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Lezione 21 Roboamo figlio di

Salomone:
II 7° Comandamento
II 7° Comandamento
Salomone morì, ma lasciò il suo popolo
malcontento, perché l'aveva caricato di tasse
da pagare e di tributi da versare. Allora fu
eletto re il figlio Roboamo. Ma il popolo lo
avvisò subito: «Tuo padre ci ha imposto un
giogo durissimo sulle spalle: tu devi cercare di
alleggerirlo, se vuoi che ti ubbidiamo». Il re
chiese tre giorni di tempo per pensarci e
decidere. Chiamò a consiglio gli uomini anziani
del popolo, i quali lo esortarono ad ascoltare le
suppliche dei sudditi. Ma Roboamo non
ascoltò il consiglio dei vecchi: ascoltò invece i
suoi giovani amici, i quali erano desiderosi di
fare una vita libera e gaudente, mangiando
sulle tasse e sul danaro della povera gente.
Infatti il re radunò il popolo ai terzo giorno e
parlò così: «Mio padre rese pesante il vostro
giogo? Ebbene, io lo renderò più pesante. Mio
padre vi castigo con la frusta, e io vi batterò le
spalle con cinghie rivestite di ferro».
Furono parole incendiarie che provocarono il
fuoco della ri­bellione: infatti un uomo che
viveva alla corte del re, di nome Geroboamo,
guidò il popolo alla rivoluzione. Dieci tribù si
separarono dal re Roboamo, e proclamarono un
loro re speciale, cioè il capo della rivoluzione:
Geroboamo. Questo regno si chiamò il regno
d'Israele. Solo due tribù rimasero fedeli al re
Roboamo : il regno si chiamò regno di Giuda
con capitale Gerusalemme, la città sacra. C'osi
l'intero regno ebraico si divise.
Roboamo tentò di unirlo con la forza e la guerra,
ma il Si­gnore, per mezzo di un profeta, glielo
proibì. Allora si occupò di fortificare le frontiere
e di governare il suo popolo con più giu­stizia e
bontà. Ma dopo cinque anni di governo, il re del
vicino Egitto, con un tradimento, assalì la città di
Gerusalemme, la saccheggiò e rubò tutti i tesori
conservati nel ricco Tempio che Salomone aveva
fatto costruire in onore del Signore.
Coi due re Roboamo e Geroboamo si divide il
regno del popolo ebraico e incomincia la
storia dolorosa che dimostra come il Signore,
per mezzo di molte prove e tribolazioni, di
castighi e di aiuti, vuole preparare e purificare
la gente da cui Egli nascerà. Questa storia è
tutta un insegnamento : chi ascolta e
obbedisce a Dio, è aiutato e guidato da Lui;
ma chi fa il sordo alla sua voce e disubbidisce
ai suoi ordini, è castigato e si perde. La città di
Gerusalemme, che ospita il grande e
maestoso Tempio innalzato al Signore,
subisce ruberie e saccheggi: è già il segno che
prepara il futuro tradimento, quello che
avverrà contro Gesù, ricevuto trionfalmente
nelle sue mura, ma poi dichiarato traditore
del popolo e bestemmiatore, dopo solo tre
giorni di tempo. Il gesto di Roboamo contro il
suo popolo, caricato di tasse e tributi, è
cattivo, contro il 7° comandamento di Dio che
dice: non rubare.
Perché il Signore ha disposto che
ognuno sia proprietario delle proprie
cose, quelle che onestamente ciascuno
si procura. Togliere agli altri la propria
roba e i propri beni, danneggiarli,
guastarli; chiedere forti ed esagerati
interessi per dei prestiti; imbrogliare la
gente nella vendita e nella compera
della mercé è rubare. E la legge di Dio
ordina di restituire ciò che si è rubato; di
riparare i danni recati alla roba; di
pagare i debiti; di pagare il salario,
guadagnato col lavoro, agli operai. Non
basta pentirsi a parole del furto o dei
danni recati, bisogna restituire e
riparare. Il pentimento, senza la
restituzione e la riparazione, non è
valido e non conta davanti al Signore.
II 7° comandamento è per tutti: per i grandi e
per i piccoli. Anche i fanciulli sanno rubare e
danneggiare: e quindi vanno contro la legge
di Dio. Chi ruba pennini, matite, quaderni,
gomme, pastelli è un piccolo ladro. Chi ruba
la frutta nei giardini altrui è un piccolo ladro.
Chi sottrae danaro in casa, senza il permesso
dei genitori, è un piccolo ladro. Chi ruba la
legna nei boschi altrui è un piccolo ladro.
Anche chi reca danno ai giardini, alle piante,
alle coltivazioni, agli animali degli altri è un
piccolo ladro. Si deve restituire tutto e
riparare tutto il danno fatto. Coi piccoli furti e
i piccoli danni s'impara a diventare ladri
matricolati. La legge di Dio lo proibisce
perché vuole difendere le nostre cose : tutti
amano conservare le loro cose, nessuno vuole
che siano rovinate o rubate. Ebbene, non
bisogna fare agli altri quello che non si vuole
sia fatto a se stessi.
Che ci proibisce il 7"
comandamento: «non rubare»?
Il 7" comandamento non rubare ci
proibisce di danneg­giare il
prossimo nella roba: perciò
proibisce i furti, i guasti, le usure,
le frodi nei contratti e nei servizi, e
il prestar mano a questi danni.
Che ci ordina il 7"
comandamento?
Il 7° comandamento ci ordina di
restituire la roba degli altri, di
riparare i danni colpevol­mente
arrecati, di pagare i debiti e la
giusta mercede agli operai.
1.Dopo la morte di Salomone, chi successe sul 15.
Perché il Signore permise molte tribolazioni e
trono come re? sconfitte al suo popolo?
2.Perché Salomone lasciò il suo popolo 16.
Perché permise che Gerusalemme fosse
scontento? saccheggiata e derubata?
3.Che cosa chiese il popolo al nuovo re 17.
Roboamo fece bene a caricare il popolo di
Roboamo? tasse e tributi?
4.Che cosa rispose il re? 18.
Contro quale comandamento peccò?
5.A chi chiese consiglio? 19.
Che cosa proibisce il 7° comandamento: non
6.Chi invece ascoltò? rubare?
7.Che cosa disse allora il re al popolo? 20.
Il comandamento è fatto solo per i grandi?
8.Chi fu il capo della ribellione? 21.
In che modo un fanciullo, può rubare e
9.Quante furono le tribù che si staccarono dal guastare?
re? 22.
Che cosa ordina il 7° comanda­mento?
10.
Come si chiama il nuovo regno? 23.
Qual'è l'obbligo per chi ha rubato o
11.
Chi fu eletto re? danneggiato colpevolmente la roba degli altri?
12.
Come si chiama invece il regno di Roboamo?
13.
Quale città fu la capitale del regno di Giuda?
14.
Che cosa successe a Gerusalemme?
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Lezione 22° Geroboamo re d'Israele:
Il sacrilegio

