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CONVERSAZIONI DI SOGNO

Liberazione

Coloro che cercano la liberazione soltanto per se stessi non possono diventare pienamente illuminati. Sebbene si possa dire che chi non gi liberato non pu liberare gli altri, il processo stesso di dimenticare se stessi per aiutare gli altri in s liberatorio. Pertanto coloro che cercano di fare del bene soltanto a se stessi in realt cos facendo si fanno del male, mentre coloro che aiutano gli altri cos facendo aiutano anche se stessi.

Compassione

Vi sono tre generi di compassione.

Un genere la compassione che ha per oggetto gli esseri viventi in quanto tali. Un altro la compassione che ha per oggetto gli elementi. Il terzo la compassione senza oggetto. Questi tre generi di compassione sono molto differenti. La compassione che ha per oggetto gli esseri viventi in quanto tali la compassione di chi pensa che gli esseri siano reali e che le loro illusioni siano reali e desidera liberare questi esseri reali dalle loro illusioni reali. Questa la compassione sentimentale, che limitata dalle sensazioni. E' ancora soltanto emozione e desiderio, non una vera compassione liberatoria. La compassione che ha per oggetto gli elementi la compassione di chi vede tutti gli esseri come prodotti condizionati di relazioni casuali, come composti di elementi che non hanno una persona reale o una cosa reale in s. Questa compassione illusoria per esseri illusori e utilizza mezzi illusori per liberare esseri illusori da inganni illusori. Sebbene trascenda l'appiccicosa emozione della compassione sentimentale, tale compassione simile a sogno conserva ancora l'immagine dell'illusione, per cui non ancora una compassione veramente liberata.

Scopo della vita

In ultima analisi non vi modo di salvaguardare alcunch in questo mondo; tutto ci che guadagni pu andare perduto, venire distrutto o essere portato via. Per questa ragione, se fai dell'acquisizione e della conservazione di beni o di condizione sociale il tuo scopo della vita, questa la via verso l'ansia e il dolore.

Passato, presente e futuro

E' una tendenza caratteristica degli esseri umani indulgere a emozioni quale felicit, afflizione o collera in risposta alle condizioni attuali, non riuscendo a equilibrare questi sentimenti con la consapevolezza che le condizioni attuali sono il risultato di cause passate. E' illogico affrontare il presente solo come oggetto di godimento o di sopportazione, trascurando di usarlo come occasione per creare il futuro.

Cause

Le cause sono complesse e hanno diversi piani temporali. Gli sforzi dell'individuo non sono l'unico fattore determinante delle condizioni di vita della persona, perch ognuno fa parte del nesso sociale e naturale e del fluire del tempo. E' normale che le persone attribuiscano le cause in modo sbagliato per via della percezione erronea delle reali connessioni. Ogni causa l'effetto di qualcos'altro, e ogni effetto la causa di qualcos'altro. Ci che pu sembrare una maledizione pu essere una benedizione, e ci che pu sembrare una benedizione pu essere una maledizione. Le ristrettezze sono una benedizione quando spronano l'attivit e lo sviluppo; gli agi sono una maledizione quando accrescono il compiacimento e l'indulgenza verso le passioni.

Illuminazione e sentimenti

Se dimentichi i tuoi sentimenti riguardo alle cose del mondo, essi diventano insegnamenti illuminanti. Se ti emozioni riguardo agli insegnamenti illuminanti, essi diventano cose mondane.

Contaminazione della virt

Fare del bene cercando ricompense virt contaminata. Fare del bene senza pensare a ricompense, dedicandolo all'illuminazione, virt incontaminata. Contaminazione e non contaminazione si riferiscono allo stato d'animo dell'agente, non all'atto di bene in s.

Il tesoro inesauribile del potenziale

Vi un vasto potenziale, latente negli esseri umani, che rimane nascosto per via delle limitazioni poste alla coscienza dalle preoccupazioni abituali. La raccomandazione di rinunciare a tutti i desideri non significa che il distacco in s sia un fine; un mezzo per superare le restrizioni autoimposte e per dischiudere il tesoro inesauribile del potenziale.

Avidit

Proprio come l'avidit per le cose mondane inibente e frustrante, cos anche il desiderio per le cose ultraterrene

impedisce l'aprirsi della mente.

Aiuto mascherato

Quando la gente non ha commiserazione di te e il mondo non va come tu desideri, questo deve essere un aiuto verso il distacco dei sentimenti dal ciclo ripetuto di divenire e decadere, di guadagnare e perdere.

Risposta alle preghiere

Il mancato soccorso divino a coloro che diverrebbero presuntuosi, pi attaccati, pi indulgenti verso le passioni e pi spudorati se i loro desideri si realizzassero in s un soccorso divino per queste persone. In un'epoca corrotta, quando le preghiere non ottengono risposta, gi questa una risposta.

Piet

La piet dei grandi santi per la gente comune non necessariamente dovuta alla miseria della condizione umana in s, ma piuttosto al grande potenziale che l'umanit possiede e non utilizza, alla condizione elevata da cui l'umanit decaduta.

IL beneficio principale dello Zen

Il beneficio principale dello zen, nel contesto dei normali alti e bassi della vita, non sta nell'impedire gli svantaggi e nel favorire i vantaggi ma nell'indirizzare le persone verso la realt fondamentale che non sottost all'influenza degli alti e bassi.

Virt senza saggezza

La virt senza saggezza ritenuto essere un nemico per tre vite. Quando si trascorre il tempo nell'ignoranza, facendo solo del bene contaminato, esercitando virt nella speranza di una ricompensa, non allora possibile rischiarare il vero terreno della mente. Questo il nemico della prima vita. In conseguenza della virt contaminata, alla fine si creano condizioni piacevoli. Ancora nel regno delle emozione, esse offrono occasioni di sviluppare attaccamenti mondani. Tali attaccamenti diventano influssi che conducono a un comportamento avido e possessivo. Questo il nemico della seconda vita. Quando le condizioni piacevoli si esauriscono, mentre la forza dell'ignoranza non diminuita, ma piuttosto aumentata a causa dell'attaccamento abituale alle ricompense della virt, la caduta dallo stato di elevazione dei sentimenti produce reazioni negative. Questo il nemico della terza vita.

Istituzioni religiose e secolari

Le istituzioni religiose possono essere sostenute per fini secolari, mentre le istituzioni secolari possono essere sostenute per fini spirituali. E' importante discernere questa distinzione in riferimento a entrambi i tipi di istituzioni.

IL terreno della mente

Fintanto che le persone non realizzano il fondamento della mente, anche se compiono opere di bene la loro virt contaminata. Ecco perch i maestri Zen e altre scuole del Buddismo raccomandano che le persone prima rischiarino il terreno fondamentale della mente e poi coltivino le virt. Il bene coltivato da persone che non hanno realizzato l'essenza della mente soltanto la causa di risultati costruiti. Pertanto non la via essenziale alla liberazione. Anche se si dedicano all'insegnamento e all'iniziazione degli altri, ricadono nella compassione sentimentale, per cui non si tratta di un vero insegnamento.

