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TECNOLOGIA CONTRO CIVILT

GENESI DELLA TECNOLOGIA


La potenza, come una pestilenza desolante, inquina tutto quello che tocca; e l'obbedienza, flagello d'ogni genio, virt, libert, verit, fa schiavi gli uomini e, della complessione umana, un automa meccanizzato. Percy Bysshe Shelley

Technology all'origine una parola che designa semplicemente una tecnica particolare; il termine tecnologia un anglicismo che si imposto per designare le tecniche pi moderne: si parla spesso di tecnologia spaziale per designare la fabbricazione e l'uso dei missili, ma non si parlerebbe di tecnologia a proposito di falegnameria, d'idraulica, o di muratura se non nel caso di utensili o di materiali che facciano intervenire un elemento di queste tecniche di punta (per esempio, una macchina a funzionamento digitale, dei pezzi normalizzati o dei materiali nuovi). Noi registriamo quest'uso, utilizzando questa parola nel significato che le rester per designare il complesso industriale e tecnico proprio della nostra epoca e l'ideologia del progresso materiale che l'accompagna. La tecnologia un insieme di tecniche, di utensili e di macchine, di organizzazioni e di istituzioni, e anche di rappresentazioni e di ragionamenti, prodotti grazie a una conoscenza scientifica molto avanzata di certi aspetti della natura e degli uomini. Questa conoscenza pu arrivare a questo grado di padronanza e di precisione specializzate solo grazie ai prodotti tecnologici che i suoi precedenti avanzamenti hanno permesso all'industria di mettere a punto. Per esempio, le manipolazioni genetiche sono inimmaginabili senza conoscenze molto specialistiche di biologia molecolare, che a loro volta non possono essere acquisite senza l'aiuto di un'apparecchiatura complessa che metta in opera una padronanza molto raffinata della fisica, della chimica etc.

Cos, ogni tecnologia mette in opera delle tecniche molto diverse con una grande precisione, e dunque lo sviluppo tecnologico induce un coordinamento fra i diversi settori industriali, la standardizzazione delle tecniche e dei prodotti, la regolazione precisa degli scambi, e tutto ci, a sua volta, induce lo sviluppo delle tecnologie attraverso le nuove capacit di produzione e gli elementi base standardizzati e ricombinabili a piacere di cui si dota in tal modo la produzione industriale. All'inizio dell'era tecnologica, con l'apparizione dell'industria nucleare e aeronautica, lo Stato aveva anzitutto assicurato in maniera autoritaria e volontaristica questo coordinamento su grande scala dei diversi settori industriali necessari alla produzione delle armi nucleari e dei loro vettori. Adesso, il movimento di concentrazione dei capitali in grandi societ dalle attivit diversificate, persegue in maniera autonoma, sullo slancio, questa unificazione del sistema tecnologico su scala planetaria con la mondializzazione degli scambi mercantili. In questo senso la tecnologia uno stadio superiore della tecnica, in primo luogo perch, partendo dalle forme precedenti ha acquisito delle basi peculiari, ma soprattutto perch si creata da quel momento in avanti, in qualche modo, un mondo che le proprio. Fino ad allora la tecnica era essenzialmente empirica, generata dalla pratica delle arti e dei mestieri, dal Neolitico fino al secolo dei Lumi, poi metodica, con lo sviluppo delle conoscenze scientifiche del secolo XVII fino all'inizio del secolo XX. Durante questo -ultimo periodo, la ricerca scientifica aveva pochi rapporti diretti con le applicazioni tecniche, che erano soprattutto affare degli ingegneri. La scienza aveva per scopo principale la comprensione del mondo fisico e la descrizione della natura, la ricerca si effettuava congiuntamente all'insegnamento nelle universit e negli istituti. La scienza non era allora che la base teorica su cui si poggiavano gli ingegneri per mettere in opera le tecniche e controllare le loro applicazioni industriali. solo verso la met del secolo XX che la ricerca scientifica stata sempre pi strettamente legata allo sviluppo delle tecniche, nello stesso tempo in cui i suoi metodi erano applicati allo studio del vivente, dell'uomo e della societ. Lo Stato si dapprima assunto il suo finanziamento e in seguito la sua organizzazione per orientarla pi specificamente verso conoscenze direttamente operative e applicazioni tecniche1. A partire da allora, in realt, ogni sapere nuovo deve servire ad accrescere il potere
1Sulla storia dell'istituzione scientifica, si veda J.J. Salomon, Science et politique, 1970.

