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Il caso del bacino acquifero del Guaran

GEOPOLITICA DELL'ACQUA:

INDICE

INTRODUZIONE Prima Parte L'ORO BLU NEL XXI SECOLO: UNA VISIONE DI INSIEME Capitolo 1: LA CRISI MONDIALE DELL'ACQUA. 1. La crisi idrica mondiale. 1. Il concetto di scarsit idrica. La causa della crisi idrica: il sistema idroesigente. Acqua e clima: una relazione sempre pi difficile. Capitolo 2: IL BUSINESS DELL'ORO BLU. 1. 2. 3. 4. Acqua: da diritto a bene commerciale. Il mercato dell'acqua: regole ed interessi. Gli attori della privatizzazione idrica. Mercato dell'acqua: le cifre del business e le lobby. 5. Il mercato dell'acqua in bottiglia. Seconda Parte GEOPOLITICA DELL'ACQUA Capitolo 3: ACQUA FRA CONFLITTO E COOPERAZIONE. 1. L'origine dei conflitti idrici e le variabili geopolitiche. 2. Tipologie, intensit, strategie e tattiche dei conflitti idrici. 3. Le asimmetrie di potenza ed i limiti del diritto internazionale. 1. Scuole di pensiero a confronto: acqua elemento di conflitto o di cooperazione? Capitolo 4: UN NUOVO CASO DI STUDIO. 1. Geopolitica dell'acqua in Sud America. 2. Il bacino acquifero del Guaran. Alla conquista della Triple Frontera. Conclusioni. Riferimenti bibliografici.

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INTRODUZIONE

La seguente ricerca nata durante l'opera di promozione della campagna Libera L'acqua, promossa dalla Ong Cipsi di Roma. La ricerca di dati ed informazioni sulle problematiche dell'acqua, con particolare riferimento all'Italia e al Sud America, era ci che mi competeva come collaboratore all'interno dell'Associazione Funima International Onlus, appartenente alla rete di partenariato del Cipsi. Nella pagine che seguono, ho voluto trattare la questione dell'acqua vista nella dinamica geopolitica, riflettendo sulla sua importanza economico strategica per gli Stati, con particolare riferimento al contiene Sud Americano, e su come essa possa essere la causa dei prossimi conflitti del XXI secolo. Nella prima parte, L'Acqua nel XXI secolo, ho voluto dare un background generale dell'importanza che ricopre la risorsa acqua per la sopravvivenza e lo sviluppo economico ed umano. Parler della crisi mondiale dell'acqua, esponendone le cause e gli effetti sull'ecosistema e di come vengano sfruttati da poche Multinazionali per crearne un nuovo business mondiale. Partendo da queste premesse, analizzer il mercato e le strategie delle multinazionali idriche, evidenziando come l'acqua non sia solo una incredibile fonte di guadagno, ma anche una non indifferente forma di potere e di controllo nei confronti degli Stati sottosviluppati. Nella Seconda Parte, Geopolitica dell'Acqua, ho cercato di delineare un collegamento ideologico fra le cause dei conflitti idrici ed i limiti del diritto internazionale, denotando come la mancanza di specifiche norme garantiste internazionali in materia idrica, siano la risultante 1

della volont degli Stati, che considerano l'acqua come bene commerciale e non come diritto fondamentale. In seguito ho voluto trattare la risorsa acqua nella sua dimensione geopolitica, riportando quali siano le teorie dei vari idrologi sulla controversa nozione di conflitti idrici, evidenziandone tipologie e cause secondo le variabili geopolitiche (politica, economica e militare). Da questa analisi si noter come vi sono due principali correnti di pensiero legate ai conflitti sull'acqua, una che sostiene che essi non siano una vera e propria minaccia, e l'altra che, al contrario, afferma come questi siano gi una realt esistente da molto tempo. Infine nello studio del caso, partendo dalla base concettuale delineata anteriormente, cercher di applicare buona parte degli assunti esposti per vedere quali siano gli scontri di potere sul continente sud americano per il controllo delle risorse idriche. Questa scelta non stata del tutto casuale ed dettata da una precisa decisione di indagine metodologica. La maggior parte della letteratura che si occupa di idrologia e di conflitti idrici riguarda in buona parte le zone del Medio Oriente e dell'Africa, senza trascurare l'Asia, con particolare riguardo a Cina ed India. In queste zone geografiche sia per motivi propriamente geografici, sia per i cambiamenti climatici in atto, che per il sovra-sfruttamento delle risorse idriche, si sta manifestando una forte carenza di acqua, creando cos un terreno di coltura ideale per la nascita di tensioni che possono sfociare sia in tensioni interne, che in conflitti interstatali. Al contrario in Sud America le risorse di acqua ancora sono abbondanti e distribuite abbastanza equamente sul continente. Tuttavia proprio per questa sua abbondanza, considerando la futura crescita domanda di acqua, ho scelto come caso di studio il Sud America, poich potrebbe ritornare ad essere, se gi non lo sia, una nuova terra di conquista dove trovare le ultime risorse idriche disponibili, al miglior prezzo di mercato. Partendo dai postulati anteriori, cercher di identificare quali siano i rapporti di potere e le possibili strategie dei soggetti statali e privati per accaparrarsi il controllo delle risorse idriche sul continente sud americano. In definitiva il presente lavoro si propone di affrontare e di sviluppare una simulazione, proiettata sul futuro, di quali potrebbero essere i conflitti idrici all'interno del Sud America, su quali potrebbero essere i loro risvolti in ambito economico, politico ed internazionale.

PARTE PRIMA L'ORO BLU NEL XXI SECOLO: UNA VISIONE DI INSIEME
CAPITOLO 1. LA CRISI MONDIALE DELL'ACQUA 1.1 La crisi idrica mondiale. Fra le tante emergenze planetarie che la comunit internazionale sta affrontando, nel corso di questi ultimi anni quella che sicuramente incomincia a destare particolare preoccupazione la crisi idrica mondiale. Fino a 50 anni fa parlare di crisi dell'acqua era esagerato in quanto erano poche le regioni del pianeta che, per motivazioni geografiche e climatiche, dovevano affrontare un emergenza che non permettesse loro di usufruire di una fonte idrica potabile che fosse costante e duratura nel tempo. Tuttavia nel corso di mezzo secolo, come vedremo nel corso delle prossime pagine, molti sono stati i fattori che hanno permesso che questa emergenza di pochi, sia diventata quella di molti. Secondo i dati ufficiali dell'UNDP del 2006 1 1,2 miliardi di persone, un quinto dell'attuale popolazione mondiale, non hanno accesso all'acqua potabile, 2,6 miliardi non hanno servizi fognari ne igienici e pi di 1,8 milioni di bambini muoiono di dissenteria, una cifra che fa di questa malattia la seconda maggiore causa di mortalit infantile a livello globale. Ogni hanno vengono annoverate 250 milioni casi di malattie legate all'acqua, che causano dai 5 a 10 milioni di morti. Le zone pi afflitte da questa emergenza sono l'Africa subsahariana, che ha le percentuale pi alta (il 37%) di bassa diffusione di acqua potabile e di servizi igienici, e l'Asia meridionale, in cui vi sono il maggior numero di persone prive di una fonte acqua pulita. Met della popolazione dell'Asia orientale e un quarto della popolazione dell'America Latina sono privi persino dei servizi igienico sanitari pi elementari. Da questa realt non ne esce illesa L'Europa. Infatti secondo l'Organizzazione Mondiale per la Sanit (OMS) il 16% degli europei, di cui il 60% costituito dalle popolazioni rurali dell'est europeo, non collegato ad una fonte di acqua potabile. Questi dati ci danno una chiara fotografia di quante siano le vittime di questa crisi, che possiamo a tutti gli effetti considerare come il flagello del nuovo secolo. Trovare una sola spiegazione di questa realt non facile, in quanto sono molteplici le cause. Al fine di individuarle, prima di tutto di fondamentale importanza sezionare e spiegare con pi accuratezza,
1 UNDP, Rapporto sullo Sviluppo Umano, L'acqua tra potere e povert, Torino, 2006,I capitolo , consultabile in: http://hdr.undp.org/en/reports/global/hdr2006/chapters/italian/

quali sono i vari gradi secondo cui si sviluppa la crisi idrica. Essa pu essere articolata su tre tipi di livelli2: 1) scarsit di accesso all'acqua per assenza di infrastrutture. Secondo l'Organizzazione mondiale della Sanit e l'UNICEF, oltre 894 milioni di persone non hanno accesso ad una fonte di acqua potabile. Caso esemplare in Brasile che una fra le nazioni pi ricche d'acqua al mondo (stime della Banca Mondiale dicono che possegga l' 11% della risorsa idrica del pianeta) in cui milioni di persone non hanno accesso ad una fonte idrica. 2) Scarsit idrica dovuta alla diversa allocazione della risorsa sul pianeta. Secondo i dati riportati dell'ONU 3 il nostro pianeta composto per tre quarti da acqua, di cui circa il 96,5% si trova nei mari e negli oceani, mentre solo il 3,5% di acqua dolce (quella pi facile da sfruttare), di cui 1,6% concentrata nei ghiacciai. Le acque superficiali, racchiuse in fiumi e laghi, sono solo lo 0,2 %, mentre quelle sotterranee sono l' 1,7%. Per quanto riguarda la distribuzione spaziale, l'acqua sembra avere delle asimmetrie naturali sul pianeta, con particolari differenziazioni geografiche su scala mondiale, nazionale e talvolta regionale. Il maggior quantitativo di acqua concentrato nei ghiacciai della Siberia, della Groenlandia , dell'Antartide, nella regione dei Grandi Laghi, in Nord America, nei laghi di Taganica, Vittoria e Malawi, in Africa, ed in cinque sistemi fluviali: Rio delle Amazzoni, Congo, Gange Brahmaputra, Yangtze e Orinoco. Cos all'incirca il 65% dell'acqua dolce si concentra in una decina di paesi: Brasile, Russia, Canada, Cina, Indonesia, USA, India, Colombia e Congo. Incrociando questi dati con la distribuzione della popolazione per continente le contraddizioni aumentano: alcuni regioni hanno acqua in abbondanza (Sud America), mentre altri mostrano una situazione globale di deficit idrico (Asia). 3) Il problema dell'inquinamento dell'acqua. Gli scarichi industriali e fognari non trattati minacciano sempre di pi le fonti di approvvigionamento di acqua dolce rinnovabile, minacciando sempre pi costantemente la salute dei cittadini. Ad esempio in America Latina meno del 14% dei liquami di origine umana
2 Definizione tratta da TANYA HEIKKILA, Water in the 21st Century: Defining the Elements of Global Crises and Potential Solutions, Journal of International Affairs, spring 2008, Vol. 61, pag. 117, in: http://www.water.columbia.edu/sitefiles/file/pub/White%20Papers/LallSiegfried2008Water.pdf 3 I dati sono forniti dal sito internet della Nazioni Unite che si occupa del tema sull'acqua: http://www.unwater.org/statistics.html

sottoposto ad una qualsiasi forma di trattamento, mentre tutto il resto viene scaricato nei fiumi o laghi circostanti, andando ad intaccare le falde acquifere presenti. Altro caso in questo senso la Cina. Quest'ultima con la costruzione di ben 22.000 dighe, che rappresentano il 50% dei lavori al livello globale nel settore idrico4, sembra aver compiuto notevoli progressi riguardo la distribuzione dell'acqua in tutto il paese, ma sta riscontrando notevoli problemi a riciclare i rifiuti di origine umana ed industriale, tanto che solo il 20% di questi riceve un qualche tipo di trattamento, obbligando la popolazione a bollire l'acqua per renderla potabile. Nel 2003 l'amministrazione statale per la protezione ambientale cinese, rifer che oltre il 70% dell'acqua dei cinque dei sette principali sistemi fluviali cinesi, era troppo inquinato per essere adibito ad un uso umano5. Da questi tre livelli di analisi possiamo definire che la crisi idrica, sia una crisi non solo quantitativa, descritta nei primi due livelli, ma anche una crisi qualitativa, descritta nel terzo. La domanda da porsi per : in che percentuale queste due componenti influiscono nel determinare lo stress idrico? Sicuramente da un analisi preliminare la componente quantitativa risulta essere leggermente pi determinante, in quanto palese che in determinate zone del pianeta, quali ad esempio il Medio Oriente o l'Africa subsahariana, anche se vi fosse un adeguato numero di infrastrutture idriche, il quantitativo di acqua che sarebbe possibile prelevare sarebbe pur sempre limitato, sia per ragioni geografiche che climatiche. La componente qualitativa, invece risulta essere determinante per quanto riguarda l'utilizzo e la sua ottimizzazione, in termini di produzione di beni e servizi ed in termini di sviluppo umano. Tuttavia cercare di analizzare la crisi solamente dal punto di vista materiale , sarebbe un grave errore. Come ha notato Vandana Shiva i concetti di scarsit e di abbondanza non sono dati natura, bens prodotti delle culture dell'acqua6. Questa affermazione della scienziata indiana fa comprendere che la questione idrica non ha solo degli aspetti quantitativi e qualitativi, ma soprattutto culturali. Infatti sia la crisi che i conflitti dell'acqua dipendono in maniera pi o meno evidente dal modo di concepirla, utilizzarla e controllarla. Spesso e volentieri l'interesse o la competizione ci spingono sempre pi lontano dal cercare delle soluzioni collettive ed ecologicamente sostenibili, portandoci a vedere l'acqua, non pi come un bene comune, ma bens come una risorsa fondamentale del quale bisogna
4 VANDANA SHIVA,Le Guerre dell'acqua, Milano, Feltrinelli editore, 2003 pag.80 5 Rapporto sullo Sviluppo Umano UNDP, Cap. 1, 2006, pag. 67 6 VANDANA SHIVA, op. cit. pag.125

appropriarsi anche a danno degli altri o dell'ambiente 7. Come si vedr in seguito, nel corso degli ultimi decenni, il rischio che l'acqua non sia pi concepita come un diritto e bene universale, ma bens come una risorsa strategica e come merce sulla quale speculare, si concretizzato in realt. 1.2 Il concetto di scarsit idrica. Da quanto detto in precedenza anche se si pu percepire che la crisi idrica di natura quantitativa, qualitativa e culturale, non se ne pu conoscere la vera entit e natura se non ne definiscono quali sono i parametri con cui essa si determina. La scarsit idrica, come si vedr anche nel corso del capitolo 3, alla base di molti degli scontri fra Stati per l'utilizzo delle risorse idriche. Infatti il controllo delle fonti di approvvigionamento di fondamentale importanza per la vita di uno stato ed legato soprattutto alla domanda di acqua. Questa dettata da tre grandi voci di consumo, che sono l'uso agricolo, industriale e domestico. La combinazione di queste tre componenti determina la domanda di acqua di una nazione. Dal gap fra domanda ed offerta di acqua proviene la genesi del concetto di stress idrico o di scarsit idrica. Gli studiosi hanno cercato di tradurre questo differenziale teorico, in un parametro empirico che rappresenti un limite al di sotto del quale il sistema economico e sociale non sono pi in grado di funzionare. Questo studio ha prodotto due risultati che ora andiamo a visionare. Il primo di questi parametri utilizzato dalla FAO. Esso prende in considerazione il paese e la quantit di acqua dolce rinnovabile consumata. Se quest'ultima supera il 75% del totale delle risorse rinnovabili a disposizione della nazione, allora per la FAO ci troviamo di fronte ad un caso di scarsit idrica8. Tuttavia il parametro di stress e scarsit idrica pi utilizzato dagli studiosi, dalla Banca mondiale e dalle organizzazioni internazionali quello elaborato da Malin Falkenmark negli anni '70, che stato successivamente perfezionato alla luce di nuove variabili 9. In base al calcolo, si considera la quantit di acqua dolce rinnovabile in funzione della popolazione di uno Stato. Falkenmark partita nella stesura del suo indice considerando le risorse idriche necessarie ad una nazione
7 DERIU M., Acqua e Conflitti, Bologna, Emi, 2007 pag. 10 8 FAO, Water Reports 34, Irrigations in the Middle East region in figures. AQUASTAT Survey, Rome 2009, in: http://www.fao.org/docrep/012/i0936e/i0936e00.htm 9 Le variabili sono state riviste e perfezionate dal prof. Peter H. Gleick, direttore del PACIFIC INSTITUTE (www.worldwater.org). Per saperne di pi visionare: GLEICK P. H. The World's Water, 2002 2003: the Biennal Report on Freshwater Resources, Washington, Island Press, 2002, pag. 98

per svilupparsi in un territorio arido, prendendo come modello lo stato di Israele. In base ai calcoli della idrologa svedese, il quantitativo necessario ad ogni individuo per i propri bisogni, va sommato a quello per le necessit agricole, industriali e per la produzione di energia elettrica. La risultante di questo indice che al di sotto dei 1700 metri cubi annui pro capite di risorse idriche rinnovabili, la nazione pu risentire di occasionali o locali problemi di carenza di acqua. Fra i 1000 e 1700 metri cubi annui pro capite, uno stato soffre un regolare stress idrico. Al di sotto dei 1000 e fino a 500 metri cubi pro capite si di fronte a una costante carenza idrica, con il conseguente deterioramento delle attivit economiche. Infine al di sotto dei 500 metri cubi pro capite si in presenza di una totale scarsit idrica. Ad ogni modo dobbiamo notare che sono state mosse alcune critiche al sistema di calcolo di questo indice. Secondo il ricercatore americano Gleick , la Falkenmark ha commesso due errori. Il primo consiste nel considerare come modello standard di vita quello di un paese industrializzato come Israele. Il secondo che l'idrologa svedese prende in considerazione soltanto la quantit di acqua dolce rinnovabile a disposizione di una nazione, senza considerare come le risorse idriche sono utilizzate dallo Stato. Gleick inoltre aggiunge che per creare un indice adeguato, bisognerebbe includere nel calcolo una molteplicit di variabili in pi, quali la capacit di trasferire l'acqua dai luoghi ricchi a quelli poveri, il grado di sviluppo economico e di consumo annuo. A queste vanno aggiunte altre componenti, quali il tenore di vita, gli andamenti demografici e le risorse economiche disponibili. Secondo Gleick, soltanto cos si pu vedere in quali luoghi la crisi vi sia e quanto sia grave 10. Tuttavia nonostante le critiche, l'indice di stress idrico della Falkenmark il pi utilizzato poich offre un parametro quantitativo per comprendere il problema della scarsit idrica all'interno di un paese. Inoltre l'indice dell'idrologa svedese tiene conto anche dell'aumento della popolazione, riuscendo a cogliere meglio le difficolt poste dalla continua pressione demografica e dalla richiesta di maggior quantit di alimenti. 1.3 La causa della crisi idrica: il sistema idro-esigente. Risulta chiaro che dagli studi condotti dai vari idrologi, che la crisi idrica mondiale sia stata generata da un disequilibrio fra domanda ed offerta di acqua. Se vogliamo utilizzare un linguaggio economico, possiamo dire che l'acqua una risorsa posta in un mercato in cui la curva di domanda in continua crescita, mentre l'offerta risulta
10 Le critiche di GLEICK sono riportate nel libro di DE VILLERS M., Acqua. Storia e destino di una risorsa in pericolo, Sperlin & Kupfer editore, 2003, pag. 20 25.

completamente anelastica. In pratica ad un aumento della richiesta, non corrisponde affatto un aumento analogo dell'offerta di acqua dolce. Da questa conclusione di base, che risulta ineccepibile, possiamo delineare quelle che sono le cause principali della questione idrica. Pur essendoci molte variabili in gioco, oltre ai livelli enunciati nel paragrafo 1, possiamo identificare la crescita demografica, lo sviluppo economico industriale ed il cambiamento del sistema di vita, come le origini dello squilibrio fra domanda ed offerta di acqua. Queste componenti, agendo insieme come catalizzatori l'una dell'altra, hanno generato un sistema che diventato idroesigente, comportando un continuo aumento della richiesta idrica nelle tre principali voci di consumo costituite dall'agricoltura, dall'industria e dal settore domestico. Questa domanda aumentata in maniera esponenziale nel corso del XX secolo. All'inizio del 1900 ad oggi il prelievo delle risorse idriche a livello mondiale era di 500 chilometri cubi11. Oggi secondo i dati dati forniti dal World Water Development Report 3 presentato in occasione del Forum Mondiale dell'Acqua tenutosi ad Istanbul dal 16 al 22 marzo 2009 il prelievo pari a 3.829 chilometri cubi, cio otto volte in pi, mentre la quantit di acqua disponibile rimasta sempre immutata. Attualmente, a livello globale, secondo i dati della Banca Mondiale 12 l'acqua impiegata per il 70% in agricoltura, per il 20% nell'industria e per il 10% nell'uso domestico. Tuttavia queste percentuali sono generiche e cambiano all'interno di ogni singolo paese, a seconda del grado di sviluppo industriale e delle attivit economiche prevalenti. Infatti nei paesi industrializzati l'acqua tende ad essere utilizzata per il 59% nei processi industriali, il 30% viene utilizzato nell'agricoltura ed il restante 11% viene lasciato per l'uso domestico. Al contrario nei paesi con un basso reddito le percentuali cambiano nuovamente, in cui l'82% delle risorse idriche viene utilizzato nell'agricoltura, mentre solo il 10% nell'industria ed il restante 8% rimane all'uso familiare. Da ci ci rendiamo conto di quanto sia importante analizzare sul come si forma la domanda, per poter comprendere quali siano le dinamiche nazionali che portano alla richiesta di risorse idriche. 1.3.1 Agricoltura, alimentazione ed aumento della pressione demografica. Nei dei dati forniti dalle istituzioni governative (ONU e Banca Mondiale) la principale voce di domanda di acqua al livello mondiale
11 DERIU M., op. cit. pag.10 12 Dati raccolti dal sito ufficiale della Banca Mondiale. http://worldbank.org

costituita dall'agricoltura. Circa il 70% del totale viene prelevato per la coltivazione dei campi, per la quale, a seconda del posizionamento dei paesi nelle varie zone del pianeta, si utilizza o un agricoltura tradizionale od una irrigua su vasta scala. La prima tipologia costituisce il 60% della produzione alimentare mondiale ed quella che richiede minor input idrici, in quanto si affida principalmente alle precipitazioni, che danno un contributo annuale di ben 6400 chilometri cubi di acqua13. La seconda tipologia sfrutta l'irrigazione artificiale ed in maggior parte viene utilizzata per la produzione delle monoculture da esportazione. I campi irrigati artificialmente, ammontano a 275 milioni di ettari, cio il 20% delle terre coltivate a livello globale. Il contributo di questo tipo di agricoltura costituisce il 40% del fabbisogno mondiale di cibo14. Da questi dati risulta evidente il nesso fra irrigazione e produttivit. L'utilizzo dell'irrigazione moderna su larga scala una delle principali cause del depauperamento delle risorse idriche ed in particolare sul loro rinnovamento, causandone il prosciugamento oppure richiedendo la deviazione di fiumi o la costruzione di dighe che hanno generato notevoli squilibri ambientali ed ecologici. Fra questi i pi gravi, in termini territoriali, sono l'impaludamento, causato da una distribuzione eccessiva di acqua sui territori, la salinizzazione, derivante dalla concentrazione di sali che nel lungo periodo non rendono possibile la coltivazione, e la desertificazione, dovuta alla riduzione della produttivit ed alla perdita di humus. A questa lista di effetti collaterali dobbiamo aggiungere i danni creati dall'inquinamento agricolo. Infatti l'irrigazione su larga scala, al fine di migliorare la produttivit e per rendere pi alta la resa al livello commerciale, utilizza prodotti ad alto rendimento (particolarmente resistenti alle intemperie) e copiose quantit di fertilizzanti e pesticidi, responsabili della contaminazione delle acque e dell'alterazione della catena alimentare. I costi sociali di queste scelte, ricadono principalmente sulle piccole comunit di contadini e pescatori, mentre i soli beneficiari sono costituti dalle grandi imprese multinazionali. Da quanto si evince dal confronto di questi due tipi di agricolture, evidente che quella moderna non solo crea gravi danni idrici e ambientali, ma risulta anche essere inefficiente dal punto di vista della produzione, in quanto comporta notevoli costi. L'agricoltura che ancora oggi produce di pi quella tradizionale, che costituisce ancora il 60% della produzione mondiale. Nonostante questo, il sistema delle grandi imprese incentiva gli investimenti per le moderne
13 Tratto dal World Water Assestement Program (WWAP), The United Nations World Water Report 3, op cit., pag.97, consultabile in: www.unesco.org/water/wwap/wwdr/wwdr3/pdf/WWDR3_Water_in_a_Changing_World.pdf 14 Ivi, pag. 108

tecniche di irrigazione, favorendo l'abbandono ai sistemi di approvvigionamento tradizionali, come quelli di raccolta delle acqua piovane. Se prendiamo in considerazione il rapporto redatto dalla FAO nel 2002, l'agricoltura irrigua produce di meno rispetto a quella tradizionale, questo perch nei paesi in via di sviluppo dove l'agricoltura irrigua assidua e costituisce un profitto importante nella bilancia commerciale, la produttivit del terreno irrigato pari ad un terzo rispetto alle coltivazioni dei paesi occidentali. La ragione risiede principalmente nell'evaporazione durante lo stoccaggio e per il tipo di irrigazione per gravit15. In questo tema la FAO ha cercato di promuovere colture che massimizzassero l'utilizzo del binomio acqua produttivit. Tuttavia queste politiche non hanno sempre funzionato, soprattutto per frizioni culturali al cambiamento e per instabilit politiche nei paesi in via di sviluppo o per il rifiuto, soprattutto nel caso dei paesi industrializzati, di abbandonare colture pi pregiate che massimizzano i profitti. Con tali statistiche viene spontaneo chiedersi il perch le imprese incentivino la crescita dell'agricoltura irrigua moderna, se oltre ad essere dannosa anche meno efficiente. Le spiegazioni di queste scelte derivano da due fattori principali che sono strettamente collegate sia all'aumento della pressione demografica che al sistema di vita occidentalizzato. La prima spiegazione tocca il tema quantitativo e produttivo. L'agricoltura irrigua moderna l'unica che pu garantire, risorse idriche permettendo, un aumento della produzione dei prodotti cerealicoli e zootecnici che sono fra pi richiesti sul mercato internazionale. Tale richiesta dipende in maggior parte dall'aumento della popolazione mondiale. L'altra spiegazione correlata al cambiamento dello stile di vita 16 alla quale sono abituati i paesi occidentali. Quando parliamo di sistema di vita ci riferiamo anche alla trasformazione delle abitudini alimentari, che nel corso degli ultimi 50 anni hanno visto aumentare esponenzialmente il consumo di carni e latticini, soprattutto nei paesi industrializzati. Una componente dell'aumento domanda di risorse idriche per l'agricoltura data in particolare dall'allevamento di bovini. Pi le attivit zootecniche sono specializzate, tanto di pi sar la richiesta di acqua per la produzione di latticini e carne. Per la produzione di carne si richiede, a parit di peso, un quantitativo di acqua almeno 8 10 volte superiore rispetto a quello dei cereali. Invece per l'allevamento di bovini da latte e da carne richiesto un alto quantitativo di foraggio, la cui coltivazione comporta notevoli spazi e ingenti consumi di risorse idriche, soddisfatti solo con un l'agricoltura irrigua. Secondo
15 SIRONNEAU J., L'acqua. Nuovo obiettivo strategico mondiale, Trieste, Asterios Delithanassis Editore, 1997 16 Tratto dal World Water Assestement Program (WWAP), op.cit.

