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TESI 26

Sinfonia, sonata, concerto solistico


Nel teatro musicale del XVII secolo, brani strumentali denominati sinfonie venivano eseguiti durante alcune scene liriche o di tempesta, ma soprattutto durante i cambiamenti di scena. Nella prassi operistica di fine Seicento i compositori fecero sempre pi ricorso alle sinfonie introduttive, che potevano essere articolate in pi movimenti. A partire dal 1720 circa i maestri napoletani allungarono le proporzioni della sinfonia operistica, standardizzata in tre movimenti (veloce-lento-veloce), sviluppando i caratteri e la struttura interna dei singoli movimenti. Nel primo movimento, un primo e secondo tema vengono differenziati nella tonalit di tonica e di dominante, vi la mancanza o la brevissima presenza dello sviluppo e la conclusione avviene mediante la ripresa nella tonalit di base. Nei tempi lenti si cominci a sfruttare lo stile cantabile, mentre i finali adottarono di norma un movimento ternario vivace di carattere danzereccio o di fanfara. Queste sinfonie dopera richiedevano modeste capacit tecniche e un organico piuttosto limitato e si presentavano come brani isolabili. Nei pezzi orchestrali di apertura dellultimo Seicento vi anche luso del contrasto soli-tutti e qualche volta troviamo usato il termine concerto. Vi , poi, lintroduzione delle trombe nelle sinfonie dopera per meglio esprimere affetti eroici, bellicosi, di collera, di vendetta. A Torelli, attivo a Bologna e in Germania e compositore di 34 opere orchestrali per una, due o quattro trombe e complessi darchi, si pu attribuire una prima concezione del concerto, come genere di composizione fondato sul principio della distinzione, nei tempi veloci (solitamente lo schema a tre tempi in successione veloce-lento-veloce), tra episodi che sviluppano figurazioni brillanti di carattere virtuosistico affidate al solo e sezioni, denominate ritornelli, affidate al tutti che ripropongono in tutto o in parte gli stessi materiali tematici. A differenza del concerto grosso di Corelli, il concerto solistico torelliano d maggior spicco agli episodi solistici e ai passi di virtuosismo del solista, che vengono denominati perfidie.

I concerti solistici di Antonio Vivaldi


Figura dominante nel panorama della musica strumentale, in particolare quella violinistica, del primo Settecento il veneziano Antonio Vivaldi. Si sa poco della biografia del prete rosso, lasci presto la carriera ecclesiastica per una malattia congenita; visse principalmente a Venezia occupando lincarico di maestro di violino allOspedale della Piet, dove cur personalmente le esecuzioni musicali delle allieve. Le sue composizioni (582 esclusivamente strumentali per la maggior parte concerti solistici) vennero ammirate in tutta Europa per la fertilit inesauribile dellinvenzione melodica, la chiarezza dellimpianto armonico, la forte vitalit ritmica, limmediatezza espressiva del tessuto sonoro. Lampia produzione di Vivaldi stava comunque entro limiti assolutamente normali per quel tempo; ai suoi tempi, infatti, gravava sui maestri di cappella la creazione di musiche sempre nuove richieste dalla carica che ricoprivano. Il suo stile compositivo risente sicuramente dellinflusso di Torelli e di Albinoni, i cui concerti seguivano la suddivisione in tre movimenti (Allegro-Adagio-Allegro) e presentavano un insistente alternarsi degli accordi di tonica e di dominante. I concerti di Vivaldi (il 90% dei quali presenta la successione veloce-lento-veloce) sono caratterizzati dal netto contrasto tra i tempi allegri esterni e i movimenti lenti centrali, che si abbandonano a momenti di lirismo patetico e delicato, intensamente espressivo, di chiara provenienza teatrale con effetti appunto operistici (parti in unisono, alleggerimento dellaccompagnamento, forma ABA ecc.). Caratteristica dei concerti per violino limpiego di rapidi passaggi di bravura nel registro acuto dello strumento solista. Per quanto riguarda la sonorit, Vivaldi tende a semplificare e a snellire il tessuto orchestrale mediante raddoppi, unisoni e pizzicati dei bassi e a creare effetti deco e una dinamica ricca di sfumature, predilige la scrittura leggera e trasparente e il suono sommesso degli archi con sordina e gli accompagnamenti in accordi spezzati (accordo formato da frammenti forniti da vari strumenti). Per quanto riguarda larmonia, Vivaldi tende verso una nitida semplificazione della struttura armonico-tonale, intesa ad