sulla natura e sugli uomini per le istituzioni che sono i suoi accomandanti. Bisogna riconoscere che la tecnica uno degli aspetti decisivi della storia del secolo XX, finora relativamente trascurato dalle diverse correnti della critica radicale della societ. La maggior parte della critica sociale ha sempre considerato che gli avanzamenti scientifici e tecnici erano alleati ideali del processo di emancipazione, e non ha mai immaginato che, in quanto creatori di nuove servit, facessero del dominio una cosa insormontabile2. L'affermazione corrente secondo la quale la tecnica vale per l'uso che se ne fa evita proprio che si ponga la questione politica di sapere chi mette a punto la tecnica e per farne esattamente cosa, e fa passare i mezzi tecnici come politicamente neutri, come se essi non inducessero alcuna costrizione nell'organizzazione delle attivit umane: non per niente gli stalinisti hanno sostenuto il programma elettronucleare francese che implica per la sua sicurezza e il suo funzionamento un potere forte e centralizzato che la forma politica del potere che costoro hanno sempre ammirato. La tecnologia - etimologicamente scienza degli strumenti - dunque la tecnica scientifica, cio il discorso razionale (logos) applicato all'organizzazione della produzione (tkhn). Ma per "discorso razionale", occorre qui intendere il discorso della ragione astratta delle scienze e del calcolo economico, la cui obbiettivit vuole considerare solo le qualit primarie della materia - degli oggetti provvisti di una certa quantit di energia sotto forma di massa e di moto - e non; considera gli interessi e le passioni soggettive degli uomini che come una specie di irrazionalit, tutt'al pi sfruttabile dalla pubblicit per mettere meglio in moto la massa delle sue merci. La tecnologia dunque anche un'ideologia, La logica di un'idea (H. Arendt), e quest'idea che arriva a determinare tutte le attivit sociali che la tecnica (e lo scambio mercantile sul quale il capitalismo vuole fondare tutti i rapporti sociali in questo senso un atto puramente tecnico, dove entrano nel conto solo il freddo interesse, lo spietato denaro contante e nessuna considerazione umana) pu realizzare, in qualche modo automaticamente, tutti i valori ai quali gli uomini aspirano, tutto il Bene auspicabile. Al contrario delle religioni che predicavano la
2 Miguel Amoros, O en sommes-nous? Pour servir claircir quelques aspects de la pratique critique en ces temps malades febbraio 1998. La traduzione integrale del testo di Amoros riportata nell'appendice di questo libro [N. d. T.].

passivit e la rassegnazione, tutte le ideologie si sono pretese scientifiche, perch il loro scopo di mobilitare l'attivit umana in vista della realizzazione in Terra delle loro idee. Vogliono esercitare un'azione effettiva sul mondo, sicch partono dalla conoscenza scientifica della realt che, attraverso la sua obiettivit, arriva a trasformare effettivamente le condizioni esistenti e, nel contempo, pretende di lasciare le questioni politiche nelle mani di quelli che ne determinano l'uso. La tecnologia l'Ideologia Materializzata per eccellenza, essa ha soppiantato tutte le altre perch , immediatamente, la materializzazione in azione e l'attivit che materializza la ragione astratta, cio la visione e i presupposti metafisici della scienza sulla natura e sugli uomini, visione e presupposti che sono stati, sotto sotto, il fondamento di tutte le ideologie particolari. Essa il compimento dell'ideale scientista nato con il capitalismo, secondo il quale il mondo regolato da leggi precise e rigorose di cui la scienza pu "strappare il segreto alla natura" per ammaestrare gli uomini e rendere cos alla fine razionali la loro esistenza e il loro comportamento. Essa, non vede il progresso in termini etici e politici, ma in termini esclusivamente materiali e tecnici: come organizzare razionalmente gli uomini per accontentarli? Ora, la questione storica e sociale per eccellenza quella del progresso. Quale vita merita di essere vissuta e quale mondo vogliamo abitare? Quali mezzi sono compatibili con questi fini? alla risposta a queste questioni politiche che l'uso e lo sviluppo della tecnica dovrebbero essere subordinati. Ma il mondo moderno non vuole sentir parlare di queste questioni, dal suo punto di vista la tecnologia ha una risposta a tutto perch la tecnica accresce l'efficacia e il rendimento nell'ordine materiale, il solo che vuole, per l'appunto, considerare la ragione astratta. Le tecnologie non hanno altro fine che il proprio sviluppo indefinito, l'unico che pu materializzare e in tal modo giustificare i valori del progresso che le tecnologie stesse rappresentano. A questa concatenazione circolare, dove l'uso della tecnologia giustificato dai calcoli molto rigorosi della ragione astratta, e l'uso della ragione astratta a sua volta giustificato dai risultati molto particolari della tecnologia, si riconosce la mano dell'ideologia, che considera della realt solo quello che le sue visioni semplificatrici consentono di comprendere, e i cui ragionamenti superficiali non hanno che disprezzo per la vita; questi rappresentano, secondo l'espressione di Marx per qualificare l'Economia politica capitalista; che di quelle visioni l'unica origine, il rinnegamento compiuto

dell'uomo. L'umanit non , in effetti, n efficace n redditizia - i tecnologisti ce lo ricordano con ognuna delle loro invenzioni che mirano a sostituirsi alla natura e alle facolt umane - e la vita non si riduce a materia et ad informazione in movimento - come stanno a testimoniare le nocivit che saltano fuori dalla messa in opera di una tale concezione. Qualcuno di voi di sicuro si dice ancora che la macchina lo libera. Essa lo libera provvisoriamente, in una maniera, in una sola, ma che sfugge alla sua immaginazione; essa lo libera, in qualche misura, dal tempo; essa gli fa guadagnare del tempo!. tutto. Guadagnare del tempo non sempre vantaggioso. Quando si va verso il patibolo, per esempio, preferibile andarci a piedi. Georges Bernanos, La libert per fare cosa?, 1947

