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Direttore: Don Rigobert Elangui. Redattore: Rosella Garreffa. Redazione: Aurelia Trimboli Cristina Musolino Renata Ceravolo Hanno collaborato in questo numero: Rosario Rocca; Franco Blefari; Gianfranco Elia; Dominique Larizza; Elio Rocca; Ivana Pascale; Veronica Pelle; Rosario Scopacasa; Mariateresa Pascale; Katia Brizzi; Antica Bottega il Giglio;

La crisi e il bisogno di (fare) comunit...pag. 23

10. Accoglienza e integrazione, siamo maturi?....pag. 26 11. Tv: a giugno anche Benestare sar unicamente digitale...........................................................pag. 29 12. La famiglia ieri, la famiglia oggi....pag. 31 13. Festa di Don Bosco a Benestare.pag. 33 14. Festa del baratto e del riciclo.pag. 34

15. Tuma, Tumasinu o mastru tumasinu?.........pag. 35 16. Riattivato laboratorio dinformatica..pag. 40

17. Il teatro greco-romano di Locri.pag. 41

18. Fiori:con il loro profumo e i loro colori, ci danno gioia e rallegrano la nostra vitapag.42

1. Editorialepag. 1 2. Nella dinamica dellincontro mondiale delle famigliepag. 2


19. TORNAI COMA NA VOTA I SERBU A MISSApag. 43

3. 4.

Messaggio per la Quaresima 2012 pag. 4 tempo di Quaresima, preghiera, digiuno e carit....pag. 6

20. AMATORIALE CALCIO BENESTARESEpag.44 21. BENESTARNATILESE LUNIONE FA LA


FORZA....pag. 45

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Dal passato al presente: per non dimenticare...........................................pag. 8 Lettura orante della Bibbia: LECTIO DIVINA...pag. 11 Ricordiamo D. Bruno Maria Scopelliti.......pag. 17 22. Calendario pastorale-parrocchiale del mese di Marzo.pag.46 23. Avvisi.pag.47

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San Giuseppe...pag. 19

Ariaporu

N1

Marzo 2012

Editoriale
di Rosella Garreffa
Le profonde trasformazioni sociali della postmodernit, nellarco di pochi anni stanno trasformando lo scenario sociale contemporaneo , contribuendo alla perdita del valore e del senso della tradizione. Benestare ci tiene ad annoverare le proprie radici in ogni iniziativa, sia di carattere religioso che culturale e sociale. Un periodico dal titolo Ariaporu, lascia intendere la tendenza di un popolo a voler tenere ben saldi gli usi e i costumi della gente di Calabria. Don Rigobert Elangui, dal cuore dellAfrica, giunto in Italia per portare la sua testimonianza umile e appassionata, radicata in una spiritualit profonda e culturalmente attrezzata. Dalla parrocchia S.Silvestro e Barbara di Caulonia Marina alla parrocchia S.Maria della Misericordia di Benestare con un progetto damore che si fa servizio generoso e gratuito, il nostro giovane parroco, gi diventato traino di molteplici iniziative dettate da creativit e armonia dintenti. La gente lo ascolta e lo segue nel cammino pastorale, condividendone le idee e concretizzandone le proposte. Un giorno dinverno, don Rigo decise di portare avanti la voce del popolo benestarese attraverso un giornale, gi voluto negli anni da Padre Francesco Carlino. Rinnovate, pagine, contenenti, esigenze, richieste, espressioni delle varie sfaccettature del paese del gesso. Questo periodico, curato nei dettagli da una redazione vigile e competente, altrettanto quanto la precedente, ospiter quanti, attraverso la propria penna, vorranno divulgare proposte e messaggi atti ad alimentare una societ volta a confrontarsi. Benestare, con nuove progettualit, anche propense ad offrire ospitalit ad un gruppo di migranti: 15 minori non accompagnati, provenienti dallAfrica centro occidentale, per lo pi dal Mali, ridisegna i tratti salienti della Chiesa e della societ formandone una sola famiglia. specialmente di famiglia che si vuole parlare nel giornale Ariaporu, il cui nome viene dettato dalla mitica piazza benestarese nei pressi della zona Timpa, unala del paese, dove ancora esiste in originale qualche casa di gesso: materiale prezioso un tempo lavorato nelle carcamuse. Don Rigobert, si ribadisce, ha voluto non a caso dedicare la copertina di questo primo numero alla famiglia, intesa non solo come destinataria ma come risorsa del cammino pastorale, sociale e culturale. Alla tematica predominante del giornale, si associano inoltre quesiti di varia informazione relativi non solo al nostro piccolo centro dellentroterra jonico. L indirizzo, giornaleparrocchiale@libero.it , ospiter i contenuti di quanti vorranno rendere pubbliche le proprie opinioni e proporle interagendo con altri lettori anche sul web. Ariaporu" e un occasione per evocare limportanza della tradizione celebrandone i simboli ed i riti per lasciare da parte la nostalgia di un percorso antico che ha poggiato le basi per unidentit personale fondata sui valori autentici del vivere sano.

Ariaporu

N1

Marzo 2012

Nella dinamica dellincontro mondiale delle famiglie.


di Don Rigobert Elangui Carissimi parrocchiani e lettori tutti, con la riproposizione di questo nostro giornale parrocchiale, il ringraziamento a padre Francesco per averlo ideato. Doveroso rivolgere subito lattenzione sul prossimo appuntamento pastorale locale La settimana diocesana della Famiglia dal 3 al 6 maggio. Inoltre a Milano La famiglia: il lavoro e la festa, VII incontro mondiale delle famiglie, dal 30 maggio al 3 giugno. A tal proposito rivolte le attivit dellapertura dellanno parrocchiale della famiglia che abbiamo celebrato lo scorso 8 gennaio. Seguendo gli orientamenti pastorali della diocesi, cercheremo di rendere pi vivi e attivi i nostri centri famigliari dascolto ed i nostri gruppi famiglie meditando sul tema dellanno. Perci si conta su, aiuto, disponibilit e partecipazione di tutti. Riprendendo le

osservazioni di Giovani Paolo II, la famiglia Non unopzione della pastorale ma la sua dimensione fondamentale. Famiglia: lavoro e festa, nel tentativo di spiegarne il significato, meditando su questo tema, mi venuta in mente una domanda: E possibile conciliare lavoro e festa in un contesto di

disoccupazione e di crisi economica che sta rischiando addirittura di compromettere l integrit di tante famiglie? Una riflessione pi approfondita ci fa capire che la Chiesa come Mater et Magistra, nella sua essenza ci invita andare oltre. Nel messaggio di presentazione di questo tema, il Santo Padre afferma che Famiglia, lavoro e giorno festivo sono doni e benedizioni di Dio per aiutarci a vivere unesistenza pienamente umana. Il lavoro e la festa sono modi con cui la famiglia abita lo spazio sociale e vive il tempo umano. Questo tema mette in relazione la coppia uomo-donna con i suoi stili di vita ed il modo di vivere le relazioni famigliari. Abitare il mondo con il lavoro ed umanizzare il tempo con la festa. Lidea di fondo che guida tutto litinerario la fiducia di poter riscontrare e annunciare una ritrovata armonia tra queste due realt (lavoro e festa) che caratterizzano la vita familiare. Necessita dunque cercare di farle dialogare, interagire, partecipando rispettivamente luna della bellezza e delle fatiche dellaltra, finch si ritrovi un legame virtuoso e amichevole tra spazio lavorativo,tempo della festa e vita familiare. Ci rendiamo dunque conto che tale significato va oltre il perimetro ecclesiale e religioso della famiglia. Interessa infatti tutte le dimensioni di famiglia: quelle cristiane e non, credenti e non, quelle che conservano lunit e la fedelt al vincolo matrimoniale e quelle dal cuore ferito. Infine le famiglie praticanti e quelle lontane dalla pratica cristiana.
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Marzo 2012

La famiglia come una composizione musicale, ciascun componente come uno strumento che deve suonare in armonia con gli altri e occorre sempre la pazienza e limpegno di tutti prima di ritrovare un giusto equilibrio in ogni nuova situazione che si presenta nella vita quotidiana. Come in tutte le composizioni musicali, la scrittura costituita di note e pause ed il ritmo scandito dallalternanza di accenti forti e deboli: in un particolare momento prevale uno strumento sugli altri; in altri il silenzio; ora il ritmo rallenta; ora bisogna accettare anche qualche momento stonato. Quando le cose vanno bene il ritmo delle nostre famiglie oscilla serenamente fra questi due ultimi momenti citati. Si lavora, si studia, si assolvono le mille incombenze del quotidiano sapendo che poi ci attende il momento della festa, del riposo contemplativo e gratificante. quellalternanza di lavoro e festa che lAltissimo stesso ha stabilito nella sua prima fatica creatrice, il mondo. Cos dovrebbe essere per tutti, una sana alternanza dei momenti, la giusta misura di entrambi, senza eccessi, invadenze o prevaricazioni delluno sullaltro. Quando capita che il lavoro sia troppo, assorbe tutto e sacrifica i nostri affetti non pi celebrati nel momento della festa. Capita per che il lavoro manchi e allora diventa difficile non solo far festa ma anche mantenere salda la fiducia nella possibilit di crescere la propria famiglia. In quale situazione siamo oggi? Le condizioni di vita sono certo differenziate rispetto al passato ma il tema rivolge di per s un appello a essere solidali con quanti in questo mondo, nella nostra parrocchia, nel nostro comune, mancando del lavoro, faticano a dare senso alla festa e speranza alla loro famiglia. Siamo cos portati a rapportarci sia con lideale biblico, contenuto nel racconto della creazione (Gen 1-2) sia con quello della dura e contraddittoria realt odierna con cui noi tutti ci confrontiamo. Forse la fecondit del tema potr rivelarsi solo se sapremo stare in questa tensione, tra lincudine della realt e il martello dellideale biblico. Ne usciremo forgiati e pi capaci di capire la sapienza del ritmo del vivere che si dispiega tra i doni che lingegno umano produce e le forme di solidariet che rendono possibile la festa per tutti, anche per coloro che, senza il contributo di ciascuno, proprio non saprebbe mantenere la speranza di arrivare almeno un giorno a fare festa. Vi invito quindi a dare, ai nostri centri famigliari di ascolto ed ai nostri gruppi di famiglie, una dimensione missionaria cio aperti alle altre famiglie che vivono nelle difficolt economiche, relazionale, affettive e spirituale, portandole sulla strada del vangelo della Carit. Augurandovi un buon tempo di quaresima, vi aspetto nei diversi incontri che stiamo facendo in parrocchia e nelle frazioni. Grazie per la partecipazione che state dimostrando. Concludo con questo invito del nostro Vescovo padre Giuseppe pregiamo in famiglia per tutte per le famiglie.

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Marzo 2012

Il Vescovo di Locri-Gerace

MESSAGGIO PER LA QUARESIMA 2012

Carissimi fratelli, La quaresima del corrente anno ci trova gi in una situazione di difficolt, di precariet e di sacrifici per la grave congiuntura economica che stiamo vivendo. Quali altre mortificazioni e sacrifici possiamo proporre e imporci dinanzi a bilanci familiari drammatici, alla perdita del posto di lavoro, alla riduzione dei servizi anche essenziali, alla perdita di speranza soprattutto da parte dei giovani e allemigrazione dalla nostra terra delle forze migliori, preparate con gravi sacrifici da parte dei genitori? Nonostante questa situazione di sacrifici per nulla scelti ma imposti dalla situazione, la quaresima si presenta a noi con il suo messaggio di forte richiamo allausterit. Questanno potrebbe essere loccasione propizia, sotto questa forte pressione di austerit non voluta ma subita, per riflettere su ci che importante per dare senso alla vita e creare le condizioni della nostra felicit. La crisi economica che attraversiamo lultima deriva della cultura consumistica che ci diceva che la felicit stava nel consumare beni e nel dare a tutti questa possibilit. Siamo stati bersagliati da messaggi pubblicitari che ci offrivano prodotti per nulla necessari, ma presentati a noi come tali: lusso, divertimento, sesso, abbondanza di cibo sino allo sperpero. Erano queste le condizioni indicate dalla cultura consumistica per essere felici. Sappiamo qual stato il prezzo pagato: disastri ecologici ed ambientali, aumento della povert dei paesi gi poveri, aumento della fame nel mondo, violenza fisica, droga, criminalit organizzata, usura. Il consumismo ha fallito nelle sue previsioni e promesse. Lattuale crisi ci ha aperto gli occhi sul senso della vita e ci sta esortando a cambiare rotta. Occorre collocare il messaggio quaresimale in questo obiettivo: dobbiamo ricomporre la scala dei valori e mettere al primo posto ci che d veramente felicit e serenit, a cominciare dalla famiglia, che va ricollocata al giusto posto e va fondata e condotta sulla base dei grandi valori umani e cristiani. Ci viene chiesto, in altre parole, di scoprire la cultura dellessenziale.

