nuova funzione termodinamica, lENERGIA
LIBERA (G).

Energia libera di Gibbs (G)


G = H - TS
G = H - (TS)
G = H - TS (P e T costanti)
G < 0
G = 0

spontaneo
reversibile

G > 0

non spontaneo

Una diminuzione di energia libera pu, quindi,


derivare sia da una diminuzione di H che da un
aumento di S; le reazioni endotermiche spontanee
sono pi frequenti a temperature elevate in quanto,
al crescere di T, aumenta il peso del termine
entropico.

TERMODINAMICA CHIMICA E SPONTANEITA DELLE


REAZIONI
9.V VERIFICA SE HAI CAPITO
9.V.1 In base al significato della funzione
termodinamica entalpia, distingui tra le seguenti
reazioni quelle esotermiche da quelle endotermiche:

2Cgraf + 3H2 (g) + 1/2O2 (g) C2H5OH (l)


H = - 277,7 kJ
H2O (l) H2 (g) + 1/2 O2 (g)
H = + 285,8 kJ
Cgraf + O2 (g) CO2 (g)
H = - 393,5 kJ
CO (g) + 1/2 O2 (g) CO2 (g)
H = - 283,9 kJ
PCl5 (g) PCl3 (g) + Cl2 (g)
H = + 81,8 kJ

9.V.2 Basandoti sul criterio di spontaneit per una


reazione chimica, individua tra le seguenti reazioni
quelle spontanee:

2CO (g) CO2 (g) + C graf


C graf + O2 (g) CO2 (g)
CaO (s) + CO2 (g) CaCO3 (s)
N2 (g) + 3H2 (g) 2NH3 (g)

G > 0
G < 0
G = - 130,2 kJ
G = - 25,06 kJ

TERMODINAMICA CHIMICA E SPONTANEITA DELLE


REAZIONI
Soluzione Pre-Test
moli di acetilene = 260 g / 26,038 g mol-1 = 9,98
mol
Nella combustione di 1 mole di C2H2 si sviluppa
una quantit di calore pari a 1300 kJ; il calore
sviluppato nella combustione di 9,98 mol di
acetilene :
H = moli (C2H2) x H comb =
= 9,98 mol x (-1300 kJ mol-1) = - 12974 kJ.

ESERCIZI
ESERCIZI
1) La forma matematica del primo principio della
termodinamica :
a. E = Q - W
b. H = Q - W
c. S = H + T
d. G = S - H
Soluzione
2) Lentalpia H definita come:
a. H = E - PV
b. H = E + PV
c. H = E - TS
d. H = E + TS
Soluzione
3) Per una trasformazione a pressione costante il
calore Q scambiato da un sistema dato da:
a. Q = S
b. Q = E

c.
d.

Q = H
Q = T
Soluzione

4) Per una trasformazione a volume costante il


calore Q scambiato da un sistema dato da:
a. Q = S
b. Q = E
c. Q = H
d. Q = T
Soluzione
5) Lo stato standard per un gas :
a. gas a T = 25C
b. gas a C = 1 M
c. gas a T = 25C e P = 1 atm
d. gas a P = 1 atm
Soluzione
6) Secondo uninterpretazione probabilistica, tanto
maggiore lordine di un sistema, tanto:
a. maggiore S

ESERCIZI
b.
c.
d.

minore S
minore H
minore G

9) La reazione
2CO (g) CO2 (g) + C graf
Soluzione

7) Dal secondo principio della termodinamica


deriva che per un sistema isolato, in seguito ad una
trasformazione irreversibile, si ha:
a. H > 0
b. S > 0
c. S < 0
d. E > 0
Soluzione
8) Lenergia libera di Gibbs G definita come:
a. G = H + PV
b. G = E - TS
c. G = H - TS
d. G = H + TS
Soluzione

per la quale si ha G > 0 a T = 1000C:


a. procede spontaneamente
b. procede spontaneamente la reazione inversa
c. in condizioni di equilibrio
d. procede con unelevata velocit
Soluzione
10) La reazione
C (s) + O2 (g) CO2 (g)
per la quale si ha G < 0 a T = 600C:
a. procede spontaneamente
b. procede spontaneamente la reazione inversa
c. in condizioni di equilibrio
d. procede con unelevata velocit
Soluzione

ESERCIZI
SOLUZIONI
1.

Back

b
c
Back

6.

b
Back

7.

10. a
Back

Back
5.

b
Back

Back
4.

9.

b
Back

3.

a
Back

2.

8.

b
Back

VELOCITA E MECCANISMI DI REAZIONE: LA CINETICA


VELOCITA E MECCANISMI DI
REAZIONE: LA CINETICA
10.A PRE-REQUISITI
10.B PRE-TEST
10.C OBIETTIVI
10.1 LA VELOCITA DI REAZIONE
10.1.1 SIGNIFICATO DELLA VELOCITA DI REAZIONE
E FATTORI CHE LA INFLUENZANO
10.1.2 ORDINE DI REAZIONE
10.1.3 EFFETTO DELLA TEMPERATURA:
GLI URTI TRA PARTICELLE

10.2 MECCANISMI DI REAZIONE E


AZIONE DEI CATALIZZATORI
10.3 ESEMPI DI CATALISI
10.3.1 CATALISI OMOGENEA

10.3.2 CATALISI ETEROGENEA


10.3.3 CATALISI ENZIMATICA

10.V VERIFICA SE HAI CAPITO


ESERCIZI

VELOCITA E MECCANISMI DI REAZIONE: LA CINETICA


10.A PRE-REQUISITI
Prima di iniziare a lavorare su questa Unit, dovresti
essere in grado di:
valutare la spontaneit di una reazione dal punto di
vista termodinamico;
distinguere una reazione esotermica da una
reazione endotermica e rappresentarle graficamente;
spiegare il significato di una reazione chimica e del
simbolo che la rappresenta;
enunciare gli aspetti di base della teoria cinetica dei
gas;
distinguere tra miscele omogenee ed eterogenee.

10.B PRE-TEST
1. Data lespressione della velocit di una reazione:
v = k [A]2 [B]
indica lordine di reazione rispetto ad A, rispetto a B,
e lordine totale.
2. Distingui nei seguenti casi tra catalisi omogenea,
eterogenea ed enzimatica.

N2 (g) + 3H2 (g) 2NH3 (g) in presenza di ferro


uso della papaina per eliminare la torbidit della
birra
2H2O2 2H2O (l) + O2 (g) in presenza di biossido
di Mn

Soluzione

10.C OBIETTIVI
Al termine di questa Unit dovrai essere in grado di:
affiancare un criterio cinetico al criterio
termodinamico nella valutazione della spontaneit di
una reazione;
definire la velocit di reazione ed i fattori che la
influenzano;
data una certa reazione chimica, comprendere
lequazione che esprime la velocit in funzione delle
concentrazioni dei reagenti di reazione ed
individuare lordine di reazione;
mettere in relazione la velocit di reazione con gli
urti tra le particelle;

VELOCITA E MECCANISMI DI REAZIONE: LA CINETICA


giustificare leffetto della temperatura sulla velocit
in base alla teoria cinetica dei gas e agli urti tra le
particelle;
comprendere il significato generale del meccanismo
di reazione e rappresentarlo graficamente;
definire lenergia di attivazione, individuandola sul
grafico che rappresenta il meccanismo di reazione, e
comprendere il significato del complesso attivato;
spiegare cos un catalizzatore e come agisce in una
reazione chimica;
descrivere alcuni esempi di catalisi omogenea,
eterogenea ed enzimatica.

10.1 LA VELOCITA DI REAZIONE


Abbiamo visto che la spontaneit delle reazioni
chimiche pu essere valutata dal punto di vista
termodinamico: per fare questo, non si considera il
meccanismo della reazione, ma soltanto lenergia
degli stati iniziale e finale.
Le reazioni verranno ora esaminate da un punto di
vista cinetico, concentrando lattenzione sul
meccanismo di reazione e sulla velocit con cui una

reazione avviene.
10.1.1 SIGNIFICATO DELLA VELOCITA DI REAZIONE
E FATTORI CHE LA INFLUENZANO

La VELOCIT DI UNA REAZIONE


CHIMICA la velocit con cui varia la
concentrazione di un certo reagente o prodotto nel
tempo e pu essere espressa come:
c
velocit =
t
Quanto allunit di misura, la velocit viene spesso
espressa in moli l-1 sec-1, ma, a seconda della
reazione, si possono usare unit di tempo pi ampie
(minuti, ore, anni, ecc.).
Se consideriamo, ad esempio, la decomposizione del
perossido di idrogeno in soluzione acquosa:
2H2O2 (aq) H2O + O2 (g)
possiamo misurare ad intervalli regolari la

VELOCITA E MECCANISMI DI REAZIONE: LA CINETICA


concentrazione di H2O2 e ricavare la velocit
v = - [H2O2]/ t. Essendo la variazione di H2O2
negativa (il reattivo si consuma progressivamente), il
segno negativo necessario per avere un valore di
velocit positivo. Ci non necessario se si segue,
invece, la variazione di concentrazione di un
prodotto, per il quale la variazione ha segno positivo.
La velocit di scomparsa dei prodotti (e di
formazione dei reagenti) pu essere messa in
relazione con i loro coefficienti stechiometrici. Ad
esempio, per la reazione
2H2O2 (aq) H2O + O2 (g)
vH2O2 = 2vH2O
vH2O = vO2
La velocit ricavata sperimentalmente seguendo la
variazione nel tempo di una certa propriet (ad
esempio, la concentrazione di una o pi specie) la
VELOCIT MEDIA relativa allintervallo di tempo
considerato t; per ottenere la VELOCIT
ISTANTANEA, necessario considerare intervalli
di tempo sempre pi piccoli. Per la stessa reazione e
per t 0 possiamo scrivere:

v= -

d[H2O2]
dt

Riportando in un diagramma i dati di


concentrazione in funzione del tempo, si ottiene una
curva; la velocit istantanea al tempo t si ottiene
tracciando la tangente nel punto della curva
corrispondente al tempo t e calcolando il coefficiente
angolare della tangente.
Riportando su un diagramma la velocit di reazione
in funzione della concentrazione della specie
considerata (ad esempio, un generico reattivo A), si
osserva una relazione di proporzionalit, per cui
possiamo scrivere:
velocit di reazione [A]
Generalizziamo questo risultato considerando una
generica reazione chimica:
aA + bB prodotti
(a, b sono i coefficienti stechiometrici dellequazione

VELOCITA E MECCANISMI DI REAZIONE: LA CINETICA


bilanciata)
Per la reazione possiamo determinare
sperimentalmente la velocit di reazione ed
esprimerla come:
v = k [A]m [B]n
EQUAZIONE CINETICA DELLA REAZIONE
i termini in parentesi quadra sono le concentrazioni
dei reagenti
n ed m sono in genere numeri interi e piccoli e
solitamente non dipendono dai coefficienti
stechiometrici; indicano il cosiddetto ordine di
reazione, che verr trattato tra poco.
k una costante di proporzionalit, il cui valore
dipende dal tipo di reazione.

La velocit di reazione pu essere modificata da vari


fattori.

1. SUPERFICIE DI CONTATTO TRA I


REAGENTI.
La velocit aumenta al crescere dellarea superficiale
disponibile per la reazione; generalmente, la reazione
pi rapida se i reagenti sono costituiti da particelle
pi piccole. Nel caso di reazioni eterogenee, che
comprendono pi fasi, lampiezza della superficie di
contatto ha grande influenza sulla velocit di
reazione: per questo, si usano spesso solidi
finemente suddivisi. Questo fattore non influisce,
invece, nei sistemi omogenei, in cui i reagenti sono
gi pi suddivisi possibile, sotto forma di singole
particelle.
2. CONCENTRAZIONE DEI REAGENTI
Come espresso dallequazione della velocit, la
velocit di reazione dipende dalla concentrazione di
uno o pi reagenti, per cui un aumento di
concentrazione provoca sovente (ma non sempre)
un aumento di velocit. Leffetto dellaumento di
concentrazione dei vari reagenti pu avere effetti
diversi sulla velocit di reazione.

VELOCITA E MECCANISMI DI REAZIONE: LA CINETICA


3. TEMPERATURA E LUCE
In generale, un aumento di temperatura provoca un
aumento della velocit di reazione; come verr
spiegato tra poco, questo pu essere messo in
relazione con gli urti tra le particelle e con la loro
energia cinetica.
Alcune reazioni avvengono soltanto in presenza di
radiazioni luminose: ad esempio, la fotosintesi
clorofilliana delle piante e le reazioni fotochimiche
che avvengono nellatmosfera in presenza di specie
inquinanti.
4. PRESENZA DI CATALIZZATORI
I catalizzatori sono sostanze in grado di modificare
la velocit di reazione senza subire trasformazioni
nel corso di essa. Essi non vengono consumati e si
recuperano tali e quali alla fine della reazione. Come
verr illustrato negli esempi, la loro azione
determinante in molti processi industriale ed in
molte reazioni di natura biochimica.

10.1.2 ORDINE DI REAZIONE

Per una generica equazione cinetica:


v = k [A]n
lesponente n esprime il cosiddetto ORDINE DI
REAZIONE e pu assumere diversi valori.
n=0
ORDINE ZERO
essendo [A]0 = 1, si ottiene: velocit di reazione = k;
la velocit di reazione indipendente dalla
concentrazione di A.
n=1
PRIMO ORDINE
La velocit proporzionale a [A]
n=2
SECONDO ORDINE
La velocit proporzionale a [A]2
Analogamente, si possono avere reazioni di ordine
superiore.
Nellequazione cinetica in cui compaiono due
reagenti:
v = k [A]m [B]n

VELOCITA E MECCANISMI DI REAZIONE: LA CINETICA


gli esponenti m ed n esprimono rispettivamente
lordine della reazione rispetto ad A e lordine della
reazione rispetto a B. Lordine totale della reazione
dato, invece, dalla somma (m+n).
ORDINE DI REAZIONE RISPETTO AD UN
SINGOLO REAGENTE: dato dallesponente cui
elevata la concentrazione di quel reagente
nellequazione cinetica determinata
sperimentalmente.
ORDINE GLOBALE DELLA REAZIONE: dato
dalla somma degli esponenti delle concentrazioni dei
reagenti nellequazione cinetica.
Ad esempio, se lespressione della velocit per la
generica reazione vista in precedenza
v = k [A]2 [B]
La reazione del secondo ordine rispetto ad A, del
primo ordine rispetto a B e globalmente del terzo
ordine.

10.1.3 EFFETTO DELLA TEMPERATURA: GLI URTI


TRA PARTICELLE

Secondo la teoria cinetica dei gas, le particelle in


movimento si urtano continuamente tra loro ed
possibile calcolare il numero di collisioni che
interessa le molecole in determinate condizioni.
Confrontando lelevato numero di collisioni
calcolato con la velocit realmente osservata in molte
reazioni dei gas, si conclude che non tutti gli urti
sono efficaci per far avvenire la reazione chimica.
Se pensiamo che lurto tra particelle comprende
spesso una rottura dei legami, si comprende come le
particelle dovranno possedere unenergia
sufficientemente elevata per dare luogo ad urti
efficaci. Si definisce ENERGIA DI
ATTIVAZIONE (EA) di una certa reazione chimica
la minima energia che le particelle devono possedere
quando si urtano affinch la reazione avvenga. In
base alla distribuzione dellenergia delle particelle
prevista dalla teoria cinetica, si individua una
frazione di molecole con energia sufficiente, che
potranno dare luogo ad urti efficaci; se lenergia di
attivazione di una reazione elevata, la frazione di

VELOCITA E MECCANISMI DI REAZIONE: LA CINETICA


molecole con energia sufficiente sar piccola, e la
reazione sar probabilmente molto lenta. Si
comprende, quindi, perch la velocit di reazione
aumenti generalmente con la temperatura: ad una
temperatura pi elevata, sar maggiore lenergia
cinetica media delle particelle, e quindi la frazione di
particelle con energia sufficientemente elevata; di
conseguenza, si avranno un numero maggiore di urti
efficaci ed una velocit di reazione pi elevata.
Un altro fattore che condiziona lefficacia degli urti
lorientamento delle molecole: se in una reazione si
ha rottura e formazione di legami, le molecole
devono urtarsi secondo unorientazione favorevole
perch la reazione avvenga.

stadi. Quando la reazione comprende pi stadi ed


uno degli stadi lento, sar questultimo a
determinare la velocit complessiva della reazione.
Il decorso di una reazione pu essere rappresentato
graficamente mediante un PROFILO DI
REAZIONE.

Rappresentazione del complesso attivato


per la reazione generica:
A2 + B2 = 2 AB

10.2. MECCANISMI DI REAZIONE E


AZIONE DEI CATALIZZATORI

+
B

reagenti

Uno dei principali scopi per cui vengono determinate


le velocit di reazione lindividuazione del
meccanismo con cui una reazione avviene. I
meccanismi di reazione possono essere semplici, cio
ad un solo stadio, o complessi, se comprendono pi

complesso
attivato ()

prodotti

VELOCITA E MECCANISMI DI REAZIONE: LA CINETICA

Energia potenziale

Andamento dellenergia potenziale per la reazione


A2 + B2 = 2 AB
A

Ea
A 2 + B2

E
2 AB

Coordinata di reazione

Il profilo in figura si riferisce ad una generica


reazione A2 + B2 2AB; la differenza di energia tra
i reagenti ed il complesso attivato lenergia di
attivazione, mentre dalla differenza di energia tra
reagenti e prodotti si pu comprendere se la
reazione endotermica o esotermica (in questo
caso, esotermica, in quanto il contenuto energetico
dei prodotti inferiore a quello dei reagenti).

Perch si possa avere la rottura dei legami nei


reagenti e la formazione di nuovi legami nei
prodotti, le molecole devono possedere energia
sufficiente per superare la barriera energetica
dellenergia di attivazione. Alla sommit della curva, i
reagenti formano una specie intermedia chiamata
COMPLESSO ATTIVATO, ad alto contenuto
energetico, che poi si decompone per formare i
prodotti.
Come ricordato, se una reazione chimica comprende
uno stadio lento, questo determiner la velocit di
reazione; nel caso visto, lo stadio critico
rappresentato dalla formazione del complesso
attivato, superando la barriera energetica
rappresentata dallenergia di attivazione. Se si vuole
aumentare la velocit di una reazione, una delle
possibilit quella di ricorrere ad un
CATALIZZATORE, che interviene a questo livello.
Il catalizzatore una sostanza che:

fa variare la velocit di una reazione

si ritrova chimicamente inalterato alla fine della


reazione

non compare nel simbolo della reazione chimica

VELOCITA E MECCANISMI DI REAZIONE: LA CINETICA


Curva dellenergia potenziale per la reazione non
catalizzata e per la reazione catalizzata
Stato non catalizzato
Energia potenziale

(se non dove vengono indicate le condizioni di


reazione)

non provoca variazioni della costante di


equilibrio, n spostamento dellequilibrio.
Il catalizzatore aumenta generalmente la velocit di
reazione facendo avvenire la reazione secondo un
diverso cammino, caratterizzato da una minore
energia di attivazione, e permette di giungere pi
agevolmente al complesso attivato; essendo lenergia
di attivazione pi bassa, sar pi elevata la frazione di
molecole con energia sufficiente, e quindi sar pi
elevata la velocit. Daltra parte, il catalizzatore lascia
invariata la differenza di energia tra reagenti e
prodotti e non produce modifiche sullequilibrio.
Il grafico rappresenta leffetto di un catalizzatore sul
meccanismo di reazione.

Stato catalizzato
Ea
Ea
E
Coordinata di reazione

10.3 ESEMPI DI CATALISI


In una reazione catalizzata, se il catalizzatore nella
stessa fase dei reagenti (ad esempio, catalizzatore
solubile in una reazione in soluzione o catalizzatore
gassoso in una reazione tra gas) si parla di
CATALISI OMOGENEA; se esso in una fase
diversa (ad esempio, un solido in una reazione in
soluzione) di CATALISI ETEROGENEA (o di

VELOCITA E MECCANISMI DI REAZIONE: LA CINETICA


contatto).
La CATALISI ENZIMATICA si riferisce, invece,
alle reazioni catalizzate da enzimi che avvengono in
campo biologico e che possono essere sfruttate
anche in altri campi di applicazione.
10.3.1 CATALISI OMOGENEA

da acidi un H+ si lega allossigeno legato al C con


legame singolo, si rompe il legame C-O e si forma
un intermedio (HCO)+ che restituisce alla soluzione
un H+. Questo percorso di reazione, che non
richiede un trasferimento di H nella molecola, ha
energia di attivazione pi bassa e procede a velocit
superiore rispetto alla reazione non catalizzata.

Decomposizione dellacido formico

O
H C OH + H +

HCOOH CO + H2O

O H

O +

+
H

+ H 2O

Catalisi omogenea

La reazione viene effettuata in ambiente acido ed


catalizzata dagli ioni H+; essendo tutti i reagenti ed i
prodotti presenti in soluzione, questo un esempio
di catalisi omogenea. Nella reazione non catalizzata
un atomo di H deve essere trasferito dalla parte
opposta della molecola, con successiva rottura del
legame C-O; a questa operazione associata
unelevata energia di attivazione, per cui la reazione
lenta.
Come si vede dallo schema, nella reazione catalizzata

H + + CO

Ossidazione di SO2 nella sintesi dellacido solforico


con il processo delle camere di piombo

Il primo passaggio nella sintesi dellacido solforico,


consiste nellarrostimento dei solfuri con produzione
di SO2 che deve essere ossidato ad SO3. La reazione:
2SO2 + O2 2SO3

VELOCITA E MECCANISMI DI REAZIONE: LA CINETICA


in assenza di catalizzatore estremamente lenta; dal momento che un catalizzatore solido verrebbe rapidamente
avvelenato, si utilizza una catalisi omogenea con NO gassoso, che non subisce modificazioni irreversibili e pu
essere rigenerato e riutilizzato in modo ciclico. La reazione iniziale viene sostituita da due reazioni diverse (che
portano allo stesso prodotto) caratterizzate da energia di attivazione inferiore.
La miscela gassosa SO2 + NO + aria viene inviata nelle camere di piombo:
NO reagisce con lO2 dellaria e forma NO2
NO2 ossida SO2 ad SO3, riducendosi ad NO
SO3 reagisce con acqua e forma H2SO4

2NO + O2 NO2
2NO2 + 2SO2 2SO3 + 2NO
2SO3 + 2H2O 2H2SO4
2SO2 + O2 + 2H2O 2H2SO4

VELOCITA E MECCANISMI DI REAZIONE: LA CINETICA


10.3.2 CATALISI ETEROGENEA

Sintesi dellammoniaca

N2 + 3H2 2NH3
La reazione esotermica, per cui viene fatta avvenire
a 450-650 C e 250 atm. Si utilizza un catalizzatore
di ferro metallico a struttura porosa, sulla cui
superficie si ha adsorbimento da parte di N2. A
livello industriale, una miscela di azoto e idrogeno in
rapporto 1:3 viene fatta passare sul catalizzatore e
lNH3 che si forma viene via via eliminata per
condensazione. I reagenti che non hanno reagito
vengono rimessi in ciclo.
Eliminazione degli inquinanti nella marmitta
catalitica.

Specie inquinanti, come il monossido di carbonio, gli


ossidi di azoto e gli idrocarburi parzialmente
incombusti, possono essere trasformati facendoli

passare su un catalizzatore solido che favorisce la


loro trasformazione in specie non tossiche.
Ad esempio, si possono avere nella marmitta uno
strato OSSIDANTE, che ossida CO ed idrocarburi
a CO2, ed uno strato RIDUCENTE, che riduce gli
ossidi di azoto ad N2 (reazioni redox).
Il catalizzatore pu essere avvelenato dalla presenza
di piombo (di qui la necessit di usare carburanti
privi di Pb)
10.3.3 CATALISI ENZIMATICA

Alcune proteine ad alta massa molecolare, dette


ENZIMI, sono in grado di svolgere unazione
catalitica molto specifica su molte reazioni
biochimiche che altrimenti avverrebbero con
velocit molto basse; essi svolgono quindi un ruolo
essenziale negli organismi viventi. Tra le reazioni
catalizzate dagli enzimi, si possono citare le reazioni
di idrolisi, in cui molecole complesse vengono scisse
in composti pi semplici. Ad esempio, nella
digestione del latte, il lattosio viene scisso in
zuccheri pi semplici in presenza dellenzima lattasi:

VELOCITA E MECCANISMI DI REAZIONE: LA CINETICA


lattasi
lattosio

10. V VERIFICA SE HAI CAPITO


glucosio + galattosio

La catalisi enzimatica viene descritta con un


modello chiave-serratura, in cui il reagente, o
SUBSTRATO (S) si lega allenzima (E) in un punto
detto sito attivo, specifico per quel substrato. Si
forma un complesso ES, che in seguito si
decompone per dare i prodotti; lenzima viene
recuperato e pu essere riutilizzato.
E + S ES E + P
Molte delle reazioni enzimatiche procedono
velocemente ad una temperatura intorno ai 37C;
in generale, gli enzimi sono molto sensibili alle alte
temperature ed al crescere della temperatura
perdono la loro attivit catalitica.
Attualmente vengono sintetizzati enzimi artificiali
il cui impiego si sta diffondendo in campo
industriale.

10.V.1 Date le seguenti reazioni, partendo


dallequazione cinetica e dal significato dellordine
di reazione, individua lordine di reazione
N2O5 (g) 2NO2 (g) + 1/2 O2 (g)
v = k [N2O5]
Qual lordine di reazione rispetto ad N2O5?
Qual lordine di reazione globale?

NO2 (g) + 2HCl (g) NO (g) + H2O (g) + Cl2 (g)


v = k [NO2] [HCl]
Qual lordine di reazione rispetto ad NO2?
Qual lordine di reazione rispetto ad HCl?
Qual lordine di reazione globale?

2NO (g) + 2H2 (g) N2 (g) + 2H2O (g)


v = k [NO]2 [H2]
Qual lordine di reazione rispetto ad NO?
Qual lordine di reazione rispetto ad H2?

VELOCITA E MECCANISMI DI REAZIONE: LA CINETICA


Qual lordine di reazione globale?

VELOCITA E MECCANISMI DI REAZIONE: LA CINETICA


Soluzione Pre-Test
1. Secondo grado rispetto ad A, primo grado
rispetto a B, terzo grado globale
2. eterogenea
enzimatica
eterogenea

ESERCIZI
ESERCIZI
1) La velocit di una reazione chimica dipende:
a. solo dalla temperatura
b. solo dalla pressione
c. dal fatto che la reazione sia eso- o endotermica
d. dalla temperatura, dalle concentrazioni dei
reagenti (ed eventualmente dei prodotti) e dalla
presenza di catalizzatori
Soluzione
2) Data la reazione chimica:
N2O5 2NO2 + 1/2 O2
indicando con vi la velocit di scomparsa (o di
formazione) delli-esimo reagente (prodotto), si ha:
a. vN2O5 = vO2
b. vN2O5 = 2vNO2
c. 2vN2O5 = vNO2
d. 2vN2O5 = vO2
Soluzione

3) Data la reazione chimica:


H2 + 1/2 O2 H2O
indicando con vi la velocit di scomparsa (o di
formazione) delli-esimo reagente (prodotto), si ha:
a. vH2O = vO2
b. vH2O = vH2
c. vH2 = vO2
d. 2vH2 = vO2
Soluzione
4) Data la reazione chimica:
3H2 +N2 2NH3
indicando con vi la velocit di scomparsa (o di
formazione) delli-esimo reagente (prodotto), si ha:
a. vH2 = vN2
b. 3vH2 = vN2
c. vH2 = 3vN2
d. 3vH2 = 2vNH3
Soluzione

ESERCIZI
5) E chiamata equazione cinetica:
a. lequazione stechiometrica rappresentativa di una
reazione chimica
b. lequazione che lega la costante cinetica alla
temperatura
c. lequazione che lega la velocit di reazione alle
concentrazioni di reagenti
d. lequazione che lega la costante di equilibrio alla
temperatura.
Soluzione
6) Una reazione chimica avviene con meccanismo
semplice se:
a. si formano composti con struttura molecolare
pi semplice di quella dei reagenti
b. avviene in un unico stadio
c. coinvolge solo specie che si comportano
idealmente
d. di primo ordine
Soluzione

7)Una reazione chimica avviene con meccanismo


complesso se:
a. si formano composti con struttura molecolare
pi complessa di quella dei reagenti
b. si forma un complesso attivato
c. coinvolge solo specie che si comportano in
modo non ideale
d. avviene in pi stadi
Soluzione
8) Se una reazione avviene in due stadi, uno lento e
laltro molto pi veloce, la velocit complessiva:
a. determinata solo dalla velocit dello stadio pi
lento
b. determinata solo dalla velocit dello stadio pi
veloce
c. costante
d. diminuisce sicuramente allaumentare della
temperatura
Soluzione

ESERCIZI
9) Il complesso attivato ha unenergia:
a. maggiore di quella dei reagenti, ma non di quella
dei prodotti
b. maggiore di quella dei prodotti, ma non di quella
dei reagenti
c. minore sia di quella dei reagenti, che di quella dei
prodotti
d. maggiore sia di quella dei reagenti, che di quella
dei prodotti
Soluzione
10) Un catalizzatore :
a. una specie chimica la cui aggiunta al sistema di
reazione pu portare ad uno spostamento
dellequilibrio
b. una specie chimica la cui aggiunta al sistema di
reazione porta sempre allaumento della velocit
c. una specie chimica che si ritrova inalterata alla
fine della reazione
d. una specie chimica che provoca una
diminuzione di G
Soluzione

11) Un catalizzatore agisce sulla cinetica di una


reazione chimica:
a. cambiando il meccanismo di reazione
b. aumentando lenergia dei reagenti
c. abbassando lenergia dei prodotti
d. spostando verso destra la posizione
dellequilibrio
Soluzione
12) Un catalizzatore agisce:
a. solo sulla reazione diretta
b. solo sulla reazione inversa
c. sulla reazione diretta e su quella inversa
d. sulla posizione dellequilibrio
Soluzione

ESERCIZI
13) Un catalizzatore si dice eterogeneo se:
a. si trova in fase diversa rispetto ai reagenti
b. si trova in fase diversa rispetto ai prodotti
c. costituito da molecole eteronucleari
d. costituito da molecole apolari
Soluzione
14) Data la reazione tra acetone e iodio in
soluzione acquosa, catalizzata dagli ioni H+,
CH3COCH3 (aq) + I2 (aq) CH2ICOCH3 (aq) + H+ (aq)
+ I- (aq)
misure sperimentali hanno determinato lequazione
cinetica:
v = k [CH3COCH3] [H+]
Individua:
a. lordine di reazione rispetto allacetone
b. lordine di reazione rispetto allo iodio
c. lordine di reazione rispetto agli ioni H+
d. lordine di reazione totale
Soluzione

15) Nella reazione A prodotti, la concentrazione


iniziale di A 0,187 M e 44 secondi dopo 0,183 M.
Qual la velocit iniziale della reazione, espressa in
moli l-1 sec-1?
Soluzione
16) Nella reazione A prodotti, si trova che [A]
= 0,550 M a t = 60,2 secondi e 0,540 M a t = 80,3
sec. Calcola la velocit media in questo intervallo di
tempo.
Soluzione
17) Nella reazione A prodotti, a t = 0 [A] =
0,150 M. Dopo 1 minuto, [A] = 0,145 M e dopo 2
minuti [A] = 0,141. Calcola la velocit media della
reazione durante il primo minuto e durante il
secondo minuto.
Soluzione

ESERCIZI
SOLUZIONI

8. a
Back

1. d
Back
2. c
Back
3. b
Back
4. c
Back
5. c
Back
6. b
Back
7. d
Back

9. d
Back
10. c
Back
11. a
Back
12. c
Back
13. a
Back

ESERCIZI
14.
a. primo ordine
b. ordine zero
c. primo ordine
d. secondo ordine
Back
15. 9,0910-5
Back
16. 4,9710-4
Back
17. 8,3310-5; 6,6710-5
Back

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


STATI FISICI DELLA MATERIA:
SOLIDI, LIQUIDI E GAS
7.A PRE-REQUISITI
7.B PRE-TEST
7.C OBIETTIVI
7.1 INTRODUZIONE
7.2 LO STATO SOLIDO
7.2.1 IL RETICOLO CRISTALLINO
7.2.2 STRUTTURA E PROPRIETA
DEI DIVERSI TIPI DI SOLIDI

7.5.1 LEGGI DI BOYLE, CHARLES, GAY LUSSAC


7.5.2 EQUAZIONE DI STATO DEI GAS PERFETTI
7.5.3 LEGGE DI DALTON DELLE
PRESSIONI PARZIALI
7.5.4 ESERCIZI SVOLTI

7.6 EQUAZIONE DI VAN DER WAALS


PER I GAS REALI
7.7 PASSAGGI DI STATO E DIAGRAMMI
DI STATO
7.7.1 I PASSAGGI DI STATO
7.7.2 I DIAGRAMMI DI STATO

7.3 LO STATO LIQUIDO

7.V VERIFICA SE HAI CAPITO

7.3.1 PROPRIETA DEI LIQUIDI

ESERCIZI
7.4 LO STATO GASSOSO
7.5 LEGGI DEI GAS IDEALI

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


7.A PRE-REQUISITI
Prima di iniziare a lavorare su questa Unit, dovresti
essere in grado di:
descrivere i tre stati fisici che la materia pu
assumere in base alle caratteristiche macroscopiche;
comprendere il significato di un passaggio di stato;
esemplificare i diversi stati fisici ed i passaggi di
stato usando il modello particellare;
mettere in relazione piano microscopico e piano
macroscopico;
conoscere i vari tipi di legame che possono
stabilirsi nelle diverse situazioni;
comprendere il concetto di mole e la sua relazione
con la massa molare relativa;
maneggiare agevolmente le pi comuni unit di
misura.

7.B PRE-TEST
1. Spiega le propriet del diamante e della grafite in
base alla loro struttura.

2. A quale temperatura (in C) occorre portare un


cilindro chiuso da 1500 cm3, contenente 10 g di CO2,
affinch la pressione sia di 10 atm?
Soluzione

7.C OBIETTIVI
Al termine di questa Unit dovrai essere in grado di:
enunciare le propriet fondamentali dei tre stati
fisici;
comprendere le caratteristiche del reticolo
cristallino, spiegando il significato della cella
elementare nella struttura di un solido;
descrivere la cella elementare e le caratteristiche
principali dei pi diffusi tipi di reticoli;
descrivere in termini generali la struttura di un
solido ionico, di un solido covalente e di un solido
molecolare, e formulare per ogni categoria alcuni
esempi;
elencare le propriet tipiche dei solidi ionici,
covalenti e molecolari, mettendole in relazione con la

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


struttura;
comprendere lequilibrio liquido-vapore e definire
la tensione di vapore;
definire le variabili che descrivono un gas, usando
unit di misura appropriate;
comprendere il significato di gas ideale, enunciare
le leggi dei gas (Boyle, Charles, Gay Lussac, ) ed
applicarle a calcoli;
comprendere la legge di Dalton ed applicarla a
calcoli su miscele gassose;
formulare lequazione di stato dei gas perfetti ed
usarla per calcolare una variabile incognita;
comprendere, in base alle caratteristiche dei gas
reali, le differenze tra lequazione di stato valida per i
gas ideali e quella di Van der Waals per i gas reali;
spiegare gli aspetti fondamentali della teoria
cinetica dei gas;
riguardo ai passaggi di stato, comprendere le
variazioni di calore che li accompagnano, e definire il
calore molare di fusione, evaporazione e
sublimazione;
giustificare landamento della curva di

raffreddamento o di riscaldamento di una sostanza


in base ai fenomeni che si verificano alle varie
temperature;
comprendere il significato di un diagramma di
stato ed estrarre le informazioni che da esso
possono essere ricavate.

7.1 INTRODUZIONE
Parlando degli attributi della materia, abbiamo
definito le caratteristiche principali degli stati fisici
della materia:
i SOLIDI: hanno forma, massa e volume
definiti e non sono compressibili;

i LIQUIDI: hanno massa e volume definiti,


assumono la forma del recipiente e sono poco
compressibili;

i GAS: hanno massa definita, non hanno un


volume definito, ma occupano tutto lo spazio
disponibile (devono, quindi, essere conservati in
recipienti chiusi), assumono la forma del recipiente e
sono molto compressibili.

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


Le caratteristiche dei solidi, dei liquidi e dei gas
possono essere interpretate secondo considerazioni
di cinetica, cio sulla base delle possibilit di
movimento delle particelle; in generale, lenergia
cinetica media delle particelle aumenta al crescere
della temperatura.
In un SOLIDO, le particelle sono disposte in modo
ordinato le une vicine alle altre e non hanno energia
sufficiente per vincere le forze di attrazione che le
tengono insieme: i loro movimenti sono quindi
molto limitati, sotto forma di vibrazione allinterno
della struttura ordinata del solido.
In un LIQUIDO, le particelle, un po pi lontane tra
loro e meno ordinate, hanno energia superiore; sono,
quindi, in grado di vincere le forze che le
trattengono e di muoversi con maggiore libert che
non in un solido, ma ancora in misura limitata.
In un GAS, infine, le particelle sono molto pi
lontane ed hanno energia decisamente superiore: si
muovono, quindi, liberamente nello spazio
disponibile.
Una trattazione completa della teoria cinetica dei gas

stata sviluppata da Maxwell nel secolo scorso; essa


verr illustrata brevemente introducendo i gas.
A livello di propriet macroscopiche, solidi e liquidi
presentano alcune somiglianze: entrambi hanno un
volume definito, sono poco o nulla comprimibili e
hanno densit elevata; ci pu essere messo in
relazione con il fatto che nei liquidi e nei solidi le
particelle sono molto vicine e trattenute da forze
attrattive efficaci nel limitare il loro movimento. Non
mancano, comunque, le differenze: i liquidi si
caratterizzano per la fluidit, che li porta ad
assumere la forma del contenitore, e per una
disposizione delle particelle meno ordinata e pi
variabile rispetto alla struttura di un solido cristallino.
Nei gas le particelle, pi lontane e meno trattenute,
possono occupare tutto lo spazio a disposizione: le
specie gassose sono quindi caratterizzate da una
bassa densit e da unelevata comprimibilit.

