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MELATO, 1941-2013

Sul palco per guarire L'ultimo sogno di Mariangela L'ultimo sogno: tornare in teatro
I mille volti di una donna moderna L'ultimo sogno: tornare in teatro I mille volti di una donna moderna
Ha combattuto la malattia, ha continuato a ridere e a recitare. Con tanti progetti in testa Ha combattuto la malattia, ha continuato a ridere e a recitare. Con tanti progetti in testa
Maurizio Porro
http://archiviostorico.corriere.it/2013/gennaio/12/Sul_palco_per_guarire_ultimo_co_0_2013011 2_a8b2229a-5c7f-11e2-8f37-35a03a94dc78.shtml

Mi spiace doverlo ripetere ancora, ma Mariangela Melato, morta ieri a 71 anni, era proprio una donna forte, anche se lei sbuffava a sentirselo dire. Tutto vero. Una donna forte, moderna, un pezzo unico di tipologia europea poco italiana, poco folklorica, diversa nella vita come in scena o

sul set, autonoma nel senso pi completo, indipendente nelle scelte non solo single, mai contenta di s e spesso neppure degli altri. Perfezionista perch la sua dedizione al mestiere era totale, arrivava in came- rino per prima e usciva per ultima, era il suo rifugio. Poi un giorno d'estate al telefono mi disse: Sai che sono diventata tutta gialla?. Buffo. Per tre anni e mezzo tra ricoveri, operazioni, cure invasive, ha combattuto come una tigre una malattia inesorabile, che le ha lasciato anche, illudendoci tutti, momenti di vitalit e ripresa. Durante i quali l'attrice ha splendidamente recitato, gi sotto terapia, il monologo della Duras Il dolore che non ha fatto in tempo a portare a Milano e fu un buco nel cuore; ha registrato Filumena Marturano in tv, replicata la sera di Capodanno; ha impersonato con Ronconi Nora alla prova e ha rivinto il premio Duse. Ha riso, stata con amici, andata al cinema e a teatro, ha visto la sorella e i due nipoti, ha giocato alla camiciaia, vissuto, letto, pensato, fatto progetti. Ha accarezzato l'idea di tornare al musical con Angeli con la pistola, con l'Elfo di De Capitani e Bruni aveva in programma L'Arialda e con Gabriele Lavia stava studiando un Giardino dei ciliegi che l'avrebbe messa finalmente a tu per tu con Cechov, a lungo inseguito. Ci teneva tanto. Non molto tempo fa, con una certa commozione, mi raccont di un giorno semplice e meraviglioso: Mi sono fatta forza e sono andata all'Argentina. In teatro mi sono sentita di nuovo me stessa, ho respirato la mia aria, abbiamo pensato con Lavia al cast e alle scene, ero di nuovo io, mi sentivo guarita ed era l'aria del palcoscenico, il pensiero del lavoro. E sarebbe stata meravigliosa fra i ciliegi come alla Ghisolfa di Testori, sotto il riflettore era capace di sottili rarefazioni dello spirito, di sintesi, di ferocia espressiva per cui poteva dimostrare 9 o 350 anni senza trucchi e senza trucco: con un respiro interiore. Nora, vista con due volti, stata l'ultima sua eroina, dopo l'Olimpia dell'Orlando furioso che
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ha rivoluzionato e decentrato l'idea teatrale (Galileo: il pubblico che ruota intorno alla scena non viceversa), Cassandra in una storica Orestea ronconiana intrasferibile, e Medea, Fedra, quella francese di Racine in versi, sconsigliata da tutti, ed Anna dei miracoli, la Blanche del Tram di Tennessee Williams (quella che pi ho faticato a togliermi di dentro), la Dame di chez Maxim (Belle poque recitata sorridendo mentre sua madre moriva in ospedale).

Un serpente di titoli ed emozioni che arriva fino a Madre Coraggio e l'Anima buona di Sezuan, doppietta brechtiana che sentiva

profondamente rispondente ai suoi bisogni e di cui ogni battuta non cadeva nel vuoto. Ed altre varie ed eventuali, tra cui la Maria di un testo a due di Gaber, e la Mariangela stessa del suo one woman show, mini bio musical con cui si raccont e si conged dalla sua Milano, allo Smeraldo, senza sapere che non ci sarebbe pi tornata.

Nora alla prova fu la sua ultima recita, una fredda sera di gennaio 2012, a Mestre. Tourne, albergo, ristoranti da cibo freddo e ore tarde. Un pomeriggio in albergo cadde, si frattur il bacino, stette 40 giorni in ospedale sola e allora inizi il vero finale di partita.

