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ELEA

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Elettromagnetismo

Codice Revisione Data di emissione autori

2.2 00 13/02/2006

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IN IC D E 1 C M I M G E IC N I M Z I O O E E L E R A P A N T I E E Z M G N I IN A I IN E IN I D F IT .................................................................................................. 3 1.1 Sorgenti del campo magnetico........................................................................................................3 1.1.1 Magneti.....................................................................................................................................3 1.1.2 Circuiti elettrici........................................................................................................................4 1.2 Vettore induzione magnetica...........................................................................................................5 1.3 Campi magnetici dovuti a correnti elettriche..................................................................................6 1.4 Analogia fra magneti e circuiti elettrici........................................................................................11 1.5 Flusso magnetico...........................................................................................................................12 2 P O R T M G E IC ED L AM T R R P IE A N T H E L A E IA ............................. 14 2.1 Permeabilit magnetica.................................................................................................................14 2.2 Origine elettronica delle propriet magnetiche della materia. Sostanze diamagnetiche, paramagnetiche, ferromagnetiche.......................................................................................................15 2.3 Materiali ferromagnetici................................................................................................................17 3 IN U IO EE E T O A N T A D Z N L T R M G E IC ................................................ 21 3.1 Fenomeno dell'induzione elettromagnetica..................................................................................21 3.2 Legge generale dell'induzione elettromagnetica...........................................................................22 3.3 Legge di Lenz................................................................................................................................24 3.4 F.e.m. indotte nei conduttori in movimento..................................................................................26 3.5 Principio di funzionamento dei generatori e dei motori elettromagnetici....................................28

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1 C M I M G E IC N I M Z I O O E E A P A N T I E EZ M GN I LIN A I IN E IN I E R D F IT

1.1 Sorgenti del campo magnetico


1.1.1 Magneti
Alcuni corpi dimostrano di possedere caratteristiche e propriet particolari. noto infatti dalla fisica che un pezzo di minerale di ferro, come la magnetite (magnete naturale), e i corpi costituiti da acciaio temperato o da particolari leghe, dopo essere stati trattati convenientemente (magneti artificiali permanenti), presentano la propriet di attrarre spontaneamente a s altri corpi metallici, purch siano costituiti da ferro o da ferro leghe (ad esempio limatura di ferro). noto inoltre che queste propriet magnetiche possono essere comunicate temporaneamente a corpi d'acciaio o di ferro dolce, inizialmente privi di tali qualit, e ci per contatto o anche a distanza per semplice influenza da parte di un qualsiasi magnete. risaputo d'altronde che le suddette propriet attrattive si manifestano in maniera notevole solamente in corrispondenza di certe zone del corpo, dette poli del magnete, facilmente riconoscibili impiegando ad esempio la limatura di ferro: questa infatti rimane attaccata prevalentemente in corrispondenza dei poli (figura 1a).

figura 1: Campo magnetico nellintorno dei poli di un magnete rettilineo Sperimentalmente si pu notare ancora che, presi ad esempio due magneti rettilinei, questi si attirano o si respingono, a seconda dei casi; se invece uno dei due magneti solamente libero di ruotare, allora esso ruoter fino a disporsi col suo asse in una certa direzione rispetto all'altro magnete (figura 2). Tutti questi fatti fanno pensare come lo spazio che circonda un magnete (naturale o artificiale, non importa) sia sede di un nuovo ente fisico-matematico per mezzo del quale poter spiegare le azioni di forza su certi corpi introdottivi. Per questo motivo si dice che il magnete ha creato tutt'attorno a s un campo magnetico (termine generale) ma anche un campo di induzione magnetica (termine specifico). Caratteristica fondamentale dei magneti quella di presentare sempre due poli magnetici. Si potuto constatare a questo proposito come i poli di un magnete siano eguali dal punto di vista dell'intensit magnetica, ma si comportino in maniera

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contraria, cio siano di segno contrario. Al fine perci di distinguere un polo dall'altro, dal punto di vista del segno, si dato loro rispettivamente il nome di nord e sud. La loro individuazione pu essere fatta sperimentalmente approfittando del fatto che la Terra si comporta come un grande magnete. E stato infatti definito che il polo nord di un magnete sia quella parte che tende a dirigersi verso il polo nord terrestre. D'altronde l'esperienza insegna che poli dello stesso nome si respingono, mentre poli di nome contrario si attraggono. Questa propriet fa ricordare l'analoga vista nell'elettrostatica a proposito dei corpi carichi di elettricit. Un'altra caratteristica fondamentale quella di non poter separare tra loro i poli di nome contrario posseduti da uno stesso magnete (ci vale anche per un qualsiasi altro dispositivo magnetico). Pertanto, mentre possibile separare cariche elettriche di segno opposto, non possibile invece separare poli magnetici di segno opposto e ci per la intrinseca costituzione della materia che molecolare.

figura 2: Magnete rotante attorno ad un punto G per l'azione di un magnete fisso

1.1.2 Circuiti elettrici


Se pure vero che le prime sorgenti del magnetismo osservate e impiegate sono state i magneti, tuttavia risaputo che le pi importanti applicazioni del magnetismo furono ottenute quando si pot impiegare le correnti elettriche. Il magnetismo circuitale ha avuto inizio con la scoperta (1820) del fisico danese Oersted il quale aveva osservato come un ago magnetico posto in vicinanza di un conduttore deviava dalla sua posizione di riposo quando il conduttore risultava percorso da corrente elettrica. Naturalmente per la conoscenza delle propriet del magnetismo legato alla corrente elettrica decisamente utili furono gli studi e le esperienze di altri scienziati, tra questi il fisico francese Ampre al quale dovuta, tra l'altro, la spiegazione assai ingegnosa per quei tempi, e del resto accettabile tutt'ora, di come un magnete generi il proprio campo magnetico. Questa spiegazione ricorre a un modello secondo il quale le singole molecole di un materiale equivalgono dal punto di vista magnetico ad altrettanti circuiti microscopici percorsi da corrente elettrica e appunto agli effetti risultanti di queste correnti microscopiche dovuto il comportamento magnetico della materia.

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1.2 Vettore induzione magnetica


Per mettere in evidenza la presenza e le propriet peculiari del vettore induzione magnetica necessario munirsi di un adatto dispositivo rivelatore. Questo potrebbe essere un magnete permanente a forma di ago, molto piccolo, per non alterare con la sua presenza il campo magnetico preesistente, e sospeso nel suo baricentro, per potere rotare liberamente attorno a tale punto. L'asse di questo magnetino (per asse si intende la congiungente polo sud-polo nord) si dispone allora, raggiunto l'equilibrio, secondo la tangente alla linea del campo come riportato in figura 3.