Demoni

Vi sono vari fenomeni e atteggiamenti mentali che ostacolano la vera comprensione. A causa della loro natura dannosa e distruttiva, sono chiamati demoni o diavoli. Fra tali demoni vi sono l'avidit, l'odio, la presunzione, le opinioni dogmatiche, l'assuefazione a stati meditativi, l'orgoglio per la conoscenza, il desiderio di liberazione personale

soltanto per amor proprio, la compassione sentimentale, la fretta ansiosa di raggiungere l'illuminazione, l'idolatria per i maestri, il rifiuto dell'insegnamento per aver trovato difetti nel comportamento esteriore dei maestri, l'indulgere alle passioni e l'aver timore delle passioni. Chiunque voglia realizzare l'illuminazione buddista obbligato a esaminare la propria mente e il proprio cuore alla ricerca di questi diavoli. I demoni possono nascere a causa dell'errata applicazione della mente. Possono anche infiammarsi in una mente applicata correttamente in cui stanno per estinguersi, proprio come la fiamma di una candela d un bagliore subito prima di spegnersi. In ogni caso, non consentire che la mente venga agitata dai demoni, perch questa agitazione perpetua la loro influenza.

Negligenza spirituale

Si pu entrare nella sfera di influenza dei demoni in conseguenza di esperienze ed esercizi spirituali. Il fenomeno pu essere paragonato al caso di un guerriero che venga ricompensato per le gesta in battaglia, poi sviluppi un senso esagerato di presunzione in conseguenza di tale ricompensa, e alla fine venga punito per condotta presuntuosa. Quando una persona si inorgoglisce per le esperienze o pratiche spirituali, quella persona ricadr certamente nella sfera di influenza dei demoni. Non colpa della pratiche in s, ma dell'atteggiamento del praticante. Coloro che intraprendono pratiche spirituali con idee sbagliate o sviluppano opinioni erronee nel corso della pratica e coloro che diventano presuntuosi e si oppongono alle dottrine o ai metodi degli altri entrano in stati d'animo e modi di essere che possono essere definiti inferno.

Pratica religiosa che ostacola l'illuminazione

Una scrittura intitolata ( Ostacoli all'azione pura ) spiega come le pratiche religiose possano in effetti ostacolare la via dell'illuminazione: ci avviene quando coloro che praticano l'elemosina disprezzano gli egoisti, quando coloro che osservano i precetti morali criticano coloro che non lo fanno, quando coloro che praticano la sopportazione sminuiscono gli impazienti, quando coloro che praticano una diligenza vigorosa guardano dall'alto in basso gli indolenti, quando coloro che praticano la meditazione respingono i distratti e quando coloro che possiedono conoscenza prendono alla leggera gli ignoranti. Non che le pratiche siano in s opera dei demoni, ma l'avidit del praticante trasforma la pratica religiosa in autocompiacimento e in condanna degli altri, il che ostacola il corso dell'illuminazione.

Possessione

Coloro che intraprendono esercizi spirituali con un senso di avidit, anche riguardo agli stati spirituali, in realt compiono opera dei demoni, anche se ritengono di essere spirituali. Anche coloro che cercano la conoscenza e i poteri straordinari per amore di guadagno personale e di fama compiono opera dei demoni. Quando si posseduti da tali demoni interiori, si pu diventare ricettivi verso forze esteriori che per un certo periodo stimolano artificialmente i poteri intellettivi o psichici. Non rendendosi conto che si tratta di una condizione falsa e

ingannevole, e si diventa posseduti dai demoni.

si attribuiscono tali poteri a se stessi ancor pi presuntuosi e

Meditazione e pazzia

Alcuni impazziscono col praticare la meditazione Zen. Questo pu avvenire quando attraverso la meditazione nasce qualche percezione o comprensione e il praticante diventa presuntuoso a tale proposito. Pu anche succedere quando il praticante ha problemi psicologogici non risolti. Ancora, pu avere attraverso un eccessivo affaticamento fisico e mentale dovuto alla fretta avida di raggiungere l'illuminazione.

Reprimere i demoni

Un metodo semplice per reprimere i demoni sta nell'astenersi dall'aggrapparsi mentalmente a qualunque cosa. Questo illustrato da un antico racconto, in cui uno strano personaggio era solito vagabondare attorno al territorio dell'eremo di un certo maestro di meditazione. A volte appariva sotto forma di santo buddista, a volte di re celeste, a volte irradiava una luce straordinaria, a volte proferiva strane sentenze. Questo and avanti per dieci anni, poi si concluse. Il maestro di meditazione disse ai suoi discepoli: Un demone celeste veniva qui a importunarmi, ma quale che fosse l'aspetto da lui assunto io facevo in modo di non guardarlo e di non ascoltarlo. Le manifestazioni del demone sono finite, ma il mio non guardare e non ascoltare non hanno fine.

Attraversare l'esperienza della morte

Un principio analogo a quello di reprimere i demoni pu essere applicato al problema di attraversare le esperienze del morire. Un antico testo Zen raccomanda che quando si sta morendo si contemplino i propri elementi mentali e fisici come privi di una realt ultima, di essenza indipendente e di identit propria. Inoltre bisogna contemplare la vera mente come priva di forma, che non va e non viene, poich l'essenza della mente non entra nell'esistenza alla nascita e non esce dall'esistenza alla morte, rimane sempre tranquilla. Con questo metodo si pu abbandonare il mondo; non ci si lascer allettare da visioni beatifiche n spaventare da visioni orribili, che potrebbero manifestarsi alla morte a seconda dello stato mentale. La mente sar dimenticata e si fonder con il cosmo.

Avversione e attaccamento

L'avversione o timore per gli stati demoniaci in s uno stato demoniaco. Se provi un attaccamento emotivo verso l'aspetto della condizione di budda, questo in realt uno stato demoniaco. Se non ti interessa l'aspetto degli stati demoniaci, questi sono il regno della condizione di budda. I veri praticanti del Buddismo non sono attaccati emotivamente al regno della condizione di budda e non temono i regni

dei demoni. Se operi in questo modo, senza concettualizzare la realizzazione eppure senza annoiarti, gli ostacoli spariranno da soli.

Conoscenza intrinseca

Un fine primario dello Zen la scoperta di ci che viene chiamato conoscenza intrinseca. Non il genere di conoscenza che viene prodotta dal pensiero basato sulla coscienza condizionata. Si dice che gli ignoranti siano ostacolati dall'ignoranza e gli intellettuali siano ostacolati dalla conoscenza intellettiva. Un modo per superare questi ostacoli e avvicinarsi alla conoscenza intrinseca lasciar perdere tutto ci che viene in mente.

Sostituzione

Anche i molti gradi di conoscenza spirituale progressivamente realizzati sulla Via devono essere sostituiti. Tutte queste fasi di progresso spirituale sono come cure mediche per le malattie, che non vengono pi usate una volta che abbiano avuto effetto e sia ritornata la salute. Cos detto che conoscere gli errori precedenti lungo la Via ci che crea gli stati di sostituzione successivi.