Ariaporu Nel contesto della cultura dellessenziale voglio richiamarvi alcuni punti:

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Marzo 2012

1. Guardiamo sempre la vita con gli occhi del pellegrino e ricordiamo la Bibbia: non abbiamo qui una dimora stabile, ma siamo in cammino verso il cielo. Accogliamo, pertanto, linvito alla conversione del cuore e a valutare il bene e il male a partire dal punto di vista di Dio. 2. Ritroviamo la strada della coerenza tra fede e vita per esprimere la nostra fede adulta e matura, secondo il nostro piano pastorale diocesano. E un invito per tutti, ma soprattutto per coloro che hanno intrapreso la strada della leggerezza morale, dellillegalit e del crimine. Ricordiamo: non ci pu essere alcun legame tra religiosit e organizzazioni criminali: o si sta da una parte o si sta dallaltra. 3. Raccomando a tutti la lettura della Bibbia sia da soli che in famiglia. Lo ricordo in modo particolare a tutti i membri delle associazioni e delle Confraternite. 4. Educhiamoci al bene comune, nel senso che la ricerca del nostro star bene non deve mai andare a discapito del bene degli altri e della collettivit, a partire dalle piccole cose: il benessere o di tutti o non sar di nessuno. In questo momento di difficolt generale ci sia tra le famiglie maggiore solidariet ed aiuto. Una famiglia che pu si faccia carico di unaltra che non pu. 5. In molti Comuni della nostra Locride partita gi, e in altri partir a breve, la raccolta differenziata della spazzatura: farlo un atto di civilt, che ben si addice allo sforzo ascetico della Quaresima. Sentiamolo come dovere morale. 6. Celebrando le feste di famiglia cerchiamo di non strafare, spinti forse dal confronto con altre famiglie. Facciamo il passo proporzionato alle nostre possibilit economiche, perch altrimenti si potrebbe finire nellusura. 7. Chi ha dipendenti li paghi con giustizia: il cristiano non pu accettare il lavoro in nero o dare buste paga inferiori a quanto in realt si firma. Nella Bibbia Dio si mostra severo contro chi sfrutta loperaio o non paga la giusta mercede. Viviamo la quaresima con impegno vero, quello che guarda concretamente al rinnovamento interiore e al cambiamento esteriore. Vi ho offerto alcuni spunti di riflessione ed elementi di verifica. Altri ne potrete scoprire da soli. Chiediamo a Dio la grazia della conversione. Buona quaresima.

+ p. Giuseppe Vostro Vescovo Locri, 11 febbraio 2012

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Marzo 2012

tempo di Quaresima, preghiera, digiuno e carit.


di Aurelia Trimboli

Benvenuta Quaresima, perch sei la porta per la Risurrezione.

Non solo un gioco di parole dire BENVENUTA alla Quaresima ma significa lasciarsi guidare da quello che pu essere un grande tempo che ci prepara alla Santa Pasqua di Risurrezione. Il tempo di

Quaresima inizia ogni anno il Mercoled delle Ceneri (questanno il 22 febbraio) e si conclude con il pomeriggio del Gioved Santo (questanno il 5 aprile). Quaranta giorni che per noi significano passare dalla schiavit del peccato alla vita. Ma fare Quaresima difficilissimo. Tutto congiura contro: il nostro intimo, il mondo che ci circonda, il mondo commerciale, lo stile di vita di questo secolo, le tante cose importanti e belle che dobbiamo fare. Fare Quaresima vuol dire concentrarci sul Signore e su quanto veramente indispensabile. Ma nonostante arrivi la Quaresima, nella nostra vita sembra che non cambi nulla: al lavoro si deve andare e quel mondo a volte, o spesso, non ci aiuta a vivere da cristiani; la domenica si va al centro commerciale perch bisogna pur vivere e trovare il tempo per fare acquisti; la sera si stanchi e pregare non facile e si rimanda a tempi pi opportuni. Tutto vero. Verissimo! Per qualcosa possiamo fare, iniziando a rifiutare compromessi con la nostra coscienza, ultimo tribunale di fronte al quale non possiamo nemmeno tentare di barare; accettando di andare controcorrente per servire, lodare ed amare il Signore, rifiutando di servire e seguire gli altri che promettono ma lasciano il cuore sempre pi amaro. La Quaresima il tempo di ascolto della Parola di Dio, della conversione, di preparazione e di memoria del Battesimo, di riconciliazione con Dio e con i fratelli che a causa del peccato hanno subito un danno. La Quaresima un combattimento contro lo spirito del male e le uniche armi che abbiamo a disposizione per combattere sono: il digiuno, la preghiera e la carit.

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Il digiuno ci permette di partecipare con il sacrificio del corpo al cammino della conversione, ci aiuta ad astenerci dal peccato. Infatti, il digiuno esprime il rapporto intimo che passa tra questo segno penitenziario esterno e la conversione interiore: sarebbe inutile astenersi dai cibi se non ci si sforzasse di astenersi dal peccato. Ma esso non va inteso solo come un'astensione dal cibo ma anche da altre cose. In genere si fanno dei "fioretti" e per 40 giorni si cerca di astenersi da qualcosa a cui si tiene come forma di sacrificio che porta alla purificazione. La Quaresima il tempo di una pi intensa preghiera, intesa come partecipazione alla preghiera di Cristo; una preghiera che strettamente legata allimpegno per la conversione. La Quaresima il tempo privilegiato per dare udienza a Dio. Apriamogli la porta, facciamolo entrare nella nostra vita.la trasformer. Ma la cosa pi importante in questo periodo la carit fraterna. Non c vera conversione a Dio senza conversione allamore fraterno. Certo amare tutti non facile ma neanche impossibile. Quale tempo migliore se non la Quaresima per perdonare e amare tutti i nostri fratelli? Sicuramente amare i nostri nemici cio perdonare, soprattutto se si tratta di offese, umanamente impossibile. Ma in questo tempo di Quaresima dobbiamo cercare di aprire il nostro cuore e amare incondizionatamente tutti perch per noi cristiani non ci sono n amici e n nemici perch siamo tutti fratelli. Dunque la Quaresima il tempo di un forte impegno di carit verso i fratelli: di una vittoria sul nostro egoismo che ci renda disponibili alle necessita dei poveri. Quindi cari fratelli e sorelle non abbiate timore di dire benvenuta Quaresima, ma aprite il vostro cuore ad essa. Questo il tempo dei buoni propositi, il tempo che ci fa guardare ai nostri peccati per non scandalizzarci di quelli degli altri. il tempo che ci parla del peccato, di lontananza da Dio e di necessit di tornare perch bello scoprire che nella casa del Signore si pu tornare da perdonati. Quindi in questo periodo di Quaresima vi invito a pregare veramente e a chiedere al Signore di aiutarvi a pregare davvero e vedrete che limpossibile diventer possibile, con Lui, nostra forza, nostra vita, nostro unico bene. E se vi sembra che Lui sia spesso invisibile, guardate a Maria, colei che era presente anche ai piedi della croce e diverrete pap, mamme, giovani, ragazzi pieni di gioia.farete Pasqua, passerete dalla morte interiore alla vita divina.

Se amate solo quelli che vi amano, quale merito ne avete? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno tutti cos? Dunque amate anche chi vi odia.

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Marzo 2012

DAL PASSATO AL PRESENTE: PER NON DIMENTICARE


di Veronica Pelle

Maria di lu rosariu partiu , di nantica strata cca passau. Finu a lu Cummentu sindjiu, avanti a la cruci cca si prisentau. Tuttu Bovalinu saterriu e nova cungrega si mandau, doppu nta la guerra sindjiu e tutti li nazioni li ggiustau.

Da questo canto inizia la storia di Benestare e della confraternita del SS.rosario, che secondo la tradizione, voleva il Sacro Simulacro della Madonna del Rosario nel proprio casale, dopo essere stato commissionato nel XVI secolo da un ignoto scultore napoletano. Si racconta che un gruppo di massari part da Benestare per raggiungere il capoluogo partenopeo e una volta giunti presso labitazione dello scultore, questi li accompagn verso la bottega dove si trovava lopera commissionatagli. I massari dopo aver visto una luce intensa provenire dalledificio, vi entrarono insieme allo scultore che si rivolse alla Madonna dicendo : Oh Madonna mia quantu bella siti e Lei rispose : non mi vidisti e tanta bella mi facisti, e si mi vidivi quantu bella mi facivi?, non appena proferitigli queste parole, lo scultore mor. La statua venne in quel momento sorretta dai massari e portata alla volta di Benestare. La Madonna approd per via mare a Bovalino e qui venne adagiata su un capiente carro trainato da robusti buoi. Prima di raggiungere il casale, per sost per una notte a Bovalino presso la Chiesa di Santa Maria delle Grazie dove ricevette lomaggio del marchese. Di fronte a tanta bellezza e maestosit, gli abitanti di Bovalino pensarono di trattenerla presso la loro Chiesa, ma i benestaresi non permisero che ci avvenisse. Allindomani la statua riprese il viaggio e sost dinnanzi alla croce marmorea situata dinanzi al convento di Santa Maria di Ges prima di giungere Benestare dove il popolo festante, aspettava il suo arrivo. Siamo nel XVI secolo, allincirca verso il 1500, anno in cui risale probabilmente anche la fondazione della Confraternita del SS.Rosario, una delle pi antiche e numerose congreghe dellintera diocesi

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Locri-Gerage , ma la sua ufficiale costituzione risale al 1753 ben due secoli e mezzo pi tardi. La confraternit d subito il meglio di s, proponendosi come sicuro sostegno alle necessit temporali e religiose della comunit: assisteva gli ammalati che curava con amore e dedizione, soccorreva i poveri raccogliendo offerte in loro favore. Ma ben presto la reale serenit del casale di Benestare e di tutta la diocesi viene turbata da un evento straordinario che lascia un profondo segno sia a livello economico che religioso: il terremoto del 1783.Levento si verific il 5 febbraio del 1783, era un mercoled, la giornata era allietata dal sole,niente vento,temperatura fresca. Nessuno poteva mai sospettare che in una simile giornata poteva abbattersi sulla Calabria il pi disastroso dei terremoti. Verso mezzogiorno e mezzo, dalle viscere della terra sal un cupo boato che fece traballare per quasi due minuti le contrade calabresi, seminando ovunque distruzione e morte. Il maggior numero delle vittime, fu schiacciato sotto le macerie degli edifici; altre, soprattutto i contadini che fuggivano per la campagna, furono inghiottiti dai crepacci che si aprirono loro innanzi, e si richiusero immediatamente dopo averli inghiottiti insieme con gli alberi e le abitazioni che vi erano precipitati dentro. Il sisma si ripetuto in maniera violenta a mezzanotte dello stesso giorno,giorno 7, e alle nove di sera del 28 marzo successivo, aggiungendo morte a morte, disastro a disastro. Furono calcolati 40.000 morti per le scosse del 5,7 febbraio e del 28 marzo e circa 25.000 per le conseguenze che fecero seguito alla catastrofe; mentre Benestare riport solo dei lievi danni rispetto agli altri paesi del circondario. Per la popolazione benestarese, lo scampato pericolo dal terremoto fu attribuito alla portentosa intercessione presso Dio della Beata Vergine del Rosario. Secondo la tradizione giorno 5 febbraio, in cui si verific la prima scossa di terremoto, il popolo spinto da una profonda fede, si rec in chiesa per affidare le proprie preghiere alla Madonna, implorando piet e misericordia. Vista la gravit della situazione, i confratelli del SS. Rosario guidati dal Parroco Don Giuseppe Giurato, il giorno 7 febbraio, decisero di esporre la Vergine del Rosario e di portarla in processione. Partendo dalla chiesa Matrice, si diressero in direzione della localit Cummentu. Durante il tragitto la terra tremava insistentemente e si vedevano aprire voragini nel suolo che poi, da sole si richiudevano e le persone per evitare di essere inghiottite si aggrappavano ai cespugli che si trovavano ai lati del selciato. Giunti al convento, Don Giuseppe inizi a fare un breve discorso e in quel preciso istante le pareti delledificio religioso iniziarono a crollare. A parte i danni materiali subiti dal convento, il sisma risparmi le vite umane e lasci un momento di tregua che permise alla popolazione di rientrare a Benestare. La processione sost presso la chiesa di San Giuseppe dove la Madonna venne poggiata su un tavolo.
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I fedeli iniziarono a cantare le litanie dei santi, ed in quel momento la scosse di terremoto che erano sempre pi violente, cessarono improvvisamente. Le preghiere, le lacrime e la grande fede del popolo di Maria, fecero si che sul paese di Benestare scendesse la piet Divina. Lintercessione della Beata Vergine presso Dio si comp e dalla fronte della miracolosa effige della Madonna si vede grondare del Santo sudore. La gente dinnanzi a tale prodigioso evento, si prostr ai piedi della Madonna e con il cuore pieno di gioia, grid al miracolo. Il parroco insieme ad altri asciug le stille di sudore adagiando i pezzi di cotone, si dice erano sette, su un vassoio dargento. Da quellanno lAutorit Ecclesiastica riconobbe levento prodigioso e concesse che in tale data venisse fatta la processione per le vie del paese. Oggi come allora, questa data particolarmente sentita dai benestaresi, che per loccasione, organizzano con profonda fede e devozione il Triduoe la processione affinch nessuno possa mai dimenticare, e le giovani generazioni possano riflettere e rafforzare la propria devozione verso la Madonna del SS.Rosario che da sempre ha preservato i suoi figli da ogni male.

