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Se c’è un tema che riguarda tanti aspetti etici questo è l’ingegneria genetica, manipolazione
genetica ha pro e contro e naturalmente presenta dei rischi. Il tema è così caldo che nel dibattito
non sono coinvolti solo gli scienziati (genetisti), ma anche filosofi, pensatori, politici, uomini di
religione e di Chiesa.
Le domande principali che si fanno riguardano tanti aspetti etici, se cioè – per esempio –
dobbiamo spingerci fino al punto di creare tecnologie in grado di alterare pesantemente il codice
genetico (DNA) delle future generazioni.
Non a caso si parla di manipolazione, usando un termine spregiativo.
La scienza genetica è relativamente nuova, parliamo di uno sviluppo che va avanti da 50 anni o
poco più, sulla scia delle scoperte relativa alla catena del DNA umano.
In questo testo argomentativo mettiamo a confronto pareri, possibilità per come espressi dalla
scienza o da chi si occupa di temi così sensibili come la bioetica.
Vantaggi della manipolazione genetica
La manipolazione genetica può allungare la vita umana
Un aspetto interessante delle teorie dell’evoluzione è che esse stesse si evolvono. Gli scienziati
sono sempre più sorpresi nello scoprire che talvolta, alcuni tratti comportamentali delle specie,
vengano acquisiti nel giro di pochissime generazioni, grazie a fenomeni come la plasticità del
cervello.
La manipolazione genetica, o meglio, la biogenetica, si propone di allungare la vita umana
intervenendo direttamente sulle cellule, per renderli più forti e più resistenti ai processi di
invecchiamento e alle malattie che sono considerate tra le prime cause di morte.
I miti della vita eterna e della fonte della giovinezza sono duri a morire, ma la medicina da ormai
due secoli ha fatto passi da gigante, e consentito di allungare la durata media della vita di
parecchi anni. Così come è aumentata la percentuale di sopravvivenza alle malattie più
pericolose.
Sradicare le malattie genetiche ereditarie
Questo punto è sempre delicato perché chiama in causa temi etici ancora più stringenti, ma
sappiamo bene che ci sono malattie e condizioni (predisposizioni) che possono far sorgere delle
malattie genetiche.
Non si tratta solo di avere a che fare con le malattie rare, ma proprio di eliminare il rischio
dell’insorgenza di problemi che possono riguardare la sfera cognitiva e quella della mobilità.
A volte la malattia sorge per una singola mutazione genetica, che potrebbe essere corretta e
prevenuta anzitempo.
Ciascun bambino nascerebbe sano
Anche in questo caso, il problema è sempre di tipo etico. La medicina però si muove secondo
criteri scientifici: oggi sappiamo prima, dalle analisi del feto, se il nascituro avrà una qualità della
vita standard o problematica, per problemi genetici che vanno dai meno gravi ai più gravi.
Le malformazioni possono creare problemi di ogni sorta anche ai genitori, dubbiosi se andare
avanti con la gravidanza (nel primissimo periodo) o impauriti da cosa li attende nel futuro.
Molti film e molte opere di fiction parlano dell’eliminazione della malattia e del dolore come di
una liberazione da un incubo.
Può eliminare l’infertilità
L’infertilità di maschi e femmine è messa a rischio da fattori ambientali e genetici, e la genetica
avanzata potrebbe eliminare questo problema, consentendo a tutte le coppie che desiderano
avere un figlio, di averlo nel futuro senza dover ricorrere ad altri metodi.
A livello sociale può essere più semplice programmare il futuro di un paese sapendo che non ci
saranno crolli della natalità, come già avviene in alcuni contesti del mondo occidentale.
Possiamo riprogrammare alimentazione e consentire più sviluppo
Il tema della nutrizione in aree poco sviluppate è sempre caldo. Ogni anno ci sono aree del
pianeta che vanno in crisi a causa di catastrofi alimentari. A volte basta un conflitto per generare
un aumento dei prezzi dei generi alimentari di base.