Erudizione libresca

L'erudizione libresca pu essere un sicuro impedimento verso la vera conoscenza, specialmente quando associata alla presunzione. Questo vale sia per chi si attiene all'interpretazione letterale, sia per chi propende per quella teorica. In termini buddisti, essere erudito nel senso reale vuol dire capire il significato. I veri significati del Buddismo vanno al di l delle immagini concettuali e delle espressioni verbali.

Tipi di conoscenza

Vi sono vari generi di conoscenza secondo le definizioni del Buddismo. Vi sono la conoscenza autentica e la conoscenza falsa, la conoscenza temporanea e la vera conoscenza. La gente considera spesso la conoscenza religiosa una comprensione di dottrine; la conoscenza e l'ignoranza convenzionali, per non sono conoscenza e ignoranza nel senso vero. E' stato detto che la Via non sta nella conoscenza o nella non conoscenza. L'illuminazione non puramente una questione di comprensione intellettiva, e neppure implica eliminare la comprensione intellettiva e restare vuoti e tranquilli. Un modo per avvicinarsi alla conoscenza fondamentale mettere da parte tutte queste interpretazioni e concentrare l'intensa indagine non concettuale sulla condizione in cui ha avuto luogo questo mettere da parte.

Pratiche e stadi

La definizione di pratiche e stadi a vantaggio delle persone medio-basse. Lo sviluppo della conoscenza una pratica importante nella misura in cui uno strumento per coloro che non riescono ancora a fondersi direttamente con la conoscenza intrinseca fondamentale. La conoscenza strumentale paragonata a una zattera che trasporta fino alla riva del fondamentale. Coloro che si aggrappano alla zattera e non intendono staccarsene sono coloro che non conoscono la vera importanza della zattera. Le persone di potenziale massimo sono per cos dire capaci di volare e pertanto non hanno bisogno della zattera per portarsi sull'altra sponda al di l dell'illusione. Possono raggiungere direttamente il fondamentale, senza usare la conoscenza dei vari stadi. Incoraggiare queste persone ad acquisire un'erudizione libresca della religione come dare una zattera a chi sa volare; sarebbe soltanto un impedimento.

Metodo sbagliato

Poich nella dottrina Zen detto che la conoscenza intellettiva accademica non il raggiungimento della verit, alcuni pensano di entrare in sintonia con la vera Via abbandonando lo studio e la comprensione intellettiva. Anche questa un'idea sbagliata, che ostruisce la Via. La ( Scrittura degli ornamenti floreali ) dice: Tutti gli esseri hanno la conoscenza e le virt dei budda, ma non se ne rendono conto a causa di idee sbagliate e dell'attaccamento. Supponiamo che vi sia un uomo forte e ricco di talento, il quale a causa di una malattia si indebolisca e dimentichi le sue capacit. Vedendo una persona sana esercitare alcune abilit, e non rendendosi conto di avere avuto in origine

anch'egli tale capacit e forza, l'uomo diviene invidioso e cerca di addestrarsi a fare lo stesso. Cos non fa che stancarsi aggravando la sua malattia. Se quest'uomo prima curasse la sua malattia, nella convinzione di avere avuto in origine queste capacit e questa forza, ora soppresse dalla malattia, allora i suoi poteri diverrebbero manifesti come prima. Cos avviene con lo studio buddista. Sebbene la conoscenza e le virt dei budda siano insite in ognuno, le persone sono incapaci di averne esperienza e di utilizzarle perch sono ostacolate dalla malattia delle idee sbagliate e delle illusioni. Se non capiscono questo fatto e provano invidia nel vedere o nel sentir parlare di saggi che esercitano i poteri della conoscenza e della virt, e pertanto studiano ogni genere di libri, imparano a memoria sentenze, ricercano poteri spirituali e bramano un primato intellettuale, tutto questo accrescer la loro malattia di idee sbagliate, e la loro conoscenza intrinseca e la loro virt non diverranno manifeste.

Tipiche concezioni erronee

Vi sono numerose concezioni erronee comuni riguardo al Buddismo e ai suoi insegnamenti. Riassunte nel modo seguente, si ritrovano in continuazione dovunque si abbia avuto notizia del Buddismo. 1* La terra pura e la terra contaminata, ovvero il paradiso e il mondo secolare, sono separati; illusione e illuminazione, persone comuni e saggi non sono la stessa cosa. 2* Non vi differenza tra saggi e persone comuni, nessuna distinzione tra il puro e il contaminato.

3* Nella dottrina buddista vi sono distinzioni quali maggiore e minore, temporaneo e vero, essoterico e esoterico, meditazione e studio dottrinario. 4* Le dottrine buddiste sono completamente uguali, nessuna in alcun modo migliore di un'altra. 5* Ogni attivit e percezione di per s Buddismo. 6* Il Buddismo esiste separatamente da ogni attivit. 7* Tutte le cose esistono veramente. 8* Tutte le cose sono transitorie. 9* Tutte le cose o sono eterne o muoiono definitivamente. 10* Tutte le cose sono illusorie e vuote, o sono a met fra esistenza e non esistenza. 11* Non vi alcuna verit al di fuori della dottrina. 12* Al di fuori della dottrina vi una verit migliore della dottrina. Tutte queste affermazioni si possono ritrovare nelle opinioni buddiste. Tutte sono opinioni parziali che vengono usate per scopi temporanei. Quando vengono considerate opinioni stabili o dogmi sacri, pertanto, si trasformano in concezioni erronee. Per capire il punto di vista Zen necessario sospendere la fissazione su tali opinioni o l'oscillazione tra di esse.

Mezzi e fine

Coloro che giungono al fondamentale possono in seguito insegnare agli altri ogni genere di dottrina come espediente, senza che la loro comprensione sia limitata da alcuna di queste dottrine. Le interpretazioni intellettive di queste dottrine create da coloro che non sono giunti al fondamentale, per, sono tutte concezioni errate. Cos si pu avere ricevuto tutti gli insegnamenti verbali dei fondatori delle scuole spirituali senza essere effettivamente come i fondatori. Cos la trasmissione degli insegnamenti verbali non ovviamente di per s lo scopo delle scuole. Come dice un antico commento a una scrittura: La mente stessa realizza la mente, la mente stessa risveglia la mente. Pertanto respingere o abbandonare l'istruzione e limitarsi ad andare avanti a seconda di ci che si pensa e di come ci si sente pure un'idea sbagliata. La scrittura chiama tutto questo la malattia del lasciar essere.

Capire il koan Zen

L'esercizio di tenere a mente un detto o un racconto Zen incompatibile con un desiderio conscio di capire per conto proprio. Secondo un antico detto: Non cercare l'illuminazione consciamente. Questo perch la coscienza in queste condizioni impensierita dal desiderio. La mente non illuminata, inoltre, che per definizione non sa che cosa sia l'illuminazione, non pu sapere che cosa o come cercare. Il koan non assolutamente essenziale nello Zen; anch'esso un semplice espediente, usato per trascendere i limiti della mente condizionata. Per compiere questo progresso importante sottrarsi alle esigenze della mente condizionata

e affrontare direttamente il koan.