figura 3: esempio di linea di campo magnetico Ci mostra quindi che questo campo una grandezza avente carattere vettoriale. Il modulo di tale grandezza, indicato con il simbolo B se si considera che il campo sia quello di induzione magnetica, potrebbe essere ricavato tramite il dispositivo ad ago magnetico di cui sopra qualora si inserisse un sistema elastico di opposizione alla rotazione (sospensione a molla, a filo, ...) e l'ago magnetico fosse condotto in posizione di taratura all'inizio di ogni prova. E si vuole sottolineare ancora come nello studio dei campi magnetici la grandezza vettoriale di uso comune sia appunto l'induzione magnetica (simbolo B) e non l'intensit di campo magnetico (simbolo H). La questione potrebbe sembrare solamente formale dato che tra le due grandezze vettoriali esiste la seguente proporzionalit diretta (1) B = H (, permeabilit magnetica del mezzo in cui si svolge il campo, appunto la costante di proporzionalit), mentre non cos dato che i fenomeni che si incontrano nel magnetismo e nell'elettromagnetismo, come ad esempio quelli che trattano di forze, di tensioni indotte, ecc., dipendono direttamente da B. D'altronde per rivelare un campo magnetico in una certa regione di spazio pi logico ricorrere al seguente procedimento, assai diverso da quello indicato all'inizio del paragrafo, ma invece del tutto corrispondente a quello che ha consentito di mettere in luce il campo elettrico. Per individuare quest'ultimo fu presa come elemento rivelatore una piccola carica elettrica positiva ferma e il vettore campo risult dal rapporto tra la forza F agente sulla carica elettrica e la quantit di elettricit q della stessa carica rivelatrice collocata in quel punto. Per individuare il vettore induzione magnetica B si fa ricorso ancora ad una carica elettrica positiva di prova q, tanto piccola da non alterare il campo preesistente, ma in movimento, quindi caratterizzata dal vettore velocit u (formante l'angolo rispetto al vettore induzione magnetica B). Sulla predetta carica viene a manifestarsi una forza F che risulta essere, oltre che proporzionale alla quantit di elettricit q della carica e alla componente ortogonale (rispetto al campo) della velocit usen, anche all'intensit dell'induzione magnetica (B). Poich il modulo di questa forza dato dall'espressione

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(2) F = u q B sen appare evidente che il valore dell'induzione magnetica risulta essere (3) B = F u q sen

Caratteristica del vettore induzione magnetica B per di risultare ortogonale tanto alla forza F che alla velocit u. Certamente si pu affermare che, in generale, il campo magnetico la connessione nell'interazione tra cariche in movimento. Si osserva che il campo magnetico pu essere descritto in ogni punto dello spazio, come del resto l'elettrostatica, da due grandezze vettoriali tra loro proporzionali (1) (finch la permeabilit magnetica pu essere considerata costante) di cui una, l'induzione magnetica B, legata direttamente ad alcuni fenomeni fisici come ad esempio quelli delle forze magnetiche e delle tensioni indotte, mentre l'altra, cio l'intensit di campo magnetico H, legata ad altri problemi come sono ad esempio quelli inerenti al comportamento magnetico della materia. Nel seguito si supporr che il campo magnetico si sviluppi esclusivamente in un mezzo omogeneo indefinito e lineare o anche in pi mezzi omogenei purch lineari e presentanti (praticamente) la stessa permeabilit magnetica. Ci rende estremamente semplice la trattazione del magnetismo in quanto in questo modo risultano perfettamente valide le stesse leggi del vuoto dopo avere sostituito la permeabilit del vuoto , con quella del mezzo considerato. D'altronde un mezzo lineare (dal punto di vista magnetico) quando la sua permeabilit magnetica ha sempre valore rigorosamente costante, cio non dipende dal valore del campo magnetico.

1.3 Campi magnetici dovuti a correnti elettriche


stato detto che i campi magnetici si possono creare non solo per mezzo di magneti naturali ed artificiali, ma anche e soprattutto per mezzo di circuiti percorsi da correnti elettriche. Questo secondo modo mostra come le correnti elettriche abbiano pure effetto magnetico. Propriet fondamentale dei campi magnetici prodotti da correnti elettriche che le relative linee di campo risultano concatenate con il circuito elettrico che le produce. Per comprendere meglio il significato di queste parole converr fare ricorso ad un caso concreto. Si consideri dunque il circuito pi semplice: un conduttore rettilineo percorso da corrente continua ed immerso in un mezzo omogeneo lineare di estensione infinita (figura 4a). Le linee di campo magnetico sono allora, per ragioni di simmetria cilindrica, di forma circolare, centrate rispetto al conduttore e giacenti in piani ortogonali al conduttore stesso, mentre il loro verso coincide ad esempio con il verso di rotazione di una vite destrogira che si avvita per avanzare nel senso in cui scorre la corrente. Da ci si pu quindi dedurre che, in un punto qualsiasi dello spazio che circonda il conduttore, il vettore induzione magnetica B risulta ortogonale al piano passante per il punto considerato e contenente il conduttore. In particolare, quest'ultimo piano pu essere quello del foglio. In tale caso per indicare la presenza del vettore campo, che ortogonale al foglio, si usa il simbolo (+) (coda

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della freccia) l dove il vettore campo entra nel foglio, il simbolo () (punta della freccia) l dove il vettore campo esce. Per maggiore chiarezza si veda ad esempio la figura 4b.

figura 4: Linee di campo magnetico nello spazio dovute a un conduttore rettilineo percorso da corrente Osservando la figura 4a si comprende dunque come una qualsiasi linea di campo magnetico sia concatenata col circuito elettrico che la produce: infatti tra ciascuna linea di campo e il circuito elettrico intercorre lo stesso rapporto che esiste tra due anelli consecutivi di una catena. In sostanza, come un anello non sfilabile dall'altro, cos la linea geometrica cui d luogo una linea di campo magnetico non pu essere tolta dal circuito elettrico che l'ha creata. Questa propriet generale, cio non ha eccezioni. Gli esempi che si daranno tra breve serviranno ancor meglio a convincere e a chiarire le idee. La corrente, percorrendo un circuito, crea dunque attorno a s un campo di induzione magnetica. Questo teoricamente si estende fino all'infinito, cio presente in tutto lo spazio che circonda il circuito; praticamente invece la sua intensit risulta apprezzabile solamente nell'intorno pi immediato del circuito che lo ha creato. Infatti, da una certa distanza dal circuito in poi, dipendente dalla sua forma e dall'intensit della corrente che lo percorre, il valore dell'induzione magnetica si riduce a cos poco da non poter essere pi apprezzato. Infatti l'intensit dell'induzione magnetica risulta inversamente proporzionale alla distanza dal circuito. Non resta dunque che prendere in osservazione i principali tipi di circuiti pi impiegati nella tecnica: per questi si dar la formula necessaria per il calcolo dell'induzione magnetica e l'andamento delle linee di campo. Si ricordi a tale proposito che in quelle

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regioni di spazio dove queste linee si presentano pi rade vuoi dire che il campo meno intenso di l dove esse risultano pi fitte. Si riprenda a considerare il caso del conduttore rettilineo di lunghezza infinita (figura 4a). Per circuito rettilineo di lunghezza infinita si intende, in pratica, un circuito il quale costituito da un conduttore rettilineo che risulti sufficientemente lungo rispetto alla distanza ove si considera il campo; mentre il conduttore di ritorno sufficientemente lontano da quello di andata in modo che il suo campo magnetico non modifica quello dovuto al conduttore di andata. In tal caso le linee di campo magnetico sono costituite da tanti cerchi concentrici al conduttore. Si dimostra che l'intensit dell'induzione magnetica B in un punto distante d dal conduttore espressa mediante la formula (4) B = I 2d

