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Ariaporu n7

Dicembre 2012

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Dicembre 2012

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NATALE IN CRISI O CRISI DI NATALE?


propria umanit, per farlo bisogna ritornare a scuola proprio da Ges bambino. Egli nascendo in una culla ha riprovato le lussuose case, spesso frutto di angherie ed espressione di distanza tra ricchi e poveri; Egli scegliendo la greppia si fatto immigrato con gli immigrati per distrugger il muro della separazione; Egli, rifiutato, ha voluto condividere la sorte dei reietti del mondo per gridare che non esistono barriere. Abbattere i muri dellindifferenza, della perversit, della perfidia possibile, perch con lincarnazione di Ges lumanit ha un volto nuovo. Nel Natale, Ges bambino entra con la potenza dellamore per concedere agli uomini ci di cui non potranno mai farne a meno: lamore. venuto ad abbattere la barriera dellinimicizia tra Dio e luomo, dando a questultimo la forza di distruggere tutti i muri, eretti dallorgoglio, dallodio e invitando ad elevare ponti verso gli ultimi, i poveri, gli immigrati, gli abbandonati. Nasce una nuova civilt, in cui la dignit viene rispettata, la diversit accettata, lamore condiviso. Molti propongono un Natale lontano dal Vangelo, ricordiamo che il Natale o quello di Cristo o non . Nessuno pu scambiare la scelta del Cristo - amore. La sua presenza ci d forza per affrontare le difficolt, le tristezze della vita. Ci aiuta a guardare avanti, ad avere speranza e fiducia nel futuro. Egli non ci abbandona mai. E allora, mentre sfogliamo questo giornalino, prepariamo e viviamo il natale cristiano con la preghiera e la solidariet in casa e tra di noi. Mettiamoci di buona lena per accogliere allinizio del 2012 il dono della Pace e rimbocchiamoci le maniche perch il futuro delle nostre famiglie, della nostra comunit di Benestare e dellumanit sia migliore. Buon natale a tutti e felice anno nuovo! Auguri.

Tutti penseranno alla crisi economica, alla sofferenza delle famiglie dal punto di vista finanziario, insomma al Natale in crisi, invece il mio riferimento alla crisi di Natale , inteso come evento di fede e come espressione della donazione, dellesaltazione dei valori antichi e sempre attuali. Amici parrocchiali e lettori, Ancora insieme, puntuali anche in questo dicembre, Ariaporu entra nelle case per portare un po di informazioni sulla nostra comunit. Ma in primo luogo vogliamo condividere insieme la gioia della nascita di Ges. Come cristiani infatti in questi giorni gioiamo per la bella notizia che ci stato dato il Salvatore, Cristo Signore! Lo incontriamo povero ed umile nella casa di Betlemme. Anche noi lo riconosciamo come i pastori: lEmmanuele, cio il Dio con noi! Adoriamo il bambino Ges e facciamo festa. Abbiamo proprio bisogno di Lui in questo tempo di crisi economica. Difatti, il tempo che stiamo vivendo influisce immancabilmente sulluomo di ogni condizione sociale, le crisi di vario genere vanno in qualche modo a minare la natura delluomo, i suoi valori, i suoi principi. Il fronte dellegoismo e delle sopraffazioni si allargano a tutti i livelli, sembra che gli uomini si siano ammalati di delirio di onnipotenza. Bisogna riappropriarsi della

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D E L VE SCOV O P E R I L S A N T O N A

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Carissimi fratelli,
Vi auguro ogni bene per le prossime feste natalizie. Possano compiersi le speranze, che coltivate nellanimo in questo momento di crisi difficile per tutti. Il Natale per eccellenza la festa della famiglia. Molti parenti tornano dai luoghi di emigrazione per ricongiungersi ai propri familiari. Segno che non si vuole rinunciare alla tradizione di vedere la famiglia riunita per rinsaldare i legami di affetto e i vincoli di unione, per condividere la gioia di vedere i piccoli che crescono e i giovani che si vanno facendo strada nella vita. Vi auguro che possiate rinnovare anche questanno la gioia di stare assieme attorno al tavolo della festa: benedette tavolate di un tempo che rinsaldavano i legami familiari, spronavano alla condivisione, aprivano il cuore alla speranza! So che tante famiglie resteranno divise per via delle separazioni tra i genitori e per situazioni carcerarie. Voglio incoraggiare i separati a ritornare, se possibile, sui propri passi e, guardando i figli, chiarire dove c da chiarire, perdonare dove c

da perdonare: ma fate ogni sforzo per ritornare a vivere assieme per il bene dei figli. Alle famiglie di carcerati voglio augurare serenit e amore. La sofferenza di un Natale vissuto in questo modo deve ricordare che la legalit sempre fonte di gioia, di pace, di serenit. Da credenti, per, oggi dobbiamo andare al di l delle tavolate, e riscoprire i grandi valori cristiani del matrimonio e della famiglia. Una visione scristianizzata, che si sta imponendo anche sul nostro territorio attraverso i media, va lentamente distruggendo i valori di un tempo. Vi esorto allora, in questo anno della fede, al coraggio di andare controcorrente rispetto al modo con il quale una mentalit laica e scristianizzata pensa la famiglia. Abbiate il coraggio di difendere i valori cristiani della famiglia. La famiglia per noi lunione di un uomo e una donna, benedetta da Dio con il sacramento del matrimonio e riconosciuta dallo Stato come cellula fondamentale della sua stessa stabilit. Non lasciatevi ammaliare dal miraggio della convivenza e delle coppie di fatto. Le libere unioni di affetto tra le persone, anche dello stesso sesso, possono e debbono aver riconosciuti i loro diritti civili, senza che si pretenda che esse assurgano alla dignit di matrimonio e di famiglia. Noi da cristiani sosteniamo la stabilit del matrimonio, per la serenit della famiglia e soprattutto per il bene dei figli. Le conseguenze deleterie del divorzio, sia per la famiglia che per i figli, sono sotto gli occhi di tutti. Da coniugi cristiani siate maggiormente aperte al dialogo, alla pazienza, al perdono e alla riconciliazione reciproca: i divorzi e le separazioni saranno scongiurati.

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Sposi apritevi al dono della vita con pi fiducia nella Provvidenza. La denatalit sta raggiungendo anche al Sud cifre ormai paurose, mettendo a rischio la nostra identit, se consideriamo invece lapertura alla vita da parte degli immigrati. Secondo un recente rapporto, tra 20 anni 100 persone che lavorano dovranno farsi carico di altre 63 inattive, per oltre due terzi anziane. Pertanto, abbiate pi fiducia nella Provvidenza di Dio. In questi ultimi anni stato dibattuto ripetutamente il problema dello spopolamento dei piccoli centri. Non si pu ignorare che un aumento delle nascite contribuirebbe a creare le condizioni per una controtendenza. Genitori abbiate cura delleducazione dei vostri figli. Non delegate a nessuno questo compito delicato e prezioso: n alla scuola, n alla parrocchia, n alle varie associazioni alle quali iscrivete i vostri figli. Vigilate con amore su di loro. Le tentazioni oggi sono numerose. Il mostro pu essere dietro langolo: internet, droga, delinquenza, passivit totale, abulia, depressione. Sappiate stare con i vostri figli e date loro i valori veri, che fanno della vita non un divertimento, ma uno scopo e una missione. Rivalorizzate la festa

domenicale come giorno della famiglia, durante il quale si sta assieme. Da credenti, ritrovate la gioia di raccontare la fede allinterno della famiglia. In questi giorni leggete tra voi a casa il racconto della nascita di Ges, fatto dallevangelista S. Luca. Fate il presepe e pregate dinanzi ad esso. Alla fine mi rivolgo alle istituzioni: prendete maggiormente a cuore la famiglia, che solo a parole la si ritiene al centro dellinteresse politico ed amministrativo. Anche in questo settore la Calabria fanalino di coda, rispetto alle altre Regioni, che investono di pi per i servizi ai bambini. Auguri, miei cari. Prego per tutti voi, soprattutto per quelle in difficolt. Dio vi benedica. + p. Giuseppe

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Le origini e il significato del Natale


di Don Armando Ibombo*
Natale la festa religiosa in cui la Chiesa celebra la nascita di Ges-Cristo figlio di Dio. Esso ci ricorda la venuta di Dio nel mondo come dice la lettera agli Ebrei: Dio che aveva gi parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato per mezzo del Figlio (Eb 1, 2). A Natale il popolo cristiano accoglie il lieto messaggio dellingresso di Dio nella storia degli uomini. Come sorge questa festa? Da quando si celebra il Natale? Innazittutto c da sottolineare che nella primavera. Oggi tutti gli studiosi sono daccordo sullorigine di Natale, si ritiene che la festa di origine pagana. Essa appare per la prima volta a Roma verso la met del quarto secolo, si celebrava il 25 dicembre con il solstizio dinverno (il giorno piu corto dellanno e da questa data le giornate iniziano ad ullungarsi). La scelta del 25 dicembre come giorno della nascita di Cristo salvatore non un fatto a caso perch in quella data il calendario romano celebrava la festa pagana del sole invitto in onore del dio Mitra (dies natalis invicti solis). Con la diffusione del cristianesimo nellimpero romano

Chiesa nascente il natale non veniva festegiato, lunica festa celebrata e conosciuta dalle origini quella della Pasqua in ricordo della passione, morte e risurrezione di Ges. Mancava per questo una tradizione vero e propria sullorigine di Natale quindi di quando fosse nato Ges. Tutto nasce nel medio evo quando gli studiiosi cristiani preoccupati della questione volevano a tutti costi stabilire la data di nascita di Ges. Alcuni lo fissavano per il 6 gennaio giorno dellEpifania, altri parlavano del 25 marzo con lequinozio della

dopo la conversione di Costantino nel IV secolo, le feste pagane furono cristianizzate. Partendo dallinitiativa del Papa Liberio verso lanno 354, i cristiani hanno voluto celebrare e onorare nel 25 dicembre di quell anno la nascita di Ges, vero sole, chiamato il sole di giustizia riprendendo cosi le parole di Malachia 4, 2 o come dice Isaia: Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce... (Is 9, 1-2). Da Roma la festa si estesa anche in Oriente. Le chiese orientali hanno invece conservato la data del 6 gennaio, giorno

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dellEpifania o della manisfestazione del Signore alle genti, per celebrare la nativit di Ges perch secondo loro a Natale Dio si mostra a tutto il creato portando a tutti il dono della salvezzai. La solennit di Natale caratterizzata liturgicamente dalle quattro messe: quella vespertina, quella della notte, quella dellalba e quella del giorno ((ad noctem ou ad gali cantum, in aurora, in die). Nonostante le origini tardive, la festa di Natale una delle feste piu importanti del calendario liturgico. Ogni Natale viene ricordata la prima venuta di Ges e loccasione di prepararsi alla sua seconda venuta quando ritorner per unirci a s per sempre come dice S. Bernardo abate. Inoltre sempre nel medio evo sorge lidea del preseppe, ad opera di S. Francesco di Assisi, per rendere presente agli occhi limmagine di Ges nato in una stalla. Cosa significa per noi il Natale oggi? A Natale tutta lumanit riceve la buona notizia della nascita del bambino Ges, una notizia annunziata dallAngelo ai pastori nella santa notte: Vi annuncio una grande gioia... oggi , nella citt di Dvide, nato per voi un salvatore, che Cristo Signore (Lc 2, 11). Attraverso quel bambino Dio stesso che si fa uomo, Dio entra nella nostra storia per trasformarla, per cambiarla. Dio si fa uomo per essere piu vicino a noi, per essere uno di noi, condividere le nostre gioie e le nostre sofferenze: Egli assume la mia condizione umana per salvare me, fatto a sua immagine e per dare a me, mortale, la sua immortalit, scrive S. Gregorio Nazianzeno. Con il Natale Dio realizza le profezie antiche, non siamo piu soli, abbiamo Dio in persona con noi, Dio in carne ed ossa attraverso il bambino Ges. Dice Giovanni il verbo si fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi (Gv 1, 14). A Natale la salvezza si fatta vicino, entrata nel mondo, il bambino nato

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lEmmanuele, il Dio con noi, quindi non pi un Dio lontano o astratto, un Dio indifferente ai nostri problemi ma un Dio pieno di amore e di compassione che per amore nostro sceso sulla terra per condividere la nostra condizione umana e cosi insegnarci la via del cielo. Il Natale cinsegna anche lumilt e la simplicit di Dio che ha fatto nascere il suo figlio non uno palazzo ma in una grotta al fredo e al gelo come suonano le parole del canto popolare Tu scendi dalle stelle. Per questo i primi testimoni della nascita del Messia non sono i potenti e i richi (tutti indifferenti e chiusi nel loro orgoglio e nella loro prepotenza) ma i pastori gente semplice e povera. Il Natale cinvita anche allaccoglienza perch proprio per mancanza di posto il figlio di Dio nato nella grotta davanti allindifferenza e al rifiuto di tutti: E venne tra i suoi ma i suoi non lhanno accolto scrive Giovanni nel prologo (Gv 1, 11). Possa il bambino Ges nascere nei nostri cuori, per cambiarli, per trasformarli e riempirli del suo amore, solo cosi possiamo sentire la gioia di Natale. Per questo S. Agostino esorta: Rallegrati o uomo, Dio si fatto uomo per te. Il Natale di Ges deve essere anche il mio Natale, il nostro natale cio la mia rinascita cambiando il mio cuore e i miei pensieri, vivendo secondo il vangelo e coltivando lamore soprattutto in questo anno della fede voluto dal Papa Benedetto XVI. Dice S. Leono Magno: Mentre noi adoriamo la nascita del nostro redentore, scopriamo che in essa noi celebriamo la nostra origine. Inffatti, la nascita di Cristo lorigine del popolo crsitiano; poiqu il giorno della nascita del capo anche il giorno della nascita del corpo. Auguri di un Buon e Santo Natale.

Ariaporu n7 SANTO NATALE (venti secoli dopo)


TU scendi dalle stelle, o RE del cielo. , in una limpida notte di duemila anni fa, questo canto si lev solenne nel cielo di Bettlemm, si sparse echeggiando per il mondo, e gli uomini tutti furono percorsi da un brivido di speranza

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di Giuseppe Romeo

e di gioia, e vennero a Te o Signore, cantando,i pastori ed i Re; Sei sceso Signore, dalle stelle, nel ventre puro di una giovane ebrea, ti Sei nutrito con il latte di un seno che profumava di vita, di gioia, damore, e gli uomini, lumanit tutta cant, cant la pace,cant il bene, cant lamore, la giustizia, la serenit. Duemila e pi anni, venti secoli, e puntuale si lev sempre verso il cielo lo stesso canto, lo stesso grido, la stessa speranza, ma di volta in volta questo canto non era pi lo stesso, giacch gli uomini lhanno sempre mutato o distorto a seconda dei loro sentimenti,del loro umore, dei loro interessi. Venti secoli!,e quasi sempre, piuttosto che

discendere ,Tu o Signore, salisti e Sali al cielo: evaporando dallatmosfera putrida dei palazzi dei governi, da parlamenti bordelli , salisti e sali al cielo, filtrando dalle chiuse persiane degli harem del piacere, evaporando al lume di candela, in unatmosfera di vizio,dissolutezza, tra caviale e champagne, pane nero e miseria, disperazione e sorrisi, carezze e grida, grida di dolore, grida di fame, grida di libert, grida di giustizia, e gli uomini, lumanit tutta continua a cantare; Ma questo canto, Tu lo sai o Signore, non pi il canto dei pastori di Palestina e di Giudea,ora il grido di dolore che sgorga dal petto degli uomini liberi, crocifissi sugli altari del crimine dove si celebra la dittatura; Laria ora non pi imbevuta della dolce melodia delle cornamuse, dallo zufolare dei pifferi, ma straziata dal cupo rombo dei cannoni, dal sinistro crepitio delle mitragliette; Sullorizzonte non brilla pi la stella cometa, ma il sinistro bagliore delle bombe; Dal cielo, o Signore, non discendono pi candidi e silenziosi i bianchi fiocchi di neve, ma una pioggia di fuoco; e piovve e piove fuoco, o Signore, dalle alture di Golan alle colline di Sarajevo, dalle Ardenne ad ElAlamein, dalla Baresina alle Piramidi, da Monte Cassino ad Hiroscima, dalla striscia di Gaza a Tel-Aviv e Gerusalemme, e gli uomini continuano a cantare nellindifferenza e supponenza dellumanit tutta, e leco rimbalza dai palazzi di vetro ai ghetti malsani, dallo sfarzo delle regie alla promiscuit della Casbac, dai fangosi fossati delle trincee, allinsensato e tragico delirio dei drogati. Duemila anni! e Tu venivi al mondo, sospirato Messia, in una misera e fredda stalla,cullato dal dolce e amoroso sguardo di un Donna bambina,dal caldo respiro di un bue e di un asinello; Venisti cantando: Pace!....Shalom!...,gridando Amore, condivisione, comprensione, ma fosti deriso,

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insultato, bastonato, crocifisso; e pure, o Signore, nel dolore hai continuato a gridare: Amore, nello sberleffo gridasti Amore, ma nessuno, nessuno ti ha mai ascoltato. O Signore Ges, Tu lo sai che: Pace!,Pace! fu il grido di dolore che sgorg dalle gole insanguinate dei bambini nella strage degli innocenti o nei campi di raccolta di Sabra e Sciatila, prima che lira della stella di Davide si abbattesse su di loro; Pace!..Amore!...continuano a gridare ogni giorno i pi di venti milioni di bambini,come Te o Signore, che ogni giorno muoiono per fame, malattie, cattiveria, insensibilit; Pace!...Amore!... Giustizia!, gridano gli orfani e le madri vittime dellindifferenza e dellarroganza politica e mafiosa; Pace!...Giustizia!...Amore!... Pane!...gridano, implorano ogni giorno le madri ed i bambini della striscia di Gaza; Pace!...Amore!...Giustizia!...gridano con voce sempre pi rauca e flebile gli uomini di buona volont, ma come fu per Te, nessuno, o Signore, li ha mai ascoltati, e il loro grido si perde da sempre, nel nulla, in questo nulla silenzioso e opprimente,in questa generale indifferenza. Il Santo Natale oggi non pi come lo era ieri simbolo della famiglia e della Pace, oggi tutto diverso, diventato un affare commerciale,mondano. Ricordo ancora, o Signore, i nostri Natali, le nostre attese; Ti aspettavamo per mesi e mesi, con ansia sempre crescente,come i profeti di Giudea e di Palestina, sugli aridi deserti del nostro essere, e Tu, o Signore, venivi, scendevi tra noi,piccolo come noi, povero pi di noi, solo come me, e noi cantammo gioiosi,cantammo speranzosi, ma nel tempo il nostro canto divenne sempre pi flebile, amaro, triste, giacch la fanciullezza svaniva e lasciava il posto alle prime,dure,esperienze di vita. Oggi,o Signore, si spenta del tutto leco della Tua canzone,neppure i bambini ti aspettano pi, hanno cambiato personaggio, oggi c Babbo Natale, un vecchio bianco e sfinito che arriva da non so dove, con una slitta trainata da stanche renne, ed a lui che i bambini indirizzano le loro

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letterine, i loro desideri,i loro sogni. Ma pur nella sua nuova veste, noi osiamo sperare che il Santo Natale sia ancora e per sempre la festa della famiglia,dellamore, della pace; e pur se nella nostra vita c la solitudine di un vuoto incolmabile, osiamo sempre sperare che i nostri figli siano migliori e pi giusti e veri di quanto lo siamo noi, nella viva speranza di un mondo migliore, pi giusto e pi umano. Ora la nostalgia, il pensiero di un tempo che fu, ci assale, il pensiero di vivere questa vecchiaia, soli, ci fa paura, la solitudine di questa grande casa vuota ci tormenta, e vorremmo ancora, come una volta, sentire quel dolce canto spandersi per laria,rimbalzare da colline e vallate, risentire leco della voce dei bambini spandersi nellinfinito silenzio della nostra anima, e come Duemila anni fa, sentire cantare: : Tu scendi dalle stelle, o RE del cielo; E vieni in una grotta, al freddo e al gelo .