evidenziare con forza il dualismo maggiore-minore, predilige luso di progressioni armoniche e cadenze perfette, presenta il tema in tonica, in dominante, poi in tonica. Per quanto riguarda la melodia, predilige luso di motivi semplici con soggetti a note ribattute o con scale o con intervalli insolitamente ampi, tende poi ad usare progressioni per allungare il discorso melodico. Per quanto riguarda il ritmo, predilige luso di ritmi marcati, della sincope come mezzo atto a produrre tensione, degli schemi anapestici (due note su un tempo forte sono seguite da una su un tempo debole della battuta) e del ritmo lombardo (semicroma seguita da una croma puntata). Per quanto riguarda la forma, vi lassenza della scrittura contrappuntistica e limmediatezza espressiva dellintreccio sonoro (lenfasi cade sulla linearit e cantabilit della melodia e sui ritmi di travolgente impeto), non vi lo sviluppo rigoroso di un singolo elemento tematico bens lingegnosa sequenza di un certo numero di motivi ben articolati. I determina cos una struttura a mosaico, mobile e flessibile, aliena da qualsiasi rigidit meccanica, e che d limpressione di una grande variet, estrosit, ricchezza inventiva. La struttura quasi sempre impiegata da Vivaldi nel primo e nel terzo movimento dei suoi concerti solistici la cosiddetta forma col ritornello, nel quale un gruppo tematico proposto dallintera orchestra (il tutti) torna periodicamente alternandosi ad episodi dominati dal solista. Questi episodi possono esporre unidea totalmente nuova, senza alcun rapporto con i temi proposti nel ritornello o proponendoli di nuovo sviluppandoli rapidamente, oppure ripropone il motivo iniziale, spesso ornato, del ritornello e quindi lo sviluppa liberamente. Lo schema di un concerto in tonalit maggiore pu essere cos schematizzato: Ritornello I (tonica), Solo I (da tonica a dominante), Ritornello II (dominante), Solo II (da dominante a relativa minore), Ritornello III (relativa minore), Solo III (dalla relativa minore alla tonica), Ritornello IV (tonica). Lo schema di un concerto in tonalit minore pu essere cos schematizzato: Ritornello I (tonica), Solo I (da tonica a relativa maggiore), Ritornello II (relativa maggiore), Solo II (da relativa maggiore a dominante), Ritornello III (dominante), Solo III (da dominante a tonica), Ritornello IV (tonica).

La sinfonia da concerto
Nel periodo classico, la sinfonia-ouverture preludiante lopera cominci a subire grandi trasformazioni, diventando un brano autonomo: prese la forma di tre o quattro movimenti di lunghezza e consistenza via via sempre pi estese, in linea con laccresciuto interesse a considerare la musica strumentale come grande arte destinata ad ascoltatori musicalmente colti. A partire dal 1750/1760 circa la sinfonia venne articolata in quattro movimenti nel tipico ordine Allegro-AndanteMinuetto-Presto: nel primo movimento si presceglie di norma da forma-sonata; il finale anche scritto in forma-sonata o di rond o di rond-sonata; nel movimento lento, non raramente anche strutturato in forma-sonata o in rond oppure in tema con variazioni, si prediligono lo stile cantabile e il clima lirico; nel terzo tempo vi un Minuetto bipartito, seguito da un Trio con la stessa forma ( solo pi breve e vi la riduzione delle parti orchestrali) e tonalit (pu variare il modo), seguito dalla ripetizione del Minuetto. Rimangono comunque anche sinfonie in tre tempi. Linsieme dellorchestra viene distinto in tre gruppi principali: gli archi, i legni, gli ottoni. Il complesso quadripartito degli archi a parti moltiplicate (violini primi e secondi, viole, violoncelli e contrabbassi) costituisce il fulcro delledificio sonoro; gli altri due gruppi sono di solito a parti accoppiate: prima i legni (due flauti, due oboi, due clarinetti, due fagotti) e poi gli ottoni (due corni, due trombe), che non hanno pi solo la funzione di raddoppiare gli archi ma godono di una partecipazione costante alla presentazione. Ai timpani si assegnano parti separate e forniscono il fondamento ritmico dellinsieme. Il clavicembalo viene eliminato dallorchestra. Molto in voga soprattutto in Francia, a partire dal 1770 circa, fu il genere della symphonie concertante ( sinfonia concertante), ossia un lavoro sinfonico articolato in norma in due, talvolta in tre strumenti (Allegro-Presto oppure Allegro-Andante-Presto), in cui allorchestra regolare si aggiungono due o tre strumenti solisti.

