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Nonostante tutto il pianeta sia coperto di uno straordinario complesso commerciale e da luci

che ruotano vorticosamente questo prossimo futuro non si è ancora informalizzato tanto da
cancellare popoli e nazioni. La società contemporanea ci porta costantemente a misurarci
con chi ci sta intorno, la velocità di pensiero e azione va di pari passo con la frenesia la
quale ci porta ad essere sempre più produttivi per essere poi sempre più competitivi. Le vite
di milioni di persone sono infatti espressione di una malinconia urbana coinvolta in una
danza spasmodica in cui figure di anime solitarie si sfiorano senza mai toccarsi. Questa
caratteristica ha portato noi tutti a dare sempre meno valore alle cose importanti e dare
sempre più valore alle cose effimere portando una spaccatura all'interno della società in cui
gli uomini di potere accrescono sempre di più la loro forza sfruttando tempo ed energie non
solo alle persone ma anche all'ambiente che ci circonda. Struttura di una società corrotta e
ingiusta dove gli squilibri di chi ha poco e chi nulla tra il popolo e il potere sono enormi. Tutti
sono condotti dal potere seppure in maniera e misura diversa. Potere per ottenere qualcosa
che nel loro intimo rappresenta il potere ultimo. Il popolo che protesta tra frange di estremisti
e fanatici religiosi e membri della resistenza che cercano di sabotare il governo, corrotto e
inefficiente, per stabilire un nuovo ordine attuando un colpo di stato, conquistando cioè il
potere, potere che è in mano a persone che muovono i propri interessi mentre il popolo
riversa talvolta in situazioni disastrose. Estremisti guidati da profonde ideologie disposti a
tutto per ottenere il potere necessario, o chi li sfrutta per ottenere potere e influenza
guadagnandoci, favorendo determinati individui e organizzazioni a danno di altri. Storie che
trovano collocazione in un preciso scenario, la metropoli. Trionfo di architettura e tecnologia
la metropoli è diventata nel corso del tempo un personaggio assestante, talvolta anche un
governo assestante, ramificata in mille percorsi che a volte si incrociano, altre volte
viaggiano paralleli senza incontrarsi mai. Simbolo della globalizzazione moderna,
multiculturale, il tempo e lo spazio vengono frantumati e ricomposti in un ritmo cittadino.
Tutto si miscela in un insieme di colori, movimenti frenetici e registrazioni visive che si
sovrappongono l'un l'altra in un oceano acustico, in cui è difficile definire la vera identità di
un popolo e quindi se stessi. Il caos di un'enorme città multietnica, squallida, decadente,
piena di povertà e di problematiche sociali, ma al contempo bellissima e poetica. Grandi
grattacieli tappezzati di insegne al neon, palazzi che si lanciano fino al cielo, gigantesche
strutture, strade piene zeppe di auto e negozi di ogni tipo, macchine impressionanti e
migliaia di luci e colori. Un mondo caotico, sporco, tecnologico ma ancora industriale, dove
inquinamento e consumismo moderni non hanno ancora ceduto il passo, in un mondo di
identità virtuali. Tutte queste meraviglie non sono altro che uno specchio per le allodole.
Appena guardiamo in basso possiamo vedere lo schifo che incancrenisce questa città.
Sporcizia, rifiuti, degrado urbano, vecchi edifici in rovina, cantieri abbandonati e vicoli
sovraffollati. Una città falsa che sotto una maschera di luci colorate nasconde un corpo
fatiscente, una carcassa metallica lasciata a morire ed arrugginirsi sotto la pioggia che cade.
Continue connessioni tra il vecchio e il nuovo, tra il meccanico e il biologico, tra il grigio e il
colorato, tra il corpo e lo spirito, quindi tra l'organico e perciò mortale e l'inorganico
immortale. Le persone vivono come possono in una condizione di corruzione chimica, in
sgabiotti allenanti, non illuminati nemmeno dalle luci al neon degli schermi luccicanti,
intrappolati nel buio di questa enorme e incandescente rete, invisibili agli occhi del governo e
della società capitalistica e del cieco consumismo moderno. La luce, un motivo potente e un
simbolo e un elemento vitale, intimamente connesso con la città di notte. Colori al neon, che
stanno ad indicare lo splendore colorato e lo sgargiante consumismo della modernità ma
che comunque non riescono ad illuminare i volti degli abitanti della città lasciati galleggiare
nel buio dell’indifferenza e dell’abbandono sociale. La società contemporanea del
consumismo infatti sembra dare una data di scadenza a qualsiasi cosa, persino i sentimenti,
emozioni umane, gli uomini stessi. Ciò che è ormai vecchio, consumato, non interessa più,
non trova più spazio e può essere gettato via. Storie all'interno di metropoli, notturne,
piovose, anonima e atomizzante, composta da non luoghi e da colori innaturali. Il tempo
interiore a contrasto con il dinamismo incredibile della realtà, del vivere dentro questa realtà.