Grazie alla manipolazione genetica, nel futuro, potremmo cambiare il modo in cui ci nutriamo,
decidere prima di cosa abbiamo bisogno, per evitare sprechi e carestie, operando su scala
globale. Possiamo controllare il livello di natalità dei paesi e delle comunità, aumentando o
diminuendo la produzione di alimenti necessari allo sviluppo e al progresso della specie umana,
evitando di devastare aree naturali preziose, come le foreste pluviali.
I contro della manipolazione genetica
I problemi di natura etica potrebbero essere insormontabili
Oggi la stragrande maggioranza della popolazione mondiale crede in qualcosa, una fede di tipo
religioso.
Ogni intervento umano capace di ridefinire i confini genetici della nostra specie (cosa che già si fa
abbondantemente sia in agricoltura, sia nell’allevamento) può essere valutato come il tentativo di
sostituirsi a Dio.
Già esistono problemi relativi a scelte fondamentali adesso, figuriamoci in futuro.
Una vita più lunga non è detto che sia un bene
Anzitutto bisogna considerare meglio il concetto di longevità: vivere a lungo non significa per
forza vivere bene. Se si vive fino a 95-100 anni, ma si passano gli ultimi 10 in condizioni da non
potersi muovere autonomamente o fare le cose senza assistenza, il problema della qualità della
vita rimane.
A livello di compagini sociali poi vivere più a lungo significa liberare meno posti di lavoro, meno
spazi abitativi, meno terreni per le colture e così via.
La natura si regola da sola e reagisce agli stimoli che le diamo, ma non per forza uno stimolo
apparentemente positivo produce, nel lungo periodo, un effetto altrettanto positivo.
Se tramite la manipolazione genetica possiamo ottenere tutto, dobbiamo stare attenti a ciò che
desideriamo. Perché se tutti desiderano la stessa cosa è chiaro che non ci sarà mai modo di
accontentare tutti, e si produrranno più conflitti di quanti ve ne siano ora.
Potrebbero esserci più diseguaglianze
L’accesso alle risorse, nella storia dell’umanità, ha spesso modellato i rapporti di forza tra le varie
compagini sociali.
Le nuove tecnologie, soprattutto quelle in grado di modificare radicalmente una società, possono
essere costose. Solo i paesi ricchi – ad esempio – potrebbero supportare una vasta manipolazione
genetica di scala nazionale, che porta a eliminare malattie, malformazioni, problemi di nutrizione.
E non è detto che all’interno degli stessi paesi tutti potranno accedere a cure e manipolazioni
preventive, creando divisioni e fratture che potrebbero facilmente scoppiare in disordini o
nell’emanazione di leggi che creano delle classi sociali di privilegiati e di cittadini di secondo
ordine.
L’utopia di una società perfetta potrebbe subito trasformarsi nella distopia di una società da
incubo.
Dalla genetica si passerebbe all’eugenetica basata sulle mode del momento
La modificazione del genoma umano potrebbe portare le persone a fare scelte basate
unicamente sulla moda del momento, riducendo la varietà genetica del nostro pianeta, a tal
punto che alcuni caratteri potrebbero non ripresentarsi più.
Ci sarebbe una spinta all’acquisizione di tratti ereditari particolari, creando le condizioni per
l’eugenetica, che oltre a sollevare problemi di natura etica, comporterebbe una minore variazione
nel tempo e quindi una minore adattabilità della specie a improvvisi cambiamenti.
La nostra specie poi, pur adattandosi, potrebbe cadere vittima della propria tendenza a creare
mode e abitudini, eliminando nel tempo dei tratti che invece sono utili.
Non si è mai al riparo da errori
La scienza non è perfetta e questo è uno dei più grandi vantaggi del metodo scientifico, che
mette sempre in discussione i propri risultati.
Non siamo esseri perfetti e l’aspirazione alla perfezione può trarre in inganno. Non è detto che si
potrà procedere con manipolazioni sempre più sofisticare, con un grado di sicurezza tale da
escludere l’errore.
Il principio di cautela è sempre necessario e, dunque, ogni accelerazione in questo settore deve
essere valutata con molta più attenzione e rigore.
Si possono creare reazioni inattese, come le allergie
L’uomo vive in un rapporto simbiotico con l’ambiente, la relazione che abbiamo con le altre
specie è spesso complicata, ma adattativa.
