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SABATO POMERIGGIO
SCRITTURA
Is 43,1-4;16-19
Ora così dice il Signore che ti ha creato, o Giacobbe,
che ti ha plasmato, o Israele:
«Non temere, perché io ti ho riscattato,
ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni.
Se dovrai attraversare le acque, sarò con te,
i fiumi non ti sommergeranno;
se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai,
la fiamma non ti potrà bruciare,
poiché io sono il Signore, tuo Dio,
il Santo d'Israele, il tuo salvatore.
Io do l'Egitto come prezzo per il tuo riscatto,
l'Etiopia e Seba al tuo posto.
Perché tu sei prezioso ai miei occhi,
perché sei degno di stima e io ti amo,
do uomini al tuo posto
e nazioni in cambio della tua vita. […]
Così dice il Signore, che aprì una strada nel mare
e un sentiero in mezzo ad acque possenti,
che fece uscire carri e cavalli,
esercito ed eroi a un tempo;
essi giacciono morti, mai più si rialzeranno,
si spensero come un lucignolo, sono estinti:
«Non ricordate più le cose passate,
non pensate più alle cose antiche!
Ecco, io faccio una cosa nuova:
proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?
Aprirò anche nel deserto una strada,
immetterò fiumi nella steppa.
Che il possesso a cui tende l'amore è molto di più a un metro dall'oggetto che neanche afferrandolo.
È come l'aeroplano che, quando parte, dà su di giri ai motori e, quando sono al massimo e tutta la
carcassa dell'aereo vibra, tutto vibra, - zac! - s i mette in volo. Così, di fronte a una persona amata,
nell'amor e a una persona, è molto più grande l'intensità dell'amore quando ti fermi a un metro e tutto
vibra e tutto sembra volerla afferrare e tu ti trattieni dall'afferrare, non per trattenerti dall'afferrare, ma
perché c'è un'adorazione e un riconoscimento del significato della cosa. E tu sei lì che vivi questo
sentimento di significato e trattieni l'impeto che ti spingerebbe a una presa puramente meccanica.
In quel momento vuoi bene alla persona centomila volte di più che neanche se l'afferri con tutt'e due
le mani.
Per amare una presenza, tu devi riconoscere che essa è segno del Mistero, di Cristo: ciò di cui è
fatta è Cristo. E tutto in te, davanti a essa, viene proteso e lanciato come domanda a Cristo che si
sveli, che si faccia vedere. Perché, quando Cristo si farà veder e in quella faccia, sarà la fine del
mondo, sarà l'eternit à (quell'eternità di cui quella persona è fatta: se è fatta di Cristo, è fatta di eternità,
no?).
Essere a un metro senza prender e vuol dire essere tutto proteso nel prender e coscienza del segno
che essa è, di ciò di cui è segno, del valore di segno che essa è. Per questo, niente al mondo la può
cancellare, propri o perché è segno di Cristo, e niente al mondo può soverchiarla, perché è segno di
Cristo.
Se è segno di Cristo, quello che ti viene come conseguenza è lo struggimento perché Cristo si riveli
in lei, cioè che appaia la definitività della cosa, appaia la verità della cosa nella sua definitività. Perché
anche in paradiso la persona amata è segno in cui ciò di cui è segno si effonde, si rivela, esplode.
Quando Gesù guardava la Samaritana era così: era il segno del Padre la Samaritana e Cristo viveva
lo struggimento che il Padre si manifestasse in lei, che tutto il mondo in lei vedesse il Padre, cioè
vedesse Lui, perché il Padre si era fatto carne nel Figlio. Soltanto che Gesù non aveva il prurito che
noi abbiamo, l'istinto che noi abbiamo, il disordine, l'impetuoso disordine che noi subiamo dopo il
peccato originale; perciò, è come se fosse lì a un metro, ma contemplando e desiderando. Forse la
parola che ho usato prima è più semplice: adorando.
TESTIMONI
INTERVISTATORE: Poi ad un certo punto c’è stata la sua proposta di proporsi come sostituto
degli ostaggi.