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


7.2 LO STATO SOLIDO
Quando si definiscono le propriet generali dei
solidi, in genere si fa riferimento ai solidi
CRISTALLINI, caratterizzati da una struttura
ordinata che si ripete regolarmente nello spazio.
Altre sostanze, pur presentando propriet
macroscopiche simili a quelle dei solidi, non hanno
una struttura geometricamente regolare e vengono
definiti solidi AMORFI; un tipico esempio
rappresentato dal vetro. Verranno qui descritti
soltanto i solidi cristallini.
7.2.1 IL RETICOLO CRISTALLINO

Il RETICOLO CRISTALLINO, che pu essere


determinato sperimentalmente mediante
DIFFRATTOMETRIA DI RAGGI X, la
ripetizione nelle tre dimensioni dello spazio di una
CELLA ELEMENTARE che rappresenta la pi
piccola porzione del reticolo stesso.
Pur nella variet dei reticoli possibili, questi sono
tutti riconducibili a 7 forme della cella elementare,

cui corrispondono 7 sistemi cristallini. Bravais


dimostr che a queste sette ne andavano aggiunte
altre 7, differenti non per geometria ma per il
numero di particelle contenute nella cella. Queste 14
celle, spesso indicate come reticoli di Bravais,
permettono di spiegare le strutture dei cristalli, dalle
pi semplici fino a quelle pi complesse.
Ogni cella elementare definita da tre parametri
lineari (lunghezza degli spigoli) e da tre parametri
angolari (angoli tra gli spigoli). La cella pi semplice
quella cubica, caratterizzata da spigoli della stessa
lunghezza e perpendicolari tra loro (angoli di 90).
Se la cella cubica elementare contiene particelle solo
ai vertici, viene detta cella cubica primitiva. Sono
inoltre possibili una cella cubica a corpo centrato
(una particella su ogni vertice e una al centro del
cubo) e cubica a facce centrate (una particella su ogni
vertice e una al centro di ogni faccia).

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


Celle elementari di tipo cubico

P
(primitiva)

I
(corpo centrato)
F
(facce centrate)

Le particelle, che possono essere rappresentate come


delle sferette, si dispongono nello spazio in vari
modi, dando luogo a diversi impaccamenti; in alcune
di queste strutture, che vengono chiamate
STRUTTURE COMPATTE e sono caratteristiche
di molti metalli, le particelle sono sistemate pi
vicine possibile, in modo da rendere minimi gli
spazi vuoti. Le strutture compatte sono due:
esagonale compatta e cubica compatta.

Come si pu vedere nella figura, in uno strato


compatto ogni sfera a contatto con altre sei
(consideriamo, ad esempio, la sfera centrale nella
figura, indicata con la lettera A); nello strato
successivo, le sfere tenderanno a disporsi in
corrispondenza degli spazi vuoti tra le sfere del

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


primo strato: come rappresentato in figura, ci sono
sei spazi vuoti, indicati alternativamente con le lettere
B e C. Indipendentemente dal fatto che le sfere del
secondo strato occupino gli spazi B o quelli C, la
sfera A sar a contatto con altre tre sfere. Discorso
analogo vale per lo strato sottostante a quello di
partenza, in cui tre sfere saranno a contatto con la
sfera A, che abbiamo preso come riferimento. In
totale la sferetta A a contatto con 12 sfere (6 nel
suo strato, 3 in quello superiore e 3 in quello
inferiore).
Uno dei parametri usati per definire una struttura il
NUMERO DI COORDINAZIONE, che esprime
il numero di particelle (o sferette) con le quali una
particella a contatto.
Nella struttura compatta che abbiamo appena
descritto il numero di coordinazione 12.
A seconda della posizione relativa dei diversi
strati, si ottengono le due strutture citate in
precedenza.

STRUTTURA ESAGONALE COMPATTA:


- secondo strato in corrispondenza dei vuoti B;
- terzo strato esattamente nella posizione del primo
strato (posizione della sfera A e di quelle circostanti);
- gli strati successivi presentano una sequenza tipo
ABABAB;
- numero di coordinazione: 12.

STRUTTURA CUBICA COMPATTA


- secondo strato in corrispondenza dei vuoti B;
- terzo strato in corrispondenza dei vuoti C;
- gli strati successivi presentano una sequenza tipo
ABCABC.
Osservando questa struttura secondo un angolo
opportuno, si pu notare che questa sistemazione
corrisponde ad una struttura cubica a facce centrate;
- numero di coordinazione: 12.

Alcune sostanze presentano strutture diverse da


quelle compatte:
STRUTTURA CUBICA A CORPO CENTRATO

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


- struttura cubica con laggiunta di una sferetta al
centro di ogni cubo;
- ogni sfera circondata da altre otto (numero di
coordinazione: 8);
- esempi: Na, K e Fe.
STRUTTURA CUBICA SEMPLICE
- la disposizione delle particelle si identifica con
quella di una cella cubica primitiva;
- numero di coordinazione: 6;
- esempi: NaCl, KBr.

STRUTTURA TETRAEDRICA
- ogni particella circondata da altre 4 disposte ai
vertici di un tetraedro;
- numero di coordinazione: 4;
- esempio: il ghiaccio (citato a proposito del legame
a idrogeno).

7.2.2 STRUTTURA E PROPRIETA DEI DIVERSI TIPI DI


SOLIDI

Le particelle (atomi, molecole, ioni) che


costituiscono un solido sono tenute insieme da
legami chimici, che conferiscono al solido
caratteristiche peculiari. I solidi possono essere
classificati a seconda del tipo di legame che unisce le
particelle.
1. SOLIDI COVALENTI
Elementi come C e Si sono in grado di formare
quattro legami covalenti, dando luogo a
macrostrutture che possono essere considerate come
ununica molecola di grandi dimensioni. Essendo
tenuti insieme da legami forti, questi solidi possono
essere deformati con difficolt, sono molto duri,
hanno punti di ebollizione e di fusione molto alti.
Inoltre, sono cattivi conduttori, in quanto gli
elettroni sono localizzati in legami covalenti, e quindi
poco liberi di muoversi.
Nel diamante, ad esempio, ogni atomo di carbonio
(ibridato sp3) legato attraverso legami covalenti con

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


altri quattro secondo una geometria tetraedrica;
struttura analoga hanno il Si ed il carburo di silicio
(SiC). Anche nella silice (SiO2) latomo di Si legato
con 4 atomi di O posti ai vertici di un tetraedro in
cui Si occupa il centro; inoltre, atomi di Si
appartenenti a tetraedri adiacenti sono uniti da un
atomo di O a ponte.
Tornando al carbonio, si pu notare come il C possa
cristallizzare in due forme diverse (diamante e
grafite), dando luogo al fenomeno dellallotropia. La
grafite rappresenta la forma stabile a temperatura e
pressione ordinaria, ma in realt anche il diamante
stabile, in quanto la velocit della trasformazione
diamante grafite molto bassa a T ambiente (si
parla, in questo caso, di stabilit cinetica).
La struttura del diamante gi stata descritta. Nella
grafite gli atomi sono disposti ad esagono su piani
paralleli; ogni atomo di C ibridato sp2 impegna tre
elettroni in tre legami covalenti con atomi adiacenti,
mentre il quarto elettrone risulta delocalizzato
sullintero strato. Da un lato, quindi, i forti legami
covalenti allinterno di uno strato spiegano lelevato

punto di fusione, mentre le deboli interazioni tra gli


strati, che possono scorrere gli uni sugli altri,
giustificano le sue propriet di conduttore e di
lubrificante.
Vi anche una terza forma allotropica del C,
ottenuta in laboratorio, e rappresentata da un gruppo
di composti, detti fullereni; il composto pi studiato
ha 60 atomi di C.

a) diamante

b) grafite

2. SOLIDI IONICI
Composti costituiti da atomi con forte differenza di
elettronegativit formano macrostrutture ioniche in
cui gli elettroni vengono trasferiti alla specie pi
elettronegativa e gli anioni ed i cationi cos formati

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


sono tenuti insieme da legami ionici, di natura
elettrostatica.
Le forti attrazioni tra ioni di carica opposta li
rendono duri, ma se vengono colpiti di taglio lungo
un determinato piano possibile sfaldare il
cristallo in due porzioni; sempre a causa delle forze
di attrazione, i solidi ionici hanno punti di fusione
elevati, anche se inferiori a quelli dei solidi covalenti.
Inoltre, essi sono solubili nei solventi polari, come
lacqua, in cui si stabiliscono interazioni tra gli ioni
del reticolo e le molecole del solvente; non si
sciolgono, invece, nei solventi apolari. Allo stato
solido sono cattivi conduttori, ma conducono allo
stato fuso, perch la rottura del reticolo permette il
movimento degli ioni.
Esempi di cristalli ionici sono rappresentati da NaCl
e CsCl. La struttura di un cristallo ionico
condizionata dalle repulsione tra ioni a uguale carica,
per cui gli ioni a carica opposta sono generalmente
molto vicini. Il tipo di impaccamento dipende anche
dalle dimensioni relative degli anioni e dei cationi; Il
numero di coordinazione dato dal numero di ioni
di carica opposta che circondano uno ione: 6 per

NaCl e 8 per CsCl.

+
+

+
+
+

+
+
+

+
+
+

Struttura cristallina del cloruro di potassio (K+ =

+ ; Cl =
-

(numero di coordinazione: 6)

3. SOLIDI MOLECOLARI
I solidi dei non metalli e di composti dei non metalli
sono formati da molecole in cui gli atomi sono legati

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


tra loro tramite forti legami covalenti, mentre le
singole molecole sono tenute insieme da deboli forze
di Van der Waals.
A questi solidi appartengono, ad esempio, lo iodio, il
saccarosio, il ghiaccio, la CO2 (ghiaccio secco), il gas
neon a certi valori di temperatura e pressione.
Le molecole sono tenute insieme da forze
intermolecolari deboli e possono facilmente essere
separate, per cui i cristalli sono solitamente teneri e
caratterizzati da bassi punti di ebollizione e fusione;
se nella formazione del cristallo intervengono
legami a idrogeno, pi forti, le temperature di
fusione sono pi elevate. In presenza di forze
adirezionali (Van der Waals, London) le particelle
tendono a disporsi pi vicine possibile, attraverso
impaccamenti compatti; in presenza di legame a
idrogeno, parzialmente direzionale, esistono spazi
pi ampi, come ad esempio nel ghiaccio (geometria
tetraedrica, pi aperta).
Non contenendo elettroni delocalizzati, n ioni, non
conducono. I composti apolari, come lo iodio, per
lassenza di interazioni di natura polare sono
insolubili nei solventi polari, come lacqua; sono

invece solubili in solventi apolari, come il


tetraclorometano.
Un ultimo tipo di solidi rappresentato dai SOLIDI
METALLICI, gi descritti in riferimento al legame
metallico. La grande maggioranza dei metalli
presenta strutture cristalline compatte.

7.3 LO STATO LIQUIDO


Lo stato liquido pu essere considerato intermedio
tra stato solido e stato gassoso: le molecole, che si
muovono in modo caotico, sono tenute insieme da
forze sufficienti ad evitarne la separazione, ma non
a bloccarle in una struttura fissa. Un liquido
caratterizzato da una struttura dinamica,
continuamente soggetta a modifiche, per cui
possibile riconoscere nei liquidi un ordine A
CORTO RAGGIO, contrapposto allordine A
LUNGO RAGGIO dei cristalli.

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


7.3.1 PROPRIETA DEI LIQUIDI

1. TENSIONE SUPERFICIALE
Le molecole che si trovano allinterno della massa di
un liquido sono soggette a forze attrattive da parte
delle molecole circostanti in ogni direzione e la
risultante di tutte queste forze nulla. Al contrario,
le forze che agiscono sulle molecole dello strato
superficiale non sono distribuite in tutte le direzioni
(al di sopra della superficie le molecole sono in
numero decisamente minore), per cui la risultante
delle forze sar non nulla e diretta verso linterno.
Le molecole interne si trovano quindi ad avere
energia inferiore rispetto a quelle in superficie, per
cui il liquido tende a mantenere una superficie
esterna minore possibile: la goccia rappresenta la
forma geometrica con il pi piccolo rapporto tra
volume e area superficiale.
TENSIONE SUPERFICIALE: lenergia
richiesta per aumentare larea superficiale di un
liquido, portando molecole interne alla superficie,
cio ad un livello di energia pi elevato. Quindi, il
fatto che i liquidi tendano a contrarre la loro

superficie una manifestazione della tendenza


tipica di ogni sistema ad assumere lo stato con
minore contenuto possibile di energia.
Si dice che un liquido bagna una superficie se si
allarga su di essa formando un film. Tale fenomeno
legato allequilibrio tra le forze di COESIONE
(interazioni tra molecole simili) e le forze
ADESIVE (interazioni tra molecole diverse).
Forze di coesione > forze adesive: la goccia
mantiene la sua forma
Forze adesive > forze di coesione: la superficie
viene bagnata dalla goccia che si rompe.
La tensione superficiale pu essere abbassata
usando i TENSIOATTIVI.
Se si osserva un tubo di vetro contenente acqua e
uno contenente mercurio, si pu notare che lacqua
forma un menisco concavo, curvato verso lalto, e
bagna il vetro; il mercurio forma un menisco
convesso, curvato verso il basso, e non bagna il
vetro, in quanto le forze di coesione tra gli atomi
sono forti.

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


2. VISCOSITA
La viscosit rappresenta lattrito interno di un
liquido ed esprime la maggiore o minore facilit di
scorrimento rispetto ad una superficie adiacente. Pi
forti sono le forze intermolecolari, maggiore la
viscosit, che in genere diminuisce al crescere della
temperatura, in quanto un aumento di energia
cinetica rende meno efficaci le attrazioni
intermolecolari.

liquido, si avr inizialmente evaporazione di un certo


numero di particelle (quelle ad energia pi elevata)
che, crescendo di numero, avranno una certa
probabilit di dare ricondensazione, tornando allo
stato liquido. I due fenomeni coesistono fino al
raggiungimento di uno stato di equilibrio, per cui il
numero di particelle che abbandonano il liquido per
evaporazione uguale al numero di particelle che
ricondensa.

3. TENSIONE DI VAPORE
Levaporazione il passaggio allo stato gassoso delle
molecole di un liquido. A parit di temperatura, un
liquido evapora pi o meno facilmente a seconda
delle forze che mantengono unite le molecole.
Perch una particella si allontani dal liquido, deve
possedere unenergia sufficiente per sottrarsi
dallattrazione delle altre molecole; quindi, avranno
maggiore possibilit di allontanarsi le particelle che
hanno energia pi elevata (vedi teoria cinetica dei
gas).
Se consideriamo un recipiente chiuso e mantenuto a
temperatura costante, parzialmente riempito di un

TENSIONE DI VAPORE la pressione


esercitata da un vapore in equilibrio con il liquido,
costante a temperatura costante e generalmente
aumenta al crescere della temperatura (seguendo
lequazione di CLAUSIUS-CLAPEYRON).
I liquidi con tensioni di vapore elevate vengono
definiti VOLATILI, quelli con basse tensioni di
vapore NON VOLATILI. Come altre propriet
viste in precedenza, anche la volatilit legata alle
forze intermolecolari.

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


7.4 LO STATO GASSOSO
Teoria cinetica dei gas
Frazione di molecole N / N

Le propriet dei gas (a livello macroscopico e


microscopico) sono gi state pi volte enunciate.
Accenniamo ora brevemente alla TEORIA
CINETICA DEI GAS, cui si in varie occasioni
fatto riferimento (passaggi di stato, equilibrio
chimico, cinetica).
Le molecole di un gas sono in continuo movimento
e possiedono ad un tempo t una certa energia
cinetica, che non pu essere determinata a causa dei
continui urti tra le molecole, che producono continui
scambi di energia. Quindi, ad un certo istante e ad
una certa temperatura, non possibile associare alle
molecole un determinato valore di energia cinetica e
di velocit, e bisogna ricorrere ad una valutazione di
tipo statistico.
Grazie ai calcoli di Maxwell, possibile
rappresentare graficamente la distribuzione delle
velocit di un gas ad una certa temperatura.

Temperatura pi
bassa
Temperatura pi
alta

E1

E2

E cinetica

Larea sottesa alla curva rappresenta la totalit delle


molecole, mentre larea tratteggiata rappresenta la
frazione di molecole che hanno energia cinetica
compresa nellintervallo tra E1 e E2; lascissa
corrispondente al massimo della curva corrisponde
al valore di energia (e quindi di velocit) pi
probabile: si pu notare un appiattimento della
curva al crescere della temperatura, con un massimo
in corrispondenza di unenergia pi elevata, mentre

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


larea totale sottesa alla curva resta costante.
Tra i fenomeni che possono essere interpretati
attraverso questo modello, si pu citare la
diffusione, cio il mescolamento di gas diversi per
effetto del movimento casuale. Essa regolata dalla
Legge di GRAHAM.
Prima di esaminare le leggi che descrivono il
comportamento dei gas, consideriamo brevemente i
parametri che permettono di definire lo stato
gassoso, con le relative unit di misura.
TEMPERATURA
La temperatura la grandezza fisica che determina
il verso del flusso di calore, in quanto il calore passa
spontaneamente da un corpo a T pi elevata ad un
corpo a T pi bassa. Tra le scale usate per misurare
la temperatura, vengono usate due scale
convenzionali ed una scala assoluta.
Le scale convenzionali sono la scala Fahrenheit,
comunemente usata nei paesi anglosassoni, che non
verr qui utilizzata, e la scala Celsius; questultima

divide lintervallo di temperatura compreso tra le


temperature di congelamento e di ebollizione
dellacqua (che corrispondono, quindi, a 0C e
100C, rispettivamente) in cento parti uguali (ogni
parte viene detta grado e si indica con il simbolo
C).
La scala assoluta, o Kelvin (indicata con il simbolo
K), si basa su fondamenti di natura termodinamica
ed ha inizio allo zero assoluto. Le temperature di
congelamento e di ebollizione dellacqua
corrispondono a 273 K e 373 K, rispettivamente.
Per convertire le temperature da una scala allaltra
si usano le relazioni:
C = K - 273
K = C + 273
ESEMPI
0C
25C
100C
280 K

corrispondono
corrispondono
corrispondono
corrispondono

a
a
a
a

0 + 273 = 273 K
25 + 273 = 298 K
100 + 273=373 K
280 - 273 = 7C

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


VOLUME
Il volume rappresentato dallo spazio occupato da
una sostanza. Lunit di volume nel SI il metro
cubo (m3); in chimica si usano il dm3 (10-3 m3) ed il
cm3 (cc, 10-6 m3); le unit litro (l) e millilitro (ml),
seppur meno rigorose, sono ancora ampiamente
usate.
PRESSIONE
La pressione definita come forza per unit di area.
Lunit di pressione nel SI il Pascal (Pa), che
corrisponde ad un newton (N) per m2; nella pratica,
luso di questa unit ancora limitata. Si usano pi
frequentemente:
latmosfera (atm) corrispondente alla pressione
esercitata da una colonna di mercurio alta 760 mm
il torricelli (Torr) corrispondente ad 1/760 di atm
(cio alla pressione esercitata da 1 mm di Hg)
La relazione con il Pa
1 atm = 101325 Pa

ESEMPI
0,5 atm corrispondono a 760 x 0,5 = 380 Torr
(1 atm : 760 Torr = 0,5 atm : x)
2 atm
corrispondono a 760 x 2 = 1520 Torr
(1 atm : 760 Torr = 2 atm : x)
190 Torr corrispondono a 190/760 = 0,25 atm
(1 atm : 760 Torr = x : 190)
70500 Pa corrispondono a 70500/101325 = 0,696
atm (1 atm : 101325 Pa = x : 70500 Pa)
0,3 atm corrispondono a 0,3 x 101325 =
=30397,5 Pa (1 atm : 101325 Pa = 0,3 atm : x)

7.5 LEGGI DEI GAS IDEALI


Le leggi dei gas sono state enunciate in riferimento
ad un GAS IDEALE (o gas perfetto), che presenta
queste caratteristiche:
le particelle sono soggette a continui movimenti
casuali;
le particelle hanno volume trascurabile rispetto al
volume del gas;

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


non vi sono interazioni tra le particelle;
gli urti tra le particelle sono perfettamente elastici.
In pratica, i gas reali si avvicinano tanto pi a questi
comportamenti quanto pi sono a bassa pressione e
ad alta temperatura.
Per i gas lo stato preso come riferimento
rappresentato dalle cosidette CONDIZIONI
NORMALI (c.n.):

P = 1 atm; T = 0C (cio 273 K)


7.5.1 LEGGI DI BOYLE, CHARLES E GAY LUSSAC

Le leggi dei gas, scoperte a partire dal 1600,


stabiliscono una relazione tra i valori di una coppia
di variabili (P, V, T) relative ad una certa quantit di
gas (che non varia) quando la terza viene mantenuta
costante.
La LEGGE DI BOYLE esprime la relazione tra P e
V a T costante: per una certa quantit di gas a
temperatura costante, il volume del gas

inversamente proporzionale alla sua pressione.


PV = cost
(legge isoterma, T = cost).
Date due condizioni (1 e 2), essa pu essere espressa
anche come: P1V1 = P2V2
ESEMPIO
Una certa quantit di N2 occupa alla pressione di
21,5 atm un volume di 50,0 l. Calcolare il volume
occupato dalla stessa quantit di gas se viene portata
ad una pressione di 1,55 atm, a T costante.
Applichiamo la relazione che lega pressione e
volume: P1V1 = P2V2
P1 = 21,5 atm
V1 = 50,0 l
P2 = 1,55 atm
V2 = ?
V2 = P1V1/P2 = 21,5 x 50,0/1,55 = 694 l

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


La LEGGE DI CHARLES esprime la relazione tra
P e T a V costante: la pressione di una certa quantit
di gas a volume costante direttamente
proporzionale alla T assoluta.
P/T = cost

(legge isocora, V = cost)

o anche: P1/T1 = P2/T2


La LEGGE DI GAY-LUSSAC esprime la relazione
tra V e T a P costante ed analoga alla legge di
Charles
V/T = cost
(legge isobara, P = cost)
oppure: V1/T1 = V2/T2

ESEMPIO
Una massa di gas occupa alla temperatura di 48C un
volume di 323 cm3; calcolare il volume occupato se
viene portata a 100C mantenendo P costante.
Applichiamo la relazione che lega V e T a P costante
nella forma: V1/T1 = V2/T2
V1 = 323 cm3
T1 = 48C = 48 + 273 = 321K
V2 = ?
T2 = 100C = 373 K
V2 = V1 x T2/T1 = 323 x 373/321 = 375 cm3
Combinando queste leggi si ottiene la relazione:
PV/T = cost, oppure:
P 1V 1
P2 V 2
=
T1
T2
che pu essere usata quando variano due parametri

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


per calcolare il terzo (vedi esercizi svolti).
In questa relazione il volume e la pressione possono
essere espresse in qualsiasi unit di misura, purch
uguali per gli stati iniziale e finale; la temperatura va
invece espressa in scala assoluta.

Per 1 mole di un qualsiasi gas, possiamo scrivere:


PV = RT
E per n moli di gas:
PV = nRT
EQUAZIONE DI STATO DEI GAS
PERFETTI

7.5.2 EQUAZIONE DI STATO DEI GAS PERFETTI

Questa legge mette in relazione le variabili, che nelle


leggi viste prima venivano considerate a due a due,
tutte contemporaneamente. Partendo dalla relazione
vista prima: PV/T = cost, possiamo ricavare il
valore di una costante, che chiameremo R, e che per
1 mole di gas (corrispondente a 22,4 l, volume
molare dei gas, cio volume occupato da una mole
di qualsiasi gas) alla pressione di 1 atm ed alla T di
273 K vale:
R = PV/T = 1 atm x 22,4 l mol -1/273 K
R = 0,0821 atm l K -1 mol -1
Il valore di R cambia se si adottano altre unit di
misura.

Quando si sostituiscono i valori numerici, la P va


espressa in atmosfere, il V in litri, la T in Kelvin.
Modificando opportunamente questa relazione
possibile risalire al peso molecolare ed alla densit
del gas (vedi esercizi svolti).
ESEMPI
Calcola il volume occupato da 0,625 moli di
metano CH4 alla temperatura di 50C ed alla
pressione di 0,50 atm.

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


Applichiamo lequazione di stato dei gas ideali:
PV = nRT
P = 0,50 atm
V=?
n = 0,625 mol
R = 0,0821
T = 50 + 273= 323 K
V = nRT /P = 0,625 x 0,0821 x 323 /0,50 = 33,1 l
Calcola il volume occupato a 10C e 900 Torr
da 0,30 mol di O2.
Applichiamo lequazione di stato dei gas perfetti:
PV = nRT
P = 900/760 = 1,18 atm
V=?
n = 0,30
R = 0,0821
T = 273 + 10 = 283 K
V = nRT/P = 5,91 l

7.5.3 LEGGE DI DALTON DELLE PRESSIONI PARZIALI

La pressione totale di una miscela di gas uguale alla


somma delle pressioni parziali che ciascun gas
eserciterebbe se occupasse da solo lo stesso volume:
Ptot = p1 + p2 + p3 + ... = pi
dove p1, p2, p3, ..., pi rappresentano le pressioni
parziali relative ai componenti della miscela.
La pressione parziale di ogni componente data dal
prodotto della pressione totale per la frazione
molare di quel componente; per il componente iesimo:
pi = Ptot x i (dove i = molii/molitot).

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


ESEMPIO

7.5.4 ESERCIZI SVOLTI

Calcola la pressione totale esercitata da 5,22 moli di


H2 e da 0,116 moli di N2 in un volume di 40,5 l alla
temperatura di 18,5 C.

1) 1,50 l di gas alla pressione di 2,25 atm vengono fatti


espandere fino ad un volume finale di 8,10 l a T costante.
Calcola la P finale del gas espressa in Torr.

Calcoliamo le pressioni parziali dei due gas


applicando lequazione di stato dei gas perfetti ad
entrambi i componenti:
p (H2) = nRT/V = 5,22 x 0,0821 x 291,5/40,5=
=3,08 atm
p (N2) = nRT/V = 0,116 x 0,0821 x 291,5/40,5 =
= 0,0685 atm

Applichiamo la legge di Boyle: PV = costante


P1V1 = P2V2
P1 = 2,25 atm
V1 = 1,50 l
P2 = ?
V2 = 8,10 l
P2 = 2,25 x 1,50/8,10 = 0,417 atm

P totale = 3,08 atm + 0,0685 atm = 3,15 atm

2) Calcola la pressione (in atm) che deve essere applicata ad


un gas che alla temperatura di 85,6C e alla pressione di
2,10 104 Pa occupa un volume di 130 l perch occupi un
volume di 178 l alla temperatura di 341C.
Applichiamo la relazione.
P 1V 1
T1

P2V2
T2

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


P1 = 2,10 104 Pa V1 = 130 l

T1 = 358,6 K

P2 = ?

T2 = 614 K

V2 = 178 l

Sostituendo, si ottiene: P2 = 2,62 104 Pa.


2,62 104 Pa/101325 Pa atm-1 = 0,259 atm
3) Calcola quanti litri di Cl2 sono necessari per trasformare a
10C e 758 Torr 10 g di Hg2Cl2 in HgCl2, secondo la
reazione:
Hg2Cl2 + Cl2 HgCl2
Procediamo al bilanciamento della reazione e
otteniamo:
Hg2Cl2 + Cl2 2HgCl2
10 g di Hg2Cl2 (massa molare = 473 g mol-1)
corrispondono a:
moli (Hg2Cl2) = 10 g/473 g mol-1 = 0,021 mol
Essendo uguali i coefficienti stechiometrici di Hg2Cl2
e di Cl2, le moli di Cl2 necessarie sono:
moli (Cl2) = 0,021 mol

che, per il volume molare dei gas, corrispondono


a:
0,021 mol x 22,4 l mol-1 = 0,470 l a condizioni
normali (1 atm e 273 K)
Per calcolare il corrispondente volume nelle nuove
condizioni, applichiamo la relazione:
P1V1
P2 V 2
=
T1
T2
dove:
P1 = 1 atm = 760 Torr
T1 = 273 K
V1 = 0,470 l
P2 = 758 Torr
T2 = 283 K
V2 = ?
Troviamo che V2 = 0,488 l

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


4) Calcola la pressione esercitata da 35,10 g di N2 in un
recipiente del volume di 14,9 l alla temperatura di -18,0C.
35,10 g corrispondono a:
35,10 g/ 28 g mol-1 = 1,254 mol
Applichiamo lequazione di stato dei gas perfetti:
PV = nRT
P = nRT/V = 1,254 x 0,0821 x 255/14,9 =
= 1,76 atm
5) Calcola la massa molare di un gas, 1,739 g del quale
occupano un volume di 381 cm3 alla pressione di 685 Torr e
alla temperatura di 65,0C.
Nellequazione di stato dei gas perfetti compare il
numero di moli, che si pu ottenere dividendo la
massa (m) per la massa molare (MM) della sostanza;
quindi, conoscendo tutti gli altri parametri,
possibile risalire alla massa molare.

m
PV =

RT
MM

MM = m RT/PV
m = 1,739 g
V = 0,381 l
R = 0,0821
T = 338 K
P = 685 Torr/760 Torr atm-1 = 0,901 atm
Si ottiene una massa molare di 141 g mol-1
6) Calcolare la massa molare di un gas che ha densit 1,435
alla temperatura di 26,4C e alla pressione di 0,838 atm
Nella relazione precedente: MM = m RT/PV
introduciamo d = m/V; si ottiene:
MM = dRT/P
Sostituendo, si ottiene: MM = 42,1 g mol-1

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


In altri problemi che richiedono luso della densit, si
procede analogamente, applicando la definizione di
densit ed inserendola, se necessario, nellequazione
dei gas perfetti.

p(O2) = (moli O2/ moli totali) x P = (14,9/100) x


0,864 = 0,129 atm
p(N2) = (moli N2/ moli totali) x P = (74,9/100) x
0,864 = 0,647atm

7) Calcolare le pressioni parziali e le quantit in grammi di


H2, O2 ed N2 presenti in una miscela che occupa un volume
di 10,0 l alla temperatura di 32C e alla pressione di 657
Torr, sapendo che la composizione in volume della miscela
H2 10,2 %
O2 14,9 %
N2 74,9 %

Sapendo che per ciascuno dei tre componenti:


pV = RT x (m/MM) , ricaviamo m.

Per un gas a c.n. il volume proporzionale alle moli;


quindi, se consideriamo 100 moli avremo:
10,2 mol di H2
14,9 mol di O2
74,9 mol di N2
Quindi, le pressioni parziali (tenendo conto che la P
totale uguale a 657/760 = 0,864 atm) sono date
da:
p(H2) = (moli H2/ moli totali) x P = (10,2/100) x
0,864 = 0,088 atm

m (H2) = p (H2) x V x MM (H2)/RT = 0,088 x 10,0


x 2,01/0,0821 x 305 = 0,071 g
Analogamente, per le altre componenti si ottiene:
m (O2) = 1,65 g
m (N2) = 7,24 g

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


7.6 EQUAZIONE DI VAN DER WAALS
PER I GAS REALI
Passando dai gas ideali ai gas reali, si hanno delle
modifiche nel comportamento del gas: laumento
della pressione e la diminuzione della temperatura
favoriscono le interazioni tra le molecole, che si
avvicinano progressivamente; inoltre, allaumentare
della pressione si riduce il volume disponibile, per
cui il volume occupato dalle particelle non pi
trascurabile.
Quindi, per i gas reali lequazione di stato deve
essere modificata riguardo a due aspetti:

il volume materialmente occupato dalle


molecole non trascurabile rispetto al volume del
recipiente che contiene il gas;

vi sono interazioni tra le molecole del gas.

EQUAZIONE DI VAN DER WAALS PER


I GAS REALI
n2
(P + a
) (V - nb) = nRT
V2
che riferita ad una mole (n = 1) diventa:
a
(P +
) (V - b) = RT
V2
n2
* Termine (P + a
):
V2
se tra le molecole di un gas vi sono forze attrattive,
aumenta la durata media degli urti e, di conseguenza,
diminuisce il numero di urti per unit di tempo;
quindi, la pressione esercitata dal gas sulle pareti del
recipiente minore di quella di un gas ideale
mantenuto nelle stesse condizioni.
P reale = P ideale - a x n2/V2, oppure

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


n2
P ideale = P reale +a

7.7 PASSAGGI DI STATO E DIAGRAMMI


DI STATO

V2
dove a una costante che assume valori diversi
per ogni gas.

7.7.1 I PASSAGGI DI STATO

Sublimazione

* Termine (V - nb):
il volume realmente a disposizione delle particelle si
ottiene sottraendo al volume del recipiente V quello
occupato dalle molecole; questultimo
rappresentato dal termine nb, in cui compaiono il
numero di moli ed una costante b tipica di ogni gas.

Fusione

Stato
solido

Evaporazione

Stato
liquido
Solidificazione

Stato
gassoso
Condensazione

Brinamento

I passaggi di stato

Dopo aver visto i tre stati fisici nei quali la materia


pu presentarsi, esaminiamo i principali passaggi da
uno stato allaltro e le variazioni di energia che li

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


caratterizzano: guardando lo schema riportato sopra,
nei passaggi verso destra si deve fornire energia al
sistema dallesterno, mentre in quelli verso sinistra
il sistema che cede energia.
Consideriamo i fenomeni che si verificano durante il
progressivo riscaldamento di un solido alla pressione
costante di 1 atm; riportiamo su un diagramma le
temperature della specie in esame in funzione del
tempo (assumendo che la quantit di calore fornita
sia costante nel tempo).

Temperatura

Te

solido

Tf

vapore
V

liquido
F

T0

liquido

A
0

tf

tg

Calore latente
di fusione

te

tv

Tempo
Calore latente (quantit di calore)
di evaporazione

Curva di riscaldamento di una sostanza con i passaggi di stato


solido-liquido-vapore

SEGMENTO AF: nel tempo compreso tra 0 e


tf il calore fornito fa aumentare la temperatura dal
valore iniziale T0 a Tf e di conseguenza aumenta
lenergia cinetica delle particelle (vedi teoria
cinetica dei gas).

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


SEGMENTO FG: alla temperatura Tf lenergia
cinetica media delle particelle sufficiente per
produrre la rottura del reticolo ed il solido fonde: Tf
la TEMPERATURA DI FUSIONE. A questa
temperatura solido e liquido sono in equilibrio e le
tensioni di vapori del liquido e del solido sono
uguali. Continuando a fornire calore, la temperatura
e lenergia cinetica delle particelle non aumentano,
perch lenergia fornita viene usata per rompere i
legami del reticolo. Questa energia che non provoca
un aumento di temperatura viene definita CALORE
LATENTE DI FUSIONE, (visto che siamo a P
costante, questi calori sono delle entalpie Hfus).

SEGMENTO GE: al punto G tutto il solido


fuso ed il sistema tutto allo stato liquido;
continuando a fornire calore aumentano la
temperatura e lenergia cinetica delle particelle fino
alla temperatura Te, a cui il liquido inizia a bollire; Te
la TEMPERATURA DI EBOLLIZIONE, che
convenzionalmente si determina alla pressione di 1
atm e alla quale la tensione di vapore di un liquido
uguale alla pressione esterna.

SEGMENTO EV: alla temperatura Te la

tensione di vapore del liquido uguale alla pressione


esterna ed il liquido bolle. Continuando a fornire
calore, lebollizione continua, la temperatura (e
quindi lenergia cinetica delle particelle) costante ed
il liquido progressivamente evapora. Al punto V
tutto il liquido passato sotto forma di vapore, che
nel tratto successivo aumenta di temperatura perch
si continua a fornire calore dallesterno. Il calore
necessario per far evaporare una mole di liquido il
CALORE LATENTE DI EVAPORAZIONE (a P
costante, entalpia molare di evaporazione), i cui
valori sono generalmente pi alti rispetto a quelli per
il passaggio solido liquido. Gli stessi valori
numerici dei calori latenti di fusione ed
evaporazione, cambiati di segni, sono validi per i
processi di condensazione e solidificazione, in cui il
sistema cede energia allesterno.
Alcuni solidi hanno una tensione di vapore
sufficientemente elevata ed evaporano a temperatura
ambiente: levaporazione dei solidi chiamata
sublimazione, mentre il processo inverso (vapore
solido) si chiama brinamento.
Anche per questi processi si possono definire e

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


p (mmHg)

misurare le relative entalpie.


7.7.2 I DIAGRAMMI DI STATO

Il cosiddetto DIAGRAMMA DI STATO di una


specie chimica pura consente:

di conoscere in funzione della temperatura e


della pressione i campi di stabilit di ogni stato
fisico;

di definire le condizioni di temperatura e


pressione alle quali coesistono in equilibrio pi
stati fisici.
Descriviamo gli aspetti generali di un diagramma
di stato usando come esempio quello relativo ad
H2O, riportato in Figura.

F
L

liquido
solido

4.58

gas (vapore)

S
0.01

t (C)

LINEA SO: rappresenta la variazione della


tensione di vapore del ghiaccio con la temperatura e
definisce i valori di temperatura e pressione ai quali il
ghiaccio sublima (solido vapore) ed il vapore
acqueo brina (vapore solido); le coordinate di
ogni punto della curva rappresentano una coppia di
valori di temperatura e pressione ai quali si ha
equilibrio ghiaccio-vapore.

LINEA OL: rappresenta la variazione della


tensione di vapore dellacqua con la temperatura;

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


inizia a 0,01C (T a cui il ghiaccio fonde) e termina a
371,4C, temperatura critica dellacqua al di sopra
della quale esiste ununica fase, la fase critica, e non
ha pi senso distinguere tra solido, liquido e gas.
Anche per questa curva, le coordinate di ogni punto
rappresentano una coppia di valori di temperatura e
pressione ai quali si ha equilibrio acqua-vapore.

LINEA OF: inizia a 0,01C e 4,58 Torr, e


rappresenta la variazione della temperatura di
fusione del ghiaccio con la pressione; come nei casi
precedenti, ogni punto della curva individua una
coppia di valori di temperatura e pressione ai quali si
ha equilibrio ghiaccio-acqua. La pendenza negativa
in quanto il ghiaccio ha densit minore dellacqua e
per la fusione del ghiaccio si ha una variazione di
volume negativa; in base allequazione di Clapeyron,
un aumento di pressione favorisce la fusione del
ghiaccio.