Non sappiamo come potremmo reagire intervenendo su ampia scala a livello del genoma. Le
alterazioni prodotte potrebbero essere non facilmente risolvibili e creare una tale frattura da
renderci allergici a più cose, solo perché abbiamo alterato l’equilibrio organico.
Possono essere create armi genetiche
La tendenza al conflitto è insita nell’uomo e non sappiamo mai cosa potrebbe accadere nel futuro,
come cioè potremmo essere sicuri che dispositivi apparentemente “positivi”, creati in buona
fede, non vengano utilizzati in modo pericoloso e negativo, per avere un vantaggio nelle relazioni
internazionali.
La manipolazione genetica potrebbe essere usata come arma di sviluppo per avvantaggiarsi sui
nemici, creando le condizioni per conflitti più devastanti.
In definitiva
E vantaggi e gli svantaggi della manipolazione genetica sono tali che l’unica cosa da fare non
rimane che operare con una sviluppo lento e controllato, seguendo il principio di cautela.
I vantaggi danno molte speranze: potremmo eliminare tanti problemi, vivere meglio, più a lungo,
costruire società più giuste, meno diversificate, alleviare sofferenze nelle famiglie.
Ma è anche vero che questo pensiero ottimista si scontra con la capacità dell’uomo di fare del
male, di avvantaggiarsi delle situazioni, di dividersi. Oltre al fatto di essere una specie non
immune da errori, che non impara mai.
L’epigenetica cos’è?
L’epigenetica è una branca relativamente giovane della genetica. Sembrerebbe, infatti, che
l’ereditarietà non sia solamente ricollegabile al DNA come unica informazione genica tramandata
dai genitori ai figli. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Science nel 2017, i fattori
epigenetici permettono alle cellule di regolare la propria espressione genica senza che venga
alterata effettivamente la sequenza del DNA. Questo rappresenta una decisiva svolta nel mondo
della biologia perché significa che, sebbene i gameti siano epigeneticamente riprogrammati
dopo la fecondazione per stabilire la totipotenza, i cambiamenti della cromatina indotti
dall’ambiente nella linea germinale possono essere ereditati e influenzare la prole. Ma cos’è
l’epigenetica? Qual è il ruolo dell’ambiente sul nostro genoma?
Epigenetica significato
La parola epigenetica significa letteralmente “oltre ai cambiamenti nella sequenza genetica“. Il
termine si è evoluto per includere qualsiasi processo che altera l’attività genica senza modificarne
la sequenza del DNA, portando a modifiche che possono essere trasmesse alle cellule figlie.
Sono molti i meccanismi epigenetici che sono stati identificati, tra cui metilazione e acetilazione
del DNA. Questi processi possono portare a una significativa modifica della cromatina. La
cromatina è il complesso di proteine (in particolare parliamo di istoni) e DNA in cui è organizzato il
genoma cellulare. Questo complesso può essere modificato da sostanze come gruppi acetilici (in
questo caso il processo è chiamato acetilazione), gruppi metilici, enzimi e alcune forme di RNA
come microRNA e piccoli RNA interferenti. Questa modifica altera la struttura della cromatina e
comporta un cambiamento nell’espressione genica. In generale, la cromatina maggiormente
ripiegata tende ad essere non espressa mentre la cromatina più aperta è funzionale (o espressa).
Partendo da queste considerazioni, potremmo dire che il nostro corpo contiene differenti tipi di
cellule che, nonostante abbiano uno stesso punto di partenza (tutte hanno lo stesso genoma),
durante il loro sviluppo tendono a far “tacere” in modo selettivo un certo numero di geni. Questo
silenziamento è regolato dai fattori epigenetici che permettono di dare differenti interpretazioni di
quella che è, di fatto, un’unica informazione genica. Così possiamo dire che, in sostanza,
l’epigenetica studia i cambiamenti nella trascrizione del nostro DNA che portano a sviluppare le
tante differenze cellulari.
Epigenetica
L’epigenetica studia come l’età e l’esposizione a fattori ambientali, tra cui agenti fisici e chimici,
dieta, attività fisica, possono modificare l’espressione dei geni.