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I POPOL ARI

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Alla ricerca del Natale perduto


di Franco Blefari
tridicinu, verso le cinque, sempre puntuale, passava sotto casa mia per andare in chiesa a suonare le campane e, con lintento di svegliarmi, parlava ad alta voce nellalba dicembrina. Tornarretu i cinquantanni / cu na chjsia chjna i genti, / ncera lorganu chi canni / e ddu mantici faglienti/. ( Torno indietro di cinquantanni, con una chiesa stracolma di gente, cera lorgano a canne e due mantici traballanti). Li azionavamo io e Gianni, i mantici, alternandoci, per consentire il passaggio del flusso daria necessario allorgano per suonare.. Spesso, appena finita la messa, nei primi giorni di novena, si davano gli ultimi ritocchi al presepe rigorosamente costruito con pietra arenaria cesellata dal tempo; pietra calcarea ( petra morta recuperata dalle case di gesso demolite ); argilla e borracina ( filicicchja ), muschio che la Confraternita di allora andava col camion a raccogliere in montagna. Lartista che realizzava il presepe era un falegname come San Giuseppe: mastro Giusi Cristarella, alla cui scuola fiorirono, nel tempo, altri mastri come Tot Carbone, ( che suonava la fisarmonica durante la novena di Natale per le strade del paese con Pep Cristarella, Tot Graziano ed altri giovani di allora), Mommo Caminiti, Cec Scopacasa e altri, che ancora oggi danno prova della loro bravura, anche se con presepi notevolmente ridotti, rispetto al passato. Nta gli jorna ricordati, / prima i rriva u panettoni, / ndi facvumu i mandati,/ comu era tradizioni./ ( In quei giorni ricordati, prima che arrivasse il panettone, ci facevamo le mandate, ci scambiavamo regali in natura, specialmente tra compari). E questi regali erano prodotti della terra, o comprati nta putia, cio nella bottega: Nu panaru i mandarina,/ na pinneglia i baccal,/ ccocchj bella sammartina,/ cosi di llantichit ( Un paniere di mandarini, una trancia di stoccafisso, qualche bella sammartina, cose dellantichit ). Anche il baccal, molto caro alle classi contadine, essendo molto apprezzato come pietanza ideale da portare nei campi, veniva

Mi capita ancora, verso i primi di dicembre, di aspettare con ansia che arrivi giorno sedici, quando incomincia la novena di Natale, per respirare a pieni polmoni quellaria che non pi la stessa di quando ero bambino. Alla mia et, ho il filo diretto col passato, e il ricordo mi collega subito a quella novena che si faceva una volta, poco prima dellalba, in chiesa e per le strade del paese. Il Natale dei miei tempi parlo di pi di cinquantanni fa mi torna in mente con tutto il suo carico di nostalgia, di quando i giovani ( e gli anziani! ) di allora facevano la novena di porta in porta con zampogna, fisarmonica e sistro ( azzarinu), ed io, accovacciato tra le coltri, udivo

quella nenia che veniva da lontano, nei vicoli dellAriaporu o della Timpa, per poi diventare musica e parole quando arrivava sotto casa mia, in Via Sdrucciolo, oggi Via Diaz, davanti alla chiesa del SS. Rosario. Di quel Natale non mi rimasto che un ricordo struggente, specie in quelle ore del mattino, quando le campane richiamavano i fedeli alla messa dellalba e la voce di Tumasinu lorganista, con le sue canzoni dialettali natalizie, che cantava insieme a tutto un popolo, era il leit motiv di quelle funzioni dellAvvento. Gi dalle prime notti di novena, lattesa delluno era lattesa dellaltro, come lo era in chiesa dove Gianni u

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offerto in regalo, allora, quando non cera la corsa pazza ai regali natalizi da offrire in dono o da sistemare sotto lalbero. Anche i bambini sentivano questo clima dattesa del santo Natale, giocando per le strade del paese con le nocciole, oppure manifestando la propria gioia spendendo i pochi spiccioli, che venivano loro regalati, per comprare torroni, susumgli ( biscotti natalizi spalmati di cioccolato) e filoncini di pane ricoperti di giurgiulna (sesamo) e imbottiti con mortadella tagliata a fette sottili dallaffettatrice che, a quei tempi, aveva solo Peppi u lica nel suo negozio di generi alimentari. In quei giorni di novena Cu gli panza sempi fora, / Cicciu u pacciu, / ma mmucciuni, / vinda bumbi e scirfalora,/ puru purbiri i chjavuni ( Cicciu u pacciu il fuochista - a pancia scoperta, per le feste di fine anno, vendeva di nascosto, senza regolare permesso, bombe carta, tric trac, mortaretti, petardi vari e polvere pirica sfusa da inserire in un tubo cilindrico ( chjavuni ) della lunghezza di circa un palmo, munito di un percussore, che, battuto contro un muro, tramite una cordicella, che collegava le due estremit, provocava uno scoppio. Il primo giorno dellanno, noi bambini, andavamo a dare gli auguri ad amici, parenti e conoscenti facendo esplodere la polvere contenuta in questo tubo e racimolare cos qualche soldo. Intanto, Don Ror Ammirato, famoso per i suoi dolci ricoperti di zucchero( cu naspru), riempiva i negozi di generi alimentari e i bar con dolci natalizi vari, mentre mio padre, nel suo negozietto di generi alimentari davanti alla chiesa del Rosario, disossava lo stoccafisso in mezzo alla strada, presso una fontanella sulla

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piazzetta attigua. Lansia per il Natale cresceva di giorno in giorno. Nelle case le buone massaie, oltre alle tradizionali zzippuli e nocatuli, facevano altri dolci come gli sputi dangiulu e i passulati , a base di uva passa, noci, zucchero e cannella, specie di droga aromatica. Paula a guerra era lunica donna del mio vicinato che sapesse fare il torrone con le mandorle ricoperto di zucchero, e ne andava cos fiera che lo distribuiva a tutti i vicini di casa, mentre Delina, mia madre, era famosa per le zeppole croccanti, che mandava anche ai vicini di casa con me medesimo. Nelle case del paese, tutti riuniti attorno ad un braciere, vecchi e giovani insieme, giocavano a tombola o a carte coi giochi della stuppa o del sette e mezzo. Nel corso di queste lunghe serate natalizie venivano offerti fichi secchi fatti al forno ripeni di mandorle e zuccherati, oppure i classici dolci della tradizione natalizia con limmancabile calia ( ceci abbrustoliti) e fave infornate, in un clima di sana, e allegra cordialit. Non mancava la classica bumbuleglia ( piccola brocca di terracotta dalla bocca stretta, con due manici ricurvi sui fianchi) dove bevevano tutti direttamente con la massima disinvoltura. In molte case, le famiglie mangiavano ancora, tutti riuniti, in un grande piatto di creta (nsalateri ) e si pulivano la bocca allo stesso strofinaccio ( ajeri), che usavano a turno. Ma il ricordo del Natale perduto essenzialmente il ricordo di mia madre: Ncera mama nta cucina, / senza mai mi pigghja abbentu;/ era u tempu da novina / e u paisi era in fermentu. ( Stava sempre in cucina, mia madre, a Natale, senza fermarsi un attimo; era tempo di novena, e il paese era in fermento). Nelle case, si preparavano i sammartini, ( dolci

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natalizi ) janchi e nigri ( bianchi e neri) fatte con sociali e comportamentali delluomo, che passa mandorle, noci, uva passa, zucchero, cioccolato, le serate davanti alla televisione, o navigando nei cannella e vino cotto. Il paese era in fermento mari tecnologici di internet, stravolgere il senso perch doveva nascere u Misa ( il Messia), che di una ricorrenza che, coinvolgendo tutta la tutti aspettavamo con una trepidazione e una famiglia, una volta, coinvolgeva anche la sfera pi solennit tipiche soltanto di una festa come il intima dei sentimenti, per ridursi ad una semplice Natale, che ogni anno ci faceva essere pi buoni festa scaduta, alla fin fine, ad una riunione perch ci metteva di fronte alla nostra coscienza conviviale, senza rendersi conto dellimportanza e ci dava lopportunit di e del vero significato del viverlo nella sua vera messaggio evangelico della essenza, che era il culto per Nativit? E Natali,com chi famiglia e lamore per chi no sentiti? / carrivaru i aveva bisogno. E a distanza papatuli e la stiglia / vu cu di quasi una vita, questi prisepiu mancu lu viditi, / ca ricordi mi coinvolgono cos diventauna cosa chi si zziglia emotivamente fino a ( E Natali, com possibile domandarmi come sia che non lo sentiate, mi si potuto accadere che tre sole perdoni lautocitazione generazioni abbiano potuto che sono arrivati i pastori e scavare solchi cos profondi la stella cometa, voi che il tra due civilt, quella presepe nemmeno lo contadina, che era la mia, e vedete, perch diventato quella cittadina in cui sono una cosa da buttare ?) Ma stato catapultato dagrande, come potrebbe mi dove il Natale si distingue rispondo - luomo doggi dagli altri giorni solo per i intendere diversamente il Ferdinando Scopacasa e nipote con zampogna e tamburello regali che costretta a fare e Natale, se non pi abituato le immancabili luminarie che brillano nelle notte alle favole; se la sua vita basata sulla ricchezza; in quasi tutti i nostri paesi. Che cosa successo se privilegia lavere allessere; se getta i bambini di cos sconvolgente che una festa dellanima sia appena nati nei cassonetti della spazzatura, se diventata solo una festa commerciale e culinaria, non, addirittura, non facendoli nemmeno nascere, che trova il suo momento culminante intorno ad grazie alla complicit di una cultura abortista che una tavola imbandita la notte di Natale? Forse le offende Colui che ci ha dato la vita, in quanto in nuove generazioni non conoscono limportanza ogni alito di vita c la presenza di Dio. Come pu di una ricorrenza per mezzo della quale Dio si fa avvicinarsi serenamente, luomo doggi, a quel uomo, umiliandosi ad assumere la nostra Bambinello nella mangiatoia se, magari, qualcuno, condizione umana e andando a nascere, da Re, in o pi di uno dei suoi figli, non sono potuti una stalla, tra un bue e un asinello, come dice nemmeno nascere perch sono stati gi uccisi nel Luca, con delicata colorazione poetica, nel sesto grembo materno? Con quale animo si pu e settimo versetto del secondo capitolo del suo aspettare la venuta di un Bambinello, se ogni Vangelo: Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si giorno milioni di bambini vengono fatti mmorza compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo mmorza ( a pezzi ) e spediti in scatole di cartone figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una con la scritta prodotti abortivi o rifiuti mangiatoia perch non cera posto per loro nellalbergo. ospedalieri speciali per essere seppelliti in una Possono il benessere economico e i mutamenti fossa comune senza nemmeno una croce? Il Natale

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soprattutto famiglia, termine caduto in disuso, e amore per il prossimo: quale amore ci pu essere quando i bambini nascono fuori dal talamo nuziale e il matrimonio viene aggredito con leggi che permettono lunione fra persone dello stesso sesso? Per rivivere quel Natale di cui parlo, bisogna che luomo torni a Dio e riconosca in Lui il suo creatore alle cui leggi deve sottostare avendo rispetto del prossimo e della vita stessa. Luomo doggi crede di trovare nel denaro quella pace e quella serenit interiore, che ha smarrito per aver

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voluto cambiare le leggi scritte da Dio, che sono eterne. Natali, chista nova societati / u senti sulamenti nte gudeglia, / nte ristoranti e nte supermercati: / ma non esti Natali, pascareglia ( Natale, questa nuova societ, lo sente soltanto nello stomaco, nei ristoranti e nei supermercati: ma non Natale, pasquetta). E questo succede quando il rifiuto di Dio il rifiuto alla vita stessa, il rifiuto ai bambini che luomo si sente in diritto di uccidere prima che nascano, anche se poi dice di essere contrario alla pena di morte.

Mi recai alla clinica del Signore perch volevo fare il check-up annuale. Quando giunsi, constatarono subito che le mie condizioni di salute non erano affatto buone. Quando Ges mi prov la pressione, not che era basso il livello della tenerezza. Prendendomi la temperatura, il termometro registr 40 di egoismo. Feci un elettrocardiogramma e mi fu diagnosticata la necessit di un by-pass di amore perch la mia vena si era bloccata e non portava pi nulla al mio cuore vuoto. Passai poi al reparto di ortopedia poich avevo notato di aver difficolt a camminare a fianco dei miei fratelli e non riuscivo ad abbracciarli a causa di una frattura al braccio procurata nel tentativo di emergere al di sopra di essi. Constatarono anche che ero miope perch non riuscivo ad andare oltre le apparenze e non riuscivo a vedere negli altri dei fratelli. Poich non potevo aprire la bocca, diagnosticarono un blocco a livello delle parole causato da un vuoto quotidiano di contenuti. Grazie, Signore per non esserTi rifiutato di visitarmi, e per la Tua grande Misericordia! Prometto, uscendo da qui, di usare soltanto i rimedi naturali che mi hai indicato, e che sono scritti nel ricettario del Tuo Vangelo. Al mattino, appena alzato, prender un th di ringraziamento Durante la giornata prender, di tanto in tanto,

La clinica del Signore

una compressa di pazienza con un bicchiere di umilt. Al ritorno a casa far tutti i giorni uniniezione di amore e, prima di dormire, prender due capsule di coscienza tranquilla. Agendo cos, sono certo che non mi ammaler mai pi e che tutte le mie giornate saranno caratterizzate da fratellanza e solidariet. Prometto di prolungare questo lavoro preventivo per tutta la mia vita in modo che, quando mi chiamerai, sar solo per morte naturale. Grazie Signore, immensamente paziente,buono e misericordioso!

di Elisa Parisi

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Tradizioni e culture diverse


Il Natale, festa molto importante per ogni cristiano, in cui si celebra la nascita di Ges Bambino. Questa festa diffusa in tutto il mondo, ma festeggiata con tradizioni e riti diversi. In molti Paesi africani, la convivenza di culture religiose diverse ha dato vita ad interessanti incontri. Ad esempio, in Nigeria, si celebrano le principali feste religiose. A Natale, le famiglie si riuniscono attorno agli anziani e tutti i conoscenti, senza far distinzioni tra i culti, sono invitati a partecipare alla cena della vigilia. In quella sera, vige, infatti, labitudine di lasciare aperto luscio di casa per far s che chiunque si senta il benvenuto. La tradizione vuole che ci si scambi regali, spesso consistenti in cibi sia crudi sia cotti. Ogni famiglia riceve e offre molto pi cibo di quanto in realt se ne consumi, e questabbondanza considerata di buon augurio. Oltre ai doni alimentari, corre luso di donar vestiti, specie se i destinatari sono dei bambini. Nei giorni che precedono il Natale, sono le ragazze che vanno di casa in casa, ballando e cantando accompagnate da tamburi. Le danze e i canti variano in base allappartenenza etnica dei vari gruppi. Dal 25 in avanti, invece, la volta degli uomini di esibirsi lungo le strade. Con i volti coperti da grosse maschere di legno, raffigurano vari personaggi legati al costume locale. Si dividono in due gruppi: maschere danzanti, dallaspetto umano, e maschere dallaspetto pi inquietante, temute da tutti e soprattutto dai bambini. Le stesse maschere possono comparire

anche in altri periodi dellanno, sempre per legate a particolari eventi, come in occasione di funerali. Esse sono attive sino alla fine dellanno; lultima notte, con vari strumenti, girano per le strade facendo un gran chiasso e sinterrompono solo alle luci del primo dellanno, giorno in cui le citt sembrano deserte per il silenzio assoluto. Mentre il presepe una tradizione importata solo di recente, lalbero presente nelle celebrazioni natalizie africane gi dai primi tempi delle missioni. La decorazione pi frequente, in casa come in chiesa, consiste in un intreccio di rami di palma, spesso disposti a formare un arco, su cui sono applicati dei grandi fiori bianchi che sbocciano sotto Natale. I fiori, non vengono coltivati; sono generalmente i bambini che, al mattino della vigilia escono per raccoglierli. Chi invece desidera avere delle decorazioni pi durature, che abbelliscano la casa almeno fino a Capodanno, scegli per uno dei tanti alberi artificiali presenti sul mercato, oppure arricchisce con nastri colorati e luci un piccolo banano. La sera della Vigilia si segue una grandiosa fiaccolata che ha luogo dopo la messa di mezzanotte e che caratterizzata dai canti religiosi cristiani, di solito in inglese. La notte trascorre in compagnia fino al mattino, quando si comincia ad allestire un pranzo abbondantissimo. I due ingredienti che non possono mancare al pasto principale del giorno di Natale sono la carne (cucinata in umido) e il riso bianco; a essi si accompagnano altri cibi

di Elisa Parisi

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che appartengono alle tradizioni familiari e non sono specifici delle feste di fine anno. Per quanto riguarda lAsia tutte le civilt celebrano il Natale delle proprie divinit; molto spesso queste ricorrenze prevedono momenti di riunione familiare e dintegrazione dellintero gruppo sociale, unione che il pi delle volte si realizza in ricchi pasti collettivi, alla preparazione dei quali collaborano le donne di tutto il vicinato. La festa pi importante del lunario cinese il Capodanno, che cade intorno al 28 gennaio del