Oggetti all'interno di figure plastiche che decostruiscono spazi e tempi, fino alla dispersione
in continuo spostarsi di punti di riferimento. Danza tra le forze contrarie del dover essere,
delle convenzioni, della morale e quelle dell'attrazione, del desiderio. Come il tango,
pensiero triste che si balla, ritmo di desiderio e procrastinazione continua del desiderio.
Sotto la struttura di vetro e acciaio si agita un mondo purpureo, lussureggiante, dolciastro ed
esplosivo. Così scale, camere, strade, tavole, taxi di una metropoli ostile, le cui opprimenti
convenzioni sociali incombono mortifere, vengono percorse da sguardi, sfioramenti, posture
reciproche ed esitazioni. Destini di più personaggi in cerca della felicità, della gioia
Nietzschiana che chiede solo di durare, dell'amore, come marionette destinate a incrociarsi
senza mai trovare stabilità emotiva. Amore doloroso seppur necessario ed il suo legame con
lo spazio e il tempo. Nella concezione di Marcel Proust infatti, tanto i luoghi che abbiamo
occupato insieme alle persone che amiamo si incendiano nel mentre e trattengono per
sempre una luminescenza così questo amore incompreso e manchevole di reciprocità è
scandito da uno scorrere del tempo e dei sentimenti mai sincrono come lancette di orologi
che girano a vuoto senza mai incontrarsi. Il tempo rallentato o accelerato scandisce le
relazioni tra innamorati. Tempo che le persone possono dedicare nell’ esistere
semplicemente, e rigettare la vita nel presente per affogare nel passato e non vedere mai il
futuro. Persone che si isolano nella bolla successiva all'amore, seppellendosì nel passato
rifiutando di lasciare il mondo di amore che avevano creato. Girandolo e contorcendolo per
sostenere la loro solitudine in una realtà in cui tutto sembra essere destinato a ripetersi.
Storie di solitudini, di amore che sarebbe potuto essere, storie di persone che ogni giorno
puoi sfiorare ma mai conoscere davvero attraverso i palazzi di una metropoli dove le scelte
sono tantissime e le occasioni sono poche in cui molte più persone ci sono e meno
interagisci con loro. Ogni giorno le persone si innamorano e ogni giorno le persone si
lasciano. Non importa come, con chi, non importa il soggetto. Memorie di amori perduti che
causano dolore per coloro che le possiedono. Una lenta e intima discesa dove non perdi
solo la persona amata ma anche te stesso ed essere raggiunto da esperienze che si
volevano fare ma che non sono mai avvenute e semplicemente viaggiare sulla vita come un
fantasma, da soli nella folla, anime sole che girano nei vicoli affogati in colori saturati, da soli
nel contrasto, da soli nel circuito. Vivere in una città ingiusta, sporca, inumana, dove le
istituzioni hanno tradito i cittadini e dove la legge, che dovrebbe combattere il male, spesso
lo incarna. Tutto questo genera la sofferenza come risposta al trauma di un'esistenza
ingiusta e solitaria. Metaforicamente la città assume una rappresentazione simbolica della
coppia genitoriale. Infatti la madre città sporca , angusta, per nulla buona ed il padre
istituzione che è traditore, respingente, assente e rifiutante. Ambedue figure disastrose che
in qualche misura rieditano il trauma nel presente cittadino. Questo porta l’uomo a vivere un
mondo fatto di mere illusioni, fantasie ad occhi aperti. Ciò che accade soltanto nella mente,
quindi uno spazio tempo non costretto da limiti fisici, può oltrepassare la realtà. Esperienze
simulate, ricordi falsi, nient'altro che sogni, qualcosa che non c'è mai stato,
contemporaneamente reali e illusori. Ciò che avviene nel reale, le informazioni che ne
derivano, sono come una goccia nell'oceano, acqua simbolo di vita come la luce, il mare non
è solo un elemento naturale, ma una chiave di lettura, un unico grande specchio che riflette
la città stessa, il punto in cui nasce, e la mette in prospettiva con gli strati della storia che si
affacciano, accavallandosi su una striscia di terra dalla morfologia caotica. Nell’ immergersi
si prova paura, ansia, solitudine, buio, di non vedere luce mentre si è in apnea, e poi anche
un barlume di speranza nell'oscurità del mare, ciò può bastare per dimostrare che si è vivi. Il
tempo non esiste più, per un brevissimo tempo, il tempo può essere sconfitto e i tormenti
scompaiono e resta solo la città, la metropoli. Luogo in cui poter afferrare il tempo perduto