In sintesi
• L’epigenetica studia come l’età e l’esposizione a fattori ambientali, tra cui agenti
fisici e chimici, dieta, attività fisica, possono modificare l’espressione dei geni pur senza modificare
la sequenza del DNA.
• I meccanismi epigenetici che possono modificare l’espressione dei geni sono
diversi e in molti casi reversibili.
• Le caratteristiche epigenetiche si modificano nel corso della vita e possono essere
trasmesse sia da una cellula che si duplica alle cellule figlie, sia dai genitori alla prole.
• L’epigenetica può influenzare il rischio di sviluppare molte malattie, incluso il
cancro.
• L’insieme dei composti che possono modificare in modo epigenetico l’espressione
dei geni (epigenoma) è oggi al centro di molte ricerche anche in oncologia.
“Sopra” il DNA
In passato si pensava che l’espressione dei geni (cioè il modo e la frequenza in cui l’informazione
in essi contenuta viene letta e tradotta in proteine) fosse determinata esclusivamente dalla
sequenza dei geni stessi e di parti contigue, “scritte” nel DNA. Oggi sappiamo che a tale
espressione contribuiscono molti meccanismi e molecole, tra cui quelli epigenetici.
In greco il prefisso “epi” significa “sopra”. Di conseguenza il termine “epigenetica” indica
qualcosa che si colloca al di “sopra” dei geni, e dunque del DNA e della sequenza di basi azotate
di cui è composto.
In concreto, le modifiche epigenetiche avvengono grazie a una serie di molecole che, tramite
specifiche reazioni, si attaccano o si staccano da specifiche porzioni del DNA, rendendole più o
meno accessibili. Tali modifiche variano per tipo di gene, di cellula e inoltre nel tempo.
Conseguenza delle modifiche epigenetiche è il fatto che un gene sia o meno trascritto in mRNA,
e dunque tradotto o meno in una proteina. A seconda che tale proteina venga o non venga
prodotta, essa potrà o meno esercitare la propria funzione.
Nell’insieme i cambiamenti epigenetici nella regolazione dell’espressione dei geni possono
determinare una modifica del fenotipo di una cellula, un tessuto, un organismo (ciò che vediamo
come risultato dell’espressione dei geni), senza che sia per questo modificato il genotipo (la
sequenza del DNA dei nostri geni).
Con una metafora attinta dalla lingua scritta, possiamo considerare le modifiche epigenetiche
sulla sequenza di DNA come gli accenti posti sulle parole: non cambiano la sequenza di lettere di
cui è fatta la parola, ma il modo in cui questa viene pronunciata e dunque compresa.
I meccanismi dell’epigenetica
L’epigenetica può influenzare la regolazione dell’espressione genica con diversi meccanismi, ma
tre sono le vie più note e studiate attraverso le quali agisce: la metilazione del DNA, la modifica
degli istoni e l’azione degli RNA non codificanti.
La metilazione del DNA consiste nell’aggiunta di un gruppo chimico (metile, formula -CH3) in
punti specifici del DNA. In genere la metilazione blocca l’espressione del gene e di fatto lo
inattiva, per esempio impedendo ad apposite proteine di trascrivere il DNA. Il processo opposto,
ovvero la rimozione del gruppo metile, è detto demetilazione e, in genere, può portare a
riattivare un gene, permettendone l’espressione.
Quando si parla di modificazione degli istoni ci si riferisce invece all’aggiunta di gruppi chimici
agli istoni, le proteine sulle quali il lungo filamento di DNA si avvolge in modo da essere
“impacchettato” e contenuto nel nucleo della cellula.
Infine la cellula utilizza anche i cosiddetti RNA non codificanti per modificare in modo epigenetico
l’espressione dei geni. Si tratta di molecole di RNA che, a differenza di quelle codificanti, non
sono usate per produrre proteine, ma si appaiano a RNA codificanti e li silenziano, ovvero non
permettono che diano origine al prodotto finale.
L’influenza dell’ambiente
Siamo abituati a pensare al DNA come a qualcosa di fisso e immutabile, ma il discorso cambia
quando si parla di epigenetica. Le modificazioni epigenetiche avvengono infatti normalmente nel
corso della vita e possono verificarsi anche in risposta a stimoli che arrivano dall’esterno.