Il sacrilegio
Geroboamo, quando si fece eleggere re del
nuovo regno d'Israele, formatesi in seguito
alla rivoluzione contro Roboamo, incominciò
una vita piena di errori e di disubbidienze a
Dio. Il suo popolo adorava il vero Dio al
quale aveva fabbricato il grandioso Tempio in
Gerusalemme. Egli non voleva che la gente si
recasse al Tempio, per timore che ritornasse
al suo primo re Roboamo. Allora fece
costruire due vitelli d'oro e disse: «Non salite
più a Gerusalemme: ecco i vostri dei che vi
liberarono dalla schiavitù d'Egitto». E fece
costruire diversi tem­pli agli dei falsi e
bugiardi, portando il popolo all'abbandono
del vero Dio. Geroboamo conduceva una vita
di peccato e di crudeltà. Una volta volle
prendersi il gusto di offrire lui stesso un
sacrificio al vero Dio al posto del sommo
sacerdote.
Il Signore lo preavvisò per bocca di un
profeta : « Se farai questo, la tua stirpe
cadrà dal trono e l'altare del sacrificio
sarà distratto sotto ai tuoi occhi ».
Geroboamo allungò la mano verso il
profeta e gridò: «Prendetelo !». Ma in
quel momento la sua mano disseccò e
si paralizzò e l'altare si spaccò in due
parti. Geroboamo pregò il profeta di
intercedere per lui presso il Signore: il
profeta pregò e il re fu liberato dalla
paralisi, ma la maledizione restò. Infatti
il Signore abbandonò il regno d'Israele
che da quel momento non ebbe più
pace e non ebbe più il suo aiuto. Molti
altri re successero, governarono il
regno, e caddero nelle mani di Dio.
Geroboamo si macchiò l'anima di
un grave peccato: il sacrilegio. Egli
ardì allungare la mano sulla
persona del profeta, uomo scelto
e consacrato da Dio a farsi
portavoce di Lui e maestro della
sua divina volontà: e ardì inoltre
di compiere lui un'azione sacra
che spettava ai sacerdoti, di
toccare l'altare di 'Dio, di proferire
parole sacre ri­servate agli uomini
di Dio. Chi profana una persona
sacra, un luogo sacro, una cosa
sacra commette un grave peccato,
detto di sacrilegio.
Il sacrilegio infatti può essere commesso quando si percuote una
persona sacra, come sono i sacerdoti; quando si rubano o si
danneggiano colpevolmente oggetti sacri, custoditi nella chiesa, sugli
altari, nelle sacrestie; quando si oltraggiano i luoghi sacri, come le
chiese, gli altari, i tabernacoli, i cimiteri, le cappelle; quando si
disprezzano le sacre immagini, i crocifissi, i vasi sacri. I ladri di chiese e di
cimiteri sono sacrileghi. Quelli che percuotono i sacerdoti, i vescovi,
sono sacrileghi. Quelli che sputano contro il crocifisso o le statue o le
immagini sacre sono sacrileghi. Quelli che commettono peccati nelle
chiese o altri luoghi sacri sono sacrileghi. E il sacrilegio è un'offesa che
tocca direttamente Dio nelle persone, cose o luoghi che gli
appartengono. Come pure è sacrilegio ricevere un sacramento dei vivi —
come la Cresima, la santa Comunione, il Matrimonio e l'Ordine — con
l'anima in peccato mortale, perché l'anima riceve un dono divino mentre
è macchiata e profanata dal peccato mortale.
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Bisogna stare attenti dal peccato di
sacrilegio: è facile macchiarsi di tale
colpa. Un fanciullo che riceve Gesù nel
suo cuore, con la santa Comunione,
mentre non ha confessato tutti i peccati
gravi, commette un sacrilegio: anzi, se
ha taciuto apposta o per vergogna un
peccato mortale in confessione e poi
riceve la santa Comunione, commette
due sacrilegi: uno per la confessione e
uno per la Comunione. I ragazzi che,
ascoltando persone cattive vanno a fare
oltraggi ai crocifissi e ai sacerdoti,
commettono un grave peccato di sacri­
legio. Il Signore ha punito gravemente il
triste re Geroboamo: gli ha paralizzato la
mano e gli ha bruciato l'altare,
spaccandolo in due parti. Non bisogna
ascoltare il demonio che tenta al male,
ma resistere e vincerlo con la forza e la
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preghiera.
In che cosa consiste il
peccato di sacrilegio?
Il peccato di sacrilegio
consiste nel percuotere o
profanare le persone
sacre, nel rubare cose
sacre e nel profanare cose
e luoghi sacri.
1.Come fu la condotta del re Geroboamo?
2.Che cosa fece adorare dal suo popolo?
3.Perché non voleva che il suo popolo si recasse a
Gerusalemme?
4.Poteva offrire lui il sacrificio a Dio?
5.A chi toccava offrire sacrifici a Dio?
6.Che cosa gli disse il profeta?
7.In nome di chi parlava il profeta?
8.Che cosa fece allori Geroboamo contro il
profeta?
9. In che modo lo punì il Signore?
10.Che cosa ottennero le preghiere del profeta?
11. Che avvenne poi del regno di Geroboamo?
12.Di quale colpa si macchiò Geroboamo?
13.Che cos'è il sacrilegio?
14.Che cosa sono le persone sacre?
15.Che cosa sono gli oggetti sacri?
16.Quali sono i luoghi sacri?
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Lezione 23 Il profeta Elia :
a

La grazia santificante

La grazia santificante
Dopo la morte di Geroboamo, primo re del
regno d'Israele, successero altri sovrani, tra i
quali è ri­cordato Acab, famoso per le sue
crudeltà e per la sua cattiva condotta nei
riguardi del Signore. Aveva come moglie una
donna chiamata Gezabele, cattiva e perfida,
perché istigava suo marito Acab a commettere
ogni sorta di male. Fece perfino uccidere tutti i
profeti del Signore che rimproveravano i loro
disordini e i peccati loro. Solo un profeta riuscì a
scampare: Elia, il quale, per ordine del Signore,
si presentò al re Acab e gli intimò: «Vengo in
nome del Signore Iddio, alla cui presenza io vivo:
vengo a dirti che in questi anni non cadrà più né
pioggia, né rugiada sulla terra, se non quando lo
dirò io con la mia bocca». Il re, preso dalla
rabbia, tentò di farlo imprigionare, ma Elia fuggì
e si nascose lungo un torrente. Il Signore ogni
giorno gli mandava dei corvi che gli portavano
pane e carni, mentre si abbeverava nelle acque
Ma il torrente, ubbidendo alla minaccia di Elia,
disseccò, come tutti gli altri fiumi e rivi. Allora,
per ordine sempre del Signore, abbandonò il
torrente e si recò in una cittadina della Fenicia,
detta Sarepta, ove fu accolto da una povera
vedova che, data la carestia, venuta per la
grande siccità, aveva solo un pugno di farina e
un pochino d'olio. Elia comandò alla donna di
impastare il pane che sarebbe bastato per tutti:
la donna ubbidì, ed ebbero pane tutti, mentre
rimase in­tatta la farina e l'olio. Fu un miracolo.
Ed ecco un altro miracolo più strepitoso:
venne a morire l'unico figlio della povera
vedova; la donna si lamentò col profeta. Ma
Elia le disse: «Dammi il tuo figlio!». Preso il fan­
ciullo morto, glielo portò; Elia lo distese sul suo
letto e gli soffiò indosso e tre volte pregò il
Signore di avere pietà della povera donna. Il
fanciullo cominciò ad aprire gli occhi, a
muoversi e a respirare, fin che balzò vivo sul
letto.
Da tre anni e mezzo non cadeva goccia d'acqua, né goccia di rugiada; il regno fu
devastato da una terribile carestia e siccità. Il re Acab era pieno di rabbia contro
il profeta Elia. Allora il Signore disse al suo profeta: « Va' da Acab, perché farò
cadere la pioggia». Elia affrontò il tiranno, disse di essere mandato dal vero 'Dio,
e propose al re di radunare sul monte Carmelo tutti i profeti del falso dio Baal
che Acab aveva dichiarato dio ufficiale del suo popolo : là il vero Dio avrebbe
manifestato di essere il Signore del ciclo e della terra. La sfida fu accettata. 400
profeti del falso dio si trovarono sul monte, e una grande folla. Elia fece questa
proposta: prendere un bue, scannarlo e offrirlo al falso dio, il quale avrebbe
dovuto dimostrare la sua potenza mandando il fuoco dal cielo a consumare il
sacrificio. Tutto il popolo approvò. I profeti di Baal scannarono il bue, lo posero
sull'altare, e poi, da mattina a sera, non cessarono di gridare al dio perché
mandasse il fuoco. Il fuoco non si vedeva. Elia li scherniva così: « Gridate più
forte, perché il vostro dio è all'osteria o in viaggio ; può darsi che dorma e
bisogna svegliarlo!». E così passò il tempo stabilito.
Elia chiamò attorno a sé il popolo, fece costruir l'altare con dodici pietre,
fece scavare due piccoli solchi : fece scannare il bue, e, a pezzi, lo pose
sull'altare, ordinando di versare sopra molta acqua che inondò i due solchi.
Poi si avvicinò all'altare e pregò così: «O Signore, Dio di Abramo, di Isacco e
di Giacobbe, mostra di essere il vero Dio, affinchè questo popolo ritorni ad
adorarti e a obbedire alla tua santa legge». Scese dal cielo il fuoco che
divorò il bue, l'altare, la legna, le pietre e asciugò l'acqua. Il popolo si buttò
per terra gridando: «È il vero Dio! È il vero Dio!». Elia, rivoltosi al re Acab,
gli predisse una grande pioggia. Egli quindi salì sul monte Carmelo a
pregare : per sette volte mandò il suo servo a guardare verso il mare se
vedesse qualche nuvola. Alla settima volta, tornò il servo e disse: «Vedo
una piccola nuvoletta, grande come il piede d'un uomo, che viene dal
mare». In breve tempo la nuvoletta coprì tutto il cielo e cadde una grande
pioggia che ristorò tutte le campagne arse e bruciate.
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Tutte le terre del re Acab
erano bruciate dalla siccità:
non un filo d'erba verde, non
un se­gno di vita. Tutto era
desolato : non c'era più segno
di vita, perché tutto, erbe e
animali, moriva. La nuvola
produsse la piog­gia che
ristorò la terra e ridonò la
vita. Il Signore, con questo
miracolo, preannunciava già
un grande dono per le anime.
Il pec­cato brucia le anime,
toglie ogni senso di vita,
porta in esse la morte. Le
anime vivono d'una vita
speciale che Dio mette dentro
per mezzo dei sacramenti: è
la Grazia santificante.
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Quando si commette un peccato mortale, l'anima muore come una
terra senza acqua e senza vita. Bisogna che ritorni la Grazia
santificante a risuscitarla, come il fanciullo della vedova che ritornò
a vivere. Ebbene il Signore ci rida la sua vita, che è la Grazia, ogni
volta che, morti per il peccato, ci confessiamo con pentimento e
proposito di non ricadere più nella colpa. La grazia che fa vivere
l'anima non è un vestito, non è una nuvola, non è un semplice
regalo, ma è la vita di Dio che viene nell'anima ad abbellirla, a farla
grande, forte, somigliante al Signore stesso. Quella pioggia
miracolosa ebbe la sua sorgente nella nuvoletta che veniva dal mare
immenso: la Grazia santificante ha la sua sorgente nei sa­cramenti di
Gesù, e noi, per poterla avere, dobbiamo riceverli con frequenza e
con devozione.
II peccato porta la vera morte
nell'anima, la quale non è più in forza
di vivere, di com­piere opere
meritorie. Quando ritorna la Grazia.,
allora vive e ri­suscita. È un grande
dono divino che bisogna stimare e
tenere da conto, difendendolo dal
demonio che cerca, con ogni mezzo,
di rubarlo e di farlo perdere. La
Grazia santificante possiamo
ricuperarla, se è persa, con il
sacramento della Confessione, e
possiamo accrescerla e forti­ficarla
con la santa Comunione. Una
Comunione di più nella vita è un
grande acquisto. È un acquisto di
forza contro il demonio, è un
acquisto di coraggio per fare il bene,
è un acquisto di capi­tale per
guadagnare il paradiso, il quale lo si
compera solo a questo prezzo e con
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questi beni.
Che cos'è la Grazia
santificante?
La Grazia santificante è quel
dono soprannaturale inerente
all'anima nostra e perciò
abituale, che ci rende santi,
cioè giusti, amici e figli
adottivi di Dio, fratelli di Gesù
Cristo ed eredi del paradiso.