perché è effettivamente senza tempo, dove passato e futuro si annullano perché il passato
sembra molto remoto, eppure incredibilmente presente, e il futuro un'idea astratta. Alla fine
resta solo il presente che assorbe tutto e quindi va colto subito. L'idea che quando si torni in
superficie si possa essere una persona nuova, luogo utopico di una società diversa dove
non saremmo diversi. Nomadi fisici e mentali come un uccello da una zampa sola costretto
da un perpetuo movimento per cui la vita è sempre altrove. Via da un amore prigione che
tiene entrambi i cuori in cattività, ma dal quale non si ha il coraggio di evadere, un amore
tossico e fugace ma dal quale però non si può fare a meno, come fosse una dipendenza,
dove la cura verso l'altro diventa ossessione, aggressività e fuggire via, verso un amore
idealizzato, non confessato e non consumato e quindi puro e perfetto. Per Sartre l’amore è
fondamentalmente dolore, amando l’altro lo inglobi in te stesso opprimendolo e ti annulli in
lui a sua volta. Un oceano di emozioni, che altro non è che la parte oscura di ogni essere
umano, che si va a convogliare nello spirito e nella memoria di un individuo. Passioni all’
interno dell’ umanità generate da personaggi che si aggrappano l’un l'altro per trovare
ossigeno. Il tempo non aiuta a superare, lasciare andare si. La solitudine che spesso
accompagna un mondo interiore vivace è compensatorio di una realtà claustrofobica e
punitiva. La guarigione soggettiva che coincide definitivamente nella caduta nella psicosi è
sottolineata dalla improvvisa e completa perdita di empatia. Trasformazione quindi da vittima
a carnefice esattamente dopo aver avuto la prima risposta violenta all’ ennesimo sopruso in
casi che sono così tanto sofferenti e che hanno subito angherie da una società ingiusta e
disumana, in un mondo che è davvero vittima di ingiustizia sociale e di diseguaglianze. La
violenza, così, ti cambia. Il modo di pensare, di sentire viene trasformato. Esplorare il
rapporto tra individuo e metropoli attraverso quel destino solitario immerso tra le architetture
postmoderne della città, incastrato nella giungla urbana. Un meccanismo alienante, la
solitudine in cui vivono, testimoni passivi di una realtà quotidiana che tende a fagocitarli.
Senso di spaesamento, in un vortice di luci al neon dove al progresso corrisponde la
desolazione, una lenta discesa nella malinconia e nel grigiore dell’esistenza. Le strade
formicolano di gente, piovosa, spettrale, disumana, senza punti di riferimento, ma al
contempo viva, magnificamente ripresa, inquadrano la vita mondana e lo squallore della
periferia, contrapposizione di lusso e povertà di cui ogni metropoli ne è l’epitome. Metafora
degli effetti del consumismo sulla personalità umana che spinta quotidianamente a mettere
da parte ciò che davvero conta in nome dell’ importanza attribuita alla materialità perde
progressivamente contatto con se stesso diventando vittima di una forma di alienazione dai
risvolti imprevedibili e pericolosi. Nulla va come previsto in questo mondo più si va avanti e
più si realizza che la vita è contraddistinta da dolore, sofferenza e futilità, l’unica cosa che ci
resta da fare è aggrapparci alla speranza, speranza che alcune agghiaccianti verità non
vengano mai più taciute, speranza che nel mondo non vi sia più omertà, speranza che cose
terrificanti non possano più accadere e che a pagarne le conseguenze debbano essere i più
deboli, speranza nella giustizia. In questo mondo ovunque ci sia luce ci sono anche ombre,
qualsiasi cosa facciamo è una realtà alla quale non ci si sottrae. Finchè ci saranno dei
vincitori, ci saranno anche dei vinti, anche questo è inevitabile, è il desiderio egoistico di
ottenere la pace che fa esplodere le guerre che affliggono la nostra esistenza, l’odio stesso
nasce per proteggere l’amore, sono tutti legami tra poli opposti che si attraggono in modo
naturale. Quasi sempre per riuscire a sopravvivere noi ci aggrappiamo a delle convinzioni
che molto spesso chiamiamo erroneamente realtà. ma la nostra comprensione delle cose a
volte può trarci in inganno e ciò che erroneamente riteniamo sia reale potrebbe costruire una
mera illusione che ci allontana dalla verità. Vita e morte sono talmente legate da diventare
una cosa sola, come sacro e profano, come religione e miscredenza, come alto e basso.