L’ambiente che ci circonda e lo stile di vita giocano senza dubbio un ruolo nel determinare
l’espressione dei geni attraverso meccanismi epigenetici. Per esempio, l’inquinamento
atmosferico può portare a modifiche negli istoni, mentre il fumo di sigaretta cambia lo stato di
metilazione, e quindi l’espressione, di specifici geni. In questo secondo caso, bisogna sottolineare
che la situazione può tornare normale dal punto di vista epigenetico una volta abbandonata la
sigaretta. Finora la dieta è il fattore più studiato e conosciuto tra quelli che possono influenzare i
meccanismi epigenetici di controllo dei geni. Gli alimenti che portiamo in tavola vengono
scomposti all’interno dell’organismo e i loro metaboliti possono generare effetti importanti dal
punto di vista epigenetico, come i gruppi metile. L’acido folico e le vitamine del gruppo B sono
elementi chiave di questi processi che portano alla formazione dei gruppi metile e i cibi capaci di
generare molte di queste molecole possono modificare rapidamente l’espressione dei geni, in
particolare nelle prime fasi di sviluppo, quando l’epigenoma si sta formando. In effetti ciò che
mangia la nostra mamma in gravidanza e ciò che noi assumiamo nei primi anni di vita
contribuiscono a determinare il nostro profilo epigenetico, ma anche il cibo che ha consumato il
papà ha un ruolo, dal momento che alcune modifiche epigenetiche possono essere trasmesse da
entrambi i genitori.
Non è un caso che nutrigenetica e nutrigenomica, scienze che studiano il legame tra
alimentazione e geni, si stiano sempre più concentrando anche sugli aspetti epigenetici di questa
relazione.
Epigenetica e cancro
Nel 1983 Andrew Paul Feinberg e Bert Vogelstein osservarono che i livelli di metilazione nei
tessuti tumorali di pazienti con tumore colorettale erano più bassi di quelli dei tessuti sani degli
stessi pazienti. Questa è stata la prima associazione osservata tra modifiche di tipo epigenetico e
malattia, confermata in seguito da numerosi studi.
In effetti l’epigenetica può influenzare lo sviluppo dei tumori in diversi modi: eliminando la
metilazione si possono, per esempio, attivare geni che promuovono la crescita o aumentare
l’instabilità cromosomica, mentre l’aggiunta di metilazione potrebbe bloccare l’espressione di
geni che controllano la crescita, riparano il DNA danneggiato o danno il via ai processi di morte
programmata della cellula (apoptosi).
Sebbene questo filone di studio sia ancora relativamente giovane, i ricercatori hanno già
identificato farmaci che sono in grado di modificare il profilo epigenetico delle cellule tumorali:
tra questi, alcuni che inibiscono la metilazione e gli inibitori dell’istone deacetilasi (HDAC). Molto
resta però da comprendere. Per esempio, a oggi non sappiamo ancora come far arrivare alcuni di
questi farmaci sul gene appropriato, nel tessuto corretto, al momento più opportuno.
L’epigenetica è una branca della biologia che studia le modificazioni del DNA e delle sue proteine
associate, senza alterare la sequenza del DNA stesso. Queste modificazioni possono influenzare
l’espressione dei geni ovvero se e come un gene viene trascritto e tradotto in una proteina.
In altre parole, l’epigenetica studia i meccanismi che regolano l’attivazione e l’inattivazione dei
geni, determinando quali geni vengono “accesi” o “spenti” in un dato momento e in un dato
tessuto o organo.
Ecco quali sono le sfide, le criticità di questa disciplina, ma soprattutto cosa servirebbe in Italia
per non perdere questo importante treno carico di innovazione, opportunità per i nostri ricercatori
scientifici e soprattutto per aprire nuovi mercati su cui puntare e far crescere il Pil italiano.
“L’epigenetica è un ambito di cui si parla molto”, commenta Marco Pregnolato, PhD e ricercatore
in biologia molecolare, “ma molti meccanismi sono ancora poco chiari, ed è ancora necessaria
moltissima ricerca”.
Le modificazioni epigenetiche possono infatti essere ereditate da una generazione all’altra, ma su
di loro esercitano influenza anche fattori ambientali, stili di vita e malattie. L’epigenetica svolge un
ruolo fondamentale nello sviluppo, nell’invecchiamento e nella comparsa di malattie.