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le stime degli esperti quindi per la produzione di un chilogrammo di carne sono necessari in media 15.500 litri di acqua 17. Risulta evidente dagli ultimi dati citati, la forte relazione fra acqua ed alimentazione. Se consideriamo inoltre l'aumento della popolazione nel corso dell'ultimo secolo che ha portato ad un aumento della richiesta di cibo, congiunto con il cambiamento delle richieste alimentari, lo squilibrio domanda offerta di acqua non risulta pi essere tanto difficile da spiegare. 1.3.2 Industria, energia ed inquinamento. La relazione che lega acqua, industria e produzione di energia molto forte. La richiesta dal settore industriale di risorse idriche si aggira attorno al 20% al livello globale. Questa percentuale scende notevolmente, in particolare in Medio Oriente e nei paesi africani dato il basso livello di sviluppo. Partendo da un analisi preliminare sembra che il settore industriale, favorito da un progresso tecnologico molto pi sviluppato, sia pi efficiente rispetto a quello agricolo per quanto riguarda la dispersione idrica. Infatti la perdita media del 5% del consumo, ovvero l'1,8% delle perdite a livello mondiale18. L'acqua viene impiegata principalmente in tre diversi settori industriali: 1) nei processi di raffreddamento nella produzione di energia che costituiscono il 3% della richiesta totale di acqua. 2) Nella produzione di energia nucleare ed idroelettrica , che richiede fra il 57 ed il 69% di risorse idriche a livello mondiale. In questo tipo di campo giusto fare una piccola distinzione. Anche se in ambo i tipi di impianti l'acqua usata di buona qualit, nelle centrali nucleari l'acqua utilizzata non pu pi essere recuperata, poich entra in contatto con materiali radioattivi che ne alterano la composizione. Al contrario nel caso delle centrali idroelettriche l'acqua rimessa in buona parte in circolo nell'ambiente senza deterioramenti particolari della sua qualit. Per questo motivo l'energia idroelettrica pulita, poich sfrutta solo la forza cinetica dell'acqua in caduta, per poi trasformarla in energia. 3) Nei processi di produzione. Con questi intendiamo processi quali
17 Dati tratti dal sito http://www.waterfootprint.org/?page=files/productgallery 18 PICCIULIN M., Acqua e scienza, ,Bologna, EMI, 2007 pag. 53

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la refrigerazione o la pulizia che costituiscono all'incirca fra il 30 ed il 40% del fabbisogno di acqua nel settore industriale. In questi processi difficile stabilire il tipo di qualit di acqua richiesta. Ad esempio nel settore hi-tech, che in continua espansione, necessaria acqua di altissima qualit, la quale dopo il processo di produzione non potr pi essere utilizzata in quanto contaminata dalla presenza di metalli pesanti. Nonostante questa classificazione, sarebbe errato pensare che la richiesta di acqua del settore industriale si limiti a soddisfare solo queste tre categorie. Infatti ogni tipo di merce esistente ha un suo costo idrico, definito come la quantit di acqua necessaria per generare un'unit di energia o per produrre una unita di peso di una merce19, che dipende sia dalla tecnologia impiegata, che dalla presenza di eventuali processi di recupero e riutilizzo delle acqua reflue. A titolo indicativo riportiamo alcune stime 20 secondo cui la produzione di un autovettura richiede 400 metri cubi di acqua; di un chilogrammo di cuoio 16.600 litri di acqua; di una maglietta di cotone di 2.700 litri; di un kg di carta di 2000 litri. Giunti a questo punto, bisogna fare alcune considerazioni. Secondo le stime delle agenzie e delle organizzazioni internazionali, il consumo di acqua per usi industriali generici salir nei prossimi anni, in particolare nei paesi in via di sviluppo. Tuttavia quest'aumento sar compensato da un calo della domanda nei paesi industrializzati, grazie all'utilizzo di politiche di riciclaggio e di risparmio idrico. Dalla richiesta di acqua dell'industria derivano una serie di problemi strutturali. Infatti molte delle merci e dei processi industriali sopraindicati, oltre a consumare un quantitativo notevole di risorse idriche, generano un forte inquinamento. Come notato in molti dei processi produttivi, la richiesta non solo di natura quantitativa ma anche qualitativa, poich l'acqua deve essere di buona qualit, ma questa una volta utilizzata viene rimessa nell'ambiente deteriorata ed inquinata. Ad esempio, oltre alle industrie petrolifere, minerarie ed hitech che riversano ogni giorno migliaia di tonnellate di metalli pesanti, l'industria cartiera riversi nei corpi idrici migliaia di tonnellate di cloro. Secondo alcune stime21, il 95% delle acqua che restituisce l'industria inquinata da sostanze tossiche e cancerogene, da acidi e mercurio, idrocarburi e solventi, che vanno dai 300 ai 500 milioni di tonnellate l'anno. All'inquinamento chimico bisogna aggiungere quello termico, dovuto al riversamento nei corpi idrici di acqua calda, che pur essendo di
19 NEBBIA G., Sete, Roma, Editri Riuniti, 2007, pag.30 20 Dati tratti dal sito http://www.waterfootprint.org/?page=files/productgallery 21 PICCIULIN M, Acqua e scienza ,Bologna, EMI, 2007 pag. 53

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buona qualit usata nei processi di produzione, genera un aumento della temperatura riducendo la quantit di ossigeno, abbassando notevolmente la capacit della risorsa idrica di combattere almeno una parte degli agenti inquinanti, aumentando cos anche l'inquinamento chimico. L'inquinamento termico inoltre comporta inevitabilmente la morte biologica degli organismi presenti nelle risorse idriche, comportando cos un ulteriore squilibrio sull'ecosistema. L'impatto di queste conseguenze pu essere devastante se i rifiuti industriali non sono trattati, cosa che secondo le stime dell'ONU 22 avviene nel 70% degli scarti industriali dei paesi in via di sviluppo. Le percentuali di questi danni sono cos elevate poich non vi una legislazione ferrea che faccia da deterrente, specialmente nei paesi in cui la globalizzazione da particolari vantaggi di costo per la produzione su vasta scala. L'assenza di forti sistemi di controllo, in particolare nei paesi in via di sviluppo che risultano essere i pi deficitari, innesca un circolo vizioso che finisce per intaccare la disponibilit idriche nazionali, con un abbassamento della qualit, con conseguenze sulla produzione agricola e sulla salute delle popolazioni locali. Un discorso a parte va fatto per l'industria idroelettrica. Abbiamo definito quest'ultima, nella classificazione all'inizio del paragrafo, come un industria pulita in quanto essa non comporta delle alterazioni al livello qualitativo delle risorse idriche. Tuttavia anch'essa ha un costo geofisico che si ripercuote sull'ecosistema. Infatti per costruire una centrale idroelettrica, oltre ad avere un alto numero di fondi per coprire gli altissimi costi iniziali, necessario un luogo che possa prestarsi allo scopo, offrendo spazi e pendenze dove sfruttare l'energia sviluppata dall'acqua in caduta. Nei paesi sviluppati, quasi tutti i posti adatti sono stati sfruttati, senza considerare che si sta cercando di rivolgere lo sguardo a nuove forme di energia (solare o eolica). La situazione cambia nei paesi in via sviluppo, dove la costruzione di dighe o la deviazione di fiumi, spesso il modo migliore per sopperire a carenze di energia elettrica, in particolare nelle aree depresse. La modificazione idro-morfologica dei corpi idrici, se da un lato da un indipendenza energetica, crea un notevole squilibrio dell'ecosistema nella zone dove vengono compiute queste opere. Infatti secondo i dati ufficiali dell'ONU 23 la costruzione di dighe, oltre all'effetto pi immediato dell'alterazione del paesaggio, altera spesso gli ecosistemi locali, determinando il prosciugamento di corsi d'acqua, la deforestazione e l'inondazione in aree pi o meno grandi. A questi effetti si aggiungo il blocco del flusso di detriti, che
22 Dati tratti dal sito dell'UNESCO, www.unesco.org 23 World Water Assestement Program (WWAP), op. cit. pag. 130

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contengono un alto potere fertilizzante, comportando nelle zone dove non arriva pi acqua un impoverimento del terreno, con un conseguente danno notevole per la produzione agricola. Inoltre gli invasi creati dalle dighe creano, congiunti con il riscaldamento globale, un innalzamento del microclima circostante, avendo degli effetti sul ciclo di umidit responsabile delle precipitazioni, lasciando aride alcune zone, irrorandone eccessivamente delle altre. Tutto questo a sua volta ha anche una ricaduta sociale sulle popolazioni locali costrette all'esodo, generando emigrazione e la nascita di aree sovrappopolate e aree semi-desertiche. Gli effetti esposti aumentano esponenzialmente al crescere delle dimensioni delle opere costruite. Nonostante il cospicuo numero di effetti collaterali geofisici e sociali generati dalla industria idroelettrica, secondo le stime 24 la domanda di energia idroelettrica crescer con una media del 1,7% annuo, dal 2004 al 2030. Questo dovuto anche ai numerosi sovvenzionamenti dati dagli organismi sovranazionali, in particolare la Banca Mondiale e le multinazionali del settore. Nei paesi esterni alla Organizzazione per la Cooperazione alla Sviluppo (OCSE), la produzione di energia idroelettrica passata dal 29% al 50% su scala mondiale, con una maggiore crescita in Sud America25. 1.4 Acqua e clima: una relazione sempre pi difficile. Come abbiamo visto nel paragrafo precedente, risulta chiaro come il nostro stile di vita correlato al sistema produttivo energetico, creano notevoli squilibri all'intero sistema idro-ecologico mondiale. Quest'ultimo nel corso dell'ultimo secolo stato notevolmente compromesso dall'emissione continua di anidride carbonica e altri gas serra responsabili del riscaldamento globale e del cambiamento climatico. Da ci possiamo dedurre che vi sia anche un forte relazione fra acqua e clima e di come questo possa influire sulla disponibilit e sulla distribuzione delle risorse idriche sul globo, nelle dimensioni spaziali e temporali. Secondo stime26, la relazione fra acqua e clima state resa sempre pi difficile dalle emissioni di anidride carbonica nel corso degli ultimi cinquant'anni, che hanno fatto aumentare la temperatura media della terra ad un ritmo di circa 0,74C annui. Il numero non desta particolare preoccupazione, ma in esso che sono contenute le spiegazioni delle siccit, delle alluvioni, degli uragani, dello scioglimento dei ghiacci e dell'innalzamento del livello dei mari. A
24 Ivi pag. 118- 119 25 CMR, COMISION MUNDIAL DE REPRESAS, Represas y Desarollo. Un nuevo marco para la toma de decisiones, 2000. pag. 14. in www.dams.org/docs/overview/wcd_sintesis.pdf 26 NATIONAL GEOGRAPHIC Italia, Acqua: il mondo assetato, numero speciale Aprile 2010, pag. 8

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questi si devono aggiungere l'alterazione delle precipitazioni che provocano alluvioni in alcuni luoghi e aridit in altri, dando dimostrazione di una importante legge fisica: l'aria calda contiene un numero maggiore di molecole d'acqua rispetto all'aria fredda. Gli effetti dello stravolgimento climatico si stanno vedendo in tutto il mondo. Il fenomeno dello scioglimento dei ghiacciai fortemente visibile sia in Asia, che in Sud America. Nel continente asiatico la zona maggiormente esposta quella detta del Terzo Polo, che ingloba l'altopiano del Tibet, il quale rifornisce di acqua un terzo del popolazione mondiale, dove i ghiacci si ritirano con un ritmo di 10 15 metri l'anno. Secondo i dati27 dei glaciologi cinesi, la calotta in questa porzione si ridotta del 6% dagli anni '60, con i danni pi ingenti nel Tagikistan ed India orientali, dove vi stata una rispettiva diminuzione del 25% e del 30%. Se le tendenze rimangono attualmente invariate, secondo gli scienziati entro il 2050 il 40% dei ghiacciai dell'altopiano scomparirebbe. In Sud America secondo l'UNDP28 vi in atto invece lo scioglimento dei ghiacciai tropicali, mentre alcuni minori sono scomparsi, la superficie di altri diminuita di un terzo. Non di minore entit il fenomeno della siccit. Questa comporta una diminuzione dei flussi, l'esaurimento delle risorse idriche di superficie e sotterranee, alterando il circolo agricolo con una conseguente perdita di produzione, generando a sua volta una insicurezza idrica e alimentare. Questo fenomeno abbraccia tutto il pianeta, ma in particolar modo colpisce di pi l'Africa. Secondo i dati forniti dall'UNDP 29, nel 2005 nell'area subsahariana pi di 20 milioni di persone erano a rischio. In Etiopia, Malawi, Zimbawe e Kenya i periodi di siccit si alternano a inondazioni, causando la perdita di raccolti e di sicurezza alimentare. In Africa orientale, nelle aree non irrigate si registrano perdite di produttivit pari a quasi il 25% del raccolto, mentre in Marocco la siccit del 1995 provoc la riduzione del 45% del rendimento agricolo. L'intensit e di questi fenomeni ha creato eventi catastrofici sempre pi numerosi e ricorrenti. Il termine disastro ha perso il suo carattere di eccezionalit ed i fenomeni meteorologici sconvolgenti non sono pi eventi rari. Fra il 1991 e il 2000, su 2557 catastrofi (causa di 665.000 morti) il 90% era legato all'acqua, di cui il 50% a inondazioni e l'11% a siccit30. Fra il 2000 ed il 2004, le inondazioni hanno colpito 110 milioni di persone in Asia e 2 milioni in Africa subsahariana, mentre la siccit ha interessato, sempre nella stessa regione, 10 milioni di persone.
27 Ivi, pag. 28 28 UNDP, Rapporto sullo Sviluppo Umano, Resistere al cambiamento climatico, Torino, 2007,Rosenber & Sellier. Dal sito: http://hdr.undp.org/en/reports/global/hdr20078/chapters/italian/ 29 UNDP, Rapporto sullo Sviluppo Umano, L'acqua tra potere e povert, op. cit. , pag 203 206 30 UNESCO, L'eau por les hommes, l'eau por la vie. Rapport mundial sur la mise en valeur de ressources en eau, UNESCO, Roma, 2003, pag. 23, visionabile in: http://unesdoc.unesco.org/images/0012/001295/129556f.pdf

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CAPITOLO 2. IL BUSINESS DELL'ORO BLU 2.1 Acqua: da diritto a bene commerciale. Fin dall'antichit l'acqua stata sempre considerata come elemento fondamentale, poich da essa dipende l'origine di tutte le forme viventi presenti su questo pianeta. Proprio per questa sua unicit e specialit, l'acqua stata sempre percepita dalle popolazioni antiche come un dono divino e sacro concesso all'umanit per crescere e svilupparsi, come credevano le popolazioni dell'antico Egitto, dei Maya, delle popolazioni aborigene australiane, degli indiani d'America o dalle popolazioni nomadi dell'Africa e della penisola arabica. Questa concezione sacra dell'acqua anche un elemento comune che sta alla base di tutte le religioni odierne, come quella ebraica, cristiana, islamista, induista, buddista, taoista, compresi il confucianesimo e lo zoroastrismo. Questa visione teologico sacrale dell'acqua si evoluta nel corso dei secoli, generandone altre due tipi, una di natura economica che concepisce la risorsa idrica come un qualsiasi altro bene commerciale, l'altra che la concepisce come diritto umano inalienabile ed universale. Questa duplice visione frutto dei vari processi di trasformazione di natura economica e giuridica che hanno interessato la nostra societ a partire dal XXVIV secolo. La prima visione frutto della nascita del moderno sistema economico capitalista, che ha trovato appoggio negli ordinamenti positivi di origine privatista. La seconda visione invece ha origine dai sistemi positivi statalisticigarantisti, dai quali si sono fondati la maggioranza dei sistemi costituzionali liberal democratici. La logica suggerirebbe che la visione predominante dovrebbe essere quella di origine garantista, in quanto l'acqua la risorsa fondamentale per la vita umana e per il suo sviluppo e per tanto dovrebbe avere delle norme legislative che ne regolino la sua preservazione ed il suo utilizzo, che la qualifichino come diritto ineluttabile dell'uomo. Come vedremo nel corso del prossimo capitolo, tali garanzie legislative non sono poi cos chiare ed evidenti ne al livello nazionale, ne tanto meno al livello internazionale. Questa assenza giuridica ha lasciato spazio alla concezione dell'acqua vista come bene economico commerciale. Ma in quale contesto e in che modo si venuto creare il presupposto affinch questo potesse avvenire. Nello studio storico sulla nascita dell'approccio economico relazionato all'acqua, la ricercatrice italiana Margherita Cervio ne ha identificato l'origine nella prima definizione di bene pubblico di Paul Samuelson (1954). L'acqua vista come bene pubblico, in opposizione al bene 16

privato, ha i principi di non rivalit e di non escludibilit, in quanto il suo uso da parte di un soggetto o di un gruppo non ha effetti significativi sull'ammontare disponile per gli altri e in quanto non possibile escluderne (se non a costi proibitivi) alcuna persona dall'uso di tale risorsa31. Risulta chiaro, che proprio in questa definizione che possiamo identificare la nascita della visione dell'acqua come bene commerciale. Infatti, come abbiamo visto nel corso del primo capitolo, lo sviluppo industriale, agricolo e tecnologico, relazionato con l'aumento della popolazione mondiale, ha fatto venire meno il presupposto della non escludibilit dell'acqua, permettendo un consumo eccessivo e negligente con effetti negativi sulla disponibilit della risorsa idrica, in termini quantitativi che qualitativi 32. La scarsit idrica ha generato un circolo vizioso che ha fatto perdere all'acqua quegli elementi che la potessero caratterizzare come bene pubblico, rendendola pi simile ad un bene commerciale. Tale tipo di concezione economica, snatura il significato pi profondo dell'acqua visto come diritto alla vita dal quale nessuno essere umano pu esserne privato. Da questa base etica nasce il senso di responsabilit che porta alla preservazione della risorsa idrica, poich essa non serve solo a queste generazioni, ma servir anche a quelle future. Se poi allarghiamo questi principi morali al livello mondiale, l'acqua diventa bene comune globale e quindi diritto internazionale ed universale. Purtroppo tale diritto non pu essere sempre garantito, finch non vi sono norme legislative che ne tutelano la sua natura e se la percezione principale che si ha dell'acqua, non quello di risorsa fondamentale, ma bens quella di merce a scopo di profitto. 2.2 Il mercato dell'acqua: regole ed interessi. Se definiamo l'acqua come bene economico commerciale, significa considerarla come una qualsiasi merce che sottost alle regole di un mercato, accettando che questa sia venduta, utilizzata e prelevata con fini di lucro. Questa concezione economica non permette pi l'applicazione della definizione di P. Samuelson citata precedentemente, in quanto l'acqua accessibile solo per coloro che la possono pagare, rendendola di fatto un bene esclusivo. L'economista Kenneth Lux ha formalizzato tali concetti attraverso l'elaborazione di due equazioni: 1) interesse individuale profitto crescita
31 CIERVO M. Geopolitica dell'Acqua, Roma, Carocci editore, 2009, pag. 17 32 Ibidem

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2) bene comune no profitto sostenibilit Dato che ci troviamo in campo economico, riprendendo l'opera compiuta da Margherita Cervio33, vediamo allora in che modo funziona il mercato dell'acqua. Come anticipato nel capitolo 1, il mercato mondiale idrico pu essere sintetizzato con un grafico dove la curva di domanda risulta essere sempre in crescita, mentre l'offerta risulta essere sempre costante nel tempo. Considerando che in questo mercato, in maggior parte, operano imprese private, esse agiranno secondo la regola della massimizzazione dei profitti, che sintetizzabile con la seguente equazione: G = R C (guadagno = ricavo costi) Questo spinger le imprese a estendere i servizi solo se la loro produzione, sar economicamente conveniente, ossia se i ricavi saranno maggiori dei costi sostenuti. Stabilita la formula secondo la quale l'impresa dovr agire sul mercato, bisogna stabilire quali saranno le azioni che essa dovr compiere affinch massimizzi i suoi profitti. Tali strategie sono dettate dalla definizione del prezzo. La definizione di quest'ultimo cambia a seconda della tipologia del mercato in cui ci troviamo. Nel caso del mercato idrico, essendo il servizio dell'acqua un monopolio naturale, ne consegue che il prezzo non essendo dettato dalle regole di un mercato concorrenziale, sar imposto dal monopolista, costituito dall'unico gestore della risorsa. Considerando un'impresa privata, per la determinazione del prezzo si utilizzer il criterio del full recovery cost, (che nel nostro ordinamento rappresentato dalla legge Galli, legge del 5 Gennaio 1994 n.36 34 e poi completato dal Decreto Ronchi) identificato dall'ultima equazione, in base al quale il prezzo calcolato in modo da coprire tutti costi di esercizio (captazione, distribuzione,depurazione e smaltimento) e d'investimento, ma anche la remunerazione degli investimenti effettuati, costituiti dagli utili. Al contrario se il monopolista fosse un'impresa pubblica, il prezzo andrebbe a coprire solo i costi di gestione, in quanto gli investimenti sarebbero a carico dello stato. L'impresa pubblica, inoltre non avendo come obiettivo quello della massimizzazione dei profitti, ma bens quello di garantire il servizio idrico a tutti secondo determinati standard qualitativi, potrebbe porre delle tariffe in base alla differenziazione reddituale o settoriale, applicando degli aumenti, solo nel caso in cui si superi la soglia sufficiente a garantire le esigenze basilari, proporzionali al consumo crescente. L'impresa privata, spinta sempre dal raggiungimento di utili maggiori,
33 Ivi pag.18 - 23 34 MANUNTA M., Fuori i mercanti dall'acqua, Milano, MC editrice Sas, 2002, pag. 61

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al contrario prenderebbe altre due tipi di decisioni: applicare una discriminazione del prezzo di secondo tipo o puntare ad un aumento dei consumi della risorsa idrica. Nel primo caso, si applica questa pratica quando si programmano schemi secondo i quali il prezzo diminuisce all'aumentare della quantit acquistata. Da ci ne consegue che chi consuma una quantit maggiore di prodotto, sopporta un costo medio inferiore, rispetto a chi ne consuma una quantit minore. Gli effetti di queste scelte sono in primis di natura ecologica, poich si genera un aumento dei consumi, che comportano un prelevamento eccessivo della risorsa oltre la soglia massima della sua capacit di rigenerazione. Inoltre abbiamo conseguenze sociologiche, in quanto a farne le spese sono le classi sociali pi basse che devono sostenere il costo medio unitario maggiore rispetto alle classi pi agiate, nelle quali sono compresi gli azionisti delle imprese o i loro direttori ed i grandi consumatori individuali. Nel secondo caso si punta ad un aumento di consumi della risorsa idrica per avere maggiori profitti. Distintamente da quanto succede in una impresa pubblica, si applica un netto aumento dei prezzi che non influenzato dai consumi, con la giustificazione degli investimenti che sono stati fatti dall'impresa per migliorare la qualit del servizio (sistemazione della rete di distribuzione, controlli accurati sulla risorsa). La motivazione dell'aumento indiscriminato dei prezzi da parte dell'impresa, dettato dal fatto che la domanda di acqua risulta essere estremamente rigida rispetto al suo prezzo, ossia poco sensibile alla sua variazione. Questo risulta essere ovvio. Infatti l'acqua la risorsa fondamentale ed difficile che anche un aumento cospicuo del prezzo ne contragga il consumo della sua quantit, necessaria alle esigenze primarie. Ne consegue che gli effetti portati da questa scelta, comportano una diminuzione del potere di acquisto del consumatore. Questa decisione, anche nella previsione di un consumo minimo fisso per ogni utenza, non sembra incentivare il risparmio, se i consumi effettivi sono inferiori al minimo imposto (caso delle famiglie ristrette). Da ci si giunge a dedurre che chi consumerebbe di meno indotto a sprecare pi acqua che , comunque, costretto a pagare nei limiti del consumo minimo previsto35, senza considerare che sembra difficile che le imprese private possano attuare delle politiche serie di risparmio se misurano i loro ricavi in metri cubi di acqua consumati36. Da quanto detto fino ad ora, risulta chiaro che la gestioni dei servizi idrici cambiano a seconda se le imprese sono di natura pubblica o privata. Questo in virt del fatto che cambiano i loro obiettivi. Ma cosa succederebbe nel caso in cui a gestire un servizio idrico sia una
35 Ivi pag. 63 36 Ibidem.