Le tre linee descritte si incontrano nel PUNTO


O, che individua un valore di temperatura e un
valore di pressione (0,01C e 4,58 Torr) a cui
coesistono in equilibrio ghiaccio, acqua e vapore. Il
punto viene chiamato PUNTO TRIPLO.

Al di sopra del PUNTO CRITICO, le diverse


fasi non sono pi distinguibili ed esistono in
ununica fase (fase critica). Per una specie gassosa, la
temperatura critica rappresenta la temperatura oltre
la quale non possibile ottenere un liquido per
compressione del gas. Per lacqua uguale a
T = 374,1C.
Le linee individuano delle porzioni di piano che
rappresentano i campi di stabilit del ghiaccio,
dellacqua e del vapore; anche per ciascuno dei punti
in queste aree pu essere individuata una coppia di
valori di temperatura e pressione che rappresentano
le coordinate del punto stesso.

7.V VERIFICA SE HAI CAPITO


7.V.1
Partendo dalle caratteristiche dei solidi covalenti
spiega perch:
- hanno elevata durezza
- hanno punti di ebollizione e fusione elevati

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


- sono cattivi conduttori
Partendo dalle caratteristiche dei solidi ionici
spiega perch:
- hanno elevata durezza
- hanno punti di ebollizione e fusione elevati
- sono cattivi conduttori allo stato solido, ma
conducono allo stato fuso

V1 = 45 cm3, T1 = 300 K; V2 = 30 cm3, T2 = ?


7.V.3 Guardando il diagramma di stato
dellacqua, individua:

Partendo dalle caratteristiche dei solidi molecolari


spiega perch:
- sono teneri
- hanno punti di ebollizione e fusione bassi
- sono cattivi conduttori

7.V.2 Sulla base delle leggi di Boyle, Charles e


Gay Lussac, calcola la variabile incognita:
P1 = 2 atm, V1 = 5 l; P2 = 1 atm, V2 = ?
P1 = 100 Torr, T1 = 250 K; P2 = 200 Torr, T2 = ?

la linea che separa il ghiaccio dallacqua


la linea che separa il lacqua dal vapore
il punto triplo
la zona in cui la sostanza allo stato gassoso

STATI FISICI DELLA MATERIA: SOLIDI, LIQUIDI E GAS


Soluzione Pre-Test
1. Nel diamante ogni atomo di carbonio legato
attraverso legami covalenti con altri quattro,
secondo una geometria tetraedrica; la durezza e
lelevato punto di fusione derivano dalla forza dei
legami, mentre il fatto che gli elettroni siano
localizzati in legami covalenti, e quindi poco liberi di
muoversi, rende il diamante un cattivo conduttore.
Nella grafite, invece, gli atomi di C, disposti ad
esagono su piani paralleli, impegnano tre elettroni in
tre legami covalenti con atomi adiacenti, mentre il
quarto elettrone risulta delocalizzato sullintero
strato. I forti legami covalenti allinterno di uno
strato spiegano lelevato punto di fusione, e le
deboli interazioni tra gli strati, che possono scorrere
gli uni sugli altri, giustificano le sue propriet di
conduttore e di lubrificante.
2. Applico lequazione di stato dei gas perfetti:
PV = nRT e ricavo T:
P = 10 atm
V = 1500 cm3 = 1,5 l

n = 10 g /44 g mol-1 = 0,227 mol


R = 0,0821
T=?
T = PV/nR = (10 x 1,5)/(0,227 x 0,0821) = 804,9 K
804,9 K - 273 = 531,9 C

ESERCIZI
ESERCIZI
1) Lequazione di stato valida per i gas perfetti :
a. PV = costante
b. PV = nRT
c. PV = znRT
d. RT = nPV
Soluzione
2) In genere, un gas si comporta idealmente:
a. ad elevate pressioni e temperature
b. ad elevata pressione e a bassa temperatura
c. a basse pressioni e temperature
d. a bassa pressione e a temperature non troppo
basse
Soluzione

3) Per condizioni normali, si intende:


a. T = 0 K, P = 1 atm
b. T = 0C, P = 1 atm
c. T = 25C, P = 1 atm
d. T = 20C, P = 1 atm
Soluzione
4) La pressione parziale pi di un componente di
una miscela gassosa che si trova a pressione P
data da:
a. pi = iP
b. pi = i Pi*
c. pi = i /P
d. P = pi i
dove i = frazione molare del componente i-esimo
della miscela
pi* = tensione di vapore del componente i-esimo
puro
Soluzione

ESERCIZI
5) La legge di Dalton relativa:
a. alladdittivit dei volumi dei componenti di una
miscela gassosa
b. alladdittivit delle pressioni dei componenti di
una miscela gassosa
c. alla dipendenza dalla temperatura della tensione
di vapore di un liquido
d. alla dipendenza dalla pressione della solubilit di
un gas in un liquido
Soluzione
6) Lespressione corretta dellequazione di Van der
Waals per una mole di gas reale :
a
a. (P +

) (V - b) = RT
V

b. (P + aV) (V - b) = RT
a
c. (P +
) (V - b) = RT
V2

a
d. (P +

) (V + b) = RT
V2
Soluzione

7) La temperatura critica di una specie pura :


a. la temperatura massima alla quale si pu portare
un liquido puro senza che vaporizzi
b. la temperatura al di sopra della quale non
possibile condensare un gas mediante una
compressione a T costante
c. la temperatura alla quale coesistono in equilibrio
solido, liquido e vapore
d. la temperatura alla quale si ha il passaggio
diretto dal solido al vapore
Soluzione
8) La tensione di vapore di un liquido la
pressione:
a. alla quale un liquido completamente
vaporizzato
b. alla quale si trovano in equilibrio liquido e solido

ESERCIZI
c. esercitata dal vapore in equilibrio con il liquido
d. esercitata dal vapore in equilibrio con il solido
Soluzione

d. lenergia necessaria per aumentare di ununit il


volume del liquido.
Soluzione

9) E chiamata temperatura di ebollizione la


temperatura alla quale:
a. la tensione di vapore di un liquido eguaglia la
pressione esterna
b. tutto il liquido si trasformato in vapore
c. la tensione di vapore di un liquido minore della
pressione esterna
d. la tensione di vapore di un liquido maggiore
della pressione esterna
Soluzione

11) Dati due liquidi puri A e B, A pi volatile di


B se:
a. la sua tensione di vapore maggiore di quella di
B
b. la sua tensione di vapore minore di quella di B
c. la sua temperatura di ebollizione maggiore di
quella di B
d. la sua temperatura critica pi elevata
Soluzione

10) La tensione superficiale di un liquido :


a. la forza esercitata dalle molecole alla superficie
del liquido
b. lenergia necessaria per aumentare di ununit
larea della superficie del liquido
c. la pressione esercitata verso lesterno dalle
molecole alla superficie del liquido

12) I reticoli di Bravais sono:


a. 14
b. 7
c. 3
d. 12
Soluzione

ESERCIZI
13) La grafite ed il diamante sono due forme:
a. isomorfe
b. canoniche
c. di risonanza
d. allotropiche
Soluzione
14) Indica le strutture compatte ( possibile pi di
una risposta)
a. cubica semplice
b. cubica a facce centrate
c. tetraedrica
d. esagonale
Soluzione

15) Un solido cristallino duro, fragile, poco volatile,


cattivo conduttore anche allo stato fuso
presumibilmente un solido:
a. ionico
b. molecolare
c. covalente
d. metallico
Soluzione
16) Un solido cristallino duttile, malleabile e ottimo
conduttore presumibilmente un solido:
a. ionico
b. molecolare
c. covalente
d. metallico
Soluzione
17) Un solido cristallino duro, fragile, poco volatile,
cattivo conduttore allo stato solido, ma buon
conduttore allo stato fuso, presumibilmente un
solido:
a. ionico

ESERCIZI
b. molecolare
c. covalente
d. metallico
Soluzione
18) Un solido cristallino tenero, basso fondente,
volatile, cattivo conduttore anche allo stato fuso
presumibilmente un solido:
a. ionico
b. molecolare
c. covalente
d. metallico
Soluzione
19) Il cloruro di calcio allo stato solido un solido:
a. ionico
b. molecolare
c. covalente
d. metallico
Soluzione

20) Lo iodio allo stato solido un solido:


a. ionico
b. molecolare
c. covalente
d. metallico
Soluzione
21) Il silicio allo stato solido un solido:
a. ionico
b. molecolare
c. covalente
d. metallico
Soluzione
22) Per lacqua il punto triplo a circa:
a. 0C e 1 atm
b. 0C e 0,006 atm
c. 0 K e 0,006 atm
d. 0C e 0,6 atm
Soluzione

ESERCIZI
23) Per lacqua la temperatura critica di circa:
a. 100C
b. 374C
c. 374 K
d. 0C
Soluzione
24) Per lacqua la temperatura normale di ebollizione
di:
a. 25C
b. 0C
c. 100 K
d. 100 C
Soluzione
25) Viene chiamata fusione il passaggio da:
a. solido a vapore
b. solido a liquido
c. liquido a solido
d. vapore a liquido
Soluzione

26) Viene chiamata sublimazione:


a. il passaggio da solido a vapore
b. il passaggio da vapore a solido
c. il passaggio da liquido a solido
d. una trasformazione che avvenga al di sopra
della temperatura critica
Soluzione
27) Il passaggio dallo stato liquido a quello solido
viene chiamato:
a. liquefazione
b. fusione
c. solidificazione
d. sublimazione
Soluzione
28) Calcola il volume occupato a 135C e
4,81 104 Pa da un gas che occupa un volume di
7,45 l alla temperatura di 50,5C e alla pressione
di 1,85 atm.
Soluzione

ESERCIZI
29) Calcola il volume occupato da 150 cm3 di N2
misurati a 20C e 760 Torr se la temperatura e la
pressione vengono portate a 30C e 740 Torr.
Soluzione
30) Un certo volume di ossigeno viene portato da
-10C a 20C; calcola la pressione alla nuova
temperatura, sapendo che in precedenza esercitava
una pressione di 740 Torr.
Soluzione
31) Determina il numero di moli di CO che
esercitano in un recipiente del volume di 2500 cm3,
alla temperatura di 63,4 C, una pressione di 455
Torr.
Soluzione
32) 2,29 g di CO2, introdotti in un recipiente alla
temperatura di 85,4C, esercitano una pressione di
735 Torr. Calcola il volume del recipiente.
Soluzione

33) Calcola la massa molare di un gas sapendo che


la sua densit 1,286 g l-1 a 22,6C e 785 Torr.
Soluzione
34) Calcola la quantit in grammi di H2 che in un
recipiente di 1460 cm3 esercita una pressione di 538
Torr alla temperatura di 20,5C.
Soluzione
35) Calcola la pressione totale di una miscela
gassosa costituita da 5,83 g di O2, 3,90 1021
molecole di NO e 0,380 mol di N2, in un volume di
35,8 l alla temperatura di 19,5C.
Soluzione
36) Calcola la pressione totale esercitata a 35,2C da
una miscela costituita da 2,59 g di N2, 0,709 g di H2
e 0,061 mol di O2 introdotti in un recipiente del
volume di 1,58 l.
Soluzione

ESERCIZI
SOLUZIONI

8. c
Back

1. b
Back

9. a
Back

2. d
Back

10. b
Back

3. b
Back

11. a
Back

4. a
Back

12. a
Back

5. b
Back

13. d
Back

6. c
Back

14. b, d
Back

7. b
Back

15. c
Back

ESERCIZI
16. d

23. b
Back

17. a
Back
18. b
Back
19. a
Back
20. b
Back
21. c
Back
22. b
Back

Back
24. d
Back
25. b
Back
26. a
Back
27. c
Back
28. 36,6 l
Back
29. 0,153 l
Back

ESERCIZI
30. 824,4 torr
Back
31. 5,4210-2 mol
Back
32. 1,78 l
Back
33. 30,1 g mol-1
Back
34. 8,6510-2 g
Back
35. 0,381 atm
Back
36. 8,08 atm
Back

CHIMICA ORGANICA
CHIMICA ORGANICA

14.3.2 ETERI

14.A PRE-REQUISITI

14.3.3 COMPOSTI CARBONILICI: ALDEIDI E CHETONI

14.B PRE-TEST

14.3.4 ACIDI CARBOSSILICI E LORO DERIVATI


14.3.5 AMMINE

14.C OBIETTIVI
14.1 INTRODUZIONE: I COMPOSTI
ORGANICI DEL CARBONIO
14.1.1 RAPPRESENTAZIONE DELLE MOLECOLE

14.4 I POLIMERI
14.4.1 POLIMERI DI CONDENSAZIONE
14.4.2 POLIMERI DI ADDIZIONE

14.1.2 ISOMERIA

14.V VERIFICA SE HAI CAPITO

14.2 IDROCARBURI

ESERCIZI

14.2.1 ALCANI
14.2.2 IDROCARBURI INSATURI: ALCHENI E ALCHINI
14.2.3 IL BENZENE E GLI IDROCARBURI AROMATICI

14.3 CLASSI FUNZIONALI


14.3.1 ALCOLI

CHIMICA ORGANICA
14.A PRE-REQUISITI
Prima di iniziare a lavorare su questa Unit, dovresti
essere in grado di:

comprendere il significato della reazione


chimica, del simbolo che la rappresenta e del
meccanismo di reazione;

spiegare il significato generale dellibridazione


ed enunciare le caratteristiche fondamentali delle
ibridazioni sp3, sp2 ed sp del C;

sapere cosa si intende per reazioni


endotermiche ed esotermiche, e tra reazioni
spontanee e non spontanee;

conoscere il significato generale delle reazioni di


ossidoriduzione (redox) ed eseguire il loro
bilanciamento;

comprendere dal punto di vista elettrochimico i


processi di ossidazione e di riduzione;

conoscere i principali tipi di legame e le


condizioni in cui si formano, con particolare
riferimento alla teoria del legame di valenza;

definire lelettronegativit, mettendola in

relazione con le caratteristiche delle molecole polari.

14.B PRE-TEST
1. Individua le classi funzionali cui appartengono i
composti seguenti ed attribuisci ad ogni composto
un nome:

CH3 - CH = CH - CH3

CH3 - CH2 - CH - OH

CH3 - CH2 - COOH

CH3 - CH2 - COOCH3


2.

Individua i prodotti di reazione:


CH3 - CH3 + O2
CH C - CH3 + Cl2
CH3 - CH2 - OH + O2 (ossidazione)
CH3 - CH2 - CH2 - COOCH3 + H2O
Soluzione

CHIMICA ORGANICA
14.C OBIETTIVI
Al termine di questa Unit dovrai essere in grado di:

applicare le conoscenze relative allibridazione


del C ad alcune categorie di composti organici;

definire in termini generali il concetto di


isomeria;

comprendere il significato della delocalizzazione


elettronica nel benzene e descrivere alcune
caratteristiche dellanello aromatico;

riconoscere alcuni composti semplici


appartenenti agli idrocarburi alifatici ed aromatici, ed
attribuire loro un nome;

riconoscere in alcuni composti semplici i gruppi


funzionali caratteristici di alcune classi di composti
ed attribuire ad ogni composto un nome;

enunciare alcune propriet chimiche e fisiche


delle principali classi di composti organici;

per ogni classe funzionale, elencare alcuni


metodi di preparazione ed alcune reazioni
caratteristiche;

descrivere alcuni metodi di polimerizzazione e

conoscere le caratteristiche e le propriet pricipali dei


polimeri.

14.1 INTRODUZIONE: I COMPOSTI


ORGANICI DEL CARBONIO
Il carbonio, oltre ai composti inorganici, forma
molecole che contengono principalmente C ed H, e,
in certi casi, elementi elettronegativi (come O, N, P, S
e alogeni), studiate nel campo della CHIMICA
ORGANICA. I COMPOSTI ORGANICI sono
caratterizzati da catene stabili di atomi di C di varia
lunghezza e, grazie alle propriet del C, possono
essere formati in numero elevatissimo.
Nei composti organici il C (configurazione esterna
s2p2) forma quattro legami covalenti e una volta
completato lottetto non tende a formare ulteriori
legami, per cui d origine a catene o anelli molto
stabili.

CHIMICA ORGANICA

-C-C-C-C-C-C-

I legami C-C, possono essere legami semplici, doppi


o tripli, mentre i legami non impegnati nelle catene
C-C vengono saturati da atomi di H o da altri gruppi
atomici (detti gruppi funzionali). Tutte le molecole
che presentano lo stesso gruppo funzionale possono
essere considerate come appartenenti ad una stessa
famiglia, chiamata classe funzionale.
E stato messo a punto un sistema di nomenclatura
che consente di attribuire un nome ad ogni molecola
sulla base della sua struttura, ed associa ad ogni
classe funzionale un suffisso caratteristico. Trattando
gli alcani, verr descritto il metodo nel suo insieme, e
per ogni classe funzionale verranno fatti ulteriori
esempi.
ESEMPIO
Molecole contenenti il gruppo -OH
classe funzionale: alcoli
Appartengono alla classe (cominciando dai composti
a basso peso molecolare):

CH3 - OH
metanolo
CH3 - CH2 - OH
etanolo
CH3 - CH2 - CH2 - OH propanolo
14.1.1 RAPPRESENTAZIONE DELLE MOLECOLE

I composti organici possono essere rappresentati


attraverso vari tipi di formule:

formula molecolare: compaiono gli atomi che


costituiscono la molecola ed il loro numero relativo,
ma non fornisce informazioni sulla struttura della
molecola;

formula di struttura: mette in evidenza la


disposizione degli atomi nello spazio; spesso rendere
la geometria tridimensionale sulla carta crea qualche
problema, per cui si usano rappresentazioni
alternative, come

modello tridimensionale (forse, il pi preciso)

formula che mostra la catena, in forma estesa o


abbreviata (questultima, molto usata).

CHIMICA ORGANICA
ESEMPIO
Per alcuni composti appartenenti alla serie omologa degli alcani:
METANO

F. molecolare

CH4

ETANO

C2 H 6

PROPANO

C3H8

Mod. tridimensionale

H H H

Catena

H-C-H

H-C-C-H

H-C-C-C-H
H

H H

CH3 - CH3

CH3- CH2- CH3

CHIMICA ORGANICA
14.1.2 ISOMERIA

In molti casi, ad una stessa formula molecolare


corrispondono varie formule di struttura; i composti
di questo tipo vengono detti ISOMERI.
Consideriamo due tipi di isomeria:

DI STRUTTURA, in cui gli isomeri presentano


diversa disposizione nei legami che uniscono gli atomi
e possono appartenere a due serie omologhe diverse,
oppure alla stessa.

GEOMETRICA, caratteristica dei composti


contenenti doppi legami, legata alla posizione relativa
dei sostituenti da parti opposte del doppio legame.

Si ha ISOMERIA GEOMETRICA e le due


molecole vengono indicate con cis - (sostituenti
uguali dalla stessa parte) e trans - (da parti
opposte).

CH 3

CH 3

CH 3
C = C

C = C
H

isomeria geometrica (cis-trans)


Nel 2 - butene la rotazione che normalmente pu
avvenire attorno ad un legame semplice (come nel 1,2
- dicloroetano) impedita a causa della presenza del
doppio legame. Non quindi possibile convertire una
forma nellaltra ruotando una parte della molecola di
180.

CH 3
trans - 2 - butene

cis - 2 - butene

ESEMPI

Cl

H-C - C-H
H

Cl

1,2 - dicloroetano

CHIMICA ORGANICA

isomeria di struttura

C2 H 6 O

C4H10

CH3 - CH2 - OH

etanolo (alcoli)

CH3 - O - CH3

dimetiletere (eteri)

CH3 - CH2 - CH2 - CH3

butano

CH3 - CH - CH3
CH3

metilpropano (o isobutano)

CHIMICA ORGANICA
C5H12

CH3 - CH2 - CH2 - CH2 - CH3

pentano

CH3 - CH - CH2 - CH3

isopentano (2 - metilbutano)

CH3
CH3
CH3 - C - CH3
CH3

neopentano (2,2 - dimetilpropano)

CHIMICA ORGANICA
14.2.1 ALCANI

14.2 IDROCARBURI
Gli IDROCARBURI sono composti che
contengono esclusivamente C ed H; come si pu
vedere dallo schema, esistono:
idrocarburi alifatici (con struttura a catena)
- saturi (contenenti solo legami C-C semplici)
- insaturi (contenenti anche doppi e tripli legami)
idrocarburi aromatici, derivati dal benzene

Gli ALCANI sono idrocarburi SATURI in cui il C


presenta ibridazione sp3 e forma esclusivamente
legami semplici. Possono avere catena lineare o
ramificata. Le tabelle seguenti riassumono
schematicamente le informazioni essenziali e
presentano alcuni esempi.

Alcani

idrocarburi
alifatici

aromatici
(anello
benzenico)

Legami - C - C- semplici ()
ibridazione del carbonio : sp3
Formula generale : CnH 2n+2 (n = 1, 2, 3...)
Nome: suffisso -ano
Nome sostituente: suffisso -ile

alcani alcheni alchini


- C-C -

- C=C -

-CC-

CHIMICA ORGANICA
Alcani

Nome

Formula

metano

CH4

etano

Radicale corrispondente

Nome

CH3 -

metile

CH3 - CH3

CH3 - CH 2 -

etile

propano

CH3 - CH2 - CH3

CH3 - CH 2 - CH2 -

propile

butano

CH3 - CH2 - CH 2 - CH3

CH3 - CH 2 - CH2 - CH 2 -

butile

pentano

CH3 - CH2 - CH 2 - CH 2 - CH3

CH3 - CH 2 - CH2 - CH 2 - CH2 -

pentile

esano

CH3 - CH2 - CH 2 - CH 2 - CH2 - CH3

CH3 - CH 2 - CH2 - CH 2 - CH2 - CH2 -

esile

A parte i primi quattro termini, che hanno nomi comuni, il nome comprende una radice che indica il numero di
atomi di carbonio presenti seguito dal suffisso -ano. Il radicale o sostituente corrispondente si ottiene
eliminando un atomo di H e trasformando il suffisso -ano in -ile. I nomi delle molecole degli alcani
costituiscono la base per costruire i nomi delle molecole pi complesse.

CHIMICA ORGANICA
REGOLE GENERALI DI NOMENCLATURA
1. Si sceglie la catena pi lunga e si usa il nome
dellalcano corrispondente a questa catena come
base; si considerano le ramificazioni come sostituenti
della catena principale.
2. Si numera la catena in modo da dare ai
sostituenti (cio alle ramificazioni) numeri di
posizione pi bassi possibile.

ESEMPI
CH3

CH3

CH3 - C - CH2 - CH - CH3


CH3
2, 2, 4 - trimetilpentano

3. Si attribuisce ad ogni sostituente un nome ed un


numero di posizione (separati da un trattino).

CH2 - CH2 - CH3

4. Per pi sostituenti uguali, si usano prefissi di-,


tri-, tetra-, ecc. e si indicano tutti i numeri di
posizione, separandoli con la virgola.

CH3 - CH - CH2 - CH - CH2 - CH2 - CH3

5. Si dispongono i sostituenti in ordine alfabetico (i


prefissi non contano), seguiti dal nome della catena
base.

2 - metil - 4 - propileptano

CH3

CHIMICA ORGANICA
PROPRIETA FISICHE DEGLI ALCANI

lineari.

Le propriet variano regolarmente allaumentare


del numero di atomi della molecola (forze intermolecolari progressivamente maggiori).

REAZIONI CARATTERISTICHE DEGLI


ALCANI

La temperatura di ebollizione e la densit


crescono con il numero di atomi di C.

1. REAZIONI DI COMBUSTIONE (reazione


fortemente esotermica, da cui dipende luso degli
alcani come combustibili).

I primi quattro termini (C1- C4) sono gassosi, i


dodici successivi (C5 - C16) sono liquidi ed i rimanenti
sono solidi.

CH4 + 2 O2

Sono insolubili in solventi polari, come lacqua,


e solubili in solventi poco polari.

C4H10 + 13/2 O2

CO2 + 2 H2O

calore prodotto = 882 kJ/mol

4 CO2 + 5 H2O

calore prodotto = 3000 kJ/mol

Allo stato puro sono incolori, la viscosit dei


termini liquidi cresce con la massa molecolare.

Gli alcani ramificati sono in generale pi volatili


e meno densi; la variazione delle propriet con la
massa molare meno regolare rispetto ai composti

2. REAZIONI DI SOSTITUZIONE
Gli alcani hanno scarsa reattivit nei confronti di
molti reagenti; in presenza di luce, possono reagire
con gli alogeni e dare reazioni in cui un atomo di H

CHIMICA ORGANICA
viene sostituito. La reazione ha un meccanismo a
catena che coinvolge i cosiddetti radicali (specie
che hanno un elettrone spaiato, molto reattive). Ad
esempio, per il metano:
250-350 C
CH4 + Cl 2

CH3Cl + HCl

CH3Cl + Cl2

CH2Cl2 + HCl

CH2Cl2 + Cl2

CHCl3 + HCl

CHCl3 + Cl2

CCl4 + HCl

di posizione minore tra quelli dei due atomi di C


legati dal doppio legame); inoltre, la catena viene
numerata in modo da attribuire al doppio legame il
pi basso numero di posizione possibile.
Le tabelle riportano le caratteristiche fondamentali
degli alcheni e presentano i primi termini della
famiglia; il composto con due atomi di C (nome
sistematico: etene) viene comunemente chiamato
etilene; la struttura delletilene stata
rappresentata trattando libridazione sp2.

Alcheni
14.2.2 IDROCARBURI INSATURI: ALCHENI E
ALCHINI

Gli ALCHENI, in cui il C ibridato sp ,


presentano un doppio legame C-C, e contengono
due atomi di H in meno dei corrispondenti alcani.
Per dare il nome alle molecole, si seguono le regole
gi viste, con aggiunta del suffisso -ene e del
numero di posizione del doppio legame (il numero
2

Legami - C = C - doppi ( + )
ibridazione del carbonio : sp 2
Formula generale : CnH 2n ( n 2)
Nome : alcano con desinenza - ene
Possono dare isomeria geometrica (cis-trans)

CHIMICA ORGANICA
ESEMPI

Alcheni
Nome

Formula

etene (etilene)

CH2 = CH2

propene

CH2 = CH CH3

1-butene

CH2 = CHCH2 CH3

2 butene

CH3CH = CH CH3

1-pentene

CH2 = CH (CH2)2 CH3

CH3 - C = CH - CH3

2 - metil - 2 - butene

CH3
CH2 = CH - CH = CH2
1, 3 - butadiene
(prefisso di- perch sono presenti due doppi legami)
REAZIONI CARATTERISTICHE DEGLI
ALCHENI
Le pi importanti reazioni sono reazioni di
ADDIZIONE al doppio legame (che si trasforma
in un legame semplice); le addizioni tra alcheni sono
anche alla base delle reazioni di
polimerizzazione.

CHIMICA ORGANICA
A ddizione di acidi alogenid rici

Addizione di alogeni
C H2 = C H C H3 + H F

H
Cl - Cl

prope ne

C H2 = C H C H2C H3 + H 2

H
etene

1-bute ne

1,2 - dicloroetano

H-C - C-H
H

Cl

C H 3 CH 2 CH 2 CH 3
bu tan o

A ddizione di acqua
C H 2 = C H 2 + H OH

Cl

2- fluo ro- prop ano

A ddizione di idrogeno

C = C
H

CH 3 C HF C H 3

etene

C H3 C H2 O H
etano lo

Gli ALCHINI sono idrocarburi contenenti tripli


legami (C ibridato sp); la nomenclatura simile a
quella degli alcani, sostituendo il suffisso -ene con
-ino. Il primo termine (nome sistematico: etino)
viene comunemente chiamato acetilene; la
struttura dellacetilene stata illustrata a proposito
dellibridazione sp. Anche gli alchini danno reazioni
di addizione al triplo legame, che si trasforma in

CHIMICA ORGANICA
legame doppio.

Alchini
Alchini

Nome

Legami - C C - tripli ( + 2)
ibridazione del carbonio : sp

etino (acetilene)

Formula generale : CnH 2n-2 ( n = 2, 3..)

Formula
HC CH

propino

HC C CH3

1-butino

HC C CH2 CH3

1-pentino

HC C (CH2) 2 CH3

1-ottino

HC C (CH2) 5 CH3

1-decino

HC C (CH2) 7 CH3

Nome : alcano con desinenza - ino


Reazioni caratteristiche:
addizione al (analoghe a quelle degli alcheni)

CHIMICA ORGANICA
14.2.3 IL BENZENE E GLI IDROCARBURI AROMATICI

Il BENZENE (C6H6) formato da un anello


esagonale (detto ANELLO AROMATICO) in cui
gli atomi di C (ibridati sp2) sono legati
alternativamente da legami singoli e legami doppi; la
molecola reale del benzene pu essere considerata
come intermedia tra le due strutture possibili.

BENZENE

C6H6

H
C

H
C
C
H

H
C
C

Legami alternati - C = C - doppi (, )


ibridazione del carbonio : sp2

Lanello aromatico pu dare REAZIONI DI


SOSTITUZIONE.
I sei legami C - C sono tutti equivalenti, in quanto i
legami p non sono localizzati tra atomi di carbonio
specifici, ma distribuiti attorno allanello a sei atomi.
Per rappresentare questo legame delocalizzato, il
benzene viene spesso rappresentato da un esagono
con un cerchio al suo interno.

CHIMICA ORGANICA
Reazioni di sostituzione sullanello aromatico
alcuni esempi

mezzo

paradellanello.

sostituenti in posizioni opposte

cloro-benzene

alogenazione

Cl

+ Cl2

Benzene con due sostituenti


toluene

HCl +

orto-xilene

CH3

meta-xilene

CH3

CH3
CH3

nitrazione (HNO3, acido nitrico)

NO2

+ HONO 2

CH3

H2O +

nitro-benzene

Gli idrocarburi aromatici hanno strutture derivate da


quelle del benzene; se sono presenti due sostituenti,
la loro posizione reciproca pu essere indicata con i
prefissi:

orto sostituenti su atomi di C adiacenti

metasostituenti con un atomo di C in

para-xilene

CH3

CH3

CHIMICA ORGANICA
14.3 CLASSI FUNZIONALI
Consideriamo rapidamente le principali categorie di
composti organici che vengono definite dalla
presenza nella molecola di un determinato
GRUPPO FUNZIONALE; esso conferisce alla
molecola propriet chimiche caratteristiche e
permette di raggruppare un vasto numero di
composti in un numero relativamente limitato di
classi.
Le reazioni caratteristiche ed i metodi di
preparazione di alcune importanti classi di composti
(alcoli, aldeidi, chetoni, acidi carbossilici) che
comportano ossidazione/riduzione (reazioni redox)
possono essere rappresentate con lo schema
seguente, cui si far riferimento in seguito:
(ox)
(ox)
alcool primario aldeide acido carbossilico
alcool secondario chetone
(rid)
(rid)

mediante ossidazione si passa da alcool 1 ad


aldeide ad acido carbossilico;

mediante riduzione si passa da acido


carbossilico ad aldeide ad alcool 1;

ossidando un alcool 2 si ottiene un chetone,


riducendo un chetone si ottiene un alcool 2.

14.3.1 ALCOLI

Consideriamo la classe funzionale degli ALCOLI.

Alcoli

(R - OH)

gruppo funzionale - OH ( ossidrile)


nome : idrocarburo con desinenza - olo
(se necessario, indicando il numero di posizione
dellOH sulla catena)

CHIMICA ORGANICA
Alcoli
Nome

Formula

peb (C)

solubilit in H2O %

64,5

78,3

CH3(CH2) 2OH

97

1-butanolo

CH3(CH2) 3OH

118

7,9

1-pentanolo

CH3(CH2) 4OH

138

2,3

1-esanolo

CH3(CH2) 5OH

156

0,6

metanolo

CH3OH

etanolo

CH3CH2OH

1-propanolo

CHIMICA ORGANICA
ESEMPI
CH2 - CH2 - OH

2 - cloroetanolo (alcool PRIMARIO, R - CH2 - OH )

Cl
CH3 - CH - CH3
OH
CH3
CH3 - C - CH2 - CH3
OH

2 - propanolo (alcool SECONDARIO, R2 - CH - OH)


R1
R1
2 - metil - 2 butanolo (alcool TERZIARIO, R2 - C - OH)
R3

R rappresenta un qualsiasi radicale (ad esempio, metile, etile, ecc.). Gli alcoli primari, secondari e terziari hanno
reattivit diversa, in particolare riguardo allossidazione:

ossidando un alcool primario si ottiene unaldeide

ossidando un alcool secondario si ottiene un chetone

gli alcoli terziari vengono ossidati con difficolt

CHIMICA ORGANICA
I composti in cui il gruppo - OH direttamente legato
ad un anello aromatico si chiamano FENOLI; ad
esempio:

Propriet degli alcoli


Teb > di quelle degli alcani corrispondenti
(molecole polari - legame idrogeno)

OH

H
H
l
l
H-C-H
H- C-H
l
l
O-H-- --- O-H-- -- Solubilit completa in solventi polari fino a C4

I composti contenenti pi gruppi - OH sulla stessa


molecola sono detti GLICOLI; nel loro nome, il
suffisso - olo preceduto da un prefisso moltiplicativo.
1,2 - etandiolo (glicole etilenico)
OH OH
H-C-C-H
H H

1,2,3 - propantriolo (glicerolo, glicerina)


OH OH OH
H-C-C-C-H
H

H H

Il gruppo - OH rende la molecola polare e, grazie


alla formazione di legame a idrogeno tra molecole
adiacenti, le sostanze sono meno volatili e hanno
temperature di ebollizione pi elevate rispetto agli
alcani corrispondenti. Leffetto dellOH si
indebolisce a mano a mano che la catena
idrocarburica si allunga; ci influenza anche la
solubilit in solventi polari, come H2O.

CHIMICA ORGANICA
METODI DI PREPARAZIONE
Addizione di acqua agli alcheni

H-C=C-H + H-O-H
l l
H H

O-H H
l
l
H-C-C-H
l l
H H

14.3.2 ETERI

Gli ETERI sono composti di formula generale


R 1 O R2 .
Nel nome si indicano i radicali (R1ed R2, che
possono essere uguali o diversi) seguiti da
etere.

Riduzione di aldeidi, chetoni e acidi carbossilici


Specificamente per lAlcol Etilico
fermentazione degli zuccheri
C6H12O6

glucosio

2 C2H5OH + 2 CO2

ESEMPI
CH 3 O

CH3

CH3 O

CH2

dimetiletere
CH3

etilmetiletere

etanolo

Per riduzione di unaldeide si ottiene un alcol


primario; partendo da un acido carbossilico, questo
viene prima ridotto ad aldeide, poi ad alcool.
Riducendo un chetone si ottiene, invece, un alcool
secondario.

Sono composti complessivamente poco reattivi, in


quanto il legame etereo stabile. Riguardo agli usi,
alcuni eteri vengono usati come anestetici.
14.3.3 COMPOSTI CARBONILICI: ALDEIDI E
CHETONI

Entrambe le classi di composti sono caratterizzate

CHIMICA ORGANICA
dal GRUPPO CARBONILICO ( C = O), in cui il
doppio legame fortemente polare a causa della
differenza di elettronegativit tra i due atomi, ma il
cui effetto sulle propriet fisiche minore rispetto
al gruppo - OH.
Il gruppo funzionale occupa nei due casi posizioni
diverse:
gruppo carbonilico in posizione terminale della
catena: ALDEIDI, formula generale R - C - H
(un radicale e un H legati al ( C = O)
O

gruppo carbonilico allinterno della catena:


CHETONI, formula generale R - C - R
(due radicali legati al C=O)
O

R- C=O

Aldeidi
H
Gruppo funzionale - CHO (carbonilico aldeidico)
Nome : idrocarburo con desinenza - ale
(il C del gruppo carbonilico generalmente in posizione 1)

Esempi

HCHO

metanale (aldeide formica)

CH 3 - CH2 - CHO

etanale (aldeide acetica)

CH 3 - (CH 2) 10 - CHO

dodecanale

Preparazione : ossidazione di alcoli primari


H
Cr2O72CH3 - C - OH
H
etanolo

H+

CH3 - C = O
H
etanale

CHIMICA ORGANICA
METODI DI PREPARAZIONE: le aldeidi
possono essere ottenute per ossidazione di un
alcool primario.
REAZIONI CARATTERISTICHE:

per riduzione di unaldeide si ottiene un alcool


primario (reazione inversa rispetto alla
preparazione)

per ossidazione di unaldeide si ottiene un


acido carbossilico

Chetoni

R - C - R
ll
O

Gruppo funzionale - CO (allinterno della catena)


Nome : idrocarburo con desinenza - one
(indicando il numero di posizione del carbonile)

Esempi

CH3 - C - CH 2 - CH 2 - CH2 - CH 3
ll
2 - esanone
O

CH3 - C - CH 2 - CH 3
ll
O 2 - butanone

CH3 - CH2 - C - CH 2 - CH2 - CH 3


ll
O
3 - esanone

Preparazione : ossidazione di alcoli secondari


H
CH3 - C - CH3

CH3 - C - CH3

OH

(2) - propanone
(acetone)

CHIMICA ORGANICA
METODI DI PREPARAZIONE: i chetoni
possono essere ottenuti per ossidazione di un alcool
secondario.
REAZIONI CARATTERISTICHE: la riduzione di
un chetone produce un alcool secondario (reazione
inversa rispetto alla preparazione); i chetoni sono
difficilmente ossidabili.