PEZZI D'IDEOLOGIA
Le tecnologie pretendono di soppiantare quanto a precisione ed efficienza molti saper-fare e tecniche antiche, ma in realt questo accade perch, prima, sono state soppresse le possibilit di mettere in opera queste ultime in un modo indipendente. Si pensi al pletorico e ancor pi opprimente apparato regolamentare che oggi sotto il pretesto dell'igiene, della sicurezza, e della protezione sociale certo non impedisce ma complica considerevolmente le attivit produttive pi semplici (per esempio: per portare delle uova di giornata al mercato, occorre che siano datate da una macchina elettronica certificata e legalmente controllata...), rendendole cos alla sola portata di un impresa e, pi in generale, riservandole ad un'organizzazione industriale, la sola in grado di integrare tutti gli obblighi legati alla produzione di massa, alla distribuzione su grande scala, e alla gestione nelle norme vigenti... con per conseguenza la perdita di qualit dei prodotti (adulterazioni e surrogati), la propagazione di nocivit (mucca pazza, diossina etc.), l'aumento delle resistenze batteriche (salmonellosi, listeriosi etc.) e altre "patologie atipiche" dalle origini oscure. Adesso che l'automazione si estesa alla stragrande parte dell'apparato di produzione, i poveri sono spossessati dei loro mezzi d sussistenza autonoma, di quello che prima potevano ricavare dalla loro libera attivit combinata con quella della natura. Perci, la loro "esclusione", che non nient'altro che una disoccupazione forzata all'interno del sistema, a sua volta possibile solo perch la stessa produzione industriale fornisce loro a basso prezzo surrogati

di alimenti. Costoro sono cos, al pari dei plebei dell'antichit romana, cacciati via dalle loro terre a causa del basso prezzo del grano importato dai quattro angoli dell'impero e dell'estensione dei latifondi, non avendo pi altra prospettiva che il pane e i divertimenti, ridotti a una massa di manovra disponibile per tutte le manipolazioni e le barbarie.., aspettando che la decadenza provochi la caduta dell'Impero. Quello che esisteva un tempo indipendentemente dall'industria e dallo Stato (piccoli mestieri, solidariet di vicinato etc.) non ha dunque oggi pi diritto legalmente di esistere; il che non significa che tutto ci sia formalmente proibito, ma in maniera pi sottile che, nel momento in cui la legge pretende di regolamentare tutto, lo Stato di occuparsi di tutto e le autorit di dimostrare la loro competenza in tutto, tutto questo non entra pi in alcun quadro giuridico. Il diritto ha cambiato natura, non pi, come una volta, un quadro che definisce certi limiti della vita sociale, tende ora a dettare a ciascuno il modo di lavorare e di comportarsi in societ; pretende di regolare i rapporti fra gli uomini nello stesso modo in cui le leggi fisiche si applicano agli elementi di una macchina, e, col pretesto di proteggere le persone da loro stesse, riduce la loro libert e le consegna all'arbitrio burocratico. Ogni attivit individuale, ogni lavoro realmente produttivo compiuto in vista di acquisire una certa indipendenza nei confronti dell'economia mercantile (cos come consentivano una volta l'agricoltura e l'artigianato, che sono le basi di ci che gli economisti chiamano l'economia informale) tende pertanto a divenire impraticabile; la societ industriale ne ha fatto una corv, nel senso
1 Si veda di Venant Brisset, Tant quil est encore temps... Libre opinion sur l'agricolture, l'tat et la Confederation Paysanne, ottobre 1988. Riassunto in un articolo apparso in "Campagne solidaires" d dicembre 1998. 2 Si veda di A. Koestler, Spartacus, 1945, i discorsi di Marco Crasso nella quarta parte, cap. IV. 3 Con come contraccolpo l'incremento dei ricorsi giuridici contro le autorit per "reati sine culpa": La gente non sopporta pi di pensare di essere vittima della fatalit s'indigna un deputato ne "Le Monde" del 30 aprile 1999. Non sar mica perch non ha pi il piacere di sperimentare alcuna libert? Si deve intendere per "reati sine culpa" quei grandi o piccoli disastri cagionati dall'esigenza economica di svolgere attivit pericolose, a cui il diritto riconnette una responsabilit oggettiva in capo all'impresa.: che li ha provocati, con il solo obbligo di risarcire i danni (in Italia la nube tossica di Seveso ne fu l'esempio pi clamoroso). Con tale meccanismo una buona copertura assicurativa consente di mettere tranquillamente a repentaglio le vite stesse degli "sfortunati" che si imbattono in queste necessit produttive [N.d.T.].

