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APOLLONIO RODIO
LIBRO PRIMO
Da te sia l'inizio, Febo, a che io ricordi le gesta
degli eroi antichi che attraverso le bocche del Ponto
e le rupi Cianee, eseguendo i comandi di Pelia,
guidarono al vello d'oro Argo, la solida nave.
Il re Pelia aveva appreso un oracolo, che l'aspettava
una sorte atroce in futuro: chi tra i suoi sudditi
avesse visto venire calzato di un solo sandalo,
quello con le sue trame gli avrebbe dato la morte.
Non molto tempo dopo, secondo il tuo oracolo, Giasone,
mentre guadava d'inverno l'Anauro, trasse in salvo dal fango
un sandalo solo, e l'altro lo lasci in fondo all'acqua.
Presto giunse da Pelia, per prendere parte al banchetto
che il re celebrava in onore di Posidone suo padre
e degli altri dei: ma di Era Pelasga non ebbe pensiero.
Appena vide Giasone cap, e pens per lui la fatica
d'un duro e lungo viaggio, sperando che in mare
o tra genti straniere perdesse la via del ritorno.
Come Argo costru la sua nave, con il consiglio di Atena,
cantano i poeti di un tempo: io voglio invece qui dire
la stirpe degli eroi ed il nome, e i lunghi viaggi per mare,
e tutte quante le imprese che essi compirono
nel loro errare. Siano le Muse ministre del canto.
Primo fra tutti ricorderemo Orfeo, che un tempo Calliope,
unita al trace Eagro, secondo quanto si dice,
cos al suono della lira d'Orfeo gli eroi battevano coi loro remi
l'acqua impetuosa del mare, e s'infrangevano i flutti.
Da ambo le parti l'onda nera si gonfiava di spuma,
terribilmente fremendo sotto la forza degli uomini.
Brillavano come fiamme le armi al sole, mentre la nave
procedeva, e biancheggiava sempre la lunga scia dietro a loro,
come spicca un sentiero in mezzo alla verde pianura.
Tutti gli dei quel giorno, dall'alto del cielo, guardavano
la nave e la stirpe dei semidei che con grande coraggio
percorrevano il mare. Sopra le vette del Pelio,
le Ninfe stupivano, guardando l'opera di Atena Itonide,
e gli eroi che nelle loro mani tenevano i remi.
E dalla cima del monte scese al mare Chirone,
il Centauro figlio di Filira, e immerse i piedi
dove l'onda bianca si spezza, e con la mano possente
rivolse un saluto agli eroi che partivano,
augurando loro un ritorno senza sventure.
Accanto a lui, la moglie teneva in braccio il piccolo Achille,
il figlio di Peleo, e lo mostrava a suo padre.
Quando ebbero abbandonato la sponda ricurva del porto,
grazie alla saggia accortezza di Tifi, figlio di Agnia,
che con le sue mani reggeva abilmente il timone polito,
in modo che la rotta restasse sempre diritta, a quel punto
alzarono sulla mastra il grande albero e lo legarono
con funi, tese dall'una parte e dall'altra,
issarono in alto le vele e la stesero lungo l'albero;
["partenza" di Argo.
E di l, procedendo, costeggiarono Melibea,
videro le sue rive scoscese e battute dai venti.
All'alba videro molto vicino, e costeggiarono Omole,
digradante sul mare, e poco oltre dovevano
oltrepassare le acque del fiume Amiro.
Dopo, videro Eurimene, e le rocce battute dall'acque
dell'Ossa e dell'Olimpo, e durante la notte
passarono davanti ai colli sopra Pallene,
oltre il capo Canastro, correndo nel soffio del vento.
Nell'alba, ai naviganti si lev la montagna trace dell'Athos,
che anche su Lemno, lontana il cammino che compie
una nave da carico dall'alba al meriggio, dispiega
fino a Mirina l'ombra della sua altissima vetta.
Per tutto il giorno e fino a notte spir il vento propizio,
fortissimo, e si tendevano ad esso le vele di Argo.
Cadde il vento con gli ultimi raggi del sole, e giunsero a
[forza di remi
all'isola impervia di Lemno, la terra dei Sinti.
Qui, nell'anno passato, tutti insieme gli uomini
senza piet erano stati uccisi dalla violenza
delle donne, perch, per fastidio delle legittime mogli,
le ripudiarono, e nutrivano amore impetuoso
per delle schiave predate in Tracia, portate di l dal mare.
Era l'ira tremenda di Cipride: da lungo tempo
non le rendevano pi gli onori dovuti.