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1.Per che cosa era, famoso il re Acab? prodigio?
2.Come si chiamava sua moglie? 18.Che cosa predisse allora, in merito alla siccità, al
3.Che cosa faceva Gezabele? re Acab?
4.Perché fece uc­cidere tutti i profeti del Signore? 19.Dove si recò a pregare il profeta?
5.Chi riuscì a sfuggire alla strage? 20.Che cosa rispose il servo, quando si recò a
6.Dove si nascose Elia? guardare verso il mare?
7.Chi gli portava da mangiare? 21.Che cosa produsse la nu­voletta che veniva dal
8.Perché dovette abbandonare il torrente? mare?
9.Dove sì rifugiò? 22.Che cosa volle raffigurare il Signore in quella
10.Che cosa disse Elia alla donna vedova che aveva nuvoletta?
poca farina e poco olio? 23.Che cos'è la Grazia santificante?
11.Quale fu il miracolo? 24.Che cos'è che produce la morte dell'anima?
12.In che modo Elia risuscitò il figlio morto della 25.Che cos'è che restituisce la vita all'anima?
povera vedova? 26.Quali sono le sorgenti della Grazia santificante?
13.Quanto tempo durò la siccità? 27.Chi ha istituito i sacramenti?
14.Che cosa propose allora Elia al re Acab? 28.Qual'è il sacramento che restituisce la Grazia
15.Perché non discese il fuoco sull'altare dei falsi santificante all'anima?
profeti? 29.Qual'è il sacramento che accresce la grazia
16.Che cosa avvenne invece sull'altare di Elia? nell'anima e che si può ricevere più volte nella vita,
17.Che cosa gridò il popolo alla vista di quel e anche tutti i giorni?
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Lezione 24° Il Viatico di Elia:
La santa Comunione (II)
La santa Comunione II
Gezabele, moglie del re Acab, appena seppe i fatti
successi, inferocita, ordinò di catturare Elia e di
ucciderlo. Il profeta fuggì nel deserto. Trovò una
pianta di gi­nepro, e stanco del cammino, si
sedette alla sua ombra e si addormentò. Un
angelo, mandato dal Signore, lo svegliò: «Alzati e
mangia». Infatti vide vicino al suo capo un pezzo
di pane cotto sotto la cenere e una brocca
d'acqua: mangiò, bevette e si riaddormentò. Ma
l'angelo lo svegliò di nuovo: «Alzati e mangia,
perché ti rimane da fare un lungo viaggio ».
Obbedì, e con quel cibo che lo rese forte,
camminò quaranta giorni e quaranta notti nel
deserto bruciato, fin che giunse sul monte Oreb,
dove il Signore gli parlò di cose molto importanti.
Al ritorno, Elia incontrò un uomo che arava il
campo: si chiamava Eliseo.
Il Si­gnore gli suggerì di sceglierlo come suo successore: infatti lo
chiamò e gli gettò sulle spalle il suo mantello, mettendolo al cor­
rente della volontà di Dio. Eliseo obbedì e seguì il suo vecchio
maestro che non abbandonò più fino alla morte. Intanto il re
Acab continuava nelle sue crudeltà e nelle sue cattiverie. Elia lo
affrontò per l'ultima volta e gli predisse che tanto lui che sua
moglie sarebbero stati divorati dai cani. Fu pro­prio così: Acab,
durante un combattimento, fu colpito da una saetta che lo prese
tra i polmoni e lo stomaco: e morì quasi subito. Insanguinò il suo
cocchio, le briglie del cavallo, e i cani, come predisse Elia,
andarono a leccare il sangue. Sua moglie Gezabele fu buttata giù
da una finestra, e i cani affamati la divorarono. Così finirono
questi due tristi sovrani che voltarono le spalle al Signore e si
diedero a fare una vita peccaminosa e brutta. Elia era giunto alla
fine della sua vita sulla terra. Eliseo non lo abbandonava mai. Il
Signore lo chiamò presso il fiume Gior­dano: Elia vi si recò,
sempre accompagnato dal suo fedele amico. Giunto al fiume,
prese il mantello, lo stese sull'acqua, e quella si divise in due per
lasciare passare i due uomini di Dio. Elia allora disse ad Eliseo:
«Chiedimi quello che vuoi, prima che lasci la terra».
Eliseo rispose: «Chiedo una
cosa sola: che il tuo spirito
si raddoppi dentro di me ».
E continuarono a cam­
minare e a discorrere
insieme, quando videro un
cocchio di fuoco, trainato
da cavalli di fuoco che
scendeva dal cielo. Elia salì
su di esso, mentre Eliseo
stava a guardare e gridare:
« Padre mio ! Padre mio ! »
fin che il carro di fuoco che
portava il profeta Elia
scomparve nel cielo. Allora
Eliseo prese il mantello e le
vesti di Elia, e giunto al
fiume Giordano, ripetè il
gesto del suo vecchio
maestro: le acque si
divisero in due e lo
lasciarono passare.
La vita del profeta Elia è fiorita di prodigi e di miracoli. È
degno di particolare attenzione il miracolo del pane cotto
sotto la cenere, col quale potè soppor­tare la fatica di un
lungo viaggio. È immagine di un altro pane che ci ha dato
Gesù : il Pane del Suo Corpo, cioè la santa Co­munione che
fortifica l'anima per compiere il lungo e faticoso viaggio
della vita. La santa Comunione è il cibo dell'anima. Essa ha
fame di Dio, e Dio per diventare pane dell'anima ha
istituito il sacramento dell'Eucaristia. La santa Comunione
accresce nell'anima la Grazia santificante, cancella i
peccati veniali e ci preserva dai peccati mortali, e mette
nel nostro corpo il germe della risurrezione, per cui il
corpo, nel giorno del giudizio finale, risorgerà vivo e
glorioso per unirsi all'anima nel godere il premio del
paradiso. Fare la Comunione spesso è una buona cosa, ed
è ancor migliore fare la Comunione tutti i giorni, perché il
cibo bisogna prenderlo di frequente, non solo una volta
l'anno. L'obbligo è di comunicarsi almeno a Pasqua, e in
punto di morte, allora la Comunione si chiama Santo
Viatico, perché ci aiuta a compiere l'ultimo tratto di strada
che ci separa dal para­diso.
La santa Comunione è Gesù che viene ad
abitare nella nostra anima e, venendo, ci
porta la sua grazia, fa bella l'anima,
fortifica il cuore contro gli attacchi del
demonio, e infonde tanta gioia e
consolazione spirituale. I fan­ciulli che
sono amici di Gesù lo ricevono spesso,
desiderano di fare la santa Comunione, vi
si preparano con amore e devozione, e
poi — quando Gesù è venuto — lo
ringraziano con fervore e cercano di
fargli buona compagnia. La santa
Comunione è come un sole che brilla
nell'anima: c'è Gesù che la fa risplendere
tutta.
È cosa buona e utile comunicarsi
spesso?
È cosa ottima e utilissima
comunicarsi spesso, anche tutti i
giorni, purché si faccia sempre con le
dovute disposizioni
Dopo la comunione, quanto tempo
resta in noi Gesù Cristo?
Dopo la Comunione Gesù Cristo resta
in noi finché durano le specie
eucaristiche.
Quali effetti produce l'Eucaristia in
chi la riceve degnamente?
L'Eucaristia, in chi la riceve
degnamente, conserva e accresce la
grazia, che è la vita dell'anima, come
fa il cibo per la vita del corpo; rimette
i peccati veniali e preserva dai
mortali; da spirituale consolazione e
conforto, accrescendo la carità e la
speranza della vita eterna di cui è
pegno.
1.Chi era Gezabele? 19.Che cosa disse Eliseo vedendo scomparire Elia?
2.Che cose ordinò con­tro il profeta Elia? 20.Che cosa fece Eliseo con le vesti e il mantello di Elia?
3.Dove fuggì, il profeta? 21.Che cosa voleva significare il Signore col miracolo
4. Che cosa fece dopo un lungo cammino? del pane cotto sotto la cenere?
5.Chi lo svegliò? 22.Perché l'Eucaristia è il pane del cielo?
6.Che cosa gli disse l'angelo? 23.In che modo Gesù si da come cibo nell'anima
7.Che cosa trovò Elia vicino al suo capo? nostra?
8.Che cosa gli disse l'angelo svegliandolo per la 24.Che cosa produce la santa Comunione nell'anima
seconda volta? nostra?
9.Qual'è il monte su cui Dio fece importanti 25.Quando siamo obbligati a comunicarci?
comunicazioni a Elia? 26.Come si chiama la santa Comunione che si riceve in
10.Chi incontrò nel ritorno? punto di morte?
11.Che cosa gli suggerì il Signore? 27.E cosa buona e utile comunicarci spesso?
12.Che cosa fece Elia ad A cab e a Gezabele? 28.Dopo la Comunione quanto tempo resta Gesù in
13.Come mori il re Acab? noi?
14.Come morì sua moglie Gezabele? 29.Che cosa è bene fare prima di ricevere la santa
15.Si avverò la profezia di Elia? Comunione?
16.Che cosa fece Elia quando si recò al Gior­dano 30.Che cosa, invece, dopo di avere ricevuto la santa
insieme ad Eliseo? Comunione?
17.Da dove veniva il cocchio infuocato?
18.Chi salì sul cocchio?
Lezione 25° Giona :
La Risurrezione di Gesù