che questo termine aveva nel Medio Evo ossia - essendo sottoposto a imposte, contributi, obbligazioni e svariati controlli, o al contrario lavoro in nero e dunque non-protetto - un lavoro gratuito che i servi e i plebei dovevano al signore e un compito faticoso, funzione subalterna del processo di produzione industriale. Quanti falegnami fanno solo dell'Ikea su misura, per esempio, allorquando la produzione dei mobili detti "tradizionali" largamente automatizzata. Per mantenere l'indispensabile coesione di un "tessuto sociale" reso cos sempre pi evanescente, il medesimo Stato di diritto si vede obbligato ad imporre autoritariamente la "solidariet", che ha peraltro reso impossibile, mentre l'industria del tempo libero e della cultura ricostituisce una socialit, un'autenticit e una natura sintetiche (di Disneyland in Center Parcs). Perch in realt, questa societ cos democratica, cos liberale e cos aperta non tollera niente che le sia esterno, nessun modo di vivere che non entri pi o meno nelle sue statistiche, nelle sue regolamentazioni e nei suoi sistemi assicurativi; niente su cui, attraverso quel racket della protezione che il sostegno di tutte le mafie, gli speculatori e i burocrati non possano avere, in definitiva, l'ultima parola. Attualmente, la scolarit prolungata, gli stage e l'assistenza sociale, sono i metodi impiegati ad oltranza per mantenere una parte sempre pi importante della popolazione lontano dalla produzione, fintantoch rimane una forza produttiva non necessaria che occorre demobilitare1: questi metodi sono a carico dello Stato e sono presentati come riuscita sociale, espressione del "benessere". Attraverso questi procedimenti, i giovani, i disoccupati e in generale
1 In francese dmobiliser che vuol dire sia smobilitare, restituire alla vita civile, che demotivare, privare di ogni combattivit. Per una rigo rosa traduzione in italiano sembrato necessario il ricorso ad un nuovo termine: demobilitare. Va inteso nel senso di mobilitare l'intelligenza e l'energia degli individui assemblati in masse verso l'adattamento alla fine dei conflitti e l'accettazione totale dell'inane e delle sue vicende. La fine dei conflitti coniugata con la fine del senso (o pi precisamente con la riduzione ad uno del senso: quello di campare nella sua assenza) integra peraltro la prescrizione per eccellenza dell'attuale tempo neomoderno: vivere, se cos ancora si pu dire, in armonia con la macchina e in ottemperanza ai suoi dispositivi, senza rompere i coglioni ma soprattutto senza chiedersi il perch, non perch sia inane chiedersi il perch, ma perch il perch l'inane. Quest'ambizione, al cui confronto impallidiscono quelle delle tirannie e delle satrapie delle epoche precedenti, e che adesso sta dispiegando tutto il suo armamentario, negli ambienti accademici viene chiamata ora ultrametafisica, ora decostruzionismo. (cfr. Bello come una prigione che brucia, 415, 1998) [N.d.T.].

gli esclusi, vengono tagliati fuori dai circuiti della produzione ma conservati come consumatori. La mondializzazione ha provocato un aumento delle spese sociali a detrimento delle altre necessit significative dello Stato, come per esempio l'effettivo poliziesco e l'acquisto di armamenti. Piuttosto che ricorrere alle imposte, gli strateghi del potere hanno sviluppato delle politiche di atomizzazione delle forze produttive inutili, attraverso la scappatoia dell'aiuto a delle associazioni "non a scopo di lucro" finanziate dallo Stato, per mezzo di donazioni private incentivate da uno sgravio fiscale. In buona sostanza, si tratta per lo Stato di cedere la gestione dei servizi sociali e della riqualificazione d'individui a delle organizzazioni inoffensive di volontari, o a dei collettivi che inquadrino giovani, disoccupati etc., in modo da sviluppare un'economia intermedia che neutralizzi gli inutilizzabili del mercato globale del lavoro. Quest'economia chiamata a svilupparsi negli anni a venire (in Francia, l'economia sociale rappresenta pi del 6% delle occupazioni). Miguel Amoros, A che punto siamo, 1998

L'ideologia del progresso materiale lascia credere che le macchine e le tecnologie all'ultimo grido sono sempre pi efficaci delle precedenti. Ma nessuno si prende mai la briga di verificare con precisione la realt di quel che non altro, invero, che una petizione di principio. Si preferisce piuttosto darsi daffare a sopprimere ogni punto di paragone che permetterebbe di cogliere precisamente qual il genere di efficacia di cui le tecnologie sono capaci, qual il modo molto particolare in cui "razionalizzano" le attivit umane. Mentre la produzione si automatizza, le macchineutensili pi semplici da mettere all'opera e il cui uso implicava un vero saper-fare tendono a scomparire a beneficio di un'apparecchiatura pi complessa, zeppa di elettronica difficilmente riparabile, ma che si combina a meraviglia con i materiali tecnologici e che soprattutto non necessita di alcuna competenza particolarmente approfondita. L'efficacia dell'utensileria tecnologica risiede essenzialmente, lo si vede tutti i giorni, nell'indipendenza del suo funzionamento nei confronti del personale che essa impiega
1 Si veda un esempio particolarmente illuminante di tutto ci in: ]eanMare Mandosio, L'effondrement de la Trs Grande Bibliothque Nationale de France, Ed. EdN, 1999.

essenzialmente per funzioni subalterne di manutenzione e riparazione dell'apparato produttivo, di gestione dei flussi dei fattori produttivi e di promozione dei suoi prodotti. La manodopera intercambiabile, e le sue competenze effimere o inesistenti non possono ostacolare, l'adattamento dell'apparato di produzione alle sollecitazioni e alle fluttuazioni del mercato, non quindi alla domanda sociale di per s, ma, attraverso la pubblicit e la moda, alla speculazione che vi viene fatta sopra, resa pi agevole dallo spossessamento e dalla perdita del senso del reale dei salariati, generato ovunque d'all'uso intensivo delle tecnologie. Il lavoro di fabbrica o di ufficio, dove l'individuo non altro che una funzione, un ingranaggio nella macchina che l'impresa, dunque divenuto il modello dei rapporti sociali, quello attraverso cui gli individui e le istituzioni percepiscono adesso ogni attivit sociale: nel contempo sia attraverso delle categorie parcellari (cittadino, consumatore, salariato, contribuente, utente etc.) impiegate dalla burocrazia per dividere i problemi e gestirli meglio, sia attraverso la volont degli individui di identificarsi con una di queste forme della rappresentazione sociale diffusa dallo spettacolo. Per esempio, quando dei salariati rivendicano un maggior "riconoscimento" nel loro lavoro, chiedono in tal modo di essere meno maltrattati e anche una "rivalorizzazione dell'immagine" che i loro superiori gerarchici e le altre autorit rimandano loro di loro stessi. Lo stesso vale per il "rispetto" che reclamano talvolta gli abitanti delle banlieu in seguito ai reportage televisivi che ritengono calunniosi nei propri confronti. I rapporti sociali e l'attivit degli individui sono ormai solo pi, infatti, percepiti e analizzati nei termini diffusi e fatti andare di moda dalla rappresentazione sociale, perch non esiste pi comunit a misura d'uomo nella quale queste attivit possano assumere un senso per la persona in quanto tale. Cos l'individuo atomizzato, che effettua un lavoro parcellare con laiuto si competenze effimere, non ha altra che ricercare un senso per la sua esistenza nella societ nel suo insieme, ma questa astrazione gli lascia solo la possibilit di identificarsi con le sue rappresentazioni, di diventare egli stesso un'immagine nello spettacolo sociale. Il ciclo chiuso e, in generale, la razionalizzazione che viene operata con l'automazione tende a sopprimere ogni lavoro vivo a vantaggio della manipolazione di segni che pretendono di