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sia provvista di uno spirito proprio, geni che garantiscono il funzionamento e facilitano luso dei vari oggetti. Un posto di assoluta preminenza d al dio della cucina e del focolare, non vi casa in cui, rintanata in una nicchia scavata sopra il camino, non vi sia una sua immagine. Alla fine dellanno, la sacra effige, ormai annerita dal fumo degli incensi, viene bruciata; con questatto, si segna il momento in cui il dio sale in cielo, al cospetto della divinit suprema, per fare il resoconto circa vizi e virt di tutti i membri

calendario solare. I festeggiamenti durano una settimana, e comportano vari fuochi, scambi di doni e riti propiziatori che coinvolgono soprattutto i bambini, i quali affidano al nuovo anno i migliori propositi mettendo sotto il cuscino un sacchettino rosso. di antica memoria lidea che vuole che ogni cosa, animata o inanimata,

della famiglia. Allo scopo di conquistarne lindulgenza, gli si rivolgono offerte alimentari e si allestiscono pasti nel segno dellabbondanza. Anche in Giappone si attende il Capodanno per stare insieme. Al contrario di quanto accade in Occidente, gli ultimi giorni dellanno si dedicano alla famiglia. Infatti, se ormai tutti i giovani,

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festeggiano il Natale secondo luso statunitense (anche qui non manca la corsa agli acquisti, la calza di Santa Klaus e gli alberi dalle luci colorate), il Capodanno festa sia civile sia religiosa. Qui la ricorrenza anticipata di circa un mese (rispetto alla Cina), cos da farla coincidere con la fine dellanno solare. Lultima notte di dicembre duso recarsi al tempio (la tradizione riguarda sia la religione buddista sia quella scintoista), dove, a turno, si batte una grossa barra metallica posta in una struttura allinterno del giardino sacro. La casa viene addobbata con festoni e decorazioni di bamb e rami di pino che servono a tenere lontani gli spiriti maligni; esse vengono disposte davanti alla porta dingresso, sui due lati. Al mattino del primo dellanno sindossa il kimono pi bello per recarsi di nuovo al tempio, dove si lanciano dei soldi in unarca di legno e si prega dio perch conceda un nuovo anno ricco di felicit. In casa, pi tardi, ci si riunisce per partecipare al pranzo pi rumoroso: la pietanza servita in quella ricorrenza consiste, infatti, in tagliolini che vanno tradizionalmente trangugiati con grande rumore per dimostrare quanto siano apprezzati. Questo piatto, conosciuto come soba, tipico del Capodanno, tanto che, secondo un detto popolare, mangiare la soba equivale a entrare nel nuovo anno. Il dessert una sorta di budino preparato con degli azuki (fagioli di soia) bolliti a lungo e zuccherati, nel quale sintingono i caratteristici mochi, palline di riso bianco presenti sempre sulla mensa festiva. Per il divertimento dei bambini, si modellano i mochi a forma di omini di neve, e si dotano di una testa fatta con unarancia. Il periodo di vacanza termina il 7 gennaio (come in Europa). Ci che colpisce osservando dallesterno le tradizioni natalizie australiane ladesione alla cultura anglosassone. Sebbene il Natale cada in Oceania nella stagione estiva, incredibile verificare come i bambini, che non conoscono la neve se non in fotografia o tramite la televisione, affidino i propri sogni a un Santa Klaus che arriva con la sua slitta trainata dalle renne, e che la colazione di Natale, consumata magari al riparo di

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un ombrellone, preveda invariabilmente un men ricco e sostanzioso, pi adatto al rigido inverno europeo, e in tutto uguale a quello anglosassone. Unica variante alletichetta natalizia inglese la macedonia di frutta, sempre presente sulle tavole di festa australiane, che pone fine al pranzo del 25. Certamente, oggi, lo scambio culturale avvenuto per la presenza nellisola di una gran variet di gruppi etnici fa s che ognuno viva il Natale secondo le tradizioni della cultura di provenienza. Alcuni australiani di origine tedesca si sono riuniti in un comitato che reclama un nuovo calendario per il Natale. Come tutti i migranti afflitti dalla nostalgia, propongono di spostare le celebrazioni e le vacanze natalizie in giugno, durante la stagione invernale, per far vivere ai loro figli la stessa atmosfera che hanno conosciuto da bambini. Non riescono, infatti, ad accettare di come sulle spiagge, accada di vedere giungere Babbo Natale in canoa. Negli Stati Uniti dAmerica, il Natale assume tratti particolari, costituendo uno dei momenti privilegiati in cui vengono alla luce le diverse radici culturali; il modo di festeggiarlo varia, infatti, in funzione delle origini familiari. Ad esempio, gli italoamericani (numerosi anche in Canada) osservano la Vigilia di magro ed attendono la mezzanotte per consumare un sontuoso pranzo a base di pesce, mentre i cinoamericani non rinunciano alle loro tradizioni, per quanto trasformate e riproposte come nuove: per il Capodanno, rinnovano il tipico scambio di visite e di doni alimentari offrendo agli amici dei cookies a forma di Buddha o di pesce, simbolo di vita e fecondit. I neri dAmerica salutano il nuovo anno con il kwanjaa, una grande festa con cui rivendicano la doppia appartenenza culturale, mescolando musiche africane a costumi alimentari acquisiti nel Nuovo Mondo. Nonostante la variet di abitudini culturali, si sono imposte con gli anni consuetudini che accomunano un po tutti, come lattesa dei regali portati dal moderno Santa Klaus, lalbero addobbato o i Christmas-crackers. Sono questi pacchettini di carta gonfiata a forma di grosse caramelle,

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contenenti cappellini di carta colorata o piccoli regali; si mettono sia sullalbero sia in tavola, come segnaposto, e si aprono immediatamente prima del pranzo. La festa ha un suo momento importante in cucina, dove il tacchino ripieno di castagne a rappresentare la tradizione americana, adottato da tutti gli immigrati e presente anche accanto alle preparazioni esotiche. Il pranzo si conclude con il Christmas pudding (budino di Natale) e la Christmas cake (torta di Natale). La Christmas cake si offre agli amici che fanno visita durante le feste ed anche la tipica torta nuziale inglese. La medesima torta viene distribuita nelle parrocchie di varie regioni canadesi dopo la messa pomeridiana (dedicata ai bambini) della vigilia di Natale. Dopo la funzione notturna, in chiesa si festeggia la nascita di Cristo brindando e sgranocchiando biscottini e formaggio. Accanto alla calza appesa per i doni, i bimbi preparano un pasto per Babbo Natale e le sue renne: un bicchiere di cognac, una carota e un mince-pie caldo. Per quanto riguarda lAmerica Latina, vi sono diverse tradizioni. Secondo la consuetudine messicana, il Natale viene anticipato nei nove giorni precedenti, denominati las navidades, da celebrazioni religiose che hanno luogo in tutte le pi importanti chiese. In queste giornate, che simboleggiano la gravidanza di Maria, in ogni casa si allestiscono le pifiatas, grosse pentole in coccio rivestite di carta stagnola colorata ai cui lati si applicano dei coni fatti con cartoncino o carta di riso, da cui pendono striscioline multicolori. Le pifiatas vengono riempite da frutta di stagione (mandarini, arance, jicamas, albicocche, lime), confetti e pezzi di canna da zucchero. Al termine dei nove giorni, in chiesa, in strada o in casa, sinscena una breve rappresentazione, conosciuta come las posadas, una coppia bussa a una porta chiusa, portando delle candeline accese. Impersonano Giuseppe e Maria, che vagano alla ricerca di un ricovero dove riposare, non avendo fin l trovato alcun albergo. I padroni di casa, infine, venuti a conoscenza della gravidanza avanzata di Maria, offrono loro alloggio. Tutti insieme, a mezzanotte, cantano,

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in un clima di grande festa, la nascita di Cristo, che viene deposto nel presepe, mentre i bambini rompono con dei bastoni le pifiatas e si tuffano a terra, alla ricerca del frutto pi buono. A conclusione del ciclo festivo lEpifania, molto sentita in tutta lAmerica Latina. In Argentina come in Messico, la si festeggia consumando la rosea de los Reyes, una grossa ciambella nel cui impasto, arricchito di canditi, si nascondono a seconda del luogo due o tre bamboline o delle uova sode. Nelle famiglie tradizionali messicane, al momento della distribuzione del dolce ai commensali, si presta grande attenzione a chi andranno in sorte le bamboline, perch ad essi toccher offrire una festa il giorno della Candelora. Se in Europa la Befana a mettere i suoi regali nelle calze, in Argentina sono invece i Re Magi a visitare le case, elargendo doni ai bimbi che avranno messo fuori dalla porta le loro scarpe, accanto alle quali avranno preparato un catino dacqua e qualche filo derba per i cammelli. La cena della Vigilia si tiene dopo la messa di mezzanotte e interrompe il digiuno rituale. In Messico, se nelle case meno abbienti il menu non si discosta per niente da quello quotidiano (frjoles e tortillas), sulle tavole pi ricche trionfano il tacchino ripieno di verdura o il cosciotto di maiale al forno, accompagnato dal guaeamole (salsa a base di avocado), piatti, questi ultimi, presenti in tutte le feste importanti. In Argentina, il piatto principale learbonada eriolla, mentre la specialit brasiliana una porchetta con una mela in bocca, adagiata su un letto di fette dananas e di pesche e circondata dalla jrofa, una crema di farina di aipim (manioca), cipolla, aglio, coriche, grasso di maiale.

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I NONNI
I nonni sono le persone su cui possiamo contare, sono sempre pronti ad aiutarci in qualsiasi situazione. Sono le persone che ci vogliono bene, si preoccupano per noi e non ci lasciano mai soli. Grazie ai racconti dei nonni possiamo tornare indietro nel tempo per rivivere le loro esperienze . Alcuni nonni, per sono freddi di cuore ed io prego Ges che lillumini damore per i propri nipoti. Mi dispiace pensare ai nonni che sono soli e non c nessuno che gli faccia compagnia. Spero che Babbo Natale questanno gli porti un po di felicit. Anche io ho i nonni che non mi fanno mancare niente, mi aiutano quando sono in difficolt e mi fanno fare tutto quello che voglio, di certo non cose pericolose. Mia nonna Stella purtroppo non c pi, ma sempre nel mio cuore e sono sicura che lei il mio Angelo custode e mi vuole molto bene. Sono fortunata di avere anche degli zii:Gina e Mimmo che mi accudiscono come dei veri nonni. Grazie nonni di amarmi cos tanto! Auguro a tutti i nonni del mondo un Felice Natale.

Francesca M. Stella Caminiti Classe IV

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Lettera a Ges Bambino dai bambini della 1 classe di Catechismo


Caro Ges Bambino, GRAZIE! ,perch ti sei fatto piccolo come noi. Tu sei mite e umile e ci ami sempre, quando siamo buoni e quando siamo cattivi. Aiutaci ad essere come Te, per portare al mondo un po della tua luce. Ges Ti preghiamo: dona la pace al mondo, non lasciare mai sole le persone che soffrono, non permettere che i bambini subiscano le malvagit degli adulti, aiuta i pap e le mamme a trovare un lavoro, benedici le famiglie e rendile forti nellunione, benedici e fai che si sentano rispettati e meno soli i nonni e le persone anziane, fai che la nostra comunit cresca nellunit e nella carit, avvolgi il mondo con il tuo AMORE.

GRAZIE GESU BAMBINO!

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UEL PAESE DI GES IQ S D
O

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G EN T

Pascalinu u vavusu

Era un nobile, Pascalinu u vavusu, non tanto per ci Spatolisano, a ritirare la posta in arrivo, e portare che era a Benestare, ma per ci che rappresentava e il quella in partenza per lufficio postale, diretto, come lignaggio che gli conferiva il fatto di essere fratello del gi detto, dal fratello Pep. Camminando a passo sindaco Attilio Giurato, detto Tit; dellUfficiale di marcia sulla via Roma, che, da Piazza Matrice, postale Giuseppe, detto Pep; dellinsegnante dove era ubicato lufficio postale, attraverso donn Ugo; di Vincenzo, vigile urbano a Cittanova, lattiguo Vico Armando Diaz, porta alla fermata detto Cec; di Nicola, medico condotto a dellautobus, il nostro procaccia era talmente ligio Cimin prima e a Casignana poi, detto Coc, ( al proprio dovere, che sguardo fisso in avanti, sotto il diminuitivo vezzeggiativo - la visiera di un beretto da capostazione, doveroso ricordare - veniva dato che ricordava tanto lomonimo gerarca ai figli di pap, come si diceva una immortalato da Fellini in Amarcord volta ) quanto di avere una sorella, - non solo non si degnava di rivolgere Italia, moglie del Colonnello la parola a chicchessia, ma nemmeno dei Carabinieri Filippo Macr, di rispondere al saluto dei passanti: fratello del Generale dellEsercito Quando sono in servizio soleva ripetere Giuseppe, detto Pino tutte due - non posso parlare con nessuno, perch pluridecorati con medaglie varie me lo vieta il regolamento. Qualche e insigniti di ambite onorificenze. volta succedeva che lautobus, che lui Forte di una tale appartenenza aspettava con certosina pazienza, non alla casta privilegiata dei don , arrivasse in orario, e allora lo si poteva Pascalinu u vavusu Pascalinu u vavusu era considerato vedere in posizione eretta per tutta la a tutti gli effetti un nobile e, come tale, uno durata dellattesa, senza tradire il minimo cenno che poteva ben vantarsi di possedere il grado di dinsofferenza, che interrompeva per rispondere signore, come ce nerano tanti a Benestare, che, solo ad una specifica domanda che qualcuno gli per comprensibili ragioni di opportunit, meglio faceva per conoscere lora esatta, chiamandolo don evitare dal menzionarli in una lista, che potrebbe Pascalinu. E cos, per darsi il contegno dovuto, che essere letta in chiave gerarchica. il rango gli attribuiva, e anche perch era stato E da nobile, il meno nobile di tutti i fratelli chiamato con lappellativo di don, si esprimeva in Giurato, che era anche gghjgghjaru, cio balbuziente italiano, scandendo le parole, anche se strascicate ( era stato colpito da meningite in et adolescenziale dalla balbuzie, soffermandosi pi del necessario, ) veniva chiamato solo Pascalinu, omettendo il per avere la possibilit di esibire in pubblico il suo soprannome in quanto chiaramente offensivo, orologio da taschino, agganciato con una catenina anche se qualcuno si divertiva ad apostrofarlo in ad unasola del gil. E come ne andava fiero del pompa magna, ironicamente, col nome di Don suo orologio, poich diceva - lo aveva avuto in Pasqualino Giurato, e lo stesso che non accettava dotazione col beretto (e la giacca da capostazione, che qualcuno gli mancasse di rispetto, replicava: che qualcuno gli aveva regalato), nel momento De rustica progenie semper villana fuit , che ripeteva in cui era stato stato assunto come procaccia a tutte le volte che qualcuno non portava il rispetto tempo determinato con un contratto rinnovabile dovuto a un Signore come lui. Don Pasqualino, annualmente. Ma i bambini che giocavano a palla in dunque, si guadagnava vivere ( un modo di dire) Piazza Matrice, lo ricordano, per, per unaltra sua facendo il procaccia, cio andando tutte le mattine performance, che non era quella di procaccia, ma di alla fermata dellautobus delle otto, proveniente ortolano, per tutte le palle da gioco che requisiva, da Bovalino, della linea della Ditta di Francesco facendole a pezzi con un coltello appuntito e con