essendo I l'intensit della corrente che percorre il conduttore rettilineo e la permeabilit magnetica del mezzo circostante. Questa formula mostra come l'intensit del campo sia inversamente proporzionale alla distanza del punto ove si considera il campo: pertanto quando d sar, in rapporto al valore assunto dalla corrente I, molto grande l'induzione magnetica risulter talmente piccola da non essere pi apprezzabile. Nel caso in cui il circuito elettrico abbia invece forma perfettamente circolare (spira circolare immersa in un mezzo omogeneo lineare di estensione infinita) le linee di campo magnetico risultano ancora dei cerchi giacenti su piani perpendicolari al conduttore, cio passanti per l'asse della spira (figura 5). Si noti che in figura 5b stata riportata la spira sezionata con un piano passante per il suo asse: si possono vedere infatti le due sezioni del conduttore. Nlla sezione del conduttore, in alto, stato disegnato un punto (), mentre in quella in basso una croce (+). Secondo una convenzione universalmente accettata, il punto nella sezione sta ad indicare che la corrente esce dalla sezione, la croce invece che la corrente entra nella sezione. Per conoscere il verso delle linee di campo magnetico si pu ancora considerare la spira come una successione di tanti elementi (molto piccoli) rettilinei oppure, pi semplicemente, ricordare che il verso del campo magnetico lungo l'asse della spira coincide con il verso di avanzamento di una vite destrorsa che giri nello stesso senso con cui circola la corrente nella spira (regola di Maxwell) (figura 5b).

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figura 5: Alcune linee di campo magnetico nello spazio dovute a una spira circolare percorsa da corrente (a) e regola della vite destrorsa per individuare il verso del vettore induzione magnetica lungo l'asse della spira stessa (b) Ora, per ragioni di simmetria, l'induzione magnetica in un punto qualsiasi dell'asse della spira ha la direzione dell'asse stesso; mentre la sua intensit calcolabile con la seguente formula ssendo r il raggio della spira circolare e d la distanza del punto dal piano contenente la spira. Se il circuito percorso dalla corrente invece costituito da pi spire contigue, in tal caso la struttura prende il nome di solenoide: l'andamento del campo esternamente al circuito allora circa simile a quello di un magnete di uguale forma e dimensioni; mentre internamente alle spire il campo risulta tanto pi uniforme quanto pi serrate, pi numerose e pi uniformemente distribuite sono le spire del solenoide. Per la conoscenza del verso da attribuire alle linee di campo ci si pu avvalere comodamente della regola di Maxwell. In figura 6a appare l'andamento delle linee di campo di un solenoide rettilineo corto (corto perch formato da poche spire); mentre in figura 6b si riportato l'andamento delle linee di campo di un solenoide rettilineo abbastanza lungo e a spire serrate. La differenza tra i due solenoidi consiste essenzialmente nel fatto che l'induzione magnetica nel secondo caso pu raggiungere intensit maggiori e presenta un andamento pi uniforme entro il solenoide rispetto al primo caso. Si ricordi che solamente per il solenoide lungo [in pratica, il solenoide lungo quando la sua lunghezza assiale diverse volte (almeno 5) il diametro delle sue spire] l'induzione magnetica all'interno (cio per punti non troppo vicini alle estremit) costante ed esprimibile con buona approssimazione mediante la semplice formula (5) B = NI l

essendo la permeabilit magnetica del mezzo omogeneo lineare in cui si trova

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immerso il solenoide, N il numero totale delle spire, percorse dalla corrente di intensit I , ed l la lunghezza assiale del solenoide. Nei punti esterni al solenoide il campo quasi nullo. Infatti sull'asse del solenoide, ove il campo esterno pi intenso, questo risulta dell'ordine di qualche percento di quello massimo che si ha all'interno, gi per distanze (d) dal centro del solenoide non molto superiori alla semilunghezza dell'asse del solenoide. Per il solenoide corto invece l'intensit dell'induzione magnetica in un punto qualsiasi (Pi) posto internamente sull'asse dovr essere calcolato con l a seguente f o r m u l a (figura 6 a ) (6) B = NI ( cos 1 + cos 2 ) 2l

d'altra parte per i punti P e esterni posti sull'asse (figura 6a) si user la formula analoga (7) B = NI ( cos 2 cos 1 ) 2l

figura 6: linee di campo magnetico di un solenoide corto (a) e di uno abbastanza lungo (b). Qualora fosse necessario conoscere il valore dell'intensit di campo magnetico H, anzich quello dell'induzione magnetica B, in base alla relazione fondamentale riportata in (1) e per la supposta costanza di sar sufficiente dividere la corrispondente espressione di B per la permeabilit magnetica del mezzo (omogeneo, lineare) in cui si svolge il campo stesso. Ad esempio, all'interno di un solenoide lungo l'intensit di campo magnetico vale perci (8) H = NI l

Le espressioni dell'induzione magnetica e dell'intensit di campo magnetico differiscono dunque per una costante (campi in mezzi lineari): la permeabilit magnetica del mezzo. D'altronde, poich i rispettivi vettori B e H sono paralleli ed equiversi, si pu dedurre che una linea di B rappresenta anche quella di H e viceversa.

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Per terminare, un cenno sulle unit di misura impiegate nel Sistema Internazionale: 1. L'induzione magnetica (B) si misura in tesla (simbolo T). A questo proposito si fa osservare che il valore di 1T piuttosto grande per cui sono pi comuni i suoi sottomultipli. 2. L'intensit di campo magnetico (H) misurata in ampere/metro (simbolo A/m) poich le dimensioni fisiche sono appunto quelle di una corrente divisa per una lunghezza [nella formula (9) la grandezza N infatti adimensionale]. Si ricordi che un campo magnetico del valore di 1A/m molto piccolo. 3. La permeabilit magnetica, data dal rapporto [ricavato dalla (1)] (9) = B H

viene misurata in henry/metro (simbolo H/m) e non in teslametro/ampere poich le sue dimensioni fisiche sono legate anche da un'altra importante relazione come si vedr pi avanti. Per il vuoto risulta essere per definizione (10)

0 = 4 10 7 = 1,257 10 6

H m

Questo valore , con buona approssimazione, anche quello di moltissime sostanze e, tra queste, l'aria.

1.4 Analogia fra magneti e circuiti elettrici


Quanto stato esposto nei precedenti paragrafi porta a concludere dunque che un campo magnetico costante pu essere creato sia mediante un magnete, o pi generalmente da un corpo magnetizzato, sia mediante un circuito percorso da corrente elettrica continua. D'altronde, in un punto qualsiasi dello spazio dove sia presente un campo magnetico non possibile distinguere la sua provenienza. Ci significa ancora che tanto i campi magnetici che prendono origine da corpi magnetizzati quanto quelli che prendono origine da una corrente continua danno luogo agli stessi fenomeni fisici. A tale proposito dimostrato che il campo magnetico creato da una spira, in cui scorre una corrente continua, del tutto uguale, all'esterno, al campo magnetico creato da una lamina magnetica il cui contorno sia identico a quello della spira (principio di equivalenza di Ampere).