La Risurrezione di Gesù
Tutti i re del regno d'Israele fu­rono cattivi e trascinarono il popolo ad
abbandonare il vero Dio per adorare gli idoli pagani: Dio li castigò
permettendo che il popolo fosse condotto schiavo in Assiria, in preda
alla fame e alla miseria. Però il Signore voleva che il popolo prediletto
non si abban­donasse al peccato, e allora mandò un profeta, di nome
Giona, nella città di Ninive, capitale del regno di Assiria, perché pre­
dicasse la penitenza e la conversione. Il Signore gli disse: «Al­zati, e va' a
Ninive a predicarvi la penitenza, perché la sua mal­vagità è giunta fino a
me ». Giona era un ardente patriota: amava la sua patria e il popolo a
cui apparteneva e odiava gli assiri stranieri. Per non salvare Ninive,
Giona disubbidì al Signore, e invece d'indirizzarsi verso quella città,
s'imbarcò su una nave e partì. Giunti in alto mare, Dio mandò una
furiosa tempesta che minacciò di affondare l'imbarcazione: i marinai
spaventati, ti­rarono la sorte per vedere chi fosse il colpevole. La sorte
toccò proprio a Giona, che fu allora gettato in mare. E il mare subito si
calmò. Giona fu inghiottito da un grosso pesce che lo tenne na­scosto
per tre giorni nel suo ventre. Il profeta, pentito della sua disubbidienza
a Dio, pregò il Signore di liberarlo. Infatti al terzo giorno, il pesce lo
rigettò fuori sulla spiaggia, sano e salvo. Liberato, Giona si avviò verso
Ninive, e per un intero giorno predicò la penitenza minacciando: «
Ancora 40 giorni e Ninive sarà distrutta!». Gli abitanti credettero alle
parole del profeta, si vestirono di sacco: anche il re, sceso dal trono, si
scalzò i piedi, si cosparse il capo di cenere e indossò il sacco della pe­
nitenza. Dio ebbe compassione e perdonò loro.
II fatto di Giona che, per tre giorni, resta sepolto nel
ventre del pesce, è un'immagine troppo viva e
chiara del miracolo della Risurrezione di Gesù.
Gesù infatti, dopo la morte, fu deposto nel
sepolcro, preparato da Giu­seppe Arimatea per sé e
la sua famiglia; ma l'amicizia e l'am­mirazione verso
Gesù lo spinsero a offrire sepoltura al divino
Maestro. E Gesù rimase nel sepolcro tre giorni: la
sera del Ve­nerdì Santo, tutto il Sabato Santo e la
Domenica di Pasqua fino al mattino. Ma poi quel
mattino radioso della Pasqua, Gesù risorse dal
sepolcro: uscì bello, vittorioso, splendente. Il mira­
colo della Risurrezione fu la prova definitiva e più
grande che Gesù è veramente Dio. Ed è risorto,
riprendendo il suo Corpo crivellato dalle ferite e
forato dai chiodi, ma ora glorioso. Gesù risorto non
morirà mai più, né come Dio, perché Dio non
muore mai; né come Uomo, perché ora è glorioso
in cielo.
Gesù che risorge dal sepol­cro e dalla morte,
riprendendo il suo Corpo, ci fa ricordare che
anche ciascuno di noi, un giorno, quando
Gesù ritornerà visibil­mente sulla terra per
l'ultimo giudizio, risorgerà dal sepolcro, ove
sarà stato seppellito. Il nostro corpo si
ricomporrà intera­mente e porterà i segni del
premio o del castigo: se saremo stati
premiati, il nostro corpo sarà bello, perfetto,
glorioso; se saremo stati puniti, il nostro
corpo porterà i segni dell'Inferno e della
dannazione. Questo corpo che risorgerà
bisogna rispettarlo: nes­suno lo profani col
peccato impuro, ma nella purezza viene con­
sacrato e reso bello, forte, virtuoso,
obbediente all'anima. In que­sto corpo vi
abita lo Spirito Santo.
Quanto tempo restò
sepolto il corpo di
Gesù Cristo?
Il corpo dì Gesù Cristo
restò sepolto tre
giorni non interi,
dalla sera del venerdì
fino all'alba del
giorno che ora si dice
domenica di Pasqua.
1.In che modo Dio castigo il popolo di Israele e i suoi re per
l'abbandono del vero Dio?
2.Chi fu la persona che Dio mandò sulla terra per salvare
Ninive?
3.Perché Giona non obbedì a Dio?
4.Che cosa fece Giona?
5.Come fu castigato Giona?
6.Quanto tempo restò nel ventre del pesce?
7.Iddio perdonò al popolo di Israele e alla città di Ninive?
8.Di che cosa è immagine Giona nel ventre del pesce?
9.Dopo quanti giorni Gesù risu­scitò da morte ?
Lezione 26 Tobia:
a