Milanese del '41, quartiere del Giamaica, allieva del Filodrammatici della severa sign.ra Sperani dalla dizione perfetta, vetrinista non pentita, capelli punk, senza mai orario, altro che mamma esco!, la pelliccetta fatta coi ritagli dalla madre sarta, figlia di un vigile che la sera la tirava a casa per le orecchie, preoccup i genitori quando lessero la prima volta sulla locandina di Settimo ruba un po' meno di Fo all'Odeon: Prima puttana, Mariangela Melato. Entrarono fingendo di non conoscerla. Fu l'inizio di un destino di scena ? raccontava l'interessata ?, sempre puttane.
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A lei non piacevano le partite truccate, amava ballare e cantare, era capace di chiudersi in una valigia, piccola, di quelle di Rocco e i suoi fratelli, e uscire poi davanti all'incredulo Pippo Baudo nel variet tv, dove sgambettava volentieri. Cos come nel musical Alleluja brava gente di Garinei e Giovannini, che l'amarono a prima vista perch lei non poneva limiti al lavoro, sceglieva senza distinzioni. Faceva tutto con lo stesso impegno (il teatro leggero il pi pesante), nelle pomeridiane aspettava che le signore scartassero le caramelle per iniziare il monologo di Fedra, ma si dava a registi e autori off limits come Tango barbaro di Copi, en travesti, con Toni Servillo ( stata uno dei pochi modelli femminili dell'Italia di oggi). Era capace di rifiutare offerte allettanti e nazional popolari come la conduzione di Domenica in: Preferisco andare in giro col mio teatro?. Scena e cinema erano jolly che teneva sempre in mano: dopo il Carrozzone, dopo lo show al Gerolamo con Pippo Crivelli, viene scelta dai maestri, Luchino Visconti, che le parlava in milanese, Fo, Strehler (El Nost Milan) e Luca Ronconi, con cui stabilisce un legame particolare, un sodalizio che ha regalato momenti memorabili di teatro.

E il cinema? Avati per primo, Petri, poi subito il grande successo con la Wertmller, in coppia con Giannini, Mim e Travolti? che tutti ricordano, dove lei era la signora milanese con la erre moscia, alla Valeri (ma le botte ce le davamo sul serio), cos come resta cult il ballo con Celentano in Di che segno sei?. E De Sica, Manfredi, Comencini, Monicelli, Salce (memorabile la ballerina finto spagnola di Basta guardarla) e Arbore nel Pap'occhio. Ma non solo: si gettava anche tra le braccia intellettuali di registi di nicchia, da Giuseppe Bertolucci a Brusati, ad Arrabal, Arias, dava fiducia, ne esigeva altrettanta. E un'estate va anche in America dove gira Jeans dagli occhi rosa con Ryan O'Neal che arrivava ogni giorno con gli occhi pesti perch si picchiava con la moglie. Un flop.
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Torna veloce in Italia e si lega allo Stabile di Genova, dove trova una casa artistica prima con Chiesa e poi con Repetti e Sciaccaluga. Ma mai con l'idea della routine, sembra la sfida impossibile. A volte si chiedeva: ma scusa, Melato non l'anagramma di Amleto?

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Pagina 01/52 (12 gennaio 2013) - Corriere della Sera

L'ADDIO ALLA MELATO

Arbore: "Vi racconto la mia amata Mariangela" Il ricordo dell'uomo che le stato accanto tutta la vita: "Una ragazza eccezionale, unica. E' stata lei a farmi conoscere Milano, e farmene innamorare"
http://www.liberoquotidiano.it/news/1159341/Arbore___Vi_racconto_la_mia_amata_Mariangela_ .html