14.3.4 ACIDI CARBOSSILICI E LORO DERIVATI


(ESTERI E AMMIDI)

Acidi carbossilici
Gruppo funzionale - COOH (carbossilico)

R - C - OH
ll
O

Nome : acido + idrocarburo con desinenza - oico


(si usano anche nomi comuni;
il C del gruppo carbossilico generalmente in posizione 1)

Preparazione : ossidazione delle aldeidi


O2
CH3 - C = O

CH3 - C = O
Mn2+

H
etanale

OH
acido etanoico
(acido acetico)

CHIMICA ORGANICA
Esempi
H - COOH acido metanoico (acido formico)
CH3 - COOH acido etanoico (acido acetico)
CH3 - CH2 - CH2 - COOH acido butanoico (acido butirrico)
CH3 - CH2 - CH2 - CH2 - CH2 - COOH acido esanoico (acido capronico)

I gruppi C=O ed - OH, presenti nel gruppo che


caratterizza gli ACIDI CARBOSSILICI, sono molto
vicini e influenzano a vicenda le loro propriet; per
questo, le reazioni degli acidi carbossilici si
differenziano da quelle degli alcoli e dei composti
carbonilici.
Lelevato numero di legami a idrogeno che si forma
tra le molecole conferisce loro punti di ebollizione
relativamente elevati; per la stessa ragione, i primi
termini della classe sono miscibili con acqua, e la
miscibilit diminuisce a mano a mano che aumenta la
dimensione delle molecole (catena idrocarburica
apolare di lunghezza crescente).
Il gruppo carbossilico un gruppo acido, per cui gli

acidi carbossilici danno in acqua reazioni di


dissociazione acida comportandosi come acidi
deboli.
METODI DI PREPARAZIONE: gli acidi
carbossilici possono essere ottenuti per ossidazione
di unaldeide.
REAZIONI CARATTERISTICHE:

gli acidi carbossilici possono essere ridotti ad


aldeidi (inverso della preparazione)

per sostituzione dell - OH si ottengono i


DERIVATI DEGLI ACIDI (dei quali consideriamo
esteri ed ammidi).

CHIMICA ORGANICA
ESTERI

Esteri

R - C - O - R
ll
O

Derivati degli acidi carbossilici


Gruppo funzionale - COOR
Il nome deriva da quello dellacido carbossilico corrispondente
Esempi

CH3 - CH 2 - CH 2 - COOCH 3
Butanoato di metile

H - COOCH2 - CH 3
Formiato di etile

Preparazione: reazione tra acidi carbossilici e alcoli


reazione di

O
metanolo

CH3C-OH +

esterificazione

HO-CH3

CH3C-O-CH 3 + H2O

acido acetico

acetato di metile

reazione di idrolisi
(saponificazione)

Gli esteri si ottengono per reazione tra acidi carbossilici ed alcoli; inversamente, lidrolisi di un estere libera
lacido carbossilico e lalcool da cui lestere formato.
Il loro nome deriva da quello degli acidi, dove la parola acido viene eliminata ed il suffisso oico sostituito con

CHIMICA ORGANICA
il suffisso ato, seguito dal nome del radicale
dellalcool.
ESEMPIO
CH3 - CH2 - C - OH

acido propanoico

O
CH3 - CH2 - C - OCH3

AMMIDI
La reazione tra un gruppo carbossilico COOH ed
ammoniaca (NH3) porta alla formazione di
unammide. Anche in questo caso, il nome della
molecola deriva da quello dellacido carbossilico di
partenza (si elimina acido e si sostituisce oico
con ammide).

propanoato di metile

Ammidi
O

R - C - NH2
ll
O

ammoniaca

CH3C-OH

CH3C-O-NH 2

NH3

acido acetico

Gli esteri a basso peso molecolare, volatili hanno


odori caratteristici di fiori e frutta.

+ H2O

acetammide

Derivati degli acidi carbossilici


Gruppo funzionale - CONH2
Esempi

H- C=O

formammide

(derivata dallacido formico)

acetammide

(derivata dallacido acetico)

NH2

CH3 - C = O
NH2

CHIMICA ORGANICA
14.3.5 AMMINE

Le AMMINE sono derivati organici


dellammoniaca, in cui uno o pi atomi di H sono
sostituiti da radicali R. Nel nome vengono indicati i
nomi dei radicali, seguiti da ammina. In certi
casi si usano nomi comuni (ad esempio, la pi
semplice ammina aromatica si chiama anilina).
I composti a basso peso molecolare sono gassosi e
molto solubili in acqua, in cui danno soluzioni
basiche. Formano anchesse legami a idrogeno, ma
rispetto allacqua questi sono pi deboli a causa della
minore elettronegativit di N rispetto ad O.

Ammine

Basi deboli

Derivati dellammoniaca
trimetilammina
CH3 - N - H

CH3 - N - H

CH3 - N - CH3

metilammina
CH3

CH3

dimetilammina
C6H5 - N - H
anilina

14.4 I POLIMERI
I POLIMERI sono molecole formate da lunghe
catene di unit che si ripetono, derivate da molecole
pi piccole, dette monomeri. Le loro propriet sono
legate alla struttura della molecola e dipendono in
particolare da alcuni fattori, tra cui:

lunghezza della catena

forze di interazione tra le catene

CHIMICA ORGANICA

presenza di ramificazioni
presenza di legami incrociati tra diverse catene
Polimeri

monomeri

polimerizzazione

14.4.1 POLIMERI DI CONDENSAZIONE

Si ha polimerizzazione per condensazione quando le


molecole di partenza hanno gruppi funzionali che
reagiscono tra loro eliminando molecole dacqua e
concatenando le unit monomeriche.
Si ottengono importanti polimeri mediante reazione
tra acidi carbossilici e alcoli (formazione di
poliesteri) e tra acidi carbossilici ed ammine
(formazione di poliammidi).

polimeri

Polimeri di condensazione
adesivi

gomme

poliammidi - C - NHll
O

plastiche
vernici

fibre
plastificanti
stabilizzanti

Reazione tra acido carbossilico ed ammina

additivi
cariche

O
CH3C-OH +

Le REAZIONI DI POLIMERIZZAZIONE sono


principalmente due: condensazione e addizione.

NH2 - R
poliesteri

CH3C-O-NHR + H2O
-C-Oll
O

Reazione tra acido carbossilico ed alcool

O
CH3C-OH + HO - R

O
CH3C-O - R + H2O

CHIMICA ORGANICA
ESEMPI
Poliesteri

Poliammidi
H
H
O
O
l
l
ll
ll
H-N-(CH2)6 -N -H + HO-C-(CH2)8-C-OH

H-O-(CH2)2 -O-H
glicole etilenico

esametilendiammina
(1,6 - diammino esano)

acido sebacico
(acido 1,10 - decandioico)

H
H O
O
l
l ll
ll
-N-(CH2)6 -N - C - (CH 2)8 -C-

2H2O

O
O
ll
ll
HO-C-C6H4-C-OH
acido tereftalico

O
O
ll
ll
-O-(CH2)2 -O - C -C6H4-C- +

2H2O

PET - polietilentereftalato

NYLON 6-10

14.4.2 POLIMERI DI ADDIZIONE

Le molecole che presentano doppi legami


polimerizzano con particolare facilit perch
possono dare reazioni di addizione al doppio
legame, sommandosi le une alle altre.

CHIMICA ORGANICA
Polistirene (PS)

Polimerizzazione per addizione


monomeri contenenti doppi legami C = C
H - C = C - H + H - C = C - H catalizzatore
l l
l
l
H H
H H

PE - polietilene

H H H H
l l l l
- C- C- C-Cl l l
l
H H H H

La reazione vista per letilene pu essere


schematizzata per molecole pi complesse.
PVC - polivinicloruro
cloruro di vinile
H-C=C-H
l l
H Cl

H H H H
l l l l
-C-C-C-Cl l l l
H Cl H Cl

H-C=C-H
l l
H C6H5

- C H2- CH - C H2 - CH l
l
C6H5
C6H5

stirene (vinilbenzene)

Polimetilmetacrilato (PMMA)
H CH3
l
l
H-C=C
l
O=C-OH

acido metacrilico

H CH3
l
l
H-C=C
l
O=C-O-CH3
metilmetacrilato
(estere metilico)

CH3
l
- CH2- C - CH2 l
C-O-CH3
ll
O

CH3
l
Cl
C-O-CH3
ll
O

CHIMICA ORGANICA
La gomma un polimero ottenuto per addizione,
partendo da un monomero contenente due doppi
legami; di questi, uno dei due d una reazione di
addizione, laltro viene mantenuto nel polimero.
La gomma naturale e quella sintetica derivano da
due monomeri leggermente diversi.

Gomme
CH3
l
CH2= C - CH= CH2
2- metil 1,3- butadiene
(isoprene)

CH3
l
- CH2- C = CH- CH2 -

14.V VERIFICA SE HAI CAPITO


14.V.1 Partendo dal significato dellisomeria,
individua tra i composti seguenti quelli tra loro
isomeri:
a. CH3 - CH2 - CH2 - OH
(C3H8O)
b.

CH3 - CH2 - CH3

(C3H8)

c.

CH3 - CH - CH3

(C4H10)

CH3

poli isoprene
gomma naturale

H
l
CH2= C - CH= CH2

H
l
- CH2- C = CH- CH2 -

1,3- butadiene

gomma sintetica

d.

CH3 - CH2 - CH2 - CH2 - CH3

(C5H12)

e.

CH3 - CH2 - O - CH3

(C3H8O)

f.

CH3 - CH2 - CH2 - CH3

(C4H10)

CHIMICA ORGANICA
g.

CH3 - CH - CH2 - CH3

(C5H12)

CH3 - CH2 - CH2 - CH - CH3

CH3
h.

Cl

CH3 - CH2 - CH2 - CH2 - CH2 - CH3 (C6H14)

14.V.2 Sulla base delle regole di nomenclatura,


attribuisci un nome alle molecole seguenti:

14.V.3 Individua gli alcani prodotti per addizione di


H2 sui seguenti idrocarburi insaturi:

CH2 = CH - CH2 - CH3

CH2 = CH - CH = CH2

CH3 - CH = CH - CH2 - CH3

CH3 - C CH

HC CH

CH3 - CH2 - CH2 - CH2 - CH3


CH3 - CH - CH2 - CH2 - CH3
CH3

CH3 - CH2 - CH - CH2 - CH3


CH3

14.V.4 Tenendo conto delle reazioni di ossidazione


e di riduzione che interessano alcune classi di
composti organici, individua quale tipo di composto
si ottiene mediante:

ossidazione di un alcool primario

CHIMICA ORGANICA

riduzione di un chetone
ossidazione di unaldeide
riduzione di un acido carbossilico

14.V.5 Sulla base dei meccanismi di


polimerizzazione, scrivi i prodotti ottenuti da:
(polimerizzazione per condensazione, vedi
esterificazione)
HOOC - CH2 - COOH + HO - CH2 - CH2 - OH

(polimerizzazione per addizione, vedi addizione


al doppio legame)
CH2 = CH2 + CH2 = CH2

CHIMICA ORGANICA
Soluzione Pre-Test
1.

alcheni, 2 - butene
alcoli, (1) - propanolo
acidi carbossilici, acido propanoico
esteri, propanoato di metile

2.
CH3 - CH3 + O2 CO2 + H2O

CH C - CH3 + Cl2 CHCl = CCl - CH3

CH3 - CH2 - OH + O2 (ossidazione)


CH3 - CHO CH3 - COOH

CH3 - CH2 - CH2 - COOCH3 + H2O


CH3 - CH2 - CH2 - COOH + CH3 - OH

ESERCIZI
ESERCIZI
1) Gli alcani presentano:
a. almeno un legame doppio C-C
b. almeno un legame triplo C-C
c. nessun legame multiplo C-C
d. un sistema elettronico p delocalizzato
Soluzione
2) Gli alcheni presentano:
a. almeno un legame doppio C-C
b. almeno un legame triplo C-C
c. nessun legame multiplo C-C
d. un sistema elettronico p delocalizzato
Soluzione

3) Gli alchini presentano:


a. almeno un legame doppio C-C
b. almeno un legame triplo C-C
c. nessun legame multiplo C-C
d. un sistema elettronico p delocalizzato
Soluzione
4) Il composto organico di formula CH4 si chiama:
a. metile
b. esano
c. etano
d. metano
Soluzione
5) Il composto organico di formula
CH3 - CH2 - CH3 si chiama:
a. fenolo
b. esano
c. etano
d. propano
Soluzione

ESERCIZI
6) Tra le seguenti miscele, quale si ottiene facendo
bruciare un idrocarburo puro in eccesso di
ossigeno?
a. carbonio e idrogeno
b. carbonio e acqua
c. monossido di carbonio e acqua
d. diossido di carbonio e acqua
e. diossido di carbonio e idrogeno
Soluzione
7) Quale delle seguenti affermazioni valida per gli
alcani?
a. formano facilmente polimeri
b. vengono ossidati facilmente a freddo
c. posono esistere sotto forma di solidi, liquidi e
gas
d. non bruciano mai in presenza di aria
e. reagiscono facilmente con sostanze polari
Soluzione
8) Quale dei seguenti composti un alchene?
a. CH4

b.
c.
d.
e.

C 2 H6
C4H10
C5H10
C 6 H6

Soluzione

9) Gli alcoli sono caratterizzati dal gruppo


funzionale:
a. COOH
b. CHO
c. - O d. - OH
Soluzione
10) Gli eteri sono caratterizzati dal gruppo
funzionale
a. - COO b. - CHO
c. - O d. - CO Soluzione

ESERCIZI
11) Le aldeidi sono caraterizzate dal gruppo
funzionale:
a. - COO b. - CHO
c. - OH
d. - CO Soluzione

13) Gli acidi carbossilici sono caratterizzati dal


gruppo funzionale:
a. - COOH
b. - CHO
c. - OH
d. - CO Soluzione

12) I chetoni sono caratterizzati dal gruppo


funzionale:
a. - COO b. - CHO
c. - OH
d. - CO Soluzione

14) Le ammine sono caratterizzate dal gruppo


funzionale:
a. - COOH
b. - NH2
c. - OH
d. - CO Soluzione
15) Il composto organico di formula
CH3 - CH2 - C - OH
O
classificabile come un:

ESERCIZI
a.
b.
c.
d.

etere
estere
alcool
acido carbossilico

17) Il composto organico di formula


CH3 - C - H
O
Soluzione

16) Il composto organico di formula


CH3 - CH2 - C - CH3
O

classificabile come un:


a. etere
b. chetone
c. aldeide
d. acido carbossilico
Soluzione

classificabile come un:


a. etere
b. anidride
c. chetone
d. acido carbossilico

18) Il composto organico di formula


CH3 - CH2 - C - O - CH3
O
Soluzione

classificabile come un:


a. etere
b. estere
c. anidride

ESERCIZI
d.

acido carbossilico
Soluzione

19) Il composto organico di formula


CH3 - N - H

21) Il PVC ha struttura:


a. [- CF2 - CF2 -]n
b. [- CH2 - CH -]n

classificabile come:
a. ammide
b. anidride
c. ammina
d. acido carbossilico

Cl

Soluzione

O
classificabile come:

ammide
estere
anidride
ammina
Soluzione

CH3

20) Il composto organico di formula


CH3 - CH2 - C - NH2

a.
b.
c.
d.

c.
d.

[- CH2 - CH2 -]n


[- CH2 - CH -]n
C6H 5

Soluzione

ESERCIZI
SOLUZIONI

8. d
Back

1. c
Back

9. d
Back

2. a
Back

10. c
Back

3. b
Back

11. b
Back

4. d
Back

12. d
Back

5. d
Back

13. a
Back

6. d
Back

14. b
Back

7. c
Back

15. d
Back

ESERCIZI
16. c
Back
17. c
Back
18. b
Back
19. c
Back
20. a
Back
21. b
Back

EQUILIBRI IONICI IN SOLUZIONE


EQUILIBRI IONICI IN SOLUZIONE

12.4.1 EQUILIBRI DI IDROLISI NELLE


SOLUZIONI DI SALI

12.A PRE-REQUISITI
12.B PRE-TEST

12.4.2 GLI INDICATORI ACIDO-BASE


E LE TITOLAZIONI

12.C OBIETTIVI

12.4.3 LE SOLUZIONI TAMPONE

12.1 INTRODUZIONE: SOLUZIONI DI


ELETTROLITI

12.5 EQUILIBRI DI SOLUBILITA

12.2 ACIDI E BASI

12.5.2 ESERCIZI SVOLTI

12.2.1 DEFINIZIONI DI ACIDO E BASE


12.2.2 FORZA DEGLI ACIDI E DELLE BASI

12.3 IL PH
12.3.1 DEFINIZIONE
12.3.2 ESERCIZI SVOLTI

12.4 ALTRI ASPETTI LEGATI AL PH

12.5.1 PRODOTTO DI SOLUBILITA

12.V VERIFICA SE HAI CAPITO


ESERCIZI

EQUILIBRI IONICI IN SOLUZIONE


12.A PRE-REQUISITI
Prima di iniziare a lavorare su questa Unit, dovresti
essere in grado di:
comprendere i concetti di mole e di equivalente;
distinguere tra miscele omogenee ed eterogenee e
spiegare cos una soluzione;
definire i diversi modi per esprimere la
concentrazione di una soluzione;
definire la costante di equilibrio di una reazione e
spiegarne il significato;
spiegare il significato dellequilibrio chimico in
quanto equilibrio dinamico;
data una reazione di equilibrio, calcolare la
concentrazione di tutte le specie allequilibrio, nota la
costante di equilibrio;
descrivere in generale cos una titolazione ed
effettuare calcoli usando il prodotto del volume per
la normalit;
effettuare operazioni con valori numerici espressi
in notazione esponenziale;
applicare il logaritmo decimale nei calcoli di pH.

12.B PRE-TEST
Calcola il volume di NaOH 0,001 M che neutralizza
800 cm3 di una soluzione di CH3COOH a pH 4,0.
(Ka = 1,710-5)
Soluzione

12.C OBIETTIVI
Al termine di questa Unit dovrai essere in grado di:
descrivere il comportamento degli elettroliti in
soluzione, comprendere il meccanismo della
dissociazione e definire il grado di dissociazione ();
comprendere la distinzione tra elettroliti forti e deboli;
enunciare le definizioni di acido e base che si sono
storicamente succedute ed associarle ad esempi di
reazioni acido-base;
applicare la distinzione tra elettroliti forti e deboli
agli acidi e alle basi;
comprendere il significato del pH e conoscere i valori
che esso pu assumere;
calcolare il pH a partire dalla [H+] o dalla [OH-] e,

EQUILIBRI IONICI IN SOLUZIONE


viceversa, risalire alla concentrazione di [H+] e di
[OH-] partendo da un valore di pH;
comprendere il significato del prodotto ionico
dellacqua (Kw) ed usarlo nella risoluzione di
problemi;
calcolare il pH di soluzioni di acidi e basi forti;
calcolare il pH di soluzioni di acidi e basi deboli,
valutando la dissociazione mediante la costante di
equilibrio;
spiegare gli aspetti essenziali delle reazioni di
idrolisi, delle titolazioni, degli indicatori acido-base e
delle soluzioni tampone;
descrivere gli equilibri di solubilit di sostanze poco
solubili e definire il prodotto di solubilit (Ks).

12.1 INTRODUZIONE: SOLUZIONI DI


ELETTROLITI
Si definiscono ELETTROLITI tutte le sostanze
che in soluzione si scindono totalmente o
parzialmente in ioni, cio in particelle cariche
(CATIONI con carica + e ANIONI con carica -).

Quindi, lelettrolita in soluzione d luogo al


fenomeno della DISSOCIAZIONE ed in base alle
modalit con cui questa avviene si distinguono:

elettroliti FORTI, completamente dissociati in


ioni, rappresentati dai sali, da alcuni acidi e alcune
basi;

elettroliti DEBOLI, parzialmente dissociati in


ioni e parzialmente presenti sotto forma di molecole
non dissociate, rappresentati soltanto da acidi e basi.
Ad esempio, consideriamo una soluzione acquosa di
NaCl (elettrolita forte): il cloruro di sodio
completamente dissociato e la sua dissociazione si
pu scrivere (sottintendendo il solvente):
NaCl Na+ + ClNel caso di una soluzione acquosa di HCN, lacido
cianidrico (elettrolita debole) si dissocia solo in parte
e si stabilisce un equilibrio tra le molecole
indissociate e gli ioni:
HCN + H2O H3O+ + CN-

EQUILIBRI IONICI IN SOLUZIONE


La forza di un elettrolita pu essere misurata
mediante il GRADO DI DISSOCIAZIONE ():
esprime la frazione di molecole che si dissociata,
ed data dal rapporto tra il numero di particelle
dissociate ed il numero totale di particelle
inizialmente presenti (vedi anche propriet
colligative per soluzioni di elettroliti). Il grado di
dissociazione pu assumere valori compresi tra 0 e 1
e per un elettrolita forte sempre uguale a 1.
Gli equilibri che si stabiliscono tra ioni in soluzione
acquosa vengono interpretati secondo le leggi
generali che regolano gli equilibri chimici.
Verranno considerati due tipi di equilibri ionici:
lequilibrio che si stabilisce tra una specie
indissociata ed i suoi ioni dissociati (equilibri di
dissociazione), che spesso riguarda acidi e basi;
lequilibrio esistente tra un solido indisciolto e le
sue specie disciolte (equilibri di solubilit).

12.2 ACIDI E BASI


12.2.1 DEFINIZIONI DI ACIDO E BASE

Nel corso dei secoli gli ACIDI e le BASI sono state


definite in vari modi, e ogni nuova definizione ha
cercato di comprendere un numero
progressivamente maggiore di casi rispetto alla teoria
precedente.
1. ARRHENIUS
Gli ACIDI sono sostanze che in acqua si
dissociano per dare ioni H+, ad esempio:
HCl H+ + ClLe BASI sono sostanze che reagiscono con gli ioni
H+ per formare acqua, ed alcune di esse si
dissociano in acqua generando ioni OH-, come:
NaOH Na+ + OHNaOH + H+ Na+ + H2O

Oggi sappiamo che gli ioni H+ in soluzione acquosa

EQUILIBRI IONICI IN SOLUZIONE


si associano con molecole polari di acqua e formano
H3O+ (ione ossonio, o idronio). Per semplicit,
spesso nelle reazioni si scrive H+ invece di H3O+.
2. BRNSTED-LOWRY
Un ACIDO un donatore di protoni, ad esempio:
HCl + H2O H3O+ + Cl

Una BASE un accettore di protoni, ad esempio:


NH3 + H2O NH4+ + OH-

Quando un acido cede H+ si trasforma nella sua


base coniugata, e analogamente quando una base
acquista H+ genera il suo acido coniugato; ad
esempio, Cl- la base coniugata di HCl ( e viceversa)
e NH4+ lacido coniugato di NH3 (e viceversa).
Lacqua pu comportarsi sia da acido che da base a
seconda delle reazioni:
HCl + H2O H3O+ + ClA 1 B2
A2
B1

(gli indici 1 e 2 mettono in relazione le coppie


coniugate)
NH3 + H2O NH4+ + OHB1
A2
A1
B2
Si dice che essa ha comportamento anfiprotico, in
quanto pu cedere o acquistare un protone; per la
dissociazione dellacqua (su cui torneremo per
definire il prodotto ionico dellacqua) si ha:
H2O + H2O OH- + H3O+
A1
B2
B1
A2
In questo caso, una molecola dacqua si comporta da
acido, laltra da base.
3. LEWIS
Un ACIDO un accettore di una coppia di
elettroni
Una BASE un donatore di una coppia di elettroni
La reazione tra un acido di Lewis (che ha un orbitale
vuoto disponibile) ed una base di Lewis (che fornisce

EQUILIBRI IONICI IN SOLUZIONE


una coppia di elettroni) porta alla formazione di un
legame covalente dativo. Un esempio di reazione
tra acido di Lewis e base di Lewis quella tra
trifluoruro di boro e ammoniaca

F B
F

..

F B

N H

equilibrio tra molecole di acido non dissociate e ioni


( un ACIDO DEBOLE). La costante di
equilibrio di questa reazione
[A-] [H+]
K=
[HA]

N H
H

12.2.2 FORZA DEGLI ACIDI E DELLE BASI

Un generico acido HA si dissocia in acqua secondo


la reazione:
HA + H2O H3O+ + Ache, omettendo il solvente, pu essere scritta:
HA H+ + AHA pu dissociarsi completamente (in questo caso
un ACIDO FORTE), oppure pu stabilirsi un

viene generalmente indicata con Ka ed nota come


COSTANTE DI DISSOCIAZIONE dellacido.
Questa costante, come ogni costante di equilibrio,
non risente di variazioni di concentrazione e varia
soltanto al variare della temperatura (il valore della K
di equilibrio definito ad una certa temperatura); il
valore di Ka ci d una misura quantitativa di quanto
lacido dissociato, e quindi della sua forza.
alti valori di Ka acido molto dissociato
acido FORTE

bassi valori di Ka acido poco dissociato


acido DEBOLE

EQUILIBRI IONICI IN SOLUZIONE


Vengono riportati alcuni esempi di acidi, con le loro
Ka (a 25C), in ordine di acidit decrescente.
Acido nitrico
Acido nitroso
Acido acetico

Acido carbonico
Acido borico

HNO3 H + NO3
Ka = 40
HNO2 H+ + NO2Ka = 4,710-4
CH3COOH H+ + CH3COOKa = 1,710-5
(vedi acidi carbossilici)
H2CO3 H+ + HCO3Ka = 4,510-7
H3BO3 H+ + H2BO3Ka = 5,810-10
+

Analogamente alle Ka degli acidi, le costanti di


dissociazione delle basi (Kb) possono essere usate
per confrontare la forza delle diverse basi; se la
generica base BOH si dissocia secondo lequilibrio:
BOH B+ + OH-

[B+] [OH-]
la costante di equilibrio Kb =

[BOH]
cio la costante di dissociazione della base.
Esempi di basi (indicando la reazione come
(B + H2O BH+ + OH-) sono:
Ammoniaca NH3 + H2O NH4+ + OHKb = 1,810-5
Anilina C6H5NH2 + H2O C6H5NH3+ + OHKb = 7,410-10 (vedi ammine)
Alcuni acidi, detti ACIDI POLIPROTICI, possono
dare la dissociazione di pi atomi di H; generalmente
le costanti di equilibrio sono progressivamente pi
piccole negli stadi successivi al primo. Ad esempio,
per lacido fosforico H3PO4:
1.
2.
3.

H3PO4 H+ + H2PO4H2PO4- H+ + HPO42HPO42- H+ + PO43-

Ka1 = 7,110-3
Ka2 = 6,310-8
Ka3 = 4,210-13

EQUILIBRI IONICI IN SOLUZIONE


12.3 IL PH
12.3.1 DEFINIZIONE

Un altro modo per valutare la forza di un acido


consiste nel determinare la concentrazione di ioni H+
presenti in soluzione, calcolando il cosiddetto PH.
Il valore del pH strettamente collegato alla [H+] e si
calcola attraverso il logaritmo decimale della
concentrazione degli ioni idrogeno cambiato di
segno:
pH = -log [H+]
Mentre le concentrazioni possono assumere valori
compresi in un range molto ampio (in molti casi [H+]
compresa tra 10-15 e 10 mol l-1), la scala logaritmica
limita i valori del pH ad una serie limitata, con valori
approssimativamente compresi tra 0 e 14.

[H+] = 110-2 M
= -log (110-2) = 2
[H+] = 110-7 M
= -log (110-7) = 7
[H+] = 110-13 M
= -log (110-13) = 13

ESEMPI
pH = -log [H+] =
pH = -log [H+] =
pH = -log [H+] =

Inversamente, possibile calcolare la [H+] di una


soluzione di cui si conosce il pH, attraverso la
relazione:
[H+] = 10-pH

pH = 4
pH = 9

ESEMPI
[H+] = 110-4
[H+] = 110-9

Come verr illustrato negli esercizi svolti, i calcoli


sullequilibrio portano talvolta ad ottenere la [OH-]
invece della [H+]. Queste due concentrazioni
possono facilmente essere ricavate una dallaltra in

EQUILIBRI IONICI IN SOLUZIONE


base allequilibrio di dissociazione dellacqua:
H2O H+ + OH-

La K di equilibrio per questa reazione :


[H+] [OH-]
K=
[H2O]
Essendo H2O ionizzata in misura molto limitata,
[H2O] pu essere considerata costante ed inglobata
nella costante. Si ottiene, quindi, una nuova costante:
[H+] [OH-] = K [H2O] = Kw
PRODOTTO IONICO DELLACQUA
a 25C [H+] = [OH-] = 110-7 da cui si ricava
Kw = [H+] [OH-] =110-14 mol2 l-2
Questa relazione pu essere usata per calcolare [H+]
quando si conosce [OH-], e viceversa;

ESEMPI
[H+] = 110-2 [OH-] = Kw/[H+] =
= 110-14/110-2 = 110-12
[H+] = 110-10 [OH-] = Kw/[H+] =
= 110-14/110-10 = 110-4
[OH-] = 110-5 [H+] = Kw/[OH-] =
= 110-14/110-5 = 110-9
[OH-] = 110-7 [H+] = Kw/[OH-] =
= 110-14/110-7 = 110-7
[OH-] = 110-11 [H+] = Kw/[OH-] =
= 110-14/110-11 = 110-3
Esiste anche unaltra relazione che deriva dalla
definizione di Kw e che pu essere usata in
alternativa al metodo precedente:
pH + pOH = 14
(dove pH = -log [H+] e pOH = -log [OH-])

EQUILIBRI IONICI IN SOLUZIONE


[OH-] = 110-5
pH = 14-5 = 9
[OH-] = 110-10
pH = 14-10 = 4

ESEMPI
pOH = -log (110-5) = 5
pOH = -log (110-10) = 10

Nellacqua pura e nelle soluzioni di parte dei sali (ad


esempio, NaCl) gli H+ e gli OH- provengono
esclusivamente dalla dissociazione dellacqua, per cui:
[H+] = [OH-] = (Kw)1/2 = 110-7 (a 25C)
pH = 7
In presenza di acidi o di basi, si hanno degli H+ o
degli OH- che non provengono dallacqua, per cui le
concentrazioni, e quindi il pH, assumono valori
diversi:
Soluzioni NEUTRE: [H+] = [OH-]
Soluzioni ACIDE: [H+] > [OH-]
Soluzioni BASICHE: [H+] < [OH-]

pH = 7
pH < 7
pH > 7

Scala del pH
In una soluzione
acida

[H3O+] > 10 -7 M

pH < 7

In una soluzione
neutra

[H3O+] = 10 -7 M

pH = 7

In una soluzione
basica

[H3O+] < 10 -7 M

pH > 7

12.3.2 ESERCIZI SVOLTI

1) Calcola il pH di una soluzione di HNO3 (completamente


dissociato) contenente 0,63 g di acido in 1 litro di soluzione.
La soluzione contiene 0,63 g l-1, cio
0,63 g/63,016 g mol-1 = 110-2 mol l-1
HNO3 H+ + NO3Essendo HNO3 completamente dissociato, [H+]
uguale alla M iniziale dellacido:

EQUILIBRI IONICI IN SOLUZIONE


[H+] = 110-2 M
pH = -log (110-2) = 2
2) Calcola il pH di una soluzione di NaOH 1,010-3 M.
NaOH completamente dissociato, per cui
[OH-] = 1,010-3
[H+] = 1,010-14/1,010-3 = 1,010-11
pH = 11
3) Calcola il pH di una soluzione di acido acetico
CH3COOH 0,01 M (Ka = 1,810-5)
Consideriamo la dissociazione di CH3COOH, che
un acido debole:
CH3COOH H+ + CH3COOI
V
E

0,01
-x
0,01 - x

/
x
x

/
x
x

Ka =

[H+] [CH3COO-]
[CH3COOH]

x2
=

= 1,8 10-5
0,01 - x

In generale si ricava la x risolvendo lequazione di


secondo grado; tuttavia, la x a denominatore risulta
trascurabile se:

Ka minore o dellordine di 10-5

la concentrazione dellacido non e inferiore a


-2
10 M
Trascurando la x a denominatore si ottiene
x = [H+] = 4,210-4
pH = 3,38

EQUILIBRI IONICI IN SOLUZIONE


4) Lammoniaca una base debole (Kb = 1,810-5). Calcola che M deve avere una soluzione di ammoniaca perch il suo pH sia
10,04.
NH3 + H2O NH4+ + OHSe pH = 10,04
[H+] = 10-10,04 = 9,110-11
[OH-] = Kw/[H+] = 110-14/9,110-11 =
= 1,110-4
(oppure: pOH = 14 - pH = 3,96; [OH-] = 10-3,96 =
= 1,110-4)

Inizio
Variazione
Equilibrio

NH3 +
x
- 1,110-4
x - 1,110-4

H 2O

NH4+
/
+1,110-4
1,110-4

[NH4+] [OH-]
(1,110-4)2
Kb = ______________ = ______________ = 1,810-5
[NH3]
x - 1,110-4
Si ottiene x = 7,810-4 M

OH/
+1,110-4
1,110-4

EQUILIBRI IONICI IN SOLUZIONE


12.4 ALTRI ASPETTI LEGATI AL PH
12.4 1 EQUILIBRI DI IDROLISI NELLE SOLUZIONI DI
SALI

Le soluzioni di sali possono avere pH acido, neutro o


basico: ci dovuto allinstaurarsi di equilibri acidobase nella soluzione per reazione di IDROLISI con
il solvente (cio lacqua). Per prevedere il pH della
soluzione di un certo sale si procede alla
dissociazione del sale (che un elettrolita forte) e si
valuta se gli ioni formati derivano da un acido/base
forte o da un acido/base debole. Solo gli ioni
derivanti da acidi o basi deboli danno reazioni di
idrolisi.

1.

NaCl

NaCl Na+ + Cl Na+ deriva da NaOH, base FORTE


Cl- deriva da HCl, acido FORTE

Non si stabiliscono equilibri acido-base e rimane


valida la condizione [H+] = [OH-]
pH neutro
soluzioni dei sali di acidi forti e basi forti danno
SOLUZIONE NEUTRA
2.

CH3COONa

CH3COONa CH3COO- + Na+


Na+ deriva da NaOH, base FORTE
CH3COO- deriva da CH3COOH, acido DEBOLE,
e sottrae H+ dalla soluzione, secondo la reazione:
CH3COO- + H2O CH3COOH + OHpH basico
soluzioni dei sali di acidi deboli e basi forti danno
SOLUZIONE BASICA

EQUILIBRI IONICI IN SOLUZIONE


3.

NH4Cl

NH4Cl NH4+ + Cl Cl- deriva da HCl, acido FORTE


NH4+ deriva da NH3, base DEBOLE, ed in
soluzione acquosa d la reazione:
NH4+ + H2O NH3 + H3O+
pH acido
soluzioni dei sali di acidi forti e basi deboli danno
SOLUZIONE ACIDA
4.

CH3COONH4

CH3COONH4 CH3COO- + NH4+


CH3COO- deriva da CH3COOH, acido
DEBOLE, e sottrae H+ dalla soluzione, secondo la
reazione:
CH3COO- + H2O CH3COOH + OH NH4+ deriva da NH3, base DEBOLE, e d la
reazione:

NH4+ + H2O NH3 + H3O+


Nel caso specifico di questo sale, lanione ed il
catione sono idrolizzati in misura confrontabile, i due
effetti si compensano e la soluzione neutra. In
generale, bisogna valutare caso per caso la forza
relativa dellacido e della base confrontando i valori
di Ka e Kb (prevale leffetto dovuto alla specie pi
debole tra le due).
soluzioni dei sali di acidi deboli e basi deboli: si
valuta caso per caso.
12.4.2 GLI INDICATORI ACIDO-BASE E LE
TITOLAZIONI

Gli indicatori acido-base sono sostanze che


cambiano colore in funzione della [H+] della
soluzione a cui vengono aggiunti e possono essere
usati per valutare se una soluzione acida o basica.
Sono generalmente degli acidi deboli con equilibrio
di dissociazione:
In H+ + In-

EQUILIBRI IONICI IN SOLUZIONE


in cui le molecole indissociate e gli anioni dissociati
sono caratterizzate da colore diverso. Variazioni nel
pH della soluzione determinano uno spostamento
dellequilibrio secondo le regole stabilite dal
principio di Le Chatelier, e la soluzione assume il
colore della forma predominante.
Come tutti gli acidi, ogni indicatore caratterizzato
da una Ka di equilibrio; ad esempio:
Metilarancio
Ka = 210-4
Tornasole
Ka = 310-7
Fenolftaleina
Ka = 710-10

neutralizzati dagli OH- della base aggiunta goccia a


goccia.
Vale quindi la relazione gi vista N1V1 = N2V2.
La variazione di colore dellindicatore permette di
stabilire esattamente il punto finale della titolazione; si
definisce zona di viraggio lintervallo di pH in cui
lindicatore cambia colore ed esso dipende dal valore
della Ka che, come mostrato, pu assumere valori
molto differenti. E quindi necessario di volta in volta
scegliere lindicatore pi adatto in base alle
caratteristiche della soluzione da titolare.
12.4.3 LE SOLUZIONI TAMPONE

Concretamente, la quantit di acido o di base


presente in una soluzione si valuta attraverso un
procedimento chiamato titolazione, per cui una
soluzione di acido viene titolata con una base e,
viceversa, una soluzione di base viene titolata con un
acido.
Come accennato (reazioni di neutralizzazione) un
volume noto di soluzione da titolare, ad esempio un
acido, viene fatta reagire aggiungendo un certo
volume di soluzione di base a concentrazione nota e

Le SOLUZIONI TAMPONE sono soluzioni che si


mantengono ad un pH costante anche in seguito ad
aggiunta di piccole quantit di acido o di base.
Sono generalmente costituite da una soluzione di un
acido debole e di un suo sale (ad esempio,
CH3COOH/CH3COONa) oppure di una base
debole e di un suo sale (NH3/NH4Cl).
Se consideriamo un generico acido debole HA ed
una suo sale MA, in soluzione saranno presenti

EQUILIBRI IONICI IN SOLUZIONE


la titolazione deve essere interrotta quando tutti gli
H+ presenti nella soluzione iniziale sono stati
quantit relativamente elevate sia di acido
indissociato HA che di A-.
HA H+ + AMA M+ + A
Per aggiunta di acido, gli H+ aggiunti vengono
catturati dagli ioni A- e riformano HA, per cui la [H+]
(e quindi il pH) varia in misura molto limitata.

Per aggiunta di base, nuove molecole di HA si


dissociano per ripristinare gli H+ che hanno reagito
con gli OH- della base.