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Societ per azioni (S.p.A) a intera partecipazione statale, come nel caso dell'Acquedotto pugliese che il pi grande d'Europa. Si viene a creare un'antitesi istituzionale, poich gli enti pubblici in quanto azionisti di una societ privata, devono tutelare degli interessi che sono incompatibili fra di loro. Da un lato essi devono garantire il servizio idrico a tutti gli utenti, dando una garanzia socio spaziale, fornendo allo stesso tempo un servizio di qualit con tariffe che siano relazionate al reddito e ai consumi degli utenti, scoraggiando lo spreco della risorsa ed inculcando il rispetto dell'equilibrio ecologico. Dall'altro essi, in quanto azionisti, hanno l'interesse di raggiungere l'obiettivo di conseguire un profitto e di dividere gli utili. E' evidente che le due finalit entrano in contrasto fra di loro, poich gli interessi pubblici non coincidono con quelli privatistici e viceversa. Da ci ne viene che gli enti pubblici azionisti non sono il modello ideale per la gestione del servizio idrico, in quanto non sono in grado di garantire la preservazione all'acqua ed il suo accesso a tutti, senza poterne speculare a fini di profitto. 2.2.1 Genesi ed evoluzione del mercato multinazionale dell'acqua. Il modello idrico esistente oggi nel mondo quello costituito dal mercato multinazionale dell'acqua. Esso l'ultimo stadio di un processo evolutivo che ha avuto come oggetto la gestione delle risorse idriche. Come notato dalla ricercatrice italiana Margherita Cervio, questo processo si pu suddividere in tre livelli 37 differenti che si identificano nella sussistenza locale, nello Stato agrario o idraulico e nello Stato Capitalistico. Il modello di sussistenza locale si basa sull'assenza di propriet individuale, favorendo una gestione collettiva delle risorse idriche. Tuttavia, in teoria, l'assenza del diritto della propriet privata, farebbe venire meno una garanzia importante della preservazione dell'acqua, in quanto i singoli soggetti non sarebbero in grado di autoregolarsi e di rivedere i propri interessi personali, con il fine ultimo di evitare lo sfruttamento delle risorse. In realt la dimostrazione di questa ipotesi non ha mai avuto luogo, in un modello dove le risorse sono considerate di tutti e dove sono organizzate secondo un modello solidaristico cooperativo. Questo modello di gestione idrico ancora presente in comunit dell'America Latina, dell'India e dell'Asia, dove i sistemi di gestione e di distribuzione sono stati costruiti a mano dagli stessi abitanti. La gestione dell'acqua avviene su scala locale, quindi la domanda avviene in base alla disponibilit naturale e non in base
37 CIERVO M., op. cit. , pag. 24 - 30

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alle necessit produttive ed energetiche. In pratica questo si configura come un modello strettamente dipendente dal territorio e quindi pi strettamente legato al rispetto dei criteri ambientali ed eco sostenibili. Il modello dello Stato agrario o idraulico nasce proprio in virt del'uso e delle gestione dell'acqua e si differenzia rispetto al precedente innanzitutto per il cambiamento di scala che permette una maggior potere di intervento sull'offerta idrica. Con la nascita dello Stato come persona giuridica, avviene un spostamento del controllo e della gestione dei servizi idrici dalle comunit locali all'istituzione statale. In questo modello avvengono le prime grandi costruzioni idrauliche, anche grazie ad un maggior capitale umano e finanziario. Questo modello tipico della comunit dell'antico Egitto sorto sulle rive del Nilo, della Mesopotamia nata fra il Tigri e l'Eufrate e della Cina sviluppatasi grazie allo Yangtze. Tuttavia in questo modello, lo Stato essendo una personalit giuridica esterna ai territori sul quale si afferma, non tende ad avere gli stessi interessi delle comunit, con le quali tende alcune volte ad entrare in conflitto. Nel modello dello Stato capitalistico, l'istituzione statale partecipa direttamente alla gestione dei servizi idrici ed al loro finanziamento. La differenza con il modello precedente nelle finalit che, come abbiamo affrontato nel capitolo 1, consistono nella funzione energetica dell'acqua, alla quale si lega a doppio filo la produzione industriale, lo sviluppo dei trasporti e l'attivit agricola, concepita nella logica del business e ampliata su vasta scala. In questo modello sono stati compiuti le pi grandi opere idrauliche, che invece di dare i benefici tanto promessi alle comunit locali, le hanno danneggiate dal punto di vista sociologico e territoriale. In et moderna, in particolar modo nel XX secolo, la diffusione culturale delle idee neoliberiste, ha ridimensionato il campo di intervento dello Stato a favore del mercato, ritenuto strumento migliore per l'allocazione delle risorse. Inizialmente lo Stato in un primo momento era dato il compito di fornire i beni comuni, che ai privati non conveniva produrre, poich non avrebbe portato loro dei profitti. In un secondo momento, quando per le imprese si sono aperte delle possibilit di guadagno, il ruolo dello Stato stato ulteriormente ridotto a organo di controllo e supervisione della gestione dell'attivit dei privati. Questo sistema, anche secondo il parere degli stessi economisti, non risulta essere efficiente in quanto vi sono alcuni elementi non funzionanti, quali l'informazione incompleta dell'amministrazione statale, l'assenza di garanzie di funzionamento del sistema burocratico, che ha il compito di controllare l'attivit delle imprese, ed i limiti imposti dalla politica. Proprio in questo frangente si consuma la consegna della gestione dei servizi idrici da parte dello Stato ai privati. Ci avviene tramite 21

riforme istituzionali che aprono il settore alla gestione degli istituti privati. La motivazione di questo passaggio di consegne dettata dalla maggiore disponibilit di capitale finanziario dei privati e dalla maggiore capacit di questi ultimi di garantire una qualit del servizio migliore ed una maggiore efficienza gestionale, al livello sopratutto di bilancio (investimenti - costi benefici). Il mercato multinazionale costituisce l'ultimo gradino di questa evoluzione storica. L'amministrazione della risorsa idrica avviene per mano delle multinazionali, che non si assumono in pieno la responsabilit delle loro azioni, limitandola alla somma investita ed esternalizzando i costi ambientali e socio economici prodotti dalle loro attivit. E' evidente che c' una forte asimmetria fra tre soggetti che hanno degli interessi ognuno distinto dall'altro. Da una parte abbiamo le multinazionali che hanno il monopolio della gestione dell'acqua, con fini di lucro; dall'altra abbiamo la popolazione che privata di partecipare al governo delle risorse presenti sul territorio e che spesso non ha le garanzie effettive per il rispetto dell'interesse collettivo. Infine abbiamo lo Stato che dovrebbe essere il perno che da equilibrio a questa struttura, controllando da un lato l'attivit gestionale delle multinazionali, che perseguano i loro fini di lucro entro le modalit consentite dalla legge, e dall'altro garantendo che tutti i cittadini possano avere accesso all'acqua. Se la figura di controllo dello Stato non forte le asimmetrie si accentuano, poich la legge ed i contratti a tutela del territorio e dei cittadini non verranno rispettati. Inoltre con la gestione delle risorse idriche e naturali nelle mani di soggetti come lo Stato, o ancor peggio delle multinazionali, questi non essendo uniti alla collettivit territoriale, non se assumono la responsabilit, non facendosi carico delle loro esigenze. Questo deriva anche da un duplice processo. Il primo un processo di deterritorializzazione, o meglio di destrutturazione delle relazioni fra gli abitanti di un luogo e fra essi ed il luogo stesso. Nel momento in cui si perde la relazione, si perdono anche i saperi a essa legati, spezzando il normale ciclo delle conoscenze e delle interazioni38. Il secondo un processo di innesto che ha una natura poliedrica socio - economica politica, che si divide in tre caratteri diversi: legittimit, competenza e controllo. La legittimit non vi pi, nel momento in cui gli agenti esterni al territorio non sono conformi alla tradizione e vanno contro ai valori della popolazione. La competenza viene meno quando quando la popolazione non pu pi soddisfare le proprie esigenze tramite il territorio. Il controllo avviene quando la popolazione non esercita pi un potere sulla produzione e distribuzione della risorsa. Nello specifico il controllo pu essere di tre differenti tipi: intellettuale, materiale e
38 CIERVO M., op. cit., pag. 29

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strutturale39. Il primo si ha quando si utilizzano dei nomi o marchi che hanno delle associazioni simboliche. Ad esempio il nome Aguas Argentinas e Acqualatina al tempo stesso, oltre ad essere i nomi di paesi o citt, sono i nomi di questi consorzi multinazionali, configurando cos un legame territoriale che in realt esiste. Il secondo si realizza attraverso il controllo della risorsa, mentre il terzo si realizza attraverso la sua gestione. Possiamo dire, in sintesi, che con il controllo della risorsa idrica nelle mani delle multinazionali, si verifica un passaggio che va dalla dimensione locale alla dimensione spaziale generica, snaturando e facendo perdere di significato le pratiche delle comunit locali, sostituendole con quelle generiche degli attori esterni al territorio. Tale sistema si evidenzia soprattutto nei paesi in via di sviluppo, dove le comunit locali che gestiscono secondo pratiche di sussistenza le risorse idriche, subiscono pressioni dai sistemi statali o da consorzi multinazionali affinch queste vengano utilizzate con fini di lucro e di crescita industriale. 2.3 Gli attori della privatizzazione idrica. Nel processo di formazione del mercato internazionale dell'acqua, gli strumenti principali adottati dai soggetti protagonisti, sono l'erogazione di finanziamenti con il fine ultimo della liberalizzazione dei servizi idrici. In questo contesto agiscono alcuni istituti finanziari, come le banche di sviluppo internazionali (Banca europea degli investimenti, Banco interamericano de Desarollo) per il finanziamento delle infrastrutture e delle opere idriche. A questi istituti si aggiunto il General Agreement on Trade in Services (GATS), un accordo multilaterale (che costituisce parte integrante dell'Organizzazione Mondiale del Commercio OMC) che ha il compito principale di liberalizzare il pi possibile il commercio al livello globale, superando gli ostacoli normativi e limando le frizioni burocratiche, che impediscono un efficiente interscambio commerciale fra gli stati. Se facciamo un analisi pi approfondita, le due istituzioni che hanno dato una maggiore spinta alla formazione di un mercato dell'acqua globale ed alla privatizzazione dei servizi idrici, sono due organizzazioni sovranazionali: la Banca Mondiale ed il Fondo Monetario Internazionale. Queste due istituzioni, anche se seguono il percorso comune della privatizzazione delle risorse e della liberalizzazione commerciale al livello globale, assumono distinte caratteristiche l'una dall'altra.
39 Ibidem

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Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Banca Mondiale (BM) stata la prima istituzione a erogare prestiti per la costruzione di infrastrutture e progetti idrici. Il suo scopo principale lo sviluppo, incoraggiando le capacit produttive soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Per il sollievo dei paesi industrializzati e di alcune organizzazioni internazionali, la BM la principale fonte esterna di finanziamenti, con un impegno di circa 20 miliardi di dollari in progetti idrici in pi di 100 paesi40. Ai finanziamenti ed alla consulenza offerta ai governi, per la creazione di strutture legali ed economiche al fine dello sviluppo del settore privato (private sector development PSD), si aggiungono gli investimenti diretti alle multinazionali, erogati attraverso la Societ Finanziaria Internazionale (International Finance Corporation IFC) e l'Associazione Internazionale per lo Sviluppo ( International Development Association IDA). Questi tipi di finanziamenti vengono erogati solo a determinate tipi di condizioni, ossia che i capitali finanziari vengano utilizzati solo per favorire lo sviluppo economico e che la quota di capitale richiesta rispetti gli accordi prestabiliti. Inoltre deve essere presentata una lettera di intenti (Letter of Intent), da parte dello Stato o della multinazionale, sugli obiettivi da raggiungere e sulle modalit che si intendono eseguire 41. Oltre a questa cospicua attivit finanziaria diretta a soggetti privati e pubblici, la BM stanzia notevoli finanziamenti per la divulgazione di campagne di comunicazione strategica, per la promulgazione di progetti, per la fondazione di associazioni (come ad esempio il Consiglio Mondiale dell'Acqua, gruppo di riflessione e dibattito sul tema) e di organismi di ricerca, che pur non avendo come obiettivo palese la diffusione della cultura dell'acqua come merce, lo fanno in modo indiretto, attraverso lo sviluppo di avanzate tecnologie comunicative. In sintesi, la BM sostiene che la privatizzazione come un opportunit unica per i governi per ricevere finanziamenti, per migliorare l'efficienza ed apportare un taglio dei costi, applicando tariffe pi convenienti relazionate ad un migliore servizio idrico. Questa divulgazione crea una distorsione della realt, dando idee delle imprese pubbliche e private che spesso non corrispondono al vero. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI), differentemente dalla BM, si occupa specificamente delle politiche economiche dei governi, attraverso dei programmi di aggiustamento strutturali che prevedono una molteplicit di soluzioni: aggiustamento dei conti pubblici, riequilibrio delle bilancia commerciale, tagli delle spesa pubblica nei servizi sociali di base, come l'istruzione, la sanit e la previdenza, e la riforma dei servizi essenziali, come acqua ed energia. Queste
40 Dati tratti dal sito ufficiale della Banca Mondiale, http//: www.worldbank.org 41 DRAETTA U. e FUMAGALLI MERAVIGLIA M., Il Diritto delle organizzazioni internazionali, Milano, Giuffr editore, 2005, pag. 256 - 268

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condizioni, sono imprescindibili per la concessione di prestiti o per l'agevolazione del pagamento dei debiti42. Al 31 Agosto 2010 l' FMI dichiara fondi per ben 328 miliardi di dollari, di cui 200 miliardi di dollari di prestiti in corso43. La politica di tagli alla spesa pubblica imposta dal FMI ai paesi sottosviluppati ed in via di sviluppo, non permette ai governi di investire nei servizi di base, lasciando di fatto, campo libero ai privati per la loro gestione. Questo meccanismo vede aumentare il suo potere coercitivo nel caso dei paesi fortemente indebitati, ai quali viene chiesto, come merce di scambio per il mancato saldo del debito pubblico, di privatizzare i loro servizi idrici dando una concessione pluridecennale alle multinazionali. Da quanto si evince l' FMI l'ariete che apre il campo ai consorzi multinazionali, facendo leva sulla notevole disponibilit economica, influenzando e dettando le regole delle decisioni politico economiche di molti governi. Oltre alla BM ed al FMI, che possiamo identificare come ispiratori e creatori del mercato idrico internazionale, non possiamo dimenticarci delle multinazionali, che possiamo considerare a tutti gli effetti come i protagonisti effettivi del mercato dell'acqua e dei servizi idrici. Fra il 1990 ed il 2000, il numero di persone che sono state servite da gestori privati cresciuto del 600%: da 51 milioni a 300 44. Le prime tre multinazionali del settore a livello mondiale sono francesi: Veolia Eau (il gruppo Veolia presente in ben 60 paesi), Lyonaise des Eux (il gruppo Suez Environment in ben 120 paesi) e Saur. Le prime due di questi consorzi multinazionali sono quotati in borsa. Altre grandi multinazionali del settore idrico sono: Aguas de Barcelona, presente in America Latina, Algeria, Cina e Gran Bretagna, aumentando il suo giro di affari del ben 50%45 (da un miliardo di euro nel 2003 a 1,5 miliardi nel nel 2007); United Utilties Water, il pi grande operatore del Regno Unito, con entrate annue di 1,35 miliardi di dollari, attivo in pi paesi fra cui India, Canda, Australia 46; la Severn Ternt, avente un profitto di 1,28 miliardi di dollari. A queste multinazionali si devono aggiungere la Anglian Water, la Biwater e la Yorkshire Water, che hanno un fatturato fino al miliardo di dollari. Tuttavia, le multinazionali che dettano un importante influenza sul mercato dell'acqua non operano in maniera esclusiva sui servizi idrici, ma anche in settori diversi. Esempio classico la famosa Bechtel che si occupa di infrastrutture, telecomunicazioni, metalli, petrolio, gas chimica e difesa, demilitarizzazione e protezione ambientale47.
42 43 44 45 46 47 Ivi pag. 241 - 244 Dati tratti dal sito ufficiale del Fondo Monetario Internazionale, www.imf.org UNDP, Rapporto sullo Sviluppo Umano 2006, op. cit., pag. 125 Dati tratti dal sito internet, www.agbar.es Dati tratti da sito internet, www.unitedutilities.com Dati visionabili in www.bechtel.com/business_units.html

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2.4 Mercato dell'acqua: le cifre del business e le lobby. Per avere un'idea del potere economico che nelle mani di questi colossi multinazionali, dobbiamo confrontare il loro fatturato con i PIL di alcuni Stati. Se si prendono in considerazione dati del The 48 Economist , su 183 dei paesi analizzati, 114 (poco pi del 60%) hanno un PIL inferiore alle entrate annuali della sola Veolia Eau (11 miliardi di dollari). L'evidente disparit di potere economico fra multinazionali e Stati, ci da la percezione di come l'acqua oggi, non solo sia utilizzata come una incredibile fonte di guadagno, ma che sia anche sfruttata come un potentissimo strumento di potere, per influenzare e controllare le politiche governative di numerosi paesi. Partendo da questa premessa, c' da dire che il mercato idrico mondiale non ha ancora espresso il suo massimo potenziale. Come anticipato nel capitolo 1, il mercato dell'acqua rappresentato da una curva di offerta sempre costante, con la quale si interfaccia una curva di domanda in continua crescita. Da questa immagine, le imprese multinazionali possono pianificare le loro strategie di mercato utilizzando diverse politiche di investimento. Per incominciare molte delle infrastrutture idriche, soprattutto nei paesi invia di sviluppo, sono poco efficienti e sono la causa di un alta percentuale di dispersione dell'acqua durante il trasporto. Questo richiede opere di manutenzione o addirittura di costruzione e progettazione di nuove infrastrutture addette al prelevamento, distribuzione e potabilizzazione. Correlato a quest'ultimo settore vi il problema dell'inquinamento, che rappresenta un altro grande business per le imprese del settore della depurazione. La cifra calcolata per gli investimenti del ripristino delle infrastrutture idriche obsolete, ammontano a 534 miliardi di dollari negli USA e 330 miliardi di dollari in Europa; mentre per quanto riguarda gli investimenti annui per i servizi di base, sono calcolati in 60 80 miliardi di dollari 49. Considerando che i mercati asiatici sono in netta espansione, con l'esplosione della Cina e dell'India come nuove potenze economiche, che hanno rispettivamente un tasso di crescita del 10,6% e del 11,7%, la richiesta di acqua aumenter, sia per la produzione di energia, che per i fabbisogni del business agricolo, rendendo di fatto il mercato idrico di fondamentale importanza. Se poi aggiungiamo che l'offerta di acqua rester costante, la maggiore richiesta obbligher le multinazionali ad investire sulla desalinizzazione. Secondo la General Elettric, il mercato della desalinizzazione salir in dieci anni dai 4,3 miliardi di dollari nel 2005, a 11 miliardi di dollari, ma secondo la societ di consulenza Helmut Kaiser arriver
48 THE ECONOMIST, Il mondo in cifre, Roma, Internazionale editore, 2008. 49 Dati tratti dal sito internet, www.pictet.com

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addirittura 30 miliardi di dollari50. Dato per certo che il mercato dell'acqua un mercato dinamico, in grado di dare ancora notevoli guadagni, risorse idriche permettendo, numerosi istituti finanziari hanno creato fondi di investimento, con la possibilit di comprare azioni di societ nel settore idrico. La prima ha farlo stata la Banca svizzera Pictet, con sede a Lussemburgo, che nel 2000 ha creato il fondo Pictet Funds Water, avente un portafoglio di 150 titoli di cui la maggior parte di Veolia Environment (6,2%), Suez (5,4%), Severn Ternt 4,8%), Nestl (4,3%) e ITT (4,1%)51. Con il fine di ampliare ulteriormente il mercato dell'acqua, aumentando le chance di fare business, le multinazionali, le organizzazioni sovranazionali (BM, FMI) ed alcuni paesi (come Canada, Giappone, Francia e Olanda, fra i quali, casualmente, hanno sede legale alcune fra le principali multinazionali nel settore idrico) hanno creato nel 2005 il Consiglio Mondiale dell'Acqua, con sede a Lussemburgo, presieduto da Loc Fauchon (che essendo sottoscrittore dello statuto, manterr il titolo onorario anche dopo la fine del mandato) che anche presidente della Socit des Eaux de Marseille (filiale della Veolia Eau e della Lyonnaise des Eaux France). Il Consiglio formato da molte imprese non solo del settore idrico, ma anche del settore petrolifero (ad esempio Petrobas), delle infrastrutture e delle costruzioni. Il Consiglio attraverso il Forum Mondiale dell'Acqua, divulga l'idea dell'acqua concepita come bisogno (non come diritto) e come bene economico, cercando di promuovere la collaborazione e la fusione tra il settore pubblico e privato (nonostante le evidenti striature e contraddizioni che si sono evidenziate nel paragrafo 2). Da questo proposito nato il Global Water Partnership (GWP) che si coordina con il Consiglio attraverso l'opera di raccordo della Commissione dell'Acqua, creata nel 1998. Da quanto detto risulta chiaro che le organizzazioni sovranazionali, BM e FMI e le multinazionali oltre ad applicare lobby economiche, nei confronti dei governi dei paesi in via di sviluppo, ne applicano altre di tipo mediatico al livello internazionale, con il fine ultimo di inculcare e di trasformare il modo di concepire l'acqua, che non deve essere un diritto del quale tutti ne devono usufruire, ma bens deve essere un bisogno ed un bene economico, quindi commerciabile attraverso la fissazione di un prezzo di mercato.

50 CARRER, dal sito internet www.ilsole24ore.it , 4 Marzo 2008. 51 Dati tratti dal sito internet, www.pictet.com

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2.4.1 Gli effetti della privatizzazione idrica. Dalla nascita della BM e del FMI, sembra che il settore idrico internazionale sia stato orientato verso un interesse privato, piuttosto che pubblico. La giustificazione di questa scelta stata che il settore privato, teoricamente, pi efficiente ed anche pi economico rispetto a quello pubblico. Tuttavia in numerosi casi sia in Italia che all'estero, in particolare nei paesi in via di sviluppo (fra cui soprattutto il Sud America), nel settore privato sono state ravvisate le stesse anomalie tipiche del settore pubblico, come la corruzione, l'inefficienza o il clientelismo. Queste sono anomalie endemiche di ambo i settori che sono frutto di una mentalit e di una cultura materialistica di questo tempo. Spesso e volentieri si conducono studi sul modo migliore per utilizzare l'acqua o su come prelevarla, ma in realt bisognerebbe cercare il modo migliore sul come concepirla. Infatti il problema del settore idrico di natura culturale e sociale, sul fatto che si concepisca la risorsa idrica come strumento per il raggiungimento di un interesse di singoli soggetti che possono essere pubblici o privati, piuttosto che di un interesse collettivo rivolto alla popolazione in generale. Questa mentalit egoistica di pochi, ha creato lo stereotipo della privatizzazione come la soluzione ideale a tutti i problemi. Questa convinzione che il settore privato offra un cilindro magico da cui estrarre l'equit e l'efficienza necessarie per accelerare i progressi verso l'acqua, si dimostrata per tutti mal riposta 52. La dimostrazione sta nel fatto che la privatizzazione ha creato non pochi effetti collaterali, che si possono suddividere in tre categorie differenti. La prima di queste consiste in un effetto economico, che si manifesta con un rincaro sproporzionato delle tariffe, giustificato non solo dai costi gestionali, ma anche dai numerosi investimenti impiegati per migliorare la qualit del servizio idrico. Nel 2000 in Bolivia, presso la cittadina di Cochabamba, in seguito al rincaro delle tariffe di oltre del 300% da parte del consorzio multinazionale Aguas de Tunari (AdT), scoppi la prima guerra dell'acqua. La popolazione si rivolt contro la concessione attribuita alla AdT, poich aveva eliminato la possibilit di un governo locale che provvedeva al soddisfacimento dei bisogni primari di natura culturale, fisica e spirituale. Le forze popolari si raccolsero nell'organizzazione trasversale, che fondeva le comunit urbane e rurali, denominata Coordinadora de Defensa del Agua y la Vida che si schierava contro l'unione governo multinazionale. Lo scontro divenne armato e port alla rescissione del contratto fra il governo e la Adt e la Bechtel, principale azionista, ristabilendo le
52 UNDP, Rapporto sullo Sviluppo Umano 2006, op. cit. pag.34.