Ecco l'addio all'amata Mariangela che Renzo Arbore, suo compagno prima negli anni '70 e poi dal 2007 ha affidato al "Sole 24 Ore". Da questa mattina, sabato 12 gennaio, aperta la camera ardente (guarda la gallery) per l'ultimo saluto all'attrice morta l'11 gennaio a 71 anni. I funerali si terranno nel pomeriggio nella Chiesa degli artisti in Piazza del Popolo a Roma di Renzo Arbore La nostra stata una vita di complicit, di amore, di sorrisi, di ammirazione. Mariangela era una donna straordinaria, una ragazza eccezionale, unica. La sua caratteristica pi forte era la nobilt interiore, quasi un paradosso in un panorama che al giorno d'oggi spesso si vede di fronte a noi. Il suo carattere e la sua forza d'animo erano certamente anche il frutto della sua famiglia: il padre era un "ghisa", un vigile urbano di Milano, un uomo dalla personalit davvero intensa, e la madre era una casalinga: vivevano in quelle case di ringhiera tipiche di certi quartieri del capoluogo lombardo, luoghi dove nasce una sana saggezza popolare. Ecco Mariangela arrivava da l, da questo mondo di straordinaria umanit. E' stata lei a farmi conoscere Milano, e farmene innamorare. E devo a lei una maturit che allora ancora non avevo. Devo dire che ho in qualche modo "rubato" da lei dei "codici" essenziali: dare di s sempre il meglio, non perseguire mai l'interesse personale, avere in ogni momento presente invece l'interesse di chi si ha davanti con lo scopo di arricchire l'interlocutore. Questa era Mariangela nella vita privata,
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questa era lei nella sua vita da artista. Accettava di fare lavori difficili e talvolta impopolari con la stessa naturalezza, professionalit e dedizione con cui raccoglieva grandi successi attraverso cult-movie che hanno fatto la storia del cinema italiano. La sua caratteristica di artista era la versatilit: poteva essere Medea diretta da Luca Ronconi, o la poliziotta del film di Steno, o la ragazza madre in Caro Michele di Monicelli. La prima volta che l'ho vista fu nella sua iniziale apparizione televisiva, quando usc da una valigia che era portata da Pippo Baudo, e si mise a ballare il rhytthm and blues come se avesse sempre fatto quello nella vita. E' il primo ricordo che ho di lei, ma l'incontro tra noi avvenne poco tempo dopo, al teatro Sistina, dove eravamo per una premiazione: in quel momento nacque un grande amore che continuato fino ad oggi. E' stato un privilegio avere accanto una grande artista che ben diverso da avere vicino un'artista: la grande artista coglie i bagliori dell'arte nelle sfumature. Un altro ricordo la sua emozione quando andavamo a sentire le canzoni napoletane. Non quelle suonate da me, ma Roberto Mutolo: ascoltava con animo di bambina. Tutti quelli che l'hanno conosciuta, dall'impresario al portiere dove abitava, dal regista al panettiere, tutti hanno sempre parlato di lei con ammirazione, e sono certo che lo faranno per sempre. Tutti siamo stati innamorati della sua grazia.

Mariangela Melato, una donna tutta sola


http://bandettini.blogautore.repubblica.it/2013/01/11/mariangela-melato-una-donnatutta-sola/#comments

Da mesi si era come rinchiusa. Prima a casa, poi in ospedale, concedeva solo alle sorelle e a Renzo Arbore di starle accanto. Ma rispondeva sempre agli sms degli amici, dei colleghi, dei giornalisti che volevano salutarla. Mariangela Melato era malata da molti anni: il tumore al pancreas laveva colpita fin dal 2009, quando aveva per la prima volta interrotto le repliche dellAnima Buona di Sezuan che aveva fatto con lo Stabile di Genova e la regia di Elio De Capitani e Ferdinando Bruni. Da allora laveva affrontato con una determinazione quasi sfacciata, senza nascondere nulla, ma anche senza concedersi nessuna debolezza o cedimento, pronta a tornare in palcoscenico se solo avesse potuto, come una volta aveva detto al telefono. Mariangela Melato morta ieri a Roma a 71 anni in una clinica per cura palliative dove era arrivata da pochi giorni dopo essere stata a lungo ricoverata allOspedale Gemelli. I funerali saranno domani, sabato, alle 15 alla Chiesa degli Artisti di pazza del Popolo a Roma. Mariangela stata il volto, la protagonista della stagione pi bella del cinema e del teatro italiano: di film come La classe operaia va in paradiso di Elio Petri (del 71), Travolti da un insolito destino di Lina Wertmuller del 74, il bellissimo Oggetti smarriti dellamico Giuseppe Bertolucci (1980) e di capolavori teatrali come lOrlando furioso (1968) di Luca Ronconi, La monaca di Monza di Visconti (1971) El Nost Milan del 79 con la regia di Strehler, di successi come Settimo ruba un po meno con Dario Fo e Franca Rame (65), Alleluia brava gente (1971), Medea (1986), Fedra (1987), Vestire gli ignudi di Pirandello (1990), La bisbetica domata di Shakespeare (1992). Era il tipo dattrice spericolata: donna ultracentenaria in Laffare