Il fondamentale

Il fondamentale non caratterizzato da intelligenza o stupidit nel senso ordinario. Coloro che che sono ossessionati da tali apparenze sono gli stupidi, mentre coloro che non lo sono, sono gli intelligenti. Cos coloro che raggiungono la conoscenza del fondamentale non si inorgogliscono dell'essere saggi.

Medicina e malattia

Non si ha bisogno di medicine quando si sta bene. Le medicine sono importanti quando si sta male. I medici diagnosticano la malattia e prescrivono i rimedi adeguati. Poich vi sono molte malattie diverse, vi sono anche molte medicine diverse. Nondimeno, malgrado la variet di medicine, il loro scopo di guarire unico e sempre uguale, ristabilire la salute originaria. Cos avviene col Buddismo. Nello stato fondamentale non si hanno malattie. Le persone contraggono afflizioni psicologiche, per, a causa dell'ignoranza. Le loro afflizioni sono svariate, per cui gli insegnamenti del Buddismo, i rimedi per le afflizioni, sono pure svariati. Malgrado la variet degli insegnamenti buddisti, tutti hanno lo stesso scopo, che di riportare le persone al benessere dello stato fondamentale. L'illuminazione pertanto non si riferisce alla conoscenza accademica delle varie dottrine del Buddismo. Illuminazione significa essersi sbarazzati dell'ignoranza

e aver raggiunto la liberazione incondizionata. Le dottrine possono condurre a questa, ma non sono l'esperienza di per s. Affrontare le dottrine come settore di studio ci che si chiama trasformare la medicina in malattia.

Consigli degli esperti

Quando sei ammalato, se pensi di dover studiare la scienza medica prima di curarti la malattia, ti ammalerai ancor pi e morirai prima di avere appreso la medicina. Se per vai da un medico esperto, questi potr diagnosticarti la malattia e prescriverti un rimedio adeguato. Essendo un paziente, forse non capirai la conoscenza che sta alla base della ricetta del medico, ma se segui i consigli dell'esperto ti ristabilirai. La pratica buddista analoga. Se cerchi di apprendere prima tutte le dottrine per poi applicarle, potresti trascorrere una vita intera a studiare le dottrine senza impararle tutte, tanto sono numerose e svariate. Se non passi mai all'applicazione, l'apprendimento in ultima analisi inutile. I veri maestri pertanto offrono agli allievi soltanto quelle istruzioni che essi devono applicare. Anche se gli studenti non capiscono immediatamente, se tengono presenti le direttive del maestro senza cercare di inserirle in interpretazioni preconcette, quando arriver il momento opportuno l'oscurit si dissolver.

Due generi di conoscenza

Viene detto a volte che gli illuminati possiedono due generi di conoscenza, una chiamata conoscenza fondamentale

e l'altra chiamata conoscenza acquisita. La conoscenza fondamentale la realizzazione interiore degli illuminati. La conoscenza acquisita si riferisce ai mezzi messi a punto dagli illuminati per insegnare agli altri. Gli insegnamenti delle dottrine buddiste e dei koan Zen sono tutti espedienti per trasformare gli altri; non sono la conoscenza fondamentale dell'esperienza interiore. La comprensione intellettiva raggiunta dagli studenti delle dottrine Zen leggendo le scritture o frequentando le lezioni dei maestri tutta nel regno della conoscenza acquisita. Se hai effettivamente sperimentato la realizzazione interiore degli illuminati, puoi allora sviluppare una conoscenza acquisita per aiutare gli altri ed esporre dottrine o meditazioni per liberare gli altri.

Il primato della conoscenza fondamentale

Coloro che non hanno realizzato la conoscenza fondamentale degli illuminati devono prima di tutto mirare a raggiungere il regno di questa basilare realizzazione interiore. A questo scopo necessario trascendere i limiti della dottrina e della meditazione. Coloro che tengono a mente le dottrine o gli insegnamenti Zen non riescono a raggiungere il fondamentale. Ecco perch detto che la realizzazione si ottiene solo quando si leggono gli insegnamenti dei budda e dei maestri Zen come se fossero nemici. E' detto inoltre che non bisogna preoccuparsi dei rami, ma bisogna andare direttamente alla radice.

Le radici e le escrescenze

Quando piantiamo un albero, fintanto che le radici attecchiscono, i rami e le foglie crescono naturalmente e si sviluppano fiori e frutti. Pertanto quando piantiamo l'albero ci preoccupiamo delle radici e non dei rami o delle foglie. Fintanto che le radici non si sono consolidate, noi potiamo i rametti in modo che l'energia vada verso le radici. Questo non significa per che noi piantiamo l'albero soltanto per amore delle radici. Noi ci prendiamo grande cura delle radici per amore dei rami, delle foglie, dei fiori e dei frutti.

La realizzazione del S e l'insegnamento agli altri

Anche coloro che hanno realizzato il fondamentale non sono ancora completamente illuminati nel Buddismo fintanto che non conoscono le tecniche di un adepto vivente. Queste persone possono in effetti avere una corretta realizzazione del S, ma non possono fungere da guide spirituali se mancano loro le capacit metodologiche per aiutare gli altri. Questa condizione viene a volte definita il raggiungere l'intento ma non l'espressione. D'altro canto, anche se alcuni possono avere individuato qualche metodo degli adepti, essi non possono essere maestri se la loro percezione non chiara. Queste persone hanno raggiunto l'espressione ma non l'intento.

Intento ed espressione

Secondo un antico detto, coloro che non hanno ancora raggiunto l'illuminazione devono studiare l'intento piuttosto che l'espressione, mentre coloro che hanno raggiunto l'illuminazione devono studiare l'espressione piuttosto che l'intento. L'intento il significato interiore dello Zen, che il fondamentale intrinseco in ognuno. L'espressione la svariata metodologia delle scuole Zen. L'intento la radice, l'espressione i rami. Gli allievi devono prima scoprire il significato interiore dello Zen, non impantanarsi nelle espressioni.

Maturazione

Dopo avere realizzato l'intento dello Zen, nei tempi antichi si usava trascorrere decenni nel perfezionarsi per liberarsi dalle coercizioni del condizionamento dell'abitudine. Questa chiamata opera di maturazione; il completamento della maturazione chiamato raggiungimento dell'unificazione.

Zen vivente

Dopo lo stadio di unificazione compaiono spontaneamente varie capacit e funzioni sottili. I metodi impiegati da questi adepti per aiutare gli altri derivano pertanto dalla libert; non sono prodotti dell'apprendimento convenzionale. Questa qualit di libert e spontaneit definita essere vivi. Si dice di queste persone che hanno raggiunto sia l'intento

che l'espressione, e ci che esse dicono chiamato parola vivente.