12.5 EQUILIBRI DI SOLUBILITA


12.5.1 PRODOTTO DI SOLUBILITA

Sciogliendo in acqua un solido poco solubile si


ottiene ad un certo punto una SOLUZIONE
SATURA, in cui gli ioni di sale disciolto sono in
equilibrio con il soluto non sciolto; ad esempio, per
AgCl possiamo quindi scrivere lequilibrio:

Sperimentalmente si osserva che in una soluzione


satura il prodotto delle concentrazioni di Ag+ e di Cl costante, indipendentemente dalla quantit di
soluto presente nella soluzione, ed pari a 10-10
mol2 l-2. Il significato di questo prodotto risulta
chiaro se si scrive la costante di equilibrio per la
dissociazione in soluzione di AgCl:
[Ag+] [Cl-]
K=
[AgCl (s)]
Essendo un equilibrio eterogeneo, la concentrazione
del solido pu essere considerata costante ed
inglobata nella costante:
[Ag+] [Cl-] = K [AgCl (s)] = nuova costante K
Questa costante, rappresentata con il simbolo Ks,
viene chiamata PRODOTTO DI SOLUBILITA
e, come ogni costante di equilibrio, costante ad
una certa temperatura; per un generico sale AmBn il
prodotto di solubilit dato da:

EQUILIBRI IONICI IN SOLUZIONE


Ks = [A]m [B]n
che si ricava dallequilibrio di dissociazione del sale e
dalla corrispondente costante di equilibrio,
assumendo la concentrazione del solido costante:
AmBn (s) mA + nB
[A]m [B]n
K = ____________
[AmBn (s)]

[AmBn (s)] = costante

Il concetto di prodotto di solubilit non pu essere


usato per composti molto solubili, come NaCl o
AgNO3, in quanto per soluzioni sature con elevata
concentrazione di ioni il suo valore non pi
costante. I valori di Ks sono, quindi, generalmente
molto piccoli: per sali con bassissima solubilit si
possono avere valori anche inferiori a 10-40.
Conoscendo la solubilit del sale, possibile
calcolare il prodotto di solubilit, e viceversa; inoltre,
dal valore di Ks possibile stabilire se in una certa
soluzione si ha o meno precipitazione in determinate
condizioni.

12.5.2 ESERCIZI SVOLTI

1) Una soluzione satura di AgCl contiene


1,4610-3 g l -1 di sale a 18C. Calcola Ks.
Solubilit di AgCl a 18C = 1,4610-3 g l-1
corrispondenti a:
1,4610-3 g/143,5 g mol-1 = 1,0010-5 mol l-1
Allequilibrio: AgCl (s) Ag+ (aq) + Cl- (aq)
[Ag+ (aq)] = [Cl- (aq)] = 1,0010-5 M
Ks (AgCl) = [Ag+ (aq)] [Cl- (aq)] = 1,0010-5 x 1,0010-5
= 1,0010-10 mol2 l-2
2) Il Ks di Ag2CO3 a 20C 8,0010-12 mol 3 l -3. Calcola
la solubilit del sale a questa temperatura.
Ag2CO3 (s) 2Ag+ (aq) + CO32- (aq)
Se indichiamo con s la solubilit di Ag2CO3, in base

EQUILIBRI IONICI IN SOLUZIONE


alla stechiometria della reazione si ha:
[Ag+ (aq)] = 2s e [CO32- (aq)] = s
Ks = [Ag+ (aq)]2 [CO32- (aq)] = (2s)2 x s = 8,0010-12
4s3 = 8,0010-12
s = 1,2510-4 mol l-1
3) Ad una soluzione contenente ioni Ca2+ e ioni Mg2+
entrambi in concentrazione 1,7010-4 M si aggiunge una
soluzione contenente ioni CO32- in concentrazione 1,0010-3
M. Dire se precipita CaCO3, MgCO3 o entrambi.
Ks (CaCO3) = 1,710-8
Ks (MgCO3) = 2,610-5
Perch si abbia precipitazione, il prodotto delle
concentrazioni dei due ioni che danno il sale deve
essere maggiore del prodotto di solubilit.
[Ca2+] [CO32-] = 1,7010-4 x 1,0010-3 = 1,7010-7
1,7010-7 > Ks precipita CaCO3
[Mg2+] [CO32-] = 1,7010-4 x 1,0010-3 =
=1,7010-7

1,7010-7 < Ks non precipita MgCO3

12.V VERIFICA SE HAI CAPITO


12.V.1 In base alla distinzione tra elettroliti forti e
deboli ed al valore della costante di equilibrio,
stabilisci se gli acidi seguenti in soluzione sono
completamente o parzialmente dissociati, e scrivi le
relative reazioni di dissociazione:
acido cloridrico, HCl
acido ipocloroso, HClO
acido nitrico, HNO3
acido cianidrico, HCN

Ka molto alta
Ka = 3,710-8
Ka = 40
Ka = 4,910-10

12. V 2 Basandoti sulle caratteristiche delle reazioni


acido-base, riconosci nelle seguenti reazioni gli acidi
e le basi ed associa ogni acido con la sua base
coniugata:
CuO + 2H+ Cu2+ + H2O
S2- + 2HCl H2S + 2Cl

EQUILIBRI IONICI IN SOLUZIONE

H2O + H2O H3O+ + OH-

12.V.3 Partendo dalla definizione di pH ed usando,


quando necessario, il prodotto ionico dellacqua,
calcola i valori di pH corrispondenti alle seguenti
concentrazioni e valuta se la soluzione acida,
neutra o basica:
[H+] = 110-2
[H+] = 110-7
[H+] = 110-12
[OH-] = 110-4
[OH-] = 110-11

EQUILIBRI IONICI IN SOLUZIONE


Soluzione Pre-Test
Un pH = 4 corrisponde ad una concentrazione di H+ di 10-pH, cio
[H+] = 110-4
Calcoliamo la concentrazione iniziale dellacido debole CH3COOH, partendo da questo valore e tenendo conto
della costante di equilibrio dellacido.

Inizio
Variazione
Equilibrio

Ka =

CH3COOH
x
- 110-4
x - 110-4

[CH3COO-] [H+]
[CH3COOH]

CH3COO/
+ 110-4
+ 110-4

H+
/
+ 110-4
+ 110-4

(110-4)2
=

= 1,710-5
x - 110-4

Risolvendo lequazione di primo grado si ottiene x = 6,910-4 M (che essendo CH3COOH monoprotico uguale
a 6,910-4 N).
Applichiamo ora la relazione vista per le titolazioni V1N1 = V2N2 dove:
V1 = 0,8 l

EQUILIBRI IONICI IN SOLUZIONE


N1 = 6,910-4 N
V2 = x
N2 = 0,001 N
Si ottiene x = 0,55 l; quindi per avere completa neutralizzazione dellacido sono necessari 550 cm3 di base.

ESERCIZI
ESERCIZI
1) Il prodotto ionico dellacqua (Kw) vale 10-14:
a. a qualunque temperatura
b. solo per una soluzione acida
c. solo per una soluzione basica
d. solo a T = 25C
Soluzione
2) Per lacqua pura risulta circa:
a. [H3O+] = 1 M
b. [H3O+] = 10-7 M
c. [H3O+] = 55,5 M
d. [H3O+] = 10-14 M

Soluzione

3) Una soluzione acquosa sicuramente acida se:


a. [H3O+] > 10-7 M
b. [H3O+] > [OH-]
c. [H3O+] < [OH-]
d. [OH-] < 10-7 M
Soluzione
4) Una soluzione acquosa sicuramente basica se:
a. [H3O+] > 10-7 M
b. [H3O+] > [OH-]
c. [H3O+] < [OH-]
d. [OH-] < 10-7 M
Soluzione
5) In soluzione acquosa a T = 25C :
a. pH + pOH = 10-14
b. pH + pOH = 14
c. pH x pOH = 10-14
d. pH + pOH = pH2O

Soluzione

ESERCIZI
6) Una soluzione acquosa con pH = 2 :
a. basica
b. acida
c. neutra
d. una soluzione tampone
Soluzione
7) Una soluzione acquosa con pH = 10 :
a. basica
b. acida
c. neutra
d. una soluzione tampone
Soluzione
8) Per una soluzione acquosa 0,01 M di NaOH il
pH vale:
a. 0,01
b. 2
c. 12
d. 14
Soluzione

9) Per una soluzione acquosa 0,001 M di HCl il pH


vale:
a. 0,001
b. 3
c. 11
d. 14
Soluzione
10)Per una soluzione acquosa 0,01 M di NaCl il
pH vale:
a. 7
b. 2
c. 12
d. 14
Soluzione
11)Se una soluzione a pH = 4 risulta:
a. [H3O+] = 4 M
b. [H3O+] = 10-10 M
c. [OH-] = 10-4 M
d. [H3O+] = 10-4 M

Soluzione

ESERCIZI
12) Se una soluzione a pH = 11 risulta:
a. [H3O+] = 11 M
b. [H3O+] = 10-11 M
c. [H3O+] = 10-3 M
d. [OH-] = 10-11 M
Soluzione
13) Un acido secondo Brnsted-Lowry :
a. un accettore di protoni
b. un donatore di protoni
c. un accettore di doppietti elettronici
d. un donatore di doppietti elettronici
Soluzione

14) Nella seguente reazione acido-base secondo


Brnsted-Lowry
NH4+ + H2O NH3 + H3O+
gli acidi sono:
a. NH4+ e H3O+
b. NH4+ e H2O
c. H2O e NH3
d. H2O e H3O+
Soluzione
15) Nella seguente reazione acido-base secondo
Brnsted-Lowry:
S2- + H2O HS- + OHle basi sono:
a. HS- e S2b. H2O e HSc. S2- e OHd. HS- e OHSoluzione

ESERCIZI
16) Un acido secondo Lewis :
a. un accettore di protoni
b. un donatore di protoni
c. un accettore di doppietti elettronici
d. un donatore di doppietti elettronici
Soluzione
17) Un acido sicuramente forte se:
a. in acqua risulta completamente dissociato
b. in acqua risulta solo parzialmente dissociato
c. pu cedere pi di un protone
d. in acqua d luogo ad una soluzione acida
Soluzione
18) Una base sicuramente debole se:
a. in acqua risulta completamente dissociata
b. in acqua risulta solo parzialmente dissociata
c. non pu acquistare pi di un protone
d. in acqua d luogo ad una soluzione basica
Soluzione

19) Stabilisci quale dei seguenti raggruppamenti


contiene solo acidi forti in acqua:
a. HF, HCl, HBr, KOH
b. HNO2, HNO3, H2SO4, HClO4
c. H3PO4, HCl, NH3, HClO4
d. HCl, HNO3, H2SO4, HClO4
Soluzione
20) Un acido si dice poliprotico se:
a. pu cedere pi di un elettrone
b. pu cedere pi di un protone
c. pu acquistare pi di un protone
d. ha una struttura polimerica
Soluzione

ESERCIZI
21) Tanto pi forte un acido:
a. tanto pi forte la sua base coniugata
b. tanto pi debole la sua base coniugata
c. tanto maggiore il numero di protoni per
molecola che pu cedere
d. tanto maggiore il numero di protoni per
molecola che pu acquistare
Soluzione
22) E chiamata reazione di neutralizzazione:
a. la reazione stechiometrica tra un acido ed una
base
b. il bilanciamento delle cariche elettriche nel
calcolo del pH
c. una reazione che blocca lazione di un
catalizzatore
d. una reazione chimica che d come prodotti
specie elettricamente neutre
Soluzione

23) Indica quale delle seguenti specie pu dar


luogo ad una reazione di idrolisi:
a. Clb. Na+
c. NH4+
d. K+
Soluzione
24) Indica quale di queste specie non d reazione
di idrolisi:
a. Brb. CH3COOc. NO3d. NH3
Soluzione

ESERCIZI
25) Una soluzione ottenuta sciogliendo in acqua una
certa quantit di KCl:
a. acida
b. basica
c. neutra
d. non si pu dire, occorre conoscere la
concentrazione iniziale
Soluzione
26) Una soluzione ottenuta sciogliendo in acqua una
certa quantit di NH4NO3:
a. acida
b. basica
c. neutra
d. non si pu dire, occorre conoscere la
concentrazione iniziale
Soluzione

27) Una soluzione tampone si ottiene sciogliendo


in acqua:
a. un sale derivato da un acido debole e da una
base forte
b. un sale derivato da una base debole e da un
acido forte
c. un acido forte e la sua base coniugata (oppure,
una base forte e il suo acido coniugato)
d. un acido debole e la sua base coniugata
(oppure, una base debole e il suo acido coniugato)
Soluzione
28) Stabilisci quale delle seguenti soluzioni
costituisce una soluzione tampone: Una soluzione
acquosa formata da:
a. CH3COONa (0,1 M)
b. quantit equimolari di CH3COOH e HCl
c. quantit equimolari di CH3COOH e NaOH
d. quantit equimolari di CH3COOH e
CH3COONa
Soluzione

ESERCIZI
29)Per lequilibrio di solubilit:
Ca3(PO4)2 (s) 3Ca2+ (aq) + 2PO43- (aq)
risulta:
[Ca2+]3 [PO43-]2
a. Ks = __________________
[Ca3(PO4)2]

31)Calcola il pH di una soluzione di NaOH


4,4410-2 M.
Soluzione
32)Calcola la molarit di una soluzione di HCl a pH
3,25.
Soluzione

b. Ks = [Ca2+]3 [PO43-]2
c. Ks = [Ca2+] [PO43-]

33) Calcola la M di una soluzione di KOH a pH


13,024.
Soluzione

p3 (Ca2+) p 2 (PO43-)
d. Ks = __________________
p (Ca3(PO4)2)
Soluzione
30) Calcola il pH di una soluzione dellacido forte
HClO4 8,6210-1 M.
Soluzione

34) Calcola il pH di una soluzione 1,0 M di acido


acetico (CH3COOH, Ka = 1,810-5).
Soluzione
35) Calcola la concentrazione di una soluzione di
ammoniaca (NH3, Kb = 1,810-5) necessaria per
avere un pH di 11,040.
Soluzione

ESERCIZI
SOLUZIONI

8. c
Back

1. d
Back

9. b
Back

2. b
Back

10. a
Back

3. b
Back

11. d
Back

4. c
Back

12. b
Back

5. b
Back

13. b
Back

6. b
Back

14. a
Back

7. a
Back

15. c
Back

ESERCIZI
16. c

24. c
Back

17. a
Back
18. b
Back
19. d
Back
20. b
Back
21. b
Back
22. a
Back
23. c
Back

Back
25. c
Back
26. a
Back
27. d
Back
28. d
Back
29. b
Back
30. 0,0645
Back
31. 12,648
Back

ESERCIZI
32. 5,610-4 M
Back
33. 0,106 M
Back
34. 2,38
Back
35. 6,8710-2 M
Back

LE SOLUZIONI
LE SOLUZIONI
8.A PRE-REQUISITI
8.B PRE-TEST
8.C OBIETTIVI
8.1 LE SOLUZIONI
8.2 CONCENTRAZIONE
DELLE SOLUZIONI
8.2.1 DEFINIZIONI
8.2.2 QUANTITA DI SOSTANZA E
CONCENTRAZIONE
8.2.3 REAZIONI DI NEUTRALIZZAZIONE
8.2.4 ESERCIZI SVOLTI

8.3 LE PROPRIETA COLLIGATIVE


8.3.1 LA LEGGE DI RAOULT E LABBASSAMENTO
RELATIVO DELLA TENSIONE DI VAPORE

8.3.2 INNALZAMENTO EBULLIOSCOPICO E


ABBASSAMENTO CRIOSCOPICO
8.3.3 PRESSIONE OSMOTICA
8.3.4 SOLUZIONI NON IDEALI
8.3.5 ESERCIZI SVOLTI

8.V VERIFICA SE HAI CAPITO


ESERCIZI

LE SOLUZIONI
8.A PRE-REQUISITI
Prima di inziare a lavorare su questa Unit, dovresti
essere in grado di:
distinguere tra sostanze e miscele e tra miscele
omogenee ed eterogenee;
descrivere le caratteristiche fondamentali di un
liquido;
definire la tensione di vapore di un liquido;
descrivere le interazioni di natura dipolare, con
particolare riferimento allacqua;
conoscere le caratteristiche dei principali tipi di
solidi, in particolare riguardo alla loro solubilit in
solventi polari e non polari;
comprendere il concetto di mole e la sua relazione
con la massa molare.

8.B PRE-TEST
Calcolare quanti cm3 di soluzione di KOH al 15,9 %
in peso (d = 1,145 g/cm3) devono essere diluiti con
acqua per ottenere 0,240 l di KOH 0,5 M.

Soluzione

8.C OBIETTIVI
Al termine di questa Unit dovrai essere in grado di:
definire il solvente ed il soluto di una soluzione, ed
esemplificare diversi tipi di soluzioni;
comprendere gli aspetti fondamentali del
fenomeno della solvatazione;
definire i diversi modi con cui pu essere
espressa la concentrazione di una soluzione
(molarit, molalit, normalit, frazione molare,
composizioni percentuali) e convertirle una
nellaltra;
applicare queste definizioni a calcoli;
calcolare la concentrazione di una soluzione a
partire dalla quantit di sostanza introdotta, e
viceversa;
comprendere la differenza concettuale tra
concentrazione e quantit di sostanza;
comprendere il significato della diluizione ed
applicarla a calcoli sulle soluzioni;

LE SOLUZIONI
definire il concetto di equivalente ed usarlo nei
calcoli;
comprendere il significato generale della titolazione
ed applicare la relazione che lega i volumi e le
concentrazioni a casi concreti;
definire le propriet colligative di soluzioni di nonelettroliti e di soluzioni reali;
calcolare la variazione della tensione di vapore,
linnalzamento ebullioscopico, labbassamento
crioscopico e la pressione osmotica di una
soluzione ideale e di una reale;
enunciare la legge di Raoult e comprenderne il
significato.

8.1 LE SOLUZIONI
Le SOLUZIONI sono miscele omogenee di due
(o pi) specie chimiche.
Il SOLVENTE in genere il componente che si
presenta nello stesso stato fisico della soluzione, il
SOLUTO laltro componente. Ad esempio, in una
soluzione di zucchero (solido) in acqua, questultima
rappresenta il solvente, e lo zucchero il soluto. Se

entrambe le specie sono nello stesso stato fisico, il


solvente quella presente in maggior quantit.
Ci sono vari tipi di soluzioni:
1. Soluzioni gassose, indicate in genere come miscele
gassose (ad esempio, laria);
2. Soluzioni liquide, che possono essere costituite da
un gas, un liquido o un solido sciolto in un liquido
(ad esempio, lacqua di mare, lacqua minerale, ecc.).
3. Soluzioni solide, costituite da un gas, un liquido o
un solido sciolti in un solido (ad esempio, H2 in
palladio, leghe di vario tipo, ecc.).
Le soluzioni pi frequentemente studiate sono quelle
costituite da un gas, un liquido o un solido in acqua.
Quando un solido ionico entra in contatto con le
molecole polari dellacqua, si hanno interazioni di
natura dipolare che producono lorientazione delle
molecole dacqua sulla superficie del cristallo in base
allattrazione tra cariche o dipoli opposti. Le
molecole dacqua penetrano nel reticolo ed
indeboliscono le interazioni tra gli ioni, che vengono
progressivamente scalzati dalle loro posizioni
reticolari; attorno allo ione passato in soluzione si
formano vari strati di molecole dacqua, orientate in

LE SOLUZIONI
base alle interazioni dipolari (in questo caso, si dice
che lo ione SOLVATATO). I solidi ionici o polari
si sciolgono facilmente nei solventi polari, mentre le
sostanze apolari presentano solubilit maggiore in
solventi non polari. Lacqua unottimo solvente sia
nei confronti di specie ioniche, a causa della polarit
della sua molecola, sia nei confronti di specie
molecolari contenenti gruppi polari, con le quali
stabilisce interazioni dipolari o legame a idrogeno.

8.2 CONCENTRAZIONE DELLE


SOLUZIONI
La CONCENTRAZIONE indica la quantit di
soluto presente in una certa quantit di soluzione e
pu essere espressa in vari modi; una soluzione
CONCENTRATA contiene una quantit
relativamente alta di soluto, presente in quantit
inferiore se la soluzione DILUITA.

8.2.1 DEFINIZIONI

1. MOLARITA (M): esprime le moli di soluto


presenti in 1 litro di soluzione ed data dal rapporto
tra il numero di moli di soluto ed il volume in litri di
soluzione in cui sono disciolte:
moli
M = _______
l
Cos, una soluzione 1 M contiene 1 mole/l, una
soluzione 5 M contiene 5 mol/l e cos via.
Modificando questa relazione che fornisce la
CONCENTRAZIONE possibile calcolare le moli
contenute in un certo volume di una soluzione a
concentrazione nota (mol = M x l), risalendo quindi
alla QUANTIT DI SOSTANZA (vedi 8.2.2).

LE SOLUZIONI
eq

ESEMPI
N =
Calcolare la M di una soluzione di NaOH
contenente 0,1 moli in 500 cm3 di soluzione.
M = mol/l = 0,1 mol/0,5 l = 0,2 M

Calcolare la M di una soluzione contenente


4,0 g di NaOH in 100 cm3.
mol (NaOH) = 4,0 g/40 g mol-1 = 0,1 mol
M = mol/l = 0,1 mol/0,1 l = 1 M

Calcolare il peso di NaOH contenuto in 500


3
cm di una soluzione 0,2 M.
mol = M x l = 0,2 mol l-1 x 0,5 l = 0,1 mol
g (NaOH) = 0,1 mol x 40 g mol-1 = 4 g
2. NORMALITA (N): esprime gli equivalenti di
soluto presenti in un litro di soluzione ed data
dal rapporto tra il numero di equivalenti di soluto
ed il volume in litri di soluzione:

l
Gli equivalenti si ottengono dividendo il peso di
soluto per il peso equivalente (espresso in g/eq),
secondo la relazione:
eq = g/PE.
Il peso equivalente, a volte chiamato anche grammoequivalente, pu essere riferito a varie reazioni ed
definito come:
la quantit in grammi di sostanza che pu cedere o
acquistare una mole di elettroni (reazioni di ossidoriduzione), oppure fornire in soluzione acquosa una
mole di H+ o di OH- (reazioni acido-base).
La sua importanza legata al fatto che in una
reazione di ossido-riduzione o acido-base specie
ossidante /riducente e acido/base reagiscono fra
loro secondo lo stesso numero di equivalenti.

Il peso equivalente di un ossidante o di un


riducente si ottiene dividendo la massa molare per il

LE SOLUZIONI
numero di elettroni acquistati o ceduti.
ESEMPIO
Se in una reazione HNO3 si riduce a NO
(variazione N.O. di 3 unit, interpretabile come
acquisto di 3 elettroni), il peso equivalente di HNO3
(Massa molare = 63,01 g mol-1) dato da:
63,01 g mol-1/3 eq mol-1 = 21,00 g/eq.

Il peso equivalente degli acidi e delle basi si


ottiene dividendo la massa molare per il numero di
H/OH. Per gli acidi poliprotici, si hanno diversi
valori a seconda del numero di H ceduti.
Analogamente, il peso equivalente di un sale si
ottiene dividendo la massa molare per il numero di
cariche negative generate nella dissociazione del
sale.
ESEMPIO
Il peso equivalente di HCl (Massa molare = 36,5 g
mol-1) uguale a:
36,5 g mol-1/1 eq mol-1 = 36,5 g/eq
Per H2SO4 (Massa molare = 98,08) abbiamo due

possibilit:
98,08 g mol-1/1 eq mol-1 = 98,08 g/eq
(H2SO4 HSO4-)
98,08 g mol-1/2 eq mol-1 = 49,04 g/eq
(H2SO4 SO42-)
Per Fe2(SO4)3 (che forma 2Fe3+ + 3SO42-, massa
molare = 399,9 g mol-1) il peso equivalente :
399,9 g mol-1/6 eq mol-1 = 66,65 g/eq
Come verr mostrato negli esercizi, una soluzione
caratterizzata da un unico valore di M, ma pu avere
diversi valori di N in relazione a diversi processi a cui
il soluto pu partecipare.
ESEMPI

Calcolare la N come base di una soluzione di


KOH (massa molare = 56,09 g mol-1) contenente
49,9 g di soluto in 1,0 litro di soluzione.
PE = PM/1 = 56,09 g eq-1
eq = 49,9 g/56,09 g eq-1 = 0,89 eq

LE SOLUZIONI
N = 0,89 eq/1 l = 0,89 N
Calcolare i grammi di soluto contenuti in 400
cm3 di HCl 0,01 N come acido.
PE = PM/1 = 36,5 g eq-1
0,01 N = eq/0,4 l eq = 0,01 eq l-1 x 0,4 l = 0,004
eq
eq = g/ PE g = eq x PE = 0,004 eq x 36,5 g eq-1
= 0,146 g
3. MOLALITA (m): esprime le moli di soluto
presenti in 1 kg di SOLVENTE PURO ed data dal
rapporto tra il numero di moli di soluto ed il peso in
kg di solvente in cui sono disciolte; spesso, il peso di
solvente si ottiene sottraendo dal peso della
soluzione (soluto + solvente) il contributo del soluto:
moli
m=
kg solvente

ESEMPIO
Calcolare la molalit di una soluzione che contiene
13 g di KOH in 997 g di H2O.
Calcoliamo le moli corrispondenti a 13 g di soluto,
contenute in 997 g di solvente:
mol = 13 g/56 g mol-1 = 0,23 mol
m = 0,23 mol/0,997 kg = 0,24 mol/kg
4. COMPOSIZIONI PERCENTUALI (% p/p e %
p/v)
percentuale in peso (% p/p): esprime i
grammi di soluto contenuti in 100 g di soluzione.
percentuale in volume (% p/v): esprime i
grammi di soluto contenuti in 100 cm3 di soluzione.

LE SOLUZIONI
ESEMPI
Calcolare il percento in peso di una soluzione
contenente 20 g di soluto in 100 g di H2O.
Peso totale di soluzione = 100 + 20 = 120 g, che
contengono 20 g di soluto.
Impostiamo una proporzione:
120 g soluzione : 20 g soluto= 100 g soluzione : x g
soluto
x = 16,7 % in peso
Una soluzione al 30 % in volume ha densit 1,2.
Calcolare il % in peso.
La soluzione contiene 30 g di soluto in 100 cm3 di
soluzione, cio in:
g soluzione = 100 cm3 x 1,2 g cm-3 = 120 g
120 g soluzione : 30 g soluto = 100 g soluzione :
x g soluto
x = 25 % in peso
5. FRAZIONE MOLARE (): esprime il rapporto
tra le moli di un componente e la somma delle moli
di tutti i componenti della soluzione; per il
componente i-esimo:

i =

molii
moli totali

In una soluzione la somma delle frazioni molari delle


varie specie presenti uguale a 1.
ESEMPIO
Calcolare le frazioni molari di una soluzione
contenente 98 g di H2SO4 in 180 g di H2O.
moli H2SO4 = 98 g /98,08 g mol-1 = 1,0 mol
moli H2O = 180 g/18,01 g mol-1 = 10,0 mol
H2 O =
H2SO4 =

10 mol
11 mol
1 mol
11 mol

= 0,909

= 0,09

LE SOLUZIONI
8.2.2 QUANTITA DI SOSTANZA E CONCENTRAZIONE

Come mostrato nei calcoli relativi alla molarit,


necessario tenere ben distinti il concetto di
QUANTIT DI SOSTANZA e quello di
CONCENTRAZIONE. Chiariamo meglio questa
distinzione con un esempio: abbiamo una serie di
porzioni di idrossido di sodio ciascuna del peso di
4,0 grammi ed una serie di recipienti con capacit
diverse (50, 100, 250, 500 e 1000 cm3), come
rappresentato in Figura.

.............
.

.
.............

.............
.

.
.............

.............
.

4,0 g

4,0 g

4,0 g

4,0 g

4,0 g

50 cm 3
1

100 cm 3
2

250 cm 3
3

500 cm 3
4

1000 cm 3
5

Trasferiamo ora il soluto nei diversi recipienti ed


aggiungiamo acqua fino al volume indicato. Tutte le
soluzioni contengono la stessa quantit di NaOH,
cio 4,0 grammi. Ma la concentrazione nei vari casi
non la stessa.
In tutti i casi, le moli corrispondenti a 4,0 grammi di
NaOH si ottengono dividendo questo peso per la
massa molare del composto:
moli NaOH = 4,0 g/40 g mol-1 = 0,1 mol

LE SOLUZIONI
Calcoliamo le concentrazioni corrispondenti ai
recipienti di diverso volume, in moli per litro di
soluzione:
Soluzione 5: M = 0,1 mol/1 l = 0,1 mol/l
Soluzione 4: M = 0,1 mol/0,5 l = 0,2 mol/l
Soluzione 3: M = 0,1 mol/0,25 l = 0,4 mol/l
Soluzione 2: M = 0,1 mol/0,1 l = 1,0 mol/l
Soluzione 1: M = 0,1 mol/0,05 l = 2,0 mol/l
Discorso analogo vale quando una soluzione viene
diluita, cio viene aggiunto del solvente; ad esempio,
prendiamo la soluzione 3, che contiene 4,0 g di
NaOH in 250 cm3 con una concentrazione 0,4 M, e
traferiamola in un recipiente pi grande,
aggiungendo acqua fino a 500 cm3 di soluzione. La
stessa quantit di soluto si trova ora in un volume
doppio di soluzione, per cui la concentrazione si
dimezzata (0,1 mol/0,5 l = 0,2 M), assumendo un
valore uguale a quello della soluzione 2.

ESEMPIO
Quale volume di una soluzione acquosa 2,0 M di
NaCl necessario per preparare 0,5 l di una
soluzione 1,0 M?
Determiniamo la quantit di soluto contenuto in 0,5 l
della seconda soluzione e poi il volume della prima
soluzione che contiene questa stessa quantit di
sostanza.
Moli contenute in 0,5 l di soluzione 1,0 M:
moli = 1,0 mol l-1 x 0,5 l = 0,5 mol
oppure, con le proporzioni:
1,0 mol : 1 l = x mol : 0,5 l
x = 0,5 mol
Volume di soluzione 2,0 M che contiene 0,5 mol:
2,0 mol : 1 l = 0,5 mol : x l
x = 0,25 l,
corrispondenti a 250 cm3.

LE SOLUZIONI
8.2.3 REAZIONI DI NEUTRALIZZAZIONE

Facendo avvenire una reazione di


NEUTRALIZZAZIONE possibile determinare
la concentrazione della soluzione di un acido
valutando il volume di una soluzione di base a
concentrazione nota che lo neutralizza
completamente; discorso analogo vale per
determinare la concentrazione di una base facendola
reagire con un acido. Per questo procedimento, che
prende il nome di titolazione e che verr trattato pi
dettagliatamente in seguito, vale la relazione:

ESEMPIO
Calcola la N di una soluzione di KOH, 52,3 cm3
della quale sono neutralizzati completamente da 40,3
cm3 di HCl 0,2 N.
N1 = 0,2 N
V1 = 40,3 cm3
N2 = ?
V2 = 52,3 cm3
N2 = 0,2 eq l-1 x 40,3 cm3/52,3 cm3 =
= 0,154 N (eq l-1)

N1V1 = N2V2
8.2.4 ESERCIZI SVOLTI

dove gli indici 1 e 2 sono associati alla soluzione da


titolare ed a quella a concentrazione nota.
Conoscendo tre delle quattro grandezze possibile
determinare il dato incognito.

1) Calcola i grammi di Ba(OH)2 necessari per preparare


150 cm3 di una soluzione 0,50 N.
Partendo dalla definizione di N, si ricava che 150
cm3 di soluzione 0,50 N contengono:
eq = 0,50 eq l-1 x 0,150 l = 0,075 eq

LE SOLUZIONI
Poich il composto ha 2 gruppi OH,
PE = massa molare/2 = 171,34/2 = 85,67 g eq-1
Visto che eq = g/PE, i grammi contenuti in 0,150 l
di soluzione 0,50 N sono:
g = 0,075 eq x 85,67 g eq-1 = 6,4 g
2) Calcola la N come base di una soluzione al 36,73 % in
peso di KOH, d = 1,36 g/cm3. Qual la M?
Una soluzione al 36,73 % in peso contiene 36,73 g di
KOH in 100 g di soluzione; in base alla densit, 1,0 l
di soluzione pesa 1360 g. Quindi, usando una
proporzione:
100 g soluzione : 36,73 g soluto =
=1360 g soluzione : x g soluto
x = 499,5 g di soluto in 1,0 l di soluzione
PE = massa molare / 1 = 56,09 g eq -1
eq = g/PE = 499,5 g/56,09 g eq -1 = 8,9 eq
Abbiamo gi considerato un volume pari ad 1,0 l, per

cui:
N = eq/l = 8,9 N
Visto che il peso equivalente coincide con la massa
molare (KOH ha 1 gruppo OH), M e N coincidono:
la soluzione 8,9 M.
3) Data una soluzione di H2SO4 al 53,6 % in peso, d =
1,44 g/cm3, calcola la M e le N relative a reazioni acidobase in cui si formano sali neutri e sali monoacidi.
Considero 1,0 l di soluzione al 53,6 % in peso, che,
in base alla densit, pesa 1440 g e contiene:
100 g soluzione : 53,6 g soluto = 1440 g soluzione :
x g soluto
x = 772 g/l di soluto
la M data dalle moli corrispondenti:
M = 772 g l-1/ 98,08 g mol-1 = 7,87 M
Per calcolare N, consideriamo i PE relativi a due
diversi processi:
PE (H2SO4 HSO4-) = massa molare/1 =

LE SOLUZIONI
= 98,08 g eq-1
PE (H2SO4 SO42-) = massa molare/2 =
= 49,04 g eq-1
Avendo considerato un volume pari a 1,0 l, gli
equivalenti corrispondono a N:
eq (H2SO4 HSO4-) = g/PE = 772 g/98,08 g eq-1
= 7,87 N (= M)
eq (H2SO4 SO42-) = g/PE = 772 g/49,04 g eq-1 =
15,7 N
4) Calcola le frazioni molari e la molalit di una soluzione
acquosa di H2SO4 7,87 M, densit 1,44 g/cm3.
7,87 moli di soluto corrispondono a:
g = 7,87 mol x 98,09 g mol-1 = 772 g di soluto in 1,0
l di soluzione, che pesa 1440 g.
Di questi, sono rappresentati dal solvente:
1440 g -772 g = 668 g di H2O
che corrispondono a:
mol = 668 g/18,01 g mol-1 = 37,1 mol di H2O

Le frazioni molari sono date da:


37,1 mol
H2O =
= 0,825
(7,87 + 37,1) mol

H2SO4 =

7,87 mol

= 0,175

(7,87 + 37,1) mol

7,87 moli di soluto sono contenute in 668 g di


solvente, per cui
m = 7,87 mol/0,668 kg = 11,8 mol/kg
5) Quanti cm3 di NH3 al 25 % in peso, d = 0,91 g/cm3,
sono necessari per preparare 2,0 l di una soluzione 0,1 M?
Calcoliamo la quantit di soluto contenuta nella
soluzione da preparare:
mol = 0,1 mol l-1 x 2,0 l = 0,2 mol, corrispondenti a
g = 0,2 mol x 17 g mol-1 = 3,4 g

LE SOLUZIONI
La soluzione di cui disponiamo contiene 25 g di
soluto in 100 g di soluzione; quindi, 3,4 g di soluto
sono contenuti in:
100 g soluzione : 25 g soluto = x g soluzione : 3,4 g
soluto
x = 13,6 g di soluzione
usando la densit, questi corrispondono a
cm3 = 13,6 g/ 0,91 g cm-3 = 14,94 cm3.
6) Quanti cm3 di KOH 0,2 M occorrono per neutralizzare
completamente 15,0 cm3 di H2SO4 0,4 M?
Trasformiano le M in N:
per KOH M = N = 0,2
Per H2SO4 N = 2M (da una mole di H2SO4 vengono
generate 2 moli di H+) = 0,8 N
Applichiamo la relazione N1V1 = N2V2
N1 = 0,8 N
V1 = 15 cm3
N2 = 0,2
V2 = ?
V2 = 0,8 eq l-1 x 15 cm3/0,2 eq l-1 = 60 cm3 di KOH

7) Calcola la M di una soluzione ottenuta miscelando 75,0


cm3 di HCl 0,200 M con 25,8 cm3di HCl 0,450 M.
Considera i volumi additivi.
In 75,0 cm3 di HCl 0,200 M sono contenute:
mol = 0,200 mol l-1 x 0,075 l = 0,0150 mol
In 25,8 ml di HCl 0,450 M sono contenute:
mol = 0,450 mol l-1 x 0,0258 l = 0,0116 mol
moli totali = 0,0150 + 0,0116 = 0,0266 moli
in un volume finale di (75,0 + 25,8) cm3 = 101 cm3.
M = 0,0266 mol/0,101 l = 0,263 M
8.3 LE PROPRIETA COLLIGATIVE

Le cosiddette PROPRIET COLLIGATIVE


dipendono dal numero di particelle presenti e non
dalla loro natura. Per le soluzioni, appartengono a
questa categoria labbassamento relativo della
tensione di vapore, linnalzamento ebullioscopico,

LE SOLUZIONI
labbassamento crioscopico e la pressione osmotica.
Le leggi che verranno ora descritte sono valide per
soluzioni IDEALI, in cui non vi siano interazioni
tra i componenti. In pratica, valgono per soluzioni
diluite di soluti non volatili che non si dissociano
(non-elettroliti).
8.3.1 LA LEGGE DI RAOULT E LABBASSAMENTO
RELATIVO DELLA TENSIONE DI VAPORE

La legge di Raoult riguarda la tensione di vapore


delle soluzioni ideali e descrive labbassamento della
tensione di vapore del solvente quando in esso
viene disciolto un soluto. Se consideriamo, dunque,
una soluzione ideale di due componenti A e B in
un recipiente sotto vuoto e ad una certa
temperatura, la tensione di vapore della soluzione
(p) comprende i contributi delle pressioni parziali di
A e di B:
p = pA + pB
Raoult dimostr che per una soluzione ideale la
tensione di vapore di ogni componente data dal
prodotto della tensione di vapore di quella sostanza

allo stato puro per il valore della sua frazione molare:


p A = Ap 0A
pB = Bp0B
dove p0A e p0B rappresentano le tensioni di vapore di
A e B puri, mentre A e B sono le rispettive frazioni
molari.
Quindi, la tensione di vapore della soluzione data
da:
p = Ap0A + Bp0B
Per una soluzione contenente un unico soluto non
volatile, la tensione di vapore della soluzione coincide
con quella del solvente, e la legge di Raoult si pu
scrivere:
p = p0 solv
dove p la tensione di vapore della soluzione, p0 la
tensione di vapore del solvente puro e solv la
frazione molare del solvente.
In alternativa, la legge di Raoult pu essere espressa

LE SOLUZIONI
in termini di abbassamento relativo della tensione di
vapore:
p0 - p
= soluto
p0
La legge di Raoult pu essere applicata alla
separazione di due liquidi A e B per distillazione
frazionata, considerando la relazione esistente
allequilibrio tra composizione della soluzione e
composizione del suo vapore saturo. Nel caso
particolare in cui i due liquidi abbiano valori uguali
di tensione di vapore, la composizione della fase
vapore uguale a quella della fase liquida; in tutti gli
altri casi, la fase vapore pi ricca del componente
pi volatile. Attraverso una serie successiva di
evaporazioni-condensazioni, il vapore diventa
progressivamente pi ricco del componente pi
volatile ed i due liquidi vengono cos separati.