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1.5 Flusso magnetico


Si definisce flusso dellinduzione magnetica B attraverso la superficie ortogonale A il prodotto (11)

= B A

dove B lintensit dellinduzione magnetica, A larea della superficie ed langolo tra la perpendicolare alla superficie e il vettore B (figura 7a).

figura 7: Tronco di tubo di flusso magnetico (a) e tubo di flusso intero (b) Osservando la figura 7a si pu scrivere che

= B1 A1

= B2 A2

Di conseguenza si pu scrivere anche che B1 A1 = B2 A2 poich la superficie laterale del tubo di flusso non attraversata da alcuna linea di induzione, e ci per definizione stessa di tubo di flusso. D'altra parte, poich nell'elettromagnetismo le linee di induzione sono sempre chiuse e concatenate con uno o pi circuiti elettrici, risulter anche che un qualsiasi tubo di flusso magnetico sar chiuso e quindi concatenato nello stesso modo. Si osservi ad esempio la figura 7b dove appare un flusso magnetico che risulta concatenato N volte col proprio circuito elettrico. Che tale flusso risulti concatenato N volte logico se si

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pensa che le sue linee di flusso sono appunto concatenate N volte col circuito. necessario precisare da ultimo che l'unit di misura del flusso magnetico nel Sistema Internazionale il weber (simbolo Wb). A dire il vero questa unit risulta legata ad altre gi note, precisamente al voltsecondo (1weber=1voltsecondo) e d'altra parte poich l'induzione magnetica risulta come rapporto tra un flusso magnetico ed una superficie, la sua unit di misura, il tesla, altro non che il weber/metro quadrato (simbolo Wb/m2), unit usata fino a qualche anno fa.

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2 PR P IE M G ETIC E D LLAM TER O R T A N H E A IA


2.1 Permeabilit magnetica
Un qualsiasi corpo, sia allo stato solido, liquido o gassoso, si magnetizza quando esso viene a trovarsi in un campo magnetico. La parola magnetizzazione sta qui ad indicare quel particolare stato fisico della materia che si ha quando essa sotto l'azione di un campo magnetico esterno. Va detto subito che la grandezza fisica che tiene conto dello stato magnetico di una sostanza il vettore induzione magnetica B, il quale legato al rispettivo vettore intensit di campo magnetico H dalla relazione gi vista (12) B = H

nella quale H e B sono rispettivamente la causa e l'effetto della magnetizzazione, mentre rappresenta la permeabilit magnetica del materiale. La relazione sopra scritta ci assicura anzitutto che, anche nella materia, il vettore B parallelo al vettore H. D'altra parte, a parit di intensit di campo magnetico, il valore assunto dall'induzione dipende dalle caratteristiche del materiale, cio precisamente dal valore della sua permeabilit magnetica. A questo proposito utile porre la permeabilit magnetica di un materiale in funzione della permeabilit del vuoto 0. Risulta cos che tra e 0 intercorre la seguente semplice relazione (13)

= r 0

dove 0, permeabilit magnetica del vuoto, come gi indicato dalla (10) del precedente capitolo, vale

0 = 4 10 7 = 1,257 10 6

H m

e quindi r la permeabilit magnetica relativa. In tale modo si viene a riferire il valore della permeabilit (assoluta) di un materiale a quella del vuoto e ci tramite un numero caratteristico ( r). Questo pertanto serve a contraddistinguere efficacemente e comodamente le varie sostanze dal punto di vista del loro comportamento magnetico. Ci si pu chiedere ora se le varie sostanze oggi conosciute presentino propriet magnetiche molto diverse tra loro. A questo proposito si precisa subito che la maggioranza delle sostanze, a parit di intensit di campo magnetico agente, presenta una magnetizzazione estremamente poco dissimile e, ci che ancor pi importante, tanto debole da non differire sensibilmente da quella del vuoto. Per tali materiali risulta perci 0 . Solo relativamente poche sostanze presentano invece una magnetizzazione intensa: per queste si ha quindi >> 0 . D'altronde, le sostanze il cui comportamento magnetico differisce assai poco da quello del vuoto, e che sono, come si detto, le pi numerose, vengono raggruppate nella categoria delle sostanze diamagnetiche, se la permeabilit relativa risulta leggermente inferiore ad uno, oppure nella categoria delle sostanze paramagnetiche, se la permeabilit relativa leggermente superiore ad uno. Le sostanze invece che

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mostrano uno spiccato stato magnetico, cio quelle che presentano una permeabilit relativa di gran lunga maggiore di uno, sono raggruppate nella categoria delle sostanze ferromagnetiche. Queste vengono indicate molte volte semplicemente come magnetiche in contrapposizione a quelle diamagnetiche e paramagnetiche dette correntemente invece sostanze non magnetiche. Caratteristica fondamentale di queste ultime di avere la permeabilit magnetica costante. Le sostanze diamagnetiche e paramagnetiche costituiscono quindi dei mezzi lineari.

2.2 Origine elettronica delle propriet magnetiche della materia. Sostanze diamagnetiche, paramagnetiche, ferromagnetiche
Le propriet magnetiche della materia dipendono naturalmente dalle propriet magnetiche delle sue molecole e quindi anche da quelle dei suoi atomi. A loro volta queste ultime sono dovute al movimento orbitale degli elettroni periferici e al momento magnetico presentato dagli elettroni stessi (spin) (l'elettrone possiede un momento magnetico poich esso pu essere considerato una piccolissima sfera carica ruotante con velocit elevatissima attorno al suo asse). Che gli elettroni satelliti diano luogo col loro movimento orbitale ad effetti magnetici comprensibile se si pensa infatti come un elettrone satellite rotante attorno al proprio nucleo (figura 8) equivalga ad un minuscolo circuito elettrico. Esso quindi in sostanza d effetti magnetici equivalenti a quelli di una minuscola spira percorsa da corrente.

figura 8: Effetto magnetico di un elettrone ruotante intorno al proprio nucleo Si deve per osservare subito che la molecola contiene pi elettroni periferici, per cui si potranno presentare in realt questi due casi: o la molecola risulta all'esterno priva di manifestazioni magnetiche, cio magneticamente neutra, e ci perch ad una certa distanza dal nucleo le orbite dei singoli elettroni danno luogo a campi magnetici che si compensano tra loro, oppure la molecola presenta una risultante magnetica non nulla cio, come si dice, possiede un momento magnetico non nullo. In quest'ultimo caso le molecole dal punto di vista magnetico sono perci analoghe a tanti magnetini elementari e possono essere rappresentate schematicamente come in figura 9. Rimane per da chiarire come mai un corpo, costituito da molecole aventi un momento magnetico proprio, si presenti a noi sempre in condizioni neutre, cio tali da

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non generare all'esterno un campo magnetico. Per spiegare questo fatto basta considerare che l'agitazione termica, mettendo in movimento le molecole del materiale in tutti i versi, fa s che l'azione risultante di tutti i magnetini elementari sia nulla ad una certa distanza da essi. La figura 9, che rappresenta la situazione di un certo numero di molecole in un determinato istante, rende un'idea abbastanza chiara del fenomeno.