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condizioni di gestione precedenti e la nascita di meccanismi di partecipazione sociale per la gestione trasparente delle risorse idriche locali53. Come percepibile dall'episodio di Cochabamba, gli effetti economici si trasferiscono nella dimensione sociale, determinando sia una diminuzione del potere di acquisto, soprattutto per le famiglie meno abbienti, e ,nel caso di morosit, una cessazione della fornitura idrica, togliendo di fatto una fonte vitale. L'UNDP 54 ha sostenuto che in tema di sviluppo umano c' un limite al recupero dei costi attraverso la tariffazione. Il limite ultimo il punto in cui la spesa per l'acqua diventa insostenibile per le famiglie povere, dimostrando come nei paesi in via di sviluppo puntare ad un completo recupero dei costi metterebbe la sicurezza idrica fuori dalla portata di milioni di persone che oggi non hanno accesso all'acqua (stime dicono che in America Latina, in media, il 20% ha problemi di sostenibilit), aumentando la povert (in Sud America del 1% - 2%). E' evidente che consegnare la gestione di tutte le risorse idriche nelle mani dei privati, comporta il rischio della nascita di effetti negativi sia economici che sociali. Per cui bisogna cercare degli strumenti correttivi al livello legislativo ed istituzionale che possano garantire l'interesse pubblico dell'acqua. Il pericolo che quest'ultimo non possa essere tutelato, porta a considerare che gli effetti della privatizzazione entrano pure nella sfera dei diritti umani. Le multinazionali del settore idrico possono privare del diritto all'acqua con l'inquinamento delle fonti idriche o a causa della deviazione dei corpi idrici o del loro prosciugamento derivanti dalle loro attivit di captazione. Queste opere di costruzione hanno come conseguenza gravi danni ecologici, sanitari ed ambientali sulle comunit contadine ed indigene. Inoltre le multinazionali molto spesso si sono trovate a trattare con governi repressivi, incuranti dei diritti umani, militarizzando le sedi ed i luoghi chiave delle attivit estrattive, al fine di sicurezza del personale e delle strutture, utilizzando forze di sicurezza private e pubbliche (gi in numerosi casi denunciate di violazione dei diritti umani). In questo senso Amnesty International55, con la collaborazione della Commissione Europea 56 e della Regione Toscana, ha calcolato il rischio di violazione dei diritti umani a causa della presenza e delle attivit delle multinazionali, fra cui figurano anche quelle del settore idrico, rilevando 14 diversi tipi di violazione, prendendo in considerazione soltanto i paesi in cui vi
53 CECEA A. E., Bolivia, la guerra por el agua y por la vida, Buenos Aires, Madre de Plaza de Mayo edizioni, 2005, pag 5 8. 54 UNDP, Rapporto sullo Sviluppo Umano 2006, op. cit. pag. 134 55 AMNESTY INTERNATIONAL, IBLF Business and Human Rights. A Geography of Corporate Risk, 2004, in www.amnesty.it 56 Dati Commissione scaricabili dal sito: http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/59

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stata la maggioranza degli investimenti. Un ulteriore effetto collaterale della privatizzazione dei servizi idrici, rientra nella dimensione politica. Ottenendo la concessione del servizio idrico nazionale la multinazionale ha, di fatto, la sovranit amministrativa del servizio idrico, limitando la capacit di controllo dello Stato sulla qualit della risorsa e del servizio stesso. Questo avviene perch lo Stato ha notevoli difficolt ad entrare in possesso di notizie affidabili, che sono tenute segrete dalle multinazionali per le clausole contrattuali di confidenzialit di concessione o sull'uso del segreto commerciale. Esempio classico in questo senso Aguas del Tunari, ex Consorzio privato e gestore a Cochabamba, che in seguito all'aumento dei prezzi, si rifiut di diffondere il modello finanziario scelto, appellandosi alla clausola del segreto commerciale. Esempi analoghi sono accaduti in Sud Africa con la WSSA (affiliata della Suez Lyonnaise des Eaux) e a Budapest con la Veolia 57. Peraltro gli organi deputati al controllo non sono indipendenti, spesso non sono organizzati in maniera adeguata e soprattutto sono facilmente influenzabili dal punto di vista politico. Risulta evidente che, al contrario di quanto si pubblicizza, la corruzione all'interno del settore un rischio dei processi di privatizzazione. Infatti le imprese possono pagare somme consistenti per poter vincere le gare di appalto o per avere concessioni ed agevolazioni da parte degli organi di controllo statali. Ad esempio nella vicina Francia, le prime due multinazionali, Veolia e Suez, sono state condannate per decine di atti di corruzione per i reati di appropriazione illecita di fondi pubblici e di aggiudicazione di contratti di concessione58. Gli effetti politici sono sicuramente fra i pi gravi, in quanto oltre a togliere sovranit agli Stati, possono comportare dei danni economici ingenti, che sembrano insopportabili per alcuni paesi. Infatti una volta data la concessione idrica ad una multinazionale da parte di uno Stato, se quest'ultimo ne richiede la rescissione nel breve periodo, per motivi di illecito o di insoddisfazione del servizio, non la otterr tanto facilmente. Le concessioni hanno una scadenza molto lunga (non meno di 20 30 anni) ed inoltre nel caso di rescissione anticipata, le multinazionali si appellano a tribunali internazionali per richiedere risarcimenti per l'interruzione anticipata del contratto, che se vengono concessi ammontano, in alcuni casi, a somme davvero proibitive. Ci gi accaduto ad esempio nelle regioni di Tucumn in Argentina e a Cochabamba in Bolivia.

57 HALL, El agua en mano publica, London, University of Greenwich, 2001. 58 Ibidem

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Tabella 1. Consumi Mondiali di Acqua in bottiglia (1997 - 2004)


1997 1998 1999 200 2001 2002 2003 2004 1997 2004 (%) 47037 38349 29783 11437 4302 1592 132500 51768 41778 32795 12677 4499 1407 144924 53661 44715 35977 13607 4823 1597 + 56,3 76,1 188,5 148,1 96,1 214,4

(migliaia di mc) Europa Asia Sud America 34328 36074 39965 12472 14820 17647 5484 6362 2808 1953 7323 3092 737 42276 31850 21170 8528 3456 891 108171 44520 34734 24824 9915 3837 1033 118863 Nord America 25328 25882 29695

Africa,Oceania 2459 Medio Oriente Altri Totale 508

80649 87839 98459

154380 91,4

Fonte: Pacific Institute - World's Water Project, elaborazione Legambiente (2008)

2.5 Il mercato dell'acqua in bottiglia. Fino ad ora parlando di mercato dell'acqua ci siamo riferiti soltanto all'aspetto della privatizzazione della gestione dei servizi idrici. Un altro aspetto che si deve affrontare quando si parla di mercato dell'acqua costituito dal business dell'acqua in bottiglia. Il giro di affari generato dall'imbottigliamento dell'acqua stimato in 80 miliardi di dollari59 di cui quasi l'85% controllato da 12 imprese, fra cui spicca la Nestl Waters con 6 miliardi di euro di fatturato,con 103 siti dislocati in 36 paesi differenti, con 72 marchi registrati 60. Il mercato in espansione e si pensa che potrebbe aumentare del 30% nel corso dei prossimi anni. Dal 1997 al 2004 al livello mondiale i consumi di acqua imbottigliata sono cresciuti in maniera esponenziale in molti paesi del mondo, in media del 91% con punte del 188% in Asia e del 148% in Sud America (vedi tabella 1)61. L'Europa Occidentale e l'America del Nord consumano i maggiori quantitativi di acqua in bottiglia (oltre il 40% a fronte dell'11% della popolazione mondiale), mentre i mercati pi grandi sono in USA (31miliardi di dollari), Messico (20), Cina (17) ,Brasile (12,5) ed in Europa spicca l'Italia (11,2). Di fondamentale importanza per il salto di qualit del mercato stata la grande opera di pubblicizzazione, spesso ingannevole, dell'acqua imbottigliata, presentata sia come un prodotto non solo di pi alta qualit, in quanto pi puro e salutare, ma anche come un prodotto di moda, frutto di un nuovo stile di vita. Quest'opera di divulgazione,
59 ALTAMORE G., Acqua S.p.A, dall'oro nero all'oro blu, Milano, Mondadori editore, 2006, pag. 165 60 Dati tratti dal sito internet, www.nestle-waters.com 61 LEGAMBIENTE, Un Paese in bottiglia, Roma, 2008

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come nel caso dei servizi idrici, ha creato una sfiducia nei confronti dell'acqua in rubinetto, nonostante in alcuni paesi, come in Italia, questa sia di buona qualit e spesso anche superiore rispetto a quella imbottigliata. Inoltre la concessione delle sorgenti idriche pi preziose (ad un prezzo irrisorio) alle multinazionali da parte dei governi, ha dato l'impulso definitivo alla speculazione delle acque minerali. Spesso e volentieri queste sono normali acque potabili, che sarebbero vendute ai cittadini ad un prezzo inferiore se fossero distribuite dagli acquedotti pubblici. Come succede per il settore dei servizi idrici, il mercato dell'acqua in bottiglia comporta una notevole serie di effetti collaterali. Il primo fra questi di natura ecologica, che possiamo suddividere in quattro sotto categorie diverse, corrispondenti alle rispettive fasi 62: di prelievo della risorsa idrica che comporta il prosciugamento, nel lungo periodo, e la distruzione dell'habitat naturale; di produzione delle bottiglie in PET (polietilene tereftalato), che comporta un notevole consumo di acqua e di energia (per produrre un chilo di PET sono necessari circa 2 Kg di petrolio e 17,5 litri di acqua, con i quali si producono 30 bottiglie; se si considera che nella sola Italia il 65% delle bottiglie in plastica e solo un terzo viene riciclato, il consumo di acqua in bottiglia in Italia comporta l'uso di 700.000 tonnellate di petrolio e 6,125 miliardi di litri di acqua); di trasporto su strada (ipotizzando un percorso di 1000 km, si stima che il consumo di acqua comporta carburante un consumo di 26 milioni litri di gasolio annui); e di smaltimento (per l'energia utilizzata e per le sostanze nocive liberate, in particolar modo dall'incenerimento). Oltre a effetti ecologici, il consumo di acqua in bottiglia porta due effetti sulla salute. Il primo alla scarsa igiene del prodotto e l'altro legato alla presenza di sostanze tossiche. La prima causata dal lungo tempo di permanenza dell'acqua nelle bottiglie, che favorisce con il calore la moltiplicazione di flore batteriche. La seconda dovuta al controllo meno restrittivo e pi sporadico che devono superare le acque in bottiglia, rispetto a quello condotto per l'acqua degli acquedotti. Un test effettuato nel 1999 su 103 marche dal Natural Resources Defence Council rilevava che l'acqua in bottiglia non era pi sicura di quella di rubinetto e che in alcuni casi violava gli standard di legge, compresi i parametri di purezza microbiologica (il 35% dei prodotti aveva arsenico, il 25% era acqua di rubinetto 63). Infine abbiamo effetti culturali che si producono dal cambiamento delle abitudini e degli stili di vita. Con la diffusione dell'acqua in bottiglia le pratiche di offerta gratuite di acqua per i pi bisognosi sono quasi scomparse. Ad esempio servire al bar l'acqua dal rubinetto
62 Ibidem 63 VANDANA SHIVA, op. cit. , pag. 108

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non pi simbolo di cortesia, ma bens di carenza del servizio, poich si presuppone che l'acqua in bottiglia sia migliore al livello qualitativo che al livello di immagine. La cultura della solidariet, nella quale l'acqua rappresenta la risorsa per eccellenza, stata sostituita da quella del profitto. Ci sta avvenendo soprattutto nei continenti come Asia, Sud America ed Africa. 2.5.1 L'acqua in bottiglia in Italia: pubblicit contro il rubinetto. In Italia il mercato idrico delle acqua minerali imbottigliate il pi florido d'Europa con un fatturato di 11,2 miliardi di dollari. Tuttavia nonostante quasi il 96% dell'acqua che esce dai nostri rubinetti potabile e di buona qualit, ciononostante l'acqua in bottiglia sempre preferita a quella di casa nostra. La motivazione nella campagna di pubblicizzazione massiva fatta dalle imprese in questo paese. Come per i servizi idrici, anche per le acqua in bottiglia la legge del profitto (G = R C) che impone di intervenire nei ricavi con il prezzo che in media 1000 volte pi alto rispetto a quello imposto dagli acquedotti pubblici e nei costi costituiti dai canoni di concessione. Paradossalmente il costo pi basso per le imprese proprio quello per reperire l'acqua. Sono dieci le regioni (Valle d'Aosta, Lombardia, Piemonte, Veneto, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Campania, Basilicata e Sicilia) che prevedono il pagamento di un canone irrisorio per quantit imbottigliata, che varia da 0,3 euro (Campania) per metro cubo (1000 litri) a 2 euro per metro cubo (Lazio)64. Questo regalo fatto dalle nostre regioni e dal nostro governo, permette alle imprese ed alle multinazionali di investire somme enormi (296 milioni di euro nel 2002, 317 nel 2003, 379 nel 2005) in pubblicit per incentivare il consumo. Le somme sono tali da conferire alle imprese un forte potere di controllo nei confronti dei mass media, fino al punto che se le informazioni divulgate sono sfavorevoli, le imprese possono presentare denunce in tribunale o ritirare gli investimenti pubblicitari, compromettendo cos i bilanci dei mezzi di comunicazione e di conseguenza pregiudicando la libert di informazione. Questa massiccia opera di divulgazione ha inculcato nella maggioranza delle menti dei cittadini che l'acqua imbottigliata sia migliore come qualit rispetto a quella di rubinetto. Ci non corrisponde al vero in quanto l'acqua distribuita dagli acquedotti deve superare controlli molto pi rigidi rispetto a quella imbottigliata.
64 L. MARTINELLI, Imbrocchiamola! Dalle Minerali al rubinetto, piccola guida al consumo critico dell'acqua, Milano, Altraeconomia edizioni, 2010, pag. 16

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L'acqua distribuita dagli acquedotti deve superare un controllo interno, da parte del gestore idrico integrato, ed uno esterno dell'ASL che si appoggia a laboratori esterni delle Aziende Regionali per la protezione dell'Ambiente. Inoltre i parametri che devono essere a norma sono 40 per l'acqua di rubinetto, mentre 15 per l'acqua imbottigliata. Da questi dati risulta chiaro che l'acqua che esce dai nostri rubinetti in maggioranza potabile tanto quanto quella minerale imbottigliata. Anzi in alcuni casi lo di pi. Molti lamentano la pesantezza dell'acqua di rubinetto, che consiste nella quantit di sali disciolti in un litro di acqua che rimangono allo stadio solido dopo la completa evaporazione di 180 C. Per legge i residui fissi non devono superare i 1500 mg/l. Gli acquedotti distribuiscono acqua oligominerale (cio con un residuo fisso inferiore a 500mg/l o medio minerale(tra 500 ed i 1500mg/l). Molte acque definite oligominerali invece superano i 1500 mg/l: ossia sono ricche di sali, che sarebbe meglio bere sotto controllo medico. La durezza dell'acqua consiste invece nella concentrazione di sali solubili del calcio e del magnesio e dipende dal luogo di origine della acque se sono superficiali o sotterranee. Il decreto 31 che fa riferimento ai parametri dell'Organizzazione Mondiale della Sanit (OMS), consiglia un valore misurato di 15- 50 F. Alcune acque in commercio in Italia hanno una durezza doppia di quella consigliata dalla normativa sulle acque potabili (fino a 118F), mentre altre hanno una durezza nulla (0,4 F) rischiando di impoverire il nostro organismo di sali minerali65.

65 Ivi pag. 54

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SECONDA PARTE GEOPOLITICA DELL'ACQUA


CAPITOLO 3. ACQUA FRA CONFLITTO E COOPERAZIONE 3.1 L'origine dei conflitti idrici e le variabili geopolitiche. Come si visto nella prima parte, l'acqua diventata una risorsa fondamentale sia dal punto di vista energetico che economico per la sopravvivenza e per lo sviluppo degli stati. La continua domanda di acqua dovuta all'aumento demografico ed al maggior sviluppo ha portato in molti Stati al raggiungimento di una condizione di stress idrico ed ecologico. Tutto ci ha fatto diminuire la disponibilit di acqua sia in termini quantitativi che qualitativi, causando la nascita di tensioni o conflitti per il controllo delle risorse idriche. E' nato cos un circolo vizioso in cui lo stress idrico e le rivalit fra stati per il controllo dell'acqua si sono influenzati reciprocamente, potenziando gli effetti collaterali di ambo i fenomeni. Il controllo dell'acqua stato da sempre un tema importante nella storia, poich da essa dipendeva la sopravvivenza o meno di una comunit. Non a caso molti esperti, fra cui Gleick, dicono che le guerre dell'acqua non sono un fenomeno contemporaneo, ma bens che nato molto tempo fa. In una lista sui conflitti idrici Gleick 66, fa vedere con chiarezza che fin dal 3000 a. C vi erano ben 20 conflitti per il controllo delle risorse idriche, concentrati in maggior parte nell'area mesopotamica. In questa lista divisa in periodi storici ben precisi (la rivoluzione industriale, boom economico, diffusione delle politiche energetiche e produttive) si nota anche un correlazione fra l'aumento dello stress idrico ed ecologico e l'aumento dei conflitti. Nell'analizzare la cronologia (tabella 2) dal 1900 con l'incremento della pressione demografica e della domanda di acqua generata dallo sviluppo industriale, si nota come lo scoppio dei conflitti aumentato considerevolmente. Dal 1950 i conflitti si estendono ad alcuni paesi dell'Asia, oltre che ad Europa ed America del Nord, mentre per numero (18) eguagliano quelli registrati in 2000 anni (1 1900) e superano di un terzo quelli dei 150 anni precedenti (1761 1900). Tuttavia le cifre schizzano negli ultimi 50 anni del 900'. Infatti conflitti si sono quasi quintuplicati contandoli in maniera progressiva arrivando ad 87: 18 fino al 1970 (riguardano i paesi di Asia, Africa ed America Latina ed hanno come oggetto dighe, grandi infrastrutture
66 GLEICK P. H., Water Conflict Chronology, Pacifc Institute for Studies in Development, Environment and Security, consultabile nel sito http://worldwater.org/conflictchronology.pdf

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Tabella 2. Conflitti idrici relativi a periodi storici significativi Intervalli di tempo 3000 a.C 0 1 1760 1761 1900 1901 1950 1951 - 1970 1971 1990 1991 2000 2001 2008
Fonte Gleick (2008)

Numero di conflitti 20 7 13 18 18 27 42 42

irrigue e progetti idraulici per deviare i fiumi ed utilizzano l'acqua come obiettivo o strumento militare); 27 dal 1971 al 1990 (scoppiano in 21 paesi ed in 4 continenti diversi e quasi la met ha come oggetto atti di terrorismo o contaminazione reale o minaccia di fonti di acqua); 42 conflitti nell'ultimo decennio del 900' (sono coinvolti oltre 40 paesi in 5 continenti diversi compresa la Bolivia dove scoppia a Cochabamba la prima guerra contro la privatizzazione dei servizi idrici). Infine nei primi dieci anni del nuovo millennio abbiamo lo stesso numero di conflitti (42), anche se l'intensit e degli scontri aumentata. Da ci risulta evidente come l'aumento dello stress idrico ed ecologico siano direttamente collegati all'aumento delle tensioni o dei conflitti per l'acqua. Ma in che modo l'acqua pu far sorgere diatribe fra diversi stati? Interfacciando i vari casi attraverso elaborazione di database e da documentazioni raccolte dagli esperti67, possiamo ridurre nelle categorie seguenti i principali casi in cui gli Stati entrano in contrasto per il controllo delle risorse idriche: a) Scarsit o insufficienza delle risorse idriche . Questo costituisce la causa per eccellenza per la quale nascono contenziosi fra Stati per l'acqua. b) Bassa qualit o contaminazione delle risorse idriche . Altra situazione per eccellenza la diatriba fra gli Stati non solo per il controllo dei corpi idrici che contengono una certa quantit di acqua, ma anche per la loro qualit. Oltre alla scarsit infatti si
67 Gli indicatori sono stati raccolti da documenti e database di GLEICK e WOLF, reperibili on-line in: www.worldwater.org e in www.transboundarywaters.orst.edu; I casi citati sono tratti dal libro di RUSCA M. e SIMONCELLI M.,Hydrowar. Geopolitica dell'acqua: tra Guerra e Cooperazione, Roma, Ediesse S.R.L, 2004.

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pu aggiungere anche poca qualit e quindi poca utilizzazione delle risorsa idrica sotto controllo. Le cause del deterioramento possono essere di molteplice natura. Infatti possono derivare da una contaminazione da parte dello Stato a monte, causata dalle sue acqua reflue, o dai pesticidi utilizzati nell'agricoltura che danneggiano le falde acquifere o nell'eccesso di salinit o di nutrienti. Altre cause possono essere proprio di natura strategico-militare, in cui lo Stato a monte potrebbe decidere per una serie di motivazioni di prelevare il quantitativo di acqua necessario e danneggiarne il resto, proprio con lo scopo di rendere inutilizzabile la risorsa idrica per lo Stato a valle. In entrambi i casi, gli effetti colpirebbero i settori industriale, agricolo, domestico ed ecologico dello Stato a valle, con ulteriori ripercussioni sulle sue attivit economiche (allevamento o pesca) e sul benessere di tutta la popolazione. c) Accordi per l'allocazione delle risorse idriche in termini di propriet, i diritti di accesso e di utilizzo . L'esempio classico che concretizza questa categoria il caso del conflitto israelo palestinese oppure fra la disputa per la spartizione dello sfruttamento dei bacini fluviali fra Turchia, Siria ed Iraq. d) Cambiamento all'interno di un bacino fluviale o idrico dello status quo. Questo il caso, molto frequente, in cui lo Stato a monte decide di costruire degli sbarramenti e delle deviazioni senza aver raggiunto un accordo o autorizzazione da parte dello Stato a valle. Di solito le opere di sbarramento comportano una deviazione ed una diversa distribuzione delle risorse idriche in questione, generando danni di notevole identit per lo Stato a valle. Gli esempi di queste situazioni sono il caso dell'Egitto e dell'Iraq, che sono stati a valle rispettivamente dipendenti, soprattutto per l'agricoltura, dalle acque del Nilo e dei fiumi Tigri ed Eufrate. e) Sovrasfruttamento delle risorse idriche, con danneggiamento per lo Stato confinante. Questo caso vale sia per l'acqua prelevata dalle sorgenti idriche di superficie (fiumi e laghi) che per quelle sotterranee (falde acquifere). f) Fattori quantitativi, temporali e periodicit dei flussi idrici . Oltre che alla quantit, anche la fornitura temporale dell'acqua importante. Spesso le esigenze degli Stati cambiano a seconda della loro disposizione rispetto alla risorsa idrica. Nel caso dei bacini fluviali, gli stati a monte hanno interessi legati all'energia 37

elettrica, mentre gli stati a valle utilizzano l'acqua soprattutto per esigenze produttive agricole o per il mantenimento degli ecosistemi d'acqua dolce, che dipendono dalle piene stagionali. g) Sgombero o deportazione di popolazioni per la costruzione di opere idriche artificiali. Questo caso rientra di solito nella categoria di tensioni o di conflitti all'interno di uno stesso Stato, poich gli spostamenti di intere comunit o popolazioni hanno spesso creato conseguenze sociali ed emigrazioni. A loro volta questi cambiamenti hanno generato un aumento del tasso di urbanizzazione a veri e propri scontri armati contro il governo centrale. Caso emblematico in tal senso quello del Sudan, in cui la
popolazione dei nubiani stata trasferita nel 1958 68. Furono spostati cento mila sudanesi, per far posto ad un invaso artificiale69.

Secondo una ricerca dell'Oregon University, il 90% dei conflitti idrici avviene per le quantit di acqua e per la costruzione di sbarramenti prodotti dagli Stati a monte70. Bisogna aggiungere che che queste cause possono svilupparsi secondo diverse scale geografiche, modificando la dinamica di conflitto secondo diversi tipi di livelli: locale, nazionale o internazionale (vedi tabella 3). Al fine di condurre un discreta analisi sulle contese sulle risorse idriche, non possiamo non considerare l'influenza della sfera geopolitica. Lacoste e' uno dei primi ad utilizzare l'espressione geopolitica dell'acqua, con la quale definisce le rivalit politiche nella spartizione delle portata dei fiumi e dei corsi d'acqua o nello sfruttamento delle risorse idriche71. L'espressione data dal fondatore della geopolitica come disciplina scientifica, ci fa vedere come uno degli elementi fondamentali della questione idrica sia costituito dalla politica. Tuttavia all'interno delle contese idriche fra stati, sono numerose le variabili geopolitiche in gioco in cui non solo si riscontra la presenza di fattori politici, ma anche di fattori economici e militari degli Stati coinvolti. Tenendo conto di queste categorie, non si fa altro che mettere in evidenza gli elementi che stanno alla base delle contese per l'acqua e che mettono in luce i rapporti di forza fra nazioni in una determinata area geografica.
I fattori politici sono strettamente collegati alla storia politico diplomatica degli Stati coinvolti e al contesto geopolitico in cui i diversi paesi si trovano a operare. Questi sono:
68 VANDANA SHIVA, op. cit. 69 SIRONNEAU J., L'acqua. Nuovo obiettivo strategico mondiale, Trieste, Asterios Delithanassis editore,
1997.