L'Angelo Custode
L'Angelo Custode
Tra gli ebrei, condotti prigionieri nell'Assiria, c'era un uomo
buono, di nome Tobia. Sua moglie si chiamava Anna, e suo
figlio si chiamava pure Tobia. Amava e serviva il Signore, ed
osservava con fervore la legge divina. Per la sua bontà, era
stimato dal re di Assiria che gli concesse la li­bertà di fare
ciò che gli sarebbe piaciuto. Tobia assisteva i suoi
concittadini e li aiutava molto. Venne un altro re che
invece cambiò sistema di vita e di trattamento, uccidendo
molti ebrei. Tobia, di notte, andava a seppellire i cadaveri
per non lasciarli esposti sulla strada. Lo seppe il re, e
ordinò che fosse ucciso Tobia. Egli fuggì con la moglie e il
figlio e poté nascondersi, ma restò privo dei suoi beni. Il re
fu ucciso in combattimento. E To­bia poté riavere i suoi beni
e la libertà. Durante il suo servizio di carità verso i morti,
una sera, stanco della fatica, si allontanò presso un muro
di casa. Per un banale incidente, restò accecato. La moglie
Anna, che già rimproverava il marito per la sua carità, non
cessava più di lamentarsi con Tobia, mentre il santo uomo
lodava e ringraziava il Signore.
Venne a trovarsi in miseria. Chiamò suo figlio Tobia e gli disse di recarsi presso un certo Gabael, al quale aveva
un tempo prestati io talenti e ne conservava la ricevuta: andasse e si fa­cesse dare da lui il danaro. Il giovane
Tobia cercava una guida per recarsi nella lontana città ove dimorava Gabael, quando gli si presentò un giovane
che si offrì come guida. E partirono. Giunti al fiume Tigri, Tobia scese per lavarsi i piedi : un pesce voracissimo lo
prese per una gamba e tentava di trascinarlo sott'acqua. Tobia lanciò un grido, ma il giovane compagno lo
tranquillizzò: « Non aver paura: prendilo per le branchie e tiralo a te!». Così fece e il pesce fu tirato sulla
spiaggia. Lo sventra­rono: parte lo arrostirono per rifocillarsi, l'altra parte lo sala-Tono perché servisse durante il
viaggio. La guida ordinò di con-. servare il fiele, il cuore e il fegato: sarebbero serviti in seguito. Non molto
lontani dalla città di destinazione, si fermarono presso un certo parente di nome Raguele, che li ricevette con
gioia e festa. Diede a Tobia sua figlia Sara in sposa, mentre il giovane compagno si recò lui stesso a riscuotere la
somma da Gabael. A casa il vecchio padre attendeva con ansia il figlio che ritardava. Saputo che arrivava,
facendosi condurre per mano da un ragazzetto, perché era ancora cieco, gli andò incontro, lo ab­bracciò e
ritornarono tutti e tre, il padre, il figlio e la giovane guida, a casa. Subito il compagno disse a Tobia di togliere
dal sacco il fiele del pesce e, con esso, di coprire gli occhi del padre cieco, perché avrebbe riavuto la vista. E così
avvenne, tra grida di gioia. Qualche giorno dopo giunse anche la giovane sposa di Tobia-figlio, Sara, che portava
in dote i beni avuti dal padre suo. La gioia fu al colmo. Intanto la famiglia di Tobia voleva ricom­pensare il
giovane compagno che aveva guidato il figlio nel viag­gio ed era stato la causa del miracolo degli occhi: in
compenso gli offrivano la metà dei loro beni e sostanze. Allora il giovane si rivelò : disse che era l'Arcangelo
Raffaele, uno dei sette che stanno davanti a Dio, diede alcuni avvisi al giovane Tobia e di­sparve. Tutti caddero a
terra, in ginocchio, per ringraziare e lodare il Signore che aveva protetto così visibilmente Tobia e la sua fa­
miglia.
II giovane compagno di To­bia era un Angelo: gli
fece da guida, da amico, da fratello. Viag­giò
insieme, prese parte alle fatiche e alle stanchezze di
Tobia, lo aiutò a risolvere i suoi gravi problemi di
famiglia e gli fece conoscere una brava fanciulla da
prendere in isposa. Fu il suo « Angelo custode »,
mandato da Dio appositamente per guidare,
custodire, illuminare Tobia. Dio ha destinato, per
ciascun bambino, fin dalla nascita, un angelo che
faccia da custode : è il nostro Angelo Custode, inca­
ricato di illuminare la mente per conoscere meglio
le cose e la volontà del Signore, il bene e il male: il
male per fuggirlo, il bene per praticarlo. È
incaricato di custodirci dal male, dai pe­ricoli, dalle
tentazioni del demonio, avvertendoci con buone
ispi­razioni e buoni pensieri ; ci salva dai pericoli
dell'anima e anche del corpo. È incaricato di Ci ha presi in consegna al primo momento della vita e non ci
guidarci e sostenerci sulla strada della vita, che è abbandonerà più fino all'ultimo istante quando dovremo presen­tarci
al Signore. È veramente un fratello che ci ama: gode quando un
piena di cattivi compagni e di occasioni per
fanciullo è buono, obbediente, puro, servizievole; soffre quando il
offendere il Signore, mentre ci indirizza verso le fanciullo è cattivo. Egli prende le nostre preghiere e le porta davanti al
cose buone, la preghiera, l'osservanza dei Signore, raccomandandogli di ascoltarci e benedirci, e parla
Comandamenti di Dio, l'amore per il Signore. continuamente di noi a Gesù in cielo.
Da quanti anni è vicino a noi l'Angelo Custode?
Eppure ci pensiamo poco o mai, specie nei
momenti più difficili, quando abbiamo bisogno
di chi ci aiuti, ci dia un consiglio giusto, un
rimprovero, un incoraggiamento. Egli è apposta
incaricato di non abbandonarci mai. Nella
nostra preghiera, non lo si deve mai, mai, mai
dimenticare. Quando il demonio tenta un
fanciullo a fare il cattivo, perché non chiama in
aiuto il suo Angelo Custode che è forte, è
potente, è buono? La bella preghiera che ci
insegna il catechismo: « Angelo di Dio, che sei il
mio custode, illumina, custodisci e governa me
che ti fui affidato dalla pietà celeste. Così sia »
è una preghiera da ri­petere sovente col cuore.
Abbiamo dei doveri
verso gli Angeli?
Verso gli Angeli abbiamo
il dovere della
venerazione; e verso
l'Angelo Custode abbiamo
anche quello di essergli
grati, di ascoltarne le
ispirazioni e di non
offenderne mai la
presenza col pec­cato.
Domande riassuntive. 16.Chi suggerì a Tobia di chiedere Sara in sposa?
1.Chi era Tobia? 17.Chi si recò da Gabael a riscuotere la somma?
2.Con chi viveva? 18.Quando giunsero i casa che cosa ordinò di fare il
3. Perché il re di Assiria gli permise di fare ciò che giovane compagno?
voleva? 19.Che cosa avvenne?
4.Che cosa faceva Tobia? 20.Quale fu la proposta della famiglia di Tobia per
5.Che cosa ordinò il nuovo re? compensare quel giovane?
6.Come si salvò Tobia? 21.Chi arrivò in quei giorni in casa di Tobia?
7.Che cosa faceva di notte? 22.Chi era quel giovane compagno?
8.Perché sua moglie Anna si lamentava? 23.A chi ci ha affidato Dio?
9.Qual era la risposta di Tobia? 24. Come si chiama questo angelo?
10.Che cosa disse il vecchio Tobia al figlio quando si 25.Che cosa fa il nostro Angelo Custode?
trovò in miseria? 26.In che cosa ci illumina?
11.Chi si presentò a Tobia come guida? 27.Da che cosa ci custodisce?
12.Che cosa capitò a Tobia nel fiume Tigri? 28.Come ci guida?
13.Cosa gli suggerì il compagno? 29.Che cosa fa presso il Signore per noi?
14.Che ne fecero del pesce? 30.Qual è la bella preghiera all'Angelo Custode?
15.Dove si fermarono i due giovani durante il 31.Quali sono i nostri doveri verso l'Angelo
viaggio? Custode?
Lezione 27 Ezechia :
a