Consolidamento delle radici

Quando un albero non fiorisce e non da frutto dopo un tempo ragionevole dalla piantatura, noi sappiamo che le radici non hanno attecchito saldamente, per cui bisogna prestare attenzione prima di tutto alla cura appropriata delle radici. Se non si capisce che il problema sta nelle radici e si cerca soltanto di far crescere i rami e sbocciare i fiori, le radici continueranno ad avvizzire mentre l'attenzione rivolta alle escrescenze. Analogamente, anche se hai realizzato il significato dello Zen, se le tue capacit e funzioni non si sono sviluppate non devi rivolgere la tua attenzione a queste escrescenze. Invece devi soffermarti sulla corretta cura del fondamentale in modo da sbarazzarti delle opinioni dell'io personale e religioso, andando al di l sia dei sentimenti ordinari che delle esperienze religiose, abbracciando cos pienamente il fondamentale che li trascende tutti.

Raggiungimento e mantenimento

Fin dai tempi antichi viene detto che l'accertamento della verit relativamente facile in confronto alla difficolt di preservare la verit. Il mantenimento della verit l'opera della maturazione. Vi sono esteti i quali hanno esperienze psichiche che prendono

per reali, anche se non sono vere. Senza svolgere alcuna opera basilare di sviluppo, queste persone ritengono di avere sostanzialmente ragione e di dovere solo apprendere le funzioni spirituali. Cos studiano a questo scopo gli insegnamenti dello Zen e di altre scuole buddiste. Un tale studio pero, non fa che oscurare ancor pi il fondamentale. Persone del genere possono alla fine diventare ossesse e squilibrate. Vi sono inoltre persone le quali hanno esperienze psichiche che ritengono essere fondamentali e intendono l'opera di sviluppo come mantenimento degli stati alterati. Un cosiddetto sviluppo su questa base non fa che accrescere l'ignoranza.

Espressione Zen

I termini ( intento ed espressione ) derivano in origine dalla poetica. Si potrebbe dire per esempio che il fraseggio di una poesia molto bello ma la sua mentalit insipida. Lo Zen usa i termini con un significato diverso. Lo Zen ha varie dottrine, indicate con termini quali trascendenza e immanenza, l'aldil e il qui e ora, tenere fermo o lasciar andare, arrestare e rilasciare, uccidere e vivificare, tre misteri, tre essenziali, cinque ranghi, governatore e ministro e cos via. Tutto ci si trova nel regno dell'espressione. Alcune persone poco informate chiamano raggiungere l'intento la comprensione delle definizioni di tali dottrine. Pensano che padronanza dell'espressione significhi capacit di rispondere facilmente alle domande quando si spiegano questi termini agli altri. Ci che queste persone poco informate considerano intento in realt ancora nel regno dell'espressione. Studiare in questo modo pu sembrare uno studio sia dell'intento che dell'espressione, ma in realt non affatto cos.

Studiare l'espressione

Contemplare le massime e i racconti Zen non necessariamente un modo di studiare l'espressione. La discussione teorica e la valutazione delle diverse modalit di insegnamento, visione, pratica ed esperienza rappresentate nelle massime e nei racconti: questo si chiama studiare l'espressione. Anche se si rimane seduti in silenzio davanti a una parete, se si tengono a mente varie unit di conoscenza e di comprensione e si cerca di disporle e di valutare, anche questo nel regno dello studio dell'espressione.

Studiare l'intento

Il metodo per studiare l'intento mettere da parte ogni comprensione intellettiva e ogni valutazione emotiva e guardare direttamente una massima o un racconto. Anche se stai leggendo testimonianze di antiche massime o stai ascoltando la lezione di un maestro, se dimentichi ci che nella tua mente e ti apri, non producendo razionalizzazioni di ci che stai leggendo o ascoltando, questo studiare l'intento.

Estensione del metodo

Quando gli allievi hanno chiaramente realizzato l'intento dello Zen, il maestro pu discutere con loro i metodi e le maniere

delle varie tecniche Zen. Se gli allievi non riescono a padroneggiare la tecnica, non possono operare da maestri. Per i maestri Zen la conoscenza dell'espressione verbale non deve essere limitata soltanto ai metodi delle scuole Zen ma deve estendersi agli accorgimenti di altre scuole buddiste e perfino ad altre filosofie e scienze secolari.

Tecniche Zen

Vi sono molte espressioni Zen che stanno a indicare quelli che si potrebbero chiamare insegnamenti positivi e negativi. Vengono spesso usate per descrivere le funzioni psicologiche della letteratura Zen. Coppie di termini come tenere fermo/lasciar andare, uccidere/vivificare, sopprimere/favorire, lodare/biasimare e cos via vengono usate per indicare alternanza, combinazione ed equilibrio di modi di essere complementari quali immobilit e attivit, trascendenza e coinvolgimento, diserbo e semina. Tali termini possono anche essere usati per indicare modi specifici di trattare la letteratura Zen per ricavarne usi e significati appropriati alle necessit di un particolare individuo o di una particolare comunit.

Studiosi ipocriti

Molti studiosi buddisti non aspirano effettivamente all'illuminazione, ma in realt studiano per accrescere la propria reputazione e il proprio prestigio e per nutrire il proprio orgoglio personale. Quando raggiungono una certa conoscenza, si spacciano per maestri e imbrogliano gli ignoranti.

Raccontano la loro parte di conoscenza e di interpretazione e danno approvazione formale a ogni studioso le cui opinioni corrispondano alle loro. Questo un grave errore.

Applicazione pratica

Secondo le scritture buddiste, anche chi erudito, fintanto che non mette in pratica la sua erudizione, non diverso dall'ignorante. Questo vale anche per le attivit mondane: capire i principi e discuterne pu essere piuttosto facile, ma l'applicazione pratica non altrettanto facile. Molti eruditi si limitano a pontificare e non affinano davvero la loro mente. Questo perch non raggiungono i risultati dei saggi di cui studiano i libri. Quando era in vita, Confucio insegnava ai suoi discepoli i principi della benevolenza, della giustizia, della cortesia, dell'intelligenza e della sincerit e faceva mettere in pratica questi principi. Quando Confucio testimoniava che tal-dei-tali aveva appreso la benevolenza o che tal-dei-tali aveva appreso la giustizia, parlava di persona dal cuore benevolente o giusto, non di persone che avessero puramente imparato a parlare di benevolenza o giustizia senza per avere nel cuore benevolenza o giustizia. Alcuni studiosi successivi di Confucianesimo, tuttavia, affermavano di essere maestri di dottrina confuciana non appena avevano imparato le definizioni di benevolenza e giustizia, senza aver coltivato nel loro cuore la benevolenza e la giustizia. Lo stesso vale anche per il Buddismo. Quando Budda era nel mondo, non tutti i suoi seguaci furono geni che raggiunsero rapidamente la liberazione e diventarono liberi, ma anche quelli di facolt mediocri e scarse che si attennero alle istruzioni del Budda e le misero in pratica ottennero benefici a seconda delle loro capacit. Anche dopo la morte del Budda