70 WOLF A. T. - SHIRA B. YOFFE GIORDANO M., International Waters: Identifying Basins at Risk, Water Policy, 2003, consultabile in: www.transboundarywaters.orst.edu/publications/ 71 LACOSTE Y., Geopolitica dell'acqua, Milano, MC editrice Sas, 2002, pag. 7

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Tabella 3. Dinamica dei conflitti a diversi livelli del territorio Scala Geografica Caratteristiche Internazionale Le controversie possono sorgere tra i paesi rivieraschi per le acque transfrontaliere. Sono pochi i casi di scontri violenti, ma le tensioni esistenti tra le parti sono molto diffuse e difficili da superare, con un conseguente degrado delle relazioni politiche. Vi una gestione inefficiente delle acque e ecosistema fortemente trascurato. Record ricco di risoluzione dei conflitti e sviluppo delle istituzioni residenti. Nazionale Le controversie possono sorgere tra le unit politiche subnazionali, tra cui le province, etnie o gruppi religiosi, o di settori economici. Vi un pi elevato potenziale di violenza che a livello internazionale. Le ragioni sono pi sentite, dato che riguardano la sovranit nazionale. La perdita di mezzi di sussistenza idrici (a causa della perdita di acqua per l'irrigazione o di acqua dolce ecosistemi) pu portare a migrazioni politicamente destabilizzanti per citt o paesi vicini. Le instabilit locali possono destabilizzare le regioni, mentre la lotta alla povert implicitamente legato ai fini di sicurezza.

Locale (indiretto)

Fonte Wolf A. (2005)

a) Accordi internazionali. E' la situazione che, come vedremo, e' stata adottata con maggiore frequenza. In genere si tratta di intese siglate sulla condivisione e lo sfruttamento delle risorse idriche. b) Relazioni politico diplomatiche. Al fine di un buon rapporto fra Stati non contano solo gli accordi stipulati, ma la natura dei loro contatti diplomatici. A volte relazioni strette e ricorrenti portano alla stipulazione di un trattato, oppure possono servire in mancanza di accordi a creare una ragnatela diplomatica nella quale cooperare. c) Pressioni politiche internazionali. Costituisce una possibile variabile all'interno dell'analisi dei rapporti di forza all'interno di un bacino. Ci pu essere l'intervento di una potenza esterna che interviene con una propria pressione sugli Stati coinvolti nella disputa. Esempio storico quello inglese del bacino del Nilo: il primo accordo sullo sfruttamento delle acque del Nilo fu siglato grazie alle pressioni britanniche sugli altri Stati. Questi accettarono una divisione a favore dell'Egitto e , parzialmente 39

del Sudan. Sempre sul bacino del Nilo, non vanno dimenticati i timori egiziani per gli stretti rapporti fra Etiopia e Israele e , in tempi pi recenti, la penetrazione cinese nel Corno d'Africa. Infatti Pechino sarebbe disposta ad aiutare Addis Abeba nella costruzione di dighe72. d) Coesione interna dello Stato a monte del bacino . La presenza di una minoranza con spinte indipendentiste costituisce sicuramente una variabile non secondaria. In questa categoria, al livello tattico occorre un gran dispendio di energie per la sorveglianza degli obiettivi idrici sensibili, situati in regioni con una popolazione ostile. I fattori economici possono essere molteplici e cambiano da paese a paese essendo direttamente collegati al grado di sviluppo e potere economico. Si possono distinguere nelle seguenti categorie: a) Le possibilit e le capacit di uno Stato di ottenere nuove fonti di acqua. Questo un fattore che dipendente dal know- how tecnologico per accedere a nuove fonti. Un caso quello dell'Arabia Saudita, che ha installato impianti di dissalazione. Non secondario anche il caso della Libia, che ha costruito un enorme conduttura che porta l'acqua da una falda fossile nel deserto fino alla costa. Rientra sempre nella categoria, anche la politica gi in atto in diversi paesi del Medio Oriente (ad esempio Egitto) di importare acqua virtuale attraverso derrate alimentari. Il concetto di acqua virtuale dato da un modello teorico di Allan T.73. Secondo questo studioso americano possibile stabilire per una data quantit di prodotto alimentare la corrispondente quota di acqua necessaria alla sua produzione (tale concetto stato implicitamente affrontato anche nel capitolo 1). In pratica viene calcolata la quantit di risorse idriche dolci che occorrono per la produzione di beni e servizi. Sfruttando il concetto dell' acqua virtuale si permette di fatto l'esportazione di risorse idriche immagazzinate nei prodotti alimentari verso paesi con problemi di stress idrico. b) L'abilit a ridurre gli sprechi. Anche in questo caso, conta il grado di efficienza delle infrastrutture e la volont politica di
72 THE ECONOMIST, Stream of blodd or stream of peace, 1 Maggio 2008, consultabile in: http://courses.washington.edu/war101/readings/economist%20riverwar.pdf 73 ALLAN T., Virtual water: a long term solution for water short Middle Eastern economies?, Water Issues Group, School of Oriental & African Sutdies, University of London, 1997, consultabile in: www.hydroaid.it/FTP/Data_Research/T.%20Allan-Virtual%20Water%20a%20long%20term %20solution%20for%20water%20short%20in%20ME%20economies.pdf

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condizionare i consumi di acqua attraverso tecniche specifiche. Un esempio in tal senso il riutilizzo delle acqua reflue trattate che consiste in un modo per combattere gli sprechi, ma presuppone scelte politicoeconomiche precise, con finanziamenti destinati alla costruzione ed alla manutenzione degli impianti di smaltimento. Un esempio in tal senso l'Orange County Water District nella California Meridionale, dove questa struttura per il riciclaggio dell'acqua, la seconda per grandezza del mondo, trasforma quasi trecento milioni di litri di scarico in acqua talmente pulita da sembrare distillata 74. Questa l'ultima spiaggia per la California che, nonostante gli immensi investimenti in opere idrauliche, a causa delle condizioni climatiche e dall'aumento della pressione demografica, si trova sempre a combattere con l'emergenza idrica. c) Il livello di dipendenza delle risorse idriche provenienti da altre nazioni. In molti casi costituisce il cuore delle contese fra Stati e secondo alcuni studiosi (in particolare l'americano Gleick P. H.) proprio grazie a questo indicatore che si pu misurare la vulnerabilit di uno Stato alla volont degli altri. Il problema colpisce gli Stati a valle. Un esempio classico quello egiziano: la nazione araba dipendente dal Nilo, da cui preleva all'incirca il 97% delle risorse idriche utilizzate. Tuttavia c' da dire che tale questione rientra in quasi tutto il mondo arabo: infatti le risorse idriche di superficie provengono per l'85% da fonti situate al di fuori dei confini nazionali. d) Il livello di dipendenza dell'economia dalle risorse idriche . Il settore che richiede pi acqua l'agricoltura. Questo rapporto tende ad aumentare nei paesi in cui il PIL maggiormente costituito dalla produzione agricola. Di solito questo il caso dei paesi in via di sviluppo, in cui il numero dei lavoratori del settore molto alto. La relazione fra mancanza di acqua e diminuzione della produttivit e con il calo dei profitti pu essere causa di disoccupazione e di tensioni sociali. e) Il livello di dipendenza dall'energia idroelettrica rispetto al totale dell'offerta di energia. L'autonomia energetica da sempre un obiettivo di ciascuno Stato. In questa categoria l'importanza delle risorse idriche tende ad aumentare in rapporto alla dipendenza del sistema del paese dall'energia idroelettrica.
74 NATIONAL GEOGRAPHIC Italia, Acqua. Il mondo assetato, numero speciale Aprile 2010, pag 85

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Infine quando parliamo di fattori militari, facciamo riferimento alla potenza militare degli attori coinvolti in un bacino o in una disputa. Dall'analisi della vasta letteratura sul tema vi sono alcune scuole, che non prendono in considerazione questa variabile, in quanto essa diventa fondamentale all'interno di scontro armato fra due eserciti regolari. L'eventualit che due eserciti regolari si siano scontrati solo per la conquista delle risorse idriche, non si ancora verificata o almeno non stata riconosciuta al livello ufficiale. Tuttavia fra i vari esperti Shapland75 (uno dei sostenitori della teoria dell'acqua come fattore di cooperazione piuttosto che di conflitto) afferma che la forza militare una variabile che non pu essere ignorata, in quanto rimane comunque un'opzione nelle mani degli Stati per il controllo delle risorse idriche, oppure per influenzare e modificare i rapporti di forza all'interno di un area geografica. Concepita nel senso geostrategico, la variabile militare risulta essere una delle componenti per capire quali sono le differenze fra i vari tipi di conflitti idrici, qual' la loro entit ed intensit. 3.2 Tipologie, intensit, strategie e tattiche dei conflitti idrici. La letteratura che si occupa sullo studio dei conflitti idrici, sulla loro definizione e natura molto vasta. Per questo studio stato preso maggior spunto per la sua completezza e chiarezza, l'analisi effettuata da Zeitun e Warner76, che hanno utilizzato come base concettuale molti dei contributi offerti dai maggiori esperti del tema idrologico mondiale (in particolare Gleick P. H. , Wolf. A, Homer Dixon, Waterbury, Frey). Nell'analizzare le varie tipologie e caratteristiche di conflitti idrici, ci si render conto come ci sono diverse definizioni di conflitto, sulle quali si basano le scuole di pensiero che concepiscono l'acqua o come fattore di conflitto o come fattore di cooperazione fra gli Stati. In primis di fondamentale importanza far vedere quali sono le varie intensit di conflitto, poich in seguito ci serviranno per l'analisi dei risultati sulla competizione fra gli Stati per l'uso delle risorse idriche. A parte la definizione militare del termine conflitto, esso si verifica quando vi una forma di dissenso sulle idee, dei principi, o sulla violazione della sovranit di una delle forze opposte che lottano per la vittoria77. La nozione di conflitto disponibile in una vasta gamma di
75 SHAPLAND G., Rivers of Discord: International Water Disputes in the Middle East , Londra, Horst company, 1997. 76 ZEITUN M. e WARNER J., Hydro-hegemony a framework for analysis of trans-boundary water conflicts, Water Policy 8, 2006, pag. 435 - 460, consultabile in: www.rivercenter.uga.edu/education/8990/documents/hydro_hegemony.pdf 77 Ivi pag. 440

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Tabella 4. Scala di intensit sugli eventi dell'acqua Scala Descrizione degli eventi 7 6 5 4 3 2 1 0 -1 -2 -3 -4 -5 -6 -7 Unificazione volontaria in una nazione Maggiore alleanza strategica (Trattato Internaz. acqua) Sostegno militare, economico o strategico Accordo non militare econ., tecnologico o industriale Sostegno (non strategico) culturale o scientifico Ufficiale sostegno verbale di obiettivi, valori, o regime Minori scambi ufficiali, colloqui o espressioni politiche-lieve sostegno verbale Neutrale o atti non significativi per la situazione intra nazionale Lieve espressioni verbali, visualizzazione di discordia nell'interazione Forte espressioni verbali visualizzazione di ostilit nell'interazione Azioni diplomatico economiche ostili Azioni politico militari ostili Atti su piccola scale militare Ampi atti di guerra, con morti, lussazione o ad alto costo strategico Dichiarazione formale di Guerra

Fonte: Yoffe et al. (2001)

tipi e di intensit. I primi ad aver studiato questi concetti sono state le scuole di analisi e di risoluzione dei conflitti. Definizione importante, ad esempio, data dalla NATO che nel 1999 78 ha individuato cinque fasi: Pace Durevole Pace Stabile Pace Instabile Crisi Guerra Una pi precisa scala di intensit dei conflitti stata sviluppata da Azard per lo sviluppo del Peace Databank79. Il risultato di questo lavoro stata la Water Intensity Scale Event (Scala di intensit sugli eventi dell'acqua - tabella 4), che stata successivamente modificata per affrontare con pi accuratezza i conflitti legati all'acqua, in particolare come contributo allo sviluppo del Wolfs Basin at Risk project. Yoffe e la Water Intensity Scale Event dimostrano innanzitutto che ciascuno dei diversi livelli di intensit di conflitto hanno implicazioni molto diverse in termini di relazioni internazionali. Infatti si consideri la differenza degli effetti sui rapporti provocati da una dichiarazione formale di guerra con quelle provocate da una lieve espressione verbale. In secondo luogo, la scala dimostra che anche lievi tensioni possono
78 NATO, Environment & Security in an International Context Final Report March 1999, Committee on the Challenges of Modern Society Report No. 232, Berlino, Germania, 1999 pag 98. 79 YOFFE S. e LARSON K., Basins at Risk: Water Event Database Methodology (Basins at Risk Research Project Chapter 2), Corvallis, USA, Oregon State University, 2001, consultabile in: http://www.transboundarywaters.orst.edu/research/basins_at_risk/bar/BAR_chapter2.pdf

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Figura 1. Intensit - Fasi di Sviluppo e Forme dei Conflitti Idrici

Fonte: Zeitun M. e Warner J. (2006)

essere considerate come altre forme di conflitto. In altri termini, l'assenza di una guerra non significa assenza di conflitto. La figura 1 dell'intensit dei conflitti, cerca di catturare ed esemplificare questi diversi punti di vista, in tre categorie molto ampie: nessun conflitto rilevante, conflitto freddo e conflitto violento. Tuttavia gli esempi delle contese non hanno come oggetto solo l'acqua. Ci che denota la figura 2, che i diversi tipi conflitti non variano solo di intensit, ma che lo stesso conflitto pu subire diversi gradi di intensit nel tempo, come nel caso delle relazioni diplomatiche tra USA e Iraq dal 1970. Per quanto riguarda le strategie che vengono applicate all'interno di conflitti per il controllo delle risorse idriche, esse si distinguono principalmente in tre categorie: cattura delle risorse idriche, contenimento ed integrazione. La prima ha come obiettivo principale l'acquisizione delle risorse stesse e si utilizza quando i gruppi di potere all'interno di una societ, comportano un cambiamento della distribuzione delle risorse in loro favore80. Analogamente, parlando in termini unilaterali, una strategia

80 HOMER - DIXON, T., Environment, Scarcity and Violence, Princeton University Press, Princeton, NJ, USA, 1999, pag. 177

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Figura 2. Forme di Interazione e di Idro-egemonia

Fonte: Zeitun M. e Warner J. (2006)

di acquisizione di risorse pu essere la scelta da parte di uno Stato, in assenza di accordi formali con altri, di sviluppare dei progetti idrici che riguardano il flusso o la quantit della risorsa idrica. Questa scelta pu comportare l'acquisizione di terreni, l'annessione di territori o la costruzione di opere idrauliche di grandi dimensioni. Nei casi dove i fiumi segnano il confine fra gli Stati rivieraschi, la modificazione di un fiume o la costruzione di una diga possono soddisfare la richiesta di un concorrente, lasciando a secco gli altri. Nel caso di fonti idriche sotterranee transfrontaliere, la costruzione di pompe ad alte capacit di estrazione, possono permettere allo Stato che ne in possesso, di usufruire maggiormente della risorsa idrica, rispetto a coloro che non sono in possesso di una tecnologia abbastanza avanzata. Con ci si vuol dire che lo Stato che in possesso della maggiore capacit di pianificare, costruire e gestire grandi progetti infrastrutturali ha anche la capacit fisica di modificare l'idrologia della risorsa idrica, creando cos una nuova realt idropolitica. La diga di Assuan in Egitto e il progetto GAP delle multi dighe in Turchia, sono classici esempi di grandi infrastrutture che consentono l'acquisizione di risorse idriche e di alterarne il loro corso a vantaggio del costruttore. Tuttavia essendo di fronte alle esigenze di uno Stato rivierasco concorrente ed essendo anche a conoscenza del diritto internazionale consuetudinario (in questo caso si fa riferimento alla dottrine di uso equo e ragionevole promossa dall'Onu nel 1997 a New York), allo Stato idroegemone potrebbe risultare conveniente cooperare con i suoi avversari, piuttosto che ignorare o screditare le loro richieste. In questo senso lo stato idro-egemone pu scegliere di attuare le altre due diverse strategie. Queste possono essere bilaterali o multilaterali e possono avere come obiettivo sia di integrare gli Stati concorrenti o di contenerli con misure diverse che possono essere di natura coercitiva, utilitaristica, normativa o egemonica. Se lo stato che ha maggiore potere decide di attuare una strategia di contenimento, sicuramente cercher di influenzare lo Stato rivierasco pi debole cercando di convincerlo sulla conformit del suo progetto

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Figura 3. Strategie e Tattiche nei conflitti idrici

Fonte: Zeitun M. e Warner J. (2006)

politico-strutturale. La stesura e la firma di un trattato che favoriscano lo stato idro-egemone, la tattica preferita all'interno di una strategia di contenimento degli avversari, come ad esempio i trattati di bilaterali fra Israele-Giordania del 1994 e Israele-Palestina del 1995. D'altra parte, una strategia di integrazione dovrebbe cercare di favorire il rispetto degli accordi attraverso incentivi o di meccanismi utilitaristici. L'acqua particolarmente adatta per questo tipo di strategia, a causa della sua grande variet di benefici che si possono trarre dai suoi vari usi. Uno Stato idro-egemone pu quindi concedere alcuni privilegi offerti attraverso la cooperazione, sfruttando il suo potere relativo. In questo modo tutti gli stati rivieraschi appoggiano il dominio dello Stato pi forte, andando di fatto verso un'interazione positiva caratterizzata da un controllo condiviso (vedi figura 2). Tuttavia la natura delle interazioni che si possono creare fra gli Stati rivieraschi potrebbero non essere solo positive. Infatti se le relazioni sono di natura competitiva portano ad una interazione che potrebbe sfociare in una forma di controllo consolidato, imposta dallo Stato pi forte. Nel caso in cui la competizione spietata e non si riesce a trovare un vero e proprio Stato idro-egemone, ci si trova in un tipo di interazione definita di controllo contestato. Avendo definito quali possono le possibili interazioni all'interno di possibili conflitti idrici, si devono definire e descrivere nel dettaglio, quali potrebbero essere le tattiche utilizzate da uno Stato idroegemone secondo le varie scelte di tipo strategico. Lo stato pu utilizzare diverse tattiche (vedi figura 3) che si possono dividere in:

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(I) Meccanismi coercitivi a) Forza militare. La forza militare poco utilizzata nei conflitti per il controllo dell'acqua o almeno viene presa considerazione solo come l'ultima opzione81. Tuttavia estremamente efficace per l'attuazione di una strategia di acquisizione delle risorse idriche. Un atto di forza militare ha degli effetti politici e di sicurezza immediati sul concorrente, che generano per per scontri violenti (esempio tra Siria e Israele nel 1950 e 1960). b) Azione di copertura. Uno Stato rivierasco pu esercitare delle operazioni sotto copertura finalizzate a indebolire la politica o l'apparato militare-idraulico del suo avversario. c) Pressione-coercizione. E' uno degli strumenti pi comunemente utilizzati per raggiungere una qualsiasi delle tre strategie di controllo delle risorse menzionate in precedenza. Le risorse coercitive possono includere gli embarghi, l'isolamento politico, la minaccia di un'azione militare, spionaggio e propaganda. Le minacce sono messe prontamente in atto da parte di uno Stato contro i suoi avversari per garantirsi le ultime gocce della risorsa idrica, o almeno per cercare di creare un limite che sia potenzialmente compromissorio. (II) Meccanismi utilitaristici a) Incentivi. Se la coercizione viene utilizzata come il bastone, i meccanismi utilitaristici possono essere definiti come la carota. Lo Stato dominante per mantenere un quadro ideale del suo status quo all'interno del bacino idrografico, offre ai suoi avversari rivieraschi alcuni incentivi che possono essere di natura commerciale, riconoscimenti diplomatici o protezione militare. Il raggiungimento di un interesse comune nei progetti idrici si dimostrato reciprocamente vantaggioso per incentivare la cooperazione fra gli Stati, che possono portare a relazioni idriche pi stabili. Esempi di questa configurazione a somma positiva idroegemonica, sono tutti i nodi elettrici fra Uganda ed Egitto o la linea di irrigazione generata lungo il fiume Orange tra il Sud Africa e la Namibia.

81 WOLF A., Freshwater Trans-boundary Dispute Database, Oregon State University, Corvallis, USA,2004, consultabile in: www.transboundarywaters.orst.edu/

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(III) Meccanismi normativi a) Trattati. In particolare durante o dopo i periodi di riavvicinamento, la firma di un accordo per istituzionalizzare lo status quo, pu essere uno strumento utilizzato per sfruttare la potenza dello Stato idro-egemone. Lo Stato rivierasco o confinante che firma l'accordo, giudica che vi siano benefici sufficienti per legittimare la configurazione idro-politica proposta dallo Stato pi forte. Tuttavia i trattati costituiscono un'arma a doppio taglio in quanto possono trasformare un accordo tra due parti in uno strumento dalla leva finanziaria che finisce col favorire lo Stato pi forte. La presenza di un certo numero di anomalie intrinseche nei trattati, li rende particolarmente adatti per il raggiungimento di una configurazione idro-egemonica a somma negativa, attraverso l'esecuzione di una strategia di contenimento: come qualsiasi legge o accordo internazionale, un trattato non facilmente applicabile. La violazione del principio o delle regole del trattato da parte dello stato pi forte, sono causa della rottura dell'equilibrio di potenza; i trattati possono essere strutturati e progettati dagli stati rivieraschi pi forti, proprio per riflettere le disuguaglianze politico-economiche esistenti. Di conseguenza gli strumenti coercitivi possono essere utilizzati nei confronti degli Stati pi deboli per ottenerne la firma, al fine di dare effettivi esecutivi al trattato; gli accordi bilaterali, proprio per loro natura, possono escludere efficacemente la partecipazione di altri Stati rivieraschi. La conseguenza che agli Stati non firmatari, non vengono riconosciuti i possibili diritti o incentivi idrici, creando di fatto una situazione politico-diplomatica instabile e riducendo le possibilit di risolvere le controversie future sullo sfruttamento delle risorse idriche. (IV) Meccanismi egemonici a) Sicurizzazione. Con questo termine si indica l'atto che legittima uno Stato ad adottare misure straordinarie su un problema che rientra nell'ambito della sicurezza. Con la promozione di un progetto di sicurezza nazionale, lo Stato idroegemone mette a tacere le critiche burocratiche e mantiene allo stesso tempo una forma di controllo del pensiero egemonico. 48

L'azione di sicurezza agevola inoltre la capacit dei politici nel costruire una conoscenza circa eventuali problemi legati all'acqua per soddisfare altri interessi politici. Questo approccio ci che Platone definisce come una menzogna nobile 82. Un esempio in tal senso stata l'azione di Israele che ha minacciato di attaccare il Libano per le sorgenti relativamente minori nel Wazzani, sviando cos l'attenzione dell'opinione pubblica da questioni idriche molto pi gravi83. b) Costruzione di conoscenza. Questo termine pu essere concepito come una variante del discorso sanzionatorio che Fietelson definisce come una delimitazione normativa che separa un tipo di discorso che pu essere percepito come politicamente accettabile, da quelli che sono ritenuti politicamente inaccettabili in uno specifico spazio temporale 84. In pratica si afferma che in una situazione di competizione per l'acqua, lo Stato per dare diverse prospettive al suo popolo, ai donatori internazionali, ai suoi concorrenti o alleati rivieraschi sulla sua situazione idro-politica, crea confusione sotto la guida di una conoscenza basata sulla scienza. In questo modo lo Stato idro-egemone si crea pi spazio di manovra al livello di bacino ed al livello internazionale, riducendo di conseguenza le pressioni esterne. c) Discorso sanzionatore. Tale concetto deriva dalla ricerca sul mondo dell'idro politica85. In questo senso si pone l'accento sui vincoli alla quale sono sottoposti alcuni Stati che vorrebbero parlare o pensare diversamente dall'egemonia ideologica dello Stato pi forte. Usato di pari passo con la costruzione della conoscenza, la tattica di sanzionare il discorso nel mondo dei conflitti per l'acqua, da un lato pu servire a coprire alcuni aspetti negativi delle relazioni fra Stati rivieraschi (come ad esempio la distribuzione disuguale della risorsa), mentre serve dall'altro a sottolinearne gli aspetti positivi (ad esempio i meriti di cooperazione tecnica). Di solito il tono utilizzato
82 LUSTICK I. S., Hegemony and the riddle of nationalism: the dialectics of nationalism and religion in the Middle East, Logos, estate 2002, pag. 1844. 83 ZEITUN, Pure water: secure or violated? Securitization, opportunitisation and violation along the Jordan River, Water for life in the Middle East and IsraeliPalestinian International Conference, Antalya, Turchia, 2012 October 2004, Israel/Palestine Center for Research and Information, in: http://www.ipcri.org/index1.html. 84 FEITELSON, Social norms, rationales and policies: reframing farmland protection in Israel , Journal of Rural Studies n.15, 1999, pag.431446, visionabile anche in www.sciencedirect.com 85 ALLAN J. IWRM/IWRAM a new sanctioned discourse? SOAS Water Issues Study Group Occasioinal Paper 50, SOAS/Kings College, Londra, 2003, consultabile in:
http://www.soas.ac.uk/water/publications/papers/file38393.pdf

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apparentemente dallo Stato pi forte di natura cooperativa, dalla quale ci si aspetta che sia un appoggio della comunit internazionale, che indirettamente appoggia nel sanzionare il discorso delle altre ipotesi poste dagli altri Stati rivieraschi. Viste quali sono le tattiche in generale che possono portare ad una conformazione di idro-egemonia a somma positiva o negativa, bisogna analizzare in breve, quali sono i fattori che danno allo Stato pi potente il proprio vantaggio competitivo. Queste risorse coercitive sono utilizzate dagli Stati pi forti in un contesto internazionale che afflitto per la maggior parte da disuguaglianze, in cui spicca l'assenza di norme esecutive internazionali in materia idrica. L'assenza di corretti strumenti di deterrenza, da ancora la possibilit di avere dei comportamenti non consoni e sleali nei confronti degli Stati pi deboli. Se da un lato il diritto internazionale con i trattati cerca nonostante tutto di equilibrare le asimmetrie di potere, gli Stati pi forti ed influenti all'interno dei rispettivi bacini ed aree geografiche sono ancora in grado di resistere e/o evitare la pressione da queste fonti. Le risorse che consentono loro farlo si suddividono in tre principali categorie: Sostegno Internazionale. Avere amici potenti pu essere una fonte molto efficiente di un aumento di potenza per uno Stato. Oltre ad avere ad accesso ad un maggior numero di fondi per le infrastrutture idriche, lo Stato gode anche di una posizione politica pi privilegiata che si traduce direttamente in una posizione favorevole nella competizione per il controllo dell'acqua. Mobilitazione finanziaria. Uno stato che ha un disperato bisogno di un aiuto finanziario e che non pu ricorrere ad altre alternative deve seguire le regole unilaterali del donatore. La definizione e l'attuazione di infrastrutture idriche un lusso che si possono permettere solo alcuni Stati: quelli relativamente ricchi (Sud Africa, Stati Uniti, Cina, etc), quelli che hanno alleati forti (il ricorso dell'Egitto al finanziamento dell'Unione Sovietica nel 1960 o gli investimenti cinesi nella sistema di irrigazione di Gezira in Sudan) e coloro che sono disposti a prosciugare le loro riserve finanziarie pur di realizzare i loro piani (in primis la Turchia con il progetto GAP). Gli stati che si trovano in questa situazione particolarmente privilegiata, non solo godono di notevoli fondi, ma possono anche sfruttare, grazie alla loro influenza, l'aiuto di alcuni istituti di credito internazionali.