La preghiera
La preghiera
Lezione 28 Giuditta e Oloferne:
La maternità di Maria

La maternità di Maria
Prega devotamente ogni giorno così, mattina o sera
(meglio mattina e sera):
Maria, Madre di Gesù e Madre mia, difendimi dal
Maligno in vita e nell'ora della morte, per il Potere
che ti ha concesso l'Eterno Padre.
Ave, Maria...
per la Sapienza che ti ha concesso il divin Fi­glio.
Ave, Maria...
per l'Amore che ti ha concesso lo Spirito Santo. 
Ave Maria...
 OFFERTA DELLA GIORNATA.
"Cuore divino di Gesù, io ti offro, per mezzo del
Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa, in
unione al Sacrificio Eucaristico (S. Messa) le
preghiere e le azioni, le gioie e le soffe­renze di
questo giorno, in riparazione dei peccati e per la
salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito
Santo, a gloria del divin Padre".
Lezione 29 I Profeti:
a

Il Sacramento dell'Ordine

Il Sacramento dell'Ordine
•Che cos'è l'Ordine?
•L'Ordine è il sacra­mento che da
la potestà di compiere azioni
sacre riguardanti l'Euca­ristia e
la salute delle anime, e
imprime il carattere di ministri
Lezione 30°
II Profeta Daniele:
La Chiesa
La Chiesa
II Profeta Daniele: La Chiesa
Mentre gli ebrei erano in Babilonia, era re, in quel tempo, Nabucodonosor. Il
re scelse quattro giovanetti ebrei, discendenti di stirpe reale, buoni e bravi
per condurli nel suo palazzo a vivere con lui. Si chiamavano: Daniele, Anania,
Misaele, Azaria. Osservavano la legge di Dio, pregavano il Si­gnore,
imparavano molte cose. Uno di loro era particolarmente stimato: Daniele. Un
giorno il re fece un sogno stranissimo, ma al mattino non lo ricordava più.
Allora fece chiamare i più famosi indovini perché gli dicessero qual'era il suo
sogno e gliene dessero la spiegazione. Nessuno ci riuscì: tutti gli dicevano che
bisognava conoscere il sogno per darne la spiegazione. Lo seppe Daniele, che,
dopo di aver pregato il Signore coi suoi tre compagni, si presentò al re per
dirgli il sogno e darne la spiegazione. Sentite cosa disse Daniele: «Tu, o re,
stavi a guardare, ed ecco una specie di grande statua che ti stava davanti, una
statua che aveva uno sguardo ter­ribile.
Il capo di questa statua era d'oro finissimo; il petto e le braccia erano d'argento;
il ventre e le cosce erano di bronzo; le gambe di ferro; i piedi parte erano di
ferro, parte invece di creta. Mentre stavi a guardare, una pietra, senza che
nessuno la toccasse, si staccò dal monte, percosse la statua nei piedi di ferro e di
creta, e li ruppe. Allora tutta la statua andò in frantumi, e non vi rimase più
nulla; ma la pietra che aveva dato il colpo, diventò un grande monte e riempì
tutta quanta la terra. Questo è il tuo sogno, o re. Ecco la spiegazione: tu sei re,
un re grande, coraggioso e forte, e sei dunque capo d'oro della statua. Dopo di
te sorgerà un altro regno, più piccolo e meno buono del tuo, d'argento. Poi un
terzo regno di bronzo che dominerà la terra. Il quarto regno sarà di ferro:
spezzerà e stritolerà queste cose. Più tardi il Signore farà sorgere un regno
eterno che si estenderà su tutta la terra e che nessuno potrà mai distruggere: è
la pietra che ha distrutto tutta la statua». Il re fu pieno di meraviglia ed esclamò:
«II vostro Dio è grande!». Daniele, in premio, fu creato principe di tutte le
famiglie del regno. Il sogno del re si avverò tutto.
La profezia di Daniele gliela ispirò il Signore, perché è vera.
Quel regno è quello predicato e fondato da Gesù. Sulla terra
si chiama la Chiesa. L'ha fondata Gesù con lo scopo di
continuare l'opera di Gesù dappertutto e per tutti gli uomini.
La Chiesa è infatti una società, perché è fatta di molti soci,
cioè i cristiani che sono uniti insieme sotto la guida di un capo
che è il Papa, obbediscono ai vescovi, e sono curati dai
sacerdoti. Credono tutti nelle cose dette da Dio e da Gesù.
Rice­vono tutti i sacramenti istituiti da Gesù. Le loro anime
vivono tutte di una stessa vita che è la Grazia. Offrono tutti
uno stesso sacrificio: quello della Messa.
Formano un corpo solo, compatto e unito. Gesù ha dato
alla sua Chiesa delle qualità che la fanno riconoscere
subito : essa è una sola, perché uno è il Capo che la
governa, il Sommo Pontefice, una è la fede, uno il
sacrificio. E santa, perché Gesù è santo, è santa la sua
dottrina, il suo Vangelo, la Messa, i sacramenti, e perché
molti si sono fatti santi sotto la guida della Chiesa. È
cattolica, perché è fatta per tutti gli uomini ed è sparsa su
tutta la terra. È apostolica, per­ché fondata sugli Apostoli,
ai quali il Signore ha dato la consegna di predicare e di
governarla per mantenerla come Gesù l'ha fatta.
• Che cos'è la Chiesa?
• La Chiesa è la società dei veri cristiani, cioè dei battezzati che professano la fede e
la dottrina di Gesù, partecipano ai suoi Sacramenti e ubbidiscono ai Pastori
stabiliti da Lui. - Da chi fu fondata la Chiesa ?
• La Chiesa fu fondata da Gesù Cristo, il quale raccolse i suoi fedeli in una società,
la sottopose agli Apostoli con San Pietro per capo, e le diede il sacrificio, i
Sacramenti e lo Spirito Santo che la vivifica. –
• Qual'è la Chiesa di Gesù Cristo?
• La Chiesa di Gesù Cristo è la Chiesa Cattolica Romana, perché essa sola è una,
santa, cattolica e apostolica, quale Egli la volle. –
• La Chiesa perché è una?
• La Chiesa è una, perché tutti i suoi membri ebbero, hanno ed avranno sempre
unica la fede, il sacrificio, i Sacramenti e il Capo visibile, il Romano Pontefice,
successore di San Pietro, formando così tutti un solo corpo, il corpo mistico di
Gesù Cristo. –
• La Chiesa perché è santa?
• La Chiesa è santa, perché sono stati santi Gesù Cristo suo Capo invisibile, e lo
Spirito che la vivifica; perché in Lei sono santi la dottrina, il sacrificio e i
Sacramenti, e tutti san chiamati a santificarsi; e perché molti realmente furono
santi, e sono e saranno. –
• La Chiesa perché è cattolica?
• La Chiesa è cattolica, cioè universale, perché è istituita e adatta per tutti gli
uomini e sparsa su tutta la terra. –
• La Chiesa perché è apostolica ?
• La Chiesa è apostolica, perché è fondata sugli Apostoli e sulla loro predicazione, e
governata dai loro successori, i Pastori legittimi, i quali senza interruzione e senza
alterazione, seguitano a trasmettere e la dottrina e il potere.
• - Chi sono i legittimi Pastori della Chiesa ?
• I legittimi Pastori della Chiesa sono il Papa o Sommo Pontefice e i Vescovi uniti
con lui.
Lezione 31° Daniele e i suoi compagni nella fornace:
il 6° comandamento
il sesto comandamento
Daniele e i suoi compagni nella fornace:
il 6° comandamento
II re Nabucodonosor non durò molto nel riconoscere e rispettare il
vero Dio che Daniele gli aveva fatto conoscere, perché ben presto
ordinò di fabbricare una statua d'oro, alta 30 metri, e la fece innalzare
in una grande pianura, vicino alla città di Babilonia, e comandò che
tutto il popolo si gettasse per terra e l'adorasse. Chi non l'avesse fatto,
sarebbe stato condannato a morte. Solo i compagni di Daniele si
rifiutarono di obbedire, perché sa­pevano di fare un oltraggio al vero
Dio del ciclo e di commettere un peccato di idolatria. Essi solo, in
mezzo alla massa del popolo, che era prostrato per terra, rimasero in
piedi, coraggiosi e decisi. Furono legati insieme e gettati in una fornace
ardente di fuoco.
I compagni di Daniele erano tre: si chiamavano Anania, Misaele, Azaria.
Le fiamme li avvolsero subito come una coperta, ma l'an­gelo di Dio le
scostò dal loro corpo e fece come un arco di fuoco attorno alle loro
persone che non ebbero il minimo male o dolore. Così uscirono illesi,
bruciando invece quelli che ve li avevano get­tati dentro, perché le
fiamme dell'arco s'attaccarono ad essi. Nella fornace, in mezzo al fuoco,
essi camminavano come su un sentiero fresco d'erba, e cantavano un
bellissimo inno al Si­gnore: inno di lode, di gioia, di ringraziamento a Lui
che li teneva liberi e immuni dall'incendio delle fiamme. Il re
Nabucodonosor con sua meraviglia li vide illesi, sani e salvi: allora diede
l'ordine che venisse condannato chi li aveva fatti gettare nella fornace, e
riportò Daniele e i compagni alla corte, lieto di riavere con sé questi bravi
ragazzi.
La profezia di Daniele gliela ispirò il Signore, perché è vera.
Quel regno è quello predicato e fondato da Gesù. Sulla terra
si chiama la Chiesa. L'ha fondata Gesù con lo scopo di
continuare l'opera di Gesù dappertutto e per tutti gli uomini.
La Chiesa è infatti una società, perché è fatta di molti soci,
cioè i cristiani che sono uniti insieme sotto la guida di un capo
che è il Papa, obbediscono ai vescovi, e sono curati dai
sacerdoti. Credono tutti nelle cose dette da Dio e da Gesù.
Rice­vono tutti i sacramenti istituiti da Gesù. Le loro anime
vivono tutte di una stessa vita che è la Grazia. Offrono tutti
uno stesso sacrificio: quello della Messa.
Formano un corpo solo, compatto e unito. Gesù ha dato
alla sua Chiesa delle qualità che la fanno riconoscere
subito : essa è una sola, perché uno è il Capo che la
governa, il Sommo Pontefice, una è la fede, uno il
sacrificio. E santa, perché Gesù è santo, è santa la sua
dottrina, il suo Vangelo, la Messa, i sacramenti, e perché
molti si sono fatti santi sotto la guida della Chiesa. È
cattolica, perché è fatta per tutti gli uomini ed è sparsa su
tutta la terra. È apostolica, per­ché fondata sugli Apostoli,
ai quali il Signore ha dato la consegna di predicare e di
governarla per mantenerla come Gesù l'ha fatta.
Che ci ordina il 6° comandamento?
Il 6° comandamento ci ordina di essere «santi nel
corpo», portando il massimo rispetto alla propria e
all'altrui persona, come opere di Dio e templi dove
Egli abita con la sua presenza e la sua grazia.
Che ci proibisce il 6° comandamento: «Non
fornicare» ?
Il 6° comandamento ci proibisce ogni impurità;
perciò le azioni, le parole, gli sguardi, i libri, le
immagini, gli spettacoli immorali.
Lezione 32° II sogno dell'albero:
La superbia
La superbia
Lezione 33 Il Convito di re
a