figura 9: Insieme di molecole con momento magnetico non nullo orientate a caso a causa dellagitazione molecolare ora interessante cercare di comprendere che cosa succede quando un corpo venga posto in un campo magnetico esterno. Nel caso in cui le molecole sono dotate di un momento magnetico proprio, cio si possono considerare come tanti magnetini elementari, allora queste subiscono il fenomeno della polarizzazione per orientamento. Questo ultimo fenomeno si manifesta dato che ogni molecola (magnetino) tende a disporsi parallelamente al campo magnetico agente, determinando quindi un aumento dell'intensit di questo ultimo. Tale movimento di orientamento disturbato ovviamente dall'agitazione termica. Ma l'effetto di orientamento sar tanto pi notevole quanto pi forte risulter l'intensit del campo magnetico esterno che agisce sul materiale, poich cos minore sar l'azione di disorientamento prodotta sulle molecole dall'agitazione termica. Quanto stato qui sommariamente esposto sufficiente per comprendere il perch del differente comportamento fisico dei materiali appartenenti alle tre categorie citate in precedenza, quando questi sono sottoposti all'azione di un campo magnetico. Precisamente: a. sostanze diamagnetiche: sono quelle sostanze per le quali si ha una minima polarizzazione e la loro magnetizzazione avviene in direzione opposta al campo magnetico agente. Quindi r<1. Poich questa polarizzazione determina effetti estremamente deboli, le sostanze diamagnetiche si comportano praticamente come il vuoto ed hanno permeabilit magnetica di valore costante ( r 1). Appartengono alle sostanze diamagnetiche il bismuto, il rame, l'oro, l'argento, il piombo, l'acqua, l'idrogeno; b. sostanze paramagnetiche: sono quelle sostanze le cui molecole hanno un proprio momento magnetico. Il materiale si magnetizza nella direzione del campo magnetico agente. Quindi r>1. Tuttavia si deve precisare che questo risulta solo debolissimamente rinforzato, poich la molecola possiede s un momento magnetico proprio non nullo per molto piccolo (la permeabilit magnetica di valore costante con r 1). Appartengono a questa categoria la maggioranza delle sostanze, come l'ossigeno, l'aria, l'alluminio, il platino, il manganese, lo stagno, ecc. I valori della permeabilit magnetica relativa differiscono, come gi detto, assai poco dall'unit (vuoto);

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c. sostanze. ferromagnetiche: sono sostanze le cui molecole possiedono un momento magnetico proprio molto elevato, anzi a volte elevatissimo. Per questa ragione il materiale, posto in un campo magnetico esterno, si presenta notevolmente magnetizzato nello stesso verso del campo ( r>>1), per cui l'intensit di questo risulta notevolmente aumentata. In sostanza, il campo magnetico prodotto dalle molecole orientatesi in direzione del campo si sovrappone a quello preesistente rinforzandolo notevolmente. Appartengono a questa categoria il ferro, il nichel, il cobalto e le loro leghe, tutti materiali non lineari poich la permeabilit magnetica non costante. Si noti che queste ultime sono assai numerose e tecnicamente molto pi importanti del ferro, del nichel e del cobalto allo stato puro.

2.3 Materiali ferromagnetici


I materiali ferromagnetici presentano rispetto alle sostanze diamagnetiche e paramagnetiche notevoli anomalie. Per questo motivo, e poich d'altronde grandissima la loro importanza nella tecnica, ci si soffermer ora con particolare attenzione. E stato detto che la permeabilit magnetica di un materiale riassume in s le caratteristiche magnetiche di questo. Infatti da essa dipende, a parit di campo magnetizzante, il valore assunto dall'induzione. D'altronde la relazione fra B ed H, cio B=H, rappresentabile nel piano cartesiano da una retta finch si mantiene di valore costante. A questo proposito bene precisare subito che, mentre per i materiali diamagnetici e paramagnetici effettivamente la permeabilit magnetica risulta di valore costante (materiali lineari), cio indipendente dal valore del campo magnetico, per i materiali ferromagnetici invece essa non lo neanche in prima grossolana approssimazione (materiali non lineari). In questo secondo caso la relazione che lega B ad H non pu essere rappresentata che da una curva. Questa prende il nome di curva di magnetizzazione, e il suo andamento stato riportato in figura 10. Di questa curva occorre notare: il primo tratto (OA), detto ginocchio inferiore, dove il materiale mostra un relativamente piccolo valore della permeabilit magnetica (per il ferro dolce r dell'ordine delle centinaia di unit); il secondo tratto (AC) ad andamento abbastanza rettilineo, caratterizzato da elevati valori della permeabilit magnetica (per il ferro dolce r>1000); il terzo tratto (CD), detto ginocchio superiore, che si raccorda con lultimo tratto (DE) detto di saturazione, in cui cio il materiale in stato di saturazione, caratterizzato da una permeabilit magnetica di basso valore e decrescente al crescere di H (per il ferro dolce r va praticamente da qualche centinaio a qualche decina di unit).

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figura 10: Curva di magnetizzazione per un materiale ferromagnetico Si osservi ancora come il fenomeno della saturazione (magnetica) sia tipico dei materiali ferromagnetici. Esso infatti non presente nei materiali diamagnetici e paramagnetici, dato che la loro curva di magnetizzazione una retta. D'altronde nei materiali magnetici (magnetico sinonimo di ferromagnetico) si raggiunge veramente lo stato di saturazione solamente quando l'intensit di campo magnetico presenta un valore molto alto tale da costringere tutte le molecole ad orientarsi nella direzione del campo stesso. Oltre questo valore, al crescere dell'intensit di campo magnetico, l'induzione nel materiale incrementa con la legge del vuoto B = 0 H (figura 10, dove il tratto EF tende ad essere parallelo alla retta f). Va precisato subito che un materiale ferromagnetico segue la curva di magnetizzazione ora vista solamente quando esso inizialmente allo stato di completa smagnetizzazione e il campo magnetizzante viene fatto incrementare, partendo dal valore zero, sempre nello stesso verso (cio il campo non deve mai decrementare). Quando invece un materiale ferromagnetico sottoposto a variazioni qualsiasi di intensit di campo magnetico (ad esempio dopo un incremento segue un decremento, anzich ancora un incremento), il corrispettivo valore di induzione non pu pi essere trovato tramite la curva di magnetizzazione, poich il materiale non segue pi questa curva. Ci indubbiamente costituisce una delle pi grandi anomalie presentate da questi materiali. Precisamente, se si suppone ad esempio che l'intensit di campo magnetico subisca della variazioni cicliche (cio periodicamente) tra due valori uguali, ma di segno opposto, cio in sostanza se il campo inverte continuamente la direzione nel materiale, raggiungendo per sempre lo stesso valore, allora la curva che esprime la relazione fra B ed H si presenta come in figura 11. questa una curva chiusa che prende il nome di ciclo di isteresi (simmetrico come quello di figura 11 oppure asimmetrico come quello di figura 12) e che il materiale percorre in un solo e ben determinato verso. Infatti, se dopo aver portato lo stato magnetico del materiale (inizialmente smagnetizzato) da O in P (figura 11) mediante un campo magnetico che dal valore zero passato a + H M, si fa ritornare il campo al valore di partenza, cio zero, si trova che lo stato magnetico deI materiale non pi rappresentabile da punti che stanno sul tratto PO, ma da punti che stanno invece su un arco di curva PC pi

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alto (fenomeno dell'isteresi magnetica).