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Figura 4. Il quadro completo del modello di idro-egemonia

Fonte: Zeitun M. e Warner J. (2006)

Posizione geografica. Fra tutte le condizioni fino ad ora analizzate l'unica che ha natura statica. In base alla collocazione geografica, lo stato cercher di sfruttare quali che sono i suoi vantaggi al livello idrico e cercher di compensare con trattati o accordi quelli che sono i suoi svantaggi. In conclusione il modello di idro-egemonia portato da Zeitun e Warner, da una struttura chiara e semplice di quelle che possono essere le varie scelte degli Stati rivieraschi in una competizione per il controllo delle risorse idriche. Se combiniamo le varie intensit, le forme di conflitto, le strategie di controllo e le possibili interazioni fra gli stati, si vede anche che tipo di configurazione idro-egemonica pu nascere (vedi figura 4). Questa pu essere positiva in cui vi una tendenza ad un cooperazione che porta vantaggi a tutti coloro che seguono la dottrina dello Stato pi forte, oppure pu essere negativa in cui, oltre ad esserci la possibilit di conflitti violenti, vi una competizione fra gli Stati. Risulta chiaro che gli strumenti che potranno usare gli Stati meno forti saranno l'appello alla comunit internazionale o l'utilizzo del diritto internazionale. Tuttavia la strategie scelte dallo Stato pi forte potrebbe essere di natura cooperativa, portando cos dei vantaggi anche agli Stati meno influenti, di fatto incentivandoli a relazioni idropolitiche pi stabili e durature.

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3.3 Le asimmetrie di potenza ed i limiti del diritto internazionale. Nel modello di idro-egemonia, proprio per sua natura e caratteristiche, nella maggior parte dei casi lo Stato pi forte (idroegemone) che gestisce le regole del gioco, in quanto grazie alla sua superiorit ha la possibilit di scegliere tutte le strategie seguendo la tattica che gli sembra pi efficace. Gli Stati pi deboli nel caso cui si troviamo in configurazioni di idro-egemonie negative, dovranno sottostare al volere o ribellarsi contro la scelta idro-politica dello Stato pi forte. Il modello portato da Zeitun e Warner ha fatto vedere con chiarezza due elementi fondamentali e distinti nell'analisi dei conflitti idrici: l'effetto delle diverse intensit di conflitto e l'effetto dei rapporti di potere nelle relazioni internazionali. In particolare si visto come lo Stato idro-egemone pu scegliere, grazie alla sua superiore potenza, diverse tipi di strategie e tattiche per il raggiungimento dei suoi obiettivi. La scelta di strategia integrativa porta ad una configurazione positiva di idro-egemonia, in cui lo Stato idro-egemone assume un ruolo di guida e leadership all'interno del bacino idrico. Se la scelta sar di contenimento o di cattura delle risorse idriche, la configurazione sar negativa, diventando di fatto una dominazione idro-egemonica. Risulta chiaro che nella maggior parte delle contese idriche, vi sono sempre delle asimmetrie di potenza fra gli Stati in competizione. Queste asimmetrie esistono proprio in virt del potere che ciascuno Stato possiede. Dahl ha definito il potere come la capacit di A di far fare a B, ci B che naturalmente non farebbe 86. Questo concetto stato successivamente sviluppato da Daudy e Turton (2005) 87, i quali hanno alla fine hanno identificato tre dimensioni del potere 88. La prima di queste consiste in diverse capacit: nel possedere e nel mobilitare la propria forza, (intesa in senso militare ed economico), di accedere alla conoscenza, nel riuscire ad ottenere un sostegno politico e nel saper sfruttare la propria posizione geografica. La seconda dimensione consiste nel saper controllare le regole del gioco . Questo tema stato affrontato da Bacrhach a Baratz che lo hanno definito come seconda faccia del potere che consiste in sostanza nel saper mettere a nudo le parti pi deboli della conformit o della non
86 DAHL R., A Preface to Democratic Theory, University of Chicago Press, Boulder, USA, 1965 87 DAOUDY e TURTON 2005 Turkey and the Region: Testing the links between power assymetry and hydro-hegemony, Presentation given at First Workshop on Hydro-Hegemony, 21/22 May 2005, Kings College London, London, UK. In: http://www.soas.ac.uk/water/publications/papers/file38412.pdf 88 LUKES S., Power: A Radical View, seconda edizione Palgrave MacMillan, Hampshire, UK. Riassunto in:http://www.cjsonline.ca/pdf/power.pdf

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conformit con i comandi dello Stato pi forte89. Daoudy ha affermato che la debolezza di uno Stato nella prima dimensione pu essere agevolmente compensata con una livello relativamente alto nella seconda. La terza ed ultima dimensione consiste in quello che Strange90 definisce come potere strutturale inteso come: il potere conferito dalla capacit di offrire, di rifiutare o minacciare la sicurezza (la struttura della sicurezza); dalla capacit di offrire, di rifiutare o di chiedere crediti (la capacit finanziaria); dalla capacit di determinare la localizzazione, il modo e il contenuto della produzione manifatturiera (la struttura della produzione); dalla capacit di saper influenzare le idee, le convinzioni e quindi le conoscenze socialmente apprezzate e ricercate, nonch dalla capacit di controllare ed influenzare (attraverso il linguaggio). Attraverso queste tre dimensioni di potere l'attore egemone pu riscrivere le regole del gioco, applicando un egemonia non solo geopolitica al livello idrico, ma anche ideologico. Tuttavia mettendosi nella posizione degli Stati pi deboli, nel caso in cui questi non fossero d'accordo con le ideologie o le strategie dello Stato pi influente, ci si chiede cosa potrebbero fare. Abbiamo visto che con la seconda dimensione, attraverso un abile capacit di mettere in rilievo le debolezze di una teoria, lo Stato meno potente pu ottenere un posizione di vantaggio. Lo strumento principale con il quale gli Stati deboli di solito cercano di uscire da un asimmetria di potenza, per poter cercare di entrare in una situazione che porti ad un equilibrio di potere, il diritto internazionale. Quest'ultimo nasce infatti come strumento regolatore nei rapporti e nei conflitti internazionali fra Stati, al fine che questi abbiano relazioni pacifiche e proficue nel rispetto dei diritti universalmente riconosciuti. Nonostante gli obiettivi ambiziosi, il diritto internazionale soprattutto per quel concerne l'acqua, risulta avere molte lacune e numerosi limiti. Infatti risulta essere ancora poco definito ed omogeneo nei meccanismi e nei principi di negoziazione delle acque di superficie, mentre per quanto riguarda le falde acquifere risulta essere ancora allo stato embrionale. La difficolt di creare delle giuste norme internazionali sulla spartizione delle risorse idriche, deriva dal fatto che le poche dottrine giuridiche consuetudinarie del diritto internazionale tendono a considerare l'acqua come una risorsa del territorio e quindi come tale, la sovranit territoriale deve esercitarsi su di essa. I tre principi giuridici consuetudinari applicati nel corso della storia dagli Stati in materia idrica sono tre91:
89 Ibidem 90 ANDREATTA F. et al., Relazioni Internazionali, Milano, Il Mulino edizioni, 2007, pag 96 97. 91 MANUNTA M., L'acqua nei codici, Milano, MC editrice Sas, 2003.7 15.

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1. Principio dell'appropriazione. Si tratta dell'applicazione del diritto romano relativo all'occupazione delle res nullius. Quando vi fu la conquista delle Americhe, la conquista di territori e di risorse in essi contenute avvenne sulla base di un puro e semplice rapporto di forza, diretto all'affermazione del dominio sulle cose di nessuno92. 2. Principio della Sovranit Territoriale assoluta. Detta anche dottrina Harmon (dal nome del giudice che prese la posizione degli USA) risale al 1896, anche questo principio si basa sul criterio del dominio sulla cosa. Nella diatriba con il Messico che protestava per i diritti di uso del fiume Colorado, il governo statunitense allora concep questa teoria, che stabilisce che gli Stati riparali possiedono un diritto esclusivo delle acque che attraversano i loro territori. Perci possono usare l'acqua come meglio credono, con l'unico limite che essi solo possono autoimporsi, anche se questo pu comunque recare un danno agli altri. Questa teoria favorisce gli Stati a monte. 3. Teoria dell'integrit territoriale assoluta . Proviene dal diritto britannico ed conosciuta anche come teoria del flusso naturale, prevede che ad ogni Stato debba permettere il corso naturale delle acque e dunque la disponibilit su ogni territorio. Nessun paese pu interromperne il flusso, ne aumentarne o diminuirne la portata. Questa dottrina favorisce gli Stati a valle che si vedono investiti del diritto di sorvegliare le attivit degli Stati a monte. Da quanto si pu intendere da una prima impressione, questi tre principi si poggiano sul criterio della forza, nel quale si riconosce la legge del pi potente. Nonostante non si voglia esprimere alcun giudizio etico o giuridico sulla validit del diritto internazionale consuetudinario, se ne vuole solo metterne in evidenza i limiti: quelli di una pura e semplice fotografia del presente 93 sui rapporti di potere fra gli Stati. Tuttavia se questa fosse l'unica funzione del diritto internazionale, sarebbero ben poche le speranze di dirimere i conflitti in materia idrica. Il diritto internazionale nel corso della storia ha il visto il nascere di altre teorie, nella quale si visto un gran contributo che stato portato dall'ONU in materia di gestione equa delle risorse idriche. Fra le nuove teorie, quella che ha avuto pi risalto stata quella dell' uso equo e ragionevole. Secondo questa teoria ogni Stato ha il diritto di
92 MANUNTA M., Fuori i mercanti dell'acqua, op. cit., pag.28 93 Ivi pag.30

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utilizzare le acqua del bacino di cui fa parte, sulla base della condivisione equa e ragionevole della propriet e del controllo delle risorse idriche. Il principio inizialmente Stato sancito nelle Regole di Helsinki del 1966 approvate dall'ILA (International Law Association). Nella stessa sede fu stabilito anche il principio che gli interventi ideologici non debbano recare un danno rilevante al flusso delle acque internazionali. Tuttavia le regole di Helsinki hanno lasciato una definizione piuttosto ampia ed ambigua dei parametri per stabilire cosa si intende per uso equo e ragionevole. L'ONU proseguendo su questa via, nel tentativo di fornire un cornice legislativa migliore, arrivata ad approvare nel 1997 a New York la Convenzione sulla legge dei bacini fluviali internazionali per usi differenti dalla navigazione 94. Per entrare in vigore stata chiesta la ratifica di ben 35 Stati. A distanza di 13 anni stata ratificata solo da 17 nazioni. Secondo gli studiosi le ragioni della mancata ratifica deriva dal fatto che, al contrario delle Regole di Helsinki, nella Convenzione di New York si sono stabiliti alcuni punti fermi, che si racchiudono nell'art.7 con l'espressione Obligation not to cause significant harm . Nel testo si prevede che lo Stato a monte prender tutte le misure necessarie per evitare di causare danni significativi allo Stato a valle. In tal caso, la previsione che lo Stato a monte si adoperi per prendere tutte le misure per eliminare o mitigare tale danno, prendendo anche in considerazione l'ipotesi di una compensazione a favore del danneggiato. In pratica significa dare allo Stato a monte una responsabilit e quindi un obbligo giuridico. Da ci risulta abbastanza chiaro il perch ancora molti paesi non hanno ratificato la Convenzione, in quanto non risulterebbe conveniente in caso danno recato. Nonostante la particolare chiarezza in alcuni suoi punti, la Convenzione di New York non stata immune da critiche. In particolare essa stata criticata per non essersi presa carico delle diversit dei bacini, del cambiamento delle situazioni dei paesi attraversati dai fiumi internazionali, dell'impatto ecologico relativo ai progetti idrici e alle varie forme di sfruttamento delle acque95. Da come visto il diritto internazionale nel corso della sua evoluzione ha cercato e sta cercando, anche se con scarso successo, di dare delle norme che possano essere chiare in tema di spartizione dell'acqua. Anche se la dottrina dell'uso equo e ragionevole fra le
94 SHERK e GEORGE WILLIAM WOUTERS, PATRICIA ROCHFORD, SAMNTHA ,Water Wars in Near Future? Reconciling Competing for the Waorld's Diminishing Freeshwater Resources The Challenge of the Next Millennium ,The Centre of Energy, Petroleum and Mineral Law and Policy , University of Dundee in: http://webworld.unesco.org/water/wwap/pccp/cd/pdf/educational_tools/course_modules/reference_do cuments/issues/waterwarsinthenearfuture.pdf 95 MEZZINA M. e QUATTROCCHI C., L'acqua nel diritto internazionale, in Politicadomani.it n.68, Aprile 2007, in www.politicadomani.it

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pi conosciute, ancora la maggior parte degli Stati si invocano a dottrine consuetudinarie estremamente politicizzate. Inoltre all'interno del diritto internazionale non si pu non notare l'assenza di strumenti efficaci per eliminare o risolvere i conflitti in materia idrica. Una delle cause dipende proprio dalla mancanza di norme internazionali chiare che possano essere applicate per l'equa spartizione delle risorse. Questa per non l'unica causa. Infatti gli Stati per cercare di tutelarsi in una maniera cooperativa, hanno stabilito numerosi trattati. La FAO ne ha recensito pi di 3600, firmati fra l' 804 ed il 198496, aventi lo scopo di regolamentare la questione dell'utilizzo delle risorse idriche fra Stati rivieraschi. Nonostante questo cospicuo corpus giuridico, gli esperti muovono numerose critiche. Quest'ultime riguardano tutti i trattati relativi ai bacini idrici che dovrebbero essere pi concreti nell'enunciare provvedimenti per far rispettare gli accordi stipulati e prevedere meccanismi e procedure dettagliate per la risoluzione dei confitti, qualora dovessero esplodere delle dispute97. Le critiche non si fermano qui. Infatti tutti i trattati presi in considerazione sono bilaterali, ossia impegnano solo due Stati e si occupano, in genere, soltanto di un solo corso d'acqua, senza considerare che sono limitati nel loro raggio di gestione: una buona parte di questi (il 39%) si occupa essenzialmente di idro-elettricit ed il 37% pone l'accento sulla domanda interna d'acqua. Infine pi della met di questi trattati, non prevede alcun meccanismo di gestione o di distribuzione della risorsa, mentre l'80% non possiede protocolli di messa in funzione delle disposizioni del Trattato98. Per tutta questa serie di ragioni, i trattati non costituiscono dunque una credibile base giuridica per risolvere le difficile questioni contemporanee sulla spartizione dell'acqua. Da qui si comprende anche perch nel precedente paragrafo i trattati possono essere utilizzati, proprio in virt delle loro deficienze, come una tattica ideale all'interno di una strategia di contenimento attuato dallo Stato pi forte. In definitiva il diritto internazionale, per quel che concerne le contese idriche, ha ancora molta strada da fare e non pu considerarsi ancora uno strumento affidabile ed efficace. Forse bisogna lavorare e fare passi avanti dal punto di vista concettuale, lasciando da parte i bisogni e i diritti, per vedere in prospettiva quali possono essere i benefici reciproci nella condivisione equa dell'acqua. Significa guardare pi nel profondo della questione idrica e concepire
96 Lo studio riportato da RENNER M. e altri nel, State of the World 2005: a Worldwatch institute report on progress toward a sustainble society, Londra, 2005, capitolo 4, visionabile in: http://ecweb.elthamcollege.vic.edu.au/snrlibrary/resources/subjects/geography/world_watch_institute/pdf/ES W050.pdf 97 RUSCA M. e SIMONCELLI M., op. cit., pag. 219 98 LASSERRE F., Acqua. Spartizione di una risorsa, Milano, Ponte alle Grazie S.R.L, 2004, pag. 110

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l'acqua non come una risorsa strategica o come la risultante di un gioco a somma zero, ma bens come elemento di incontro sul quale affrontare un negoziato cooperativo, che si basi sulla fiducia e sul rispetto reciproci. Questa anche una delle teorie che spingono alcuni esperti a pensare che l'acqua possa essere pi un elemento di cooperazione che di conflitto. 3.4 Scuole di pensiero a confronto: acqua elemento di conflitto o di cooperazione? Senza ombra di dubbio la domanda che ruota nell'ambito delle relazioni internazionali, se l'egemonia favorisca la cooperazione tra gli Stati oppure se la cooperazione nasca dal declino di una potenza egemone, finisce col influenzare inevitabilmente anche il campo delle contese idriche. Partendo da questo presupposto, vi un dibattito fra due scuole di pensiero: chi ritiene che l'acqua sia uno dei motivi fondamentali delle guerre passate e future e chi considera le risorse idriche un fattore di cooperazione fra gli Stati. Occorre mettere in evidenza come fra le diverse scuole di pensiero idrologico, non ci sia neanche accordo sulla definizione di conflitto (abbiamo visto in precedenza le varie tipologie ed intensit) e sui rapporti di causa-effetto che portano allo scoppio della violenza. 3.4.1 Acqua come fattore di conflitto. La prima scuola di pensiero (definita da alcuni catastrofista) quella secondo cui l'acqua stata alla base di molte guerre, e nel lungo periodo potrebbe essere la vera motivazione per la quale gli Stati entreranno in conflitto. In tal senso rimasta celebre la frase, pubblicata su World Press Review nel 1995 dall'ex vicepresidente della Banca Mondiale Ismael Serageldin: Se le guerre del XX secolo sono state combattute per il petrolio, quelle del XXI avranno come oggetto del contendere l'acqua. I sostenitori di questa tesi portano come prove a loro sostegno, una serie di eventi bellici, in cui nazioni e comunit locali si sono fronteggiate con le armi per il controllo delle risorse idriche. Essi non a caso citano anche l'etimologia del sostantivo rivale: dal latino rivalis cio colui che sta sull'altra riva. Ci starebbe ad indicare che l'acqua gi in passato fosse motivo di conflitto. A sostenere questa tesi sono stati in particolare alcuni idrologi degli anni '60, per spiegare con un'altra chiave di lettura le guerre arabo -israeliane. 57

Tuttavia a partire dagli anni '90 altri studiosi ed organizzazioni ambientalista si sono aggregati a questa teoria. Diversi osservatori e studiosi hanno osservato come l'acqua, come anche altre risorse primarie, scarsa per natura in alcune aree del pianeta, in cui eserciti e popolazioni sono pronti ad appoggiare governi nel raggiungimento dell'obiettivo di aumentare il benessere. Abbiamo gi visto nella prima parte come l'acqua venga utilizzata e quanto sia importante per la vita e lo sviluppo umano. Se questi fattori si fondono anche con tensioni sociali e politiche (esempio classico il Medio Oriente o l'Africa subsahariana) a questo punto si pu vedere come un contenzioso sulle risorse idriche pu dare vita a un'escalation di carattere bellico. Le opinioni degli autori pi recenti si possono sintetizzare con le parole della fisica ed ecologista Vandana Shiva, che con termini semplici e chiari ha affermato: Le guerre dell'acqua non sono una eventualit futura, ma sono una realt gi presente, ne siamo gi circondati anche se non sempre immediato riconoscerle come tali. Si tratta allo stesso tempo di guerre paradigmatiche conflitti su come percepiamo o viviamo l'esperienza dell'acqua e guerre tradizionali combattute con armi da fuoco e granate99. Da quanto si pu notare, qui la nozione di conflitto usata in modo generico. Infatti il termine conflitto usato in un'accezione che va dallo scontro fra pastori e contadini, per finire alle guerre fra eserciti regolari, nelle quali vi possono essere sintomi di una escalation: attacchi di forze irregolari (ribelli o rivoluzionari), violenze etniche, scontri fra civili e forze di sicurezza. In pratica ogni azione in cui vi sia violenza (in qualsiasi grado) e vittime (in qualsiasi numero) viene considerata come conflitto. Per rafforzare questa tesi gli esperti hanno mostrato un rapporto di causa-effetto fra scarsit di acqua e scoppio di conflitti. Il ragionamento si basa sul fatto di concepire l'acqua come risorsa strategica e quindi per definizione un possibile motivo di scontro (come ad esempio il petrolio). La spiegazione di questa tesi si poggia su una specie di teoria del domino , in cui vari elementi sono strettamente interdipendenti. La mancanza di acqua pu portare a all'insufficienza alimentare, al crollo delle attivit economiche e a grandi migrazioni. Questo genera un effetto domino che squilibra l'area considerata, creando tensioni interne, forti tassi di urbanizzazione, facendo nascere tensioni fra diverse etnie e comunit. Il risultato di questi processi pu essere differente: guerriglia, terrorismo, scontri di confine o vere e proprie guerre. Questa anche una versione avallata dagli stessi vertici dell'ONU. Il modello considerato stato criticato, poich in molti dei casi
99 VANDANA SHIVA, op. cit., pag.9

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diventato come paradigma di spiegazione di tutti i tipi di conflitti. Comunque in linea di massima il modello sembra essere valido. Lo dimostra l'utilizzo dei fattori economici, politici e sociali, combinati con la fondamentale incapacit delle istituzioni (se in alcuni casi sono presenti) di dare una risposta adeguata. Seguendo su questa linea, ma con uno sguardo molto pi radicale, Vandana Shiva ha creato nuova corrente di pensiero molto appoggiata. Secondo la scienziata indiana molti conflitti sulle risorse sono celati o repressi. Chi controlla il potere preferisce far passare le guerre dell'acqua per conflitti etnici e religiosi. Si tratta di coperture facili, perch le regioni lungo i fiumi sono abitate da societ pluraliste che presentano una grande diversificazione di etnie, lingue usanze100. Di fatto la tesi esposta, non fa altro che riproporre il paradigma secondo cui ogni conflitto c' un interesse per il controllo delle risorse. Ieri ed oggi sono quelle energetiche, mentre domani saranno quelle idriche. Un'altra corrente di pensiero stata proposta da Homer-Dixon. La sua visione molto pi articolata consiste nel ricercare le cause della scarsit del cosiddetto oro blu, come origine dei conflitti. Tre sono le ragioni principali, che si individuano in scarsit dell'offerta, scarsit indotta dalla domanda e infine scarsit strutturale 101. Le tre cause della penuria, secondo lo studioso, finiscono per interagire per sovrapporsi ed andare ad interagire in due situazioni assunte come veri e propri modelli: l'accaparramento delle risorse e l'emarginazione ambientale. In pratica la situazione in cui c' una corsa per il controllo delle risorse spiegata in termini sociali: sono i gruppi sociali pi potenti all'interno di una societ ad assicurarsi le maggiori risorse idriche tramite l'utilizzo delle istituzioni statali. In questo modo Homer-Dixon ha spiegato il conflitto fra Mauritania e Senegal nel 1989, che stato citato in molti casi e da quasi tutti gli idrologi e politologi, come un autentico esempio di guerra dell'acqua. Al ricercatore va riconosciuta la capacit di aver saputo fare un'attenta ricostruzione delle cause del conflitto, riscontrando una miscela di contese idriche, volont di potenza, siccit e tensioni fra gruppi etnici. Senza entrare nel dettaglio dell'analisi, si pu dire che la guerra fra i due paesi africani non stata dichiarata per l'acqua, ma nella sostanza essa ha costituito un catalizzatore del conflitto. Nelle scuola di pensiero catastrofista non possiamo non aggiungere lo studioso Gleick che, come gi accennato in precedenza, oltre a creare un indice di vulnerabilit di ogni paese in base alla percentuale di acqua proveniente da altre nazioni, si occupato di riportare una
100 Ivi pag.11 101 HOMER-DIXON T. F. - BLITT J. Introduction: A Theoretical Overview, in HOMER-DIXON T. F. - BLITT J. (a cura di), Ecoviolence: Links Among Enviroment, Population, and Scarcity, New York, Roman & Littlefield, 1998, pag. 6