Città che ti insegna ad amare le contraddizioni anche quando si prendono una parte di te,
dal momento che non si può fuggire dalla complessità delle cose semplici, l’unica strada è
abbracciarle, indossarle, e diventare così parte di te. Amare le contraddizioni e
contemporaneamente odiarle in una tensione continua tra commedia e tragedia, a volte
mischiandosi in maniera dissacrante, perché la misura della sacralità è necessariamente la
profanità. Rapporto di amore e odio nei confronti della città, come un atto di amore, come
atto di fede. Una fede terrena, perché città di atti concreti, perché sono le cose materiali che
ti portano ad andare via, a fuggire, per lasciare tutte le sovrastrutture. E’ il racconto di un
legame, quello con la materia stessa delle cose. Ritratto di una città che ti abbandona per
lasciarti qualcosa di prezioso e doloroso. Città sospesa tra le profondità di ciò che siamo e lo
slancio di chi saremo, scenario di contraddizioni, contrasti fortissimi, dove c’è una tensione
costante tra commedia e tragedia, tra vita e morte, tra sacro e profano , tra stasi e
cambiamento. Teatro dove ognuno ha la sua maschera e dove si mettono in scena conferme
e ribaltamenti continui dei ruoli sociali e in cui Dio, provvidenza, salvezza, ma anche
condanna è una presenza costante, eppure discreta, ultima. Se al mare sono affidati i riti di
passaggio, a Dio è affidata la testimonianza, la scansione del tempo, metronomo
dell’esistenza e testimone della gioia e del dolore. Viene portato dall’acqua, che del mare ha
tutti i colori, le sfumature, i suoni e anche i ritmi, cadenzati da un moto ondoso che riflette la
vita, la quale a volte segue traiettorie improbabili, ma per arrivarci c’è bisogno di ostinazione,
di credere in quella parabola improbabile, o in un atto degli uomini mascherato da atto
divino. Dall’altro lato, però c’è il cambiamento, c’è l’imprevedibilità, perchè ad un certo punto
il cambiamento arriva animato dall’amore struggente, lucido e non idealizzato, nei suoi
sorrisi, nel suo dolore, nei suoi silenzi, nella sua accettazione, ritratto non tradizionale ma
autentico che esplora l’ambiguità, la drammaturgia e la complessità dei legami, da quelli
familiari a quelli di amicizia, agli incontri intimi e alla fascinazione per il desiderio e l’amore.
Un cammino fatto di momenti assoluti, sequenze che non descrivono tanto un racconto di
formazione, quanto un processo di decostruzione. Perchè per ritrovarsi bisogna
necessariamente perdersi accettando la perdita, accettando il crollo. La volontà profonda di
conoscersi ma non si sa come fare, in quanto non riesce a conoscersi più, non riesca a
vedere tutte le sfumature della persona, tutte le sfumature di colore. Racconto
incredibilmente vivido della città e della sua anima, nei suoi legami, sulla famiglia, sull’
identità e sull’ elaborazione del lutto. Concetti di alienazione e reificazione, centrale nelle
riflessioni di Carlo Marx, ma reinterpretati alla luce delle trasformazioni della società
moderna. Lo sviluppo dell'economia nell'età contemporanea, con l'emergere dei nuovi
fenomeni sociali del consumismo e della centralità dei mass media, avrebbe segnato infatti
una nuova fase nella storia della pressione della società capitalistica. La prima fase del
dominio dell'economia sulla vita sociale aveva determinato nella definizione di ogni
realizzazione umana un evidente degradazione dell'essere in avere. La fase presente
dell'occupazione totale della vita sociale da parte dei risultati accumulati dell'economia
conduce a uno slittamento generalizzato dell'avere nell'apparire, da cui ogni avere effettivo
deve trarre il suo prestigio immediato e la sua funzione ultima. Ciò che aliena l'uomo, ciò che
lo allontana dal libero sviluppo delle sue facoltà naturali non è più, come accadeva ai tempi
di Marx, l'oppressione diretta del padrone e il feticismo delle merci, bensì è lo spettacolo,
che Debord identifica come un rapporto sociale fra individui mediato dalle immagini. Una
forma di assoggettamento psicologico totale, in cui ogni singolo individuo è isolato dagli altri
e assiste nella più totale passività allo svilupparsi di un discorso ininterrotto che l'ordine
presente tiene su se stesso, il suo monologo elogiativo. Lo spettacolo, di cui i mass media
sono solo una delle molte espressioni, è parte fondante della società contemporanea, e
responsabile della perdita da parte del singolo di ogni tipo di individualità, personalità,
creatività umane: la passività e la contemplazione sono ciò che caratterizza l'attuale
condizione umana. Ciò che rende lo spettacolo ingannevole e negativo è il fatto che esso
rappresenta il dominio di una parte la società, l'economia, su ogni altro aspetto della società
stessa, la mercificazione di ogni aspetto della vita. Più egli contempla, meno vive, più
accetta di riconoscersi nelle immagini dominanti del bisogno, meno comprende la sua
propria esistenza e il suo proprio desiderio. Lo spettacolo si presenta in due forme: diffuso,
tipico della società capitalistica, e concentrato, proprio dei regimi burocratici. Spesso
interpretato come sintesi del mondo mass mediatico e dunque come anticipazione dell'era
della televisione ed informazione di massa, il concetto Debordiano di spettacolo era in verità
una complessa rilettura delle tesi sulla contemplazione e sulla frantumazione e separazione
tra il soggetto e il mondo attorno a lui, seppur poi Debord approfondisca il concetto parlando
dello spettacolo come illusoria ricomposizione della società frammentata. Lo spettacolo è
piuttosto, il tipo di relazione interpersonale costituito dalle immagini di una società
spettacolarizzata. Lo spettacolo non è un insieme di immagini ma un rapporto sociale fra
individui mediato dalle immagini. Per questo motivo, esso non è qualcosa di esterno alla
società, ma al contrario è la sua struttura profonda. Lo strumento attraverso cui questa parte
domina il tutto. Lo spettacolo si presenta come la società stessa, come una parte della
società, lo strumento attraverso cui questa parte domina il tutto, strumento di unificazione.