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Lettura orante della Bibbia: Lectio Divina .


di Don Rigobert Elangui

Prendi il libro e mangia Ez 13


Due ragioni mi hanno spinto a redigere questo articolo: La prima linvito pressante che ci fatto il nostro Vescovo Mgr Giuseppe Morosini nel suo messaggio di quaresima che abbiamo letto il mercoled delle ceneri in questi termini: << Raccomando a tutti la lettura della Bibbia sia da soli che in famiglia. Lo ricordo in modo particolare a tutti i membri delle associazioni e delle Confraternite>>. La preoccupazione del Vescovo di invitarci a riscoprire limpotenza della parola di Dio nella nostra vita spirituale, sociale e morale, perch solo nellascolto e la pratica di essa che nasce una fede autentica e vera. La seconda, invece, risulta dalla preoccupazione di tanti cristiani che dicono di non saper leggere e pregare con la Sacra scrittura. Come pastore ho pensato di fare questa riflessione che forse aiuter tutti quelli che hanno le difficolt di abbordare un testo biblico e di pregare con esso. Il mio obiettivo non quello di presentare uno studio scientifico della Bibbia, ( l'esegesi) che un esercizio molto difficile per i comuni mortali, ma di proporre una lettura spirituale della Sacra Scrittura, che ci aiuter a fare della parola di Dio, la fonte della nostra preghiera, soprattutto in questo tempo di quaresima.
COSA E LA LECTIO DIVINA?

Lespressione latina Lectio Divina ( Lettura divina) designa la pratica della lettura orante della Sacra Scrittura, allo scopo di alimentare la preghiera e di entrare in comunione con il mistero di Dio che si presenta attraverso il testo biblico. Si distingue dalla esegesi scientifica, dallo studio e dellinterpretazione , per la speciale attenzione al dialogo di fede tra lettore e Dio, sotto la guida dello spirito Santo. In concreto la lectio divina consiste nella lettura di un testo biblico alla luce dello spirito, in modo che la parola letta, meditata e accolta in noi, diventi preghiera e trasformi la vita. In questa ottica, Sant Agostino affermava che << la tua preghiera la tua parola rivolta a Dio. Quando leggi Dio che ti parla; quando preghi sei tu che parli a Dio>>.

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- LE TAPPE DELLA LECTIO DIVINA

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Nella sua struttura classica, la lectio divina si divide in quattro tappe:1) La lettura (lectio), 2)La meditazione (meditatio),3) La preghiera (oratio) e 4)La contemplazione (contemplatio). Va premesso che, prima di leggere il testo Sacro, conviene invocare lo Spirito Santo perch ci illumini e, scendendo su di noi,ci faccia comprendere la sua parola di fede. Perci ogni volta che iniziamo a leggere la Bibbia a livello personale o comunitario, invochiamo lo spirito Santo, affinch la lectio divina non sia pura esegesi, ma essenzialmente una grazia dello Spirito Santo. 1- La lettura della parola di Dio. La lectio divina si apre con la lettura del testo, che secondo il papa Benedetto XVI <<provoca la domanda circa una conoscenza autentica del suo contenuto: che cosa dice il testo biblico in s?>>1. La lettura dunque il momento fondamentale per una comprensione autentica e giusta della parole di Dio. Senza questo momento si rischia che il testo diventi solo un pretesto per non uscire mai dai nostri pensieri. Si legge nella fede che in essa, Dio ci viene incontro ed entra in relazione con noi. In altri termini, la lettura della parola di Dio si fa nella consapevolezza di ascoltare qualcuno: la persona viva che ti parla Ges stesso.
- I CRITERI PRATICI PER UNA BUONA LETTURA SONO:

- Leggere e rileggere pi volte il brano, cio fare una lettura continua di un libro oppure i testi della liturgia del giorno. bene leggere il testo non solo con gli occhi, ma ad alta voce, per entrare realmente in ascolto di colui che parla. -Se possibile, mettere in risalto le parti pi importanti del brano: lambiente e il contesto storico, i personaggi, i sentimenti, le immagini, il dinamismo delle azioni, i verbi. - meglio stabilire una gerarchia di libri da affrontare progressivamente accordando un primato ai vangeli. La struttura del vangelo secondo Marco, basata su due parti rispondenti alle domande << Chi Ges?, Come seguirlo?>> uneccellente iniziazione alla lectio divina. - Occorre, altres, dare spazio al silenzio iniziale, perch nel silenzio che luomo comincia a coniugare la parola con lascolto.

Benedetto XVI, Esortazione Apostolica Postsinodale Verbum Domini


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2- MEDITAZIONE DELLA PAROLA DI DIO.

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Meditare riflettere sui valori permanenti del testo biblico, cercare il sapore della parola, non la scienza, ruminare la parola cercando di calarla dentro di noi, in un impegno che interiorit e concentrazione, chiudere gli occhi davanti al Signore e confrontare il testo con la nostra vita, evidenziando gli atteggiamenti e i sentimenti che la parola di Dio ci trasmette. Qui ci si pongono delle domande: che cosa mi dice il testo biblico? Qual lidea e il valore fondamentale del brano? Perch importante per me? Che cosa mi suggerisce e come mi interpella? Quali sentimenti mi trasmette? Non si tratta, allora della speculazione filosofica, in cui, da una frase bisogna trarre le conseguenze per arrivare alla questione da sottoporre ad unaltra persona, che ha fatto la lectio sulla stessa pagina per giungere cosi alla reciproca disputa accademica. Lintento della

meditazione spirituale perch scopre e coglie dalla lettura il nutrimento della vita dellanima. Nella meditazione, lattivit quella di masticare la lettera che mi data nel testo (riferimento oggettivo) e non di vedere unimmagine prodotta dalla mente (riferimento soggettivo). La meditazione dunque la comparizione del nostro agire nel tribunale della nostra coscienza. Cio lasciarsi toccare e mettersi in discussione. Ci Significa allora far penetrare questa parola nel nostro cuore, e poi mobilitare tutte le nostre energie per confortarci, penetrare la parola e convertirsi ad essa.
3- LA PREGHIERA.

Con la preghiera, la parola uscita da Dio ritorna sottoforma di ringraziamento, lode supplica, intercessione (Isaia 55,10-11). La lectio divina si apre al colloquio tra Dio e luomo e diviene ingresso nellalleanza. lo Spirito che guida questo momento, ma a ispirare la preghiera anche la parola di Dio ascoltata. La parola, quindi esprime la nostra risposta a Dio dopo averla ascoltata. Deve essere una preghiera che sgorga dal brano appena letto e meditato e che stimola tutto il nostro essere. Vi ancora, come nella meditazione il riferimento al testo che mi dato (aspetto oggettivo) e non alle mie preoccupazioni o alle mie sensazioni (aspetto soggettivo). Non una risposta generica, quindi, che nasce da una necessit materiale o psicologica. Lo scopo della preghiera nella lectio divina, non quello di stare o sentirsi bene, ma di ascoltare la Parola di Dio per parlare con lui cambiando la vita, in un continuo cammino di conversione. La lectio divina plasma una preghiera non devozionale, ma biblica ed essenziale. I modi della preghiera sono quelli che lo spirito suscita: lacrime di gioia o di compunzione, silenzio adorante, intercessione per persone sofferenti evocate dal testo. A volte si resta nellaridit e la preghiera non riesce a

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sgorgare. Allora si tratta di presentare il corpo atono come preghiera muta al Signore. Anche questi momenti concorrono a fare del credente un uomo di ascolto, sensibile alla presenza del Signore e capace di contemplazione.
5- LA CONTEMPLAZIONE.

Nel suo senso etimologico,il termine contemplazione in latino contemplatio composto dalla preposizione cum che significa con e dal sostantivo templum che indica la presenza di Dio (il tempio). La contemplazione consiste, allora nel vivere la dimensione de cum-templum: il templum come luogo in cui presente Dio e nel quale vive luomo. La contemplazione deve avere la tensione ad unire, fare sintesi tra la dimensione verticale e quella orizzontale, tra divino e umano,

tra spirituale e carnale. In questa prospettiva il papa Benedetto XVI afferma che: <<La contemplazione, tende a creare in noi una visione sapienziale della realt, secondo Dio e a formare in noi il pensiero di Cristo>>. Essa non allude alle visioni, o alle esperienze mistiche particolari, ma indica la progressiva conformazione dello sguardo delluomo a quello divino ed inoltre lacquisizione del dono dello spirito che viene nelluomo spirito di ringraziamento, di compassione e di discernimento. La contemplazione non una evasione metafisica come nella filosofia platonica, ma unincontro con Dio che viene a incontrarci. Non un momento in cui bisogna fare qualcosa di particolarmente spirituale, ma quotidiano allenamento ad assumere lo sguardo di Dio su di noi e sulla realt, purificazione dello sguardo del cuore che arriva a discernere la terra, il mondo e gli uomini come dimora di Dio.
-La lectio divina come itinerario di formazione cristiana

La lectio divina non un tipo di lettura biblica particolare, ma un vissuto profondo della presenza del Signore risorto. Non si tratta di unesperienza intimistica, ma di un coinvolgimento esistenziale della totalit della persona. Si tratta di una modalit di essere che costituisce un vero itinerario di formazione cristiana. In altri termini, lesercizio della lectio divina porta a interiorizzare alcune disposizioni che lo spingono verso una profonda adesione a Cristo parola rivelata. In realt la lectio divina costituisce un cammino verso una forte esperienza di fede, di ascolto, di conversione e di comunione nel costante dinamismo verso la formazione alla contemplazione.

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Infatti, la fede, deve essere il costante orizzonte con cui sperimentare la lectio divina, cio solo nella fede che legittimamente si possono compiere le tappe della lectio divina. Inoltre, non sideve confidare solo sulle proprie forze, solo sulla propria ascesi, perch come dice il Signore <<senza di me non potete fare nulla>>. Cosi litinerario della formazione cristiana deve tenere costantemente lo sguardo di fede con il quale leggere e abituare a leggere la storia, pena la riduzione della fede a unideologia. Lascolto dovr essere la sostanza constante in cui realizzare la lectio divina. Si tratta di un ascolto del cuore, interiore, per poter sentire il mormorio del vento leggero della parola che si rivela. Lascolto il criterio fondamentale, perch da esso <<nasce la fede e la vera spiritualit>> secondo lespressione di San Benedetto. Cosi nella vita cristiana, ogni uomo deve esercitare la propria capacit di ascolto per potere riconoscere la parola che chiama e che indica la strada. Latteggiamento di conversione deve assumere una valenza pregnante nella lectio divina. Conversione significa lasciarsi guidare dalla parola che trasforma e non dalle opinioni personali che generano sicurezze aleatorie. Si tratta di concepire la conversione come disponibilit allosservanza della parola (Lc 11,28), come oblazione della propria vita (Rm 12,1-2), come testimonianza a Cristo e come apertura al piano di Dio. Cosi nellitinerario di formazione cristiana la conversione deve diventare listanza permanente per aderire alla sequela del Signore, lasciando i propri idoli per il solo Dio. Possiamo allora capire che si tratta di un esercizio che permette di scoprire la ricchezza inesauribile della parola di Dio e permette anche di diventare testimoni della stessa parola, diventare ossia, persone che riescono a scorgere le scintille della parola negli avvenimenti della storia, e nella loro storia concreta, per quanto negativa possa essere. La lectio divina pu aiutarci a individuare anche nelle situazioni di peccato la presenza di Dio misericordioso che tende a permettere la prova, per ottenere poi un maggior bene. Il cristiano, dovr diventare sempre di pi un contemplativo. Per,questa dimensione contemplativa non una fuga dalla realt quotidiana o una chiusura nel suo proprio io. Ma un faccia a faccia con il Dio che si fatto parola di Vita.
Conclusione

Al termine di questa riflessione, conviene dire che il dinamismo della lectio divina rappresenta il nucleo di tutta quanta la vita spirituale. Ci aiuta a familiarizzare con la Bibbia. Alla luce di questo, comprendiamo linvito pressante di Benedetto XVI a riprendere e a diffondere la pratica della lectio divina per un rinnovamento della vita ecclesiale: <<vorrei soprattutto evocare e

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raccomandare lantica tradizione della lectio divinaQuesta prassi, se efficacemente promossa, apporter alla chiesa ne sono convinto, una nuova primavera spirituale>>.2 Il sinodo dei vescovi, sulla parola di Dio, tenuto a Roma nel mese di ottobre 2008 ha ribadito la stessa cosa riaffermando limportanza e il primato della parola di Dio nella vita di fede. Siamo chiamati a riscoprire e riappropriarci della parola di Dio, che secondo il Concilio Vaticano II, lanima della teologia e quindi di ogni vita spirituale. In questo tempo propizio di quaresima, , riscopriamo la ricchezza inesauribile della Sacra Scrittura mediante la lectio divina. Andiamo nel deserto del nostro cuore per colmarlo dellamore di questa parola vivente che Ges Cristo.

Buon tempo di quaresima in compagnia di Ges parola che da senso alla nostra vita meditando queste parole del profeta Ezechiele che ci invita a essere i mangiatori della Parola: <<Figlio delluomo, mangia ci che sta davanti, mangia questo rotolo poi va e parla alla casa dIsraele.>> Ezechiele 3,1

Messaggio al Congresso internazionale sulla Sacra Scrittura nella vita della Chiesa,Roma,14-18 settembre 2005

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Ricordiamo D. Bruno Maria Scopelliti


di Rosario Scopacasa.