di Franco Blefari

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spietato cinismo ( anche se appartenevano a suo ( uno stuzzichino ) di olive in salamoia, anche nipote Mimmo, figlio di Don Tit, che giocava con con cos i cardara ( quando si uccidevano i maiali gli altri ragazzi ), una volta che andavano a finire ) o con frattaglie (cos i dinta ) di agnello o di nel suo orto ubicato proprio sotto la piazza su capretto, se non con i pi prelibati (e richiestissimi cui sorge la chiesa del SS.mo Rosario. Appena si per le grandi occasioni ) buttun e toru ch i pipalori accorgeva della presenza dei ragazzi ( se non era di bruscenti, ( testicoli di toro coi peperoncini piccanti servizio ) si appostava nellorto, e, quando vedeva ) che, pubblicizzati con qualche giorno danticipo, cadere qualche palla, la restituiva fringhi fringhi, cio servivano da richiamo per accrescere la clientela e, rimandandola affettata in piazza agli stessi ragazzi quindi, guadagnare qualche lira in pi. Jimmi Dama che dovevano interrompere il gioco se non avevano ( marito da GnurAngiala ) scrive Cec Garreffa la possibilit di fare prontamente una colletta nel suo libro Benestare oltre la speranza impone la per andare a comprarne legge del bicchiere nella unaltra presso la putia ( sua osteria-ritrovo di bottega ) di Peppi u lica, o largo Ariaporo; Pasqualino il negozio di Donna Mela. Giurato balla la Stiratrice Ma in paese, Pascalinu dopo ogni laurea in u vavusu era famoso per mantonico e greco; i una preminente e da tutti menestrelli del paese risaputa tendenza: era un con chitarre e mandolini, amante di Bacco, che, come il cantano canzoni damore tabacco e Venere dicevano e di sdegno sotto le i colti, che avevano finestre semichiuse delle studiato riducono luomo innamorate. Era proprio Una serata tra amici nellosteria di Gimmi Dama in cenere. E in cenere si in questa atmosfera di sarebbe ridotto, certamente, Pascalinu, prima dello festa familiare di piazza Ariaporu che si ritrovava scoccare del momento fatidico, se non avesse avuto la Benestare semplice e ruspante di quegli anni, vicino i suoi fratelli, che, molto spesso, quando e tutti gli uomini come Don Pasqualino Giurato sapevano che stava alzando il gomito in qualche ( sperando che ci legga dal cielo ) che volevano putia di vino, mandavano la persona di servizio brindare insieme ad una felice ricorrenza o che per riportarlo a casa, trascinandolo mbiacu frcitu volevano passare insieme qualche ora di euforica ( nessuna traduzione italiana renderebbe lidea allegria, ma che spesse volte vedeva in veste di dellimmagine di un uomo ebbro di liquori e di vino, protagonisti principali, famosi per le loro pinachi che si accartoccia su se stesso ) per i vicoli di quel (sbornie) o per i brindisi, rigorosamente in rima, paese di gesso in bianco e nero, fino alla sua umile che sapevano comporre ed enunciare verseggiatori dimora, che sorgeva dietro la chiesa del Rosario, estemporanei frequentatori abituali di almeno un in via San Michele, attigua al trappitu (frantoio ) pasto al giorno, persone nobili e senza famiglia, del fratello Ugo, dove si svolgevano i pranzi di come Pascalinu u vavusu, a cui, evidentemente, il matrimonio della Benestare di allora ( anni 40/50), grado di signorenon bastava per essere felice, ed attuale palazzo di residenza di Mimmo Romeo, allora si rifugiava in uno dei tre vizi che riducono soprannominato Prefetto ( e non Mim) luomo in cenere, il vino, senza sapere che il prezzo E in quelle putie di allora, fosse quella d a da pagare sarebbe stato, principalmente, quello di GnurAngiala; del gi citato Peppi u lica o di Gianni essere uguale a tutti gli altri frequentatori del locale, u rizzu o di Gianni Macr, che Pascalinu e i suoi contadini, artigiani e manovali, che non avevano compari vi andavano a nozze, specie in quella da fratelli e sorelle che li facessero vivere di luce GnurAngiala, dove, fumando sigarette di trinciato riflessa, ma mogli che molte volte andavano anche forte, che confezionavano sul posto , potevano a notte fonda nella putixa per riportarli sbronzi a accompagnare il vino, oltre che con nu stuzzicaregliu casa, e bambini che piangevano di fame.

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La ruota e i figli di nessuno


Non raro in questi anni di relativo benessere imbattersi in fatti che richiamano alla memoria fenomeni che pensavamo aver messo alle spalle, nel dimenticatoio. Ci riferiamo a quel triste fenomeno dei bambini abbandonati e ci si domanda ripetutamente come sia possibile che fatti cos scabrosi possano ancora accadere nel terzo millennio non in un paese del terzo mondo, ma in una nazione evoluta, ricca e moderna come quella italiana: madri che abbandonano figli, che hanno il solo torto di essere venuti al mondo pur senza averlo chiesto. A pensarci bene, per, quello dellinfanzia abbandonata stato un rilevante fenomeno che, anche se oggi pu apparire assurdo, ha profonde radici nella storia delluomo, essendo labbandono di neonati un uso praticato normalmente nellantichit. Il pi noto dei bambini abbandonati stato proprio un personaggio biblico, Mos, che a tre mesi fu dalla madre posto in una cesta e affidato alle correnti del fiume Nilo. Non dimentichiamo Edipo, uomo dai piedi gonfi, abbandonato ed esposto sul monte Citerone, perch le profezie sentenziavano che avrebbe ucciso il proprio padre, Laio, re di Tebe, e sposato la propria madre, Giocasta; Paride, principe troiano, esposto ancora neonato sul monte Ida a causa delle funeste profezie che lo accompagnarono sin dalla nascita; i pi celebri Romolo e Remo, fondatori di Roma, abbandonati dalla madre Rea Silva e allattati da una provvidenziale lupa. Superando questi eventi che sono frutto di miti e leggende, dobbiamo subito sottolineare che presso i Greci e i Romani era molto diffusa la pratica dellesposizione dei figli (ius exsponendi): i figli indesiderati venivano esposti in una cesta in luoghi pubblici e potevano essere presi da chi avesse desiderio di allevarli (o sfruttarli.). In genere, i poveri si liberavano dei figli indotti dalla miseria o per sfuggire a profezie di sventure; le classi pi elevate al fine di nascondere il frutto di un tradimento o per non dover spartire un ricco

di Bruno Palamara

patrimonio. Si evidenzia che nellantica Grecia si usava lasciare i bambini dentro le pentole per sollevarli almeno un poco dal nudo terreno. Questi piccoli sfortunati erano per lo pi raccolti da mercanti di schiavi i quali, dopo averli affidati ad una balia, li vendevano appena essi erano in grado di lavorare. Nel Medioevo il fenomeno si restrinse per effetto della morale cristiana, ma riprese vigore a partire dal XVI secolo, per esplodere in maniera virulenta nellOttocento, quando raggiunse proporzioni enormi, tanto che, secondo alcune stime, intorno al 1850 nellEuropa occidentale sarebbero stati abbandonati pi di 100.000 bambini allanno. In Italia il fenomeno fino allUnit fu preminente al Nord, mentre sul finire del XIX secolo divent una piaga nel Mezzogiorno, investendo molto anche il nostro territorio. Nel XX secolo il fenomeno si ridotto, rimanendo, comunque, di proporzioni rilevanti. Ma chi erano questi poveri trovatelli? Non erano, certo, solo i figli della colpa a ingrossare le file degli esposti, i figli, cio, delle ragazze-madri, che, bollate ormai a vita, erano praticamente nella impossibilit di garantire la sopravvivenza del proprio figlio, ma erano anche i figli legittimi di coppie regolarmente sposate, che, in concomitanza di gravi congiunture economiche e sociali, come carestie, guerre, epidemie, malattie, venivano sacrificati in quanto rappresentavano bocche in pi da sfamare in una societ composta nella sua quasi totalit da famiglie numerose. Naturalmente, la mortalit infantile tra gli esposti era spaventosa, arrivando anche all80% del totale. I computi statistici dimostrano un dato curioso: il 60% dei bambini abbandonati nasceva nei mesi di febbraio, maggio e giugno per cui da presumere che venivano concepiti nei mesi di giugno, settembre e ottobre, quando le attivit agricole richiedevano una massiccia partecipazione di manodopera femminile per la mietitura del grano e del fieno, per la vendemmia o per la raccolta delle castagne, che presupponeva una condizione di promiscuit che

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favoriva le unioni clandestine. Questi poveri neonati venivano abbandonati, preferibilmente durante le ore notturne, nei posti pi disparati, lungo le strade, sui gradini delle case di famiglie benestanti o sulla soglia delle chiese, lasciati al freddo e, spesso, in balia delle bestie randagie. Si fece un passo avanti quando davanti agli ospizi o agli ospedali venne collocata unacquasantiera, chiamata pila, per accogliere il bambino esposto. Ma gi alla fine del XII secolo papa Innocenzo III introdusse a Roma il sistema della ruota o torno, commosso dal fatto che questi miseri trovatelli venivano spesso deposti tra i letami o erano gettati nel Tevere. Luso della ruota si diffuse rapidamente, assumendo nomi diversi a seconda della localit o della modalit di esposizione: buca, curlo, pila, scafetta, presepio. Conventi e ospedali se ne dotarono stabilmente: il neonato veniva posato su questa specie di armadietto rotante, che, spinto verso linterno, inseriva il piccolo dentro la struttura, abbandonandolo per sempre nellanonimato. Una sorvegliante di turno, detta anche la rotara, prestava i primi soccorsi. Il piccolo, a volte, era accompagnato da una variet di oggetti particolari, quali un pezzo di osso o di argento, la met di una medaglia o di una moneta, un pezzetto di carta tagliato a met con un breve testo scritto, di cui si conservava per s laltra met, nastri di seta o pezzi di stoffa, tutti segni destinati a consentire, perch no, una futura, anche se improbabile, identificazione da parte di genitori pentiti. Era in uso il sistema della mercatura, cio quello di legare al collo del bambino un cordoncino con una medaglietta raffigurante da un lato limmagine della Madonna, dallaltro, il merco, la matricola dingresso del bambino nella struttura. Un addetto allaccettazione degli esposti procedeva ad annotare su un libro con precisione certosina il giorno, lora e gli oggetti rinvenuti, premurandosi di assegnare al piccolo un nome e un cognome, qualora non ne avesse uno proprio segnalato tra gli effetti personali. Si davano, generalmente, cognomi convenzionali, assegnando sempre cognomi che avessero un significato religioso, quasi a volergli trasmettere protezione (Diotisalvi, Diotaiuti, Servadio, Diolaiuti, Laudadio,

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Sperindio, Teodoro), con varianti da citt a citt. A Napoli divenne tipico il cognome Esposito (esposto), a Firenze quello pi comune fu Innocenti o DeglInnocenti, a Roma simpose il cognome Proietti, dal fatto che durante il papato i trovatelli venivano comunemente chiamati projetti, mentre a Milano prese il largo il cognome Colombo. La ruota, se pur aspramente criticata, rimase in vita fino alla fine dellOttocento, andando anche oltre. Con la sua abolizione la media dei bambini illegittimi si abbass notevolmente, ma, come si legge in un Bollettino delle Opere Pie e dei Comuni nel 1899 Nessuna legge al mondo impedir mai la procreazione di figli illegittimi e naturali, le cui cause sono legate a molteplici condizioni individuali e sociali non facilmente rimovibili. Per alleviare il fenomeno sorse col tempo una delle istituzioni pi apprezzabili, dal punto di vista umano, dei tempi moderni, lorfanotrofio: i primi ricoveri pubblici o caritatevoli per bambini risalgono al 700, ma esplodono nell800 con lindustrializzazione e linurbamento di vaste masse contadine, quando i trovatelli entrano nel cuore della letteratura occidentale, e dellimmaginario collettivo, attraverso i romanzi di Dickens. E doveroso, per, rilevare che il primo vero orfanotrofio dEuropa fu lo Spedale degli Innocenti di Firenze, costruito nel 1419 su progetto di Brunelleschi. Purtroppo, la mortalit infantile dei trovatelli allinterno degli orfanotrofi era elevatissima a causa del mancato allattamento con il latte materno e delle precarie condizioni igienico-sanitarie di questi luoghi. Attraverso questo istituto molti di questi bambini venivano affidati a famiglie che ne chiedevano laffiliazione, ma questultima non sempre era mossa da spirito caritatevole, bens generata in tanti casi da interesse di tipo economico. Lorfanotrofio, comunque, ha avuto unimportanza strategica nel dare sollievo al problema e preparare il terreno per laltro istituto fondamentale nella storia moderna, ladozione, con il quale viene posto al centro linteresse del bambino in stato di abbandono, privilegiando il suo diritto ad avere una famiglia idonea e stabile. Ma questa unaltra storia.

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Lesperienza della festa del CIAO a S.Ilario


Si alza il sipario anche questanno sul cammino dei ragazzi dellA.C.R. Linizio delle attivit coincide con il Mese del Ciao. CIAO il pi semplice e diretto dei saluti che i ragazzi conoscono, segno della loro spontanea accoglienza, di quel modo genuino di allargare le braccia agli amici che, fermi alla porta, stentano a fare il primo passo. Abbiamo voluto celebrare concretamente questo desiderio di aprirsi allaccoglienza dellaltro attraverso un momento di fraternit che ha preso forma nella FESTA DEL CIAO, che ci ha offerto la possibilit di vivere una giornata allinsegna del sano divertimento, della voglia di giocare e stare insieme, coinvolgendo quanti pi amici stato possibile. Siamo stati ospiti della bella parrocchia di SantIlario dello Jonio, il Sabato 25 Novembre 2012 ,siamo arrivati in oratorio alle 16.00. Gli animatori hanno consegnato le magliette, rosse per i pi piccolini, gialle per i bambini e verdi per i ragazzi pi grandi, simbolo dellappartenenza dei ragazzi allOratorio di Benestare. Dopo giochi, balli e calci a un pallone abbiamo finalmente fatto una buonissima merenda, gentilmente offerta dalle mamme. La proficua giornata si chiusa con la S. Messa nella chiesa del Sacro Cuore di Ges, presieduta da don Simplice vice parroco di SantIlario e animata sempre dai ragazzi dellACR, gli animatori e i genitori. Siamo rientrati felici e stanchi. Il tema della festa del CIAO edizione 2012 ha preso le mosse dalliniziativa annuale proposta dallACR in cerca dAutore. E stato messo in evidenza il protagonismo dei ragazzi nella fede (e nella vita). Il Regista-Ges ha riservato una parte per ognuno di noi, un ruolo che non pu essere interpretato da nessunaltro. Abbiamo cercato di far capire ai bambini, attraverso il gioco e

A.C.R.

lesperienza, che per affrontare la vita non necessario

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e nemmeno utile indossare delle maschere o ricercare le luci della ribalta ma conoscere se stessi e capire che Ges ci ama per quelli che siamo e ci vuole impegnati nella Chiesa per quello che possiamo dare. Il teatro una grande metafora della vita e del gioco di squadra, il segreto della buona riuscita dello spettacolo mettersi in gioco e dare tutto se stessi. Siamo TUTTI in cerca del Regista, Ges ha chiamato anche i pap e le mamme a condividere questa giornata con i propri figli in una maniera del tutto particolare e sorprendente.

Obiettivo ambizioso dellAC quello di associare spiritualit, gioco e voglia di stare insieme per educare tutti i ragazzi ad una giusta convivenza nella societ civile. Con questa Festa abbiamo concluso la prima fase Ingaggiati per lo spettacolo. Ora vivremo il dolce periodo dellAvvento, appunto, in attesa della venuta di Ges Bambino, il Figlio di Dio che si fa uomo per donarsi completamente a noi e viene deposto in una mangiatoia e adorato dai pastori. Cercheremo di capire che limportanza del donarsi non deriva dalla grandezza delle opere, ma dai piccoli gesti semplici e spontanei vissuti in ogni luogo. La Compagnia teatrale ACR in cerca di nuovi aspiranti attori, i provini sono aperti! Grazie a tutti per la partecipazione Gli animatori dellACR

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La storia di Babbo Natale


La vera storia di Babbo Natale inizia nel IV secolo in Turchia, quando San Nicola, in seguito Santa Claus, divenne vescovo di Myra. L mor, e le sue spoglie vennero custodite nella cattedrale fino allinizio dellanno 1000, quando dei cavalieri italiani derubarono la salma e la portarono a Bari, il cui patrono appunto San Nicola. La leggenda che rese famoso San Nicola e gli fece conseguire lappellativo di protettore di tutti i bambini, ha origine nel racconto del greco Michele Archimandrita (IX sec), poi ripreso da Dante nella Divina Commedia (Purgatorio XX, 31-33): un nobiluomo caduto in miseria era disperato perch non aveva la dote per far sposare le tre figlie. San Nicola, mosso a piet dai suoi lamenti, decise di lanciare attraverso la finestra tre sacchi di monete in tre notti. Le prime due notti tutto and per il verso giusto ma, durante la terza, la finestra venne chiusa dalla governante. Il Santo, deciso a perseverare nellimpresa, si arrampic sul tetto e cal nel camino il sacco di denari, che andarono a finire in una delle calze appese ad asciugare proprio sul camino. Infatti in alcune fonti, San Nicola calava cibo nei camini delle famiglie meno danarosi.In realt il Santo non era cos ricco

di Katia Brizzi

da poter comprare doni e cibo per tutti, ricchi e poveri: si narra quindi che fosse in possesso del Santo Graal, fatto che da solo bast a motivare il furto delle spoglie dalla Turchia (e ovviamente, sebbene non fosse stato ritrovato il mitico calice, le reliquie del santo non tornarono mai pi indietro).E cos, dal tentativo non riuscito di San Nicola di restare anonimo, nasce la tradizione di lasciare di nascosto dei doni sotto lalbero nella notte di Natale. Inizialmente, i regali venivano distribuiti il 6 dicembre, festa di San Nicola, ma poi il Santo divent cos famoso che la festa si prolungava sempre fino alla notte del 24, che rimase la data tradizionale per lo scambio dei doni. La sua immagine ebbe unintensa fama : nel X secolo era protagonista di numerosi canti gregoriani, molti bambini vennero battezzati con il suo nome e divenne protettore degli studenti. Nel 1130 era raffigurato sulle monete normanne, in ricordo del suo impegno per salvare alcune ragazze dalla prostituzione. Nel corso dei secoli, laspetto del Santo cambiato decisamente. Le prime trasformazioni sono venute per esigenza: dopo la Riforma protestante del XVI secolo, i santi erano