Baltazar:
La giustizia
La giustizia
Lezione 34 Daniele e i leoni:
a

La Grazia attuale
La Grazia attuale
Lezione 35° La regina Ester:

Mediazione di Maria
Mediazione di Maria
Lezione 36° II vecchio Eleazaro:
II peccato
II peccato
Lezione 37°Una famiglia santa:
II 2° precetto della Chiesa
II 2° precetto della Chiesa
St. Andrew
Church,
Cologne,
Germany.
Lezione 38 Giuda Maccabeo:
a

Il suffragio per i Defunti


Il suffragio per i Defunti
Lezione 39a La morte di Giuda Maccabeo:

La fortezza
La fortezza
• Lo aveva detto san Pio X, un secolo fa, quando decise di dare la prima comunione ai bambini:
«Avremo dei santi bambini!». E così è stato.
Il secolo scorso, tra le altre cose, ha visto nascere tanti bambini “santi”. Non importa il fatto che
non siano ancora tutti canonizzati, santi di altare. Importa sapere che tanti bambini hanno
vissuto un amore speciale e appassionato per Gesù, che hanno messo in pratica, nella loro
breve vita, il Vangelo, fino a diventare santi, felici. Guido di Fontgalland è uno di questi. Un
bambino ordinario, come gli altri, nato a Parigi il 30 novembre 1913 e morto il 24 gennaio 1925
a 11 anni, per una malattia inguaribile.
Nel giorno della sua Prima Comunione Gesù gli aveva detto che presto sarebbe andato in Cielo e
lui aveva risposto: «Sì!». «La parola più bella che si possa dire a Dio - diceva - è sì. Se la
Madonna non avesse detto sì all’Angelo, che ne sarebbe del mondo?».
E prima di morire, consolando la mamma diceva: «Mammina cara, devo dirti un segreto: io sto
per morire. La Madonna verrà a prendermi. L’idea di lasciare papà, Marco e soprattutto te m’ha
fatto soffrire. Ma poiché Dio lo vuole, mi lascio prendere. La Madonna me l’ha detto: dalle tue
bracciapasserò alle sue. Non piangere, mamma, sarà così dolce morire così!». Il ragazzo Guido
di Fontgalland si immolava per salvare anime.
Il pomeriggio di un giorno andò col fratello ad un circo equestre. Alla istitutrice che gli
domandava che cosa aveva visto, rispose: «Invece di guardare gli esercizi equestri, cercavo di
contare quanti erano i ragazzi e le persone grandi, e quante di esse amavano il buon Gesù:
domani nella mia Comunione pregherò per quelli del circo». Le sue preghiere servirono a
convertire un fanciullo del circo di nome Ugo e con lui un giovane della compagnia equestre di
nome Tom Tim Pouce. Il piccolo Guido di Fontgalland parlava spesso del Paradiso. Gli
domandarono: «Ma tu come lo immagini il Paradiso? ». Rispose: «Io non lo immagino affato. Io
so com’è: il Paradiso è Gesù. Gesù è il Paradiso».
IL FIORELLINO DI MAGGIO
Il 6 maggio 1903 nella famiglia Bruni di Torino sbocciò un vago fiore. La rugiada del
battesimo lo fece bello agli occhi di Dio e degli angeli: ebbe il nome di Gustavo Maria.
La piissima madre consacrò il suo angioletto a Gesù - Eucaristia, e volle che questa
consacrazione fosse palese: tutto doveva ricordarla al suo bambino, ai familiari, agli amici.
Il corredino di Gustavo (culla, coperte, vesticciole, cuffietta) era tutto fregiato dei simboli
eucaristici: le spighe di frumento e i grappoli d’uva.
La mamma s’accostava ogni giorno alla S. Comunione e, tornando a casa, imprimeva le
labbra fragranti del Pane celeste sulla boccuccia rosea del suo piccino: era il bacio di Gesù!
L’amore materno, tenerissimo e vigile, era il miglior custode dell’innocenza di Gustavo.
Intelligente e riflessivo, stava attento alle conversazioni della mamma e ne ascoltava con
piacere i racconti; dalle sue domande si capiva che le idee, i concetti gli entravano chiari e
precisi nella mente.
Pregava volentieri, e apprese per tempo a recitare il Rosario che diventò la sua preghiera
prediletta.
Ancora in tenera età lo si vedeva in chiesa, raggiante di fede e d’innocenza, contento
quando era vicino al Tabernacolo.
LA VOCAZIONE
Quando contemplava il sacerdote all’altare, sentiva destarsi in cuore un vivo
desiderio: «Oh! Se anch’io diventassi prete! Vorrei portare Gesù nelle mie mani!».
Gustavo aveva quattro anni quando confidò alla mamma questo suo intimo
desiderio: «Mamma, voglio farmi prete!».
«Il sacerdote è l’uomo del sacrificio, l’amico della croce di Gesù; come il pietoso
Cireneo egli deve accompagnarlo sul Calvario eucaristico», gli disse la mamma.
In quell’anima bambina, che appena in­travedeva di lontano la grandezza del sa­
cerdozio, la grazia di Dio parve celare la fiamma della vocazione.
Egli doveva essere la tenera vittima, il piccolo Cireneo di Gesù, ma un Cireneo ben
diverso da quello che egli ingenuamente desiderava. Così piccino, di quattro anni,
cominciò a salire penosamente il suo Calvario; una grave polmonite lo tenne lunghi
giorni inchiodato sul suo lettuccio. Si temeva che quel fiore piegasse il capo sul
fragile stelo; invece guarì e fu contento di offrire i primi dolori in sacrificio di soavità
e di pazienza.
LO SCOLARETTO
Ben preparato dall’educazione materna, nel 1908 entrò nella scuola dei Gesuiti,
dove il suo contegno esemplare gli conciliò la simpatia di tutti.
Nessuno è perfetto e ogni anima porta le ferite del peccato originale; anche
Gustavo aveva il suo difetto predominante, che doveva combattere senza tregua;
era facile al capriccio e alla caparbietà. Gli dicevano che la vittoria su se stesso era
la più bella prova d’amore che potesse dare a Gesù.
Penetrato da questo pensiero, vi attingeva una forza e uno zelo sì ardente, che
pareva non vi fosse più nessun sacrificio per lui. Dalle sue mani e dal suo cuore
cadevano le offerte a Gesù in Sacramento, come pioggia di scintille infuocate,
profumate d’amore e di sacrificio.
LA PRIMA COMUNIONE
Nato nel mese di Maria, sei anni dopo, nello stesso mese, doveva accostarsi per la
prima volta al banchetto eucaristico. Era il 23 maggio 1909. La mamma ve lo
accompagnò e gli suggerì le preghiere e gli affetti. Chi meglio di lei poteva