Makropulos e una bambina misteriosa in Quel che sapeva Maisie entrambi con la regia di Luca Ronconi, il suo regista teatrale, che la diresse anche nel bellissimo Nora alla prova, lultimo spettacolo di Mariangela.
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La sua straordinaria carriera, per, non dice tutto di lei: di quanto fosse intelligente, coraggiosa, a tratti sfrontata, peraltro doti sempre di fascino in una donna. Di quanto la passione artistica per il proprio lavoro si coniugasse in lei con limpegno nei valori civili. Ma soprattutto di quanto fosse una atipica, s, atipica. Atipica nellaffermazione della propria solitudine. Mariangela Melato non ha mai voluto entrare o fare una compagnia in tanti anni di teatro; non si mai stabilizzata in una casa teatrale: s, aveva lavorato con lo Stabile di Genova, col Piccolo Teatro di Milano Ma erano passaggi, non approdi. Come nellamore: non aveva mai voluto sposarsi, accasarsi nonostante i fidanzati e compagni che aveva avuto. Provateci, ce la si pu fare -aveva detto in una intervista La stima di se stessi pi forte di qualsiasi altra cosa. Non c peggiore solitudine di certe coppie che vedo al ristorante, dammi il sale e fine del dialogo. Che lezione di vita!

Tag: mariangela melato, Piccolo Teatro, Stabile di Genova Scritto in 1 | 2 Commenti

SPIRITO ASPRO

Melato, il no a Bonino come i gesti anti-Femen


Perch vietare il discorso di Emma ai funerali dell'attrice equivale alle proteste isteriche dei cattolici contro le femministe a San Pietro. di Lia Celi http://www.lettera43.it/cronaca/melato-il-no-a-bonino-come-i-gesti-antifemen_4367579833.htm Niente somiglia pi al demonio di un esorcista improvvisato. Anzi, improvvisata, come la signora che domenica 13 gennaio, durante l'Angelus in piazza San Pietro, si avventata a ombrellate, urlando Tu sei il diavolo!, su un'attivista di Femen che si era denudata per protestare contro l'omofobia cattolica (se c' un Paese in cui le femministe ucraine a seno nudo possono essere aggredite da altre donne, e non solo dai prevedibili poliziotti maschi, l'Italia, inclusa quella particella chiamata tuttora inspiegabilmente Stato Vaticano).

ESORCISMI SIMBOLICI. Ma quello di Femen non stato l'unico esorcismo contro signore in odore di zolfo celebrato a Roma nell'ultimo weekend. Sabato 12, il parroco della Chiesa degli Artisti di piazza del Popolo ha negato a Emma Bonino il permesso di pronunciare all'interno dell'edificio sacro l'orazione funebre per Mariangela Melato, che l'aveva espressamente richiesto in punto di morte.

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In ottemperanza alle nuove disposizioni in materia di funerali, l'ex ministro, che fra l'altro non era neppure in perfette condizioni di salute, ha potuto parlare solo fuori dalla chiesa. BREVI PAROLE DI RICORDO. Prima di inveire contro i sacerdoti, bisogna precisare che le nuove disposizioni ci sono: il punto n. 81 del Rito delle Esequie afferma che, dopo le raccomandazioni e il commiato, possono essere pronunciate brevi parole di cristiano ricordo del defunto,

concordate in precedenza e non accompagnate da immagini registrate o canti o musiche non liturgiche. Parole brevi di cristiano ricordo: dove quel che lascia pi dubbiosi non il cristiano ricordo (quello, vabb, si capisce) ma le brevi parole. Quest'espressione fuorviante fa pensare che il problema non sia la durata complessiva del discorso, ma la lunghezza delle parole di cui composto. Quindi se l'orazione funebre un pippone di due ore a base di monosillabi e interiezioni tutto okay, se dura tre minuti e contiene solo parole cristianissime, ma pi lunghe di quattro sillabe, niente da fare. Fosse cos, gli unici a poter commemorare i defunti in chiesa sarebbero i rapper e i balbuzienti. Tutto si pu dire della Chiesa di una volta, ma i manuali di liturgia erano scritti da gente che conosceva a fondo il vocabolario, sia latino che italiano. Proibivano agli attori la sepoltura in terra consacrata, figuriamoci il funerale in chiesa, ma almeno parlavano con propriet di linguaggio e non lasciavano spazio a equivoci. Il veto al discorso di Bonino in chiesa: ipocrisia travestita da rigore

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( Ansa) Emma Bonino, vicepresidente del Senato.