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visti di cattivo occhio ma nessuno voleva abbandonare la tradizione dei regali nella notte del 24 dicembre. Fu cos che ogni nazione europea utilizz il proprio sostituto di San Nicola: in Inghilterra fu un vecchio con la barba, personaggio gi celebre in molti giochi per bambini, mentre in Germania rimase la tradizione di san Nicola come misterioso dispensatore di doni. Il vecchio inglese mantenne un vago aspetto sacro, per cui il mantello vescovile divenne un lungo abito verde scuro e la mitra divenne il cappuccio. Per le stesse ragioni del cambio di aspetto, dopo la Riforma venne trasformato anche il nome del Santo, che pass da San Nicola allolandese Sinter Klass. Gli immigrati tedeschi ed olandesi portarono la tradizione anche negli Stati Uniti, dove Kris Kringle Ges Bambino fu sostituito da Santa Claus abbreviazione di Sancta Nicolaus. Fino a questo punto, Babbo Natale un vecchio con la barba bianca, snello, con un lungo abito verde scuro. Limmagine soffice e tonda che tutti conosciamo di Babbo Natale, nasce nel 1860, quando il Presidente americano Abraham Lincoln, chiese al caricaturista americano Thomas Nast di ridicolizzare limmagine del Santa Claus tedesco: Nast lo ingrass, enfatizz le curve con una cinta nera in vita e decise che Babbo Natale era certamente nato al Polo Nord, e che doveva avere le guance belle rosse, una slitta, che riesce a portare un sacco cos grande da contenere regali per i bambini di tutto il mondo. Il legame di Santa Claus con gli animali ha le sue origini nelle leggende legate al vero San Nicola, che faceva portare il fardello dei doni ad un asinello nella notte di Natale. Le renne appaiono solo nei primi dell800, quando alcuni scrittori decisero che sarebbero state pi pittoresche del vecchio asinello. La prima volta fu nellillustrazione di un libro, con una sola renna, poi Clement

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Clarke Moore scrisse una poesia per i suoi figli in cui indicava il nome di tutte le otto renne di Babbo Natale (Blitzen, Comet, Cupid, Dancer, Dasher, Donner, Prancer e Vixen).La nona renna, aggiuntasi solo nel 1939, Rudolph dal naso rosso, inventata a scopo pubblicitario dalla catena americana Montgomery Ward. La favola narra che Rudolph fosse spesso disprezzata e presa in giro dalle altre renne per via del suo naso rosso raggiante, e non gli era permesso prendere parte a nessuno dei tipici giochi da renna. Una notte di Natale molto nebbiosa, Babbo Natale in persona si avvicin al povero Rudolph e gli chiese se voleva guidare la slitta, perch avrebbe fatto luce con il suo naso. Da allora Rudolph, che rappresenta la rivalsa di tutti coloro che vengono emarginati, divenne la renna pi famosa di tutte. Per quanto riguarda il rapporto con i mitici gnomi, sembra che Santa Claus si facesse accompagnare dallo gnomo Peter il Nero, che puniva i bambini ancora svegli. Nel tentativo di stemperare questa brutta immagine, gli gnomi divennero abili costruttori di giocattoli, e di Peter il Nero non si seppe pi nulla. Secondo fonti inglesi, San Nicola era seguito da un anziano baffuto chiamato Pelznickel che aveva lo stesso faticoso compito di Peter il Nero. Babbo Natale esiste perch incarna la magia del Natale ed il nostro desiderio di essere pi generosi, pi aperti, di vedere tutti con gli stessi occhi. Quindi non dite mai ad un bambino che Babbo Natale non esiste: sareste voi i primi creduloni, che ritengono che lingresso al mondo degli adulti significhi abbandonare le belle immagini del mondo dei i bambini.

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Tradizioni dinverno: le feste natalizie nella cultura romena di Alina Olariu


Per noi tutti, linverno non solo il tempo del freddo , della neve o della pioggia, ma anche il tempo delle gioie, dei regali, delle tradizioni, dellunione familiare nelloccasione della nascita di Ges. Le tradizioni hanno una grande importanza nella cultura romena, sono lessenza della nostra ricchezza spirituale , lorigine dell intelligenza popolare. Latmosfera delle feste natalizie comincia a sentirsi gi dal 6 dicembre con la festa di San Nicola (patrono del mio paese dorigine), il santo protettore dei poveri, che nella notte entra dalla finestra e mette nelle scarpe dei bambini bravi, giocattoli e dolci e nelle scarpe dei bambini cattivi, carbone e bastoncini. Il 20 dicembre, il giorno di Santo Ignazio, dopo lantica tradizione sammazza il maiale e si preparano i cibi tradizionali per la grande tavola di Natale. Nei giorni successivi tutti i forni a legna del paese si riaccendono: pane, panettone, dolci tradizionali etc. Sono dei momenti di allegria, di condivisione gelatina sa Gr e in n ar

Salsiccia a pp e

micato afu so as

con i parenti , gli amici ed i vicini di casa. Il Natale, Craciun, come noi, romeni, lo chiamiamo, una festa molto colorata, gioiosa, ma soppratutto ricca di tradizioni. Letimologia della parola Pane rottondo come il Sole e la Luna Craciun,molto discussa, non avendo nella sua radice, come la maggior parte delle lingue europee, il senso di nascit ( in italiano Natale: latino natalis= nascit; in francese Noel: latino natale nocte= la notte della nascit; in inglese Christmas: inglese antico Cristes Maesse=la Messa di Cristo), viene dallantico carciun che significava il tronco dellalbero che veniva bruciato la sera e durante la notte del solstizio dinverno. Da qui lorigine dellabitudine di illuminare le citt, le case e lalbero di Natale. Labete che si addobba insieme a tutta la famiglia la sera del 24,nellattesa di Babbo Natale , sempre verde e simboleggia la vita eterna che arriva con la nascit di Ges. La vigilia di Natale, una notte magica!Il tempo sembra essere tornato indietro per far rivivere

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ancora una volta tempi antichi: gente (colindatori), di tutte le et vestita con abiti tradizionali, suona e canta per le strade passando da una casa allaltra , i canti natalizi(colinde) , testi epici rituali che evocano i momenti centrali della Nascita di Ges Bambino. I gruppi sono ricompensati da chi li riceve con della frutta, dei dolci tradizionali, vino , grappa e con dei soldi.

Gruppi di ragazzi, specialmente tra i 7 e 14 anni, cantando e portando una stella grande di legno, addobbata con della carta colorata e dei ramoscelli di abete, ricordano il viaggio dei 3 magi accompagnati dalla stella che indicava il luogo dove nacque Ges. Di tutte le feste dellanno, il Natale rimane il pi bello, nessuno solo o triste, le luci rimangono accese tutta la notte ed i cancelli aperti per ricevere tutti quelli che desiderano avere un Natale vero! Tante ed uniche al mondo sono le tradizioni legate allanno nuovo, ovvero la notte del 31 dicembre. Gruppi di ragazzi mascherati e in costume raffigurante diversi animali, vanno da una casa allaltra ad augurare un anno nuovo ricco e felice , interpretando delle piccole antiche sceneggiature che simboleggiano la fertilit del suolo e ricordano le principali occupazioni tradizionali: lagricoltura e la crescita degli animali. La capra, seguita da un gruppo fino a 30 personaggi,tutti mascherati, viene ballata per portare fortuna ed un raccolto ricco. Ha la faccia di legno e la parte della bocca inferiore mobile per fare un rumore specifico a ritmo di musica. Nelle vesti dellOrso, un giovane ragazzo che porta sulle spalle una pelliccia dorso e balla nel ritmo dei tamburi e dei fischietti. I bambini pi piccoli , invece, armano un gruppo chiamato lAratro , facendo rumori con delle

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grandi campane e dei buhai, uno strumento specifico, che imita perfettamente lurlo di un bue. Il paese si riempie di musiche, luci, fuochi sulle colline, tanta gioia e felicit!

Chiudo con augurarvi delle feste natalizie splendide, un anno nuovo ricco darmonia, salute ed amore,! Indifferentemente dal culto e dalle tradizioni, che il Natale sia sempre nel nostro cuore!!

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Tutto pace e silenzio, e tutto posa


di Franco Blefari

Che fine ha fatto lalbero di Natale? Che fine ha fatto il presepe ricoperto di muschio e rivestito di lentischio, quellarbusto sempre verde che oggi non si usa pi nemmeno per fare a vucata ca lissa (il bucato)? Che fine ha fatto la stella cometa che risplendeva davanti alle abitazioni e nei locali pubblici nelle notti di Natale? Che fine hanno fatto le ciaramelle di pascoliniana memoria che, si potevano almeno sentire, fino a qualche anno fa, nei supermercati, dopo che sono scomparse anche nei piccoli paesi di montagna e persino negli studi televisivi mentre scimmiottavano il Natale? Resistono ancora solo le luminarie nei centri abitati della citt e dei paesi, con scopi puramente politicoelettorali. Tutto pace e silenzio, e tutto posa / il mondo, e pi di lor non si ragiona, verrebbe voglia di gridare forte, scomodando lautore marchigiano poeta della solitudine, pensando a quel Natale che non c pi. E che fine hanno fatto le nocciole con cui giocavano i bambini nelle strade; il sistro ( azzarnu), la fisarmonica, strumenti indimenticabili delle novene natalizie, le sanmartine, i zzppuli, i noctuli ( fatti in casa e non comprati dal fornaio o nei supermercati ) dolci pi comuni, che, una volta,

profumando il Natale, addolcivano il cuore e ci ricordavano a tutti che la felicit, quella che non pu entrare nel carrello della spesa, fatta di piccole cose. E unintera simbologia, ormai, che stata globalizzata e sfruttata, grazie alla grancassa pubblicitaria dei media, a scopi puramente commerciali, per promuovere e vendere una ricorrenza come il Natale, che, una volta era una festa dello spirito. Tutti insieme appassionatamente, verrebbe voglia di pensare, se riuscissimo a dimenticare la crisi

U Scardisi, suonatore di ciaramelle e zampogna

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economica che cristianesimo non attanaglia il mondo e entrato mai o dove stato non pensassimo a quanti da tempo espulso. Forse, milioni di bambini bisognerebbe ripensare muoiono ogni giorno con pi coinvolgimento per mancanza di cibo emotivo e partecipativo a e medicinali; a quanti quella fiaba daltri tempi Paesi hanno livelli di raccontata da Luca, disoccupazione cos avvenuta in quella grotta alti da dovere emigrare di Betlemme duemila clandestinamente in anni fa; bisognerebbe altre nazioni che non spogliarsi delle proprie Zeppole benestaresi se la passano certo meglio Ma non cos! La miserie umane e andare, come i pastori del vera crisi, pi che economica, presepe, alla ricerca del Dio che di valori. Il mondo cambiato. abbiamo dimenticato. Solo cos, Abbiamo talmente ignorato i forse, potremmo riappropriarci simboli del nostro passato, e della festa universale pi bella tagliato in profondit le nostre e pi amata dagli uomini che ci radici, pensando che fossero hanno preceduto per fare proprie ormai superati e inservibili, da le parole del poeta.Quando non riuscire pi ad sentire in noi saspetta bramosamente il d festivo, Benestare sotto la neve a Natale una festa che era parte di noi, la or poscia / chegli era spento, io nostra identit cristiana. Natale doloroso, in veglia, / premea le piume; ed un giorno che lo spartiacque tra due ere e d alla tarda notte / un canto che suda per li sentieri lavvento al nostro calendario, rappresentando / lontanando morire a poco a poco, / gi similmente il fondamento della nostra storia e riuscendo mi stringeva il core. a convivere con altre realt sociali dove il

ATALE E FELICE ANNO NUO ON N VO BU


LA REDAZIONE ED I COLLABORATORI AUGURANO

Chi vuole collaborare al prossimo numero del giornale parrocchiale pregato di mandare il suo articolo al seguente indirizzo di posta elettronica: giornaleparrocchiale@libero.it

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Santa Lucia : Il coraggio della Fede


Il 13 dicembre scorso abbiamo celebrato e onorato la memoria di Santa Lucia ,ma chi Lucia? E quel il messaggio che ci ha lasciato? Sul finire del terzo secolo nella fiorente Siracusa veniva messa al mondo una piccola grande Santa scelta da Dio per vegliare sul nostro cammino. Secondo la tradizione, la famiglia della nostra eletta era di nobile stirpe. Ci lasciato il nome della madre: Eutichia; del padre poteva probabilmente chiamarsi Lucio, data la norma romana di porre alle figliuole il nome del padre. Cresceva bella e buona la bimba siracusana, sotto lo sguardo vigile della madre: soprattutto era bella nella modestia del portamento, onde la madre gi pensava per lei la soluzione di un felice matrimonio. Invece Lucia aveva ben altro proposito nella sua vita: si era consacrata perennemente al Signore con voto di verginit. Neanche la madre fu a conoscenza di questo. Soltanto un insieme di circostanze fortuite resero manifesta la sua consacrazione al Signore. Ci accadde durante Il 5 febbraio del 301, Alla vicina citt di Catania, ogni anno solevano andare in folla i cristiani per venerare il corpo della vergine martire S. Agata.Da oltre quarantanni Eutichia soffriva di gravi emorragie, per le quali nessun rimedio era stato utile: ormai aveva perduto ogni speranza di guarire. Viva fede ebbe Lucia nella potenza miracolosa di S. Agata. Sul far della sera, quando tutti ebbero lasciato la chiesa, le due donne rimasero nella penombra in fiduciosa preghiera accanto al sepolcro di S. Agata. Le loro parole alla

Santa erano di intensa richiesta di guarigione. A lungo per non poterono pregare ch il sonno ebbe il sopravvento e Lucia si addorment profondamente l nella penombra della chiesa, accanto al sepolcro della martire catanese.Nel sonno le parve di aver presente una visione nitida: schiere e schiere di angeli circondavano la vergine S. Agata, che sorrideva a Lucia e le diceva: Lucia sorella mia, vergine di Dio, perch chiedi a me ci che tu stessa puoi concedere ? Infatti la tua fede ha giovato a tua madre ed ecco che divenuta sana .Quando Lucia si svegli, rivel alla madre la visione serena e le parole risanatrici di S. Agata. Era guarita la madre. Inoltre era questo il momento opportuno di farle conoscere il suo voto di verginit. Cos in realt fece. Nessun rammarico mostr la donna per questo proposito Santo. Per allora Eutichia non fece alcun progetto, ma poi, ritornate, a Siracusa, Lucia riprese ancora a parlarle dellideale di perfetta povert vendendo i suoi beni e dando il ricavato ai poveri. Destava senzaltro lo stupore dei pagani, per i quali i beni di questo mondo erano le cose migliori della vita. Ordinariamente un gesto del genere era sintomo evidente di fede cristiana: solo i seguaci di Cristo giungevano a disprezzare i beni della terra al punto da venderli e darli ai poveri. E cos pens uno a cui molto interessavano i beni di Lucia: un giovane del quale la tradizione non ha conservato il nome e che desiderava vivamente farla sua sposa .Dalla madre di Lucia volle sapere perch la figliuola vendeva le vesti preziose e gli ornamenti;

di Giusy Pascale

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per quale ragione distribuiva il ricavato ai poveri, alle vedove ed ai ministri del culto cristiano. Eutichia diede una risposta evasiva, che per il momento lo rese tranquillo. Ma in seguito il sospetto che Lucia fosse cristiana divenne certezza: visto fallire il suo desiderio di averla come sposa, poich ella lo aveva respinto, decise di denunciarla come cristiana. Allora per la chiesa cattolica non erano tempi tranquilli. A Siracusa era prefetto della citt (meglio era correttore) Pascasio, succeduto da pochi mesi a Calvisiano. Quando Lucia gli fu portata innanzi sotto limputazione di essere cristiana, egli le ordin di sacrificare agli dei. Allora Lucia disse: Sacrificio puro presso Dio consiste nel visitare le vedove, gli orfani e i pellegrini, che versano nellafflizione e nella necessit, ed gi il terzo anno da che io offro a Cristo Dio tali sacrifici erogando tutto il mio patrimonio.Pascasio linterruppe con senso dironia:<< Va a contare queste ciance agli stolti come te, poich io eseguo i comandi dei Cesari e perci non posso udire siffatte stoltezze.>>Lucia disse:<< Tu osservi i decreti dei Cesari come anchio curo la legge del mio Dio giorno e notte; temi pure le loro leggi, mentre io riverisco il mio Dio: tu non vuoi mancare di rispetto a quelli ed io come mai oser di contraddire il mio Dio? Tu tingegni di piacere a loro ed io mi ingegno di piacere a Dio: tu dunque fa come credi ti torna comodo ed io opero secondo grato allanimo mio.>>Pascasio continu:<< Tu hai prodigato le tue sostanze ad uomini vani e dissoluti>>. Ma Lucia subito smentisce Pascasio dicendogli patri:<< Io ho riposto al sicuro il mio patrimonio e la mia persona non ha gustato la dissolutezza.>> Pascasio soggiunse:<< Tu sei la stessa dissolutezza in anima e corpo>>.Lucia rispose:<< Siete voi che costituite la corruzione del mondo.>>Pascasio disse: Cessi la tua loquacit; passiamo ai tormenti>>.Lucia replic:<< E impossibile porre silenzio ai detti del Signore. Io sono serva del Dio eterno, poich Egli ha detto: quando sarete dinanzi ai re ed ai principi non vi date pensiero del come o di ci che dovete dire, poich non siete voi che parlate ma lo Spirito Santo che parla in voi>>.Pascasio disse:

<<Ti far condurre in un luogo turpe e cos fuggir da te lo Spirito Santo>. Innanzi alla fermezza della Santa di non piegare agli ordini di Pascasio, questi radun della gentaglia per costringere Lucia ad obbedirgli. Ogni suo tentativo riesce vano: neppure i soldati, neppure le paia di buoi riescono a smuovere Lucia che sta immobile come una roccia.Tutti codesti prodigi furono ritenuti da Pascasio opera di magia, onde ordina che attorno a lei si prepari il rogo e s accenda la fiamma. Divampano le fiamme,. ma lei non ne toccata. Anzi dice a Pascasio: Pregher il mio Signore perch questo fuoco non si impadronisca di me.Pascasio non si conteneva pi dallira. Allora alcuni dei suoi amici per impedire che fosse ancor pi deriso dalla Santa e gli sforzi suoi risultassero del tutto vani, tirarono gi Lucia dal rogo perch fosse finita con la spada. Lucia comprese che ormai era giunto il momento di confessare Cristo con il martirio: si pose in ginocchio pronta a ricevere il colpo mortale.Prima per volle parlare alla gran folla che nel frattempo si era radunata attorno a lei: disse che la persecuzione contro i Cristiani stava terminando e la pace per la Chiesa era imminente con la caduta dellimperatore Diocleziano. Ricord loro che Siracusa lavrebbe sempre onorata cos come la vicina Catania aveva in venerazione S. Agata. Quando ebbe terminato di parlare, venne il colpo mortale che le recise il capo consacrandone la verginit con il martirio.