8.3.2 INNALZAMENTO EBULLIOSCOPICO ED


ABBASSAMENTO CRIOSCOPICO

Considerato che:
laggiunta di un soluto provoca un abbassamento
della tensione di vapore del solvente;
la temperatura di ebollizione di un liquido la
temperatura alla quale la tensione di vapore del
liquido uguale alla pressione esterna;
la temperatura di solidificazione la
temperatura a cui la tensione di vapore della fase
liquida e della fase solida sono uguali.
La TEMPERATURA DI EBOLLIZIONE di una
soluzione SUPERIORE a quella del solvente puro;
la TEMPERATURA DI SOLIDIFICAZIONE di
una soluzione INFERIORE a quella del solvente
puro.

LE SOLUZIONI
La variazione nella temperatura di ebollizione,
chiamata INNALZAMENTO
EBULLIOSCOPICO, proporzionale alla molalit
della soluzione:
te = kem
(ke = costante ebullioscopica che dipende dal
solvente)
Unespressione analoga si ha per la variazione della
temperatura di congelamento o ABBASSAMENTO
CRIOSCOPICO:
tc = kcm
(kc = costante crioscopica che dipende dal solvente).
8.3.3 PRESSIONE OSMOTICA

Quando una soluzione ed il suo solvente sono


separati da una membrana che permette unicamente
il passaggio delle molecole del solvente (non di
quelle del soluto), queste tendono a passare nella
soluzione per equilibrare la differenza di
concentrazione ai due lati della membrana. Questo
fenomeno si chiama OSMOSI.

La PRESSIONE OSMOTICA la pressione che


deve essere esercitata sulla soluzione per impedire
che il solvente passi nella soluzione.
Per le soluzioni ideali la pressione osmotica
descritta da una relazione del tutto analoga
allequazione di stato dei gas perfetti:
V = nRT
Poich la molarit di una soluzione data dal
rapporto tra moli di soluto e volume di soluzione
(c = n/V), la relazione pu essere scritta:
= cRT
8.3.4 SOLUZIONI NON IDEALI

Le relazioni viste finora sono valide per soluti non


dissociati e devono essere opportunamente
modificate quando si considerano soluti che danno
dissociazione.
Il numero totale di moli di particelle, molecole
indissociate e ioni formatisi per dissociazione a
partire da n0 particelle dato da:

LE SOLUZIONI
n tot = n0 - n0 + n0 = n0 (1-+ ) =
= n0[1+ ( -1)]
in cui:
il grado di dissociazione, dato dal rapporto
tra moli dissociate e moli inizialmente presenti;
n0 - n0 il numero di moli di soluto indissociate;
n0
il numero di moli di ioni derivati da a n0
moli dissociate ( = numero di ioni generati).
Il termine in parentesi quadra (spesso indicato con i)
il COEFFICIENTE DI VANT HOFF e
rappresenta il numero per il quale va moltiplicato il
numero di moli, tenendo conto della dissociazione.
Nel caso di soluti che si dissociano, le relazioni che
descrivono le propriet colligative vengono cos
modificate:
te = keim = kem[1+ ( -1)]
tc = kcim = kcm[1+ ( -1)]
= icRT = [1+ ( -1)]cRT

8.3.5 ESERCIZI SVOLTI

1) Calcola la tensione di vapore di una soluzione contenente


9,00 g di glucosio, C6H12O6, in 100,0 g di acqua alla
temperatura di 20 C (tensione di vapore di H2O a 20C =
17,5 Torr).
Questa soluzione contiene un unico soluto non
volatile e che non si dissocia. Quindi la tensione
di vapore della soluzione data da:

p = p0 H2O = p0

moli H2O
moli H2O + moli glucosio

moli (H2O) = 100,0 g/18,01 g mol-1 = 5,55 mol


moli (glucosio) = 9,00 g/180,16 g mol-1 = 0,050 mol
moli totali = 5,55 mol + 0,050 mol = 5,60 mol

LE SOLUZIONI
5,55 mol
p = 17,5 Torr x

Svolgendo i calcoli, si ottiene x = 224 g


= 17,3 Torr

5,60 mol

2) Calcola i grammi di glicerolo che devono essere aggiunti a


1000 g di H2O per abbassare la tensione di vapore di 1,00
Torr a 25C (tensione di vapore di H2O a 25C = 23,756
Torr).
moli (H2O) = 1000 g/18,01 g mol-1 = 55,51 mol
moli (glicerolo) = x g/92,09 g mol-1
moli totali = 55,51 mol + x g/92,09 g mol-1
p = p0 solvente
(23,756-1,00) Torr =
55,51 mol
=23,756 Torr
55,51 +x g/92,09 g mol-1

3) Calcola la temperatura di ebollizione e di congelamento di


una soluzione che contiene 20 g di fruttosio (massa molare =
180 g mol -1) in 400 g di H2O (kc = 1,86; ke = 0,512).
Calcoliamo la molalit della soluzione; in 400 g di
solvente sono contenute:
mol (fruttosio) = 20 g/ 180 g mol-1 = 0,11 mol
m = 0,11 mol/0,40 kg = 0,278 m
tc = kcm = 1,86 x 0,278 = 0,516
tc = 0C - 0,516 = -0,516C
t e = kem = 0,512 x 0,278 = 0,142C
te = 100C + 0,142 = 100,142C

LE SOLUZIONI
4) 3,9 g di un composto organico vengono sciolti in 40 g di
CS2 e si ha un innalzamento ebullioscopico di 1,0174C.
Calcola la massa molare del composto (ke di CS2 = 2,4).
te = kem m = te/ke = 1,1074/2,4 = 0,424 m

6) Il plasma del sangue umano ha una pressione osmotica di


7,65 atm a 37C. Calcola quanto glucosio C6H12O6 (massa
molare 180 g mol -1) si deve sciogliere in acqua per ottenere
0,250 l di soluzione isotonica (cio con la stessa pressione
osmotica) del plasma.

in 1000 g saranno presenti 3,9 g/0,040 kg = 97,5 g/


kg
visto che m = g kg-1/massa molare (g mol-1)
massa molare = g /m = 97,5/0,424 = 230 g mol-1

= 7,65 atm
V = 0,250 l
R = 0,0821
T = 37C = 310 K

5) Calcola la quantit di glicerolo C3H8O3 (massa molare =


92 g mol -1) che sciolta in 125 g di H2O provoca un
innalzamento ebullioscopico te = 0,150C (ke = 0,512).

Sostituendo nella relazione, calcoliamo n, cio il


numero di moli:
n (moli di glucosio) = V/RT =
7,65 x 0,250/0,0821 x 310 = 0,075 mol
g (glucosio) = 0,075 mol x 180 g mol-1 = 13,5 g

m = te/ke = 0,150/0,512 = 0,293 m


Le moli contenute in 125 g di H2O sono:
mol (glicerolo) = m x kg = 0,293 x 0,125 =
0,0366 mol
g (glicerolo) = 0,0366 mol x 92 g mol-1 = 3,37 g

LE SOLUZIONI
7) Calcola la temperatura di congelamento di una soluzione
acquosa contenente 4,52 g di NaOH (massa molare = 40 g
mol -1) in 199,7 g di H2O (kc = 1,86).
moli (NaOH) = 4,52 g/40 g mol-1 = 0,113 mol
m = 0,113 mol/0,1997 kg = 0,566 m

NaCl = 1, =2 e i = 2, si ha:
= MRT = 2 x 0,100 x RT
M = 0,200 M.

8. V VERIFICA SE HAI CAPITO


Essendo NaOH completamente dissociato, si ha
= 2 e = 1; quindi, il coefficiente di Vant Hoff :
i = [1+ ( -1)]= 1 + 1(2-1) = 2
tc = kcim = 1,86 x 2 x 0,566 = 2,11C. Essendo la
temperatura di congelamento di H2O uguale a
0,00C, la soluzione congela a -2,11C.
8) Calcola la concentrazione di una soluzione di glucosio
isotonica con una soluzione 0,100 M di NaCl,
completamente dissociato.
Due soluzioni isotoniche hanno la stessa pressione
osmotica.
Indicando con M la concentrazione della soluzione
di glucosio (non dissociato), e considerato che per

8.V.1 Partendo dalla definizione di soluzione,


riconosci il soluto e il solvente:
sale da cucina in acqua
acqua minerale gasata, contenente CO2
5 ml di metanolo in un litro dacqua
ghisa (5 % di C in Fe)
soluzione acquosa di acido solforico
8.V.2 Sulla base dei diversi modi per esprimere la
concentrazione di una soluzione, determina la
concentrazione delle seguenti soluzioni:

LE SOLUZIONI
- M di una soluzione contenente 2 moli di soluto in
1 litro di soluzione
- M di una soluzione contenente 0,5 moli di soluto
in 1 litro di soluzione
- M di una soluzione contenente 0,1 moli di soluto
in 1 litro di soluzione
- M di una soluzione contenente 4 moli di soluto in
2 litri di soluzione
- M di una soluzione contenente 1 mole di soluto in
2 litri di soluzione
- M di una soluzione contenente 0,2 moli di soluto
in 2 litri di soluzione
- M di una soluzione contenente 1 mole di soluto in
0,5 litri di soluzione
- M di una soluzione contenente 0,25 moli di soluto
in 0,5 litri di soluzione
- N di una soluzione 1 M di HCl
- N di una soluzione 0,5 M di HCl
- N di una soluzione 1 M di H3PO4 (formazione di
sali neutri)
- N di una soluzione 1 M di H2SO4 (formazione di

sali neutri)
8.V.3 Tenendo presente la distinzione tra
concentrazione e quantit di sostanza determina
il numero di moli di soluto presente nelle seguenti
soluzioni:
- 1 litro di soluzione 1 M
- 0,5 litri di soluzione 1 M
- 2 litri di soluzione 1 M
- 2 litri di soluzione 0,5 M

LE SOLUZIONI
Soluzione Pre-Test
La soluzione da preparare contiene:
moli = M x l = 0,5 mol l-1 x 0,240 l = 0,120 mol
La soluzione di partenza contiene 15,9 g di soluto in
100 g di soluzione;
100 g di soluzione corrispondono a 100 g/1,145 g
cm-3 = 87,34 cm3, in cui sono contenuti 15,9 g di
soluto
Quindi, 87,34 cm3 di soluzione contengono:
mol = 15,9 g/56,10 g mol-1 = 0,283 mol
Imposto una proporzione per individuare il volume
di soluzione che contiene 0,120 moli:
87,34 cm3 : 0,283 mol = x cm3 : 0,120 mol
x = 37,0 ml

ESERCIZI
ESERCIZI
1) La frazione molare i del componente i-esimo di
un miscela definita come:
a. i = ni/nt
b. i = ni/mt
c. i = ni/V
d. i = mi/mt
con n i = numero di moli del componente i-esimo
n t = numero di moli totali
m i = massa del componente i-esimo
m t = massa totale
V = volume totale
Soluzione
2) La molarit di una soluzione definita come:
a. moli di soluto/grammo di soluzione
b. moli di soluto/litro di solvente
c. moli di soluto/1000 grammi di solvente
d. moli di soluto/litro di soluzione
Soluzione

3) La molalit di una soluzione definita come;


a. moli di soluto/grammo di soluzione
b. moli di soluto/litro di solvente
c. moli di soluto/1000 grammi di solvente
d. moli di soluto/litro di soluzione
Soluzione
4) La frazione molare di acido acetico in una
soluzione ottenuta sciogliendo 10,0 g di
CH3COOH in 125 g di H2O :
a. 0,10
b. 0,125
c. 0,0234
d. 0,234
Soluzione

ESERCIZI
5) La molarit di una soluzione acquosa al 40,0 %
in peso di NaOH (densit 1,1240 g/cm3) :
a. 1,43
b. 14,3
c. 0,143
d. 0,40
Soluzione
6) La quantit in grammi di alcool metilico
presente in 200 ml di una soluzione acquosa 2,50
M di CH3OH :
a. 16
b. 1,6
c. 0,16
d. 160
Soluzione
7) Lespressione corretta della Legge di Raoult :
a. Pi = iP
b. Pi = i Pi*
c. Pi = YiP
d. Pi = YiPi*

dove:
i = frazione molare del componente i-esimo della
fase liquida
Yi = frazione molare del componente i-esimo della
fase vapore
Pi* = tensione di vapore del componente i-esimo
puro
Pi = pressione parziale del componente i-esimo
P = tensione di vapore della soluzione
Soluzione
8) Calcola la M di una soluzione contenente 7,88 g
di HNO3 in 80,5 cm3 di soluzione.
Soluzione
9) Calcola i grammi di KOH contenuti in 110,3
cm3 di soluzione 0,350 M.
Soluzione
10) Calcola la M e la N relativa alla formazione di
sali monoacidi di una soluzione contenente 35,53 g
di H3PO4 in 503 cm3 di soluzione.
Soluzione

ESERCIZI
11) Determina i grammi di HNO3 contenuti in
500,0 cm3 di soluzione 0,200 N come acido.
Soluzione
12) Data una soluzione acquosa 0,510 N di
NaOH, calcola m, % in peso e frazioni molari di
soluto e solvente (d = 1,0207 g/cm3).
Soluzione
13) Si miscelano 1,452 l di NaOH 0,220 N con
0,500 l di NaOH 0,450 M e 28,3 cm3 di NaOH
0,500 M. Calcola la M della soluzione finale,
considerando additivi i volumi.
Soluzione
14) Calcola il volume di HCl al 9,50 % in peso,
d = 1,045 g/cm3, necessario per preparare, per
diluizione con acqua, 1,350 l di HCl 2,40 N.
Soluzione
15) 20 cm3 di NaOH 0,015 M sono neutralizzati
da 15 cm3 di HCl. Calcola la M dellacido.
Soluzione

16) Calcola i grammi di soluto necessari per


preparare 580 cm3 di HBr 6 N. Quanti litri di
NaOH 1,3 N li neutralizzano?
Soluzione
17) Calcola la tensione di vapore a 20C di una
soluzione (che ha comportamento ideale)
contenente 1,0 g di glucosio C6H12O6 in 100,0 g di
acqua. La tensione di vapore dellacqua a 20C
17,535 Torr.
Soluzione
18) Calcola la tensione di vapore di una soluzione
contenente 3,85 g di I2 in 70,8 cm3 di CCl4 (d =
1,594 g cm-3) a 22 C. A questa temperatura la
tensione di vapore di CCl4 90,5 Torr.
Soluzione
19) In 500 g di acqua vengono sciolti 180 g di
glucosio C6H12O6 (massa molare = 180 g mol-1). A
quale temperatura bolle la soluzione?
Soluzione

ESERCIZI
20) 2,5 g di un composto organico sono sciolti in
12 g di acqua e la soluzione ha una temperatura di
congelamento di -4,212C. Calcola la massa
molare del composto, sapendo che kc uguale a
1,86.
Soluzione
21) Calcola la temperatura di congelamento
dellacqua in un radiatore di automobile che
contiene 1,0 kg di glicerina C3H8O3 (massa molare
= 92 g mol-1) in 4000 g di acqua (kc=1,86).
Soluzione
22) Una soluzione acquosa contenente 5 g di un
composto organico in 75 g di acqua ha una tc di
1,65C. Calcola la massa molare del composto
(kc = 1,86).
Soluzione

23) Calcola la pressione osmotica di una soluzione


preparata sciogliendo a 35C 10,0 g di albumina
(massa molare = 58700 g mol-1) in acqua fino ad
un volume di 0,500 l.
Soluzione
24) Una soluzione acquosa di un solido AB che si
dissocia parzialmente in A+ e B-, presenta un
innalzamento ebullioscopico di 0,225C. Calcola il
grado di dissociazione del soluto AB, sapendo che
sono state sciolte 0,135 mol di AB in 431 g di
acqua e che ke uguale a 0,512.
Soluzione
25) Il cloruro di calcio CaCl2 2H2O si dissocia
completamente in acqua in Ca2+ e Cl-. Calcola la
pressione osmotica a 32C di una soluzione 0,800
m di CaCl2 2H2O (d = 1,066 g/cm3).
Soluzione

ESERCIZI
SOLUZIONI

8. 1,55 M
Back

1. a
Back

9. 2,17 g
Back

2. d
Back

10. 0,721 M; 1,442 N


Back

3. c
Back

11. 6,30 g
Back

4. c
Back
5. b

12. 0,510 m; 2 % in peso; soluto = 9,1010-3


solvente = 0,9909

Back

Back

13. 0,282 M

6. a

Back

Back
14. 1,190 l

7. b
Back

Back

ESERCIZI
15. 0,02 M

23. 8,610-3 atm


Back

16. 281,5 g; 2,676 l

Back

Back

24. = 0,403

Back

25. 57,3 atm

17. 17,517 Torr


18. 88,7 Torr
Back
19. 101,2C
Back
20. 92,18 g mol-1
Back
21. -5,05C
Back
22. 75,16 g mol-1
Back

Back
Back

LEQUILIBRIO CHIMICO
LEQUILIBRIO CHIMICO

11.3.3 VARIAZIONI DI TEMPERATURA

11.A PRE-REQUISITI

11.V VERIFICA SE HAI CAPITO

11.B PRE-TEST

ESERCIZI

11.C OBIETTIVI
11.1 INTRODUZIONE: LEQUILIBRIO
DINAMICO
11.2 REAZIONI CHIMICHE DI
EQUILIBRIO E COSTANTE DI
EQUILIBRIO
11.2.1 ESERCIZI SVOLTI

11.3 FATTORI CHE INFLUENZANO


LEQUILIBRIO: IL PRINCIPIO DI LE
CHATELIER
11.3.1 VARIAZIONI DI CONCENTRAZIONE
11.3.2 VARIAZIONI DI PRESSIONE

LEQUILIBRIO CHIMICO
11.A PRE-REQUISITI
Prima di iniziare a lavorare su questa Unit, dovresti
essere in grado di:
spiegare il significato di una reazione chimica e del
simbolo che la rappresenta;
distinguere nel simbolo di reazione i reagenti dai
prodotti ed individuare i relativi coefficienti
stechiometrici;
spiegare che cosa si intende per tensione di vapore
di un liquido;
definire la pressione parziale dei componenti di
una miscela gassosa;
risolvere semplici equazioni di primo e secondo
grado;
definire la velocit di reazione e la sua relazione
con la concentrazione delle specie presenti.

11.B PRE-TEST
Data la reazione esotermica:
N2 (g) + 3H2 (g) 2NH3 (g)

Scrivi la costante di equilibrio e indica come si sposta


lequilibrio se:
si aggiunge H2
si sottrae N2
si sottrae il prodotto NH3
si aumenta la pressione
si diminuisce la temperatura
Soluzione

11.C OBIETTIVI
Al termine di questa Unit dovrai essere in grado di:
comprendere il significato di equilibrio dinamico in
riferimento a trasformazioni di natura fisica e
chimica;
partendo da una generica reazione chimica,
descrivere in che modo si stabilisce lequilibrio,
spiegando come variano le concentrazioni di reagenti
e prodotti e le velocit di reazione nel tempo;
scrivere la costante di equilibrio di una qualsiasi
reazione e spiegarne il significato;

LEQUILIBRIO CHIMICO
comprendere la portata generale della legge
dellequilibrio chimico, distinguendo tra Kc e Kp;
date una reazione di equilibrio e la relativa costante
di equilibrio, calcolare le concentrazioni di tutte le
specie presenti allequilibrio;
enunciare il principio di Le Chatelier e
comprenderne il significato;
valutare lo spostamento dellequilibrio su una
reazione chimica al variare di concentrazione dei
reagenti e/o dei prodotti, temperatura e pressione.

11.1 INTRODUZIONE: LEQUILIBRIO


DINAMICO
Per definire la tensione di vapore di un liquido
(cio la pressione esercitata da un vapore in
equilibrio con il liquido), abbiamo fatto riferimento
ad una situazione di equilibrio, che pu stabilirsi in
un recipiente chiuso mantenuto a temperatura
costante, parzialmente riempito di un liquido. Si
verifica in questo caso la progressiva evaporazione
del liquido fino al raggiungimento di uno stato di
equilibrio in cui apparentemente la situazione non si

modifica pi. In realt, questo stato di equilibrio un


EQUILIBRIO DINAMICO e le propriet
macroscopiche del sistema non variano perch il
numero di particelle che abbandonano il liquido per
evaporazione bilanciato da un uguale numero di
particelle di gas che condensano allo stato liquido.
Questo tipo di equilibrio sembra verisimile in una
situazione, come quella descritta, in cui le particelle
sono in continuo movimento e sarebbe difficile
associarle ad un equilibrio di tipo statico. Il
movimento delle molecole continua anche dopo il
raggiungimento dellequilibrio ed i due fenomeni
opposti (evaporazione-condensazione) si
controbilanciano, per cui dallesterno le propriet
appaiono costanti.
Unanaloga situazione si osserva se si aggiunge
zucchero in acqua fino a quando, anche mescolando,
non pi possibile scioglierlo tutto; in questo caso
(di cui ci occuperemo a proposito degli equilibri di
solubilit), si stabilisce un equilibrio dinamico tra
soluto e soluzione e, se il sistema non viene
modificato, le propriet macroscopiche non variano.
Tuttavia, trattandosi di un equilibrio dinamico,

LEQUILIBRIO CHIMICO
possiamo prevedere che la dissoluzione continui e
che le particelle di soluto che passano nella soluzione
in un certo tempo siano bilanciate da un uguale
numero di particelle che si ricongiungono al solido.
CARATTERISTICHE FONDAMENTALI
DELLEQUILIBRIO DINAMICO:
le propriet macroscopiche del sistema si
mantengono costanti in determinate condizioni;

i processi microscopici continuano, ma le


propriet macroscopiche non variano, in quanto
processi opposti si bilanciano;

lequilibrio pu essere raggiunto in entrambi i


sensi, sia partendo dai reagenti, che dai prodotti (in
questo caso la reazione viene definita reversibile);

lequilibrio pu essere raggiunto solo in un


sistema chiuso, che non scambia materia con
lesterno.

11.2 REAZIONI CHIMICHE DI


EQUILIBRIO E COSTANTE DI
EQUILIBRIO
Consideriamo la reazione di sintesi dellacido
iodidrico:
H2 (g) + I2 (g) 2HI (g)
incolore violetto incolore
Operando ad una temperatura di circa 150C, si
osserva che la colorazione violetta, tipica dei vapori
di I2, si attenua rapidamente allinizio, poi sempre pi
lentamente, e non scompare mai del tutto; ci fa
pensare che da un certo momento in poi coesistano
in equilibrio i reagenti e il prodotto della reazione.
Daltra parte, scaldando HI a circa 400C si nota la
comparsa del colore violetto, tipico di I2, segno che
probabilmente avvenuta la reazione opposta:
2HI (g)
I2 (g) + H2 (g)
incolore violetto incolore

LEQUILIBRIO CHIMICO
Si tratta quindi, di una reazione reversibile.
Tuttavia, anche la decomposizione di HI non mai
completa ed i prodotti di reazione coesistono in
equilibrio con i reagenti. Possiamo quindi scrivere:
H2 (g) + I2 (g) 2HI (g)
Vediamo in maggior dettaglio come si arriva
allequilibrio, valutando le due reazioni (diretta e
inversa) da un punto di vista cinetico. Come detto
(urti tra particelle e teoria cinetica dei gas),
affinch vi sia reazione, le particelle devono urtarsi
tra loro in modo efficace (per energia e
orientamento); a temperatura costante, la probabilit
di urto proporzionale alla concentrazione delle
specie presenti, che in relazione con la velocit di
reazione.

quando la reazione ha inizio, la velocit della


reazione verso destra (V1) assume un valore iniziale
che poi progressivamente DIMINUISCE perch
diminuiscono le concentrazioni delle specie reagenti
H2 e I2 che si consumano;

daltra parte, a mano a mano che si forma il


prodotto HI, AUMENTA la velocit della reazione
verso sinistra (V2), che inizialmente nulla.

dopo un certo tempo si giunge ad una


situazione di equilibrio dinamico, in cui le
concentrazioni dei reagenti e dei prodotti sono
costanti e tali per cui le due velocit assumono lo
stesso valore:

V 1 = V2

allequilibrio

LEQUILIBRIO SI STABILISCE QUANDO LE


VELOCITA DELLA REAZIONE DIRETTA E
DI QUELLA INVERSA SONO UGUALI.
In queste condizioni, il numero di particelle di HI
che si formano in un certo intervallo di tempo
uguale al numero di particelle di HI che si
decompongono nello stesso periodo; le
concentrazioni delle specie presenti non variano pi
e dal punto di vista macroscopico il sistema
mantiene invariate le sue propriet.

LEQUILIBRIO CHIMICO
Attraverso misure sperimentali stato osservato che
AD UNA CERTA TEMPERATURA il rapporto:
[HI]2eq
assume un valore costante
[H2]eq [I2]eq
Questa espressione dipende dalla stechiometria
della reazione: gli esponenti di ogni concentrazione
corrispondono ai coefficienti stechiometrici della
reazione bilanciata. Inoltre, va notato che le
concentrazioni indicate sono quelle
ALLEQUILIBRIO, che vanno determinate a
partire dalle concentrazioni iniziali (esercizi svolti).
Il valore di questo rapporto di concentrazioni la
cosiddetta COSTANTE DI EQUILIBRIO:
per la reazione H2 (g) + I2 (g) 2HI (g) possiamo
scrivere:

K=

[HI]2eq
[H2]eq [I2]eq

Normalmente lindice eq non si indica ed


sottinteso che si tratta delle concentrazioni
allequilibrio.
Generalizzando i risultati ottenuti, possibile
ricavare una LEGGE DELLEQUILIBRIO
CHIMICO (chiamata anche legge di azione di
massa) valida per qualsiasi reazione. Per la generica
reazione:
aA + bB cC + dD
in cui a, b, c, d sono i coefficienti stechiometrici, si
trova sperimentalmente che il rapporto
[C]c [D]d
=K
[A]a [B]b
dove K la costante di equilibrio, il cui valore
costante ad una certa temperatura.
Nellespressione della costante di equilibrio si
scrivono al numeratore le concentrazioni
allequilibrio dei prodotti e al denominatore quelle
dei reagenti, ciascuna con un esponente pari al
coefficiente stechiometrico che la caratterizza nel

LEQUILIBRIO CHIMICO
simbolo di reazione bilanciato.
Dal momento che in essa compaiono le
concentrazioni di reagenti e prodotti, questa costante
di equilibrio viene spesso indicata con il simbolo Kc.
La relazione tra costante di equilibrio e simbolo di
reazione molto stretta; infatti, se la costante di
equilibrio per la reazione H2 (g) + I2 (g) 2HI (g) :

Se i coefficienti di una certa reazione vengono


moltiplicati tutti per uno stesso fattore (ad esempio,
2, 3, ecc.), K viene elevata ad una potenza
corrispondente al fattore moltiplicativo; se, invece, i
coefficienti vengono divisi per un certo fattore,
bisogna estrarre la corrispondente radice di K (ad
esempio, la radice quadrata se si divide per 2).
Riguardo allunit di misura, per la reazione
H2 + I2 2HI, la costante

[HI]2
Kc =

[HI]2 (mol l-1)2


Kc =

[H2] [I2]

la costante per la reazione inversa 2HI H2 + I2 ,


alla stessa temperatura:

Kc =

dove K = 1/K

[H2] [I2]
[HI]2

[H2] [I2] (mol l-1)2

adimensionale, in quanto il numero di particelle dei


reagenti uguale a quello dei prodotti, per cui le
unit di misura si annullano. Se le particelle di
reagenti e prodotti sono in numero diverso, come nel
caso della reazione N2 + 3H2 2NH3, la costante di
equilibrio espressa in una unit di misura data da:

LEQUILIBRIO CHIMICO
[NH3]2 (mol l-1)2

K =
cio
[N2] (mol l-1) [H2]3 (mol l-1)3

1
(mol l-1)2

Lordine di grandezza della costante di equilibrio


fornisce indicazioni sulla proporzione di reagenti che
viene trasformata nei prodotti: un valore elevato
indica che la quantit dei prodotti maggiore rispetto
a quella dei reagenti che non hanno reagito, mentre
un valore basso indica che solo una piccola parte dei
reagenti si trasformata nei prodotti.
La costante di equilibrio dice quanto completa una
reazione, ma non d informazioni sulla velocit di
trasformazione dei reagenti nei prodotti, legata alla
cinetica della reazione ed indipendente dal valore
della costante.
Nelle MISCELE GASSOSE le quantit di reagenti e
prodotti vengono spesso indicate in termini di
pressione parziale, piuttosto che di molarit; in
questo caso, possibile scrivere una costante, indicata
con Kp, del tutto simile a Kc, in cui le concentrazioni

di reagenti e prodotti vengono sostituite dalle


pressioni parziali DEI COMPONENTI GASSOSI
(non di quelli solidi o liquidi che eventualmente
compaiono nel simbolo di reazione). Ad esempio,
per la reazione
H2 (g) + I2 (g) 2HI (g)

Kp =

p2 HI

p H2 p I2

La relazione tra Kp e Kc pu essere ricavata


ricorrendo allequazione di stato dei gas perfetti
ed data da:
Kp = Kc (RT)
dove rappresenta la differenza tra la somma dei
coefficienti dei prodotti e la somma dei coefficienti
dei reagenti (per una reazione
aA + bB cC + dD, = c+d-a-b).
Per = 0 (somma coefficienti reagenti = somma

LEQUILIBRIO CHIMICO
coefficienti prodotti) Kc = Kp
11.2.1 ESERCIZI SVOLTI

1) Scrivi lespressione della costante di equilibrio Kc per la


reazione:
Fe3+ (aq) + NCS- (aq) Fe(NCS)2+ (aq)
[Fe(NCS)2+]
Kc =

[Fe3+] [NCS-]

2) Scrivi le espressioni di Kc e Kp per la reazione:

Kp =

Kc =

[O2] [SO2]2

p2SO2 pO2

3) Scrivi lespressione della costante di equilibrio Kc per le


reazioni:
CaCO3 (s) CaO (s) + CO2 (g)
NH4HS (s) NH3 (g) + H2S (g)
In entrambi i casi, si tratta di un equilibrio
eterogeneo; la concentrazione di un solido puro varia
in misura limitatissima e pu essere inglobata nella
costante:

2SO2 (g) + O2 (g) 2SO3 (g)


[SO3]2

p2SO3

Kc =

[CaO (s)] [CO2 (g)]


[CaCO3 (s)]

oppure Kc = [CO2 (g)]

LEQUILIBRIO CHIMICO
[NH3 (g)] [H2S (g)]
oppure Kc = [NH3 (g)] [H2S (g)]
Kc =
[NH4HS (s)]
4) Si sciolgono 1,0 moli di A in 1,0 l di soluzione; si
stabilisce lequilibrio A B, che ha una Kc = 0,80. Calcola
le concentrazioni di A e di B allequilibrio.
Inizialmente presente 1,0 mole di A, mentre B
assente
si pu supporre che si consumi una quantit x di A
(visto che A diminuisce sar -x); confrontando i
coefficienti stechiometrici di A e di B, x la
variazione positiva di B, corrispondente alla quantit
di B che si forma.
allequilibrio rimarranno (1,0-x) moli di A e si
saranno formate x moli di B.
Schematicamente possiamo scrivere:

Inizio
Variazione
Equilibrio

1,0
-x
1,0 - x

B
/
+x
x

Sostituiamo i valori di concentrazione allequilibrio


nella Kc:
[B]
x
Kc =
=
= 0,80
[A]
1,0 - x
Risolvendo lequazione di primo grado rispetto ad x,
si ottiene x = 0,44; quindi
[A] = 1,0 - x = 0,56 M
[B] = 0,44 M

LEQUILIBRIO CHIMICO
5) In un recipiente da 1,0 l si introducono 2,0 moli di H2 e
1,0 mol di I2 a 440C e si ha la reazione H2 + I2 2HI;
calcolare le concentrazioni di tutte le specie allequilibrio (Kc a
440C = 50)

-b + b2-4ac
Applicando la risolvente x = __________________
2a
si ottiene x = 0,935

Procediamo come nellesercizio precedente, tenendo


conto dei coefficienti stechiometrici:

Le concentrazioni allequilibrio sono:

I2
I
V
E
Kc =

H2

1,0
-x
1,0 - x
(2x)2

2HI

2,0
-x
2,0 - x
4x2
=

(1,0 - x) (2,0 - x)

da cui 46x2 -150x +100 = 0

/
2x
2x
=

x2-3x+2

[HI] = 2x = 1,870 M
[H2] = 2-x = 1,065 M
[I2] = 1-x = 0,065 M

50

6) In un reattore in cui stato introdotto HI alla pressione di


8,2 atm, si stabilisce lequilibrio 2HI H2 + I2. Calcolare
le pressioni parziali di tutte le specie allequilibrio, sapendo
che alla temperatura a cui si opera Kp = 2,0410-2.
Procediamo come nei casi precedenti, introducendo
nello schema le pressioni parziali invece del numero
di moli (la pressione parziale e le moli di ogni
componente di una miscela gassosa sono tra loro
proporzionali).

LEQUILIBRIO CHIMICO
2HI
I
V
E
pKc =

8,2
-2x
8,2 - 2x
pH2 pI2
p2HI

H2

/
x
x

I2
/
x
x

x2
=

= 2,0410-2
(8,2 - 2x)2

Estraendo la radice quadrata di entrambi i membri e


risolvendo lequazione, si ottiene x = 0,91
Le pressioni parziali allequilibrio sono:
pHI = 8,2 - 2x = 6,4 atm
pH2 = pI2 = 0,91 atm

11.3 FATTORI CHE INFLUENZANO


LEQUILIBRIO: IL PRINCIPIO DI LE
CHATELIER
Dal punto di vista qualitativo, possibile prevedere
in un sistema come viene influenzato lequilibrio da
una variazione di concentrazione, di temperatura e di
pressione. Si applica il
PRINCIPIO DI LE CHATELIER:
OGNI SISTEMA IN EQUILIBRIO REAGISCE
AD UNA PERTURBAZIONE ESTERNA
CON UNO SPOSTAMENTO
DELLEQUILIBRIO CHE SI OPPONE ALLA
PERTURBAZIONE.
Si stabiliscono, quindi, nuovi valori di
concentrazione che soddisfano il valore del rapporto
definito dalla costante di equilibrio.
Lequilibrio non viene invece influenzato
dalleventuale presenza di un catalizzatore.

LEQUILIBRIO CHIMICO
11.3.1 VARIAZIONI DI CONCENTRAZIONE

Se in un sistema allequilibrio si varia la


concentrazione di una delle specie presenti,
lequilibrio si sposta in modo da compensare la
variazione di concentrazione. Cos, se si diminuisce
la concentrazione di un reattivo o di un prodotto,
avverr in misura maggiore la reazione che lo
produce, mentre se viene aggiunta una specie,
lequilibrio si sposta in modo da favorire la reazione
che permette di consumarla.
Consideriamo la generica reazione:
aA + bB cC + dD
e supponiamo che il sistema abbia raggiunto
lequilibrio; le concentrazioni di reagenti e prodotti
saranno tali per cui:
[C]c [D]d
= Kc
[A]a [B]b

Se si aggiunge un reagente (A o B), lequilibrio

si sposta a destra () in modo da consumare una


maggiore quantit di reagenti;

effetto analogo si ha allontanando un prodotto


(C o D): lequilibrio si sposta a destra () per
ripristinare il prodotto allontanato;

inversamente, se si aggiunge un prodotto o si


allontana un reagente, lequilibrio si sposta a sinistra
().

VARIAZIONI DI CONCENTRAZIONE
PERTURBAZIONE
EFFETTO

Aumento di un reagente o
diminuzione di un prodotto
spostamento a destra

PERTURBAZIONE Diminuzione di un reagente


o aumento di un prodotto
EFFETTO
spostamento a sinistra

LEQUILIBRIO CHIMICO
ESEMPI
H2 + I2 2HI

aggiunta di H2
spostamento a destra
aggiunta di HI
spostamento a sinistra
allontanamento di I2 spostamento a sinistra
allontanamento di HI spostamento a destra

CaCO3 (s) CaO (s) + CO2 (g)


Essendo uno dei prodotti allo stato gassoso,
possibile spostare completamente lequilibrio verso
destra operando in recipiente aperto: CO2 si
allontana a mano a mano che si forma e si ha la
decomposizione completa di CaCO3.

11.3.2 VARIAZIONI DI PRESSIONE

Sono influenzati da variazioni di pressione gli


equilibri in cui la trasformazione dei reagenti nei
prodotti comporta una variazione di pressione; tali
variazioni possono prodursi in presenza di uno o pi
componenti gassosi se tra reagenti e prodotti varia il
numero di moli allo stato gassoso. Infatti, in base
allequazione di stato dei gas perfetti, a parit di altre
condizioni, la pressione esercitata proporzionale al
numero di moli di gas.
Consideriamo lequilibrio:
2A (g) + B (g) C (g) + 4D (g)
Si valuta se la reazione comporta un aumento o
una diminuzione di moli (e quindi di pressione): in
questo caso la reazione verso destra implica un
aumento di pressione (si passa da 3 a 5 moli), quella
verso sinistra una diminuzione di pressione.

Se la P aumenta, lequilibrio si sposta in modo


da produrre una diminuzione di pressione, quindi

LEQUILIBRIO CHIMICO
verso sinistra.