L11/03/2012

Sar

celebrata

una

Messa

suffraggio della sua anima nel 20 anno della sua morte avvenuta L11/03/1992. stato Parroco a Benestare dal 1957 al 1977. Ha scritto un libro i Pioli Della mia Scala dove precisava che stato scritto per suscitare entusiasmo ad operare del bene e ad essere vicino ai giovani che si sentivano chiamati per una vita consacrata. Nel 1937 conobbe a Messina S.Luigi Orione benefattore dellumanit sofferente e divenne sostenitore dei santi ideali Orionini. (tra questi laffermazione che solo la carit salver il mondo). Ha seguito tante vocazioni tra le quali quella di Don Achille Morabito che defin sacerdote di grande talento (oggi Consigliere generale dellOpera Dorione) ha scritto che dove cera una tradizione di devozione alla Madonna cera il suo campo preferito ricco di liete speranze e frutti ubertosi. Aveva una particolare devozione alla Nostra Madre Celeste per questo aggiunse al suo nome quello di Maria. Quando veniva per celebrare diceva la Madonna che mi chiama voleva tanto bene anche a Benestare chiedeva sempre notizie di tutti. Quando arrivato a Benestare, ero piccolo ricordo tanti bambini seduti sui gradini dellaltare. Eravamo un gruppo di chierichetti volevamo tutti suonare il campanello imparavamo a memoria le frasi latine perch volevamo rispondere nella Messa. Quando si saputo che Don Bruno rimaneva a Benestare ricordo lentusiasmo, la festa e gli applausi. Era circondato sempre anche da giovani; quante riunioni, iniziative, preparava con impegno laltare i parati, tutto. Era semplice, umano e pronto adaiutare tutti.

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Ricordo il suo saluto cordiale fatto con il cuore. Nelle sue Omelie cera dellentusiasmo, era molto preparato e convincente. Ci rimaneva qualcosa nella mente, nel cuore, capivi che aveva una profonda fede e sentiva tanto Amore per Ges la Madonna i Santi e per tutti noi. Dava messaggi di speranza con alti valori e ritornavamo a casa con tanta energia spirituale, contenti e tutto era pi bello. Usava espressioni ed esempi chiari dove (diceva : per farmi capire dai bambini) con semplicit ci faceva conoscere il Vangelo e la vita dei Santi. Ringraziavamo Dio di averci dato questo Sacerdote che continua adessere vicino a tutti noi con la sua preghiera per intercedere presso Dio perch ci aiuti in ogni nostra difficolt. Aveva sempre una parola dincoraggiamento di esortazione. Sapeva tenere allegra la compagnia e se doveva fare un rimprovero lo sdrammatizzava con lo scherzo, se poi era rivolto allassemblea diceva:non lo dico per voi ma per un altro paese. Il Vescovo di allora Mons. Giliberti di Don Bruno diceva: la vicenda della vocazione di Don Bruno assai bella, nella quale si coglie il disegno di Dio portato a compimento dallo Spirito Santo e dalla amorevole collaborazione di Maria. Don Bruno appare come un prescelto, nonostante le difficolt egli persegue litinerario vocazionale che lo porter al sacerdozio. Egli esperimenta prodigioso laiuto della Madonna che ama teneramente. Si vede che offre la propria vita quale dono damore al servizio di Dio e dei fratelli nella certezza della fede e lo incarna nella semplicit della vita. Continua Mons. Giliberti ; questa testimonianza si ripropone pi utile che mai: i Sacerdoti sono pochi e le necessit aumentano quotidianamente. Esorto tutti a pregare il Padre a mandare operai nella sua Messe e incoraggio i giovani adessere generosi a seguire la chiamata di Dio. Don Bruno rimarr sempre nei nostri cuori i ricordi sono stampati in noi. Ricordiamo Don Bruno e tutte le anime nelle nostre preghiere. Ogni tanto fermiamoci, e pensando a quegli anni trascorsi possiamo trarre entusiasmo e coraggio per migliorare la nostra condotta e fare del bene. Termino con le parole di San Luigi Orione ripetute spesso da Don Bruno Ave Maria e avanti. Un motto un ideale per ogni traguardo

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San Giuseppe
di Mariateresa Pascale Padre putativo di Ges, Sposo della Beata Vergine Maria, Custode della Sacra Famiglia, Maestro di vita interiore , Patrono della Chiesa universale . Quanti insegnamenti da ci derivano oggi per la famiglia! Poich l'essenza ed i compiti della famiglia sono ultimamente definiti dall'amore e la famiglia riceve la missione di custodire, rivelare e comunicare l'amore, quale riflesso vivo e reale partecipazione dell'amore di Dio per l'umanit e dell'amore di Cristo Signore per la Chiesa sua sposa e nella santa Famiglia di Nazareth in cui tutte le

famiglie cristiane debbono rispecchiarsi. San Giuseppe stato chiamato da Dio a servire direttamente la persona e la missione di Ges mediante l'esercizio della sua paternit: proprio in tal modo egli coopera nella pienezza dei tempi al grande mistero della Redenzione ed veramente ministro della salvezza. La sua paternit si espressa concretamente nell'aver fatto della sua vita un servizio, un sacrificio, al mistero dell'incarnazione e alla missione redentrice che vi congiunta; nell'aver usato dell'autorit legale, che a lui spettava sulla sacra Famiglia, per farle totale dono di s, della sua vita, del suo lavoro. Giuseppe nacque probabilmente a Betlemme, il padre si chiamava Giacobbe (Mt 1,16) e pare che fosse il terzo di sei fratelli. La tradizione ci tramanda la figura del giovane Giuseppe come un ragazzo di molto talento e un temperamento umile, mite e devoto. Giuseppe era un falegname che abitava a Nazareth. Allet di circa trenta anni fu convocato dai sacerdoti al tempio, con altri scapoli della trib di Davide, per prendere moglie. Giunti al tempio, i sacerdoti porsero a ciascuno dei pretendenti un ramo e comunicarono che la Vergine Maria di Nazareth avrebbe sposato colui il cui ramo avrebbe sviluppato un germoglio. "Ed uscir un ramo dalla radice di Jesse, ed un fiore spunter dalla sua radice" (Isaia). Solamente il ramo di Giuseppe fior e in tal modo fu riconosciuto come sposo destinato dal Signore alla Santa Vergine.

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Maria, allet di 14 anni, fu data in sposa a Giuseppe, tuttavia ella continu a dimorare nella casa di famiglia a Nazareth di Galilea per la durata di un anno, che era il tempo richiesto presso gli Ebrei, tra lo sposalizio e lentrata nella casa dello sposo. Fu proprio in questo luogo che ricevette lannuncio dellAngelo e accett: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38).Poich lAngelo le aveva detto che Elisabetta era incinta (Lc 1,39), chiese a Giuseppe di accompagnarla dalla cugina che era nei suoi ultimi tre mesi di gravidanza. Dovettero affrontare un lungo viaggio di 150 Km poich Elisabetta risiedeva ad Ain Karim in Giudea. Maria rimane presso di lei fino alla nascita di Giovanni Battista. Maria, tornata dalla Giudea, mise il suo sposo di fronte ad una maternit di cui non poteva conoscerne la causa. Molto inquieto Giuseppe combatt contro langoscia del sospetto e medit addirittura di lasciarla fuggire segretamente (Mt 1,18) per non condannarla in pubblico, perch era uno sposo giusto. Infatti, denunciando Maria come adultera la legge prevedeva che fosse lapidata e il figlio del peccato perisse con Lei (Levitino 20,10; Deuteronomio 22, 22-24). Giuseppe stava per attuare questa idea quando un Angelo apparve in sogno per dissipare i suoi timori: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perch quel che generato in Lei viene dallo Spirito Santo" (Mt 1,20). Tutti i turbamenti svanirono e non solo, affrett la cerimonia della festa di ingresso nella sua casa con la sposa. Su ordine di un editto di Cesare Augusto che ordinava il censimento di tutta la terra (Lc 2,1), Giuseppe e Maria partirono per la citt di origine della dinastia, Betlemme. Il viaggio fu molto faticoso, sia per le condizioni disagiate, sia per lo stato di Maria oramai prossima alla maternit. Betlemme in quei giorni brulicava di stranieri e Giuseppe cerc in tutte le locande, un posto per la sua sposa ma le speranze di trovare una buona accoglienza furono frustrate. Maria diede alla luce suo figlio in una grotta nella campagna di Betlemme (Lc 2,7) e alcuni pastori accorsero per fargli visita e aiutarli (Lc 2,16). La legge di Mos prescriveva che la donna dopo il parto fosse considerata impura, e rimanesse 40 giorni segregata se aveva partorito un maschio, e 80 giorni se femmina, dopo di che doveva presentarsi al tempio per purificarsi legalmente e farvi unofferta che per i poveri era limitata a due tortore o due piccioni. Se poi il bambino era primogenito, egli apparteneva per legge al Dio Jahv. Venuto il tempo della purificazione, dunque, si recano al tempio per offrire il loro primogenito al Signore. Nel tempio incontrarono il profeta Simeone che annunci a Maria: "e anche a te una spada trafigger lanima" (Lc 2,35). Giunsero in seguito dei Magi dalloriente (Mt 2,2) che cercavano il neonato Re dei Giudei. Venuto a conoscenza di ci, Erode fu preso da grande spavento e cerc con ogni mezzo di sapere dove fosse per poterlo annientare. I Magi intanto trovarono il bambino, stettero in adorazione e
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offrirono i loro doni portando un sollievo alla S. Famiglia. Dopo la loro partenza, un Angelo del Signore, in apparizione a Giuseppe, lo esort a fuggire: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e sta la finch non ti avvertir; perch Erode sta cercando il bambino per ucciderlo" (Mt 2,13). Giuseppe si mise subito in cammino con la famiglia (Mt 2,14) per un viaggio di circa 500 Km. La maggior parte del cammino si svolse nel deserto, infestato da numerose serpi e molto pericoloso a causa dei briganti. La S. famiglia dovette cos vivere la penosa esperienza di profughi lontano dalla propria terra, perch si adempisse, quanto era stato detta dal Signore per mezzo del Profeta (Os XI,1): Io ho chiamato il figlio mio dallEgitto (Mt 2,13-15).

Nel mese di Gennaio del 4 a.C, immediatamente dopo la morte di Erode, un Angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: Alzati, prendi il bambino e sua madre e v nella terra dIsraele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino (Mt 2,19). Giuseppe obbed subito alle parole dellAngelo e partirono ma quando gli giunse la notizia che il successore di Erode era il figlio Archelao ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritir nella Galilea e and ad abitare in una citt chiamata Nazareth, perch si adempisse quanto era stato detto dai profeti: Egli sar chiamato Nazareno (Mc 2,19-23).La S. famiglia, come ogni anno, si rec a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Trascorri i giorni di festa, si incamminarono verso la strada del ritorno credendo che il piccolo Ges di 12 anni fosse nella comitiva. Ma quando seppero che non era con loro, iniziarono a cercarlo affannosamente e, dopo tre giorni, lo ritrovarono al tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: Figlio, perch ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati ti cercavamo. (Lc 2,41-48). Passarono altri venti anni di lavoro e di sacrificio per Giuseppe sempre accanto alla sua sposa e mor poco prima che suo figlio iniziasse la predicazione. Non vide quindi la passione di Ges sul Golgota probabilmente perch non avrebbe potuto sopportare latroce dolore della crocifissione del Figlio tanto amato. Fu un lavoratore esemplare, un esempio mirabile, port la famiglia su una nave sicura e seppe guidarla su lidi e porti riparati, anche quando all'esterno v'erano acque tumultuose. Seppe essere un degno compagno per la sua sposa e s'amarono con sentimenti cos puri da incantare gli Angeli del cielo. Voi padri, traete insegnamento da quest'uomo che seppe s costruire una famiglia umana; applic ad essa tutte le virt cui era capace con la sua anima ardente d'amore. Solo l'amore e la fede gli permisero, nel cammino della sua vita, di superare notevoli ostacoli, il peso umano, con il

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sostentamento, gravava quasi tutto sulle sue spalle, e questo Lui l'ha offerto gioiosamente al suo fanciullo che tanto adorava. Tanti sottovalutano l'importanza che ha avuto nei disegni di Dio: ma poteva Dio affidare ad un'anima qualunque la responsabilit di padre terreno? Oppure nella sua onniscienza ha scelto un'anima eletta? E nel cielo gli stato assegnato il posto che gli competeva. Appellatevi tranquillamente a Lui, affinch possa intercedere per voi in tutti i vostri bisogni. Per la sua fedelt e per il suo amore gli sono state date le potenze d'intercessione e di grazia per tutte le vostre necessit. Sia per voi un modello costante. Se saprete calcare come padri di famiglia le sue orme, potrete gioire nelle vostre famiglie e sarete guardati benignamente dal cielo, la grazia e la benedizione scender su di voi e sulle vostre famiglie. Sarete modelli di rettitudine che scalder d'amore, non soltanto la vostra famiglia, ma tutte quelle che, sbandate e disperate, desiderano appoggiarsi e sperare negli esempi coerenti.

Nella famiglia affidatevi a Lui, chiedetene il sostegno e pregate, affinch implori su di voi le virt tanto necessarie per la vostra salvezza.