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Lucia ha lanciato nella storia, con il suo martirio, il grido di amore verso Ges.Il Suo cuore ardeva come una fornace dellAmore divino, ed stata questa forza travolgente, che le ha consentito di superare le angosce che salivano dallumano. Santa Lucia ha saputo accettare per s, il sacrificio e il dolore, nellincrollabile fede in quel Ges che oramai dimorava nella sua anima.Quel cuore, oramai libero di palpitare solo di amore, gli aveva permesso di pervenire alle virt, in quel cammino fatto con intraprendenza per vincere lumano . Di Santa Lucia si pu dire che la Santa della luce. E, infatti, universalmente invocata come protettrice degli occhi: degli occhi del corpo, ma soprattutto degli occhi dellanima, cio della fede, della quale levangelista Giovanni dice che la stessa vita del Verbo di Dio: La vita era la luce degli uomini e la luce splende nelle tenebre (Gv 1,4). Chi laccoglie non cammina nelle tenebre (Gv 8,12), conosce la via da seguire (Gv 14,6-7), sa da dove viene e dove va; ha sempre accanto un Compagno di viaggio che gli fa ardere il cuore (Lc 24,32); ha la chiave interpretativa della realt e della vita. La luce che ci d Cristo la fede. Avere fede significa vedere al di l delle apparenze, scoprire la sorgente dellessere, cio Dio, fonte di ogni dono; significa saper scorgere lorma di Dio nella natura, la presenza del Signore Ges nella Chiesa, la presenza di Dio nella nostra storia; significa vedere la presenza della SS. Trinit nel cuore del credente che si apre allamore di Dio (cf Gv 14,23); significa vedere la presenza di Ges nelle persone pi povere, in coloro che sono affamati di pane e di amore, di dignit e di accoglienza (cf Mt 25,31 ss); significa vedere il disegno di Dio che si snoda lungo i sentieri della nostra storia personale, nelle vicende liete e tristi, negli incontri che viviamo e che ci interpellano. Aver fede significa guardare il

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mondo, la storia, lumana vicenda con lottica di Dio. Santa Lucia un s esempio di fortezza, essa, fragile e inerme, ha tenuto testa ai suoi persecutori con la forza dellamore a Cristo e del perdono. Santa Lucia pu insegnare la fortezza, la coerenza con il Vangelo, il coraggio di percorrere la via stretta (cf Mt 7,14) proposta da Ges. Martiri sono coloro che non sanno vivere senza Cristo e sono pronti a morire per Lui, perch, anche per loro come per Paolo, vivere Cristo e morire un guadagno. Oggi, nella nostra societ, martirio resistere allostilit di un mondo, che vuole spegnere il messaggio evangelico tentando di renderlo culturalmente insignificante e socialmente irrilevante. martirio tener testa, con dignit e compostezza, a quellumanesimo radicalmente ateo e falsamente libertario, che mortifica luomo e ne ignora il supremo destino. martirio rendere ragione della propria speranza di fronte a coloro che rifiutano la ragionevolezza della fede e ammettono soltanto un fideismo irrazionale o un razionalismo senza fede. martirio remare controcorrente in un mondo intriso di agnosticismo, impenetrabile al messaggio evangelico. martirio amare chi non ci ama, collaborare con chi non ci accetta, perdonare chi ci ha fatto del male. Come ha fatto Ges. Come hanno fatto i santi. Come ha fatto Lucia. Chiediamo dunque a lucia protettrice della vista ( probabilmente grazie al nome datogli Lucia che significa luce)di aprire i nostri occhi per guardare verso l amore con quella luce ardente che invade il cuore e ci consente di guardare il prossimo disarmati di giudizio e armati dell amore DIO.

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Lattesa di 25.625 anni terminer il 21-12-2012


La pi grande paura umana lignoto. Eproprio su questo che fa leva il sempre pi crescente timore che si traduce nellinteresse mediatico riguardo la fine del mondo conosciuto ed il successivo inizio di una nuova era. Visto lincombere del 21-12-2012 perch non allentare la tensione analizzando il contenuto della relativa previsione Maya?. Ingiusto invece il comportamento di chi vi tronca subito il discorso senza riferire cosa al riguardo ci stato tramandato da questa popolazione prevalentemente stanziatasi nellattuale Messico. Intorno allanno 1000 d.C. questi discendenti degli olmechi raggiunsero conoscenze astronomiche e matematiche tali da redigere un codice, scampato alla furia distruttiva dei conquistatori spagnoli giunti in centro America nellanno 1520. Esso chiamato Dresda, dal nome del sito tedesco in cui attualmente conservato. Questo manoscritto, ottenuto dalla lavorazione di foglie di fico, contiene due calendari, Haab il civile di 365 giorni concatenato allo Tzolkin, il religioso di 260 giorni corrispondenti ai 9 mesi circa di gestazione umana. Accostando entrambi questi calendari, come in un ingranaggio, si ottiene un unico calendario circolare della durata di 52 anni. Vi associarono infine un sistema di conteggio nel lungo periodo il

di Gianfranco Elia

cui computo temporale inizierebbe dal 23.614 a.C. Trattasi dellanno mitico della comparsa di questa civilt per la quale il tempo sarebbe scandito da 5 ere. In ciascuna di esse, della singola durata complessiva di 5125 anni, si attraverserebbero dei cicli ventennali chiamati Katun a cui sono associate delle previsioni che si ripeterebbero ogni 260 anni. Sorprendente quanto stato scritto sia per il giorno 6 imox, corrispondente all11-92001, grandi cambiamenti a cui corrisponde il 6 kyei, il 7-10-2001, sistemazione degli equilibri con linizio della controffensiva USA in Afganistan. Dette ere vennero rispettivamente chiamate: acqua,aria, terra, fuoco e oro. Lultima di esse si concluder appunto il terzo venerd dellultimo mese di questanno con lultimazione degli spostamenti totali del Sistema Solare che, il giorno 13 baktun, il d del solstizio dinverno, dopo 25.625 anni ripasser dal centro alla nostra galassia. In mezzo alla Via Lattea per si trova anche un c.d. buco nero che ha unattrazione tale da catturare anche la luce superandone la velocit. Per una sensazionale coincidenza, in questa data, anche il nostro pianeta vi terminer il ciclo di precessione cio il giro esatto intorno al suo asse che, in modo inesatto poich oscillante,

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sappiamo ripetersi ogni 24 ore. Tipico esempio per comprendere ci il ricollocare nella posizione iniziale una trottola al termine delle sue rotazioni. Analizzando tutte queste circostanze, alcuni studiosi della civilt Maya sostengono che si potrebbe ripetere uniperattivit del Sole con l intensificarsi dei fenomeni di geomagnetismo. Analogo precedente nel 1859 quando anche in Italia si assistette al fenomeno naturale dellaurora polare con fasci di luci splendenti nel cielo notturno. Problemi annessi, come quelli accaduti nel 1921, potrebbero essere linterruzione di qualsiasi telecomunicazione e della linea elettrica mondiale. A tal proposito in rete presente un apposito articolo pubblicato il 10-5-2009 su La Repubblica in cui si afferma che la nostra atmosfera dovrebbe preservare, da eventuali conseguenze, il nostro organismo. Ritornando al codice Dresda, il 2012 ricade nel Katun 4 linizio di una nuova era che sorger sulle ceneri della precedente e sar il tempo dellincontro con i Signori delle stelle. Ci non dovrebbe per essere la fine del mondo perch vi seguirebbe il Katun 2 un tempo per unirci in favore di una causa comune. Il tutto sembrerebbe collegato ad un, scientificamente

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ancora inspiegato, cerchio nel grano apparso il 14-12-2001 in prossimit del radiotelescopio militare di Chilbolton nel sud dellInghilterra. Ivi, alla raffigurazione di un volto umanoide, si aggiunse unaltra rappresentazione in codice binario (0-1). Questultimo inconfutabilmente la riproposizione di un messaggio che, nel 1974 dal radiotelescopio di Aceribo in Costa Rica, stato inviato verso la costellazione di Ercole. Le informazioni in riposta alle indicazioni umane sono che i nostri interlocutori stellari hanno il nostro stesso DNA ma nel loro corpo inoltre presente del silicio. La pagina conclusiva del codice Dresda quella che fa maggiormente impressione. Nella parte superiore annuncia il predominio delloscurit con la raffigurazione dello spostamento di ingenti masse dacqua ad opera di un drago, una Dea, un Signore del mondo sotterraneo, il Sole e quanto pi potrebbe preoccupare, la Luna. Per nulla sottovalutata lincombenza, a rassicurare quanti credono in Cristo, lo stesso Benedetto XVI che lo scorso 18 novembre, prima dellAngelus, ammon Ges non descrive la fine del mondo.

E NATALE
E Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano. E Natale ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare laltro. E Natale ogni volta che non accetti quei principi che relegano gli oppressi ai margini della societ. E Natale ogni volta che speri con quelli che disperano nella povert fisica e spirituale. E Natale ogni volta che riconosci con umilt i tuoi limiti e la tua debolezza. E Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri.

di Madre Teresa di Calcutta

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AG
IC GI D

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IV IL T A C O N T A D I N

Il pane caldo di Natale


di Franco Blefari

R ET

Forse mai come in questi ultimi anni di crisi cui profumo, appena sfornato, riusciva ad evocare non solo economica, abbiamo avvertito tanto il la sana, calda, intimit familiare di una volta, bisogno di ritornare alle nostre sane abitudini di facendo riemergere dai fondali dei ricordi oggetti una volta, al focolare domestico, alla legna che arde dellartigianato locale come u caglipu, a majiglia, nel camino, alla neve che cade gi la notte di Natale, a rsula, u tiraturi, a lumera e tanti altri che una alle serate giocando a stoppa e a tombola, insieme volta erano simboli domestici della nostra civilt a giovani, vecchi, donne e bambini, proprio come contadina. Nei nostri paesi collinari, a Natale, si si usava una volta, quando non cera la televisione faceva il pane per tutta la famiglia col grano che e il giornale radio era preannunciato da un veniva prodotto nella nostra terra e portato al uccellino cantatore. Purtroppo, abbiamo scelto mulino del paese per essere molito.Una volta per la strada della modernit, quella senza ritorno fare il pane in casa si usava grano quatregliu o grano alle cose semplici e Majorca, dai chicchi vere della vita, quella grossi e bianchissimi, che ci toglie la vera ma, in tempo di fame, si identit storica per faceva anche uso di grano catapultarci nel mondo jermanu con cui si ricavava della globalizzazione una farina scura di segale, totale, dove tutto con chicchi piccolissimi, regolato dai computer, ma ugualmente buona. dai programmi, dalle Il pane che una volta banche che ogni si faceva in casa, giorno ci ripetono incominciava con la drammaticamente, cernitura della farina in tutti i telegiornali, necessaria direttamente Pane benestarese appena sfornato loscillazione dello nella maida (majiglia), spread, cio la differenza tra i nostri BTP italiani dove veniva impastata, dopo avere aggiunto il e i BUND tedeschi. La mente corre a quando lievito acido fatto in casa ( u lavategliu ) sciolto eravamo felici senza il becco di un quattrino; a nellacqua calda, mescolandolo con un quinto quando tornava il nonno dalla campagna con due della farina della quantit totale predisposta. A conigli da mettere in tavola il giorno di Natale; proposito di lievito va ricordato che quello pi del tempo in cui la vigilia, in segno di devozione, efficace era ricavato dal miglio come rileva Luigi mangiavamo tutti tredici cibi (contando anche Schirripa nel volume Le nostre radici la cui farina, il pane, le olive e i mandarini), o di quando la mescolata con la schiuma del vino fermentato, che mamma scendeva nel pollaio a prendere le uova arrivava in superficie, veniva impastata e seccata fresche, e dal sottoscala, la cantina di allora, al sole, rendendo il pane soffice e delicato. Dopo saltava fuori una forma di cacio caprino misto qualche ora dimpasto, che avveniva sempre in pecorino che avrebbe profumato la tavola di una zona calda della casa, come la cucina, ed era Natale. E il vinoquel vinoquel vino rosso che quasi sempre accanto al focolare, si lasciava una ci faceva allegri e poeti! Ma forse non c odore notte a lievitare, e lindomani veniva aggiunta la casareccio pi penetrante ed evocativo del pane, il rimanente farina, il sale e lacqua necessaria per

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confezionare, di l a poco, il pane con le forme e laterali, predisposti quasi in tutti i forni, una nelle grandezze desiderate, incidendovi sopra lucerna a olio ( lumera ). Dopo qualche ora il una croce in segno bene augurante. E dobbligo profumo del pane caldo invadeva non solo tutti ricordare in favore della tradizione, che una volta gli ambienti della casa, ma anche il vicinato, per le ragazze in et da marito non vedevano lora, cui tutte le comari della ruga sapevano che la quando in casa si faceva il pane, di lavarsi la faccia grazia di Dio era calata in quella casa e, pertanto, con lacqua con cui veniva pulita la madia, poich aspettavano la tradizionale mandata di almeno si riteneva che le sostanze amide presenti nella qualche piccola ciambella ( cugliureglia ).Le famiglie farina rendessero la faccia liscia e particolarmente pi numerose erano solite fare il pane anche due levigata. Recita infatti un detto popolare che Cu volte al mese per il fabbisogno di tutta la famiglia, si lava cu acqua i majiglia potendolo consumare, / doppu ddu jorna non se dovutamente cchj iglia ( Chi si lava conservato in ambienti con acqua di madia, freschi, anche otto/ dopo due giorni non dieci giorno dopo la pi lei, cio acquista sua cottura, e anche una pelle migliore in considerazione del ). Il pane rimaneva fatto che cerano dei anche tutta la notte forni dove si potevano tra le lenzuola sotto cuocere anche fino a una coperta di lana. dieci pani oltre alle Qualche ora prima ciambelle. Ma per che fosse lievitato si molte famiglie, fare il accendeva il forno con pane a Natale, era una fascine di lentischio inderogabile necessit Antico forno a legna calabrese ( i stincu ), che era per la tradizione che particolarmente indicato per conferire al forno cera di uccidere i maiali in concomitanza con la giusta temperatura: E nel momento in cui le le feste natalizie, per cui, molte volte, occorreva fiamme assumevano un colore biancastro, si pi di una fornata di pane per soddisfare le puliva il forno con una pala chiamata tiraturi, esigenze di tante famiglie che, per alcuni giorni eliminando tutta la brace e la cenere esistenti. si trovavano a mangiare insieme per confezionare Veniva quindi ulteriormente pulito di tutta la tutta la carne del maiale in vasi ripieni di frittole cenere residua e raffreddato con un frusciandolo ( e di sugna compresi i salami da conservare per cglipu ), che consisteva in uno straccio appeso ad i mesi invernali. Intanto davanti al forno il vino una pertica e ripetutamente bagnato in un secchio gorgogliava nei bicchieri perch fervevano i colmo dacqua. A questo punto veniva introdotto preparativi per confezionare linsostituibile il pane con una pala, avendo laccortezza di zzippulara ( ciambella di pane caldo trattato mettere nella parte pi interna del forno le forme con olio, sarde salate, peperoncino, origano, pi grosse di pane, in quanto abbisognava di una pomodorini e altri tradizionali salette piccanti. cottura maggiore, e le frise, cio i viscotta. Una Particolarmente gustosa quella confezionata con volta infornato il pane , la bocca del forno veniva le cicciole ( mucciunati ) che, a contatto al pane chiusa con una lastra metallica chiamata chjudenda. caldo, si scioglievano in tutta la loro gustosa Durante la cottura il pane veniva ispezionato prelibatezza. Tutti cibi che, una volta, facevano che uneventuale eccessiva temperatura potesse del Natale una festa diversa da tutte le altre. bruciarlo, introducendo da una o due finestrelle Grazie al pane. Il pane caldo di Natale.

