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La bottega del caffe (1750)

La vicenda si svolge in una piazzetta di Venezia, sulla quale si affacciano


tre botteghe: il laboratorio del barbiere, la bisca di Pandolfo e la bottega del
caffé di Ridolfo. L'opera narra le vicende di Ridolfo che cerca salvare il
matrimonio e le risorse finanziare di Eugenio (un mercante di stoffe), figlio del
suo vecchio padrone a cui è molto devoto e verso il quale si sente debitore.
Eugenio sta rovinando la sua vita perchè perde tutto giocando d'azzardo con il
conte Leandro, abile baro, che è anche il protettore della ballerina Lisaura,
donna di cui Eugenio si è innamorato. Eugenio, indebitatosi fortemente, chiede
aiuto al Nobile napoletano Don Marzio, gran pettegolo, impegnando gli
orecchini della moglie Vittoria.

Ridolfo cerca di aiutare l'amico e riesce a procurargli dei soldi vendendo


delle sue stoffe, e cerca di convincerlo ad abbandonare il gioco e di tornare dalla
moglie che, ormai, ha abbandonato a casa. Nel frattempo Don Marzio spettegola
in giro e racconta a tutti che la ballerina Lisaura è una puttana e che se la
scopano sia il conte Leandro che Eugenio. Contemporaneamente arriva a
Venezia Placida, la moglie di Flaminio, che è scappato di casa e adesso vive
sotto il falso nome di conte Leandro. Eugenio aiuta Placida, ma Don Marzio li
vede e va raccontare in giro che Eugenio si tromba anche la pellegrina. Ad una
cena che si svolge per festeggiare la prima vittoria la gioco di Eugenio, Vittoria
scopre che il marito la tradisce e Placida che ha finalmente trovato suo marito e
cha la tradisce pure lui, e nasce un gran bel casino, dove Lisaura e Vittoria
scappano arrabbiate e Flaminio cerca di ammazzare la moglie.

La commedia finisce con tutti i personaggi che si arrabbiano e insultano


Don Marzio, perchè hanno capito che tutti i loro problemi sono nati a causa
delle cazzate che sparava.

2- Eugenio, infatuato di Lisaura, giovane ballerina, trascura la moglie


Vittoria, che pur mostra di stimare sinceramente, e vive scioperatamenete,
lasciandosi truffare dal conte Leandro alla bisca di Pandolfo, altro truffatore
della commedia; sotto le spoglie di Leandro si cela Flaminio, disperatamente
cercato dalla moglie Placida nelle vesti di pellegrina. A complicare la matassa ci
si mette Don Marzio, autentica creazione del Goldoni. La storia, nonostante gli
esordi, si conclude nel migliore dei modi: Eugenio ritorna dalla moglie; Lisaura,
tradita da Leandro cui tendeva in matrimonio, lo caccia di casa; Leandro,
ritrovato dalla moglie, si piegherà ad una vita onesta; Don Marzio, quasi pentito,
abbandona la città in quanto la sua lingua, gli "ha acquistato l'infamia, che il
peggiore de' mali".

3- L'ambientazione è quella della piazzetta veneziana sulla quale si


affacciano alcune botteghe, “quella di mezzo ad uso di caffé; quella alla diritta
di parrucchiere, e barbiere; quella alla sinistra ad uso di giuoco, o sia biscazza; e
sopra le tre botteghe suddette si vedono alcuni stanzini praticabili appartenenti
alla bisca colle finestre in veduta dalla strada medesima. Dalla parte del barbiere
(con una strada in mezzo) evvi la casa della ballerina, e dalla parte della bisca
vedesi la locanda con porte, e finestre praticabili". In vista della sua prima
edizione nel primo tomo della Paperini, Goldoni cambiò alcune parti scritte in
veneziano "per meglio servire il Pubblico, rendendola più universale, cambiando
in essa non solamente in Toscana i due Personaggi suddetti [cioè Brighella, che
divenne il caffettiere Ridolfo e Arlecchino il garzone Trappola], ma tre altri
ancora, che col dialetto veneziano parlavano". La vicenda si ispira a caratteri
umani e verisimili, "forse veri" secondo le parole che lo stesso Goldoni adopera
nell'Autore a chi legge, tratti cioè dalla "turba universale degli Uomini", secondo
una direzione impressa alla riforma teorizzata proprio in quegli anni. L'ingenuo
mercante Eugenio ha la passione del gioco d'azzardo, fino a trascurare la moglie
Vittoria. Si lascia così truffare da Flaminio Ardenti, nascosto sotto il falso nome
di Conte Leandro, e astuto baro nella bisca di Pandolfo. La vicenda è complicata
dall'equivoco coniugale in cui incorre Eugenio, che aiuta Placida, travestita da
pellegrina e in cerca del marito Flaminio. Sullo sfondo si delinea la figura del
maldicente Don Marzio che, con le sue chiacchiere, alimenta dissidi e
incomprensioni. L'onesto caffettiere Ridolfo contribuisce a risolvere le liti
matrimoniali di Eugenio e Flaminio, mentre il biscazziere Pandolfo viene
arrestato. Don Marzio, svergognato da tutti i personaggi, decide allora di
cambiare costume e città. 4- La vicenda è ambientata in una bottega da caffé, in
cui s'intrecciano molte azioni ad un tempo e dove ogni personaggio ha interessi
e caratteristiche diversi; eppure ogni soggetto ha un rapporto con gli altri. La
storia che ha più rilevanza è quella di due sposi, molto diversi tra loro: il marito
è un uomo sulla cattiva strada, indebitato e con la passione del gioco, mentre la
moglie è virtuosa e paziente. Il padrone della bottega è un uomo onesto e
discreto, che tenta di rendere felice questo matrimonio in crisi, correggendo
l'uno e rendendo contenta l'altra. In contrasto, c'è un maldicente, che inquieta
tutti e annoia chiunque entra nella bottega. Questo personaggio viene da tutti
scacciato alla fine della commedia. (Questa trama è quella che Goldoni stesso ha
dato per informare chi legge il libro)

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