Poiché le modificazioni epigenetiche possono influenzare l’espressione dei geni e quindi
contribuire allo sviluppo di malattie, la loro comprensione può fornire nuove opportunità
terapeutiche. Questa disciplina che studia la modulazione dell’espressione dei geni tramite
meccanismi che non coinvolgono mutazioni del DNA, ha un ruolo crescente anche nella scoperta
di nuovi farmaci.
La disease susceptibility
La disease susceptibility si riferisce alla predisposizione di un individuo a sviluppare una
particolare malattia. Ogni persona ha una diversa suscettibilità alle malattie, determinata da una
combinazione di fattori genetici e ambient
ali. I fattori genetici possono influenzare la suscettibilità alle malattie attraverso le varianti
genetiche che possono aumentare o diminuire il rischio di sviluppare una determinata condizione.
Per esempio, alcune mutazioni genetiche possono aumentare la suscettibilità a malattie come il
diabete, il cancro o le malattie cardiache. Occorre tuttavia notare che la suscettibilità alle malattie
non è determinata esclusivamente dai fattori genetici. Fattori ambientali, come l’esposizione a
sostanze tossiche, l’alimentazione, lo stile di vita e lo stress, possono influenzare anche
maggiormente la probabilità di sviluppare una malattia.
La comprensione della disease susceptibility è fondamentale per la medicina personalizzata, in
quanto consente di identificare le persone a maggior rischio di sviluppare determinate malattie e
di adottare misure preventive o terapie mirate per ridurre tale rischio.
Il futuro dell’epigenetica
Il futuro della ricerca epigenetica e della scoperta di farmaci è promettente, con una forte
attenzione ai trattamenti su misura e alla medicina personalizzata.
Questo approccio utilizza il profilo epigenetico unico di un individuo, il che significa che le
strategie mediche possono essere messe a punto per fornire trattamenti più efficaci con meno
effetti collaterali. L’epigenetica apre inoltre la strada a terapie mirate, offrendo spunti per
combattere patologie come il cancro, i disturbi neurologici e le malattie autoimmuni. Tuttavia, è
essenziale affrontare le questioni etiche, garantire un accesso equo e proteggere la privacy dei
pazienti.
“Dal punto di vista clinico e terapeutico, ci sono un paio di farmaci utilizzati, quelli menzionati
prima, ma l’applicazione più specifica e mirata richiede appunto ancora molto studio, così da
capire come funzionano determinati processi e poterci, a quel punto, mettere mano con farmaci
dedicati”, avverte Marco Pregnolato.
Conclusioni
Per poterne sfruttare tutte le potenzialità, “servirebbe in Italia un polo nazionale dedicato alla
biologia molecolare, e quindi anche all’epigenetica. Lo Human Technopole di Milano, che sta
attraendo molti fondi, è un ottimo esempio ed è importante che si affermi sempre di più, magari
ispirando la nascita di altri centri simili“, auspica Pregnolato.
“Tuttavia, in Italia sono purtroppo bassi i fondi per assumere ricercatori, attrarre talenti e per
pagare salari adeguati, oltre a fare ricerca e comprare macchinari, costosissimi. In particolare,
sono molto costose le tecniche di ricerca di base legate al sequenziamento di nuova generazione
del DNA”, evidenzia il ricercatore in biologia molecolare: “Non sono tanti i laboratori che
possano permettersi ricerche in campo
epigenetico: in molti istituti mancano i macchinari, molto costosi, anche se i prezzi si sono ridotti
notevolmente rispetto agli esordi; costa molto acquistarli, ma anche mantenerli e usarli.
Epigenomica e relative tecniche sono applicazioni che richiedono investimenti importanti rispetto
ad altre tecniche di biologia molecolare”. E l’Italia dovrebbe puntare sul futuro della ricerca
scientifica per non perdere questa opportunità. “
“In generale, occorre rendere i salari più competitivi, creare nuove strutture, fare ricerca, ma
bisogna soprattutto mettere più soldi per poter fare ricerca“, conclude Marco Pregnolato.