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Scoprire Benestare
di Martin Pescatore Tenace(scout Caulonia) Ero straniero e mi avete accolto (Mt 25,35). Questa una delle frasi del Vangelo, che mi viene in mente ogni qualvolta qualcuno nomina il paese di Benestare. Ma perch associo una frase cos dolce ad un piccolo paese della terribilelocride? Per capire meglio come nato questo costruito con il gesso delle antiche mio ricordo e carcamuse, ovvero le fornaci del soprattutto perch posto. Sicuramente, non sar nato questa frase, devo qui Ges bambino, ma Dio ci dimora fare un passo indietro e cammina ogni giorni in queste e spiegare un paio di stradine strette, nelle sue piazzette e cose. Cominciamo nelle Chiese. con il raccontare che Cosa mi da la certezza di ci? Gli Benestare un paese abitanti che ho avuto il piacere di a pochi chilometri conoscere!!! delle rive del mar Jonio, nella zona sud della Certamente non saranno tutti affettuosi ed locride, in una posizione panoramica e qualche impegnati come quelli che ci hanno accolto in quel fine settimana, ma posso affermare, che raramente noi scout veniamo trattati in questo modo. Non sto qui a scrivervi tutte le grandi e piccole sorprese che ci hanno riservato, ma voglio solo farvi immaginare la mia meraviglia quando allingresso del paese ho visto una locandina con scritto Benestare da il benvenuto agli scout di Caulonia e non era la sola locandina, in diversi punti del paese ce ne erano altre. Allora ho pensato, che se settimana fa, noi Scout dEuropa di laccoglienza una Caulonia, siamo stati invitati dal suo dimensione della Parroco, Don Rigobert, a passare un carit, un dono fine settimana diverso dal solito. dello Spirito Santo, Salendo dalla strada principale, che concede ai appena si comincia ad intravedere cuori dei credenti il paese, sembra un paesaggio del la capacit di amare presepe, con tutte le sue belle casette Dio e i fratelli costruite una sopra laltra ed il con la stessa carit suo centro storico completamente

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e le stesse caratteristiche che sono Dio, allora veramente qui lo Spirito Santo in

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unaccoglienza intrisa di condivisione, di generosit e gratuit,

presente. Quando s o n o partito da casa, con la mia b e l l a uniforme lavata, stirata e profumata, non pensavo di affrontare un esperienza tanto forte e istruttiva. Non so se in realt mi aspettassi qualcosa, ma ho limpressione di aver trovato lanimo

dellaccoglienza di coloro che sono stati stranieri (che hanno girato il mondo per lavoro e per bisogno), che sono stati maltrattati e sfruttati dalle terre che li hanno ospitati, ma che ancora amano e accolgono gratuitamente e senza nessuna ricompensa. Il loro modo di fare non stato puramente esteriore, ma mi ha dato la sensazione che partisse, veramente, dal cuore e che si estendesse alla totalit dellessere, con la sua originalit e con i suoi limiti. Un accoglienza Comunque, finch ci saranno persone e luoghi universale aperta a tutti, cos, sar impossibile che scompaia la parola Amore fraterno. Concludo ringraziando tutti coloro che ci hanno accolto e non trovando le parole, per dimostrare la mia gratitudine, riporto solo questo breve passo del Vangelo: Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie Colui che mi ha mandato. E chi avr dato anche solo un bicchiere dacqua fresca ad uno di questi piccoli, perch mio discepolo, non perder la sua ricompensa! (Mt. 10,40-42).

u n a c c o g l i e n z a gioiosa e fiduciosa, soprattutto rivolta ai piccoli. In queste poche righe dovevo scrivere il resoconto di una bella giornata e di tutto quello che ero riuscito a trasmettere agli altri, ma invece posso solo dire che sono stato io ad imparare il vero significato della parola accoglienza. Per chi non fosse soddisfatto della spiegazione che ho fatto sui luoghi e sulle persone, gli consiglio di andare a visitare Benestare e poter vivere quello che ho raccontato verificando se questo paese pu essere veramente chiamato il Paese dellaccoglienza o come ha detto Don Rigobert a Benestare si sta bene.

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GO AN

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L O DE L L A P O E S I A

GUARDA E NATALI!*

VENI*
Veni, figghja* d a gioia e di llamuri, cu ssocchj chennu chjni di splendori; ven e cuntami tutti ss doluri; ven e porta Natali nta stu cori. Ancora puru larbur stutatu; ndaju brutti penseri dogni sorta; quandarrivi, u prisepiu gi conzatu, e ccocchj ciarameglia arret a porta. Pregu semp u Signuri, e non marrendu, ven e port a niptim Arianna, ca quandu veni tu, stu cori mpendu sup a trava cchj art e gli capanna; e d u Bambinu, chi nesci rridendu, si facimu na bella ninna nanna

Guarda Natali! cammata torna, per non tornanu gli belli jorna i quandu nceranu lomin antichi, chi mbernu, i notti, gli nta gli vichi, si canuscnu d u pedatzzulu, portandu sacchi daliv e nzzulu. Chi fini fciru, cu ch i vitti gli-min i tandu, gli-min affritti, chi si sentnu nta ccocchj strata, tra vent e nivi, a mmatinata, quander o tempu di la novina, e nonavnu la panza chjna? Ma ogni n tantu, nta ccocchj vicu, cu na buttigghja, lapra namicu, gliumav o lumi, ddu cocci e favi e ccocchj cosa mpendut e travi. Chi fini fici chiglia pipita, nta gli nottati chjni di vita? Aundi sunnu gli ciaramegli, chi ricrijvan i cotraregli? Aundi sunnu gli sonaturi, chi jenu n cerca d u Sarbaturi? Mbecchjru tutti, mparti morru, per sti giuvani n e canuscru, pacch non sannu chi Natali, a fest e llanima, a principali. M a culuri e friddu, puru: cu tanti luci, comesti scuru! Bastav o lustru di na lumera, pammi si sapi chi festa era M, quandu nesci u Bambinegliu, si maravgghjanu ch poveregliu. E cu gli friddu, nta mangiatura, ndannu nu senzu rand i paura. Addiu Natali, sempricitati: tu er a festa d i tempi andati!

* ( Quandu spettava pammarrivi tu)

* Poesie di Franco Blefari

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NATALI NA VOTA*
Natali. Pe ogni annu chi torna Ni vena a da mienti 'u passatu E quando zzitiedi nta chiesi Arrunchjati do friddu Aspettavamo ansiosi U svila u Bombinu. Culavanu ancora i castagni nto virdi de sierri E gi supa i zzachi, petrusi de stida. Ciorda appriessu de capri accordava a zampogna E ognunu approntava i frischjotta Pa notti da festa. Tornava Natali! Intanto...Accurtavanu i jorni E mama rumbava co tiempu era pocu Po tantu da fara chi nc'era: a terra volia siminata! U ventu friddusu e ponienti Hjuhhjava nte stroffi E sutta i livari A curupu cu ll'unghju struduti Scippavamo alivi da terra Brusciata do jelu. Nte viecchj trappita era festa: U vue girava da squeda E l'uogghjiu paria fili d'uoru Pa comu ciangendu sculava De grossi zimbili e castagna Nte tinedi e petra. Do cielu aggrundatu ogni tantu Cerniendu nt l'aria Cadia ncuna pampina e nivi E i spinzia attervanu quieti Nta ll'uortu e Boddinu. Tornava Natali! E tutti parianu cchj buoni, parravanu e paci, compresu lu gnuri chi guerra attizzava ogni juornu, mu spogghja cchj ancora i spogghjati. Ed io c'aspettava u mi saziu Armienu e zzippuli caddi C'ancora grundavanu d'ogghju Cu i sardi salati. Mo torna Natali. Nte belli vitrini lucenti nc' tuttu pe vizi, ma i genti su sempi cchjj nguordi. A guerra continua ed i nuovi gnuri N'annegghjanu i sensi pe dommu pensamu. E chidu Bombinu Spogghjatu nta pagghja Ni para lanterna adumata Chi nducia a speranza pe povari cristi Nto mundu chi patanu ancora! ( da "A terra mia" 1998 ) * Poesia di Giuseppe Coniglio

( Giuseppe Coniglio , poeta-contadino di Pazzano, dov' nato nel 1922, esordisce nel 1983 con una raccolta di poesie dialettali dal titolo "Calabria contadina", mentre un anno dopo pubblica "Quattru chjacchjari e ddui arrisi". Scrive e recita anche le sue farse carnascialesche, la pi famosa delle quali "La calata degli dei" del 1949. Scultore, oltre che poeta, ha lasciato una testimonianza del suo talento nella villetta comunale di Stilo con "La fontana dei mascheroni" e una enorme quantit di opere scolpite nel legno dei suoi monti, che lo hanno visto prima bracciante agricolo, poi costruttore di muri a secco ed, infine, capo operaio della Forestale dello Stilaro. La sua opera omnia , A terra mia, del 1998, poesie introdotte e commentate dal talentuoso Prof. Ugo Mollica , del 1998, testimonia la grandezza di un poeta, che ha vinto tutti i pi prestigiosi premi letterari, e che si fatto amare e stimare anche come uomo, non solo da chi lo ha conosciuto, ma da tutti i poeti che si sono avvicinati alle sue opere e gli hanno tributato i riconoscimenti pi vivi e palpitanti che vengono dal cuore ).

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Ariaporu n7 NATALI I NA VOTA E U CIARAMELLARU*


Tui venivi di Cirella tutti l'anni di sta strata... e sonavi 'a ciaramella 'nto paisi, 'na jornata. Nu' cotrari appressu a tia, comu arcelli senza l'ali, chjni' ' i gioia ed allegria, ch'annunziavi lu Natali. E sonavi 'a ciaramella, ninna nanna primitiva, tantu cara e tantu bella, trascinandu 'a comitiva. "O Bambinu mio, divinu", nu' dicmu apprtessu o' sonu, chi si' bellu e ricciulinu, chi si' duci, santu e bonu!" Ntantu tu, ciaramellaru, cu 'nu paru 'i calandrelli, carzi e giacca di tilaru, jivi avanti a passicelli... Ti fermavi nta 'nu spiazzu ch'era ll, davanti 'a chiesa, ti calavi 'u cappellazzu, mu cunchjudi la t mpresa. Rijhiatavi 'nu mumentu, cu li genti non parlavi, lu t mpegnu, lu t stentu era 'u sonu...E tu sonavi O Natali disijatu di la cotraranza mia! di sti tempi si' cangiatu, m pe sempri ti perda! Ma mi resta lu ricordu 'nta lu cori, e 'a poisia, di Ges, e non mi scordu, cu Giuseppi e cu Maria

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CALAVANU D'AMMUNTI*
Calvanu d'ammunti i zampugnari, c'a brtula a tracolla e i calandreddhi, venvunu, a Natali, p sunari scindendu p vaddhuni e pp vineddhi. Nde matinati, propriu all'albeggiari, ndi risbigghjava un sonu 'i ciarameddhi; ognunu ncuminzava a priparari 'a stiddha p'u prisepiu e i pastureddhi. Ora non cala abbasciu 'u zampugnaru, pi spndiri c'a nenia l'allegria, resta 'ntanatu ammunti ndo pagghjaru e forzi cchj non pensa a lu Missia: varda 'na grutta...aundi sequestraru 'nu maru cristianu chi pena! ( da "Comu na fogghja", 1990 ) Poesia di Giuseppe Morabito*
(Giuseppe Morabito, nato a Reggio Cal. nel 1928 e ivi morto nel 2004, uno dei massimi poeti dialettali calabresi. "Il Principe" - come veniva chiamato - << non trascinato dalla nostalgia del passato. Sa stare dentro la storia presente, che , infine, la storia della citt di Reggio Calabria >>, secondo il critico letterario Prof. Pasquino Crupi)

*Poesia di Mario Careri


( Mario Vincenzo Careri, poeta dialettale tra i pi stimati e conosciuti della nostra fascia jonica reggina, nasce il 12 febbraio 1918 ad Ardore Marina dove muore il 19 giugno del 2002. Insegnante elementare in pensione, ha pubblicato Pe susu e pe jusu ( 1963); Juh ( 1970 ); Ulisse nel nostro mare (1979) ; Fatti da cotraranza ( 1982 ); A grolia du paisi ( 1998) e I sonetti (2004 ).E stato un poeta essenzialmente lirico, che non ha mai esibito tessere di partito per avere privilegi e riconoscimenti in campo professionale. Le sue poesie pi conosciute e lette in pubblico sono Maristella; U Crivu e U paparagianni.

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Il Presepe: il Re che nasce in mezzo a noi.


Per la fede Cristiana lunico Natale e quello di Ges, un avvenimento decisivo della storia umana attraverso il quale un bimbo, figlio di Dio, nato da una madre vergine e deposto in una mangiatoia sorge con la missione di salvare gli uomini dal male attraverso il suo sacrificio e la sua morte. Questa meraviglia di Dio viene narrata dagli evangelisti Luca e Matteo. Nei loro brani c gi tutta la sacra rappresentazione,si narra infatti dell umile nascita di Ges come riporta Luca in una mangiatoia perch non cera per essi posto nellalbergo (Ev., 2,7) dellannunzio dato ai pastori, dei magi venuti da oriente seguendo la stella per adorare il Bambino che i prodigi del cielo annunciano gi re. Questo avvenimento cos famigliare e umano se da un lato rende pi chiaro il mistero di un Dio che si fa uomo, dallaltro rimarca gli aspetti trascendenti quali la divinit dellinfante e la verginit di Maria.Nella fede cristiana, per rivivere profondamente questo mistero della tenerezza di Dio che ci offre di anno in anno la possibilit di farlo nascere nei nostri cuori e di aprirci a una vera e profonda conversione, tradizionale dar luogo a una rappresentazione plastica e visiva della nativit attraverso la realizzazione del presepio, dal latino Praesepium che significa << Greppia o Mangiatoia>>.Questa raffigurazione rappresenta la vittoria della Luce sulle Tenebre e la Rinascita spirituale.

di Giusy Pascale

un vero e proprio rituale salvifico che coinvolge tutta la famiglia per lintero periodo natalizio: si depone il Bambino nella mangiatoia a mezzanotte precisa del 24; si fanno avvicinare il re Magi pian piano alla grotta nei giorni successivi; il 6 gennaio si fa scendere i Magi da Cavallo per permettergli di portare i doni al Bambino Ges. Lorigine esatta del presepio difficile da definire, in quanto il prodotto di un lungo processo. Tra il 230 e il 240 d.C. a Roma, nel cuore delle Catacombe di Priscilla possiamo collocare il primo documento iconografico che allude esplicitamente allepisodio della Nativit. Ma solo alla fine del IV secolo d.C. nasce il vero e proprio tema del Presepe. Comunemente il padre del presepio viene considerato San Francesco dAssisi poich da lui nacque la volont di far rivivere in uno scenario naturale la nascita di Betlemme coinvolgendo il popolo nella rievocazione che ebbe luogo a Greccio la notte di Natale del 1223, episodio rappresentato poi magistralmente da Giotto nellaffresco della Basilica Superiore di Assisi. Francesco vuole rivivere e far rivivere al popolo sensibilmente , lumile nascita di un bambino, il Bambino Ges, poich lui sa che la fede non idea, immaginazione, sogno, ma evento realizzato da Dio, nella pienezza dei tempi. Tutta la spiritualit e larte cristiana

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vivono proprio di questa rappresentabilit di Dio, poich egli si fatto uomo, si reso visibile. Ci che era impossibile alluomo, ora divenuto possibilit, perch Dio ci ha fatto conoscere il suo mistero.Con il tempo, questa rappresentazione ha assunto il suo profondo significato e si radicata nella cultura cristiana. Fonti affermano che da questa realizzazione in poi il presepe diventa parte del rituale Natalizio e trova spazio non soltanto allinterno delle nostre

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chiese ma anche allinterno delle nostre case. Da allora e fino alla met del 1400 gli artisti producono statue di legno o terracotta che sistemano davanti a una pittura riproducente un paesaggio come sfondo alla scena della Nativit. Il Presepe che noi riproduciamo oggi ricco di simbolismi: alcuni provengono direttamente dal racconto evangelico, altri hanno origine pagane e pre-cristiane, abbellito di personaggi e rappresentativo di molti antichi mestieri. Raffigurare allinterno delle nostre case la nativit importante , poich oltre a partecipare vivamente alla nascita del nostro Salvatore ci ricorda che abbiamo lopportunit di mostrare la nostra vera essenza a tutti ed a noi stessi facendo nascere questo bambino spiritualmente nel nostro cuore. Non necessario scegliere il presepe pi caro o pi bello, perch abbiamo

solo bisogno di ricordare il suo significato per sapere che, indipendentemente dal tipo e dal materiale usato, il suo valore per noi rester intatto, necessario avvertire la sua importanza in tutta la sua grandezza. Si tratta di rendere consapevole il nostro cuore che Dio ritorner a nascere in noi e noi in Lui, dandoci una volta in pi lopportunit di dimostrare il nostro amore e la nostra saggezza e dimenticarci i rancori e lamarezza che ci allontanano dallamore. Infine poi usuale in molti paesi, come anche nella nostra Benestare, realizzare il presepe vivente (o presepio vivente), che consiste in una breve rappresentazione teatrale. Questa recita ha lo scopo di narrare, con limpiego di figuranti umani, la nascita di Ges in una scenografia costruita per tutto il paese. Papa Benedetto 16 nel suo libro Linfanzia di Ges scrive che in realt sul giaciglio del divino infante non soffiavano caldi respiri, per scaldarlo, un bue e un asinello; c invita per a porli ancora nel presepe, nel rispetto della tradizione. La loro assenza toglierebbe calore anche alle nostre esistenze. Concludo con le parole di Don Primo Mazzolari: Se il mondo vorr avere ancora uomini liberi, uomini giusti, uomini che sentono la fraternit, bisogner che mai dimentichiamo la strada del presepio.