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La crisi e il bisogno di (fare) comunit


di Rosario Rocca. Si parla di crisi quando si vuole descrivere un cambiamento avverso alla stabilit o agli equilibri individuali e collettivi. La crisi spesso sinonimo di sacrificio economico, di instabilit politica e sociale. Una condizione storica, o comunque legata ad un tempo determinato, che induce ognuno a riflessioni preoccupanti per s, per la propria famiglia, per un contesto sociale di riferimento. Oggi siamo in piena crisi economica. Lo hanno appreso anche i bambini della scuola materna, capaci di percepire le preoccupazioni delle loro insegnanti che hanno difficolt ad arrivare alla fine del mese con uno stipendio di poco superiore alle mille euro; ma soprattutto capaci di apprendere la difficile situazione familiare, dovendo, emotivamente, fare anche proprie le angosce e le preoccupazioni dei loro genitori. Che sia un momento difficile ormai opinione condivisa, cos come la presa di coscienza della necessit di dover affrontare con sacrificio le difficolt prodotte da una societ odierna precaria, dove le scelte della politica sono sempre di pi sottoposte al vaglio dei poteri forti dellalta finanza e delle consorterie bancarie, piuttosto che ai bisogni e alle aspettative popolari. Ecco perch la politica sempre pi tecnica, sempre pi difficile e sempre pi lontana dai cittadini che, a loro volta, non si sentono pi rappresentati nelle Istituzioni. Ognuno, in tempi di crisi, agisce da se maturando, a proprie spese, convinzioni diverse rispetto al passato e cercando di assumere un atteggiamento economicamente pi responsabile per s e per la propria famiglia: bisogna spendere per mangiare quello che prima si spendeva per comperare le nike, per andare al cinema o per liPhone di ultima generazione. Ma il disagio e la preoccupazione, quando derivano da una condizione materiale precaria e peggiorativa, sono stati emotivi che fanno in fretta, prima di ogni altra cosa, a passare dalla dimensione individuale a quella collettiva. In ogni spazio sociale che sia luogo dincontro la gente argomenta ed esprime le proprie vedute rispetto alla crisi e alle difficolt ad essa connesse: nei mezzi pubblici, dove nei periodi di normalit si dice che le argomentazioni pi frequenti tra i

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pendolari riguardano le condizioni metereologiche, oggi si parla di crisi, delle difficolt di arrivare non alla fine, ma alla terza settimana del mese; cos come al bar non si parla pi di sport, ma del caro benzina. Quando un equilibrio sociale soggetto a mutamenti, il significato della crisi non riguarda pi solo la condizione economica dei cittadini, ma anche quella identitaria. Le famiglie sono in crisi, perch lindividuo in crisi. E lindividuo in crisi rischia di perdere lo status di cittadino. Diceva Enrico Berlinguer che quando la politica chiede sacrifici alla gente, ha bisogno di un largo consenso. In altri termini, i politici dovrebbero essere credibili prima di legiferare manovre pesanti per le tasche dei cittadini. Oggi il cittadino, e il cittadino meridionale in particolare, si sente abbandonato dallo Stato, reo di essere totalmente assente. Uno Stato che adotta azioni di polizia fiscale e che non si preoccupa delle carenze strutturali che la sua macchina burocratica e pseudo-politica ha provocato; uno Stato che trova nella criminalizzazione coatta dei popoli e dei territori la via pi facile per il controllo degli stessi e che non investe nulla per la prevenzione del rischio sociale, per educare i giovani alla legalit e alla convivenza civile. Il cittadino oggi vive una doppia dimensione del disagio: da un lato le fatiche e le angosce della propria quotidianit; dallaltro la consapevolezza dei controsensi e delle ingiustizie dettate da chi dovrebbe essere custode delle garanzie costituzionali. Potremmo definire a questo punto la crisi identitaria del cittadino come la condizione sociale che lo porta a non riconoscersi pi nello Stato perch abbandonato da questo allisolamento rispetto ad una societ ideale basata su diritti e garanzie costituzionali. Ed ecco il punto cruciale del problema: la solitudine sociale dellindividuo. Il refrigerio dellanima del Pavese, ovvero quella condizione di isolamento dal vivere collettivo che indebolisce lindividuo, lo rende precario e lo priva di punti di riferimento. Anche la famiglia, oggi, sempre di pi costretta ad affrontare le problematiche della vita in uno stato di isolamento, si dimostra debole e incapace di rispondere ai bisogni e alle aspettative dei figli, soprattutto nella loro educazione. La famiglia, oggi, infatti sempre pi soggetta dalle suggestioni fittizie delle mode e dei messaggi mediatici dei talk show che intestardiscono i figli nel perseguire modelli pseudoculturali e in netto contrasto con la cultura nostra, quella nostra meriodionalit fatta di sani e nobili principi. Problematiche, queste, che tra le mura domestiche spesso non trovano una soluzione, anzi si accentuano fino ad un livello estremo dincomprensione. Le guerre generazionali, infatti, si consumano in primo luogo nelle famiglie. Perch il confronto debole, in quanto non sostenuto da un contesto sociale pi ampio. Ecco come, paradossalmente, sempre pi spesso, lindividuo, e il giovane soprattutto, vive la tragica condizione di isolamento culturale anche nella propria famiglia. Non a caso, sempre Cesare Pavese affermava a ragione che la solitudine la pi

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grande sventura che possa capitare allindividuo. Se intendiamo la solitudine umana come la condizione sociale che costringe lindividuo allisolamento culturale, cio alla impossibilit di confrontarsi con gli altri, di esprimersi ed affermarsi con e in mezzo agli altri, allora possiamo dedurre che il perfetto contrario di solitudine comunit. Si intende per comunit lo spazio sociale ideale condiviso da pi individui che si riconoscono in un terreno culturale comprensivo di specificit proprie della loro storia collettiva. Ogni comunit ha la sua storia segnata da eventi significativi che hanno avuto una ricaduta sul modo di pensare e sulle abitudini collettive, ha le proprie tradizioni religiose, le proprie festivit popolari, le proprie tradizioni, le proprie credenze, le proprie peculiarit culturali. Un universo sociale cos radicato da costituire una identit per gli appartenenti. Diversi sociologi si sono preoccupati di approfondire il significato sociale di comunit. Nelle culture meridionali il concetto pi diffuso per intendere e definire la comunit quello di famiglia allargata. La comunit, cos intesa, il gruppo sociale i cui rapporti tra gli individui e le famiglie hanno dato luogo ad una vera e propria rete di protezione collettiva. Il senso del mutuo soccorso infatti quella sorta di solidariet di gruppo che consente alle persone e alle famiglie di guardare al proprio contesto sociale come ad un punto di riferimento. Tornando alla crisi, intesa nella sua accezione pi ampia, e al nesso con il bisogno sociale del fare comunit, in conclusione opportuno chiarire come questultima (la comunit) pu difendere le proprie famiglie, o la famiglia allargata che la costituisce, dalla prima (cio alla crisi). Una comunit socialmente vivace sa come stimolare al suo interno un confronto proficuo. E la risultante del confronto (democratico) la crescita sociale personale e collettiva. Crescita sociale significa anche assumere una consapevolezza di gruppo maggiore rispetto ad una tematica o ad un problema: una presa di coscienza che induce lindividuo (non pi solo) a seguire criticamente scelte collettive funzionali ad un maggiore benessere del gruppo di appartenenza. La solitudine la vera crosta da rompere ci insegna tra le altre cose Cesare Pavese. In altri termini il bisogno, da parte dellindividuo, di uscire dal proprio isolamento per riacquistare socialmente e culturalmente la propria cittadinanza morale. Ed nel valore della reciprocit, cio nel voler riconoscere laltro come persona in diritto di avere le medesime aspettative e le medesime speranze di se stesso, che ognuno pu scoprire il proprio senso di appartenenza. Il bisogno proprio e dellaltro di fare (nel senso di essere) comunit. Diceva Giorgio Gaber che il bene comune perseguito dallindividuo solo quando questo matura la convinzione che pu essere vivo e felice solo se sono anche gli altri.

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Accoglienza e integrazione, siamo maturi?


di Dominique Larizza

Scrivendo questo articolo ho voluto non tanto tessere le lodi ma piuttosto analizzare nel modo pi obiettivo possibile, il tema dellaccoglienza dei minori extracomunitari non accompagnati nella locride, facendo parte io stesso di uno di questi progetti perch mediatore culturale. Sono quindi quotidianamente a contatto sia con i ragazzi sia con tutta la macchina burocratica che, dovrebbe in teoria facilitarne linserimento nella societ italiana. Inizier narrando per sommi capi la storia di un gruppo di quindici minorenni non accompagnati provenienti dallAfrica centro occidentale, questo gruppo di ragazzi che, partiti dai propri paesi dorigine, per cercare fortuna nella Libia dellormai ex Rais Gheddafi si sono ritrovati a confrontarsi con una guerra che non era loro. Hanno dovuto subire sulla propria pelle i maltrattamenti da parte dei lealisti dellex dittatore per poi, essere costretti ad imbarcarsi di forza sulle carrette del mare con direzione Lampedusa, derubati della propria identit e dei propri averi. Nonostante tutto ci che questi ragazzi hanno dovuto

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subire e anche vedere, essi hanno avuto la forza di arrivare a destinazione e in questo possono ritenersi fortunati perch tanti loro parenti amici e conoscenti sono periti durante i massacri in Libia o durante la traversata del Mediterraneo. Vorrei quindi porre laccento sul fatto che, se si parla di forte disagio psicologico e difficolt d'integrazione per i minori stranieri accompagnati, il problema si acuisce parlando di quei minori che invece giungono in Italia soli, poich sono i pi colpiti in termini di sradicamento e di scarsa integrazione. Le loro prospettive per il futuro risultano ancora pi incerte poich, potendo ottenere soltanto un permesso di soggiorno per minore et o in rari casi lasilo politico, con il conseguimento dei diciotto anni possono essere facilmente espulsi verso il paese d'origine, oppure cadere nell'illegalit. La definizione di minore straniero non accompagnato contenuta nella norma regolamentare del Comitato per i Minori Stranieri di recente formulazione. Vi riporta minore straniero non accompagnato presente nel territorio dello Stato, il minorenne non avente cittadinanza italiana o di altri Stati dell'Unione Europea che, non avendo presentato domanda di asilo, si trova per qualsiasi causa nel territorio dello Stato privo di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili in base alle leggi vigenti nell'ordinamento italiano. Questi minori operano delle scelte da adulti ma si trovano a richiedere interventi non solo assistenziali e di segretariato sociale ma di vero e proprio sostegno in un momento particolarmente delicato del loro sviluppo. Sono consapevoli del loro disagio e della forte difficolt nell'integrazione. Mostrano spesso resistenza alla frequenza ai corsi d'italiano, aggravata spesso dalla difficolt di socializzazione e sono demotivati nellapprendimento dinformazioni utili al loro futuro impegno sociale. Le difficolt di adattamento al contesto comunitario sono in parte interpretate come difesa del disagio. Il contesto sociale sta chiedendo loro troppo rispetto nello sviluppo maturativo, nelle competenze e nelle abilit sociali e di ci hanno preso piena coscienza. Nel tentativo di diventare autonomi lasciandosi alle spalle affetti, cultura, modi di fare, lingua, si trovano di fronte a richieste di comportamento alle quali non sono in grado di rispondere adeguatamente. Ci li porta a sviluppare atteggiamenti assistenzialistici e dimmobilismo cosicch i centri di accoglienza, come il nostro, diventano vere e proprie sale di attesa e noi operatori niente pi che semplici segretari e guardiani. Difficolt che spesso sono acuite dalle inadempienze di una macchina burocratica pachidermica e farraginosa che, invece di facilitare, sia il nostro lavoro sia il loro processo dintegrazione, sembra ostacolarlo. Vale la pena citare la legge sullimmigrazione "Bossi-Fini" che prevede lassegnazione del permesso di soggiorno ai giovani dopo il compimento

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della maggiore et solo se questi vivono in Italia da almeno tre anni e, se da due, "seguono un progetto dintegrazione sociale e civile" di un ente pubblico o privato. Questultimo dovrebbe garantire che il giovane frequenti corsi di studio o possieda un contratto di lavoro e una residenza propria. Gli effetti della legge non sono per quelli desiderati; infatti, i minori giungono nel nostro Paese troppo tardi per poter concludere i tre anni di progetto richiesti e per non essere espulsi tornano allo stato di clandestinit. Ulteriore rischio dovuto allabbassamento dellet media dei clandestini minorenni. Per soddisfare le richieste del decreto , infatti, necessario giungere in Italia a unet non superiore ai quindici anni mentre let media dei ragazzi che arrivano ora di circa sedici anni, come nel caso del gruppo giunto presso la struttura ponte di Benestare. Questo pi che un articolo vuol essere un grido dallarme, di dolore, una forte denuncia che possa servire a scuotere le coscienze poich dobbiamo innanzitutto comprendere di non avere a che fare con semplici numeri inseriti allinterno di un sistema complesso bens con esseri umani che, in ragione della loro giovane et e visto che, ci siamo assunti questa enorme responsabilit, dovrebbero essere tutelati ed aiutati in tutti i modi. Sotto questottica i nostri giovani ospiti possono ritenersi fortunati avendo trovato una comunit come quella benestarese relativamente ben disposta verso lo sviluppo della tematica accoglienza: Faccio riferimento; alle famiglie che giorno dopo giorno aprono le porte di casa propria a questi giovani, alle persone che offrono aiuto materiale e sostegno spirituale ed a quei operatori che si dedicano anima e corpo per far si che questi ragazzi abbiano un futuro migliore del proprio passato. Arouna, Seydou, Traor, Moussa, Diarra, Dembl, Badjan, Alassan, Mamadou, Husseini, Hibraimou, Adama, Arouna, Lamine, Soumar, per ricordare e gridare al mondo che questi come migliaia di altri ragazzi, non sono semplici numeri bens possiedono un nome ed un cognome.