Nel capitalismo classico, descritto da Marx, l'alienazione è il risultato dell' essere ad avere,
nel capitalismo spettacolare essa deriva dal passaggio dall'avere all'apparire. Dominio
dell'economia sulla vita dove gli individui separati ritrovano la loro unità nello spettacolo. Lo
spettacolo è l'autoritratto del potere all'epoca della gestione totalitaria delle condizioni di
esistenza. Lo spettacolo presume, quindi, l'assenza di dialogo, poiché è solo il potere a
parlare. Condizione per raggiungere tale risultato è la totale separazione di individui sempre
più isolati nella folla atomizzata. Lo spettacolo è il sole che non tramonta mai sull'impero
della passività moderna. L'altra faccia dello spettacolo e l'assoluta passività dell'uomo, il
quale ha esclusivamente il ruolo di stare a guardare e non intervenire. In questo modo lo
spettatore è completamente dominato dal flusso delle immagini, che si è ormai sostituito alla
realtà, creando un mondo virtuale nel quale la distinzione tra vero e falso ha perso ogni
significato. I consumatori piuttosto che fare esperienze dirette, si accontentano di osservare
nello spettacolo tutto ciò che a loro manca. Per questo lo spettacolo è il contrario della vita.
Più egli contempla, meno vive, più accetta di riconoscersi nelle immagini dominanti del
bisogno, meno comprende la sua propria esistenza e il suo proprio desiderio. L'individuo
quindi deve rinunciare alla propria personalità se vuole essere accettato dalla società,
perché questa richiede una fedeltà sempre mutevole, una serie di adesioni continuamente
deludenti a prodotti fasulli e ciò gli impedirà di conoscere i suoi veri bisogni e desideri. È così
che, secondo Debord, la società moderna, fondata sull'ideale dell'individualismo, produce la
più mortale e sterile passività che la storia abbia mai conosciuto. In una società mercificata,
non può che essere la merce ad avere un ruolo centrale. Ogni merce promette il
soddisfacimento dei bisogni, e quando arriva l'inevitabile delusione, dovuta al fatto che tali
bisogni sono fittizi e manipolati, subentra una nuova merce pronta a mantenere la promessa
disillusa dall'altra . Si crea così una concorrenza tra le merci, rispetto alla quale il
consumatore è un mero spettatore. La società è completamente dominata dalle immagini
falsificate che si sostituiscono alla realtà, facendo scomparire qualsiasi possibilità di
attingere la verità al di là della falsificazione continua che la ricopre. Il tempo delle cose si
sostituisce a quello delle persone. Ribellione sociale. La finzione di democrazia è mantenuta
in vita solo attraverso la costruzione di un momento comune, il quale consente una falsa
unità che ricopre la realtà della separazione gerarchica tra dirigenti ed esecutori. E’ questo il
ruolo del terrorismo. Questa democrazia così perfetta fabrica da se il suo inconciliabile
nemico, il terrorismo. La storia del terrorismo è scritta dallo stato, il quale vuole infatti essere
giudicato in base ai suoi nemici piuttosto che in base ai suoi risultati. Nel mondo
contemporaneo il consumismo è ormai una realtà accreditata e accettata dai più come un
concetto che ben descrive l'epoca in cui viviamo. Ad un'analisi più approfondita però si
possono scorgere gli effetti collaterali nefasti a cui conduce questo modello di vita,
da un punto di vista individuale oltre che collettivo. Si può parlare di libertà in un mondo
governato dal consumismo, oppure si deve prima parlare di liberazione da esso e
successivamente avvicinarsi al concetto di libertà?. L'insoddisfazione che si prova nella
società contemporanea, che fa di un capitalismo estremo e di un consumismo sfrenato i due
tasselli su cui fondare il proprio ideale liberale democratico. Cogliere le dinamiche
consumistiche della società contemporanea e con un profondo nichilismo a rifiutarle con
forza. Grazie alla filosofia dell'autodistruzione, della violenza e del dolore riuscendo a
colmare il senso di insoddisfazione e ad affrancarsi dalla vita da un mero strumento di un
meccanismo a prendere possesso del suo tempo limitato e della sua stessa esistenza. La
sfida, la provocazione, la distruzione creativa, una filosofia di battaglia e un inno alla
affermazione della propria identità in un mondo che punta a l'annichilimento e
l'omologazione. Non abbiamo né la grande guerra né la grande depressione. La nostra
grande guerra è quella spirituale, la nostra grande depressione è la nostra vita. Combattere
un sistema sociale costruito sulla corsa al consumismo generalizzato. Montatura distopica
che fa della società industriale qualcosa da combattere, sovversione annichilente dei valori