tutti coloro che praticarono la dottrina in modo appropriato ottennero qualche beneficio. Questo perch seguivano il Buddismo soltanto per la liberazione e per la salvezza di tutti gli esseri viventi, non per la condizione sociale e il profitto materiale. In tempi successivi molte persone, monaci e laici, seguirono e studiarono il Buddismo per amore della reputazione e del profitto materiale. Pertanto non progredirono nella vera coltivazione di s e nell'affinamento. Pensavano che bastasse apprendere le dottrine delle varie scuole. Di conseguenza, pi erano eruditi, pi diventavano presuntuosi. In conseguenza di tutto ci, mentre le persone comuni hanno soltanto il consueto io personale, gli studiosi di Buddismo vi aggiungono anche un io religioso. Pertanto anche studiosi di eccezionale erudizione potrebbero non essere diversi dai pi disgraziati miscredenti in fatto di reale modo di vivere e di essere. La dottrina Zen dice che meglio praticare poco che parlare molto. I maestri Zen pertanto raccomandano che la comprensione erudita sia subordinata allo studio attraverso l'esperienza personale. Nondimeno giunse il momento in cui perfino gli studiosi Zen si dedicarono a svaghi letterari e divennero tanto orgogliosi della loro erudizione che non provavano vergogna di non avere alcuna reale esperienza di illuminazione.

Aspirare all'illuminazione

Nelle dottrine buddiste si operano varie distinzioni fra i diversi modi di aspirare all'illuminzione. Sostanzialmente si pu dire che vi siano due tipi di aspirazione all'illuminzione: l'aspirazione superficiale e l'aspirazione vera. Capire che tutto ci che nasce deve morire, che tutto

ci che prospera deve decadere, dimenticare le ambizioni mondane e cercare soltanto la via all'emancipazione: questa chiamata aspirazione superficiale all'illuminazione. Il grande maestro buddista Nagarjuna disse: Osservare la transitoriet del mondo viene chiamato temporaneamente aspirare all'illuminazione. Poich una pratica che serve per passare dalla superficialit alla profondit, coloro nei quali non nasce nemmeno questa aspirazione superficiale non possono sviluppare la vera aspirazione all'illuminazione. Ecco perch i maestri Zen hanno sempre spiegato ai loro allievi il principio della transitoriet, anche se essi puntano direttamente al fondamentale. Coloro i quali sono puramente allarmati dalla transitoriet e rinunciano alle ambizioni mondane ma non sviluppano la vera ambizione all'illuminazione sono ancora persone ignoranti. Si ritiene comunemente che sia aspirazione all'illuminazione abbandonare le ambizioni mondane e andare a vivere in un eremo fra le montagne per rischiarare la mente con il suono delle cascate e il vento tra i pini. Ma questa non pu essere chiamata vera aspirazione all'illuminazione. Dice una scrittura: Coloro che vivono in isolamento fra monti e foreste pensano cos di essere migliori degli altri non riescono neanche a raggiungere la felicit, tanto meno la condizione di budda. La vera aspirazione all'illuminazione lo sviluppo della mente che ha fede nell'illuminazione suprema. Intrinseca in ognuno, l'illuminazione suprema eterna e immutabile. Credere in questo la vera aspirazione all'illuminazione. Dice una scrittura: Dal momento della loro prima ispirazione, gli esseri dediti all'illuminazione cercano soltanto l'illuminazione, con incrollabile fermezza. Anche se credi all'illuminazione intrinseca, se ti limiti a credere e non hai una comunione interiore con essa, questa non ancora la vera aspirazione all'illuminazione. La credenza o fede che caratterizza la vera aspirazione non riposta in un dogma o in un oggetto esterno; in sostanza

l'orientamento chiamato nella scrittura cercare soltanto l'illuminazione. Questo significa attraversare condizioni mondane senza aggrapparvisi; significa inoltre attraversare condizioni spirituali senza considerarle definitive o assolute. Questo progresso pu essere mantenuto soltanto con un senso interiore della trascendenza dell'illuminazione rispetto ai fini secondari, abbinato a un senso interiore dell'immanenza di questa illuminazione nella mente. Questa fertile unione di senso interiore chiamata vera aspirazione all'illuminazione. L'aspirazione che sta soltanto nel regno della credenza, senza questa comunione interiore, ci a cui si riferisce la scrittura quando dice: Questa aspirazione all'illuminazione nasce e muore, transitoria; non l'essenza permanente e indistruttibile dell'illuminazione. L'aspirazione all'illuminazione, che una propriet intrinseca di ogni mente umana, trova riscontro nella scrittura in questa affermazione: Nell'illuminazione suprema non vi regresso passato, n regresso presente, n regresso futuro. La ( Grande scrittura del sole ) dice: Che cos' l'illuminazione? E' conoscere la tua mente come veramente. Afferma un commentario: Se la mente stessa illuminazione, perch non diventano tutti illuminati? Perch non conoscono la mente come veramente. Se conoscessero la mente come veramente, diverrebbero tutti veramente illuminati al momento della loro ispirazione iniziale. Se chi non ancora in comunione con la mente intrinseca dell'illuminazione considera l'inesorabile devozione alla pratica religiosa una prova della saldezza della volont di illuminazione e un potere nella pratica, certamente diverr ossessionato per via del proprio orgoglio. D'altro canto, vi anche l'ansia dovuta al fatto che se questa determinazione si indebolisce e si viene distratti dalle condizioni mondane non si raggiunge la salvezza. Cos l'illuminazione intrinseca viene sempre pi ostacolata e oscurata da questo orgoglio e da questo timore. Quando i praticanti principianti entrano in questo stato

d'animo, se si rendono conto che queste idee erronee sono nate perch essi non sono ancora in armonia con la via trascendente, e se mettono tutto da parte per guardare direttamente nella loro mente, alla fine raggiungeranno l'armonia. Dice una scrittura: Chi cerca l'illuminazione non avr l'illuminazione. Immaginare l'illuminazione in qualche forma allontanarsi dall'illuminazione.

Sentimenti mondani

Attrazione e avversione sono due sentimenti che trattengono le persone nella schiavit del comportamento ripetitivo ignorante. Coloro che ricercano solo ci che li soddisfa e cercano di evitare ci che li infastidisce agiscono in questo modo perch non comprendono la natura del mondo. Per coloro che conoscono la natura del mondo, la mancanza di una completa soddisfazione o di adempimento nelle cose del mondo in s un consiglio a coltivare il distacco. Chi non brama di essere soddisfatto non sar infastidito. Ci che provoca la sofferenza mentale non l'ambiente in s ma la mente in s.

