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Capitolo 7

Generatori di onde EM
7.1 Il klystron
Per produrre onde E.M. nellintervallo 1100 GHz (microonde), luso di una
antenna lineare in risonanza non `e eciente e risulta anzi impossibile produr-
re potenze notevoli. Il motivo `e molto semplice. La lunghezza d dellantenna
deve essere un multiplo intero della semilunghezza dellonda, e quindi da
qualche cm a qualche mm. Per rimanere nellapprossimazione dellantenna
lineare (spessore trascurabile rispetto alla lunghezza), si dovrebbero utiliz-
zare dei li sottili, nei quali `e impossibile far circolare correnti di intensit`a
massima I
0
, che determinano, con una dipendenza quadratica (5.89, 5.90),
la potenza emessa.
I generatori di microonde sono basati sul principio della modulazione
di un intenso fascio di elettroni, ed i pi` u comunemente usati nelle applicazioni
sono il Klystron e il Magnetron. Il principio di funzionamento del klystron,
che descriveremo brevemente nel seguito, fu realizzato nel 1935 dai fratelli
Varian e questo generatore, con i miglioramenti tecnologici apportati nel
corso degli anni, `e in uso ancora oggi.
Un klystron (vedi gura 7.1) `e costituito nelle sue parti essenziali da
un cannone elettronico, una struttura di interazione tra il fascio elettronico
e campi E.M. delle frequenze che si vogliono produrre, ed un collettore. Il
cannone elettronico, composto da un catodo e da un sistema di elettrodi di
focalizzazione, tra i quali sono applicate opportune dierenze di potenzia-
le statiche, consente la formazione di un pennello, generalmente di sezione
circolare, costituito da elettroni le cui traiettorie, a meno delle forze di repul-
sione tra essi, coincidono con le linee del campo elettrico; grazie all elevata
intensit`a del campo accelerante, il raggio del pennello `e, in genere, pi` u piccolo
di quello del catodo.
108
7.1. IL KLYSTRON 109
Figura 7.1:
La struttura di interazione consente uno scambio energetico tra il pen-
nello di elettroni e i campi a radiofrequenza presenti in essa. La pi` u semplice
schematizzazione di una struttura di interazione `e costituita da due o pi` u
gap sedi di campi elettrici variabili nel tempo (chiamati in gergo campi a
radiofrequenza) diretti secondo la direzione del moto degli elettroni. Un gap,
con un campo elettrico del tipo anzidetto, viene comunemente realizzato me-
diante una cavit`a risonante in cui, con un opportuno modo di oscillazione
(in genere quello TM010), si crea, in una regione compresa tra due griglie
parallele (il cosiddetto spazio di interazione), un campo elettrico a radiofre-
quenza avente direzione ortogonale a esse. Il segnale a radiofrequenza alla
prima cavit`a `e applicato in genere mediante un cavo coassiale o una guida
donda. Nellattraversare il gap la velocit`a degli elettroni viene modulata e
questa modulazione di velocit`a si traduce in una modulazione dellintensit`a
del fascio di elettroni alluscita del primo gap. La modulazione di velocit`a
impressa dal segnale a radiofrequenza al fascio elettronico pu`o essere visua-
lizzata ricorrendo a un particolare diagramma delle traiettorie elettroniche
(diagramma di Applegate, vedi gura 7.2). In esso sono riportate, in fun-
zione del tempo, le distanze dal primo gap di un numero rappresentativo di
elettroni (in questo caso 24 per ogni ciclo di radiofrequenza) e lampiezza
della tensione a radiofrequenza applicata al primo gap.
Gli elettroni che attraversano il gap nellintervallo di tempo in cui
la tensione a radiofrequenza ad esso applicata `e accelerante aumentano la
loro velocit`a; viceversa, gli elettroni che transitano nel semiperiodo succes-
sivo riducono la loro velocit`a. Le variazioni di velocit`a sono visualizzate nel
diagramma mediante variazioni di pendenza delle traiettorie degli elettroni;
laddove molte traiettorie sintersecano si ha un addensamento di elettroni.
110 CAPITOLO 7. GENERATORI DI ONDE EM
Figura 7.2:
La modulazione di velocit`a, generata dal primo gap, comporta una modula-
zione dellintensit`a del fascio di elettroni. I pacchetti di elettroni in moto,
attraversando il gap della seconda cavit`a, posta ad una opportuna distanza
dalla prima per ottenere la massima modulazione di densit`a (si veda pi` u ol-
tre), inducono nel gap cariche di segno opposto, che danno luogo ad una vera
e propria corrente circolante. Se si considera, infatti, il gap di una cavit`a
risonante, la presenza di un pacchetto di elettroni d`a luogo, sulle due griglie,
a cariche indotte che vanno variando di intensit`a con lo spostamento del pac-
chetto; tale variazione `e ottenuta per passaggio di corrente sulle pareti della
cavit`a. Alla risonanza, la cavit`a di uscita rappresenta un carico puramente
resistivo e quindi la tensione a radiofrequenza che si stabilisce nel gap risulta
ritardante per i pacchetti di elettroni. In queste condizioni il pennello cede
energia al campo a radiofrequenza della cavit`a di uscita a spese dell energia
posseduta dal pennello, con una cadenza temporale stabilita dal periodo del
segnale applicato alla cavit`a di ingresso.
Il rapporto tra la potenza del segnale di uscita dalla seconda cavit`a
e il segnale di ingresso nella prima cavit`a viene denominato guadagno G
del klystron a due cavit`a. Esso raggiunge valori tra 10 e 20 dB. Questo
guadagno non `e da confondere con il guadagno di energia globale del sistema,
ovviamente <1. Lenergia sprecata `e data dal prodotto dellintensit`a della
corrente del cannone elettronico (che pu`o arrivare a qualche kA), per la
dierenza di potenziale statico applicata al cannone (no a 100 kV ), cio`e
qualche 10
7
W, e lecienza dei klystron migliori non arriva a pi` u di 30-40%.
Si ottengono cio`e potenze di campo E.M. in uscita no a 10 MW, certamente
non da trascurare!
7.1. IL KLYSTRON 111
Figura 7.3:
Vediamo ora di trattare analiticamente il problema della modulazione
di velocit`a degli elettroni. Si consideri il gap della cavit`a di ingresso di un
klystron a due cavit`a, schematizzato in gura 7.3, in cui il fascio del cannone
elettronico sia accelerato da una dierenza di potenziale V
0
; sia d la distanza
tra le griglie e Asin t la tensione modulante, di pulsazione , applicata tra
esse. Si scelga un sistema di riferimento costituito da un asse diretto secondo
il moto degli elettroni, con lorigine O coincidente con la griglia di ingresso.
Il campo E
z
, esistente nel gap per eetto della tensione applicata, esercita sui
singoli elettroni di carica e e massa m, che lattraversano, la forza eE
z
,
cui corrisponde una accelerazione:
d
2
z
dt
2
=
eE
z
m
(7.1)
da cui (si veda la gura 7.3):
d
2
z
dt
2
=
eA
dm
sin(t) (7.2)
Integrando rispetto a t e denotando con t
0
listante in cui lelettrone di
velocit`a u
0
attraversa la prima griglia, si ottiene:
dz
dt
= u
0