preparare quel cuoricino al primo bacio di Gesù? Come dovette palpitare di
vivissimo amore nel ricevere il Corpo del Signore dalle sante mani di Don Michele
Rua, Rettor Maggiore dei Salesiani di Torino!
Dopo la Messa, il successore di San Giovanni Bosco gli disse amabilmente: «Pensa,
Gustavo, all’amore immenso che oggi t’ha mostrato Gesù. A pochi bambini
concede questa grazia, come a te, di riceverlo in cuore in sì tenera età! Sai perché?
Perché Gesù ti domanda l’offerta di tutto te stesso. Vuoi donargli il tuo piccolo
cuore?».
«Sì, Padre, tutto, tutto!», rispose Gustavo e gli occhi gli brillarono di dolci lagrime,
mentre si chinava in profondo raccoglimento. Fece di tutto per passare quel giorno
di letizia angelica in intima unione col suo Gesù.
SOLDATO DI CRISTO
L’undici giugno di quell’anno fu per Gustavo un altro giorno di grazia: il santo Sacramento della Cresima inondò la
sua anima di nuova luce e di nuova fortezza.
Nel fervore della sua fede ravvivata, pregò per il Papa e per i bisogni della S. Chiesa. Oh il Papa! Quanto bramava di
vederlo nella sua Roma! La mamma lo sapeva e, volendo soddisfare al pio desiderio del figlioletto, pensava di
affidarlo ad una buona signora, sua conoscente, che intendeva recarsi a Roma col prossimo pellegrinaggio. Ma il
Signore preferì un sacrificio. Gustavo s’ammalò e il viaggio fu differito.
Un’altra sciagura s’aggiunse ad affliggere la famiglia: la perdita del cospicuo patrimonio, che la ridusse in estrema
povertà. In tali strettezze il bambino ebbe la fortuna di essere accolto gratuitamente in un Istituto, dove rimase
fino alla morte.
Gustavo era segnato dall’Angelo del dolore, ma lo Spirito Santo, infuso in quell’anima bella dal Sacramento della
Cresima, gli diede la forza di sopportarlo. Di complessione delicata, soffriva spesso di attacchi leggeri; ma riusciva a
vincersi e a dissimulare tanto bene, che nessuno avvertiva le sue sofferenze. Nel 1910 la cosa si fece più seria; lo
tormentava un dolor di petto, acuto, insistente; sopraggiunse la tosse accompagnata da febbre, di modo che le
forze del povero fanciullo scemavano sempre più.
Avvicinandosi l’anniversario della sua prima Comunione, manifestò il desiderio di rivivere la pura gioia di quel
giorno; e con meraviglia di tutti, quella mattina gli tornò la forza sufficiente per alzarsi da letto e andare in chiesa.
La guarigione progrediva di giorno in giorno, tanto che presto poté riprendere la scuola.
Alla fine dell’anno scolastico, Gustavo fu mandato in montagna a passarvi le vacanze estive e rimettersi in forze al
contatto dell’aria pura e fresca dei suoi monti. È facile immaginare la gioia dei suoi genitori quando videro rifiorite
le rose su quel volto rinnovato, ridente di freschezza e di salute. Era ancora il vispo scolaretto, amato e stimato da
tutti i suoi compagni.
L’OLOCAUSTO
Ahimè! Quanto fu breve questa gioia! Gustavo s’ammalò di tifo che lo ridusse al lumicino, ma per grazia di Dio guarì anche questa volta.
Così passò il 1910 in una continua alternativa di speranze e di angosce, minacciato com’era dai residui delle malattie precedenti che
s’annidavano in quell’esile corpicciolo. Nel gennaio del 1911 lo prese una polmonite così complicata, che il medico non nascose alla
Signora Bruni la gravità del pericolo. Povera mamma! Col cuore straziato ricorse all’intercessione di Don Bosco e Don Rua, perché
conservassero al suo amore quell’angelo di figliolo; gliene portò le reliquie e gli suggerì di fare una novena ai due santi sacerdoti. Ma con
grande stupore di lei Gustavo osservò: «È inutile, mamma!… questa volta non sarei esaudito».
Nei momenti del massimo dolore, stringendo tra le mani il suo Crocifisso, esclamava: «Voglio fare la volontà di Dio! E quando la febbre lo
bruciava, chiedeva aiuto alla sua buona Mamma del Paradiso».
Come tante anime sante, Gustavo ebbe il presentimento della sua prossima fine. Guardando alla morte con occhio sorridente e sereno,
chiese il conforto degli ultimi Sacramenti. Il nuovo Rettor Maggiore dei Salesiani, Don Filippo Rinaldi, gli amministrò il santo Viatico e
l’estrema Unzione. Il piccolo agonizzante li ricevette con segni di grande pietà e ne attinse nuova forza e vigore contro gli ultimi assalti
del male che, per un ascesso polmonare, gli cagionava dolori indicibili. A colmare la misura del suo soffrire sopravvenne la meningite che
di tanto in tanto gli toglieva la conoscenza.
Alle ore 22 del 10 febbraio 1911 il piccolo Cireneo di Gesù deponeva la sua croce e volava tra gli angeli. Col Crocifisso sulle labbra
composte a un dolce sorriso, reclinò il capo tra le braccia della mamma.
La salma fu esposta nella Cappella dei Gesuiti; ai suoi piedi si vedevano un giglio e una palma, simboli d’innocenza e di trionfo.
Fu portato al cimitero e sepolto nel quadro riservato ai bambini; ma poco dopo, visto il crescente concorso di fedeli alla sua tomba, gli fu
data sepoltura a Costamagna di Torino.
Sulla lapide fu inciso il motto di Gustavo: «FIAT VOLUNTAS TUA!»
Vita breve, appena sbocciata e pur così benedetta e crocifissa, coronata da una morte preziosa, seguita da tanta gloria! È una nuova
stella che Dio accese sul cielo d’Italia! Quanti fanciulli guardano con ammirazione e con affetto al piccolo Cireneo di Gesù e se lo
propongono a modello! Egli vive sulla terra - più vivo di prima - nel cuore dei fanciulli: vive glorioso e beato in cielo nella visione del suo
Gesù.
O Re eucaristico, vivi e regna nei cuori dei fanciulli fortunati che tu prescegli ad amici della tua Croce, che nell’immolazione della loro
vita innocente mandano a te, come un profumo, tutto l’amore dei loro cuori, in riparazione dei peccati del mondo.
Lezione 40° Erode re della Giudea:

Gesù è vicino
Gesù è vicino
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