Addolcire i sentimenti mondani

Il fondatore dello Zen parlava di due modi di accesso al risveglio: mediante il principio e mediante la pratica. L'accesso mediante il principio si riferisce all'unificazione diretta con il fondamentale, indipendentemente

dall'addestramento. Poich questo non possibile a tutti, il fondatore insegn anche quattro pratiche. Le prime due pratiche sono intese per controbattere la tendenza a lasciarsi distrarre da sentimenti relativi a situazioni che soddisfano e che infastidiscono. Nelle situazioni che infastidiscono si controbattono l'irritazione, il risentimento e il lamento considerando tali situazioni il prodotto del proprio comportamento sgradevole nel passato. Nelle situazioni che soddisfano si controbattono il compiacimento e l'attaccamento riflettendo sulla transitoriet di tutte le condizioni. Queste due pratiche vengono usate per equilibrare la mente allo scopo di aprire la via alla concentrazione autentica su obiettivi pi elevati. Come dice una scrittura, per: Sollevare pensieri errore; fermare i pensieri pure errore. Fermare i pensieri non illuminazione, e il proiettare disegni soggettivi su un obiettivo illimitato non pu condurre al successo. Pertanto il fondatore insegn una terza pratica, che il non cercare niente. Come disse il fondatore, essere affascinati da qualcosa essere schiavi di questo qualcosa. Non cercare niente non ancora considerato definitivo. Il non cercare ci che pensi sia l una porta verso lo scoprire ci che effettivamente l, al di l della tua immaginazione. Soltanto il trovare, senza il cercare, chiamato incontrare la fonte dappertutto. Tenersi in contatto con la fonte in questo modo l'essenza della quarta pratica insegnata dal fondatore dello Zen. Questa pratica, chiamata armonia con la realt, ancora nel regno della realizzazione e non ci che la letteratura Zen definisce il grande riposo.

Nessun percorso prestabilito

La dottrina Zen non ha nessun percorso prestabilito n schemi prefissati. A volte spiega principi mondani, a volte espone dottrine oltremondane. In ogni caso lo scopo dissolvere i punti di aderenza delle persone e liberarle dalla schiavit. Pertanto non vi alcun dogma n ortodossia dottrinaria; l'unica questione cosa effettivamente porter le persone alla liberazione e all'illuminazione. Secondo un antico detto Zen: Se lo capisci, puoi usarlo lungo la strada; se non lo capisci, diventa una condizione mondana. Anche se si ricevono insegnamenti mistici per la trascendenza, se non vengono capiti, gli insegnamenti diventano dottrine convenzionali. D'altra parte, se ascoltate la spiegazione di principi mondani libera le persone dall'attaccamento e dalla schiavit, con il risultato che esse si uniscono direttamente al fondamentale, allora questi principi mondani sono in questo senso insegnamenti profondi.

Operare sul fondamentale

Non necessario sbarazzarsi dei sentimenti mondani per operare sul fondamentale. Coloro che sono ben consapevoli della precariet della nostra situazione quali esseri umani e della brevit della nostra occasione di risvegliarci e che usano tale consapevolezza per affinare la loro volont non lasciano che i sentimenti mondani li distraggano dall'opera. I sentimenti che nascono a causa delle circostanze possono effettivamente essere usati per alimentare l'urgenza di operare verso il fondamentale. Vengono insegnati metodi preliminari per addolcire i sentimenti mondani a vantaggio di chi ha insufficiente determinazione. Questo non significa che l'operare sul fondamentale vada intrapreso soltanto dopo che abbiano avuto fine i sentimenti mondani.

Non dimenticare

Anche quando richiami alla mente i modi per addolcire i sentimenti mondani quando nascono, non devi per questo rinunciare a operare sul fondamentale. Si dice che le persone con un'intensa determinazione per l'illuminazione trascurino perfino di mangiare e dormire; queste persone effettivamente si stancano e hanno fame, ma riposano e mangiano nel mezzo del loro operare e pertanto non sono ostacolate nemmeno quando dormono e mangiano. Se le persone a cui manca tale determinazione rimangono senza mangiare o senza dormire, si ammaleranno. Questo ostacoler la loro pratica, per cui sono incoraggiati a mangiare abbastanza da vincera la fame e a dormire abbastanza da vincere l'affaticamento. Questo non significa per che debbano dimenticare l'operare mentre mangiano o dormono. Un antico maestro Zen offre questo consiglio: Quando cammini, osserva il tuo camminare; quando stai seduto, osserva il tuo star seduto; quando stai disteso, osserva il tuo star disteso; quando vedi e ascolti, osserva il tuo vedere e ascoltare; quando prendi nota e cognizione, osserva il tuo prender nota e cognizione; quando sei gioioso, osserva la gioia; quando sei irato, osserva l'ira. Operare in questo modo condurr al risveglio.

Sogni e illusioni

Vi una pratica popolare, che si ritrova comunemente nelle scritture buddiste e nelle opere Zen, consistente

nel considerare tutti i fenomeni come se fossero sogni o illusioni. Questa pratica nel regno del metodo e non una dottrina ultima. La letteratura secolare e le massime popolari usano l'immagine delle cose simili a sogni o fantasmi per indicare che tutto transitorio. Nel Buddismo l'implicazione che i fenomeni sono in ultima analisi inconsistenti ma nondimeno manifesti condizionatamente. Questo rappresenta un equilibrio, evitando sia la reificazione che il nichilismo. Sebbene le cose esistano, ci che noi percepiamo di esse non la loro esistenza reale; sebbene le cose siano prive di assolutezza, tale conoscenza non realmente vuota. Cos considerare i fenomeni simili a sogni un espediente elementare usato per facilitare la realizzazione della Via di Mezzo che trascende le opinioni dualistiche ed estreme. L'uso di questa pratica nello Zen non ha lo scopo di indurre le persone a contemplare il principio ma di incoraggiarle a mettere tutto da parte per rivolgersi direttamente al fondamentale. Un antico maestro disse: Perch preoccuparsi di cercare di afferrare sogni, fantasmi, allucinazioni? Abbandonate guadagno e perdita, giusto e sbagliato, tutto in una volta.

Mettere da parte pure un mezzo

Se metti tutto da parte e non conservi nella mente n il Buddismo n il mondo, forse questo che si chiama il fondamentale? Il fondatore dello Zen disse: Non perseguendo oggetti esteriormente, con la mente che non si affanna interiormente, se la mente come una parete, si pu entrare nella Via. Un altro maestro Zen spieg che il significato di tutto questo che la pratica di mettere da parte tutti gli oggetti e non stimolare

la mente un metodo utile per entrare nella Via. Pertanto considerare questa condizione in s come la Via in realt contrario all'intento del fondatore dello Zen.