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La Benestarnatilese campione dinverno


La redazione Il girone D del campionato di prima categoria, al terzultimo appuntamento dal giro di boa, ha determinato il suo primo responso ufficiale. La Benestarnatilese, ancor prima del successivo impegno, previsto per lantivigilia per poi completare landata a met gennaio, si ritrova gi sotto lalbero di Natale il titolo di campione dinverno. Limbattuta squadra dei fratelli Amato ha quasi sempre vinto ed ha inoltre dimostrato di saper reagire ad inconvenienti pesanti come il lungo stop per infortunio del bomber Domenico Pizzata che rientrer ad inizio anno. Solo due volte, tra laltro in trasferta, ha raccolto un punto senza per mai perdere il primato in classifica. Fra i maggiori pregi, il record dinviolabilit di 700 minuti in campionato della propria porta affidata allestremo difensore Antonazzo. Da tenersi debitamente in conto per il successivo impegno, in trasferta contro il Villa San Giuseppe, squadra di bassa classifica, che entrambi i precedenti rallentamenti, a torneo inoltrato, sono giunti a fine mese, ottobre-novembre. Il primo pareggio non ha destato molta preoccupazione poich maturato contro la squadra di Santa Cristina che ha sempre stazionato a met classifica. Il secondo pari, contro la Bagnarese, pur sempre tenuta a debita distanza come la Taureana, si avuto in uno scontro diretto con una delle maggiori antagoniste in campionato. Attenuante per la Benestarnatilese, lincombenza di un supplementare impegno infrasettimanale. In quel momento, per gli undici guidati da Peppe Pelle, era prioritario recuperare a Delianuova lo 0-2 patito precedentemente al Comunale di Perrone. In detto ritorno dei quarti di coppa Calabria, contro la Deliese, non si per riusciti ad andare oltre il pareggio ed sopraggiunta leliminazione. Per questo la partita di ieri, ancor prima che una giornata di campionato, era principalmente la terza sfida contro la Deliese. E stata dunque loccasione di rivincita in campionato rispetto a quanto di recente accaduto in coppa. Con un doppietta di Sebastian Costanzo la Benestarnatilese ha ulteriormente legittimato il suo primo posto in classifica. Memori del detto non c due senza tre e quattro vien da s ci si infine appuntati la 13 di ritorno a Delianuova per far pendere dalla propria parte la bilancia del computo delle reti, attualmente in equilibrio.

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CenacoloCuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime in pellegrinaggio a Paravati.


Il 2 Dicembre, prima domenica di Avvento, il Cenacolo Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime, formatosi nella comunit di Scarparina da ormai un anno, si recato in pellegrinaggio a Paravati, in provincia di Vibo Valentia, paese natale della mistica Natuzza Evolo, meglio conosciuta come Mamma Natuzza. In occasione di questo pellegrinaggio tutti noi componenti del gruppo di

di Antonella Trimboli

anime. La preghiera fatta con semplicit, umilt ed amore fa bene allanima ed al corpo, purifica e piano, piano aiuta a convertirci al Signore. Il cenacolo mira a fare scoprire mediante linvocazione dello Spirito Santo, lamore materno e premuroso della Madonna ed il Suo grande Cuore che non desidera altro di divenire un rifugio per le nostre anime e dei fratelli che si affidano alla preghiera del gruppo. Il cenacolo intende vivere e operare allinterno della Chiesa come lievito, luce e sale, con lo spirito della prima comunit cristiana che riunita intorno alla Madonna e agli Apostoli gioiva della frazione del pane, della preghiera e della comunione fraterna. Questa prima esperienza comunitaria a Paravati stata condivisa con persone esterne al cenacolo, che si sono unite a noi in preghiera.

Inoltre, come segno di appartenenza al cenacolo, abbiamo ricevuto un foulard. A seguire abbiamo avuto un breve ma piacevole momento di condivisione fraterna e preghiera ci siamo consacrati al Cuore immacolato successivamente il rientro a casa. di Maria durante la S. Messa presieduta dal nostro La Comunit ringrazia Don Rigo per la disponibilit parroco Don Rigobert, che ci ha accompagnato e lamore con cui sta guidando il cammino del come importante guida spirituale. gruppo. Infatti, la vocazione del cenacolo, quella di promuovere lamore allEucarestia, la conoscenza della parola di Dio, la fedelt alla Chiesa, la devozione alla Madonna con la recita del Santo Rosario, lesercizio della carit, dellumilt e delle opere di misericordia, lubbidienza alla Chiesa. Il cenacolo deve operare allinterno della comunit parrocchiale partecipando a tutte le attivit, pregando per le necessit e i bisogni di tutti, vivi e morti, e soprattutto per la riparazione dei peccati del mondo e la salvezza dei giovani. Il cenacolo vuole indirizzare allamore per gli altri, alla loro accoglienza, alla pazienza, allaccettazione e allofferta gioiosa al Signore di quello che quotidianamente Egli chiede per amore Suo e delle

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Incontro con Rosario Macr neopriore confraternita Maria SS. del Rosario
raggiungendo una pi ampia fascia generazionale anche fra i residenti dallaltra parte del mondo. I pi nutriti insediamenti di emigranti benestaresi in Australia potranno cos partecipare ai momenti pi intensi della vita associativa della confraternita , specialmente il suo apice con i festeggiamenti in onore di Maria SS. la prima domenica dottobre. Per tutto questo ovvia la collaborazione con lautorit vescovile il cui monito, ad esempio con il decreto n.150 dello scorso anno, ha aggiornato gli statuti di tutte le confraternite presenti nella diocesi. Il tema preso in tal caso in esame stato lammodernamento delle modalit assembleari, in particolare quelle volte al periodico rinnovo delle procure. Anche nella nostra annuale riunione plenaria ordinaria, di rendiconto gestionale ed eventuale rinnovo delle cariche, si passati da apposite proposte, al quale faceva seguito una concitata acclamazione dellassemblea ad unespressione della volont collettiva pi ordinata e precisa. A scrutinio segreto cio a ciascun presente iscritto stato dato un bigliettino per la votazione. Espressione questa di un chiaro, al contempo riservato, risultato numerico del raggiungimento della maggioranza di gradimento nei confronti degli aspiranti intenzionati a costituire una nuova procura, palesatisi a tutti in tal sede. Si ritiene molto importante listituzione di unapposita commissione che si occupi delle moderne esigenze di funzionamento della confraternita visto la

Rosario Macr, 39 anni, sposato, libero professionista, dal 1 novembre 2012 il nuovo priore, di seconda generazione, dellultracentenaria confraternita del SS. Rosario di Benestare. Gi presidente della locale zione cattolica nei primi anni 90 quando, coadiuvato dalle suore dellordine serve di Maria Riparatrice, titolare della parrocchia SS. Misericordia era padre Giovanni Iori. E lo stesso attuale principale rappresentante, del su detto sodalizio laico ai fini religiosi, a ribadirne gli scopi sociali. Subito lintenzione pi importante, coniugare tradizione e modernit nel perpetrare in comunit la devozione alla Madonna. Altro elemento connaturato nellidentit della confraternita quello di valorizzarne il patrimonio artistico offrendolo adeguatamente alle varie generazioni. Cos loralit dei convegni dovranno essere a sua volta riportati attraverso i moderni mezzi di comunicazione per divulgarne il messaggio senza limiti, ne di spazi ne di tempi,

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sua costante evoluzione. Nuovo organismo questo da costituirsi in maniera paritetica tra anziani e giovani, donne ed uomini unitamente al fondamentale apporto di priori passati. Un obbiettivo questo che dovrebbe essere raggiunto da unassemblea straordinaria, della quale verr ovviamente data ampia pubblicit, che a maggioranza degli iscritti, ivi presenti, ratifichi

il tutto. A questo risultato si pu giungere attraverso un percorso che prevede, al termine della consueta preghiera di ogni primo sabato di mese, una momento dincontro con la procura per la presentazione del calendario delle attivit mensili agli iscritti. Non ci sottraiamo a dire la nostra, in maniera ufficiale, sulla tanto sospirata ristrutturazione della chiesa e concorrervi di concerto, come per tutto il resto, con lassistente spirituale don Rigobert Elangui. Concludo con una frase di Chiara Lubich che proposi nel periodo universitario cosentino e che poi divenne il motto dellassociazione studentesca (Impegno Cattolico Universitario ) noi siamo stati creati in dono per gli uni per gli altri.

La redazione

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Intervista al Priore della Confraternita di San Giuseppe e San Antonio.


il tuo primo anno da priore, qual secondo te il bilancio di questo tuo primo anno e quali sono gli obbiettivi futuri? Sicuramente un bilancio positivo. Abbiamo cercato di fare tanto e ancora continueremo a portare avanti iniziative e progetti. Abbiamo cercato di rendere visibile e trasparente la nostra confraternita creando un gruppo su facebook, abbiamo creato uno spazio sul sito parrocchiale e inoltre abbiamo iniziato a fare un censimento di tutti i confratelli e di tutte le consorelle perch mancavano dei dati e attraverso questo censimento speriamo di riuscire ad avere un quadro pi chiaro e trasparente. L 8 Dicembre volto a termine il mio primo anno da priore. stato un anno pieno di lavoro dove io insieme al parroco e alle consorelle e confratelli abbiamo cercato di portare delle novit: prima fra tutte la festa del pap che ha avuto una risposta positiva e sono stati coinvolti molti giovani e che proporremo anche questanno. Le idee che abbiamo sono davvero tante ma molto spesso il tempo non sufficiente per preparare il tutto. Abbiamo diverse idee da portare avanti prima fra tutte andare a visitare gli ammalati, perch anche questo un compito importante della nostra confraternita. Non volgiamo una confraternita che sia lontana dagli abitanti di benestare ma una confraternita che vuole essere vicina e presente sul nostro territorio. Uno degli obbiettivi che speriamo di realizzare nel breve termine sarebbe quello di trasmettere in diretta dal sito della nostra parrocchia la celebrazione eucaristica. Ovvero una messa via web permettendo cos ai tanti benestaresi sparsi per il mondo di sentirsi vicino al proprio paese. Un impegno importante che ci permette di farci conoscere e allo stesso tempo di far partecipare. Diversi sono i progetti

Dovete sapere che una confraternita composta da tante persone. Prima di diventare Priore bisogna avere tanti anni di esperienza allinterno della vita della confraternita, bisogna conoscere la sua storia e bisogna amarla come ha fatto il nostro attuale Priore Parisi Ferdinando che fa parte della confraternita di San Giuseppe e San Antonio dal 1990. Ti sei mai posto la domanda del perch si scelto un priore giovane? Innanzi tutto essere Priore ha sicuramente tante responsabilit, un ruolo che richiede tanto impegno e tanta disponibilit. Tutto ci comporta sacrificio, rinuncia, sottrarre del tempo alla vita familiare e alle proprie passioni del tempo libero. Io sono iscritto alla confraternita da quando avevo 14 anni e, diventarne il capo per me una grande emozione. Dopo lelezione ho pensato che molti confratelli e consorelle credono in me, mi stimano e mi vogliono affidare lincarico pi importante. Sono contendo di rendere alla confraternita questo servizio. Sicuramente mettere in gioco un giovane dar qualcosa di pi nel senso di dare un idea nuova, portare innovazione.

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che vorremmo realizzare. Cercheremo in primis di dare una mano per il completamento dei lavori delloratorio, gi iniziati. Secondo obbiettivo quello di riparare la parte centrale della Chiesa di San Giuseppe insieme a delle modifiche alle finestre. Come si organizza una festa? Organizzare una festa richiede tanto lavoro e tanto impegno da parte di tutti i confratelli. Ogni volta che organizziamo una festa facciamo una riunione con il direttivo e discutiamo su cosa fare, cosa organizzare e come partire. La seconda fase quella che riguarda laspetto economico attraverso la raccolta dei fondi e in questa seconda fase devo ringraziare tutti coloro i quali si rendono disponibili perch offrono il loro tempo. Dopo questa fase in base alla disponibilit economica che abbiamo, decidiamo cosa fare. Un tempo era tutto molto diverso e le cose non andavano cos, ma oggi con i costi sempre maggiori e con questa crisi anche noi dobbiamo adattarci. Secondo te qual il compito della confraternita?

Com e come descrivi il rapporto di questa confraternita con il parroco? Lo definisco un rapporto ottimo e positivo. Mi piace molto il rapporto che abbiamo istaurato con lattuale parroco. Un rapporto positivo e costruttivo perch fondato sul dialogo. Per me il dialogo fondamentale perch attraverso questultimo si migliora sempre e senza di esso non si potrebbe andare daccordo. Il nostro rapporto con il parroco lo possiamo definire come un rapporto di scambio reciproco di idee e punti di vista, crescita e supporto delluno sullaltro. Per noi il contributo del parroco importante in quanto rappresenta la nostra guida spirituale. Il nostro augurio che sia sempre positivo e di crescita. Il mio augurio che in questo nuovo anno ci sia una collaborazione maggiore tra la nostra confraternita e tutte le realt presenti sul nostro territorio. Una collaborazione maggiore tra tutte le associazioni religiose e non per costruire insieme una comunit unita e non divisa perch uniti possiamo andare lontano da soli no. Il mio augurio che ci sia una maggiore collaborazione e un maggior avvicinamento con tutti in modo tale da realizzare un ricambio generazionale che salvaguardi le nostre tradizioni e tutti i valori che fino ad oggi ci sono stati trasmessi. Vi auguro un Santo Natale e Sante Feste a tutti.

La confraternita a mio avviso ha un ruolo davvero importante. Ha il compito di avvicinare la gente a cristo e di essere vicino al prossimo. Purtroppo oggi la confraternita viene riconosciuta e vista come una sorta di comitato feste. Il compito della confraternita quello di promuovere tra Intervista realizzata dalla redazione i confratelli: una vita cristiana ed esemplare, curare lassistenza religiosa dei fratelli ammalati, favorire costantemente le opere di carit con azioni ed attivit che non siano in contrasto con La redazione augura Buon Lavoro al nuovo i dettami della morale religiosa, collaborando priore ! a diverse iniziative. Una confraternita che sia vicina al prossimo.

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DAL 16 al 24 dicembre 2012: Santa Novena di Natale Sante Messe tutti i giorni: ore 5:30 e 17:30

ALLE ORE 10:30 Santa Messa. Benedizione delle Famiglie + Rinnovo delle promesse Matrimoniali. ALLE ORE 10:30 Santa Messa. Benedizione Lunedi 17 alle ore 18:15: Ritiro + Confessione delle Famiglie + Rinnovo delle promesse dei ragazzi della terza Media + i Genitori a S. matrimoniali Giuseppe; Luned 31 Dicembre: LULTIMO GIORNO Martedi 18 alle ore 16:30 Ritiro + Confessione DELLANNO: Giornata di Ringraziamento dei ragazzi della prima Media + i Genitori + giovani Alle ore 17: 30 Santa Messa in soffiaggio di della Cresima ; tutti i defunti della comunit dellanno Venerdi 21 alle ore 16:30 Ritiro + Confessione dei ragazzi della quinta elementare + i Genitori a S. Giuseppe Domenica 23 : Ritiro dei Catechisti a S. Domenico (Madonna dello scoglio) Lunedi 24, Veglia della Nativit del Signore: Alle ore 5:30 Conclusione della novena di Natale . Alle ore 23: 30 Santa Messa della Nativit + Benedizione dei bambinelli Marted 25, Giorno della Nativit: Alle ore 10:30 Santa Messa Alle ore 17:30 Santa Messa a S. Giuseppe Alle 20:00 GRANDE SERA NATALIZIA ORGANIZZATA DALLORATORIO PARROCCHIALE (-Presentazione dei ragazzi della nativit in dialetto calabrese (opera di un benestarese) Partecipazione del coro degli Angeli - Esibizioni, giochi e varie attivit a cura dei ragazzi) Mercoledi 27, FESTA S.STEFANO PROTOMARTIRE: Alle ore 17:30 Santa Messa a S. Giuseppe Giovedi 27 alle ore 20 Presentazione del Presepe vivente nella comunit di Russellina Domenica 30 Dicembre: FESTA DELLA SACRA FAMIGLIA

IN PARROCCHI A ITA PROGRAMMA NATALE

2012. gradita la presenza dei familiari e di tutta la comunit. Dalle ore 23 alle ore 24 a S.Giuseppe : Adorazione Eucaristica + preghiere di Lode, ringraziamento e dell affidamento per il nuovo anno. + Il Canto del Te eum. MARTEDI 1 GENNAIO 2013: SOLENNITA DI MARIA SS.MADRE DI DIO: Alle ore 10:30 S.Messa alle ore 17: 30 S.Messa Domenica 6 GENNAIO : SOLLENNITA DELLEPIFANIA DEL SIGNORE: Alle ore 10:30 a S. Giuseppe. S. Messa con il tradizionale rito del Battesimo di Ges + benedizione dei bambini Alle ore 17:30 S. Messa con il tradizionale rito del Battesimo di Ges + benedizione dei bambini. DOMENICA 13 GENNAIO . SOLENNIT DEL BATTESIMO DEL SIGNORE: Alle ore 11:00 S. Messa Alle ore 17:30 S. Messa NB: Tutti i venerd e sabati visita e confessioni agli ammalati e degli anziani. Le confessioni tutti i giorni.

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SONO STATI VINCOLATI DAL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO

AnnaMaria Ielasi e Giuseppe Versace.


Guardatevi sempre negli occhi come nel giorno in cui avete scoperto di essere fatti uno per laltra QUELLI SONO RITORNATI NELLA CASA DEL PADRE NELLANNO 2012

Nulla ci separer dellamore di Dio


Nome e cognome 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 Caminti Bruno Romeo Marcello Pasquale Teresa Pollifrone Francesca Pizzata Domenico Pascale Giuseppe Blefari Elena Carpenteri Vincenzo Rocca Maria Vincenza Cappogreco Giuseppa Filippone Giuseppe Cristarella Giuseppe Albanesi M.Concetta Garreffa Paolo Amato Giuseppe Piccolo Maria Rosa 88 39 91 88 95 53 41 71 90 91 89 74 91 76 87 87 Anni Data della morte 24 .02.2012 10 .03.2012 20 .03.2012 06.04.2012 22.04.2012 14.05.2012 17.06.2012 19.07 .2012 29.07 2012 07.09.2012 18.09. 2012 03. 10.2012 04.11.2012 14.11.2012 03.12.2012 08.12.2012

Il giusto anche se muore vivr in eterno


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Il presepe - Chiesa di San Giuseppe e Sant Antonio

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A.C.R. 2012-2013 IN CERCA DAUTORE

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Moda Trade Di Graziella e Domenico Brizzi Corso Garibaldi 252/254

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