Giovanni Battista Sammartini (1700-1775) e la scuola lombarda


Sammartini, che oper per tutta la vita a Milano come maestro di cappella di varie chiese e compose circa 400 opere strumentali e vocali, e la cerchia di compositori lombardi che si raccolsero attorno a

lui hanno avuto un ruolo di capitale importanza nella precoce definizione del nuovo stile classico, soprattutto in campo sinfonico. Le sinfonie di Sammartini sono di dimensioni pi ampie rispetto alle ouvertures operistiche dei suoi predecessori italiani, mostrano una maggiore variet nel carattere dei movimenti (in genere 3) e dimostrano una padronanza stupefacente riguardo alla differenziazione e al contrasto dei temi, oltre allinteresse per la ferrea coerenza del discorso musicale e per le linee melodiche accattivanti, aggraziate da ricche ornamentazioni e caratterizzate da una forte e stimolante energia ritmica, come si pu benissimo notare dai primi tempi in forma-sonata. I movimenti centrali lenti, spesso presentati nella tonalit della sottodominante o della relativa minore, hanno solitamente una notevole carica lirico-espressiva; vi si trovano talvolta successioni di accordi cromatici, false relazioni e salti melodici inusitati. I movimenti finali sono perlopi costituiti da un minuetto sentito in uno. Sammartini predilige una scrittura polifonica non-imitativa e armonicamente progettata. La scrittura orchestrale non presenta eccessive difficolt di esecuzione, piena di motivi accattivanti e di vigorosi effetti darchi. E uno stile piacevole, di facile comprensione tanto per gli uditori quanto per gli esecutori. Intorno a Sammartini si form una vera e propria scuola strumentale polifonica, tra i cui discepoli ricordiamo Luigi Boccherini, celebre violoncellista attivo a Vienna, Milano, Parigi e Madrid e autore di poco meno di 500 opere strumentali (sinfonie, quintetti, quartetti, concerti e sonate solistiche).

La musica per pianoforte


A partire dal 1750 circa il pianoforte allepoca spesso denominato fortepiano costitu un importante mezzo di diffusione della musica. Lo strumento fu inventato a Firenze nel 1690 dal padovano Bartolomeo Cristofori, che lo battezz Gravicembalo col piano e forte. Consisteva nellapplicazione di una martelliera al clavicembalo che rendeva possibile graduare lintensit del suono mediante la maggiore o minore pressione sui singoli tasti, cosa che non poteva accadere con il clavicembalo. Nel secondo Settecento (il pianoforte aveva una tastiera di sole 5 ottave, una sonorit discreta e un timbro sottile) si pass a perfezionare continuamente la meccanica per migliorarne le qualit del suono. In Germania, a Vienna e a Londra si trovavano i pi apprezzati costruttori di pianoforti (Stein e Broadwood). Dal 1770 il pianoforte si diffuse notevolmente, cos come la sua letteratura soprattutto a scopo didattico e, di conseguenza, leditoria musicale. Una grande diffusione ebbero le sonate per pianoforte, costituite da tre movimenti: un primo tempo veloce, quasi sempre in forma-sonata; un secondo tempo lento, con uno schema ABA oppure con la struttura del tema con variazioni; un terzo tempo veloce, con una forma di rond o con la struttura del Minuetto con Trio

Lopera pianistica di Muzio Clementi (1752-1832)


Muzio Clementi la figura pi rappresentativa del pianismo del periodo classico: fu chiamato padre del pianoforte, in quanto fu tra i primi compositori che si dedicarono allesplorazione delle pi svariate possibilit tecniche ed espressive dello strumento. Clementi, nato a Roma, trascorse la maggior parte della sua vita in Inghilterra, dove fu pianista virtuoso, compositore e insegnante per poi diventare editore d titolare di una fabbrica di pianoforti Ebbe molto successo con il metodo Introduzione allarte di suonare il pianoforte (1801) e con una serie di cento esercizi, ognuno dei quali inteso a sviluppare una o pi tecniche pianistiche, divisi in tre volumi dal titolo Gradus ad Parnassum (1817-1826). Ha scritto anche circa 70 sonate: alcune semplici a due parti con bassi albertini affidati alla mano sinistra e melodie cantabili alla mano destra, altre complesse che richiedono un notevole impegno tecnico e artistico.

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