figura 11: Ciclo di isteresi simmetrico Se poi il campo viene invertito fino a raggiungere il valore - H M, il materiale percorre un altro tratto di curva, sempre per differente da quella di magnetizzazione, precisamente l'arco CAP' di figura 11. Annullando quindi il campo, e facendolo ritornare al valore + H M, il materiale viene invece a descrivere il tratto P'C'A'P, differente sempre dalla curva di magnetizzazione. In conclusione, il materiale sotto l'azione dell'intensit di campo magnetico variabile, prima fra + H M e - H M, poi fra - H M e + H M (ciclo completo), venuto a descrivere una curva chiusa, il ciclo di isteresi per l'appunto. Del ciclo di isteresi simmetrico interessano di solito i seguenti punti: quello corrispondente ad un vertice (punto P o P' della figura 11) poich rappresenta il valore massimo raggiunto dall'intensit di campo magnetico e corrispondentemente dall'induzione; quello corrispondente al valore nullo dell'intensit di campo magnetico (punto C o C' di figura 11) che determina il valore di induzione cosiddetta residua (indicata con B r), poich tale punto esprime lo stato magnetico entro il materiale, quando questo viene lasciato a s, dopo esser stato magnetizzato. La ragione fisica di questo stato di cose dovuta all'isteresi, cio al fatto che le molecole rimangono parzialmente orientate anche dopo la soppressione del campo magnetizzante; quello corrispondente al valore dell'intensit di campo magnetico che annulla l'induzione nel materiale (ad esempio punto A di figura 11). Tale campo detto coercitivo ed indicato con Hr. Va ancora precisato che le forme assunte dalla curva di magnetizzazione e dal ciclo di isteresi sono fortemente dipendenti dalle caratteristiche fisico-chimiche del materiale. noto da tempo infatti che l'aggiunta di certi elementi chimici, cos come appropriate lavorazioni tecnologiche, conferiscono ai materiali ferromagnetici particolari propriet, come permeabilit magnetica elevata nel tratto rettilineo, saturazione marcata, ciclo di isteresi ad area molto piccola o di forma particolare, eccetera. D'altronde anche la temperatura influisce sulle caratteristiche magnetiche di questi materiali, tanto vero che al di sopra di un certo ben determinato valore (punto di Curie) il materiale perde tutte le sue propriet magnetiche per comportarsi come paramagnetico (per il ferro questa temperatura di circa 770 C). Esso ritorna per

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magnetico non appena la temperatura scende sotto il punto di Curie, riacquistando le stesse propriet che aveva in partenza, fatta eccezione per eventuali magnetizzazioni (temporanee o permanenti) che esso possedeva e che vengono invece in tal modo irrimediabilmente perdute.

figura 12: Ciclo di isteresi asimmetrico di un materiale ferromagnetico

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3 IN U N E TTR M G E A D ZIO E LE O A N TIC

3.1 Fenomeno dell'induzione elettromagnetica


Interessanti fenomeni elettrici ed energetici nei circuiti si hanno quando i flussi magnetici concatenati con questi sono variabili nel tempo. D'altra parte un flusso magnetico concatenato con un circuito elettrico subisce variazione quando varia o l'intensit dell'induzione magnetica che d luogo al flusso concatenato o il numero di linee costituenti il flusso concatenato stesso perch il circuito si sposta o modifica la propria forma oppure anche quando si verificano contemporaneamente le due condizioni qui ricordate. Per fare riferimento ad un caso concreto, si consideri, immerso nel campo di induzione magnetica prodotto da un solenoide in aria (mezzo lineare), un circuito elettrico costituito da una sola spira (figura 13). Se dunque il solenoide alimentato con corrente di intensit non costante (figura 13a) l'induzione magnetica da esso prodotta sar anch'essa non costante: pertanto il flusso che si concatener con la spira sar variabile nel tempo. Pi precisamente il flusso concatenato varier nel tempo con la stessa legge con la quale varia nel tempo la corrente: ci perch in un punto qualsiasi, posto in un mezzo magnetico lineare che circonda un circuito, fra il valore dell'induzione prodotta in quel punto e la corrente che la ha determinata esiste sempre una legge di rigorosa proporzionalit.

figura 13: (a) f.e.m. indotta in una spira a causa di un campo magnetico variabile nel tempo; (b) f.e.m. indotta in una spira immersa in un campo magnetico costante a causa del movimento della spira stessa. Se invece l'induzione magnetica prodotta dal solenoide costante nel tempo, poich la corrente che vi scorre continua, il flusso concatenato con la spira pu variare nel tempo solo se la spira si muove o si deforma in modo tale da modificare l'entit del flusso concatenato. Si veda la figura 13b, dove la spira mobile ruota attorno al punto fisso D. In quest'ultimo caso si verifica dunque la seconda condizione affinch si possa manifestare il fenomeno dell'induzione elettromagnetica. Ora, tutte le volte che in un circuito elettrico il flusso magnetico concatenato varia, e ci per un motivo qualsiasi, in esso nasce sempre una f.e.m. detta indotta: questo

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appunto il fenomeno dell'induzione elettromagnetica. Precisamente, se il circuito indotto (cio che diverr sede di f.e.m. indotte) risulta aperto (figura 13a), tale f.e.m. apparir come d.d.p. ai suoi estremi; se invece il circuito chiuso (figura 13b), tale f.e.m. si comporter nel circuito come vi agisce la f.e.m. di un generatore: per questo motivo nel circuito circoler una corrente indotta. In questo secondo caso chiaro che, a causa del fenomeno dell'induzione elettromagnetica, il circuito indotto viene a disporre di un certo ammontare di energia elettrica. Si pu intravedere subito pertanto la grande importanza di tale fatto ai fini della produzione dell'energia elettrica o del suo trasferimento da un circuito all'altro. La maggioranza del macchinario elettrico infatti basa il suo modo di funzionare appunto sul fenomeno dell'induzione elettromagnetica.

3.2 Legge generale dell'induzione elettromagnetica


Il fenomeno dell'induzione elettromagnetica si manifesta in un circuito con una f.e.m. tutte le volte che varia, per una causa qualsiasi, il suo flusso concatenato. Naturalmente pi velocemente avviene questa variazione pi intenso il fenomeno dell'induzione elettromagnetica, cio pi grande il valore raggiunto dalla f.e.m. indotta. D'altra parte la f.e.m. indotta risulta anch'essa generalmente variabile nel tempo. Si consideri ad esempio ancora il caso visto in figura 13b, dove una spira, immersa in un campo magnetico costante, ad un certo momento varia la sua giacitura: la f.e.m. indotta, nulla fino all'inizio del movimento, raggiunger ad un certo istante il suo massimo valore per poi ritornare di nuovo nulla non appena la spira si sar fermata. In questo caso la f.e.m. indotta ha dunque variato continuamente di valore durante l'intervallo di tempo in cui la spira si mossa. La formula che esprime il valore della f.e.m. indotta d'altronde molto semplice. Infatti, indicata con c la variazione del flusso concatenato, avvenuta nell'intervallo di tempo t (quanto pi piccolo possibile), la f.e.m. indotta e viene data, istante per istante, dal rapporto, cambiato di segno, fra la variazione del flusso concatenato e il tempo in cui essa avvenuta, cio (14) e= c t

Quanto espresso dalla formula (14) rappresenta la legge generale dell'induzione elettromagnetica. Osserviamo come ci si possa avvalere della legge qui trovata per la ricerca grafica dei valori, e quindi dell'andamento, delle f.e.m. indotte. Si supponga di avere un circuito il cui flusso concatenato passi da un valore massimo c1, inizialmente costante, ad un valore c2 pi piccolo, pure costante, secondo l'andamento riportato nel diagramma di figura 14a. Come si potr trovare l'andamento nel tempo della f.e.m. indotta nel circuito? A tale scopo si incominci a dividere l'intervallo di tempo [t 1 , t 2 ], in cui avviene la variazione del flusso, in tanti intervalli di tempo t sufficientemente piccoli (ad esempio in figura 14a si sono presi dieci intervalli uguali). Incominciando quindi dal primo intervallo di tempo cio t-t1, si calcoler la relativa variazione di flusso ' concatenato c, cio la differenza c c1 ; allora il rapporto