consumistici del terzo millennio. Nietzsche parlava del nichilismo, l'occidente si dirigeva
verso la distruzione degli ideali, il corpo martoriato, il corpo fatto diventare scarto, è
espressione di una sorta di nichilismo sociopatico, annullamento di ogni valore umano,
rappresentazione della trascendenza abolita nella dimensione immanente della violenza. Ciò
che non è solo un mezzo per percepire il proprio corpo e sottrarlo alla sua dimensione
psichica, è la forma più primaria e agita dell'aggressività umana. Sembra dirci: attenti, ci
sono persone che non riescono a contenere quell' aggressività che la comunità spesso
impone a tutti di reprimere per perseguire i suoi fini sociali, qualsiasi essi siano. Stiamo
attenti a coloro i quali non riescono a inventare direzioni singolari, creative e alternative a un
mondo che dell'umana vita, nella sua autenticità, perde sempre di più, perché altrimenti
incorriamo in quello che Marcuse definiva l'inasprimento dell'uomo a una dimensione, un
uomo che non conosce dialettica, non conosce il rovescio del positivo, non riesce a
dialogare con le parti di sé e così finisce con il lasciarsi sopraffare da tutto questo. Un uomo
che per eludere la sua paura, è pronto a farla provare agli altri. Sentirsi vivi attraverso la
sofferenza fisica. È mediazione, è l'io, quella fase interstiziale tra l'es sporco e irrazionale e il
super io controllato e anestetizzato dalle leggi morali. Nel mondo contemporaneo il
consumismo è ormai una realtà accreditata e accettata dai più come un concetto simil
astratto che ben descrive l'epoca in cui viviamo. Ad una analisi più approfondita però si
possono scorgere gli effetti collaterali nefasti a cui conduce questo modello di vita, da un
punto di vista individuale oltre che collettivo. Si può parlare di libertà in un mondo governato
dal consumismo, oppure si deve prima parlare di liberazione da esso e successivamente
avvicinarsi al concerto di libertà? L'insoddisfazione che si prova nella società
contemporanea, che fa di un capitalismo estremo e di un consumismo sfrenato i due tasselli
su cui fondare il proprio ideale liberal democratico, vede la nascita di un personaggio che
con un'acuta analisi riesce a cogliere le dinamiche consumistiche della società
contemporanea e con un profondo nichilismo a rifiutarle con forza. Grazie alla filosofia
dell'autodistruzione, della violenza e del dolore riesce a colmare il senso di insoddisfazione e
ad affrancarsi dalla vita che stava vivendo, da mero strumento di un meccanismo molto più
grande, per riprendere possesso del suo tempo limitato e della sua stessa esistenza.
Platone descrive, mediante l'allegoria della caverna, la condizione in cui versa l'essere
umano, incatenato fin da bambino e costretto a guardare in avanti un muro lungo il quale
vengono proiettate le ombre di oggetti artificiali. Platone successivamente rappresenta la
liberazione dell'essere umano da questa condizione epistemologica passiva, dove si
accettano le ombre come verità, mostrando come, dopo aver sciolto le catene, possono
alzarsi, girare la testa e solo dopo aver scoperto che la verità che hanno accettato era
fasulla incamminarsi verso l'uscita della caverna e ricercare la vera verità, rappresentata da
Platone con l'allegoria del sole che illumina la realtà, simbolo dell’idea del bene, per poi
tornare all'interno della caverna e raccontare quel che hanno avuto la possibilità di scorgere
all'esterno. Questo mito, al di là delle implicazioni filosofiche sull’ ontologia ed epistemologia
Platonica, ben può rappresentare la ricerca che si porta avanti, partendo da una condizione
di prigionia, in questo caso da catene consumistiche, per giungere alla liberazione finale del
vero potenziale umano guidato non dell'amore per la conoscenza come in Platone ma
dall'insoddisfazione. Nietzsche, descrive in modo molto simile la liberazione dell'essere
umano dalle logiche Apollinee, logiche razionalizzanti tipiche del mondo occidentale post
Platonico, esaltando invece le logiche Dionisiache rimaste nascoste e imprigionate per lungo
tempo. Nel suo nichilismo Nietzsche arriva a pronunciare la necessaria caduta di tutti i valori
con la celebre frase "Dio è morto", la successiva trasvalutazione dello schema dei valori e la
nascita di un nuovo essere umano, il concetto di Ubermensch, che libererà lo spirito
Dionisiaco e si affiancherà dalle catene della morale contemporanea. Rappresentare
appunto la liberazione di un uomo dallo schema già per lui prefissato dalla società in cui, suo
malgrado, è costretto a nascere e vivere e dunque la nascita di una nuova tipologia di
essere umano, più consapevole del suo spirito vitale e del suo potere. Egli ha