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cronologia dei conflitti legati all'acqua, che partono dal 3000 a.C fino al 2008102. In questo lavoro di Gleick riporta anche i casi in cui gli eserciti in guerra hanno attaccato obiettivi idrici o i falliti attentati terroristici ad acquedotti o condutture. In qualche caso di fa anche riferimento a all'uso bellico dell'acqua: allagamenti per ritardare l'avanzata delle truppe nemiche, la distruzione di infrastrutture idriche durante assedi, la deviazione di fiumi per punire minoranze ribelli. Oltre a questo l'importante contributo che da Gleick che riesce a riassumere in quattro indicatori, le ragioni per la quale alcune aree geografiche sono pi a rischio di conflitti internazionali dell'acqua: rapporto tra domanda ed offerta di acqua; disponibilit d'acqua per persona; percentuale dell'offerta idrica originaria al di fuori dei confini nazionali; percentuale della dipendenza idroelettrica rispetto al totale dell'offerta di elettricit. Da come si pu notare Gleick si concentra sulla nazione come prima unit di analisi. Un'ipotesi criticata dai sostenitori dell'acqua come elemento di cooperazione (in particolare Wolf) 3.4.2 Acqua come fattore di cooperazione. La seconda scuola di pensiero idrologica afferma che l'acqua non porta a conflitti. Al contrario per i sostenitori essa costituisce un grande mezzo di cooperazione che i governi hanno sempre utilizzato per mettere da parte le rivalit politico-diplomatiche e per condividere le risorse comuni. I sostenitori di questa teoria non negano che non vi siano stati scontri armati, ma inquadrano questi episodi come eccezioni che confermano la regola. Inoltre in diversi casi, i fautori di questa tesi, contestano anche la terminologia usata (conflitto , guerra o scontro armato) con un chiaro invito a ridimensionare gli allarmismi. In pratica secondo questa teoria, i leader adotterebbero un linguaggio minaccioso, senza poi passare (quasi mai) all'atto pratico. Anche la mobilitazione di truppe e lo schieramento rientrerebbero nel piano.
102 GLEICK P. H., Water Conflict Chronology, Pacifc Institute for Studies in Development, Environment and Security, consultabile nel sito http://worldwater.org/conflictchronology.pdf

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Il postulato di questa teoria ha un senso logico molto semplice: i decision-maker avrebbero ben chiaro che cooperare pi conveniente di avere un conflitto. Di conseguenza si comporterebbero come esperti giocatori di poker che usano il bluff per vincere la posta in palio. Questa situazione si potrebbe venire a verificare se si di fronte a nazioni con istituzioni abbastanza sviluppate e con un governo che impone le proprie direttive attraverso un'amministrazione ed un esercito centralizzati. Tuttavia questo modello che assegna una grande razionalit ai decision-maker, potrebbe vacillare in presenza di conflitti civili, di dissoluzione di Stati, di incapacit del governo centrale di controllare il paese o di intervento da parte di attori interni o esterni (eserciti di altri stati o organizzazioni separatiste). In queste condizioni un quadro del genere, anche se non del tutto improbabile in alcune aree africane, presenta alcuni limiti. Nonostante ci i sostenitori citano come motivazione a proprio sostegno, la difficolt strategica di riuscire a tenere una fonte di acqua conquistata e di impiantare strutture senza rischiare di avere ritorsioni o sabotaggi da parte del nemico. L'argomento dal punto di vista teorico risulta valido e logico, ma non tiene conto di una variabile geopolitica determinante: il caso in cui uno Stato che si appropria con la propria forza delle risorse altrui, ha una potenza militare nettamente superiore che gli permette di conservare le fonti conquistate e di poterle sfruttare. Un altro argomento a favore della tesi dell'acqua come fattore di cooperazione lo studio condotto dalla FAO, citato gi in precedenza, secondo cui oltre 3600 trattati sono stati firmati fra l'840 ed il 1984. Dal 1820 ne stati firmati pi 400 trattati e di questi la met sono stati siglati negli ultimi 50 anni. Nonostante le critiche mosse a questi trattati per la loro natura, il loro alto numero sicuramente dimostra che vi sia fra gli Stati una volont crescente di cooperare al livello internazionale. All'interno di questa scuola di pensiero sicuramente si colloca l'ampio lavoro di ricerca condotto dalla Oregon University103. Lavorando sule diatribe per le risorse idriche gli esperti, in particolare Wolf e Yoffe, hanno raggiunto una serie di conclusioni: L'incidenza di gravi conflitti per l'acqua di gran lunga inferiore all'incidenza della cooperazione. Negli ultimi 50 anni, in base ai loro calcoli, si sono verificate solo 37 dispute gravi, di cui 30 solo fra Israele e paesi limitrofi. Nello stesso periodo sono stati firmati 157 trattati sulla cooperazione in materia idrica. In
103 WOLF A. T. - SHIRA B. - YOFFE GIORDANO M., International Waters: Identifying Basins at Risk, Water Policy, 2003, consultabile in: www.transboundarywaters.orst.edu/publications/

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pratica sommando tutti i tipi di interazioni sul tema acqua, gli studiosi hanno censito 508 elementi conflittuali contro 1228 eventi di cooperazione. In questo modo, in particolare secondo Wolf, viene dimostrato che la violenza non una strategia razionale ed idrograficamente efficace ed economicamente utile. La maggior parte delle azioni in materia idrica non sono finalizzate alla violenza. Nonostante alcune azioni dei poltici le azioni per la conquista dell'acqua sono state sostanzialmente molto blande. Circa il 43% rientra nel sostegno o nell'ostilit verbale. Se si somma anche il sostegno o l'ostilit verbale espressa ufficialmente si arriva ad un totale del 62% delle interazioni. Le motivazioni per cui si combatte e per cui si coopera . Lo studio ha analizzato anche le diverse motivazioni per ambo le azioni. E' emerso che le azioni di cooperazione riguardano la quantit e la qualit, lo sviluppo economico, l'energia idroelettrica e la cogestione. Mentre quasi il 90% delle azioni armate relative a contese idriche avvenuto per la quantit d'acqua e per le infrastrutture. Il controllo delle risorse idriche simultaneamente un elemento di unione o di divisione. L'acqua pu agire come elemento di disturbo che di unione fra gli Stati. In alcuni casi pu portare a peggiorare le relazioni polico-diplomatiche, ma in latri casi pu agire come elemento unificatore. Quest'ultima eventualit avviene specialmente in presenza di istituzioni forti. Infatti non a caso la questioni idriche sono state negoziate e risolte anche in presenza di conflitti gi iniziati. Esempi in tal senso sono i trattati fra Israele e Giordania, ma anche quelli fra i dieci paesi del bacino del Nilo. L'elemento pi interessante nel modello proposto da Wolf, Yoffe e Giordano, la capacit istituzionale che costituisce una variabile altrettanto importante se non pi di pi delle capacit strettamente fisiche che possiede uno Stato. Da qui si vede la diversa metodologia di analisi fra Gleick e fra Wolf-Yoffe-Giordano. L'ipotesi di quest'ultimi che la gravit dei conflitti possa crescere nella misura in cui i possibili cambiamenti dentro un bacino superino la capacit istituzionale di assorbire questo mutamento104. Quindi gli aspetti fondamentali da tenere sotto controllo affinch non
104 DERIU M. , op. cit., pag. 53

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scoppi una contesa fra Stati per il controllo delle risorse idriche sono: l'internazionalizzazione di un bacino, ovvero i cambiamenti istituzionali (dalla gestione di un unico paese si passa alla gestione condivisa tra pi attori statali o addirittura privati); e lo sviluppo unilaterale di progetti su vasta scala in assenza di precisi accordi. Questi aspetti si traducono praticamente in 2 indicatori da tenere sotto controllo: 1. esistenza di gare di appalto per la costruzione di ingenti infrastrutture idriche; 2. presenza di spinte nazionaliste o di movimenti separatisti. In base a questi indicatori gli esperti della Oregon University hanno identificato che i bacini notevolmente a rischio potrebbero essere: Gange-Brahmaputra (India), Han (Mongolia), Kunene (Sud Africa), Lago Ciad (Africa centrale), Mekong (Cina), Okavango, Orange, Senegal, Tben e Zambenzi (Africa Centrale e del Sud) e La Plata (Sud America).

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CAPITOLO 4. UN NUOVO CASO DI STUDIO 4.1 Geopolitica dell'acqua in Sud America. Nel corso del precedente capitolo abbiamo visto come l'acqua pu assumere un valore non indifferente all'interno delle relazioni internazionali, influenzando sulle scelte di molti Stati collocati in particolari aree geopolitiche. Il modello di studio di Zeitun e Warner stato scelto, oltre che per la sua chiarezza e relativa semplicit, soprattutto per la sua poliedricit concettuale. Infatti in base ai vari tipi di scelte dell'attore o degli attori idro-egemoni si possono configurare diversi tipi di interazioni e tattiche idro-politiche, che possono passare dalla cooperazione che porta ad un controllo condiviso, fino ad arrivare ad una competizione fra gli stati, nella quale alla fine si impone lo Stato pi forte, grazie alla sua maggiore potenza in termini politico-diplomatici, economici, militari, nonch ideologici. Tuttavia il modello presuppone che all'interno dell'area geopolitica di studio, vi siano gi delle asimmetrie di potere gi ben consolidate, che di conseguenza comportano dei vantaggi per lo Stato pi potente in termini di controllo delle risorse idriche. Non a caso Zeitun e Warner hanno modellato e perfezionato questo modello per applicarlo in particolari aree geopolitiche, come il Medio Oriente ed il Nord Africa, dove sono presenti tre elementi fondamentali: scarsit di risorse idriche, asimmetrie di potere ed antitesi etnico religiose. Partendo da questa premessa, nonostante le notevoli differenze idrologiche, geopolitiche, culturali e linguistiche, si cercher di applicare il modello di idro-egemonia al continente sud americano, in particolare nella zona del bacino acquifero sotterraneo del Guaran, che comprende gli Stati dell'Argentina, Brasile, Paraguay ed Uruguay. Nella zona considerata si cercher di vedere quali sono i possibili rapporti di forza fra gli Stati, gli obbiettivi idrici, le strategie ed i tipi di interazione, nonch la varie legislazioni statali in tema idrico. Alla fine dopo aver delineato un quadro generale, si tenter di capire se nella zona considerata quale teoria idro-politica si confermi pi esatta, ossia se il sistema acquifero del Guaran sia per gli Stati ad esso sopradiacenti, una fonte di conflitto o di cooperazione. Prima di entrare nel dettaglio dell'analisi, doveroso spiegare il perch stato scelto il Sud America come area geopolitica per il caso di studio. Secondo l'analisi di molti esperti geopolitici 105 l'area del continente
105 Le teorie sono riprese da vari esperti di geopolitica del Sud America. In particolare: Prof. PEREYRA MELE C. A., L'acqua dolce, una risorsa strategica e la malattia olandese, 3 Giugno 2010, in http://www.eurasia-rivista.org; Prof. MAGNASCO M., Sud America: il problema dell'acqua dolce, 19 agosto 2010, in: http://www.ariannaeditrice.it

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sud americano rappresenta senza ombra di dubbio un importante scenario geo-strategico che continuer ad acquisire maggior rilevanza in futuro. Con una popolazione di pi di 360 milioni di persone, un PIL di 970.000 milioni di dollari, il Sud America possiede una ricchezza naturale impressionante. E' la prima riserva biotica terrestre del pianeta e la seconda marina; possiede ingenti depositi di petrolio in Venezuela (il 70% delle riserve di questo emisfero ed il terzo produttore effettivo al livello mondiale gli sono davanti solo i paesi del Medio Oriente e la Russia), di gas in Per e Bolivia e di vari minerali ferrosi in tutta la regione. Ma dal punto di vista idrico che il continente sud americano manifesta tutto il suo valore nascosto: con il 6% della popolazione mondiale esso possiede il 26% del totale delle risorse idriche, della quali la maggior parte sono potabili. I centri idrici pi importanti sono gli affluenti dei fiumi Plata Paran Paraguay Guapor, l'Amazonas/Putumayo e il Rio Negro Orinoco. A questi fiumi di superficie si aggiungono quelli che si trovano nella regione della Patagonia, tra il Rio Mayo e il Rio Gallegos. Oltre a questa immensa fonte idrica naturale, se ne aggiunge un altra: i campi di ghiaccio della Patagonia meridionale (volgarmente conosciuti come i ghiacciai continentali). Questi ghiacciai contengono una riserva di acqua dolce di dimensioni gigantesche. Per ogni 100 metri di spessore ci sono 97.000 milioni di metri cubici di acqua che da soli riuscirebbero a: a) sostenere solo la popolazione argentina per 15 anni; b) approvvigionare l'area metropolitana di Buenos Aires per 71 anni; c) irrigare 8 milioni di ettari per un anno; d) supportare coltivazioni di erba medica alimentare per 32 milioni di bovini o 160 milioni di ovini per un anno. Tuttavia questa immensa riserva non facilmente sfruttabile, in quanto ci vorrebbero tempi medio lunghi e notevoli investimenti infrastrutturali. Tuttavia i rifornimenti idrici del continente non sono esauriti. Infatti il Sud America possiede la terza falda acquifera del pianeta denominata Sistema Acquifero Guaran (SAG), il terzo pi grande in termini di grandezza territoriale (con 1.200.000 chilometri quadrati che si estendono lungo i territori di Argentina, Brasile , Paraguay e Uruguay), ma il primo in termini di velocit di ricarica idrica. Come si vedr in seguito, gli studi scientifici non hanno dato ancora dati certi circa l'estensione effettiva del bacino sotterraneo. Secondo alcuni ricercatori la sua estensione potrebbe essere notevolmente superiore rispetto a quella ora conosciuta. Con questo immenso potenziale idrico, da quanto visto nei capitoli 1 e 65

2, il continente sud americano possiede un incredibile potenziale produttivo, inteso sia in senso energetico che alimentare. Considerando tutti i possibili risvolti futuri, l'aumento della popolazione globale ed il conseguente aumento della domanda di acqua, non del tutto illogico pensare che nei prossimi anni il Sud America diventi centro di particolari interessi economici e strategici, con un possibile aumento delle tensioni, correlate soprattutto al controllo delle notevoli risorse idriche. Prova di questa attenzione, sono gi le prime alleanze economiche stabilite fra i membri del BRIC (Brasile, Russia, India, Cina) nel quale gi si possono incominciare a leggere le mosse delle riconosciute potenze economiche, che sotto la spinta della globalizzazione hanno incominciato ad intavolare accordi ed alleanze con il tentativo di ottenere una fetta della torta idrica, e non solo, presente sul continente. Sicuramente risulta di notevole importanza il ruolo che svolger il Brasile come potenza politica economica al livello regionale. Infatti proprio per motivi geopolitici, il Brasile l'attore che potrebbe influire maggiormente nel destino del continente sud americano, in quanto da una parte potrebbe essere la base dell'intera integrazione continentale, favorendo un rafforzamento dell'accordo economico del MERCOSUR, ma dall'altra potrebbe costituire l'ultimo baluardo contro l'invasione economica da parte di altri attori esterni. 4.2 Il bacino acquifero del Guaran. Alla conquista della Triple Frontera. Fra le tante risorse idriche che il Sud America possiede, sicuramente quella pi preziosa costituita dal Sistema Acquifero sotterraneo del Guaran (SAG). Secondo gli studi condotti dalla Banca Mondiale 106 il SAG un sistema idrologico sotterraneo di grandi dimensioni (figura 5), che copre per lo meno una superficie di 1.200.000 chilometri quadrati, situati in Brasile (che secondo le ricerche ne possiede il 70% dell'area conosciuta con 840.000 chilometri quadrati), in Argentina (226.000 chilometri quadrati), in Paraguay (71.000 chilometri quadrati) e in Uruguay (59.000 chilometri quadrati)107. Si stima che il valore totale di acqua dolce immagazzinata ammonta a oltre 40.000 chilometri cubi di acqua dolce, equivalente alla quantit che fluirebbe in 125 anni nel fiume Paran. Secondo Ramn Fogel, sociologo del Centro de Estudios Rurales Interdiscilplinarios del Paraguay, questa riserva di acqua pu soddisfare le necessit di 360 milioni di persone
106 Tratto dallo studio della BANCA MONDIALELa Iniciativa del Acufero Guaran para la Gestin Transfronteriza del Agua Subterrnea, Gestion Sustentable del Agua Subterranea, in: www.worldbank.org 107 L'EUROPEO, Le Guerre dell'Acqua, Novembre 2008 n.10 anno VII, pag. 121

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(l'intera popolazione del continente sud americano) per 100 anni, usando il 10% della sua capacit totale108. La ricarica del SAG si produce per infiltrazione dell'acqua in eccesso, proveniente dalle piogge come per il flusso dei fiumi che bagna l'area di ricarica. La Banca Mondiale considera che questa area comporta sia l'affioramento di zone allagate, che derivano dall'affioramento di bacini arenari (che si limitano in 150.000 chilometri quadrati), come di altre zone molto pi estese rispetto alle precedenti, dove i bacini arenari sono ricoperti da una cappa relativamente delicata di basalto. Si stima che il tasso totale di ricarica di 160 chilometri cubi all'anno. D'altra parte non si conosce esattamente dove sia l'area di discarica naturale del SAG. Possono esistere alcuni punti di aree di discarica naturale, in alcune sezioni intermedie del Rio Uruguay (nella regione sud del Brasile) o nei flussi dei delle regioni umide concentrati nella zona Iber (nell'estremo nord est dell'Argentina). Tuttavia queste ipotesi non sono state confermate. Per quanto riguarda la qualit dell'acqua essa varia a seconda della profondit alla quale essa si trova. Infatti la profondit del SAG pu variare da 250 a 1000 metri. Nelle zone pi basse di ricarica diretta (in maggior parte in Paraguay e Brasile) l'acqua, secondo gli studi della Banca Mondiale, assolutamente potabile. Al contrario allo scendere di profondit (nelle zone dell'Uruguay e una parte della del Nord dell'Argentina) l'acqua, secondo processi ancora sconosciuti, aumenta di temperatura fino ad arrivare a 60C. In questo caso l'acqua contiene molta salinit e fluoruri e quindi per sua natura non potabile, ma ottima per le cure mediche. Le statistiche dello sfruttamento del sistema SAG sono abbastanza modeste. La Banca Mondiale, secondo le cifre conosciute ma non certe, stima che sono 1000 in Brasile i pozzi che estraggono acqua in profondit nelle zone basaltiche ed arenarie. La maggior parte dei pozzi potrebbe estrarre 1000 metri cubi per ora. Secondo alcuni calcoli l'estrazione di acqua ammonta fino a 3000 metri cubi annui che irrorano pi di 100 citt, di cui l'80% utilizzato per fini pubblici urbani, il 15% per usi industriali e il 5% per usi turistici balneari. In Paraguay, secondo l'Istituto Regionale di ricerche e sviluppo dell'acqua sotterranea e per la protezione ambientale, creato dal MERCOSUR e finanziato dal Fondo Strutturale dei paesi membri, sono 200 i pozzi che usano l'acqua estratta per fini agricoli (dove si anche manifestato il maggior rischio di contaminazione delle fonti a causa dell'uso intensivo dei pesticidi). In Uruguay sono 135 le perforazioni utilizzate per fini turistici e termali, soprattutto laddove affiora ad un temperatura di 40C. In Argentina il potenziale di sfruttamento non
108 Intervento citato nell'articolo di MATTEUZZI M.,Guerra per l'acqua e per tutto il resto, 27 Novembre 2007, consultabile in: www.peacelink.it

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stato ancora avviato come negli altri paesi adiacenti. Partendo da queste cifre, il SAG costituisce una fonte idrica di notevole portata che pu dare notevoli vantaggi potenziali agli Stati che ne possono usufruire. Si calcola che la popolazione che si trova sopra il sistema acquifero, ammonta a 15 milioni di persone che pu salire fino a 70 se si considerano le zone adiacenti. In tale area sono innumerevoli le applicazioni potenziali che si possono sviluppare: usi agricoli (coltivazioni di foraggi e prodotti zootecnici) ed industriali (energia idroelettrica); sviluppo di nuove aree balneari nel Nord est dell'Uruguay e al confine con l'Argentina e possibilmente nella zona turistica internazionale dell'Iguaz; sicurezza di approvvigionamento idrico per le metropoli adiacenti al SAG (Buenos Aires, Montevideo, Asuncin). Tuttavia il vero potenziale dell'acquifero ancora non stato scoperto, in quanto non si sa con esattezza dove siano i limiti effettivi. Da ci ci si rende conto di quali potrebbero essere i vantaggi in termini geopolitici ed economici, considerando le prospettive future di aumento della pressione demografica e della domanda di acqua. Nonostante le cifre impressionanti, la vulnerabilit del sistema acquifero del SAG molto elevata. Infatti sono notevoli i pericoli di sovrasfruttamento e di mal utilizzazione del sistema acquifero. Il pericolo pi evidente deriva dalla natura transfrontaliera del Guaran e quindi dal differente modo di gestione che ciascun paese potrebbe averne sul proprio territorio. Sempre dallo studio condotto dalla Banca Mondiale109, i rispettivi governi di Uruguay e Paraguay, hanno emanato delle norme legislative che responsabilizzano l'uso delle risorse idriche: l'Uruguay conta su un Codigo de Recursos Idricos (Codice sui Ricorsi Idrici) e su un decreto specifico riguardante l'energia idro-geotermica, della quale ne competente la Direccin Nacional de Hidrografia (Direzione Nazionale Idrografica DNH), anche se non ha competenza sul controllo della contaminazione; in Paraguay in vari parti dell'ordinamento giuridico vi sono disposizioni relazionate con l'acqua sotterranea, per
109 Tratto dallo studio della BANCA MONDIALELa Iniciativa del Acufero Guaran para la Gestin Transfronteriza del Agua Subterrnea, op. cit.

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attualmente sotto fase di studio una sull'acqua, di cui ne sarebbe portavoce la Ambiente (SEAM), responsabile dei corsi idrici Reguladora de Servicios de Saneamiento gestisce i servizi idrici;

legge integrale Secreteria del e dell' Empresa (ERSSAN) che

Se Uruguay e Paraguay sembrano essere pi responsabili sulla gestione dei corsi idrici sotterranei, al contrario Argentina e Brasile non sembrano avere la stessa attitudine. Ci deriva anche dal fatto che: Argentina e Brasile sono paesi federali, nei quali le province o Stati sono investiti dalle rispettive Costituzioni della responsabilit delle gestione dei corpi idrici. Queste provincie o Stati federali esercitano tali responsabilit attraverso leggi provinciali o statali pi o meno sviluppate, che devono rispettare comunque un minimo di rigore stabilito dalle rispettive leggi nazionali. Tuttavia non tutti gli Stati o provincie sono riuscite ad ottenere una alta capacit istituzionale, adeguata per una corretta amministrazione delle risorse idriche di superficie e sotterranee. Da quanto si evince, vi sono fra le due coppie di stati sud americani diversi modi di gestione delle risorse idriche. Nel caso specifico del bacino acquifero del Guaran, la situazione si complica in quanto, come detto nel capitolo precedente, non vi sono norme di diritto internazionale consuetudinario specifiche che tutelino e gestiscano l'utilizzo di un bacino acquifero sotterraneo transfrontaliero. Da qui non solo il pericolo in caso di cattiva gestione ed utilizzazione del sistema idrico di compromettere molte delle sue riserve, ma anche di essere privi, in caso di dispute e tensioni fra Stati, di un corretto sistema di risoluzione delle controversie. Proprio per questa serie di pericoli la Banca Mondiale, a partire dal 2004, sta gestendo i 4 paesi sud americani aderenti al MERCOSUR, con il Programma per lo sviluppo Ambientale e lo Sviluppo Sostenibile del Sistema Acquifero del Guaran attraverso il Sistema di Informazione del Sistema Acquifero Guaran (SISAG), per raggiungere una serie di obiettivi (tabella 5). Il fine principale una maggiore conoscenza scientifica del sistema idrologico sotterraneo, che permetta di dare una stima effettiva della sua dimensione e fino a dove le sue risorse siano veramente sfruttabili, sviluppando un quadro regolatore di gestione dell'acquifero. Da questo studio si intende dare al livello giuridico una principio che definisca per cosa si intenda con sistema acquifero transfrontaliero, che dar vita ad una 70

Tabella 5. Riassunto degli obiettivi del Programma Acquifero Guaran


Componenti Proporzione del costo totale Risultati
- definizione della geometrie e delle propriet dell'acquifero; - valutazione della struttura compartimentalizzata dell'acquifero; - valutazione dei meccanismi di ricarica; studio dei meccanismi e delle funzioni della discarica dell'acquifero; - specifiche per il disegno e la costruzione di pozzi; - valutazione dei corsi idro-geotermci e definizioni delle loro applicazioni; - revisione dell'indicatore legale istituzionale esistente; - definizioni delle necessit legali ed istituzionali future; - negoziazione di un indicatore di gestione comune; - identificazione ed implementazione delle azioni prioritarie della gestione; - sviluppo di un piano strategico per la partecipazione - inizio di un processo di gestione partecipativa - sviluppo di un piano di educazione pubblica inizio di campagne formative in scuole, con la societ e i mezzi di comunicazione - componenti critici in termini dell'obiettivo globale del programma - assestamenti normativi per l'amministrazione del progetto

Espansione e consolidamento della conoscimento scientifico

33%

Sviluppo di un indicatore Legale ed Istituzionale

12%

Partecipazione di Gruppi Interessati e informazioni alla Sopciet

8%

Progetti Pilota di Gestione e Protezione dell'Acquifero Amministrazione, Monitoraggio e Divulgazione del Progetto

41% 6%

Fonte: Banca Mondiale progetto SISAG, in www.worldbank.org

serie di norme nazionali comuni che ne vincolino l'uso e la gestione, con la prospettiva di evitare possibili dispute inter-statali fra Argentina, Brasile, Paraguay ed Uruguay. Il progetto risulta essere nobile e di ampio respiro. Tuttavia sulla nobilt e sulla genuinit del progetto promosso dalla Banca Mondiale, sono state mosse delle critiche. Risulta di particolare interesse la relazione del Prof. Marcia Simone Graf Rey 110, che ha espresso come il progetto gestito dalla Banca Mondiale fosse gi una realt, nella parte di indagine scientifica, dal 1994 che aveva il nome di Proyecto para la Proteccin y el Desarollo Sostenible, nato dalla collaborazione fra differenti universit latinoamericane: Universit di Santa Fe e di Buenos Aires in Argentina, l'Universit dell'Uruguay e di varie Universit pubbliche brasiliane. Il progetto di ricerca scientifica dur fino al 1997, ma in seguito a partire da quell'anno, con la
110 MARCIA SIMONE GRAF REY, La escasez de Agua en el mundo y la importancia del Acuifero Guaran para Sud America: Relacin abundancia ecasez, Centro Argentino de Estudios Internacionales, Programa Recursos Naturales y desarollo, pag 1 20, in www.caei.com.ar.