Se la P diminuisce, lequilibrio si sposta in modo da produrre un aumento di pressione, quindi verso destra.
VARIAZIONI DI PRESSIONE

PERTURBAZIONE:
EFFETTO:

CONDIZIONE: moli reagenti > moli prodotti


Aumento di P
diminuzione di P
spostamento a destra
spostamento a sinistra

PERTURBAZIONE:
EFFETTO:

CONDIZIONE: moli reagenti < moli prodotti


Aumento di P
diminuzione di P
spostamento a sinistra
spostamento a destra

PERTURBAZIONE:
EFFETTO:

CONDIZIONE: moli reagenti = moli prodotti


Aumento o diminuzione di P
nessuno

CONDIZIONE: reattivi e prodotti tutti solidi, liquidi o sciolti in soluzione


PERTURBAZIONE:
Aumento o diminuzione di P
EFFETTO:
nessuno

LEQUILIBRIO CHIMICO
ESEMPI
2CO (g) + O2 (g) 2CO2 (g)
Dalla stechiometria della reazione, risulta che la
reazione verso destra comporta una diminuzione di
P (da 3 moli a 2 moli)

aumento di P
spostamento a destra

diminuzione di P spostamento a sinistra


Cl2 (g) 2Cl
La reazione verso destra produce un aumento di P
(da 1 mole a 2 moli)
aumento di P
spostamento a sinistra
diminuzione di P spostamento a destra
H2O (g) + CO (g) H2 (g) + CO2 (g)
La reazione non comporta variazioni nel numero di
moli di specie gassose. Quindi, variazioni di
pressione non hanno effetti sullequilibrio.

11.3.3 VARIAZIONI DI TEMPERATURA

Le reazioni si dicono esotermiche se sviluppano


calore, endotermiche se assorbono calore. Il calore
ceduto o assorbito pu essere indicato nel simbolo
di reazione insieme a reagenti e prodotti.
Reazione esotermica (H < 0):
aA + bB cC + dD + q
q>0
Reazione endotermica (H > 0):
q +aA + bB cC + dD
q>0
Per una reazione esotermica, un aumento di
temperatura provoca uno spostamento a sinistra,
una diminuzione di temperatura uno spostamento a
destra.

Inversamente, per una reazione endotermica,


un aumento di temperatura provoca uno
spostamento a destra, una diminuzione di
temperatura uno spostamento a sinistra.

I processi esotermici sono favoriti da una


diminuzione di T, quelli endotermici sono favoriti da

LEQUILIBRIO CHIMICO
un aumento di T.
VARIAZIONI DI TEMPERATURA
Reazione ESOTERMICA
PERTURBAZIONE: Aumento di T
EFFETTO:
spostamento a sinistra

PERTURBAZIONE:
EFFETTO:

diminuzione di T
spostamento a destra

Reazione ENDOTERMICA
PERTURBAZIONE: Aumento di T
EFFETTO:
spostamento a destra

PERTURBAZIONE:
EFFETTO:

diminuzione di T
spostamento a sinistra

LEQUILIBRIO CHIMICO
ESEMPI
N2 + 3H2 2NH3+ q
reazione esotermica (H0 = -92 kJ mol-1)
aumento di T spostamento a sinistra

diminuzione di temperatura spostamento


a destra

q + N2O4 2NO2
reazione endotermica (H0 = +57 kJ mol-1)
aumento di T
spostamento a destra

diminuzione di temperatura spostamento a


sinistra

11.V VERIFICA SE HAI CAPITO


11.V.1 Basandoti sul significato di equilibrio
dinamico, considera il generico equilibrio 2A B
ed individua:
quante molecole di B si trasformano in A
nellunit di tempo, se 10 molecole di A si
trasformano in B nello stesso intervallo di tempo

quante molecole di A si trasformano in B


nellunit di tempo se 50 molecole di B si
trasformano in A nello stesso intervallo di tempo.

11.V.2 Per ciascuna delle seguenti reazioni di


equilibrio, scrivi lespressione della costante di
equilibrio, valutando la relazione tra la K1 e le altre
due costanti:
1.
2.
3.

A+BC+D
K1
2A + 2B 2C + 2D
K2
1/2 A + 1/2 B 1/2 C + 1/2 D

K3

LEQUILIBRIO CHIMICO
11.V.3 Traendo spunto dai calcoli che consentono di
determinare la concentrazione delle specie
presenti allequilibrio, completa i dati mancanti
(*):
I2

H2

2HI

5 moli

3 moli

2 moli

2 moli

11.V.4 Sulla base del principio di Le Chatelier e


delleffetto delle variazioni di pressione sugli
equilibri allo stato gassoso, individua come si
modificano gli equilibri seguenti in seguito ad un
aumento di pressione:

I2 (g) + H2 (g)
(2 moli)

2HI (g)
(2 moli)

A (g)+ B (g)
(2 moli)

3H2 (g) + N2 (g)


(4 moli)

3C (g) + 4D (g)
(7 moli)
2NH3
(2 moli)

LEQUILIBRIO CHIMICO
Soluzione Pre-Test
[NH3]2
Kc = ________________
[N2] [H2]3
a destra

a sinistra

a destra

a destra (la reazione verso destra comporta una


diminuzione di pressione, visto che si passa da 4 a 2
moli di specie gassose)

a destra

ESERCIZI
ESERCIZI
1) Il valore della costante di equilibrio Kp dipende:
a. dalle pressioni parziali allequilibrio di reagenti e
prodotti
b. dalla composizione allequilibrio del sistema di
reazione
c. dalla pressione
d. dalla temperatura
Soluzione
2) Il valore della costante di equilibrio Kc dipende:
a. dalle concentrazioni allequilibrio di reagenti e
prodotti
b. dal volume allequilibrio del sistema di reazione
c. dalla pressione
d. dalla temperatura
Soluzione
3) Per una reazione chimica in condizioni di
equilibrio:
a. la quantit di ciascun reagente e prodotto rimane

costante nel tempo


b. le quantit dei reagenti sono trascurabili
c. le quantit dei prodotti sono sempre maggiori di
quelle dei reagenti
d. le quantit (in moli) di reagenti e prodotti sono
sempre uguali
Soluzione
4) Per la reazione di equilibrio:
CO (g) + 1/2 O2 (g) CO2 (g)
p CO2
a. Kp = ____________
p CO p O2
p CO2
b. Kp = ____________
p CO p1/2 O2

ESERCIZI
p CO p1/2 O2
c. Kp = ____________
p CO2
[CO2]
d. Kp = ____________
[CO] [O2]1/2
5) Per la reazione di equilibrio:
N2O4 (g) 2NO2 (g)
a. Kc = [N2O4]/[NO2]2
b. Kc = [NO2]2/[N2O4]
c. Kc = [N2O4] [NO2]2
d. Kc = [NO2]/[N2O4]

6) Per la reazione di equilibrio:


2NOCl 2NO + Cl2
[NO]2 [Cl2]
a. Kc = _______________
[NOCl]2
Soluzione

[NO] [Cl2]
b. Kc = _______________
[NOCl]
[NOCl]2
c. Kc = _______________
[NO]2 [Cl2]

Soluzione

p2NO pCl2
d. Kc = _______________
p2 NOCl
Soluzione

ESERCIZI
7) Per la reazione di equilibrio
C2H4 (g) + H2O (g) C2H5OH (g)
risulta:
a. Kp = Kc
b. Kp = Kc (RT)1
c. Kp = Kc (RT)-1
d. Kp = Kc (1/V)-1

Soluzione

8) Per la reazione di equilibrio


3MnSO4 (s) Mn3O4 (s) + 2SO3 (g) + SO2 (g)
risulta:
a. Kp = Kc
b. Kp = Kc (RT)3
c. Kp = Kc (RT)-1
d. Kp = Kc (RT)-3
Soluzione

9) Per la reazione di equilibrio:


H2 (g) + I2 (g) 2HI (g)
a T = 698 K risulta Kc = 55,2;
per la reazione:
1/2 H2 (g) + 1/2 I2 (g) HI (g)
la costante di equilibrio Kc alla stessa temperatura
vale:
a. Kc = 55,2
b. Kc = 2 x 55,2
c. Kc = (55,2)2
d. Kc = (55,2)1/2
Soluzione
10) Per la reazione di equilibrio:
N2 (g) + O2 (g) 2NO (g)
a T = 2000 K si ha Kc = 4,110-4; allora per la
reazione:
2NO (g) N2 (g) + O2 (g)
risulta:
a. Kc = 4,110-4
b. Kc = 1/(4,110-4)

ESERCIZI
c. Kc = (4,110-4)2
d. 1/Kc = 1/(4,110-4)

c. lequilibrio non influenzato


d. aumenta la velocit di reazione
Soluzione

Soluzione

11) Data la reazione esotermica:


N2 + 3H2 2NH3
in seguito ad un aumento di temperatura:
a. si ha uno spostamento dellequilibrio verso
destra
b. si ha uno spostamento dellequilibrio verso
sinistra
c. lequilibrio non influenzato
d. aumenta la velocit di reazione
Soluzione

13) Data la reazione di equilibrio:


C2H4 (g) + H2O (g) C2H5OH (g)
lequilibrio si sposta verso destra se:
a. si aumenta la pressione
b. si diminuisce la pressione
c. si introduce un opportuno catalizzatore
d. si allontana H2O
Soluzione

12) Data la reazione endotermica:


2CO C + O2
in seguito ad un aumento di temperatura:
a. si ha uno spostamento dellequilibrio verso
destra
b. si ha uno spostamento dellequilibrio verso
sinistra

ESERCIZI
14) Data la reazione di equilibrio:
2CO (g) C (s)+ O2 (g)
in seguito ad un aumento di pressione
a. si ha uno spostamento dellequilibrio verso
destra
b. si ha uno spostamento dellequilibrio verso
sinistra
c. lequilibrio non influenzato
d. aumenta la velocit di reazione
Soluzione
15) Data la reazione di equilibrio:
2NOCl (g) 2NO (g) + Cl2 (g)
lequilibrio si sposta verso destra se:
a. si toglie una certa quantit di NOCl
b. si aggiunge una certa quantit di NO
c. si aggiunge una certa quantit di Cl2
d. si toglie una certa quantit di Cl2

Soluzione

16) La posizione di un equilibrio chimico in fase


gassosa in genere pu essere spostata:
a. solo agendo sulla temperatura
b. solo agendo sulla pressione
c. solo agendo sulla quantit dei reagenti e/o dei
prodotti
d. agendo su tutti e tre i fattori
Soluzione
17) Data la reazione:
N2O4 (g) 2NO2 (g)
scrivi lespressione della costante di equilibrio Kc e
calcolane il valore, sapendo che a 25C in un
recipiente di 3 l sono presenti allequilibrio 7,64 g
di N2O4 e 1,56 g di NO2.
Soluzione

ESERCIZI
18) Calcola le pressioni parziali dei due gas e la
pressione totale di un campione di NH4HS
introdotto in un pallone in cui stato fatto il vuoto e
in cui si stabilisce lequilibrio :
NH4HS (s) NH3 (g) + H2S (g)
(Kp = 0,108 a 25C)
Soluzione
19) In un recipiente da 1 l mantenuto a 540 K
vengono introdotte 0,500 moli di PCl5. Si stabilisce
lequilibrio secondo la reazione
PCl5 (g) PCl3 (g) + Cl2
allequilibrio sono presenti 0,342 moli di PCl5, 0,158
mol di PCl3 e 0,158 mol di Cl2. Calcola Kc e Kp.
Soluzione
20) Data la reazione:
H2S (g) + I2 (s) 2HI (g) + S (s)
allequilibrio a 60C le pressioni parziali dei gas sono
pH2S = 9,9610-1 atm e pHI = 3,65 x 10-3 atm. Calcola
Kp.
Soluzione

21) Vengono fatte reagire in un volume di 0,800 l


di soluzione 1,4310-2 mol di A e 2,2010-2 mol di
B. Sapendo che per lequilibrio
A + B 2C Kc = 1,8910-1, calcola la
concentrazione delle specie allequilibrio.
Soluzione
22) Data la reazione esotermica:
N2 + 3H2 2NH3
come si sposta lequilibrio in seguito a:
a. aggiunta di N2
b. allontanamento di NH3
c. aumento di P
d. diminuzione di T
Soluzione
23) Data la reazione:
2SO2 (g) + O2 (g) 2SO3 (g) H0 = -180 kJ mol-1
La quantit di SO3 formata sar maggiore ad alte
o a basse temperature?
Soluzione

ESERCIZI
24) Data la reazione esotermica:
CH4 (g) + H2O (g) CO (g) + 3H2 (g)
1scrivi lespressione della costante di equilibrio Kc.
Come si sposta lequilibrio se:
a. si aumenta la pressione
b. si aumenta la temperatura
c. si introduce un catalizzatore
d. si allontana H2
Soluzione
25) Data la reazione:
Sn2+ + 2Fe3+ Sn4+ + 2Fe2+
a 25C la costante di equilibrio Kc uguale a 1010.
Scrivi lespressione della Kc
Calcola i valori di Kc per le reazioni:
a. Sn4+ + 2Fe2+ Sn2+ + 2Fe3+
b. 2Sn2+ + 4Fe3+ 2Sn4+ + 4Fe2+
Soluzione

26) Data la reazione endotermica:


PCl5 (g) PCl3 (g) + Cl2
Valuta come si sposta lequilibrio se:
a. si aggiunge PCl5
b. si aumenta la pressione
c. si aumenta la temperatura
Soluzione

ESERCIZI
SOLUZIONI

8. b
Back

1. d
Back

9. d
Back

2. d
Back

10. b
Back

3. a
Back

11. b
Back

4. b
Back

12. a
Back

5. b
Back

13. a
Back

6. a
Back

14. a
Back

7. c
Back

15. d
Back

ESERCIZI
16. d
Back
17.
[NO2]2
Kc = ___________
[N2O4]

a 25 Kc = 4,6110

Back

-3

23. reazione esotermica, basse T

Back

18. 0,329 atm; 0,329 atm, 0,658 atm


Back
19. Kc = 7,3010-2; Kp = 3,23

Back

20. Kp = 1,3410-5

Back

21. [A] = 1,4010 ; [B] = 2,3610 ;


[C] = 7,8810-3
-2

22.
a. destra
b. destra
c. destra
d. destra

-2

Back

Back
[CO] [H2]3
24. Kc = ________________
[CH4] [H2O]
a. sinistra
b. sinistra
c. non si ha spostamento
d. destra
Back

ESERCIZI
[Sn4+] [Fe2+]2
25. Kc = ________________
[Sn2+] [Fe3+]2
a. K = 1/Kc = 110-11
b. K = Kc2 = 11020

Back

26.
a. destra
b. sinistra
c. destra
Back

ELETTROCHIMICA
ELETTROCHIMICA
13.A PRE-REQUISITI
13.B PRE-TEST
13.C OBIETTIVI
13.1 INTRODUZIONE
13.2 PILE
13.2.1 SERIE DEI POTENZIALI STANDARD DI
RIDUZIONE
13.2.2 ESERCIZI SVOLTI

13.3 LELETTROLISI
13.3.1 LEGGI DI FARADAY
13.3.2 ESERCIZI SVOLTI

13.V VERIFICA SE HAI CAPITO

Tabella dei potenziali

ESERCIZI

ELETTROCHIMICA
13.A PRE-REQUISITI
Prima di iniziare a lavorare su questa Unit, dovresti
essere in grado di:

illustrare il significato di una formula chimica e


del simbolo che la descrive dal punto di vista
microscopico e macroscopico;

spiegare il significato del concetto di mole;

bilanciare reazioni chimiche redox e non redox;

interpretare i processi di ossidazione e riduzione


in termini di cessione/acquisto di elettroni;

spiegare il significato di una reazione di


ossidoriduzione, riconoscendo la specie che si ossida
e quella che si riduce;

comprendere il significato di una reazione


chimica sul piano macroscopico, calcolando i pesi di
reagenti e prodotti che partecipano alla reazione.

13.B PRE-TEST
Data la reazione redox:
2Cr3+ + 3HSO4- + 4H2O Cr2O72-+3H2SO3+5H+

Tabella dei potenziali

calcola la f.e.m. (E) e valuta se la reazione


spontanea nel verso scritto in condizioni standard.
I potenziali standard di riduzione interessati sono:
1. Cr2O72- + 14H+ + 6e- 2Cr3+ + 7H2O
E = 1,33 V
2. HSO4- + 3H+ + 2e- H2SO3 + H2O
E = 0,11 V
Soluzione

13.C OBIETTIVI
Al termine di questa Unit dovrai essere in grado di:

descrivere le caratteristiche generali di una cella


elettrochimica;

comprendere il significato di una pila,


individuando quale elettrodo funge da anodo e quale
da catodo;

calcolare la forza elettromotrice di una pila in


condizioni standard e non standard;

enunciare lequazione di Nernst, comprenderne

ELETTROCHIMICA
il significato ed applicarla a calcoli;

comprendere il significato della serie dei


potenziali standard di riduzione;

applicare i potenziali standard di riduzione a


calcoli elettrochimici;

valutare in quale verso procede spontaneamente


una reazione redox;

comprendere il significato di una cella


elettrolitica, in riferimento ad alcuni esempi concreti
di elettrolisi;

comprendere il significato delle leggi di Faraday


ed applicarle a calcoli quantitativi.

13.1 INTRODUZIONE
Ogni reazione di ossidoriduzione spontanea pu
consentire, in linea di principio, di produrre energia
elettrica, grazie al flusso di elettroni che vengono
trasferiti dal riducente (che si ossida) allossidante
(che si riduce). Ad esempio, nella reazione:
Zn (s) + Cu2+ Cu (s)+ Zn2+
atomi di Zn cedono elettroni a ioni Cu2+ presenti in
soluzione, che vengono ridotti a Cu, ossidandosi a

Tabella dei potenziali

Zn2+.
Di fatto, in soluzione questi fenomeni avvengono in
modo caotico sviluppando energia principalmente
sotto forma di calore, e non sono utilizzabili per
ottenere energia elettrica. Tuttavia, possibile
realizzare un circuito in cui la soluzione
dellossidante e quella del riducente sono separate tra
loro e gli elettroni passano dalluna allaltra attraverso
un conduttore metallico esterno, generando cos una
corrente elettrica.

Questo circuito, costituisce una PILA elettrica e


consente di trasformare energia chimica in energia
elettrica per mezzo di una reazione che avviene
spontaneamente (forza elettromotrice positiva).

Se si opera la trasformazione opposta, da


energia elettrica ad energia chimica, si realizza invece
un processo chiamato ELETTROLISI,
caratterizzato da una reazione che procede nel verso
opposto rispetto a quella spontanea, e che richiede
un apporto di energia dallesterno per avvenire
(forza elettromotrice negativa).

ELETTROCHIMICA

Tabella dei potenziali

13.2 PILE
Se una sbarretta di Zn viene immersa in acqua,
alcuni ioni del metallo passano in soluzione e si ha la
reazione:
Zn (s) Zn2+ + 2eGli elettroni non trovano condizioni favorevoli per
passare nella fase acquosa, per cui restano nello
zinco; questo si carica negativamente, la fase acquosa
positivamente e si stabilisce una differenza di
potenziale tra metallo (negativo) e soluzione
(positiva). La differenza di potenziale tra soluzione
ed elettrodo non pu essere misurata direttamente,
ma solo valutata rispetto ad un elettrodo di
riferimento cui viene attribuito potenziale zero.
La PILA il sistema costituito da due elettrodi
immersi in due opportune soluzioni, separate tra
loro da un setto poroso; consideriamo, a titolo di
esempio, la pila formata da una lamina di zinco
immersa in una soluzione di un sale di zinco (ad
esempio, ZnSO4) e da una lamina di rame immersa
in una soluzione di un sale di rame (come CuSO4).

Le due soluzioni sono separate da un setto poroso


che ne impedisce il mescolamento, pur consentendo
il passaggio degli ioni per garantire la continuit del
circuito elettrico. Ciascuno dei due sistemi
elettrodo/soluzione rappresenta una semicella (o
semielemento). Spesso, il semielemento viene
erroneamente indicato con il nome di elettrodo (la
parte per il tutto).
Lo zinco un metallo che a parit di condizioni
manda in soluzione ioni Zn2+ in quantit maggiore di
quanto il rame non mandi in soluzione ioni Cu2+, per
cui nella pila lelettrodo di zinco sar negativo e
quello di rame positivo. In una pila:

ANODO: elettrodo negativo, nel semielemento


in cui si ha ossidazione

CATODO: elettrodo positivo, nel


semielemento in cui si ha riduzione
Se i due elettrodi vengono collegati mediante un
conduttore esterno, chiudendo il circuito, in esso
passano elettroni dallelettrodo di zinco a quello di
rame, dove neutralizzano ioni Cu2+ della soluzione
che si depositano come atomi neutri sullelettrodo di

ELETTROCHIMICA
rame, determinando lassottigliamento della lamina
di zinco e lispessimento di quella di rame. Con il
procedere del processo, la soluzione anodica si carica
positivamente (formazione di ioni Zn2+), quella
catodica negativamente (scomparsa di ioni Cu2+) e
ci bloccherebbe il funzionamento della pila. La
neutralit elettrica tra le due soluzioni viene ristabilita
grazie al setto poroso, che lascia passare ioni SO42dalla soluzione catodica a quella anodica. La stessa
funzione del setto poroso pu essere svolta da un
ponte salino, costituito da un tubo di vetro
contenente una soluzione elettrolitica (ad esempio,
KCl) le cui estremit sono immerse nelle soluzioni
delle due semicelle.
La differenza di potenziale che si stabilisce tra le due
semicelle, chiamata FORZA
ELETTROMOTRICE (f.e.m., E), rappresenta
forse linformazione pi significativa che riguarda
una pila e fornisce una misura quantitativa della
probabilit che nella cella avvenga la reazione redox.
Le modalit di calcolo verranno descritte tra breve.
Nella pila descritta avvengono quindi le reazioni:
Zn (s) Zn2+ + 2e-

Tabella dei potenziali

Cu2+ + 2e- Cu (s)


che sommate danno la reazione redox complessiva
Zn (s) + Cu2+ Cu (s)+ Zn2+
Quindi, ogni reazione di ossidoriduzione pu essere
scomposta in due semireazioni, in cui il coefficiente
posto davanti agli elettroni deve essere uguale
(elettroni ceduti = elettroni acquistati); in questo
caso entrambe le reazioni mettono in gioco 2
elettroni, se cos non , si ricorre ad un
bilanciamento. Ad esempio, se i semielementi:
Ag+ + e- Ag (s)
Zn (s) Zn2+ + 2evengono collegati per formare una pila, si ha:
Zn (s)Zn2+ + 2e- e 2Ag+ + 2e- 2Ag (s) (2 elettroni
in entrambi) e la reazione complessiva sar:
Zn (s) + 2Ag+ Zn2+ + 2Ag (s)
Una pila pu essere rappresentata con uno schema
in cui:

le linee singole rappresentano il contatto


elettrolitico elettrodo/soluzione

la linea doppia il contatto elettrolitico tra le


soluzioni in cui sono immersi gli elettrodi (mediante

ELETTROCHIMICA
setto poroso o ponte salino)

la semicella in cui si ha ossidazione (anodo) si


pone a sinistra e quella in cui si ha
riduzione(catodo) a destra.
Nel nostro caso:
Zn Zn2+ Cu2+ Cu
Resta da spiegare la ragione per cui lo zinco si
ossida, comportandosi da anodo, ed il rame si
riduce, fungendo da catodo, e non avviene linverso
(riduzione di zinco e ossidazione di rame); questo
possibile valutando i cosiddetti potenziali standard
di riduzione.
13.2.1 SERIE DEI POTENZIALI STANDARD DI
RIDUZIONE

Come accennato, il potenziale relativo ad una


singola semicella non pu essere misurato in
termini assoluti, ma soltanto attraverso un circuito
completo, in cui la cella sia collegata ad un elettrodo
di riferimento. Daltra parte, sarebbe utile poter
caratterizzare ogni semicella con uno specifico

Tabella dei potenziali

valore di potenziale e questo pu essere ottenuto


assegnando potenziale zero ad un sistema di
riferimento e confrontando tutti gli altri sistemi con
quello standard. In questo caso, il riferimento
rappresentato dal
SEMIELEMENTO STANDARD A IDROGENO
costituito da una laminetta di platino platinato (cio
ricoperto di un deposito poroso di platino) lambita
da una corrente di idrogeno alla pressione di 1
atmosfera e immersa in una soluzione 1 M in ioni
H+ a 25C. Si stabilisce quindi lequilibrio:
2H+ + 2e- H2 (g)
A questa semicella di riferimento viene assegnato un
potenziale standard relativo alla reazione di riduzione
uguale a zero:
2H+ + 2e- H2 (g)
E = 0,00 V
Poich questo potenziale dipende dalla temperatura,
dalla concentrazione degli ioni H+ e dalla pressione
di H2, per confrontarlo con i potenziali di altri
elettrodi si deve operare nelle stesse condizioni
sperimentali. Sono state quindi individuate delle

ELETTROCHIMICA
condizioni STANDARD cui fare riferimento:

specie in soluzione con concentrazione 1 M

specie gassose ad una pressione di 1 atmosfera

temperatura pari a 25 C (298 K)

se tra i componenti della semicella non compare


un metallo, lelettrodo deve essere di platino (ad
esempio, come nel caso della coppia H+/H2).
POTENZIALE STANDARD DI RIDUZIONE
(E) di una data semicella standard il potenziale
della semicella considerata rispetto alla semicella
standard ad idrogeno, misurato in condizioni
standard.
Esso si ottiene per confronto con la semicella a
idrogeno e corrisponde alla differenza di potenziale
tra gli elettrodi di una cella formata da una semicella
standard a idrogeno e dalla semicella in esame. Nella
valutazione del potenziale standard di una semicella
si fa riferimento alla reazione di riduzione; per
questo si parla generalmente di potenziali standard di
riduzione. Quando vi sono elettrodi inerti che non
partecipano alla reazione (ad esempio, il platino nella

Tabella dei potenziali

semicella a idrogeno) la forma ridotta viene scritta


vicino allelettrodo.
I potenziali standard danno unindicazione sulla
tendenza delle varie specie a dare ossidazione e
riduzione. Quanto pi positivo il valore di E,
tanto pi facilmente la coppia redox (specie
ossidata/specie ridotta) tender a ridursi; in una cella
ottenuta collegando due semicelle, si avr riduzione
in quella caratterizzata da un valore di E pi
positivo (catodo) ed ossidazione allaltra (anodo).
Consideriamo, ad esempio, le seguenti reazioni di:
Cu2+ + 2e- Cu
2H+ + 2e- H2 (g)
Zn2+ + 2e- Zn

E = 0,34 V
E = 0,00 V
E = - 0,76 V

Dal confronto dei valori di potenziale, si pu


prevedere che in condizioni standard:

in una pila ottenuta collegando rame/idrogeno


il rame funge da catodo e d riduzione
(E = 0,34 V), lidrogeno funge da anodo e d
ossidazione (E = 0,00 V)

ELETTROCHIMICA
in una pila ottenuta collegando idrogeno/zinco
lidrogeno funge da catodo e d riduzione
(E = 0,00 V), lo zinco funge da anodo e d
ossidazione (E = - 0,76 V)

in una pila ottenuta collegando rame/zinco il


rame funge da catodo e d riduzione (E = 0,34 V),
lo zinco funge da anodo e d ossidazione
(E = - 0,76 V)

FORZA ELETTROMOTRICE di una pila (in


condizioni standard):
E = Ec- Ea
ESEMPI
1. Semielemento standard di idrogeno +
semielemento standard di rame
La pila pu essere rappresentata schematicamente:
Pt (H2) (PH2 = 1 atm) H+ ([H+] = 1 M) Cu2+
([Cu2+] = 1 M) Cu

Tabella dei potenziali

Le reazioni di riduzione relative ai due elettrodi


sono:
Cu2+ + 2e- Cu
E = 0,34 V
2H+ + 2e- H2 (g)
E = 0,00 V
Il rame ha rispetto allidrogeno maggiore tendenza a
ridursi (il suo E pi positivo), quindi Cu d
reazione di riduzione e si comporta da catodo; il
platino funge da anodo e lidrogeno si ossida
secondo una semireazione inversa a quella scritta.
Cu2+ + 2e- Cu
riduzione (catodo)
H2 (g) 2H+ + 2eossidazione (anodo)
___________________________
H2 + Cu2+ + 2e- 2H+ + 2e- + Cu
H2 + Cu2+ 2H+ + Cu
La forza elettromotrice data da:
E = Ec - Ea = 0,34 V - 0,00 V = 0,34 V
La f.e.m corrisponde al potenziale standard di
riduzione per la coppia Cu2+/Cu, ottenuto appunto
collegando la semicella di rame ad una semicella
standard a idrogeno.

ELETTROCHIMICA

Tabella dei potenziali

2. Semielemento standard di idrogeno +


semielemento standard di zinco
Schematicamente:

2H+ + Zn H2 + Zn2+
La forza elettromotrice data da:
E = Ec - Ea = 0,00 V - (- 0,76 V) = 0,76 V

Zn Zn2+ ([Zn2+] = 1 M) H+ ([H+] = 1 M)


Pt (H2) (PH2 = 1 atm)

La f.e.m corrisponde al potenziale standard di


riduzione per la coppia Zn2+/Zn cambiato di segno,
ottenuto appunto collegando la semicella di rame ad
una semicella standard a idrogeno.

Le reazioni di riduzione relative ai due elettrodi


sono:
Zn Zn2+ + 2eE = - 0,76 V
2H+ + 2e- H2 (g)
E = 0,00 V
Lidrogeno ha rispetto allo zinco maggiore tendenza
a ridursi (il suo E pi positivo), quindi Pt si
comporta da catodo e lidrogeno d reazione di
riduzione; lo zinco funge da anodo e si ossida
secondo una semireazione inversa a quella scritta.
2H+ + 2e- H2(g)
riduzione (catodo)
Zn Zn2+ + 2eossidazione (anodo)
___________________________
2H++ Zn + 2e- H2 + 2e- + Zn2+

3. Semielemento standard di zinco +


semielemento standard di rame
Vediamo infine la pila zinco - rame, ottenuta
collegando le due semicelle:
Zn Zn2+ ([Zn2+] = 1 M) Cu2+ ([Cu2+] = 1 M) Cu
Cu2+ + 2e- Cu
E = 0,34 V
Zn2+ + 2e- Zn
E = - 0,76 V
Il rame ha rispetto allo zinco maggiore tendenza a
ridursi (il suo E pi positivo), quindi si comporta
da catodo e d reazione di riduzione; lo zinco funge

ELETTROCHIMICA

Tabella dei potenziali

da anodo e si ossida secondo una semireazione


inversa a quella scritta.
riduzione (catodo)
Cu2+ + 2e- Cu
Zn Zn2+ + 2eossidazione (anodo)
___________________________
Cu2+ + Zn + 2e- Cu + 2e- + Zn2+
Cu2+ + Zn Cu + Zn2+
La forza elettromotrice data da:
E = Ec - Ea = 0,34 V - (- 0,76 V) = 1,10 V

Il rame ha rispetto al ferro maggiore tendenza a


ridursi (il suo E pi positivo), quindi Cu d
reazione di riduzione e si comporta da catodo; Fe
funge da anodo e si ossida secondo una
semireazione inversa a quella scritta in riferimento al
potenziale standard di riduzione.

In modo analogo, confrontando i valori relativi dei


potenziali standard di due semicelle possibile
valutare se la forza elettromotrice associata ad una
certa reazione redox positiva, cio se la reazione
spontanea nel verso scritto in condizioni standard.

riduzione (catodo)
Cu2+ + 2e- Cu
Fe Fe2+ + 2eossidazione (anodo)
___________________________
Fe + Cu2+ + 2e- Fe2+ + 2e- + Cu

ESEMPIO
Stabilisci in base ai valori dei potenziali standard di
riduzione se la seguente reazione spontanea nel
verso scritto:
Fe + Cu2+ Fe2+ + Cu

Fe2+ + 2e- Fe
Cu2+ + 2e- Cu

E = - 0,44 V
E = + 0,34 V

Si ottiene esattamente la reazione scritta, che


quindi spontanea in condizioni standard.

ELETTROCHIMICA

Tabella dei potenziali

Pila Daniell (con ponte salino)


eZn

eCu

Cl-

KCl

Zn2+ SO42Zn

Zn2+ +
anodo

e-

+
K+

Cu2+ SO42Cu2+

+ 2 Cu
catodo
e-

I valori dei potenziali standard di riduzione danno


una misura del potere ossidante e riducente relativo
delle varie specie. Procedendo verso semireazioni
con potenziale progressivamente meno positivo,
diminuisce il potere ossidante della specie
considerata, legata ad una tendenza decrescente a
dare riduzione. Quindi, lossidante in assoluto pi

forte (F2, E = + 2,87 V, che ha forte tendenza a


ridursi) si trova allinizio della tabella, lossidante pi
debole (Li+, E = - 3,04 V, che ha scarsa tendenza a
ridursi) si trova al fondo dellelenco. Inversamente, F(che difficilmente d ossidazione) lagente
riducente pi debole, Li (che ha forte tendenza ad
ossidarsi) il pi forte. Come si verifica nei sistemi
acido-base (riguardo alla forza relativa tra acido e
base coniugata), un forte agente ossidante
coniugato ad un debole agente riducente, e viceversa.
I potenziali standard di riduzione permettono di
studiare una certa reazione redox in condizioni
standard; tuttavia, essi non danno informazioni
sufficienti nel caso di sistemi in condizioni non
standard, che si incontrano frequentemente.
LEQUAZIONE DI NERNST una relazione
che permette, noto il potenziale standard di una
reazione di ossidoriduzione ad una certa
temperatura, di ricavare il potenziale della stessa
reazione quando le concentrazioni delle specie
coinvolte sono diverse da 1.
Per una generica reazione di riduzione

ELETTROCHIMICA
Oss + ne- Rid che avvenga a 25 C possiamo
scrivere:
0,0591
[Rid]
E = E - __________ log __________
n
[Oss]
E = potenziale in condizioni diverse da quelle
standard
E = potenziale standard di riduzione
n = elettroni acquistati
[Rid] e [Oss] = concentrazioni della forma ridotta e
della forma ossidata; la concentrazione dei solidi
viene considerata unitaria, mentre per le specie
gassose si indica la loro pressione parziale.
Applicando lequazione di Nernst ad una generica
reazione di ossidoriduzione:
aA + bB cC + dD (g) (A, B, C in soluzione, D gas)
se la relativa forza elettromotrice in condizioni
standard E, si ottiene:

Tabella dei potenziali

0,0591
[C]c pdD
E = E - __________ log __________
n
[A]a [B]b
Se le concentrazioni e le pressioni di tutte le specie
che partecipano alla reazione sono unitarie, cio
siamo in condizioni standard, il termine logaritmico
si annulla ed E coincide con E.

ELETTROCHIMICA
13.2.2 ESERCIZI SVOLTI

1) Dati i potenziali standard di riduzione:


Fe3+ + e- Fe2+ E = 0,77 V
Br2 + 2e- 2Br - E = 1,07 V
Cl2 + 2e- 2Cl - E = 1,36 V
valuta se le reazioni seguenti possono avvenire in condizioni
standard e calcola la forza elettromotrice di ciascuna.
a. Ossidazione di Fe2+ a Fe3+ usando come
ossidante Br2.
In base ai valori di E, il bromo ha maggiore
tendenza a ridursi, mentre il ferro si ossida.
Br2 + 2e- 2Brcatodo (riduzione)
2Fe2+ 2Fe3+ + 2eanodo (ossidazione)
______________________
Br2 + 2e- + 2Fe2+ 2Fe3+ + 2e- + 2Br-

Tabella dei potenziali

Lossidazione di Fe2+ a Fe3+ con Br2 possibile e la


reazione complessiva :
Br2 + 2Fe2+ 2Fe3+ + 2BrIl coefficiente 2 davanti al ferro stato introdotto
per bilanciare gli elettroni ceduti/acquistati (questo
non modifica il valore del potenziale).
La forza elettromotrice data da:
E = Ec - Ea = 1,07 V - 0,77 V = 0,30 V
b. Ossidazione di Br- a Br2 usando come
ossidante Cl2.
In base ai valori di E, il cloro ha maggiore tendenza
a ridursi, mentre il bromo si ossida.
Cl2 + 2e- 2Clcatodo (riduzione)
2Br- Br2 + 2eanodo (ossidazione)
______________________
Cl2 + 2e- + 2Br- 2Cl- + 2e- + Br2
Lossidazione di Br- a Br2 con Cl2 possibile e la
reazione complessiva
Cl2 + 2Br- 2Cl- + Br2

ELETTROCHIMICA
La forza elettromotrice data da:
E = Ec - Ea = 1,36 V - 1,07 V = 0,29 V
c. Ossidazione di Cl- a Cl2 usando come
ossidante un sale di Fe3+.
In base ai valori di E, il cloro ha maggiore tendenza
a ridursi, mentre il ferro si ossida. Non quindi
spontanea una reazione in cui il cloro funge da
anodo ed il ferro da catodo, la cui forza
elettromotrice :
E = Ec - Ea = 0,77 V - 1,36 V = - 0,59 V
Il valore negativo dice che la reazione non avviene
spontaneamente, mentre spontanea la reazione nel
verso opposto (ossidazione di Fe2+ a Fe3+ con Cl2)
Cl2 + 2e- 2Clcatodo (riduzione)
2Fe2+ 2Fe3+ + 2e- anodo (ossidazione)
______________________
Cl2 + 2e- + 2Fe2+ 2Fe3+ + 2e- + 2ClLa forza elettromotrice data da:
E = Ec - Ea = 1,36 V - 0,77 V = 0,59 V

Tabella dei potenziali

2) E possibile ossidare un sale di Fe(II) a Fe(III) usando un


sale di Sn(IV) che si riduce a Sn(II)?
Sn4+ + 2e- Sn2+
E = 0,15 V
Fe3+ + e- Fe2+
E = 0,77 V
In base ai valori di E, si osserva che il ferro ha
maggiore tendenza a ridursi rispetto allo stagno, che
quindi si ossida; lossidazione del ferro con Sn(IV)
non spontanea in condizioni standard ed avviene la
reazione opposta.
2Fe3+ + 2e- 2Fe2+
catodo (riduzione)
Sn2+ Sn4+ + 2eanodo (ossidazione)
______________________
Sn2+ + 2e- + 2Fe3+ Sn4+ + 2e- + 2Fe2+
La reazione complessiva :
Sn2+ + 2Fe3+ Sn4+ + 2Fe2+
La forza elettromotrice data da:
E = Ec - Ea = 0,77 V - 0,15 V = 0,62 V

ELETTROCHIMICA

Tabella dei potenziali

3) Valuta se si ha sviluppo di H2 in una soluzione acquosa


di acido forte 1 M

per aggiunta di Fe

per aggiunta di Cu

che soltanto i metalli il cui potenziale standard


negativo sono in grado di sviluppare idrogeno da
soluzioni acide; i metalli con E > 0 non danno
questa reazione.