consapevolezza di sé stesso, determina per sé cosa ha importanza o meno, possiede
un'identità forte e definita, capace di vedere attraverso la vacuità del consumismo e
influenzare le persone attorno a sé. Seme di una rivoluzione che deve prima ed innanzitutto
partire dal nostro spirito per mutare poi la società. Auto affermazione che attrae attorno a sé
individui desiderosi di esplorare la profondità del proprio animo attraverso l'esercizio
dell'autodistruzione e della rinascita. Scuola di pensiero, ricerca dell'essenziale contro
consumismo sfrenato, identità contro nullità. Non critica la società dell'annichilimento, ma la
sfida apertamente attraverso l’arma dell’esempio. L’esempio è egli stesso: Con la sua
presenza mostra come vivere e agire secondo dei principi, ai quali seguono inevitabilmente
delle priorità: l’essere cioè a conoscenza di cosa sia importante o meno per se stessi e il
conseguimento dei propri ideali. Non cerca il significato della propria esistenza tramite la
validazione del mondo esterno; non costruisce protesi della propria identità e personalità con
i possedimenti materiali, bensì accoglie il sacrificio e l'autodistruzione come mezzi per
giungere alla conoscenza di se stesso e alla consapevolezza dell'inevitabilità della morte,
consapevolezza che è monito per il quale combattere una società consumista che punta a
cloroformizzare le coscienze tramite la perversione della continua ricerca della perfezione, e
incatenare gli individui in una esagerata ricerca di un inesistente benessere mentale
attraverso i beni materiali. Omicidi, crimini, povertà non sono il problema, ma i sintomi di un
problema ben più grande: uno stile di vita impostato all’annullamento dell’individuo e la
distruzione dell’identità. Sottotesto che scava nella percezione che abbiamo della nostra
identità nella società postmoderna dominata da un consumismo sfrenato, e delle
conseguenze che esso ha sulla nostra vita. Su questa inquietudine si fonda un esperienza
catartica, ovvero vestire i panni di un personaggio che non si cura dei canoni entro i quali la
società ci chiede di rientrare, rendendosi finalmente artefice del proprio destino. Noi,
protagonisti senza nome, a cavallo del nuovo millennio, privi di identità perché fulcro della
forza simbolica. Potrebbe essere qualsiasi uomo o donna stanco ed alienato da una
posizione invisibile all'interno della società, che continua a vivere solo per automatismo, una
rotella nell'ingranaggio ben oliato che è il sistema che lo sfrutta e lo annichilisce
annullandone l'identità. Questo è l'ultimo uomo Nietzscheano, un nichilista completo ma
passivo, consapevole della morte di Dio, della morale, dei valori, della verità, ma insensibile
a tale realtà. Uomo completamente adagiato e che solamente dopo aver compiuto quella
scelta banale si sente completo. Questo sistema rende l'individuo un automa privo di
volontà, che sperimenta unicamente l'illusione di essa, e si ritrova inevitabilmente a indire
una lenta morte dell'anima. Un prodotto di una società castrante non può essere forte e
vitale, ma al contrario sottomesso e indifeso, un guscio d'uomo con il disperato bisogno di
provare qualcosa, qualsiasi cosa. Una figura ideale, bellissima e sicura di sé, strafottente
delle regole, virile, individualista e libero. Tutto ciò che si desidera essere. Le cose che
possiedi alla fine ti possiedono. Ci risveglia, dandoci un'alternativa, ricordandoci che la vita
vale la pena di essere vissuta. Rappresenta l'impeto dionisiaco, il sì alla vita, una forza
prorompente e primordiale che risveglia gli istinti più profondi e vitali dell'uomo: la sensualità,
la lotta per la sopravvivenza, un eversiva " forza violenta di distruzione ". Proprio la violenza
ed il dolore purificante diventano il centro sul quale si impervia il risveglio del protagonista ed
il superamento della sua passività, poiché è un nichilista attivo, volto non solo ad una
semplice negazione, ma ad una costruttiva affermazione, un'auto superamento che celebra
la volontà di potenza e crea spazio per nuove, eccitanti possibilità. Si appropria del suo
destino compiendo scelte, accettando il caos che domina la realtà e l'inevitabilità della
morte, consapevolezza che da senso all'esistenza. Con l'istituzione si introduce l'ultimo
concetto Nietzscheano: l'eterno ritorno dell'uguale. Difatti, la rapida mutazione da fratellanza
di uomini liberi e uguali, desiderosi di scatenare la corsa vitalistica a lungo repressa, a vera e
propria setta basta sul culto della personalità di un individuo. Ecco che la rivoluzione compie
il suo corso e dalla distruzione dell'ordine costituito si profila all'orizzonte l'istituzione di un