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c' c1 t 't1

fornir il valore medio della f.e.m. indotta nell'intervallo di tempo considerato. Tale valore verr riportato (punto A) in una certa scala, come stato fatto nel grafico di figura 14b. Procedendo nello stesso modo per i successivi intervalli di tempo si verr a disporre di un sufficiente numero di valori e quindi di punti per tracciare l'andamento della f.e.m. indotta, come appare appunto in figura 14b. Naturalmente pi piccoli saranno gli intervalli di tempo scelti, pi numerosi saranno i punti ottenuti e quindi pi precisa risulter la curva della f.e.m. indotta tracciata con questo metodo.

figura 14: costruzione grafica della curva della forza elettromotrice indotta (b) partendo dalla curva del flusso concatenato (a) Si noti che la curva di figura 14b presenta nell'intero intervallo di tempo [t 1 , t 2 ] un valore medio E m, la cui entit analiticamente calcolabile con la formula (14), mentre graficamente esso individuato da quel segmento verticale che, col segmento orizzontale rappresentante l'intervallo di tempo considerato, determina un rettangolo di area uguale a quella sottesa dalla curva data (vedi figura 14c la cui curva la stessa di quella di figura 14b). D'altronde la formula (14), come del resto le considerazioni grafiche ora fatte sul valor medio, indicano chiaramente che, a parit di variazione di flusso disponibile, per elevare il valore medio della f.e.m. indotta necessario restringere l'intervallo di tempo

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in cui avviene la variazione. Si possono produrre cos veri e propri guizzi di tensione. Si osservi da ultimo come, in base alle formule esprimenti in un qualsiasi modo la legge dell'induzione elettromagnetica, dimensionalmente la tensione (indotta) espressa dal rapporto fra un flusso magnetico ed un tempo per cui di conseguenza il flusso magnetico risulta dimensionalmente come prodotto di una tensione per un tempo ( =-et). Si ha perci nel Sistema Internazionale la seguente corrispondenza (15) 1 weber = 1 volt1 secondo

3.3 Legge di Lenz


necessario discutere la ragione di quel segno meno che compare nella formula che interpreta la legge generale dell'induzione elettromagnetica. A tale scopo si consideri un circuito chiuso, ad esempio una spira concatenata col flusso magnetico di un solenoide. Se il flusso magnetico di questo ultimo varia, nel circuito indotto (spira) circoler una corrente che a sua volta generer un campo magnetico (campo indotto). Questo verr ad agire su quello iniziale (campo inducente). Quale sar il suo effetto? Si comprende che il suo effetto, in quanto reazione, deve essere sempre discorde. A questa conclusione generale si arriva anche con considerazioni energetiche: infatti, poich, per mezzo del fenomeno dell'induzione elettromagnetica, possibile sviluppare nel circuito indotto dell'energia elettrica tramite la corrente indotta, chiaro che l'effetto di quest'ultima sar tale da ostacolare questo sviluppo energetico, cio quindi dovr essere tale da ostacolare le variazioni del flusso magnetico induttore. Se dunque il flusso magnetico induttore sta crescendo, il campo magnetico indotto sar tale da opporsi a questo aumento e quindi la sua azione tender a farlo diminuire (vedi figura 15a); mentre se il flusso magnetico induttore sta calando, il campo magnetico indotto sar tale da opporsi a questa diminuzione e quindi la sua azione tender a farlo crescere (vedi figura 15b). Dopo quanto stato esposto, diviene facile assegnare il verso alle f.e.m. indotte agenti in un circuito, poich esse tendono a farvi circolare delle correnti i cui effetti magnetici devono soddisfare quanto precisato sopra.

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figura 15: Reazione del campo magnetico indotto su quello induttore Si osservi d'altra parte che la determinazione del segno da attribuire alle f.e.m. indotte pu essere impostata ricordando la seguente regola generale: in un circuito si devono considerare positive quelle f.e.m. che, da sole, danno luogo a correnti circolanti in quel verso secondo il quale si deve far girare una vite destrorsa perch essa avanzi nel verso del flusso magnetico induttore (figura 15c). Si pu anche dire, in altre parole, che positiva quella f.e.m. indotta la cui corrente d luogo ad un campo magnetico il cui verso risulta concorde con quello del campo inducente; viceversa la f.e.m. indotta risulter negativa quando il relativo campo magnetico sar discorde col campo inducente. Si pu affermare dunque, poich il verso della corrente indotta e quindi quello della relativa f.e.m. indotta sono sempre tali da opporsi alla variazione di flusso magnetico induttore, che le f.e.m. indotte sono negative quando il flusso concatenato sta crescendo e positive quando sta calando. Questo fatto esige perci che nella formula esprimente la legge generale dell'induzione (dovuta sostanzialmente a Faraday) compaia il segno meno (dovuto a Lenz) .

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3.4 F.e.m. indotte nei conduttori in movimento


A questo punto importante osservare che il fenomeno dell'induzione elettromagnetica si manifesta anche quando un semplice conduttore si muove in un campo magnetico, in modo tale da tagliarne le linee di induzione: il conduttore diventa sede infatti di una f.e.m. indotta. La dimostrazione viene condotta per semplicit nel caso particolare di un conduttore rettilineo, lungo l , muoventesi parallelamente a se stesso e perpendicolarmente ad un campo di induzione B uniforme, con velocit costante u ortogonale alle linee del campo stesso. Ai fini della dimostrazione, come si comprender tra breve, perfettamente lecito considerare il conduttore, anzich isolato (figura 16a), facente parte invece di un circuito immobile di cui solamente detto conduttore costituisce la parte mobile (figura 16b).

figura 16: F.e.m. indotta in un conduttore rettilineo in movimento Si indichi con la variazione che ha subto il flusso magnetico concatenato col circuito nell'intervallo di tempo t. Questa variazione di flusso concatenato ovviamente si avuta perch il circuito ha modificato la sua forma: infatti, nel caso specifico di figura 16b, esso ha aumentato nell'intervallo di tempo t la sua area A della seguente quantit A = l u t poich il conduttore mobile nel tempo t ha percorso lo spazio u t. In definitiva la variazione del flusso magnetico concatenato risulta c = B A = B l u t per cui, applicando la formula (14), si deduce immediatamente che la f.e.m. indotta nel circuito vale, tralasciando il segno meno per le ragioni che si diranno tra non

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molto, (16) e = = B l u t

Resta da dimostrare che questa f.e.m. viene effettivamente ad indursi solamente nel tratto mobile del circuito, cio lungo il conduttore AC che taglia le linee del campo. A tale scopo si osservi come l'espressione della f.e.m. indotta trovata [formula (16)] sia indipendente dalle caratteristiche del circuito scelto, ma solamente dipendente dalle caratteristiche del conduttore in moto. La f.e.m. in questione non ha cio bisogno di un circuito chiuso per indursi nel conduttore: basta che questo sia in movimento e che, effettivamente, tagli delle linee di induzione, poich solamente in questo caso si pu associare al conduttore una variazione di flusso concatenato. Per determinare il verso della f.e.m. indotta si pu utilizzare la regola della mano sinistra (figura 17): posto il pollice nel senso del movimento e il medio nel senso del campo magnetico, allora l'indice fornir il verso della f.e.m., o, anche, della corrente che detta f.e.m. farebbe scorrere qualora il conduttore risultasse chiuso su un circuito esterno.

figura 17: Regola della mano sinistra Si osservi da ultimo che, per gli stessi motivi visti sopra, f.e.m. indotte si possono generare anche per rotazione di un disco metallico (figura 18) purch quest'ultimo non risulti parallelo alle linee di induzione magnetica.