rappresentare la realt. Le conseguenze disastrose di una tale perdita del senso del reale dell'attivit umana si mostrano in tutta la loro mostruosa assurdit nelle attivit a diretto contatto con la natura, nell'agricoltura e nell'allevamento industriali (si vedano le Osservazioni sull'agricoltura geneticamente modificata e sul degrado delle specie, Ed. E.d.N., 1999). Ma le persone realiste ci assicureranno che ad ogni modo l'uomo ordina, la macchina esegue; in effetti proprio quel che i nostri sensi ci fanno immediatamente percepire e ci si limita a far spallucce davanti a chi sostiene che la realt un'altra, che la macchina che detta all'uomo il suo impiego. I professori che insegnano l'uso delle macchine a comando digitale e informatico, per esempio, ripetono a gara che non bisogna lasciarsi dirigere dalla macchina volendo solo cos ricordare che occorre sempre verificare gli ordini che le vengono dati e non lasciarsi andare ad avere fiducia a priori nelle regolazioni effettuate precedentemente. Come un automobilista pu nel contempo essere padrone della condotta del suo veicolo ed essere asservito al suo uso sociale, ecco un'esperienza pur comunemente molto condivisa, ma dalla quale l'abitudine alla ragione astratta impedisce di trarre il minimo insegnamento. Come una macchina automatica, per l'investimento che rappresenta, il volume di produzione che implica, i bassi prezzi ai quali costringe gli altri produttori e in tal modo i propri detentori, fa s che quelli che la mettono in opera non, abbiano altra possibilit che utilizzarla secondo le necessit tecnico-economiche non solo che essa impone, ma che presuppone in virt della propria mera esistenza, ecco quel che nessuna valutazione tecnica, nessun calcolo economico, nessuna sperimentazione scientifica possono afferrare. Ma si vede anche come la ragione astratta delle scienze si protegge da ogni valutazione oggettiva, non dai propri risultati che sono sempre l'oggetto di rigorosi calcoli -, ma delle proprie conseguenze pratiche, concrete e reali, che ognuno pu verificare ogni giorno con i propri occhi, senza l'aiuto di alcun esperto, di alcuno strumento di misura sofisticato, n di alcuna conoscenza specialistica, ma solo con un po' di curiosit e spirito critico derrate, certamente, che non possono essere prodotte industrialmente.
1 Su il declino continuo dell'intelligenza critica e del senso della lingua al quale hanno condotto le riforme scolastiche imposte da trentanni si veda Jean-Claude Micha, L'einseignement de l'ignorance et ses conditions modernes, Ed. Climat, 1999.

Il punto di vista da cui formuliamo il nostro giudizio critico sulla tecnologia dunque molto semplice: quello della ragione concreta che non considera isolatamente i fatti e i fenomeni, e non guarda solo alle conseguenze apparenti e immediate degli atti, ma anche al contesto sociale e storico in cui sono apparsi e che d loro il loro senso, cio il significato che possono avere per gli uomini e, nel contempo, la direzione verso cui possono indirizzare gli avvenimenti ulteriori. Significa sostenere che, contrariamente al metodo scientifico, la cui "obbiettivit" applicata alle scienze umane identicamente il punto di vista del pi freddo dei mostri freddi, dell'autorit e del dominio dello Stato e dell'Economia, niente di quel che umano ci estraneo. In questi scritti e in quelli che seguiranno, andremo pertanto a rievocare le condizioni storiche e sociali che hanno concorso alla genesi delle tecnologie e alla nascita della societ industriale di cui vediamo oggi la tendenza a unificarsi mondialmente in un sistema totalitario tecnologico. Esporremo in seguito alcune conclusioni a cui la ricognizione di questi fatti ci conduce necessariamente nella misura in cui noi non ne vogliamo sapere di questo mondo e intendiamo decisamente opporci al suo completamento.