eA
dm
[cos(t) cos(t
0
)] (7.3)
La velocit`a u
0
`e data da:
u
0
=

2eV
0
m

1/2
(7.4)
in cui V
0
`e la dierenza di potenziale statico applicata tra anodo e catodo
del cannone elettronico. Nellipotesi che lampiezza A della tensione a ra-
diofrequenza sia piccola rispetto a V
0
, si pu`o allora assumere che il tempo
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di transito degli elettroni nel gap sia approssimabile a quello che si avrebbe
per la presenza della sola tensione continua.
`
E da sottolineare che il tempo
di transito che interessa non `e quello relativo al percorso catodoanodo del
cannone elettronico, ma quello relativo allo spazio compreso tra le due griglie
di ogni cavit`a; data la vicinanza delle due griglie tale tempo `e, almeno per
onde di frequenza no a circa 100 GHz, molto minore del periodo dellonda di
lavoro. Se si indica con t
1
listante in cui lelettrone si trova in corrispondenza
del centro del gap e con t
2
listante in cui lelettrone attraversa la seconda
griglia, si ha:
t
0
= t
1

d
2u
0
, t
2
= t
1
+
d
2u
0
(7.5)
La velocit`a dellelettrone alluscita del gap del modulatore, u(d), pu`o essere
valutata sostituendo nella (7.3) t con t
2
:
u(d) = u
0
+
2eA
md
sin

d
2u
0

sin(t
1
) (7.6)
Denendo come coeciente di accoppiamento M il rapporto sin

d
2u
0

d
2u
0

e utilizzando la (7.4), si ottiene:


u(d) = u
0
[1 + MA sin(t
1
)/2V
0
] (7.7)
M tende ad 1 per tempi di transito nel gap prossimi allo zero, a 0 per tempi
di transito nel gap grandi. Gli elettroni, dopo aver superato il primo gap, si
muovono in una zona di campo elettrico nullo. Indicando con l la distanza
tra i centri del primo e del secondo gap, il tempo di arrivo dellelettrone nella
seconda cavit`a risulta:
t
3
t
1
= l/ {u
0
[1 + MA sin(t
1
)/2V
0
]} (7.8)
Considerato che A/V
0
<< 1, la (7.8) pu`o essere approssimata a:
t
3
t
1
=
l
u
0
[1 MA sin(t
1
)/2V
0
] (7.9)
ossia, indicando
l
u
0
come t
t
e