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figura 18: Generazione di una forza elettromotrice per rotazione di un disco metallico in un campo di induzione magnetica B

3.5 Principio di funzionamento dei generatori e dei motori elettromagnetici


Si inizi col considerare un circuito ferromagnetico foggiato come stato riportato in figura 19a, cio costituito da una parte fissa (induttore), contenente gli avvolgimenti per la creazione di un campo magnetico costante (poli magnetici), e da una parte cilindrica (indotto), mobile attorno ad un asse di rotazione, tale da determinare con quella fissa un ampio sviluppo di traferro costante, in cui l'induzione magnetica generata dagli avvolgimenti sia quindi abbastanza uniforme e ad andamento radiale (figura 20). L'indotto porta, come minimo, due scanalature diametralmente opposte (figura 20) in ciascuna delle quali trova posto un certo numero di conduttori. D'altra parte i due estremi posteriori di tali conduttori risultano collegati tra loro, mentre quelli anteriori terminano a due lamelle di rame, isolate tra loro e dall'asse dell'indotto, costituenti nel loro insieme un corpo cilindrico (collettore), sul quale poggiano due spazzole conduttrici m ed n (figura 19b).

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figura 19: Principio costruttivo di una macchina elettrica

figura 20: Indotto in rotazione con verso sinistrogiro (a) situazione di partenza; (b) indotto che ha ruotato di poco; (c) indotto che ha ruotato per pi di mezzo giro necessario esaminare, come prima cosa, quale sar l'andamento dell'intensit dell'induzione magnetica lungo lo sviluppo periferico dell'indotto: a tale proposito si pu osservare che l'induzione magnetica rimane pressoch di valore costante sotto i poli, mentre al di fuori di questi essa risulta pressoch nulla. Si veda la figura 21, dove stato riportato l'andamento dell'induzione magnetica lungo l'interferro, considerato sviluppato su una linea retta. Ora, quando durante la rotazione dell'indotto i due conduttori si trovano nei punti dove l'induzione magnetica nulla, quando cio ad esempio (figura 20a) il conduttore a si trova in posizione A, e quindi il conduttore b in posizione C, nessuna f.e.m. verr ad indursi; mentre qualche istante dopo, poich i conduttori ruotano (ad esempio secondo il verso sinistrogiro) e quindi incominciano a tagliare qualche linea di induzione (figura 20b), in essi si indurranno delle f.e.m. le quali risultano concordi e tali (regola della mano sinistra) da rendere l'estremo M positivo rispetto ad N.

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Queste f.e.m. andranno d'altronde rapidamente aumentando di valore a mano a mano che i conduttori si porteranno verso la parte centrale dei poli, dove l'induzione magnetica massima ed abbastanza uniforme: transitando in tale zona, le f.e.m. indotte si manterranno perci abbastanza costanti di valore. Ma poi i conduttori usciranno da tale zona, per cui le f.e.m. indotte diminuiranno rapidamente di valore, fino ad annullarsi quando il conduttore a passer per il punto C e il conduttore b per il punto A, dove l'induzione nulla.

figura 21: Andamento dellindotto

dellinduzione

magnetica

lungo

lo

sviluppo

periferico

Dopodich, continuando l'indotto a rotare, il fenomeno riprender come precedentemente accennato, salvo che le f.e.m. nei conduttori invertiranno verso (vedi ad esempio figura 21c), per cui ora risulter positivo l'estremo N rispetto ad M. Tuttavia il collettore, essendo costituito da due lamelle che seguono la rotazione dei conduttori, fa s che le spazzole rimangano sempre della stessa polarit. Si noti che il circuito esterno (utilizzatore) fa capo alle spazzole.

figura 22: Andamento della tensione alle spazzole uniformemente in un campo magnetico

quando

lindotto

ruota

La prima conclusione che si pu trarre, dopo questa sommaria esposizione, che tra le spazzole si rende disponibile una tensione il cui andamento nel tempo simile a quello riprodotto in figura 22 e il cui valor medio sar tanto pi alto quanto pi forte risulter la velocit di rotazione dei conduttori. La macchina funziona quindi da generatore. Ponendo pi conduttori sull'indotto, distribuendoli e collegandoli

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opportunamente, e ricorrendo anche ad un collettore a pi lamelle, si riesce in pratica ad ottenere alle spazzole delle tensioni pressoch costanti nel tempo (dinamo). Se ora al posto del collettore si pongono invece due anelli metallici, isolati tra loro (figura 23), la tensione che si raccoglie alle spazzole poggianti su questi anelli ha necessariamente lo stesso andamento dell'induzione lungo il traferro, quindi simile a quello riportato in figura 21, cio presenta un andamento cosiddetto alternato, ossia tale da passare periodicamente da valori positivi a valori negativi.

figura 23: Principio costruttivo del generatore di tensione alternata Si consideri ancora la macchina di figura 19 che servita per lo studio precedente, con la differenza che le sue spazzole vengono ora collegate, tramite un interruttore, ad un generatore di tensione continua (figura 24). La parte rotante sia d'altronde inizialmente ferma, ad esempio si trovi con il conduttore a in corrispondenza del punto F. Alla chiusura dell'interruttore, dopo i primissimi istanti (transitorio) inizier a circolare nei conduttori una corrente I=V/R, essendo V la tensione ai capi delle spazzole ed R la resistenza dell'insieme dei conduttori di indotto. Per effetto di tale corrente si svilupperanno immediatamente sui conduttori delle forze (i conduttori sono infatti ortogonali alle linee di induzione magnetica) e quindi una coppia motrice che ne determiner la rotazione. La prima conclusione che si pu trarre dunque questa: sotto l'azione della coppia motrice l'indotto inizier a rotare e quindi ad aumentare la sua velocit di rotazione. La macchina sta funzionando perci come motore.

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figura 24: Schematizzazione di un motore a corrente continua Ma quali fenomeni succedono entro il motore mentre esso sta rotando? chiaro che i conduttori dell'indotto, ruotando assieme a questo e tagliando quindi le linee di induzione magnetica nel traferro, diventano sede di una f.e.m., il cui valor medio cresce all'aumentare della velocit di rotazione della macchina. Daltra parte la polarit presentata dalla risultante di queste f.e.m. tale da rendere positiva quella spazzola che il generatore esterno rende anch'esso positiva: in sostanza tale tensione agisce come forza controelettromotrice rispetto alla tensione del generatore. Si pu dunque scrivere per l'insieme dei conduttori posti sull'indotto (circuito di indotto) la seguente equazione (legge di Ohm) (17) V = RI t

la t f.c.e.m. indotta e I la corrente che scorre nei conduttori di indotto (tutte queste grandezze elettriche si intendono costanti). Il motore perci raggiunge quella velocit alla quale la f.c.e.m. sviluppata dall'indotto risulta tale da determinare quella corrente I necessaria e sufficiente per sviluppare la coppia motrice richiesta. D'altronde all'aumentare della coppia motrice chiesta al motore dovr diminuire il valore della f.c.e.m. (il motore cio rallenter) al fine di consentire che la corrente nei conduttori di indotto aumenti di intensit. essendo V la tensione alle spazzole (o ai morsetti come generalmente si dice),

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