GENESI DELLA TECNOLOGIA


Dallo scoppio della prima alla fine della seconda Guerra Mondiale, il capitalismo ha traversato una crisi maggiore: il sistema ha dovuto lottare contro tutte le possibilit emancipatrici che il proprio sviluppo tecnico ed economico anteriore aveva fatto sbocciare. Ha dovuto trovare le forme politiche e tecniche per neutralizzare queste possibilit, per esso critiche e rivoluzionarie. D'altra parte il laissez-faire, il laissez-aller, l'anarchia capitalista generava periodicamente crisi sempre pi devastanti. Dopo aver fatto il giro del pianeta ed essere cos tornato su se stesso, il liberalismo metteva in concorrenza il capitale non pi contro le economie locali, ma contro se stesso. Il capitalismo doveva mettere fine a queste tendenze autodistruttive, alla dispersione nell'impiego dei suoi mezzi e all'incoscienza sui propri scopi1. Per questo, non ha pi fatto della politica un'arte, ma una semplice tecnica; non ha pi fatto della tecnica un semplice mezzo, ma uno scopo politico.
1 Sulla fine del liberalismo, si veda Karl Polanyi, La grande trasformazione, Einaudi, 1974.

Si allora impadronito dell'apparato dello Stato per farne un mezzo di regolazione del mercato e di coordinazione dei diversi settori industriali, aspettando che la concentrazione dei capitali che si realizzata in seguito sotto l'effetto dello sviluppo tecnologico e delle interdipendenze e complementariet che genera fra i diversi settori industriali - vi provvedesse da s. In seguito, la storia mondiale diventa sempre pi la storia della tecnica (M. Amoros, op. cit.). La classe operaia era, all'inizio del secolo, una, forza sociale considerevole che stata prima neutralizzata con l'annientamento delle rivoluzioni russa e tedesca, poi recuperata nei sistemi totalitari, nella lotta nazionalista contro questi regimi (seconda Guerra Mondiale e guerra fredda) e per quel che interessava alla sopravvivenza del capitalismo (accesso ai beni di consumo, Welfare State etc.). Il movimento operaio rappresentava una minaccia tanto pi grande giacch i mezzi di produzione avevano raggiunto uno sviluppo tale che l'uniformit dei mezzi tecnici allora realizzata rendeva possibile alla classe operaia impadronirsene e metterli in opera per proprio conto. Come osserva Simon Weil nel 1934: La macchina-utensile [ha] prodotto, soprattutto prima della guerra, il pi bel tipo forse di lavoratore cosciente che sia apparso nella storia, ossia l'operaio qualificato1. La standardizzazione degli oggetti tecnici, la semplicit e la polivalenza delle macchine-utensili, l'educazione e la qualificazione di una parte degli operai rendevano allora possibile l'appropriazione e la riorganizzazione con una finalit di emancipazione dell'apparato di produzione creato dal capitalismo. Per disinnescare definitivamente queste potenzialit rivoluzionarie, il sistema capitalista si adoperer da quel momento a sopprimere la classe operaia e a complicare il sistema tecnico della produzione, per affidarlo alle sole mani degli specialisti che lo prevedono e lo dirigono, tecnici, esperti e gestori. L'automatizzazione della produzione non ha altro scopo che fare in modo che il capitale faccia a meno dei produttori; la volont di realizzare l'autonomia della tecnica nei confronti degli uomini. Per il capitalismo, il solo modo di sopprimere radicalmente la separazione fra il lavoratore e il suo prodotto e di superare la contraddizione con le conseguenze sovversive che questa rappresenta. Cos, tutte le tecniche nuove apparse all'epoca della seconda Guerra mondiale, e che
1 Simone Weil, Riflessioni sulle cause della libert e dell'oppressione sociale, Adelphi, 1997.

costituiscono adesso quelle che si chiamano correntemente le tecnologie, hanno come carattere specifico il limitare le possibilit di intervento dell'uomo in quanto soggetto nel funzionamento della macchina. Si tratta di una trasformazione che va contro tutto lo sviluppo tecnico precedente. L'automatizzazione, nelle sue diverse forme, dalla meccanizzazione allargata alle macchine pilotate da computer, rappresenta, paragonata a tutta l'utensileria tradizionale di cui la macchinautensile era il perfezionamento pi compiuto, un salto qualitativo nettamente regressivo nei rapporti fra l'uomo e la macchina. Infatti, la macchina-utensile si limitava ad assistere l'uomo nella sua attivit, lasciandogli ogni libert per organizzarla a modo suo (quel che ha suscitato il fiorire di creazioni originali, come ne testimone l'Art Nouveau e le sue ricerche di forme organiche), mentre le macchine automatiche si sostituiscono a questa attivit riducendo l'uomo al ruolo di servente della macchina, obbligandolo a pianificare da cima a fondo la creazione, l'approvvigionamento di materie prime e la distribuzione della produzione. Non dunque tanto una produzione che bisogna organizzare a misura d'uomo, ma dei flussi che occorre gestire all'altezza di un sistema economico che, nella misura in cui questo genere di macchina si generalizza, sconvolge i rapporti fra imprese concorrenti ed alleate, accelera gli scambi e tende, a sua volta, a sfuggire ad ogni controllo umano. Il compito dell'operaio consiste solo pi nell'alimentare, provvedere alla manutenzione e sorvegliare la macchina che ha sostituito il lavoro vivo e i saper-fare di numerose decine di persone, mentre gli ingegneri che pianificano questa produzione automatizzata e la sua distribuzione su grande scala non possono pi permettersi molta originalit: le loro merci prodotte in massa devono piacere al maggior numero di persone per essere smaltite facilmente. L'automazione dunque una tecnica che tende ad applicarsi a tutto l'apparato di produzione, standardizzando l'organizzazione e i prodotti a monte e a valle delle macchine automatiche, e da ci comincia ad imporre questi caratteri alla societ nel suo insieme: l'uniformazione dei prodotti disponibili sul mercato forma il gusto per un'estetica che tende allo spoglio ornamentale e alla funzionalit. (Basta sfogliare un catalogo Ikea per vedere che l si vende, piuttosto che mobili o oggetti, un "modo di vita" giovane e all'avanguardia.., superficiale e vuoto che corrisponde bene alla perdita di ogni competenza reale generata dalla banalizzazione di un simile modo di produzione).