Il discorso che Emma Bonino ha comunque tenuto fuori dalla Chiesa degli Artisti stato breve (cinque minuti scarsi) e non conteneva nulla che sarebbe suonato inappropriato nella navata di una basilica, a meno di non considerare blasfemo l'accenno all'impegno di Melato a fianco dei Radicali in molte delle loro battaglie civili. COMPAGNE DI LOTTA. Ma se il parroco degli Artisti ha accettato di celebrare il funerale di una nota sostenitrice di divorzio, aborto e antiproibizionismo, perch negare la parola alla sua pi autorevole compagna di lotte, nonch ex ministro, vicepresidente del Senato, candidata al governo della Regione Lazio e perfino al Quirinale? Qualcuno forse temeva che la Bonino, a 71 anni suonati, si sarebbe denudata come una Pussy Riot davanti all'altar maggiore, sbraitando Maschio represso, masturbati nel cesso? O paventava che, se si consente a una donna di tenere orazioni funebri in chiesa, verr presto il giorno in cui vorr dire messa? Emma accusata di avere praticato di propria mano aborti, sulla base di una foto degli Anni 70 realizzata e diffusa per autodenunciarsi e dare visibilit alla campagna radicale, e questo non la rende sicuramente simpatica alla Chiesa. Certo, meno simpatica dei tanti pii 'cucchiai d'oro' che si dichiarano contro l'aborto solo se libero e gratuito, ma che nelle cliniche private lo eseguono a caro prezzo e ben oltre il terzo mese di gravidanza. Peggio per Melato se non ha incaricato uno di loro di tenere il suo discorso funebre. SGARBO POSTUMO. Insomma, ho l'impressione che, al netto delle urla e dell'ombrello, il veto dei preti di piazza del Popolo equivalga, nel migliore dei casi, all'isterico esorcismo anti-Femen della beghina dell'Angelus. Nel peggiore, a un triste episodio di ipocrisia travestita da rigore, uno sgarbo postumo a Mariangela pi che a Emma, che ha lasciato perplessi molti credenti e non pochi sacerdoti.
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Morire non pi sentito come evento naturale ma come sconfitta biologica

( Ansa) Si sono svolti a Roma il 12 gennaio i funerali di Mariangela Melato.

Pi in generale, l'accaduto racconta l'approssimazione e l'incertezza con cui in Italia si affrontano le cerimonie funebri, sia per i vip sia per le persone normali. Dicono le statistiche che i matrimoni civili stanno superando quelli religiosi, ma per i funerali la Chiesa ancora imprescindibile, non tanto perch ne condividiamo la prospettiva escatologica, ma perch non abbiamo voglia di pensarci, n alla nostra morte e ancora meno a quella dei nostri cari. Morire non viene sentito pi come un evento triste ma naturale, n come il coronamento di una vita ben spesa, ma come una sconfitta biologica (anche di un bambino che muore si dice non ce l'ha fatta, come se fosse un po' colpa sua, perch non si impegnato abbastanza). INCAPACI DI PENSARE ALLA FINE. Superstiziosamente, preferiamo non pensare alla nostra fine quando c' tempo e quando sta per finire ci fidiamo di chi ci sopravviver, anche se spesso avr soprattutto voglia di archiviare la pratica il prima possibile e nel modo pi asettico.

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LCos ci si rivolge alla Chiesa, che ha 2 mila anni di esperienze, miliardi di clienti seppelliti in tutto il mondo e sa cosa fare e cosa dire, anche se ben pochi credono pi a quel che fa e a quel che dice. Si pu trovare il sacerdote in grado di fare dell'ultimo commiato un momento di unione e riflessione per tutti, credenti e no, o quello che non va pi in l della vita che solo un passaggio in attesa del grande volemose bene tra arpe e nuvolette. SENTIMENTO CELESTE. In Italia non sono diffuse le funeral home come in America, la cerimonia civile riservata ai pochi forti che vogliono una morte quanto pi possibile simile alla loro esistenza. La musica, i colori, i discorsi commossi ma leggeri in onore del defunto che ci incantano nei film americani da noi sarebbero considerati pagliacciate fuori luogo. Perfino il discorso affettuoso e rispettoso di una donna laica, potenziale presidente della Repubblica, va tenuto fuori dall'area

consacrata, come una volta il cadavere dell'attrice. Eppure un ateo come Ugo Foscolo chiamava celeste il sentimento che lega gli umani vivi a quelli estinti e ce li mantiene vivi e presenti nel cuore e nel ricordo. E, a dispetto degli ottusi, in tonaca e senza, questo avverr per Melato. Finch saranno sacre e onorate l'arte, l'intelligenza e finch il sole risplender sulle sciagure italiane.

Luned, 14 Gennaio 2013

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