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Tv: a giugno anche Benestare sar unicamente digitale


di Gianfranco Elia

Benestare: improbabili ulteriori rinvii, pertanto a giugno del 2012, con la Sicilia e le provincie di, Catanzaro, Vibo e Reggio Calabria, lo swich-off staccher definitivamente il segnale televisivo analogico decretando il passaggio dellItalia tutta al digitale terrestre (dtt), in linea con la previsione 2006 dellallora ministro Gentiloni. Da non

sottovalutarsi la coincidenza con i prossimi Europei di calcio che saranno trasmessi integralmente dalla Rai, sia sul dtt liberamente che in modalit di accesso condizionato satellitare per non pagare aggravi per diritti di trasmissione internazionale. Alla soglia della bella stagione verr dunque scritto lultimo capitolo di questavventura, pi istituzionale che tecnica, iniziata nel 2004 con la c.d. Legge Gasparri in osservanza alle attinenti raccomandazioni comunitarie. Tappa fondamentale di ci a Napoli in occasione della seconda conferenza nazionale sul digitale terrestre in cui Rai, Mediaset, Telecom Italia Media, questultima proprietaria dei canali La7 ed Mtv, hanno presentato (Tiv). Nasceva cos nel 2006 la prima piattaforma unica italiana di canali gratuiti comprensiva delle fortunate emittenti televisive locali assegnatarie di banda nella giungla procedurale del beauty contest, che dir si voglia, visti gli esborsi monetari occorsi, difficilmente potr essere annullata e rifatta per sospetto di posizione dominante. Non sorprenda dunque se emittenti televisive si ripetano pi volte nella lista canali dtt, rivendere questi doppioni di frequenze potrebbe risultare parecchio remunerativo.

Avendo gi un elevato segnale con le antenne analogiche, per riceve il digitale terrestre baster risintonizzare i canali ma solo se si ha un televisore acquistato negli ultimi due anni, in tal caso certamente fornito di tuner dtt integrato. Se invece la tv stata acquistata prima del 2010 e si in possesso di un decoder Sky con entrata posteriore usb, potrebbe necessitare che il cavo terrestre venga inserito nella digital key, il pennino dalla luce blu, da collegarsi a sua volta dietro il ricevitore

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o in alternativa il filo dantenna andrebbe inserito in un qualsiasi decoder Dtt. In questultimo caso eventuali allocazioni per schede serviranno solo per i canali a pagamento.

Per consentire lintegrale visione anche nelle c.d. zone ombra o soggette a disturbi ad esempio causati dallo Scirocco, le famigerate onde arabe, sofferte anche dal dtt a differenza del satellite, Tiv nel 2009 si sdoppiato in (Tivsat). Innovazione sulla scia del Freesat inglese, Fransat francese, SRG svizzero, ORF austriaco..., per offrire a ciascun abbonato alla televisione statale dappartenenza la quasi totalit delle emittenti nazionali del digitale terrestre in modalit satellite dunque attraverso parabola ed un ricevitore sat con scheda da pagarsi una volta soltanto. Fra i canali Tivsat: Rai 1-2-3-4-5, Premium, Movie, Yoyo, Mediaset extra, Rete 4, Canale 5, Italia 1-2, Iris, Boing, La 5,7. I mancanti terrestri Sport Italia 1-2-24 ed Mtv, possono comunque essere visti, insieme a La 5,7,d; Mediaset extra, sempre in chiaro e senza scheda, via satellite contemporaneamente ai tradizionali Rai e Mediaset, solo aggiungendo una seconda parabola orientata differentemente il cui filo si potr congiungere esternamente a quello delleventuale altro disco che gi arriva in casa. Stesso discorso per il satellite estero Turksat che da pi anni ci fa vedere liberamente dunque legalmente, dirette di Serie A, Champions ed Europa league accompagnate dal commento radio italiano, Liga spagnola, Premier inglese ma anche Disney channel, canali in HD e 3D

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La famiglia ieri, la famiglia oggi..


di Elio Rocca.

In un numero di una rivista La coltura regionale (Rassegna storico-letteraria-artistica della

Calabria) edita negli anni 20-30 a Reggio Calabria, mi capitato di leggere un articolo del Prof. Raffaele Corso sulla Autorit paterna, nelle tradizioni popolari calabresi. Parlare di autorit paterna, sembra di essere spaesati in un tempo in cui si vissuti e si vive da quasi cinquantanni di educazione permissiva sia in famiglia, sia nella scuola e sia nella societ. Nella famiglia che la cellula o come afferma il Papa il nucleo fondamentale della societ non esiste pi lautorit paterna. La vecchia famiglia patriarcale unita non intorno al cosiddetto Padre, padrone ma al sovrano venerato per lautorit sua e molto pi per la sua grandezza morale, che si concreta con il buon esempio della vita operosa e parca, nella saggezza dei precetti e nellossequio delle leggi civili e religiose, da vario tempo si trasformata in un luogo di contestazione e il dire no ai figli, sembra sia stato o sia un atto autoritario da parte dei genitori, senza pensare che un no pu determinare nellindividuo ancora imberbe, qualcosa che porta al bene, alla responsabilit, alleducazione, al rispetto. Nelle tradizioni popolari calabresi, il padre era considerato il custode delle antiche tradizioni. Era colui il quale osservava e si atteneva alle norme degli antenati che si ispiravano al comandamento evangelico Onora il padre e la madre e allammonimento biblico Guai al figlio che non rispetta il padre. Il proverbio calabrese appunto dice: Chine u rispetta la mamma e lu patre, si ne va errannnu a strata strata (chi non ha rispetto per il padre e la madre v errando per le strede). Grande in Calabria fu nella famiglia la considerazione verso i genitori. Scrive appunto il Corso: Lelevata considerazione che lo circonda nellambiente domestico, accompagna il padre anche fuori, nella societ dove il suo consiglio ricercato e seguito. Il cuore paterno, ammaestrato dalla esperienza sa intendere i battiti dei cuori afflitti e non sa negare la piet e il conforto di tanto: la nuova educazione della societ consumistica, materialistica e progressista non
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contempla i consigli sinceri e affettivi dei maggiori. Nella famiglia calabrese del tempo passato cera pi afflato, pi comprensione, pi responsabilit, pi rispetto. La madre era considerata veramente la regina della casa, anche se a lei era riservato un dominio minore di quello del padre. La donna godeva, nella tradizione popolare calabrese, e con orgoglio aveva con s le chiavi, il mestolo e la conocchia per non mancava nella famiglia patriarcale la donna che seppe assumersi la responsabilit della famiglia stessa s da meritare il rispetto del marito. Nellumile famiglia calabrese di un tempo, la donna di casa che accudiva con grandi sacrifici e il marito e i figli, praticava le tre virt principali proprie della stessa: la filatura, il dovere religioso e la tutela dei propri interessi: ladagio calabrese che riporta il Corso era: Faci a lana// Curri a campana// ed donna guardiana. E cio: La donna: Fila, prega e guarda.

Lantica tradizionale famiglia calabrese seguiva soprattutto nella educazione dei figli, quella della Roma degli antichissimi tempi, dove i figli venivano educati alla religiosit, allobbedienza, allamor della patria, alla temperanza e soprattutto al rispetto verso gli dei e gli anziani, alla modestia e al contegno. La forte base su cui poggiava la famiglia calabrese era appunto lamore dei figli e il rispetto verso i maggiori per cui tutto sacro: il nome, gli individui, il focolare, il patrimonio, le tradizioni e perfino i costumi. Si confidava soprattutto nella Provvidenza (Ddiu pruvvida!) e sul lavoro onesto. Si pu pensare che si conoscesse quel grande assunto della regola benedettina: Ora et labora. La famiglia col passare del tempo progredita e non poteva essere diversamente, le condizioni famigliari sono cambiate fortemente e bene; per la famiglia ha subito nel nostro tempo dei colpi, attraverso leggi che hanno legalizzato laborto, leutanasia e modelli che vanno trasformando il nucleo primigenio della societ e che va sempre pi perdendo la sua funzione educativa e di cellula fondamentale appunto della societ che ha il compito di rispettare e di promuovere la famiglia stessa.

Questo articolo riproposto da Elio Rocca stato pubblicato oltre 80 anni fa su un numero di una rivista calabrese. Tante critiche di allora sono ancora oggi molto attuali.

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Festa di Don Bosco a Benestare


di Rosella Garreffa In occasione della giornata della memoria la Parrocchia Santa Maria della Misericordia diventa la sede di numerose iniziative , pensate e messe a punto dal parroco, don Rigobert Elangui. Attorno alle manifestazioni di vario genere , si e stretta tutta la comunit benestarese per riflettere sullo sterminio degli ebrei durante il secondo conflitto mondiale. Per ricordare la Shoa, Il sacerdote di origini africane, si e avvalso anche della figura di Don Bosco nell emergenza educativa di un mondo che cambia, su questa tematica si aperto un lungo dibattito. Il piazzale della Memoria, cos intitolato di recente dal sindaco Rosario Rocca, antistante l edificio scolastico, erta totalmente gremito di partecipanti provenienti anche dai paesi vicini. Tanti gli spettatori che hanno seguito i tornei di calcio disputati da giovani , adulti con la partecipazione della comunit di 15 ragazzi africani , presenti dal mese di agosto nel territorio benestare. Il momento pi atteso stato l incontro al Rione Gerreffa per dare inizio alla maratona, partecipata senza limiti di et. Alla staffetta ha partecipato anche il sindaco, Rosario Rocca, col numero 177 e lo stesso parroco . ll fischio d inizio e decine di persone hanno attraversato le vie del centro fino a raggiungere alla villetta comunale. Il vincitore stato Ibraimou Soukouna,ospite della comunit Ariaporu, del Mali, Africa. Prima di consegnare la grande coppa, S.E.il vescovo Giuseppe Fiorini Morosini, ha dato inizio alla fiaccolata della pace, fino a raggiungere la chiesa Matrice. Sono contento di prendere parte a questa iniziativa che vede la numerosa partecipazione dei giovani e delle famiglie, dichiara il

Vescovo, l educazione e la giustizia sono la

fondamentali crescita societ. sana

per

della

Centinaia i

cappellini distribuiti ai presenti con l

immagine di Don Bosco e la scritta. L educazione una cosa di cuore.

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Festa del baratto e del riciclo: Sutt'a piazza d'u Cumuni eu ti dugnu e tu mi duni.
di Renata Ceravolo. Si svolger a Benestare a cura della Pro Loco, patrocinata dal Comune, in via sperimentale e con aventuale decorrenza mensile " LA FESTA DEL BARATTO E DEL RICICLO" , al fine di valorizzare il senso civico dello scambio e del recupero degli oggetti. L'iniziativa nasce dal mio connubio con Maria Caminiti (Presidente della Pro Loco) e riparte dall'entusiasmo della riuscita di "Catojia in Festa", evento culturale che si svolge ogni anno a Benestare dal 29 Settembre alla prima Domenica di Ottobre e giunto alla 2 edizione. La festa avr luogo nella piazza "d'u Cumuni" nei giorni Sabato 12 Maggio 2012 (dalle ore 15:00) e Domenica 13 (dalle ore 9:00) e nasce dal desiderio di:

-Dare una valenza etico-sociale, sostituendo la prassi dell'usa e getta, col conseguente collasso del sistema ecologico e umano valorizzando lo scambio di saperi e competenze;

-Sviluppare un nuovo senso di comunit solidale.

Alla festa possono partecipare tutti. Chiunque sia interessato ad allestire un banco per barattare oggetti e/o prodotti della terra, o anche per esporre le proprie opere create grazie al riciclo pu contattare i numeri: 3200439137 o 3406139651.

I bambini potranno allestire i banchetti con libri, oggetti, giochi e giornalini.

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PER OLTRE 50 ANNI ERA STATO LORGANISTA E CANTORE DELLE CANZONI RELIGIOSE IN LINGUA DIALETTALE DELLA CHIESA MATRICE DI BENESTARE..

TUMA, TUMASINU O MASTRU TUMASINU ?


di Franco Blefari.
Gli amici lo chiamavano Tuma; i fedeli della chiesa Maria SS.ma della Misericordia, dove suonava lorgano, lo chiamavano Tumasinu, mentre i suoi clienti, in quanto svolgeva anche il lavoro di sarto e di barbiere, dovendo dar da mangiare a cinque figli, tra cui quattro femmine a cui preparare anche la dote, Mastru Tumasinu. Gran lavoratore con innato il senso del risparmio, (spaccava u pilu a quattru, dicevano di lui) era, per, un uomo mite come un giorno di primavera quando arrivano le rondinelle e si dispongono sui fili della luce, e buono come una ciambella di pane fatto in casa, appena sfornato da un forno a legna della sua ruga di gesso, lAriaporu, dove viveva da una vita e di cui, col tempo, anche per la sua proverbiale disponibilit con tutti, ne era diventato simbolo. LAriaporu era la sua casa, e i suoi abitanti, per la maggior parte contadini e artigiani, i suoi familiari. Il suo pianerottolo, quasi a ridosso della piazza, dove lavorava giorno e notte, la sua casa. Ed era su quel pianerottolo, che unoffesa al nostro dialetto, per tutto ci che rappresentava nelliconografia classica della ruga, (punto dincontro delle comari del vicinato) non chiamare mignanu, (mi si perdoni il corsivo, anche se bisogna rilevare che linglese, essendo lingua telematica del mondo, ormai, vi abita a pieno titolo nella grammatica italiana, senza essere nemmeno virgolettato) che Tumasinu vi rimaneva dalle prime luci dellalba fino a notte inoltrata, specie in estate, a svolgere il suo lavoro di custureri, cio di sarto, ora imbastendo un pantalone di velluto per i contadini del paese, ora rifinendo una giacca per un ricco commerciante o impiegato comunale. Era su quel mignanu, che tutte le mattine riceveva il saluto di tutti i jibissari che si recavano di l a qualche chilometro, in localit Parruni e zone limitrofe, per svolgere la loro attivit di operai addetti, nelle cosiddette carcamuse, (fornaci), alla cottura e frantumazione del gesso allo stato grezzo, di cui era ricco il nostro sottosuolo, per trasformarlo in polvere (solfato di calcio) con cui venivano costruite le case di gesso di Benestare. La lavorazione del gesso, gestita dalla famiglia