DA GUERNICA A HIROSHIMA
La seconda Guerra Mondiale il crogiolo da cui uscito il complesso industriale e sociale della tecnologia. E, infatti, partendo dalle lotte contro le forme politiche del totalitarismo che vanno a disporsi nel "mondo libero" gli elementi del totalitarismo tecnologico. Il fascismo, quell'arcaismo tecnicamente attrezzato e lo stalinismo, quella burocrazia tecnocratica, sono i primi regimi moderni ad aver trattato i problemi di ordine politico come compiti essenzialmente tecnici: al governo degli uomini, hanno sostituito l'amministrazione degli individui atomizzati, degli uomini ridotti alla condizione, di cose (dai movimenti di massa ai campi di concentramento)1. I regimi totalitari hanno fondato la loro potenza politica sopra degli uomini desocializzati, degli individui desolati2, al tempo stesso moralmente per l'esperienza della prima Guerra Mondiale, ideologicamente per l'annientamento dei movimenti rivoluzionari e socialmente con la crisi economica e la disoccupazione di massa. Questi regimi, rispetto alle forme antiche della democrazia borghese, si sono rivelati superiori nel potersi liberare da ogni preoccupazione circa il "bene pubblico"l'amministrazione degli interessi contraddittori in seno alla societ per concentrarsi esclusivamente sull'accumulazione della potenza, suscitando l'adesione frenetica delle masse al loro esaltante movimento per la conquista del mondo. In questa lotta per fare incetta di potenza, che si prolungher ben aldil della seconda Guerra Mondiale con la "guerra fredda", la sua corsa agli armamenti e al prestigio tecnologico (dai missili intercontinentali ai viaggi sulla Luna), i mezzi tecnici si sostituiranno progressivamente, ovunque e in ogni dominio, ai fini politici e inversamente le realizzazioni politiche cominceranno ad essere definite solo pi come messa in opera su grande scala di gadget tecnologici. Ed nel mondo libero che infine si realizzer il completamento della ricerca di potenza assoluta iniziata dai
1 Si veda di S. Tchakhotin, Le viol de foules par la propagande politique, 1939. Occorre osservare che l'autore voleva organizzare una propaganda progressista che avrebbe ripreso gli stessi metodi di condizionamento delle masse per identificazione riflessa ad un movimento politico usati dalla propaganda fascista che egli voleva combattere. 2 Si veda di H. Arendt, Le systme totalitaire, 1951, in particolare la fine del capitolo Idologie et terreur: L'uomo desolato si trova circondato da altri uomini con cui non pu stabilire dei contatti, o alla cui ostilit esposto.

sistemi totalitari e di cui avevano solo sognato, prima di loro, tutte le forme di dominio. Per la prima volta, con il Manhattan Project, un'organizzazione sociale ed industriale stata creata di tutto punto - e sotto il segreto militare - con lo scopo preciso e unico di produrre un oggetto tecnico che superi, e di gran lunga, ogni misura e ogni controllo umano: la bomba atomica1. (Quattro fabbriche per la separazione degli isotopi dell'uranio che impiegano diverse decine di migliaia di persone, sono state costruite in luoghi tenuti segreti e pi di 2.000 ricercatori, tecnici e militari hanno lavorato alla messa a punto della Bomba a Los Alamos). Questo tipo di organizzazione in seguito diventato il modello per la ricerca scientifica e tecnica, la base per lo sviluppo dell'industria nucleare in particolare, e per tutta l'industria tecnologica, strettamente legata alle attivit militari. E questa nuova organizzazione della produzione trasformer a sua volta profondamente i rapporti sociali.
1 Per un'analisi della nostra esistenza sotto il segno della bomba, si veda Gnther Anders, L'uomo antiquato, Bollati Boringhieri, 1997.

LA SCIENZA E IL BUON SENSO


di Robert J. Oppenheimer Il 16 luglio 1945, a Alamogordo nel deserto del New-Mexico, la prima bomba atomica esplode. Al termine di questo esperimento, Oppenheimer vide venire verso di lui Bainbridge, il fisico responsabile del test, che a mo' di commento gli profer semplicemente: Adesso siamo tutti dei farabutti. Oppenheimer stesso converr che nessuno aveva fatto allora osservazione pi pertinente. Nel momento in cui il governo americano gli domanda come utilizzare la Bomba contro il Giappone, egli firmer, con altri tre studiosi, il testo seguente: Le opinioni dei nostri colleghi scienziati sull'impiego di queste armi [la bomba atomica] non sono unanimi: esse vanno dalla proposta di una dimostrazione puramente tecnica fino all'utilizzazione militare concepita allo scopo di provocare una resa. [....] Noi ci sentiamo pi vicini a queste ultime vedute; non possiamo proporre alcuna dimostrazione tecnica suscettibile di mettere fine alla guerra; non vediamo alcuna alternativa accettabile (sic) all'impiego militare diretto.