Non giudicare gli altri

E' detto che coloro i quali sono veramente nella Via non discutono i giudizi degli altri. Questo non significa che danno giudizi ma li sopprimono; significa che non vedono le persone in termini di s e di altro. Il terzo patriarca dello Zen disse: Nel regno dell'essere come , non vi altro e non vi s. Dice una scrittura: La natura della realt come un oceano; non bisogna dire che vi ragione o torto. Se si considera il mondo in termini di distinzioni fra altro e s, inevitabilmente si danno giudizi di giusto e sbagliato, non si veri praticanti della Via, anche se ci si trattiene dall'esprimere le proprie opinioni. Piuttosto di trattenersi dal discutere i giudizi degli altri, pertanto, gli studenti di Buddismo dovrebbero voltarsi e riflettere: Chi che parla di giusto o sbagliato negli altri? Una scrittura dice che bisogna considerare la costituzione fisica come il proprio corpo e considerare i riflessi dei dati sensoriali come la propria mente. Il significato di questa affermazione che ci che le persone comuni ritengono essere il proprio s non il vero s. E se non sai cosa sia il tuo vero s, non puoi neanche vedere gli altri come sono veramente. Cos se le tue idee di s e di altro sono entrambi non vere, come puoi giudicare il giusto e lo sbagliato? Normalmente chi presume di essere sulla Via e non parla di giusto e sbagliato negli altri continua comunque a definire il bene e il male nella propria mente e a fare distinzioni di acutezza e ottusit nelle persone. Concettualizzando la superficialit e la comprensione, costoro contrastano

errore e correttezza della pratica. Essi non possono procedere direttamente verso l'illuminazione suprema, per cui sono incoraggiati a non prestare attenzione ai giudizi di giusto e sbaliato.

Il s originario

Perfino coloro che hanno messo da parte tutti i giudizi di giusto e sbagliato e non vedono le persone in termini di s e di altro non si pu dire che siano sulla Via fintanto che non hanno visto la condizione originaria prima della storia personale. Un modo per vedere questa condizione originaria e rivolgere l'attenzione verso l'interno: che cos' che distingue e definisce il s e gli altri, il corpo e la mente? Che cos' che pensa a giusto e sbagliato, a guadagno e perdita? Nei tempi antichi Nanyue and dal sesto patriarca dello Zen. Vedendolo avvicinarsi, il patriarca domand: Che cosa arrivato da questa parte? Incapace di rispondere, Nanyue si ritir. Dopo otto anni di riflessione interiore, alla fine ebbe una grande realizzazione. Ritornando dal patriarca, Nanyue rispose: Non sarebbe preciso chiamarlo in qualche modo. Soltanto allora Nanyue ricevette l'approvazione del patriarca Zen. Pu sembrare che l'incapacit di Nanyue di capire e rispondere immediatamente ne dimostri lottusit. In realt, il fatto che esamin fino in fondo la domanda che cosa arrivato? e alla fine ritorn con la risposta prova della sua acutezza. Senza questa indagine penetrante non puoi mai diventare illuminato. Terminata una lezione, quando il pubblico se ne stava andando, un certo maestro Zen dei tempi antichi era solito

richiamarli, e quando giravano la testa diceva loro: Che cos'? Non stava insegnando loro a meditare, n domandava le loro opinioni. Se si riesce a capire direttamente il suo intento, qualunque mancanza di chiarezza svanisce subito. Una volta c'era un professore buddista che aveva letto a fondo le scritture e i trattati e ne capiva i significati e i principi. Aveva un seguito di allievi e insegnava ormai da lungo tempo quando visit il grande maestro Zen Mazu e gli pose numerose domande. Il professore non approvava le risposte del maestro Zen, cos fece per andarsene. Proprio in quel momento il maestro Zen lo richiam; quando il professore avviato verso l'uscita, gir la testa, il maestro Zen disse: Che cos'? A quel punto il professore ebbe improvvisamente l'esperienza di un grande risveglio. Questo professore studiava da anni i testi buddisti e ne capiva i principi concettualmente, ma non aveva avuto una vera esperienza di illuminazione. Poi con una parola del maestro Zen ( Che cos'? ) ebbe un grande risveglio. Che cosa significa? Ovviamente, ci che realizz non era puramente una dottrina o un principio. Se gli studiosi e gli intellettuali prendessere il tempo che passano cercando di stimolare la comprensione erudita e lo applicassero all'indagine diretta nel luogo i cui pensieri nascono e svaniscono, e se proseguissero questa indagine in tutte le loro attivit, sarebbero in grado di raggiungere l'accesso all'illuminazione proprio come Nanyue e il professore.

Atteggiamenti sbagliati

A volte alcuni fanno domande sul Buddismo e si sentono rispondere: Chi che fa domande sul Buddismo? Alcuni identificano se stessi sulla base delle idee consuete e dicono che questo chi il loro s.

Vi sono anche coloro secondo cui la risposta significa che essi dovrebbero domandarsi chi sono. Poi vi sono coloro che affermano il detto la tua stessa mente il Budda e quindi assumono pose e gesticolano mentre rispondono. Alcune persone si fissano sull'inconsistenza delle mente cognitiva, il regno del distacco da tutte le forme, e la identificano con l'affermazione di Nanyue: Non sarebbe preciso chiamarlo in qualche modo. Quindi la loro risposta che non vi niente al di sopra da raggiungere e nessun s al di sotto. D'altro canto, vi sono alcuni che possiedono la nozione che tutte le domande e le risposte sono estranee, e che liquidano il tutto con un urlo. Alcuni pensano che il significato dello Zen sia la condizione che non ha nulla a che fare con nessuna di queste valutazioni, e se ne vanno immediatamente quando si sentono porre la domanda. Nessuno di questi atteggiamenti conduce a una grande illuminazione.

Effetti del Buddismo

Alcuni dicono di credere nel Buddismo, o nello Zen, che praticano da anni ma senza effetto. La domanda : quali effetti stanno cercando? Alcuni vogliono diventare famosi, o vogliono guadagnare qualcosa per s. Alcuni pregano i budda e gli spiriti di tener lontano le disgrazie e inviare la buona sorte. Alcuni studiano per guadagnare conoscenza. Alcuni eseguono pratiche esoteriche per ottenere poteri soprannaturali. Alcuni praticano arti e abilit per superare gli altri. Alcuni praticano la guarigione nello sforzo di estirpare le malattie. In questa situazione si pu parlare di effetti o di loro assenza, ma il messaggio dello Zen non in quest'ordine.

Per quanto riguarda il messaggio dello Zen, stato detto: E' intrinseco in ognuno, completo in ogni individuo, non di meno nelle persone comuni, non di pi nei saggi. E' detto inoltre: E' completo, come lo spazio cosmico, senza carenza n eccesso. Se pensi di ottenere un qualche effetto praticando il Buddismo, questo come vedere una mancanza nello spazio cosmico. In entrambi i casi non capisci niente. Tra i pi sciocchi fra gli sciocchi vi sono coloro i quali si preoccupano del fatto che non raggiungeranno l'illuminazione anche se praticheranno il Buddismo e pertanto rinunciano all'idea prima ancora di provare perch non vogliono sprecare tempo ed energie. Che cos' al mondo un successo garantito? Coloro che vogliono essere pagati prima di fare il lavoro, per cos dire, che domandano la certezza del successo prima di compiere qualunque sforzo, non arriveranno mai da nessuna parte, n il Buddismo n nelle imprese ordinarie.

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