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proprietaria Zappia, e in seguito dai suoi discendenti, in un apposito stabilimento, allora rappresentava unimportante economia per numerose famiglie , che vivevano esclusivamente con quellattivit, e rappresentava lindustria del nostro paese, che, col tempo, stato costruito quasi tutto in gesso, escluse le abitazioni delle famiglie abbienti e di una certa agiatezza economica. Anche la casa di Tumasinu, a tre piani, era in gesso, e, con la sua altezza, dominava tutte le altre, dando la possibilit ai suoi abitanti di chiamarsi fra di loro, scambiarsi opinioni su fatti e persone di loro conoscenza, se non almeno tra le case attigue come dice Vincenzo Garreffa nel suo libro Benestare oltre la speranza scambiarsi, tra le fessure dei muri, anche il sale e il pane. E da buon, ma discreto guardiano della ruga, Tumasinu, conoscendo vita e miracoli di tutti, badava solo ai fatti suoi senza occuparsi di quelli altrui, contrariamente a sua madre Maragiuseppa a ptrina, che,(bonariamente e senza cattiveria, diceva lei), commentava con altre vicine di casa, attraverso le finestre o il balcone, vizi privati e pubbliche virt di un po tutta la comunit del luogo e dintorni. Tumasinu era talmente riservato che fingeva spesso di non sentire o non vedere certe situazioni sentimentali (serenate con chitarra e mandolino e finestre che furtivamente si aprivano nella notte) nel cuore di quella ruga, dove soltanto una vecchia e chiacchierona fontanella, posta davanti alla rivendita di sali e tabacchi di Micheli u putiineri, aveva libert di parola, quando tutti dormivano, mentre invece, di giorno, ce lavevano tutte le donne che andavano ad attingere acqua alla fontana, anche se con le dovute censure che il buon senso e il vivere insieme consigliavano. Ma la riservatezza di Tumasinu lasciava il posto ad una grande euforia quando doveva annunciare la notizia che in quella piazza sarebbe tornato, ancora una volta, con le sue folgoranti battute, il personaggio ciarliero e pittoresco di Carnalavari con una delle tante farse, spesso tramandate oralmente, che, per un giorno, avrebbe fatto la felicit di grandi e piccini. Era lui stesso che introduceva la notizia della farsa in ogni discorso, gi con qualche settimana di anticipo, non solo con tutti i vicini, ma anche con i contadini che, di buon mattino, passavano di l cavallo di un asino per recarsi nei campi. Ma era nelle notti destate, quando tornavano gli emigranti, che Tumasinu, dal suo pulpito naturale, poteva osservare la tradizionale vocazione di un popolo che amava socializzare tra un piatto di zeppole e una spaghettata agghju, ogghju e cunserba i pipi e fare di una semplice serata conviviale un momento di calda intimit familiare. Bastava Cuncia a rssina o a GnurAngiala a dare il la con un piatto di olive in salamoia, una pagnotta di pane casereccio e un fiasco di vino perch arrivassero anche dalle rughe vicine con organetto e tamburello e si desse inizio ad una lunga e coinvolgente tarantella, che, quasi sempre, finiva alle prime luci del mattino. Questo era il modo di vivere di quella gente che si identificava nel carattere bonario di Tumasinu,

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ritenuto a ragione uomo di chiesa, cattolico e timorato di Dio, e che spesso si esprimeva, per farsi capire meglio, con le parole del Vangelo. Ma il vero Tumasinu, lo si poteva cogliere non solo nelle funzioni religiose in chiesa, ma quando si recava in pellegrinaggio a Polsi, e lo faceva sapere a tutta la comunit dellAriaporu che sarebbe andato con la famiglia al completo (per devozione e tradizione, come ci teneva a puntualizzare) e che tutto il cibo lo avrebbe portato da casa, dovendo vivere fuori per tutto il tempo della novena. A Polsi, Tumasinu era conosciuto da tutti gli addetti ai lavori, religiosi e non, per la simpatia che sprigionava dai suoi modi di fare e per il fatto che spesso, nelle conversazioni, sciorinava un vasto repertorio di conoscenze bibliche, specie coi preti dei paesi vicini, che lo conoscevano e lo portavano sul palmo della mano perch era uno dei pochi organisti che intercalava in una discussione parole in un latino maccherronico, suscitando la compiaciuta ilarit di quei preti che il latino lo conoscevano davvero. Il mio Tumasinu, comunque, sempre seduto davanti ad un organo a canne, situato in un soppalco, allingresso della chiesa Matrice, di cui tiravo i mantici alternandomi con Gianni u tridicinu, il sagrestano di allora. Verso la met degli anni 50, quando la fame si tagliava a fette, Gianni, la mattina di buonora veniva nel negozio di generi alimentari di mio padre, dove io gli regalavo due sarde salate in un panino del giorno prima, che mangiava sul posto senza nemmeno lavarle tra la mia costernata espressione dincredulit. Ci alternavamo spesso con Gianni ai

mantici, specie nelle messe di trigesimo, o domenicali, mentre Tumasinu ci guardava con occhi di fuoco quando si accorgeva che ci distraevamo, e le sue canne (spesso) incominciavano a sfiatare.. Si arrabbiava, Tumasinu, perch avrebbe fatto brutta figura con la gente, anche se tutti sapevano noi per primi che suonava ad orecchio. Ma difficilmente sbagliava una nota, tale era la sua applicazione che sembrava davvero che avesse frequentato qualche scuola di musica. Tumasinu era licona di quella chiesa, dove ancora nelle messe dellalba in onore dei morti, le donne, sempre con limmancabile fazzoletto in testa, poggiavano alle colonne di gesso della chiesa le candele, annerendole, non essendoci in chiesa sufficienti candelieri per contenerle tutte... Ma il vero Tumasinu, che non perdeva mai una battuta, mai una risposta durante le funzioni liturgiche, lo si poteva cogliere solo vedendolo da vicino, dopo che il suo organo, non pi a canne, fu installato vicino allaltare, quasi a ridosso del primo banco, davanti ad una colonna, dove abitualmente, oggi, trovano posto, da alcuni anni ormai, durante la messa della domenica, i lettori abituali dei brani evangelici, capeggiati da Peppe lattore. Proprio in quel posto, Tumasinu, grazie anche alla presenza di un parroco come Don Bruno Maria Scopelliti, con cui formava un binomio particolarmente affiatato, ha continuato a suonare il suo tradizionale organo, non pi a canne, e

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insegnando a diverse generazioni i canti pi antichi e tradizionali del folclore religioso, canti che i fratelli Castelvetere, Luigi. Andrea e Francesca, raccolsero nel 2007 in un libro dal titolo Orazioni alla Madonna del Rosario.. Tumasinu era il cantore pi ispirato di queste canzoni dedicate alla Madonna del Rosario, oppure natalizie, che cantava accompagnandosi con lo strumento musicale di cui era diventato, col tempo, un vero virtuoso. Io, da bambino prima e giovincello poi, ascoltavo con grande partecipazione emotiva e ammirazione quelluomo che riusciva a trascinare

spiritualmente, con le sue canzoni, tutte le generazioni, che formavano il coro popolare della chiesa . Allora la messa veniva celebrata in latino e Tumasinu sapeva servire messa anche in quella lingua non sua, mentre io rimanevo incantato ad osservare un omino cos piccolo, che,

nellesercizio delle sue funzioni di organista e cantore, quando cantava, gonfio di emozioni, il Te Deum in latino: Te Deus laudamus: te Dominum confitemur diventava cos grande e maestoso, con quella vocina tipicamente nasale. Le stesse emozioni mi trasmetteva quando cantava Chiglia notti chi chjova a manna, oppure il suo autentico cavallo di battaglia della novena e dei giorni di Natale, che diceva: Notte di stelle, / notte damore, / tu sei pi bello / dun prato in fior. Il posto di Tumasinu, da quando stato allontanato dal suo posto di lavoro ( solo per motivi anagrafici?), suscitando il risentimento di mezza Benestare, non stato mai pi ricoperto da nessuno, perch nessuno aveva pi le sue doti e, principalmente, il suo carisma di uomo di chiesa tuttofare.. Con la sua cacciata il termine appropriato - per molto tempo, le canzoni dialettali religiose furono deposte nel dimenticatoio, perch intanto Don Bruno non cera pi e i nuovi sacerdoti volevano abolire questo tipo di espressione popolare di un tempo che rappresentava lidentit di un popolo in cui i giovani non si riconoscevano perch non lo avevano vissuto, ma che aveva lasciato tracce profonde nel cammino di fede di tante generazioni si che, vedevano

improvvisamente,

private delle loro profonde radici dellanima. Ma evidentemente, gi da allora, i giovani non si identificavano nei modi di vedere e di sentire dei loro padri, ignorando cos il proprio passato, che diceva qualcuno in quanto ignorandolo, sarebbero stati

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costretti a rivivere. Cosa che realmente accaduta con la venuta a Benestare del nuovo parroco Padre Francesco Carlino, molto legato alle tradizioni popolari, permettendo cos alla gente di Benestare, finalmente, dopo tanti anni di silenzio, di ritrovare le sue radici perdute e tornare a cantare, ancora una volta, come ai tempi di Tumasinu : Rigina senza macula / e rosa senza

spina, / Rigina dogni grazia / e stiglia matutina. Certamente, dal cielo, Tumasinu avr sorriso e ritrovato anche la forza di cantare, accompagnato dal coro degli angeli, una canzone alla Madonna del Rosario che amava pi della sua vita, come tutte le generazioni passate che frequentavano la chiesa ed erano particolarmente devote alla loro Madre Santissima. Come i facenti parte delle due confraternite locali, che vivevano la parola di Dio, cercando di essere di esempio per tutta la comunit benestarese. Proprio come lo era Tuma, anzi Tumasinu, o Mastru Tumasinu, un uomo che sapeva amare, sorridere, perdonare, come si legge sulla sua lapide, e che la notte di Natale andava col cuore appresso ai Re Magi incontro alla stella cometa che indicava il cammino a tutti agli uomini di fede di una volta. Uomini di ieri, che vivevano la parola di Dio nella vita di tutti i giorni e a Natale tornavano bambini davanti ad una capanna dove il Redentore si faceva piccolo e povero per annunciare al mondo il messaggio dellamore e della fratellanza tra i popoli. Era gente, come Tumasinu, di questo paese di Benestare, di questo grande, vecchio paese di gesso, dal cuore doro, che ora diventato di cemento. Come gli uomini doggi.

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RIATTIVATO LABORATORIO DINFORMATICA


Di Ivana Pascale

Listituzione scolastica di Benestare comprende Centro la che Scuola

Primaria e Secondaria di 1 grado non avr in futuro nulla da invidiare alle altre scuole del territorio e questo grazie anche alla riattivazione moderno ed di un

efficiente

laboratorio multimediale, dotato di ben tredici postazioni per gli alunni ed una postazione centrale per i docenti. I ragazzi, inoltre, grazie alla connessione in rete locale LAN potranno condividere i propri lavori e, con il collegamento alla rete INTERNET, effettuare ricerche individuali e collettive, nonch dialogare e interagire con altre realt scolastiche per la realizzazione di obiettivi formativi e culturali comuni. Le lezioni saranno anche facilitate dalluso della videoproiezione che consentir di inviare allintero gruppo classe: immagini, filmati e slides sugli argomenti oggetto di studio. Anche la didattica delle discipline si potr avvalere di questi supporti multimediali, dando luogo a situazioni di apprendimento motivanti proprio perch, prevedendo la coniugazione e linterazione di diversi linguaggi, tendono a stimolare e rendere attive le diverse forme di percezione.

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Il teatro greco-romano di Locri


di Katia Brizzi Il teatro di Locri fu identificato per la prima volta nel 1940, da E.Arias. Fino al 1976 vi sono stati fatti studi anche da altri archeologi. Esso stato realizzato sfruttando la concavit naturale alle pendici del Cusemi, la scelta fu dettata sicuramente dallottima acustica naturale del sito. Era un edificio importante per la vita pubblica dellepoca Magno Greca, in quanto vi si svolgevano spettacoli teatrali e riunioni politiche e le assemblee dei cittadini. Tutto ci mette in relazione la possibilit che il teatro venne costruito con lintroduzione a Locri di ordinamenti democratici, successivi alla cacciata del tiranno siracusano Dionisio II nel 346 a.C, e suggerisce una datazione per limpianto intorno alla met del IV secolo a.C. Questa cronologia confermata dal materiale pi antico riemerso e cio delle antefisse per la decorazione dei coppi sul ciglio del tetto a testa di sileno, che forse decoravano una scena costruita in legno. Mentre i resti delle fondazioni in blocchi di arenaria, costituivano ledificio scenico, dove si svolgevano le opere teatrali, posto a valle di fronte alla concavit del teatro. Esso comprendeva uno spazio rettangolare per il palcoscenico, con alle spalle un ambiente allungato, mentre a monte della scena cera lo spazio per lorchestra a forma di ferro da cavallo, dove si svolgevano balli e canti. Il diametro della fase greca ancora sconosciuto, quello attuale risale allepoca romana. Mentre intorno allorchestra correva una canaletta in cui si raccoglievano le acque defluenti dalle gradinate. La cavea era costruita a gradoni, suddivisa in sette cunei mediante sei scalette che consentivano di accedere a ciascun ordine dei posti, mentre una suddivisione orizzontale separava le gradinate poste pi in alto, oggi non visibili a causa dellerosione della collina. Ma la capienza di spettatori era molto ampia forse pi di quattromila. Durante la fase romana il teatro di adegu ai cambiamenti dei nuovi spettacoli, furono eliminate le file basse di gradini e fu costruito un muro alto semicircolare in blocchi di calcare a protezione degli spettatori durante le esibizioni delle lotte dei gladiatori, o combattimenti con le belve feroci, tipici spettacoli che si svolgevano negli anfiteatri. Nelledificio scenico fu aggiunta una vasca che poteva essere una fontana, e nella zona alta della cavea furono restaurati le gradinate. Furono inoltre fatti incassi per travi verticali che sostenevano un velum per proteggere gli spettatori dal sole. Tutti questi rifacimenti dellet romana del teatro, come di per altri edifici rinvenuti, sono la dimostrazione dellevolversi e della sviluppo di una citt che continua a mantenere la sua identit nel corso dei secoli.