Per quel che concerne gli aspetti generali dell'utilizzazione dell'energia atomica, chiaro che noi, in quanto uomini di scienza, non abbiamo alcun diritto di propriet. E vero che siamo fra il ristretto numero di cittadini che hanno avuto 'occasione di riflettere lungamente su questi problemi durante gli ultimi anni. Non possiamo aspirare, tuttavia, a nessuna competenza particolare per quanto attiene alla risoluzione dei problemi politici, sociali o militari provocati dall'avvento della potenza atomica. Nel momento in cui questi signori si lavano le mani in anticipo degli atti che hanno consigliato, Lo Szilard, che nel 1939 con la mediazione di Einstein aveva avvertito il governo americano della possibilit dell'esistenza presso i nazisti di ricerche sulla Bomba, fa circolare una petizione fra i fisici, che conta di indirizzare al presidente Truman per impedire il suo impiego militare diretto. Egli tenta di ottenere le firme dei ricercatori di Los Alamos, ma si scontra con Oppenheimer, direttore scientifico di questo centro di ricerche, il quale reputa che sia inappropriato da parte di uno studioso utilizzare il suo prestigio per fare dichiarazioni politiche... Pi avanti Oppenheimer dirige lo sviluppo delle armi atomiche (bomba A) preconizzando il loro impiego a fini tattici, come sostegno sul campo alle operazioni militari. Eppure si oppone alla messa a punto delle armi termonucleari (bomba H) molto pi potenti, ma che intralciavano lo sviluppo della bomba A e relegavano ogni armamento nucleare alla funzione senza gloria di dissuasione e di terrore. Edward Teller, che dirige le ricerche sulla bomba H, arriva nel 1951 a mettere a punto il principio del suo funzionamento. Oppenheimer, davanti all'ingegnosit della cosa, esclamer allora: It's technically sweet! (tecnicamente sublime!); Quando vidi come farla, mi apparve chiaro che occorreva almeno tentare di realizzarla. Il solo problema che restava sarebbe stato quello del suo impiego. [...] Restava solo da sapere come affrontare il problema militare, politico, e umano una volta che l'arma fosse stata disponibile1. proprio l, formulato fin dalle origini, il principio di ogni sviluppo tecnologico... Alla fine della seconda Guerra Mondiale, il totalitarismo, nella sua forma pi rozza e pi brutale, il fascismo, era vinto. Ma Hiroshima 1 Le citazioni sono estratte dal libro di Michel Riva!, Robert Oppenheimer, Ed. Flammarion, 1995. Biografia interessante perch, sebbene molto rispettosa del "grand'uomo", lascia nondimeno chiaramente trasparire il suo sfrenato opportunismo.

e ancor prima i bombardamenti massicci di citt tedesche e giapponesi da parte degli Alleati senza altro scopo strategico se non quello della demoralizzazione delle popolazioni civili - non fa che illustrare quanto in realt ha vinto moralmente lo stesso fascismo che aveva ingaggiato le ostilit con Guernica. Cos, la fine dei campi di concentramento nazisti non significava per niente la fine del terrore di massa; con la bomba atomica e la corsa agli armamenti nucleari quest'ultimo si estende in un baleno al pianeta intero, determinando come conseguenza fra le popolazioni un salto qualitativo nell'indifferenza di fronte alla loro sorte. La corsa agli armamenti e l'equilibrio del terrore sono la prima manifestazione dell'autonomia del processo tecnologico di fonte agli esseri umani: quando degli strateghi ben al riparo nei loro bunker giocano al computer con degli scenari che implicano milioni di morti in qualche giorno di guerra nucleare e fanno conoscere simili calcoli al mondo, viene notificato a ogni essere umano quanto poco egli conta adesso all'interno del complesso statal-militar-industriale, il macchinario che pu cos segnare la sua sorte in pochi istanti1. Con la Bomba, per la prima volta nella storia, il potere dello Stato non esiste pi solo in quanto potere politico, ma principalmente in quanto potenza tecnica di annichilimento del soggetto politico (cittadini, societ e nazione) da dove derivava un tempo la propria legittimit. In tal modo, questo potere si reso indipendente dalle popolazioni da cui adesso ha solo pi l'incarico, ossia deve gestirne le "risorse umane" al meglio delle necessit tecniche imposte dall'economia mondializzata. Con il Manhattan Project, era dunque appena nata la societ industriale, un'organizzazione sociale generata dall'organizzazione industriale della produzione sotto l'egida delle tecnologie. Questa societ si evolve a piacimento delle necessit economiche e tecniche legate al funzionamento del suo macchinario; l'esistenza degli uomini vi sussunta tanto materialmente quanto ideologicamente dalla produzione di massa che occupa tutto lo spazio sociale; i rapporti sociali si riducono a degli atti tecnici, scambi mercantili e comunicazione di informazioni. Infine il suo scopo essenziale - quello al quale tutti i mezzi sono subordinati - non il rinnovamento n l'arricchimento della vita umana, ma una produzione di oggetti tecnici con cui il sistema accresce in continuazione la sua potenza e estende il suo impero sulla totalit delle condizioni della vita in Terra.
36 Si veda di L. Mumford, Le mythe de la machine, 1967, in particolare i capitoli 9 (La nuclation de la puissance) e 10 (La nouvelle mgamachine) del volume II.

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