l
u
0
MA
2V
0

come Y , a:
t
3
= t
1
+ t
t
Y sin(t
1
) (7.10)
La rappresentazione graca della (7.10) `e data in gura 7.4 per diversi valori
di Y (0.5, 1.0, 1.5).
`
E evidente limpacchettamento: per Y 1, ad un valore
di t
3
corrispondono due valori di t
1
, cio`e gli elettroni che hanno attraversato
il primo gap a tempi t
1
diversi arrivano al secondo gap allo stesso tempo t
3
.
7.1. IL KLYSTRON 113
Figura 7.4:
Da notare che valori di Y 1 si ottengono con l sucientemente elevati,
dato che M < 1 e
A
V
0
<< 1. Si `e soliti indicare il fattore Y , moltiplicato per
, come parametro di impacchettamento X, in una relazione ottenuta dalla
(7.8) moltiplicata per , ed in cui, anzich`e i tempi, sono deniti gli angoli di
fase allingresso, t
1
, e al secondo gap, t
3
.
Si pu`o dimostrare che l intensit`a della corrente indotta sulle pareti
della cavit`a di uscita `e pari al prodotto del coeciente di accoppiamento del
gap e della ampiezza della corrente modulata del pennello elettronico. Ta-
le corrente, a causa dell azione modulante della tensione a radiofrequenza
applicata, `e una funzione periodica che pu`o essere espressa come somma del-
le sue varie armoniche, le cui ampiezze mostrano una notevole dipendenza
dal parametro di impacchettamento X. La corrente indotta risulta, perci`o, a
sua volta avere una struttura periodica con le stesse armoniche della radiofre-
quenza, ma, grazie ad una opportuna ottimizzazione dei parametri geometrici
ed elettrici della struttura, una intensit`a molto maggiore. La struttura n
qui descritta si comporta fondamentalmente come un amplicatore di ra-
diofrequenze; per ottenere il funzionamento del klystron a due cavit`a come
generatore di oscillazioni persistenti `e suciente connettere fra l ingresso e
l uscita un tratto di cavo coassiale o di guida d onda lungo quanto basta
per avere tra le correnti a radiofrequenza delle due cavit`a la relazione di fase
necessaria e suciente per l innesco (dovuto ai modi termici della cavita) e
il mantenimento delle oscillazioni.
Le realizzazioni di una struttura risonante ad impacchettamento di
elettroni tipo klystron possono assumere congurazioni diverse, in relazione
alle potenze che si vogliono ottenere. Se si vuole massimizzare la potenza,
conviene usare non una ma due o pi` u cavit`a oscillatrici per convertire lener-
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gia dei fasci di elettroni modulati in intensit`a in energia E.M.. Si possono
costruire klystron in continua con potenze di uscita superiori al MW e con
rendimenti del 40% circa.
Figura 7.5:
Nellintervallo di frequenze 1100 GHz, in alternativa, si possono rea-
lizzare klystron con una sola cavit`a (modulatore e oscillatore) deettendo
allindietro gli elettroni tramite un elettrodo (lente elettrostatica) polarizza-
to positivamente, posto ad una distanza circa eguale alla met`a della distanza
in cui sarebbe stata posta la seconda cavit`a; tali dispositivi prendono il nome
di klystron reex e la loro struttura `e schematizzata in gura 7.5. Chiaramen-
te il rendimento di un klystron reex `e basso (<10%): esso arriva a fornire
potenze piuttosto modeste (no a circa 1 W) ed `e stato particolarmente usato
come eterodina in ricevitori radar.
Figura 7.6:
I klystron di potenza elevata sono utilizzati per applicazioni in tecniche
radarimetriche e di accelerazione di particelle.
`
E da notare che linstallazione
7.1. IL KLYSTRON 115
base per accelerare un fascio di particelle (indipendente dal tipo di accelera-
tore, circolare o lineare) `e quella schematizzata in gura 7.6. Nel klystron
abbiamo una corrente di elettroni molto elevata I (kA), con dierenze di po-
tenziale basse (100 kV), nella cavit`a risonante il fascio di particelle viene
accelerato con incrementi di energia no a 10 MVq, essendo q la carica della
particella accelerata, ma con intensit`a del fascio inferiori ad 1 A. Il sistema
klystronguida dondacavit`a `e quindi assimilabile ad un trasformatore, che
opera per`o attraverso campi E.M. risonanti. Lecienza di questo trasfor-
matore (<20%) `e peraltro molto pi` u bassa di quella di un trasformatore
normale per corrente alternata, vicina al 100%.
I generatori di microonde a potenze molto minori, inclusi quelli per
i fornetti a microonde di uso domestico, sono di solito del tipo magnetron,
non descritti per brevit`a.

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