Fe2+ + 2e- Fe(s)


2H+ + 2e- H2
Cu2+ + 2e- Cu(s)

4) Individua anodo e catodo e calcola la forza elettromotrice


di una cella in cui una semicella sia costituita da una
sbarretta di Zn immersa in una soluzione di ZnSO4 1,00
M e la seconda semicella da un elettrodo di Ag immerso in
una soluzione 1,00 M di AgNO3.

E = - 0,44 V
E = 0,00 V
E = 0,34 V

Lo ione H+ tende a dare riduzione pi del ferro, ma


meno del rame. Il ferro in soluzione acida viene
ossidato con sviluppo di H2 secondo la reazione:
2H+ + Fe Fe2+ + H2
E = Ec - Ea = 0,00 V + 0,44 V = 0,44 V
Se introduciamo un frammento di ferro in soluzione
acquosa di acido forte, ad esempio di HCl 1 M, si ha
sviluppo di idrogeno ed il metallo lentamente
scompare, passando in soluzione come Fe2+;
introducendo invece un pezzetto di rame, questo
rimane inalterato e non si ha sviluppo di idrogeno.
Generalizzando questo risultato, si pu affermare

Zn2+ + 2e- Zn(s)


Ag+ + e- Ag(s)

E = - 0,76 V
E = 0,80 V

In base ai valori di potenziale, lAg si riduce


comportandosi da catodo, lo Zn si ossida e funge da
anodo. La reazione complessiva si ottiene
sommando la prima reazione scritta nel verso
opposto alla seconda moltiplicata per due (in modo
da tenere conto degli elettroni scambiati).

ELETTROCHIMICA

Tabella dei potenziali

2Ag+ + 2e- 2Ag


catodo (riduzione)
Zn Zn2+ + 2eanodo (ossidazione)
______________________
Zn + 2e- + 2Ag+ Zn2+ + 2e- + 2Ag
Zn + 2Ag+ Zn2+ + 2Ag
La forza elettromotrice data da:
E = Ec - Ea = 0,80 V + 0,76 V = 1,56 V

0,0591
[Zn (s)]
E = E - __________ log __________
n
[Zn2+]
Considerando la concentrazione dei solidi unitaria e
sostituendo i valori noti si ottiene:

5) Calcola il potenziale di una semicella costituita da una


sbarretta di Zn immersa in una soluzione contenente ioni
Zn2+ in concentrazione 1,80 M e il potenziale di una
semicella costituita da una sbarretta di Cu immersa in una
soluzione 0,20 M in ioni Cu2+. Calcola la forza
elettromotrice della cella che si ottiene abbinando queste due
semicelle. I potenziali standard di riduzione per le reazioni
considerate sono:
Zn2+ + 2e- Zn (s)
E = - 0,76 V
Cu2+ + 2e- Cu (s)
E = 0,34 V

2
1,80
Analogamente, per laltra semireazione si ottiene:

Applichiamo alla semireazione Zn + 2e Zn (s)


lequazione di Nernst:
2+

0,0591

E = - 0,76 -

log

= - 0,75 V

0,0591
[Cu (s)]
E = E - __________ log __________
n
[Cu2+]
0,0591
E = + 0,34 -

1
log

= + 0,32 V

2
0,20
E = Ec - Ea = 0,32 V + 0,75 V = 1,07 V
Se la concentrazione degli ioni Zn2+ e Cu2+ fosse
stata 1,00 M (condizioni standard), E sarebbe stata

ELETTROCHIMICA
uguale a 1,10 V. Con lequazione di Nernst quindi
possibile calcolare la diminuzione della forza
elettromotrice durante il processo di scarica.
Per calcolare la f.e.m di una cella in condizioni
diverse da quelle standard, lequazione di Nernst
pu essere applicata direttamente
allossidoriduzione complessiva e porta allo stesso
risultato; nel nostro caso:
Zn (s) + Cu2+ Cu (s)+ Zn2+
0,0591
[Zn2+]
E = E - __________ log __________
n
[Cu2+]
La concentrazione dei solidi stata considerata
unitaria ed omessa. Sostituendo i valori relativi alla
forza elettromotrice della cella in condizioni
standard, agli elettroni scambiati e alle
concentrazioni delle specie in soluzione si ottiene:

Tabella dei potenziali

0,0591
E = 1,10 -

1,80
log

= 1,07 V
0,20

6) La cella A costituita dalle semicelle:


Co (s) Co2+ (1,0010-2 M)
Ni (s) Ni2+ (1,00 M)
La cella B costituita dalle semicelle:
Co (s) Co2+ (1,00 M)
Ni (s) Ni2+ (1,0010-2 M)
Calcola la forza elettromotrice per le due celle.
Co2+ + 2e- Co (s)
E = - 0,28 V
Ni2+ + 2e- Ni (s)
E = - 0,25 V
In condizioni standard il Co funge da anodo ed il
Ni da catodo:
Ni2+ + Co (s) Ni (s) + Co2+
La f.e.m : E = - 0,25 + 0,28 = 0,03.
Le due semicelle non sono in condizioni standard:

ELETTROCHIMICA
applichiamo lequazione di Nernst assumendo che
Co sia lanodo e Ni il catodo.
Cella A
0,0591
[Co2+]
E = E - __________ log __________
2
[Ni2+]
0,0591
E = 0,03 -

1,0010-2
log

= + 0,09 V

2
1,00
Anche in questa cella, come in condizioni standard,
il Co funge da anodo ed il Ni da catodo, secondo la
stessa reazione Ni2+ + Co (s) Ni (s) + Co2+. La
reazione spontanea, come indicato dal valore
positivo di E.
Procediamo analogamente per la Cella B:
0,0591
[Co2+]
E = E - __________ log __________
2
[Ni2+]

Tabella dei potenziali

0,0591
E = 0,03 -

1,00
log

= - 0,03 V

2
1,0010-2
Il valore negativo di E indica che nella cella B la
reazione procede nel verso opposto (Ni anodo, Co
catodo):
Ni (s) + Co2+ Ni2+ + Co (s)
In queste condizioni si ottiene:
0,0591
1,0010-2
E = 0,03 log
= + 0,03 V
2
1,00
7) Valuta in base ai potenziali standard di riduzione se le
reazioni seguenti procedono spontaneamente nel verso
indicato:
a. Zn + Cu2+ Cu + Zn2+
b. 2F- + Cl2 F2 + 2Cl c. Zn + Pb2+ Pb+ Zn2+
d. Fe + Cu2+ Cu + Fe2+

ELETTROCHIMICA
a. E (Cu2+/Cu) = 0,34 V
E (Zn2+/Zn) = - 0,76 V
Cu2+ si riduce, Zn si ossida: reazione spontanea
b. E (F2/2F-) = 2,87 V
E (Cl2/2Cl-) = 1,36 V
F2 si riduce, Cl- si ossida: reazione spontanea NEL
VERSO OPPOSTO
c. E (Pb2+/Pb) = - 0,13 V
E (Zn2+/Zn) = - 0,76 V
Pb2+ si riduce, Zn si ossida: reazione spontanea
d. E (Cu2+/Cu) = 0,34 V
E (Fe2+/Fe) = - 0,44 V
Cu2+ si riduce, Fe si ossida: reazione spontanea

Tabella dei potenziali

13.3 LELETTROLISI
Si chiama ELETTROLISI linsieme dei fenomeni
che avvengono in una soluzione elettrolitica o in un
elettrolita fuso in seguito a passaggio di corrente
elettrica e che trasformano lenergia elettrica in
energia chimica. Contrariamente al caso delle pile,
in cui si ha spontaneamente conversione di energia
chimica in energia elettrica, si deve fornire energia
per far avvenire una reazione redox che altrimenti si
produrrebbe spontaneamente nel verso opposto.
Applicando una differenza di potenziale ad un
conduttore di seconda specie (a conduzione ionica,
come nel caso di una soluzione elettrolitica), si
osserva lesistenza di una soglia di potenziale, al di
sotto della quale non si ha passaggio di corrente.
Tale soglia in relazione con la forza elettromotrice
della pila, che procede nel verso opposto rispetto
alla reazione che si vuole realizzare ed detta per
questo forza controelettromotrice. Tale forza, che
si oppone alla ddp applicata, rappresenta il valore
minimo da applicare perch si abbia elettrolisi.
Nella pratica, si osserva che deve essere applicata

ELETTROCHIMICA
una ddp superiore al valore-soglia: ci dovuto ad
una serie di fattori di varia natura che determinano
nel loro insieme la cosiddetta sovratensione. Le
sovratensioni permettono di superare le interazioni
sulla superficie dellelettrodo e sono comuni
quando alla reazione partecipano specie gassose.
Se immergiamo due elettrodi inerti collegati ad un
generatore in un recipiente contenente NaCl fuso,
gli ioni Na+ del sale migrano verso lelettrodo
negativo (catodo) dove acquistano un elettrone e
vengono ridotti a sodio metallico. Inversamente, gli
ioni Cl- migrano allelettrodo positivo, cedono un
elettrone e si ossidano a cloro.
CATODO: elettrodo a cui si ha riduzione
(segno -)
ANODO: elettrodo a cui si ha ossidazione
(segno +)
Si pu notare che la polarit degli elettrodi
invertita rispetto al caso di una pila.
Na+ + e- Na

riduzione (catodo)

Tabella dei potenziali

2Cl- Cl2 + 2e- ossidazione (anodo)


La reazione complessiva :
2Na+ + 2Cl- 2Na + Cl2
ed in assenza di corrente elettrica fornita al sistema
dallesterno sarebbe spontanea nel verso opposto,
come confermato dal valore negativo della forza
elettromotrice
(E = Ec - Ea = - 2,71 V - 1,36 V = - 4,07 V).
Elettrolisi di NaCl fuso
e-

e+
anodo

catodo

NaCl(l) Na+(l) + Cl-(l)

Cl- (l) = 1/2 Cl2 (g) + e-

Na+ (l) + e- =Na (l)

ELETTROCHIMICA
La preparazione elettrolitica di sodio da NaCl va
effettuata sul sale fuso e non pu essere realizzata
partendo da soluzioni acquose; infatti, in presenza
di acqua si ha riduzione di H+ ad H2 (E = 0,00 V)
e non deposizione di Na (E = - 2,71 V), che ha
minore tendenza a ridursi rispetto allidrogeno. Ci
conseguenza del fatto che se nel sistema sono
presenti pi coppie redox, al catodo viene ridotta
per prima quella con potenziale di riduzione
maggiore (la pi ossidante) e allanodo viene
ossidata per prima quella con potenziale minore (la
pi riducente). Quando questa stata
completamente ridotta/ossidata, la reazione pu
eventualmente interessare altre specie presenti.
Le applicazioni dellelettrolisi sono numerose: oltre
alla preparazione di una metallo per elettrolisi di un
suo sale fuso, si possono citare lelettrolisi dellacqua
e la raffinazione elettrolitica dei metalli.
Facendo passare corrente tra due elettrodi immersi
in una soluzione acquosa, si pu scomporre lacqua
nei suoi componenti, secondo la reazione seguente
che produce O2 allanodo e H2 al catodo:

Tabella dei potenziali

2H2O 2H2 + O2
+ anodo (ossidazione) 2H2O O2 + 4e- + 4H+
- catodo (riduzione) 2H2O + 2e- H2 + 2OH_______________________________________________________________________________
reazione globale:
2H2O 2H2 + O2
(ottenuta sommando alla reazione anodica la
reazione catodica moltiplicata per 2 e considerando
4H+ + 4OH- = 4H2O)
Vari metalli, come ad esempio il rame, possono
essere raffinati per via elettrolitica. Nella cella
lanodo costituito dal metallo da purificare, il
catodo da grafite o rame purissimo; Cu viene
ossidato allanodo e gli ioni Cu2+ vengono ridotti e
depositati al catodo. Per ragioni diverse, questo
processo permette di eliminare le impurezze
costituite da metalli pi nobili (che hanno potenziali
di riduzione maggiori e non passano in soluzione),
e meno nobili (che avendo potenziali minori del
rame passano in soluzione, ma non vengono
ridepositati).

ELETTROCHIMICA

Tabella dei potenziali


13.3.1 LEGGI DI FARADAY

Raffinazione del rame per elettrolisi


e-

e+

Gli aspetti quantitativi dellelettrolisi sono descritti


da alcune leggi, che mettono in relazione la
quantit di elettricit che attraversa una cella
elettrolitica con le quantit di specie chimiche che
si formano o scompaiono per effetto delle reazioni
che avvengono agli elettrodi.

anodo
catodo

CuSO 4

fanghi anodici (Ag, Au)

Cu

Cu2+ + 2e-

Cu2+ + 2e- = Cu

LEGGI DI FARADAY
1. La massa di un certo elemento ridotta (o
ossidata) agli elettrodi durante unelettrolisi
proporzionale alla quantit di elettricit che
passata attraverso la soluzione.
2. Le masse di diversi elementi ridotti (o ossidati)
dalla stessa quantit di elettricit sono
proporzionali ai loro pesi equivalenti.
Partendo dalla carica dellelettrone e dal numero di
elettroni contenuti in una mole, si pu calcolare
che per decomporre agli elettrodi un equivalente
di sostanza (definito come la quantit in peso di
sostanza che in una certa reazione redox cede o

ELETTROCHIMICA
acquista 1 mole di elettroni) occorrono 96500
Coulomb; questa quantit viene chiamata Faraday.
1 Faraday = 96500 Coulomb
Se la reazione implica, ad esempio, lacquisto di 3
elettroni (ad esempio, Al3+ + 3e- Al), la
riduzione di una mole di Al richiede 3 moli di
elettroni, cio 3 Faraday e 1 Faraday riduce una
quantit in peso pari ad un equivalente di Al.
ESEMPIO
Calcola quanti grammi di Al vengono depositati al
catodo di una cella elettrolitica contenente AlCl3
fuso se si fa passare una corrente di 2,6010-1 A
per 35 minuti.
1 Coulomb = 1 Ampere x 1 secondo
I coulomb che hanno attraversato la cella sono:
2,6010-1 A x 35 min x 60 s/min = 546 C

Tabella dei potenziali

Se 1 F = 96500 C, questi corrispondono a:


546 C
___________ = 5,6610-3 F
96500 C/F
(con una proporzione, 1 F : 96500 C = x : 546)
Visto che la riduzione di 1 mole di Al richiede 3
Faraday, le moli depositate sono:
1 mole : 3 F = x moli : 5,6610-3 F
x = 5,6610-3 F /3 F mol-1 = 1,8910-3 moli
I grammi depositati sono:
1,8910-3 moli x 26,98 g mol-1 = 5,0910-2 g
13.3.2 ESERCIZI SVOLTI

1) Lidrogeno puro viene preparato per elettrolisi dellacqua.


Calcola quanti Coulomb occorrono per preparare 20,0 l di
H2 (misurati a 298 K e 1 atm) e quanti litri di O2 (nelle
stesse condizioni di pressione e temperatura) vengono
contemporaneamente prodotti allanodo.

ELETTROCHIMICA
anodo (sviluppo di O2)

2H2O O2 + 4e- + 4H+

catodo (sviluppo di H2)

2H2O + 2e- H2 + 2OH -

La reazione globale si ottiene sommando alla


reazione anodica la reazione catodica moltiplicata
per due (per bilanciare gli elettroni) e sostituendo
4H++ 4OH- con 4H2O:
2H2O 2H2 + O2
Le moli di idrogeno contenute in 20,0 l di gas a
298 K e 1 atm si ricavano con lequazione di stato
dei gas perfetti:
n = PV/RT = (1,00 x 20,0) / (0,0821 x 298) =
= 0,818 mol
Dalla reazione si vede che la liberazione di una
mole di H2 richiede 2 moli di elettroni e quindi 2F
di elettricit. Per ottenere 0,818 moli sono
necessari:

Tabella dei potenziali

1 mol : 2 F = 0,818 mol : x


x = 0,818 mol x 2 F mol-1 = 1,64 F
Essendo 1 F = 96500 C, questi corrispondono a:
1,64 F x 96500 C/F = 1,58105 C.
Calcoliamo ora lO2 sviluppato allanodo dalla
stessa quantit di elettricit; osservando la
semireazione anodica si nota che una mole di
ossigeno comporta la liberazione di quattro moli di
elettroni, quindi lo sviluppo di ossigeno richiede
rispetto allidrogeno una quantit doppia di
elettricit.
Di conseguenza, gli stessi 1,58105 C produrranno
una quantit di ossigeno pari alla met
dellidrogeno:
moli (O2) = 0,818 mol / 2 = 0,409 mol
Queste, nelle stesse condizioni di T e P,
occuperanno un volume pari a met del volume di
idrogeno, cio 10,0 l. Questo valore pu essere
ricavato applicando lequazione di stato dei gas
perfetti e ricavando V.

ELETTROCHIMICA
2) In una cella per lelettrolisi di AgNO3 al catodo si
separa Ag metallico, allanodo si libera ossigeno. Calcola i
Coulomb che hanno determinato la deposizione di 53,1 g di
Ag.
moli (Ag) = 53,1 g / 107,870 g mol-1 = 0,492 mol
La riduzione dellargento (semireazione catodica,
Ag+ + e- Ag) implica che per la deposizione di 1
mole necessario1 F; 0,492 mol sono prodotte dal
passaggio di 0,492 F, corrispondenti a:
0,492 F x 96500 C/F = 4,75104 C

Questi stessi calcoli quantitativi basati sulle leggi di


Faraday possono essere applicati in modo del tutto
analogo alle pile, con la differenza che lelettricit
non viene fornita per far avvenire la reazione, ma
viene prodotta dalla reazione stessa che procede
spontaneamente.

Tabella dei potenziali

3) Considera la pila Daniell, basata sulla reazione:


Zn (s) + Cu2+ Cu (s)+ Zn2+
e calcola la quantit di elettricit (in C) erogata dalla cella
corrispondente ad un aumento di peso dellelettrodo di Cu di
15,0 g.
Consideriamo la semireazione catodica:
Cu2+ + 2e- Cu (s)
La deposizione di 1 mole di rame richiede 2 moli
di elettroni, quindi 2 F.
moli depositate: 15,0 g / 63,54 g mol-1 = 0,236 mol
Elettricit erogata dalla cella:
1 mol : 2 F = 0,236 mol : x
x = 0,236 mol x 2 F mol-1 = 0,472 F
0,472 F x 96500 C/F = 4,55104 C

ELETTROCHIMICA

Tabella dei potenziali

4) Nelle batterie al piombo delle automobili allanodo


avviene la reazione:
Pb (s) + HSO4- PbSO4 (s) + H+ + 2eCalcola il peso di Pb necessario perch la batteria sia in
grado di erogare 50,0 A/ora (misura convenzionale
corrispondente, ad esempio a 50 A per 1 ora, oppure 25 A
per 2 ore, e cos via).

5) Una cella a combustibile basata sulla reazione 2H2 +


O2 2H2O costituita da due elettrodi di carbone poroso
immersi in una soluzione di KOH e separati da un setto
poroso. Su uno degli elettrodi viene fatto gorgogliare H2,
sullaltro O2. Calcola il volume di idrogeno e di ossigeno (a
298 K e 1,00 atm) necessari per ottenere lerogazione di
100,0 A per 3 minuti.

50 A/ora corrispondono a:
50,0 A x 1 ora x 60 min/ora x 60 s/min =
= 1,80105 C
1 F : 96500 C = x : 1,80105
x = 1,80105 C / 96500 C F-1 = 1,86 F

Le due semireazioni sono:


anodo
H2 + 2OH- 2H2O + 2ecatodo
O2 + 2H2O + 4e- 4OH-

In base alla semireazione di ossidazione del Pb


(Pb Pb2+ + 2e-), si vede che 1 mole di Pb
produce 2F. Per ottenere 1,86 F saranno
necessarie:
1 mol : 2 F = x : 1,86 F
x = 1,86 F / 2 F mol-1
= 0,930 mol Pb
g (Pb) = 0,930 mol x 207,19 g mol-1 = 193 g di Pb
necessari per lerogazione di 50 A/ora.

100,0 A erogati per 3 minuti corrispondono a:


100,0 A x 3 min x 60 s/min = 1,80104 C
1 F : 96500 C = x : 1,80104 C
x = 1,80104 C / 96500 C F-1 = 1,8610-1 F
Dalla semireazione anodica, si vede che
lossidazione di 1 mole di H2 libera 2 moli di
elettroni, producendo 2 F. Per liberare 1,8610-1 F
sono necessarie:

ELETTROCHIMICA

Tabella dei potenziali

1 mole : 2 F = x : 1,8610-1 F
x = 1,8610-1 F / 2 F mol-1 = 9,3010-2 moli di H2
che occupano un volume pari a:
V = nRT/P = (9,3010-2 x 0,0821 x 298)/1,00 =
= 2,27 l

Cu2+ + 2e- Cu
2H+ + 2e- H2

E = 0,34 V
E = 0,00 V

Zn Zn2+ + 2eCu2+ + 2e- Cu

E = - 0,76 V
E = 0,34 V

Quanto allossigeno, dalla semireazione catodica si


nota che la riduzione di 1 mole di O2 corrisponde a
4 F; il volume di ossigeno necessario per erogare la
stessa quantit di elettricit sar uguale alla met
del volume di H2:
V (O2) = 2,27 l/2 = 1,14 l di O2

13.V.2 Nelle celle ottenute accoppiando le seguenti


semicelle in condizioni standard, valuta i
potenziali standard di riduzione ed individua
lanodo (ossidazione) e il catodo (riduzione):
Zn2+ + 2e- Zn
E = - 0,76 V
Cu2+ + 2e- Cu
E = 0,34 V

13.V VERIFICA SE HAI CAPITO


13.V.1 In base al significato dei potenziali
standard di riduzione, individua nelle coppie
seguenti quale specie ha maggiore tendenza a
ridursi:
2H+ + 2e- H2
Zn2+ + 2e- Zn

E = 0,00 V
E = - 0,76 V

2H+ + 2e-H2
Zn2+ + 2e- Zn

E = 0,00 V
E = - 0,76 V

Fe3+ + e- Fe2+
Br2 + 2e- 2Br-

E = 0,77 V
E = 1,07 V

Cl2 + 2e- 2ClBr2 + 2e- 2Br-

E = 1,36 V
E = 1,07 V

ELETTROCHIMICA
13.V.3 In base al significato dellequazione di
Nernst, individua tra le celle seguenti quelle in cui
per calcolare la forza elettromotrice necessario
applicarla:
Pt (H2) (PH2 = 0,5 atm) H+ ([H+] = 1 M)
Cu2+ ([Cu2+] = 0,1 M) Cu

Zn Zn2+ ([Zn2+] = 1 M) Cu2+ ([Cu2+] = 1


M) Cu

Zn Zn2+ ([Zn2+] = 1 M) Pt(H2) (PH2 = 1


atm) H+ ([H+] = 1 M)

Zn Zn2+ ([Zn2+] = 0,01 M) Cu2+ ([Cu2+] =


1 M) Cu

13.V.4 In base al significato della forza


elettromotrice ed alla distinzione tra pila e cella
elettrolitica, riconosci le celle in cui la reazione
spontanea (pile) da quelle in cui nel processo
elettrolitico avviene la reazione inversa rispetto a
quella spontanea:

H2 + Cu2+ 2H+ + Cu

E = 0,34 V

Tabella dei potenziali

Cu2+ + Zn Cu + Zn2+
E = 1,10 V
2F- + Cl2 F2 + 2ClE = - 1,51 V
2Fe3+ + 2Cl- Cl2 + 2Fe2+ E = - 0,59 V

ELETTROCHIMICA

Tabella dei potenziali

Potenziali normali di riduzione a 25 C


Semireazione di riduzione
F2 (g) + 2e- = 2F -

Pot. std (E)


+ 2,87 V

H2O2 + 2H + 2e = 2H2O

+ 1,77 V

PbO2 + 4H + 2e = Pb + 2H2O

+ 1,44 V

Cl2 (g) + 2e = 2Cl

+ 1,36 V

Cr2O72- + 14H+ + 6e- = 2Cr3+ + 7H2O


MnO2 (s) + 4H+ + 2e- = Mn2+ + 2H2O
O2 (g) + 4H+ + 4e- = 2H2O

+ 1,33 V
+ 1,23 V
+ 1,23 V

MnO4- + 8H+ + 5e- = Mn2+ + 4H2O


+

Au + 3e = Au (s)
3+

2+

Br2 (l) + 2e- = 2Br-

NO3 + 4H + 3e = NO (g) + 2H2O


2NO3- + 4H+ + 2e- = N2O4 (g) + 2H2O
-

+ 1,51 V
+ 1,50 V

+ 1,07 V
+ 0,96 V
+ 0,80 V

Ag+ + e- = Ag (s)

+ 0,80 V

Fe3+ + e- = Fe2+

+ 0,77 V

O2 (g) + 2H+ + 2e- = H2O2

+ 0,68 V

Hg22+ + 2e- = 2Hg (l)

I2 + 2e- = 2I -

Cu+ + e- = Cu (s)

+ 0,79 V

+ 0,54 V
+ 0,52 V

Cu2+ + 2e- = Cu (s)


Cu2+ + e- = Cu+

+ 0,34 V
+ 0,15 V

Sn4+ + 2e- = Sn2+

+ 0,15 V

S (s) + 2H+ + 2e- = H2S (g)


NO3- + H2O + 2e- = NO2- + 2OH-

+ 0,14 V
+ 0,01 V

Pb2+ + 2e- = Pb (s)


Sn2+ + 2e- = Sn (s)
Ni2+ + 2e- = Ni (s)
Co2+ + 2e- = Co (s)
Cd2+ + 2e- = Cd (s)
Fe2+ + 2e- = Fe (s)
Cr3+ + 3e- = Cr (s)
Zn2+ + 2e- = Zn (s)

- 0,13 V
- 0,14 V
- 0,25V
- 0,28 V
- 0,40 V
- 0,44 V
- 0,74 V
- 0,76 V

2H+ + 2e- = H2 (g)

2H2O + 2e- = H2 (g) + 2OH-

Mn2+ + 2e- = Mn (s)


Al3+ + 3e- = Al (s)
Mg2+ + 2e- = Mg (s)
Na+ + e- = Na (s)
Ca2+ + 2e- = Ca (s)
K+ + e- = K (s)
Li+ + e- = Li (s)

0,00 V

- 0,83 V
- 1,18 V
- 1,66 V
- 2,37 V
- 2,71 V
- 2,87 V
- 2,93 V
- 3,04 V

ELETTROCHIMICA
Soluzione Pre-Test
Nella reazione redox globale, la semireazione 1
avviene in senso inverso (ossidazione anodica), la
reazione 2 nel senso scritto (riduzione catodica).
La forza elettromotrice in condizioni standard :
E = Ec - Ea = 0,11 - 1,33 = -1,22 V
Essendo il potenziale negativo, la reazione non
spontanea nel verso scritto, ma nel verso opposto.

Tabella dei potenziali

ESERCIZI

Tabella dei potenziali

ESERCIZI
1) Una pila chimica un dispositivo in cui si ha
trasformazione di:
a. energia elettrica in energia chimica
b. energia chimica in energia elettrica
c. entalpia in energia elettrica
d. entropia in energia elettrica
Soluzione
2) In una pila, lanodo lelettrodo:
a. negativo, dove ha luogo il processo di
riduzione
b. positivo, dove ha luogo il processo di
riduzione
c. negativo, dove ha luogo il processo di
ossidazione
d. positivo, dove ha luogo il processo di
ossidazione
Soluzione

3) In una pila, il catodo lelettrodo:


a. negativo, dove ha luogo il processo di
riduzione
b. positivo, dove ha luogo il processo di
riduzione
c. negativo, dove ha luogo il processo di
ossidazione
d. positivo, dove ha luogo il processo di
ossidazione
Soluzione
4) Nella pila Daniell, lanodo e il catodo sono
costituiti rispettivamente dai seguenti elementi:
a. Fe, Cu
b. Fe, Zn
c. Zn, Cu
d. Cu, Zn
Soluzione
5) Quando in funzione, nella pila Daniell
allanodo avviene il seguente processo:
a. Zn2+ + 2e- Zn

ESERCIZI
b.
c.
d.

Tabella dei potenziali

Cu2+ + 2e- Cu
Zn Zn2+ + 2eCu Cu2+ + 2eSoluzione

6) Stabilisci quale delle seguenti rappresentazioni


dellelettrodo normale a idrogeno corretta:
a. Zn H2 (g) (P = 1 atm)H+ (1 M)
b. Pt H2 (g) (P = 1 atm)
c. Pt H2 (g) (P = 1 atm)H2O (1 M)
d. Pt H2 (g) (P = 1 atm)H+ (1 M)
Soluzione
7) La f.e.m di una pila data dalla relazione (EA =
potenziale anodico, EC = potenziale catodico):
a. E = EC + EA
b. E = EA - EC
c. E = EC - EA
d. E = EC - EA
2
Soluzione

8) 1 Faraday rappresenta la quantit di carica


elettrica trasportata da:
a. 1 elettrone
b. 96500 elettroni
c. 1 mole di elettroni
d. una corrente elettrica di 1 Ampre per 1
secondo
Soluzione
9) A 25 C la f.e.m della pila
Zn Zn2+ Ag+ Ag
data dalla seguente espressione dellequazione di
Nernst:
0,0591
[Ag+]
a. E = E - __________ log __________
2
[Zn2+]

b.

0,0591
[Ag+]
E = E - __________ log __________
2
[Zn2+]

ESERCIZI
c.

d.

E = E -

0,0591

[Zn2+]
log __________
[Ag+]

0,0591
[Zn2+]
E = E - __________ log __________
2
[Ag+]2
Soluzione

10) Il processo elettrochimico che caratterizza


lelettrodo a idrogeno :
a. 2H2O + 2e- H2 (g) + 2 OHb. 2H+ + 2e- H2 (g)
c. 2H2 (g) + O2 (g) 2H2O
d. H2 (g) + 2e- 2HSoluzione
11) Sapendo che E (Cu2+/Cu) = 0,34 V e E
(Zn2+/Zn) = - 0,76 V, il valore della f.e.m standard
della pila Daniell :
a.
1,10 V
b. - 0,42 V

Tabella dei potenziali

c. 0,42 V
d. non si pu calcolare perch occorre conoscere
le concentrazioni di Cu2+ e Zn2+.
Soluzione
12) Sapendo che E (Cu2+/Cu) = 0,34 V e E
(Ag+/Ag) = 0,80 V, il valore della f.e.m standard
della pila ottenuta accoppiando un semielemento a
rame con uno ad argento :
a. 1,26 V
b. 0,46 V
c. 1,14 V
d. non possibile avere una pila in cui entrambi
gli elettrodi hanno E positivo.
Soluzione
13) Sapendo che E (Cl2/Cl-) = 1,36 V e E
(Br2/Br-) = 1,07 V, la reazione che in condizioni
standard avviene tra queste due coppie redox :
a. Br2 + 2Cl- 2Br- + Cl2
b. Cl2 + 2Br- 2Cl- + Br2
c. Br2 + Cl2 2Br- + 2Cl-

ESERCIZI
d.

2Br- + 2Cl- Br2 + Cl2

Tabella dei potenziali

Soluzione

14) Sapendo che E (Mg2+/Mg) = - 2,37 V e E


(Fe2+/Fe) = - 0,44 V, stabilisci quale delle seguenti
reazioni ha luogo spontaneamente in condizioni
standard:
a. Mg + Fe2+ Mg2+ + Fe
b. Mg2+ + Fe Mg + Fe2+
c. Mg2+ + Fe2+ Mg + Fe
d. non ha luogo alcuna reazione, dal momento
che le due coppie si comportano entrambe da
riducenti (E < 0)
Soluzione
15) Date le seguenti semireazioni di riduzione ed i
relativi potenziali standard di riduzione:
Zn2+ + 2e- Zn (s)
E = - 0,76 V
O2 (g) + 4e- + 2H2O 4OHE = 0,40 V
Mg2+ + 2e- Mg (s)
E = - 2,37 V
lagente ossidante pi forte :

a.
b.
c.

Zn2+
Mg2+
O2

Soluzione

16) Date le seguenti semireazioni di riduzione ed i


relativi potenziali standard di riduzione:
Al3+ + 3e- Al (s)
E = - 1,66 V
Sn4+ + 2e- Sn2+
E = 0,15 V
Fe3+ + e- Fe2+
E = 0,77 V
lagente riducente pi forte :
a. Al (s)
b. Sn2+
c. Fe2+
Soluzione
17) In una pila a combustibile H2/O2 la reazione
totale della pila :
a. 2H2O 2H2 (g) + O2 (g)
b. 2H2 (g) + O2 (g) 2H2O
c. H2O H+ + OH-

ESERCIZI
d.

H+ + OH- H2O

Tabella dei potenziali

Soluzione

18) In una pila a combustibile H2/O2, allelettrodo


positivo si ha:
a. riduzione di H2
b. ossidazione di H2
c. riduzione di O2
d. ossidazione di O2
Soluzione
19) In una cella elettrolitica lanodo lelettrodo:
a. negativo dove ha luogo il processo di
riduzione
b. positivo dove ha luogo il processo di
riduzione
c. negativo dove ha luogo il processo di
ossidazione
d. positivo dove ha luogo il processo di
ossidazione
Soluzione

20) In base ai valori dei potenziali standard di


riduzione, stabilisci quale dei seguenti ioni si scarica
preferenzialmente allanodo di una cella
elettrolitica:
a. BrE (Br2/Br-) = 1,07 V
b. OHE (O2/OH-) = 0,40 V
c. Zn2+
E (Zn2+/Zn) = - 0,76 V
d. ClE (Cl2/Cl-) = 1,36 V
Soluzione
21) In base ai valori dei potenziali standard di
riduzione, stabilisci quale dei seguenti ioni si scarica
preferenzialmente al catodo di una cella
elettrolitica:
a. H+
E (H+/H2) = 0,00 V
b. Zn2+
E (Zn2+/Zn) = - 0,76 V
c. Cu2+
E (Cu2+/Cu) = 0,34 V
d. ClE (Cl2/Cl-) = 1,36 V
Soluzione
22) In seguito ad elettrolisi di una soluzione
acquosa contenente ioni Al3+, si depositano al

ESERCIZI
catodo 5,4 g di alluminio. La quantit di carica
elettrica consumata nella riduzione stata:
a. 19300 C
b. 57900 C
c. 521100 C
d. 96500 C
Soluzione
23) In seguito al passaggio di una corrente di 1 A per
10 ore in una soluzione acquosa contenente ioni
Cu2+, la quantit in grammi di rame che si deposita al
catodo di una cella elettrolitica in cui ha luogo il
processo di raffinazione del metallo circa:
a. 11,85
b. 23,7
c. 3,3 10-3
d. 6,6 10-3
Soluzione
24) Nel processo di elettrolisi dellacqua si ha:
a. formazione di H2 allanodo e di O2 al catodo
b. formazione di H2 al catodo e di O2 allanodo

Tabella dei potenziali

c. ossidazione di H2 allanodo e riduzione di O2


al catodo
d. ossidazione di O2 allanodo e riduzione di H2
al catodo
Soluzione
25) Nellelettrolisi dellacqua allanodo si ha:
a. riduzione di ioni H+
b. riduzione di ioni OHc. ossidazione di H2O
d. ossidazione di ioni H+
Soluzione
26) Nellelettrolisi di NaCl fuso al catodo si
ottiene:
a. Na
b. H2
c. O2
d. Cl2
Soluzione

ESERCIZI
27) Una pila formata dallaccoppiamento di un
semielemento Ag/Ag+ con un semielemento
Cu/Cu2+. Sapendo che alla temperatura di 25C
E (Ag+/Ag) = 0,80 V e E (Cu2+/Cu) = 0,34 V.
Calcola alla stessa temperatura la f.e.m standard
della pila e la f.e.m della pila quando [Ag+] = 0,1 M
e [Cu2+] = 0,01 M.
Soluzione
28) Una pila formata dallaccoppiamento di un
semielemento Fe/Fe2+ con un semielemento
Ni/Ni2+. Sapendo che a 25C
E (Ni2+/Ni) = - 0,25 V e E (Fe2+/Fe) = - 0,44 V,
calcola alla stessa T la f.e.m standard della pila e la
f.e.m quando [Fe2+] = 0,1 M e [Ni2+] = 0,01 M.
Soluzione
29) Data una pila formata da un semielemento
Cr3+/Cr (E = - 0,74 V) e da un semielemento
Ni2+/Ni (E = - 0,25 V), calcola la quantit in
grammi di metallo che si ossida allanodo e la
quantit in grammi di metallo che si deposita al
catodo quando la pila eroga una corrente di 3 A per

Tabella dei potenziali

10 minuti.
Soluzione
30) Calcola le quantit in grammi di sostanza che si
formano agli elettrodi se si fa passare una corrente
di 2,0 A per 24 ore in una cella elettrolitica
contenente CaCl2 fuso.
Soluzione
31) Per elettrolisi di NaCl fuso si ottengono 31,44 g
di Na. Calcola il volume di cloro, misurato a 0C e
1 atm, che si sviluppa allanodo.
Soluzione

ESERCIZI

Tabella dei potenziali

SOLUZIONI

8.

c
Back

1.

b
Back

2.

c
Back

3.

b
Back

4.

c
Back

5.

c
Back

6.

d
Back

7.

c
Back

9.

d
Back

10. b
Back
11. a
Back
12. b
Back
13. b
Back
14. a
Back

ESERCIZI

Tabella dei potenziali

15. c

23. a
Back

16. a

Back
24. b

Back
17. b

Back
25. c

Back
18. c

Back
26. a

Back

Back
27. E = 0,462 V; E = 0,462 V

19. d

Back

Back
20. b

28. E = 0,19 V; E = 0,187 V


Back

21. c

Back
29. 0,323 g di Cr; 0,547 g di Ni

Back
22. b
Back

Back
30. 35,9 g di Ca; 63,5 g di Cl2

Back

ESERCIZI
31. 15,32 l di Cl2

Tabella dei potenziali

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