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Fiori:con il loro profumo e i loro colori, ci danno gioia e rallegrano la nostra vita
di Antica Bottega il Giglio Per onorare la primavera, eccoli, i grappoli giallo brillante, del fiore simbolo di questo mese. La Mimosa, Acacia Dealbata, un albero di origini Australiane che da quasi duecento anni si adattato bene in Europa nelle regioni dal clima temperato. Nelle sue terre di origine arriva a svilupparsi fino a 30 m di altezza mentre da noi non supera i 12 m. La mimosa un albero ornamentale che a miti temperature si sviluppa molto velocemente, le foglie sono bipennate di colore verde opaco, i fiori giallo intenso sono raggruppati a grappoli ed emanano un profumo inconfondibile. Cure e manutenzione: La mimosa si adatta ad ogni tipo di terreno anche se preferisce quelli pi acidi, va piantata al riparo dai venti e soprattutto dal gelo, un inverno troppo rigido e le gelate far morire la pianta. Per i primi anni la mimosa va potata accorciano abbastanza corti i rami, successivamente pu anche non essere potata o solo dopo la fioritura per stimolare nuovi getti. Riproduzione: La mimosa pu essere riprodotta a primavera per semina, i semi sono contenuti a gruppi in baccelli di 10 cm prodotti dalla pianta, mettere i semi della mimosa in acqua calda per un paio di giorni e successivamente interrarli in un composto di sabbia e terra, la germogliazione avverr entro un mese. La riproduzione avviene anche per talea da praticare sempre nei mesi primaverili interrando dei rametti in vasi con terra e sabbia e mantenendo umido. Proprio al fiore dovuta la notoriet della mimosa, da mezzo secolo il simbolo della Festa delle donne dell8 marzo. Lidea di istituire una giornata internazionale della donna fu per la prima volta presa in considerazione allalba del 20 secolo quando la rapida industrializzazione e lespansione economica port a molteplici proteste sulle condizioni di lavoro. Nel 1910 si tenne la prima conferenza internazionale delle donne. Qui pi di 100 donne rappresentanti di 17 paesi scelsero di istituire una festa per onorare la lotta femminile per lottenimento delluguaglianza sociale, chiamata Giornata internazionale della Donna. La mimosa, profumata e poco costosa, apparve subito come il fiore adatto. Il suo dono significa anche che il mondo sarebbe grigio, triste, povero senza la creativit e vitalit femminili.
I fiori hanno un influenza misteriosa e sottile sui sentimenti sui sentimenti, analogamente a certe melodie musicali.

Rilassano la tensione della mente. Dissolvono in un attimo la sua rigidit H.W Beecher
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TORNAI COMA NA VOTA I SERBU A MISSA di Franco Blefari


Tornai, com'a 'na vota, ' serbu 'a missa, doppu cchj 'i sessant'anni chi non ja; sul 'a Madonna resta sempi 'a stissa, ma tanti cosi cchj n' 'e capisca. Maragiuseppa a ptrina conzata mmenza Donna Bettina e Donna Tita. Non mbitti mancu a Don Tit Giuratu, nu priuri chi ormai passau a la storia, chi d a Madonna era nnamuratu e faca pur u sindacu pa gloria. Mastru Cicciu Galletta cchj no ncera, e Peppi u ddinda chi cercava sordi cu llOmu i llortu, genti a sta manera, chi ndannu sempi postu nte ricordi. Donna Lucrezia, sempi gli nu bancu, ch i si cumpessa a casa, iglia vola, ormai no ncera cchj; no Carlu Francu, no Giusi Marta e no Rosa a scrupa. Tutt' 'i previti antichi mi passaru davanti all'occhj, sempi tali e quali , i vitti a tutti gli, supallartaru, Don Brunu, Donn'Achilli e De Pascali. Tornai com'a 'na vota 'i serbu 'a missa, ma ora n a dicvunu in latinu; mancu latmosfera era cchj a stissa,. callorganu no ncera Tumasinu. E mi parzi ca gli tutti chistanni passsaru, s, ma jeu non maccorga, je resta sagrestanu, coma Gianni, cu Domninus Vobiscu e cosissia.

No n'cera cchj gli jibissu e gli dduri d' 'u Cinquantunu, chi ci fu 'u miraculu, quandu nu jornu cumparu u Signuri, nta nnicchja, propia sup o tabernaculu. Ndava lEvangelisti di na vota cu natti ddui di la modernitati, San Micheli e Gabrieli tutti a rrota, chi non prunu santi, ma sordati. Supallartaru, chi restau d'ajeri, c sulu 'n'angulegliu annigricatu, aundi ja 'i gliumu lu ncenzeri p' 'o Signuri Ges Sacramentatu. I chigliu mundu, nugliu sagrestanu, no ncera u Zombu e Gianni u Tridicinu, ncera sulu Don Rigu, ch africanu, e u coru cu tamburu e organinu. E guardandu na ppena chiglia genti, nugliu ndava u muccaturi n testa; non avvunu a facci d i pezzenti, ma genti cogni njornu faci festa. Non mbitti a Rosa a rssina ssettata, Milia Bazzanu, ndinocchjata a vita;
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Amatoriale Calcio Benestare


Scritto a pi mani dalla redazione Ariaporu
Lo scorso 3 novembre, calcisticamente parlando, data storica per Benestare. Il comunicato ufficiale numero 52 del 3 novembre scorso, emesso dal Comitato Regionale Calabria, facente capo alla Federazione Italiana Giuoco Calcio e la Lega Nazionale Dilettanti, ha ufficializzato infatti la prima iscrizione di una squadra benestarese al campionato amatori. Principale merito di ci da tributare allintraprendente presidente Rosario Macr che ha sovvertito ogni pronostico degli esperti locali per il toto-dirigenza. Ovazione di popolo per la nomina a segretario dellavvocato Antonio Caminiti e tifoseria al settimo cielo alla notizia di Celestino Musolino vicepresidente che aveva gi fatto sognare la piazza con un ambizioso proclama vi prometto che render il nostro Stadio comunale di Perrone delle fattezze non proprio dellEstadio Santiago Bernabu ma quasi. Pochissimo tempo concesso agli atleti over trenta per smaltire dunque le tossine estive. Esordio in campionato il 12 novembre nel girone H destinato alle quindici formazioni della locride con ovviamente un turno di riposo ciclico per ciascuna selezione. Fra le norme regolamentari pi singolari di questo campionato, la possibilit di effettuare ben 7 sostituzioni fra gli undici in campo, nei 90 minuti regolamentari a differenza dei consueti 3 cambi nelle gare maggiori oppure 5 nelle rispettive amichevoli. A compensare il divieto assoluto di svincolo o calciomercato una campagna tesseramento estendibile sino al 31 marzo. Fiore allocchiello per Benestare la riproposizione dellaffascinante figura dellallenatore-giocatore, gi rivestita fra gli italiani oltremanica da Gianluca Vialli al Chelsea e Attilio Lombardo al Crystal Palace nonch da Giuseppe Rocca nella Nuova Benestarese mentre stavolta il turno di un senatore del calcio locale, Giuseppe Romeo. Infine posizione particolarmente scomoda quella delle classe arbitrale, in tal caso a carico delle stesse societ che non mancano di vantare laneddoto il cliente ha sempre ragione, specie quando il padrone di casa.

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Ariaporu

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Benestarnatilese, lunione fa la forza


Scritto a pi mani dalla redazione Ariaporu

Chi lha detto che Davide e Golia non possono unirsi?. Cos stato per le societ calcistiche di Benestare e Natile, anni fa in competizione, rispettive adesso alleate con le

alternanti

lacune

reciprocamente colmate. Suggello che ricorda un passo di una celebre canzone di De Gregori pronte le mie mille lire, in prima classe voglio viaggiare. Infatti esordio della Benestarnatilese, nel piazzale del municipio, con una presentazione rombante al campionato 2010-2011 cio in Ferrari. Idea dellex copresidente Giovanni Colacresi a cui succeduto per questanno calcistico Domenico Mantegna ora spalla a spalla con il confermato Vincenzo Sergi. Convalida conferita anche allallenatore Giuseppe Amato. Nel folto organigramma societario, alla

vicepresidenza Paolo Sansalone, segretario Vincenzo Gismondi, direttore sportivo Antonio Amato, cassiere Roberto Pugliese mentre per lufficio stampa Gen Blefari e le sue indelebili dichiarazioni televisive circa un arbitro che avrebbe fatto meglio a starsene a casa a lavare i piatti. Esempio calcistico, non solo dellintero girone D della prima categoria con circoscrizione provinciale, il sempreverde calciatore ed assessore comunale allo sport Giuseppe Pelle. Dallalto di unet che gli consentirebbe la candidatura al Senato della Repubblica, ha confidato alla nostra redazione il mio desiderio quello di far approdare il nostro stadio di Perrone ai vertici del calcio provinciale con lo sport elemento primario per la vita sociale ed associativa dei giovani.

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Ariaporu CALENDARIO PASTORALE PARROCCHIALE DEL MESE DI MARZO 2012 1 2 3 4 5 6 7 8 9 V S D L M M G V G 20: 00 Via Crucis itinerante nella comunit di Scarparina. 20:00 Ritiro quaresimale delle confraternite. II di Quaresima

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Marzo 2012

20:00 Incontro in canonica della commissione ristrutturazione della Chiesa 20:00 Rosario + S. Messa nella comunit di Russelina 20:00 Rosaio + S. Messa Nella comunit di Scarparina. Festa della Donna. 17:00 Via Crucis nella Chiesa matrice a cura dei Bambini. 20:30 Via Crucis itinerante nella comunit di Canale.

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17:30 Nella chiesa di S. Giuseppe solenne apertura della novena di S. Giuseppe 20:30 Adorazione Eucaristica carismatica comunitaria + preghiera di intercessione.

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III di Quaresima: Ricorrenza del 20 anniversario di Don Bruno Maria Scopellitti + ritiro quaresimale della parrocchia a Bruzzano. 20 :00 Incontro gruppo famiglia a Benestare centro.

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L M M G

19:30 Incontro con il gruppo liturgico parrocchiale 20:00 Incontro gruppo famiglia nella comunit di Canale.

17:00 Via Crucis nella Chiesa di S. Giuseppe a cura dei ragazzi della prima confessione e della prima comunione. 20:00 Via Crucis itinerante nelle vie di Benestare centro.

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14:00 Ritiro quaresimale dei cori Parrocchiali.(grandi e piccoli) 17:30 A S. Giuseppe S. Messa + unzione per gli ammalati.

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Marzo 2012

San Giuseppe: Ore 17:30: Celebrazione Santa Messa in conclusione del Novenario. Ore 20:00: Festa del Pap + Momento di condivisione in piazza S. Giuseppe. La serata sar allietata da musica tradizionale.

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M M G V S

20:00 Incontro gruppo famiglia nelle comunit di Scarparina 20:00 S. Messa nella comunit di Canale.

20:00 Via crucis itinerante nella comunit di Russellina. 17:00 prima confessione 20:00 Incontro del Parroco con i Ragazzi e Giovani della Parrocchia.

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D L M

V di Quaresima Annunciazione del Signore 20:00 Incontro Gruppo liturgico in canonica per la preparazione delle festivit pasquali. 20:00 Incontro gruppo famiglia nelle comunit di Russelina.

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M G V

20:00 Via Crucis itinerante in tutte le quattro realt che formano la nostra comunit parrocchiale. (Benestare centro, Canale, Russellina e Scarparina) 17:00 Le prove dei ministranti (Chierichetti) in preparazione della pasqua .

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AVVISI
1- Restauro della Chiesa Matrice: Salviamo la casa della Madonna. Chiunque volesse contribuire, persone non residenti, cittadini legati al paese di Benestare o residenti allestero possono versare il proprio contributo al seguente codice IBAN: IT66F 081670 000000800266.

2- Gruppo Santa Maria madre della consolazione. Su iniziativa del nostro parroco e su richiesta di alcuni parrocchiani, sta nascendo nella nostra parrocchia un gruppo chiamato S. Maria della consolazione, la sua vocazione sar quella di dare unassistenza, spirituale, morale, psicologica e sociale alle persone malate, anziane, a quelli che vivono da sole, alle famiglie che sono in lutto, alle famiglie separate o divorziate, alle coppie in difficolt Chi vuole fare parte del gruppo pu rivolgersi al parroco.

3- Prossimo numero del giornale parrocchiale. Chi vuole collaborare al prossimo numero del giornalino parrocchiale pu mandare il suo articolo al seguente indirizzo di posta elettronica: giornaleparrocchiale@libero.it entro e non oltre il 1 Aprile 2012.

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