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giustificazione che le Universit non avevano fondi sufficienti, il progetto fu finanziato dalla Banca Mondiale. Secondo il ricercatore argentino questa mossa desta dei sospetti. Infatti la Banca Mondiale non l'unica finanziatrice del progetto che ha un costo di 27 milioni di dollari, alla quale contribuiscono anche il GEF ( General Environment Fund Fondo Globale per l'Ambiente) con 13,4 milioni di dollari ed altre organizzazioni internazionali come l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (International Atomic Energy Agency IAEA), il Programma di Cooperazione del Governo del Paraguay, il Servizio Geologico della Germania, il Programma dei Corsi Idrici della Banca Mondiale, l'Organizzazione degli Stati Americani (con sede legale a Washington) ed il governo dei Paesi Bassi con la Bank Netherlands, nello sviluppo del Water Partnership Program. Sorge la domanda del perch vi siano tanti attori esteri al progetto. Sicuramente fra le varie motivazioni, la pi importante che la partecipazione al finanziamento di questa indagine scientifica, significherebbe avere la possibilit di accaparrarsi una parte della fetta idrica o se non altro avere la possibilit per gli Stati finanziatori, di sedersi ad un tavolo per poter impostare dei futuri accordi per approvvigionamenti idrici. Prove indirette di queste teorie sono che tutti e quattro gli Stati latinoamericani residenti sopra il bacino acquifero Guaran hanno ricevuto notevoli incentivi dagli enti e Stati finanziatori al progetto. Ad esempio la sola Argentina ha ricevuto pi di due milioni dollari in aiuti infrastrutturali, personale qualificato, e servizi d'appoggio. Oltre a questi elementi, che se fossero isolati non desterebbero sospetto, risulta poco chiaro cosa intenda dire la Banca Mondiale quando parla di sviluppo di un quadro regolatore gestionale dell'acquifero Guaran. Con questa espressione la Banca Mondiale si riferisce a tutte quelle misure che si devono prendere per omogeneizzare i lineamenti legali ed operativi di accesso a questa o quella risorsa ( chiaro che un prerequisito fondamentale il suo uso sostenibile). In questo senso dei 4 anni del progetto del Sistema di Informazione del Sistema Acquifero Guaran, i primi 3 si concentrano su queste finalit attraverso l'esperimento di 3 progetti pilota che si collocano in aree particolari: area Concordia (Argentina)/ Salto (Uruguay), Encarnacin Caaguaz (Brasile) / Ciudad del Este (Uruguay), Riberao de Preto (Brasile) e Rivera Santana (Paraguay). Il passo successivo sar collocare determinati attori nella gestione e nell'usufrutto dell'acqua111. In questo contesto adesso risulta chiaro l'aiuto finanziario estero degli altri attori statali e non. Infatti, come si anche visto nel capitolo 2, questo il tipico modus operandi della
111 Tratto dall'articolo di DELGADO RAMOS G. C., L'Ecologia Politica dell'acqua sud americana, 26 Ottobre 2005, in: www.selvas.eu/newsAN0905.htm

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Figura 6. Progetto IIRSA: principali progetti infrastrutturali

Fonte: Delgado Ramos G.C. in www.selvas.org

BM che in questi tipo di progetti svela i propri interessi prima di tutto per riconfigurare la gestione dei bacini, per poi dar via al trasferimento dei servizi idrici ai settori privati. Il bacino acquifero del Guaran invece rappresenta per la Banca Mondiale il serbatoio di energia necessario, per la costruzione dei corridoi di sviluppo che da anni si cercano di consolidare nel continente sud americano (figura 6). Non casuale che il centro di produzione pi forte del Sud America, secondo il progetto IIRSA (Progetto dell'Integrazione dell'Infrastruttura Regionale del Sud America) sia proprio la zona in cui si estende l'acquifero Guaran, un punto geografico che a ovest sbocca direttamente sull'Atlantico e ad est comunica con quello che si pretende sia l'idrovia Paran Paraguay (mezzo di trasporto regolato da varie dighe che gi sono finanziate dalla Banca Mondiale). In una seconda fase la BM cercher di modellare le legislazioni nazionali dei paesi sudamericani in questione, per facilitare 73

programmi di investimento privati su una risorsa strategica (si sta parlando di programmi di trasferimento dai governi a soggetti privati per l'usufrutto dell'acqua tramite concessioni). In questa situazione risulteranno di importanza assoluta le informazioni qualitative e quantitative della risorsa ricavate dal programma SISAG, per capire le dimensioni e le potenzialit del business. L'aspetto pi singolare che questi dati scientifici saranno a disposizione solo della BM, del suo IFC, (International Finance Corporation) del resto dei finanziatori e degli investitori interessati. Da quanto si evince quindi, non si sa fino a che punto il ruolo della Banca Mondiale possa essere considerato positivo per lo sviluppo degli stati del MERCOSUR, che si potrebbero veder sottrarre a casa loro con la scusa di una miglior gestione del SAG, la falda acquifera pi prolifica e rinnovabile di tutto l'emisfero occidentale. In questo contesto di gran fermento non passata inosservata la presenza militare degli Stati Uniti. Infatti molte fonti 112 hanno fatto circolare la notizia che a partire dal 2000 gli Stati Uniti hanno stabilito una base militare capace di contenere fino 16.000 militari, situata nella cosiddetta zona della Triplice Frontera, al confine fra Brasile, Argentina e Paraguay, contraddistinta dall'incrocio dei fiumi Paran e Iguazu, segnata dalla presenza delle cascate pi grandi del mondo, la cascate Iguazu. La zona delimitata fra tre grandi centri urbani Ciudad del Este, Foz Iguazu e Puerto Iguazu. Le motivazioni ufficiali per la quali le forza armate statunitensi si sarebbero ubicate proprio in questo in settore, che gi a partire dal 1994, dopo l'adesione degli stati della Triplice Frontera al MERCOSUR, le frontiere gi prive di controlli si erano spalancate, mentre lo spazio aereo non era sorvegliato da alcun radar. Queste condizioni hanno reso la Triplice Frontiera una zona franca in mano alla criminalit, in cui lo spaccio di droga, il traffico di armi, di donne, di software pirati e riciclaggio di denaro sporco fanno da cornice alle attivit finanziate dai proventi dei traffici dall'ala estrema di Hezbollah (al Muqawama)113. Fino a qui risulta logica, considerando il disastro dell'11 Settembre e la seguente dottrina anti terrorista da parte dell'amministrazione Bush, la presenza di forze armate americane nella Triplice Frontiera. Tuttavia non del tutto casuale che esattamente in questa zona di nessuno, si collochi anche la zona di ricarica diretta del bacino Acquifero del Guaran, ossia dove vi uno di maggiori quantitativi di acqua potabile. Molti intellettuali geopolitici sud americani e non, hanno letto questa mossa statunitense come un occasione da non perdere per mettere le mani sul controllo sul bacino
112 KOROL C., Triple Frontera:Resistencias Populares a la recolonizacin del Continente , Buenos Aires, America Libre, 2008 113 Tratto dall'articolo di CAZZULINI G., Il Triangolo del terrore, 4 Ottobre 2006, in: www.ideazione.com

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del SAG. Non un mistero che gli Stati Uniti stanno passando una situazione molto delicata dal punto di vista idrico. In particolare gli stati occidentali, in primis la California, stanno passando una situazione di continua emergenza idrica. Queste tensioni sono testimoniate anche dalle tensioni passate con il Messico per la spartizione del fiume Colorado e dei suoi affluenti. Considerando la situazione di continua espansione e crescita demografica, gli Usa si sono sempre mossi alla ricerca di una fonte idrica straniera al di fuori dei confini nazionali che gli potessero garantire un sviluppo economico industriale adeguato al loro standard. Il Guaran risulta essere una garanzia di approvvigionamento idrico che pu durare per secoli se gestito con criterio. Stabilito che la strategia degli Stati Uniti si possa riassumere nel detto di cogliere due piccioni con un fava (controllare la zona pi preziosa del Bacino del Guaran e al tempo stesso sorvegliare una zona potenziale di attivit terroristiche), ci si chiede il perch sia stato scelto proprio il Paraguay come punto dove stabilire un possibile avamposto militare. Le motivazioni sono semplici. Oltre alla chiara motivazione di natura idrica, se ne aggiunge un altra di matrice politico-diplomatica. Il Paraguay lo stato pi debole del MERCOSUR, avendo la struttura istituzionale ed economica pi debole. Inoltre gli USA hanno sempre avuto buone relazioni con il Paraguay, si pensi ad esempio che sotto la dittatura di Stroessner la CIA pot permettere di impiantare il suo quartier generale in Latino America. Da questa base di partenza gli USA hanno pianificato un'azione per militarizzare la zona della Triplice Frontera. Infatti l'amministrazione Bush chiese all'allora presidente paraguayano Nicar Duarte, di firmare un accordo che garantisse l'immunit penale ai soldati e ai funzionari americani occupati in qualsiasi missione in territorio paraguayano. Se questo non fosse stato fatto, gli Stati Uniti non avrebbero pi dato finanziamenti al Paraguay, ne permesso che ne ricevesse dal Fondo Monetario Internazionale114. L'accordo stipulato fra USA e Paraguay che ha dato il via a ricorrenti esercitazioni militari americane, non particolarmente piaciuto ne all'Argentina, ne tanto meno al Brasile, che tuttavia con il suo Presidente Lula non ha mai fatto dichiarazioni minacciose. Per ed Ecuador sono sotto pressione diplomatica degli USA, mentre per il Venezuela di Chavez l'opinione stata assolutamente negativa115. Considerando le manifestazioni popolari che si sono viste in Bolivia, i movimenti popolari dei lavoratori in Brasile, la situazione economica non ideale dell'Argentina, l'instabilit politico-sociale in Paraguay,
114 Tratto dall'articolo di NOCCIONI A., Le Carte Coperte del Pentagono nella guerra dell'acqua, giornale Liberazione, 2004, in: http://www.stato.rdbcub.it/ministeri/beniculturali/documenti/fermiamolaguerra/guerradellacqua.pdf 115 Tratto dell'articolo di GRANDI A., Oro Blu Guaran, in: http://it.peacereporter.net/articolo/3863/

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unite alla presenza di notevoli risorse di idrocarburi e di risorse idriche, la presenza militare USA nella Triplice Frontera costituisce un forte elemento destabilizzante in questa area geopolitica. Avendo questo quadro generale dal punto di vista geopolitico, geoeconomico e idro-politico, si possono gi evidenziare alcuni elementi che potrebbero essere causa dello scoppio di possibili conflitti idrici nella zona del continente Sud Americano: presenza di una notevole risorsa idrica sotterranea, il bacino acquifero del Guaran, che pu essere catalizzatore di notevoli vantaggi al livello energetico ed economico; possibile contrapposizione fra i 4 Stati considerati, generata dalla natura transfrontaliera del bacino acquifero Guaran e quindi dalla possibile gestione multilaterale fra gli attori statali e non (imprese multinazionali o organizzazioni internazionali che hanno sede all'estero); gare di appalto che comportano la progettazione di ingenti infrastrutture idriche, sotto la supervisione della BM (Progetto IIRSA); aumento delle tensioni dovuto alla presenza militare degli USA nell'area della Triplice Frontera. Da un primo sguardo si nota che nel caso di studio prescelto, gli indicatori pi validi che spiegano lo scoppio di possibili conflitti idrici, sono quelli elencati da Wolf, in quanto prendono come base di riflessione il carattere istituzionale, che in questa situazione risulta essere di notevole importanza. Gli indicatori di conflitto di Gleick dipendono invece in maggior parte dalla scarsit di risorse idriche e dal rapporto di produzione di energia con la percentuale di produzione di energia elettrica, che nel caso considerato non sembrano essere i pi adatti. Per quanto riguarda i rapporti di forza, per delineare quale potrebbe essere lo stato idro-egemone, si pu delineare la seguente situazione: facendo un paragone fra i 4 Stati del MERCOSUR, considerando la variabili geopolitiche analizzate nel capitolo 3, lo stato che, per estensione, per potenza economica, per capacit militare, per alleanze con attori stranieri e per maggiore controllo del bacino, ha maggiori vantaggi sicuramente il Brasile, seguito subito dall'Argentina. Paraguay ed Uruguay possono dir poco in un possibile disputa idrica fra Stati. Il Primo pur trovandosi probabilmente nella zona pi preziosa dell'Acquifero, si trova sotto scacco della presenza 76

militare statunitense, alla quale si accompagna una sua precaria situazione economico sociale. L'Uruguay dal canto suo si trova in una buona posizione dal punto di vista di bacino, ma la sua debole forza militare, paragonata a due vicini avversari Argentina e Brasile, potrebbe essere un fattore abbastanza debilitante, considerato in una situazione di competizione per il controllo del bacino acquifero. Detto ci, quale potrebbe essere la possibile configurazione di idroegemonia che si verrebbe a creare. Considerando i dati attuali la configurazione idro-egemonica che in atto di tipo positivo, ossia vi una leadership positiva del Brasile, mentre le interazioni che vi sono fra gli Stati al livello di bacino sono di natura cooperativa, con la voglia di tutti di avere un controllo condiviso del bacino Acquifero del Guaran. Ci dimostrato dalle azioni degli attori statali, ad esempio con la decisione CMC/DEC N25/04 del MERCOSUR di creare un accordo che consacri i principi ed i criteri che meglio garantiscano la gestione e l'utilizzo del bacino acquifero del Guaran 116. Inoltre, anche se con obiettivi economici e di profitto a lungo termine, il progetto di indagine scientifica promosso dalla BM sta portando ad un'interazione cooperativa fra i 4 Stati considerati. Bisogna fare una considerazione di natura concettuale. Quando si dice che Brasile in una condizione di leadership, non vuol dire che esso stia imponendo o influenzando gli altri stati affinch si applichi la sua strategia idropolitica. Come detto all'inizio di capitolo il presente modello di idro-egemonia prevede che vi siano gi delle asimmetrie di potere consolidate e di fatto cos, ma nel caso del bacino acquifero del Guaran, la volont di eseguire una politica cooperativa proviene dalla spinta di tutti gli attori statali in gioco. Tale politica finisce col favorire indirettamente gli stati pi forti Brasile ed Argentina, proprio come prevede il modello idro-egemonico di Zeitun e Warner. Chiarito questo aspetto di natura concettuale, avendo determinato quali sono i rapporti di forza fra gli Stati in gioco, si deve infine definire che possibilit vi sono di scoppio di un conflitto per il controllo del bacino acquifero del Guaran e verificare se, nel caso specifico, quale sia la teoria idrologica pi valida, ossia se l'acqua in quest'area geopolitica sia pi un fattore di cooperazione o di conflitto. Le possibilit che nell'area del bacino acquifero del Guaran scoppino dei conflitti idrici sono consistenti. Come detto nelle pagine precedenti, analizzando gli indicatori di Wolf, la presenza di molti attori esterni all'interno di quest'area dal punto di vista geopolitico non un buon segno. Infatti vi sono molti interessi contrastanti in gioco, quelli della Banca Mondiale per la realizzazione di progetti infrastrutturali e possibilit di profitto che ne derivano dalla
116 MARCIA SIMONE GRAF REY, La escasez de Agua en el mundo y la importancia del Acuifero Guaran para Sud America: Relacin abundancia ecasez, op. cit.

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concessione dei servizi idrici alle multinazionali, quelli degli Stati del MERCOSUR (in particolare Argentina, Brasile, Paraguay ed Uruguay) che vogliono garantirsi uno sviluppo sicuro e durevole, quelli degli Stati Uniti che vogliono garantirsi un approvvigionamento idrico che gli permetta di risolvere o di tamponare la situazione di emergenza idrica che li attanaglia nella zona occidentale. In particolare la presenza militare degli USA nella Triplice Frontiera, potrebbe costituire un potente catalizzatore dei conflitti idrici futuri. Come gi detto le reazioni degli attori pi potenti nel bacino, Brasile ed Argentina, non sono state delle pi positive. In definitiva quindi se usiamo la Water Intensity Scale Event e la scala di Conflitto della Nato (Figura 4), la situazione attuale al livello di bacino si colloca fra il livello 4 e 2, dunque ci troviamo in una situazione abbastanza tranquilla, che si pu rappresentare come una via di mezzo fra una Pace Durevole e Pace Stabile. Tuttavia la presenza militare degli USA in Paraguay e le reazioni di Brasile e Argentina (che nella Water Intensity Scale Event si collocano ad un livello di -2) non valorizzano questa teoria, senza considerare che la presenza della BM e di altri attori esterni di natura privata potrebbe peggiorare ulteriormente la situazione, spostando l'intensit di conflitto ad una Pace instabile, se non nei casi peggiori ad una vera e propria Crisi. In definitiva, adesso l'interazione attuale fra gli Stati di integrazione, ma in un futuro non lontano probabile che diventi di natura competitiva, anche se difficile prevedere che tipo di sviluppi si potranno avere in ambito di conflitto e in ambito di gestione e di suddivisione del bacino acquifero. Per quanto riguarda le teorie idrologiche nell'ambito del caso di studio considerato, la teoria che concepisce l'acqua come fattore di cooperazione sta avendo ancora la meglio, anche se in un futuro non lontano potrebbe perdere di fondamento, per lasciare spazio a quella che concepisce l'acqua come fattore di conflitto. Paradossalmente, come visto all'inizio dell'analisi, gli indicatori che spingono alle teoria dei conflitti idrici, sostenuta con vigore da Gleick e Vandana Shiva, nell'area geografica del bacino del Guaran sono quelli proprio quelli utilizzati da Wolf, che uno dei principali sostenitori della teoria cooperativa in tema idrologico.

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CONCLUSIONI Questo lavoro ha avuto come obiettivo principale quello di descrivere nella dimensione geopolitica l'acqua come elemento strategico ed il valore che questo pu assumere all'interno delle relazioni internazionali. Partendo dalla descrizione della crisi idrica mondiale, ho evidenziato il ruolo fondamentale che assume l'acqua nell'ambito del nostro sviluppo agricolo, industriale ed economico. Ho anche sottolineato come il nostro sistema idroesigente, catalizzi l'acuirsi delle crisi idrica stessa, dando vita ad un circolo vizioso che sta portando numerosi Stati industrializzati ed in via di sviluppo verso la condizione di Stress idrico. Proseguendo in questo percorso, ho affrontato la metodologia delle diverse imprese multinazionali che hanno colto l'occasione di speculare sulle emergenze idriche di molti Stati, applicando su di esse l'equazione classica del profitto capitalistico (Guadagno = Ricavo Costo). Partendo da questo assioma le varie multinazionali, grazie al loro notevole business, hanno sviluppato un notevole potere economico con la quale possono influenzare molti Stati, grazie anche alla sponsorizzazione della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, i quali sono in grado, facendo leva sulla leva sui prestiti concessi, di incidere sulle decisioni o sul cambiamento delle agende politiche di molti governi. Partendo da questa base concettuale in cui ho sottolineato che la visione predominante dell'acqua non quella di un diritto di tutti, ma bens di risorsa strategica sulla quale si pu e si deve far business, ho dato un quadro generale dell'acqua, analizzata nella sua dimensione geopolitica, concentrandomi soprattutto sulla natura, sulle tipologie ed intensit dei vari conflitti idrici. Seguendo nella mia opera di spiegazione della letteratura delle cosiddette guerre dell'acqua, ho notato come spesso e volentieri l'acqua, oltre che ad essere concepita dagli Stati come fonte di profitto, sia soprattutto concepita come fonte di potere e di controllo nelle relazioni con gli Stati. Il miglior utilizzo di questa fonte di controllo permette alla fine alla stato pi forte di determinare la strategia a lui pi congeniale, secondo le tattiche che ritiene pi efficaci, che possono essere di natura coercitiva, intesa in senso militare economico o politico, o di natura cooperativa, attraverso l'utilizzo di trattati o di accordi. In questo senso ho riscontrato come il diritto internazionale non sia un strumento ancora efficace per la risoluzione di controversie idriche fra gli Stati, in quanto la maggior parte delle dottrine giuridiche esistenti non fanno altro che dare una fotografia del presente, ossia 79

favorire lo stato pi forte, inteso secondo la variabili geopolitiche. Tuttavia si visto che c' voglia di cooperare fra gli Stati per l'acqua e di come il diritto internazionale attraverso trattati multilaterali, abbia cercato di fornire una cornice legislativa adeguata per garantire un gestione equa e sostenibile delle risorse idriche. Nonostante questi tentativi la strada da fare ancora molta, poich la natura dei trattati esclusiva e non rivolta a tutti, ma solo agli Stati che se lo possono permettere. Mi permetto di aggiungere che se il diritto internazionale non si sbrigher a creare un corpus giuridico che garantisca un diritto all'acqua ed alla sua preservazione, le controversie in materia idrica saranno difficili da dirimere. Su questo slancio, avendo elencato le varie teorie idrologiche che da una parte concepiscono l'acqua come elemento di conflitto o come elemento di cooperazione, ho scelto di applicare tutte le conoscenze acquisite in un caso di studio poco considerato dalla letteratura di geopolitica dell'acqua: il caso del bacino acquifero sotterraneo del Guaran, ubicato fra gli Stati di Brasile, Argentina, Paraguay ed Uruguay. Nello studio del caso, ho applicato i concetti espressi precedentemente cercando di evidenziare come le dinamiche dei rapporti di potere, degli interessi economici, degli attori presenti nell'area considerata, incidano sulla scelte strategiche per controllare e gestire il bacino idrologico sotterraneo. Alla fine delle mia analisi ho concluso che il Sud America, a causa della ricchezza delle sue risorse idriche ed energetiche, per la sua collocazione geopolitica e per la presenza di un numero consistente di attori statali che nutrono interessi contrastanti, sar, in un prossimo futuro, al centro delle relazioni internazionali. Dall'analisi condotta risulta che per il momento le interazioni fra gli Stati citati in precedenza, sia di natura cooperativa ed indirizzata a raggiungere una gestione equa del bacino del Guaran. Tuttavia la presenza di numerosi attori esterni non statali, fra tutti la BM, con interessi divergenti e la presenza militare degli USA in Paraguay nella zona della Triplica Frontera, complica la situazione, rendendo molto probabile lo scoppio di possibili dispute idriche. In conclusione, dal bagaglio di conoscenze acquisito sul tema della geopolitica dell'acqua, credo che per risolvere i vari problemi legati alle risorse idriche sia di fondamentale importanza darne una definizione ben definita. Infatti fino a che non si avranno delle norme garantiste chiare, che definiscano l'acqua come diritto di tutti e non come bene commerciale, la crisi idrica, la speculazione su di essa e le cause dei conflitti idrici ad essa collegata, non potranno essere risolti. Sembra una considerazione moralista banale, ma credo che sia l'unica risposta valida. Infatti il problema della questione idrica ha una causa politico-giuridica: l'assenza di norme che ne garantiscano la sua 80

tutela e l'assenza di chiare procedure e strumenti deterrenti che ne puniscano una gestione non equa ed una utilizzo non sostenibile. A ci si aggiunge l'assenza di procedure adeguate che possano, non risolvere, ma almeno gestire le controversie fra Stati in tema idrico. Soltanto con un chiaro quadro normativo giuridico in tema idrico, si possono risolvere i problemi della crisi e dei conflitti idrici. Si tratta in pratica di avere un rapporto pi profondo con l'acqua, di essere coscienti in realt dell'importanza che essa rappresenta per la nostra sopravvivenza, ponendo come priorit il modo di salvaguardarla, concepirla ed utilizzarla come un diritto di tutti, anche per le generazioni future. Se non si tiene ben chiaro questo concetto, tutto il resto delle argomentazioni saranno questioni puramente accademiche. La domanda finale da porsi per se la volont dei governi pi forti proprio quella di avere un rapporto migliore con l'acqua, tutelandola, o se preferiscono trovare il modo migliore su come sfruttarla, speculando su di essa. Non si possono fare previsioni in merito, ma le dispute idriche in tutto il mondo non portano a sperare in miglioramenti. Unica certezza che lo spettro delle contese idriche diventeranno un acceso tema di dibattito nell'ambito delle relazioni internazionali.

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