nuovo sistema non meno repressivo, anzi, dalle connotazioni pseudo fasciste. Questo è
l'elemento destinato a ripetersi inevitabilmente. Si rivela un monito per le conseguenze di
una manifestazione estrema di forza e volontà e come essa possa essere strumentalizzata
per i fini di un ideologia. Non è dunque una esaltazione dell'anarchia, ma una spinta all'auto
miglioramento, al rifiuto di ogni abitudine e presunto valore che in realtà celano il giogo
dell'omologazione. Al fine di imbracciare il Dioniso che è in noi ricordandoci l'importanza di
vivere. Il potere vuole che si parli in un determinato modo, in tutto il mondo ciò che viene
dall’alto è più forte di ciò che vuole dal basso non c’è parola che venga pronunciata che non
sia voluta dall’alto. Ciò che resta originale è ciò che non è verbale, la fisicità, la voce, il
corpo, la ferocia. Oltre alla vecchia ferocia, c’è nè una nuova che consiste nei nuovi
strumenti del potere, una ferocia così ambigua, ineffabile, abile da far sì che ben poco di
buono rimanga sotto la sua sfera. Il video è una terribile gabbia che tiene prigioniero dell’
opinione pubblica, servilmente servita per ottenere il totale servilismo. Tutto viene presentato
come dentro un involucro protettore. Tutto ciò esclude i telespettatori da ogni partecipazione
politica, perché c’è chi pensa per loro. Da tutto ciò nasce un clima terrore poiché non può
essere pronunciata una parola in qualche modo vera. Omologazione che il potere della
civiltà dei consumi riesce ad ottenere distruggendo le varie realtà particolari. La televisione è
un medium di massa, e un medium di massa non può che mercificarci e alienarci, poiché nel
momento in cui qualcuno ti ascolta dal video ha verso di noi un rapporto da inferiore a
superiore, che è un rapporto spaventosamente antidemocratico. Metafora del rapporto del
potere con chi gli è sottoposto. Potere che manipola i corpi in maniera orribile, li manipola
trasformandone la coscienza istituendo dei nuovi valori che sono valori alienanti e falsi, i
valori del consumo. Che compiono quello che Marx chiama genocidio delle culture viventi,
reali, precedenti. Nuovi valori consumistici che gli sono stati imposti. Indubbiamente, vi sono
innumerevoli elementi che formano il corpo e la mente degli esseri umani come innumerevoli
sono i componenti che formano di me un individuo con la mia propria personalità. Nel
mondo di oggi il concetto di libertà è un concetto assai complicato da comprendere e quindi
da spiegare. Noi viviamo infatti in un mondo governato dalle multinazionali e dal capitalismo
che detengono in mano governi, e capitali e determinano l'andamento politico ed economico
mondiale oltre che la società in sé, spingendo prodotti da consumo che fanno di noi tutti dei
consumatori omologati ed alienati dietro quella fitta rete di telecomunicazioni, pubblicità e
Mass media, ovvero i nuovi strumenti del potere racchiusi dietro l'involucro protettore del
video. Nel momento in cui qualcuno ti ascolta dal video ha verso di noi un rapporto da
superiore a inferiore, che è un rapporto spaventosamente anti democratico ma anzi neo
fascista. Ad oggi una persona che può definirsi realmente libera è una persona che riesce
nell'affermazione della propria identità superando quindi l'annichilimento e l'alienazione, ha
consapevolezza di sé stesso, determina per se cosa ha importanza, possiede un'identità
forte capace di vedere attraverso la vacuità del consumismo, cercando, non di abbattere il
sistema, ma piuttosto affermando se stesso attraverso. La controcultura ha svolto un ruolo
fondamentale nell'affermazione dell'identità individuale e nella lotta contro l'annichilimento e
l'alienazione che spesso permeano la società moderna. In un'epoca in cui il consumismo e
la ricerca ossessiva del successo materiale sembrano dominare le vite delle persone, la
controcultura ha offerto un antidoto potente, invitando gli individui a guardare al di là della
superficialità e a cercare un significato più autentico. Uno degli aspetti centrali della
controcultura è stata la consapevolezza di sé stessi. Le persone che si sono identificate con
la controcultura hanno cercato di liberarsi dalle espressioni sociali e dalle aspettative
esterne, cercando invece di scoprire chi erano veramente e cosa era veramente importante
per loro. Questo processo di auto-esplorazione ha spesso comportato la ricerca di
esperienze alternative, come la spiritualità, la meditazione, l'uso di sostanze psichedeliche o
la pratica dell'arte come forma di espressione personale. Attraverso queste esperienze, gli
individui hanno cercato di andare oltre la superficialità della vita quotidiana e di entrare in
contatto con una dimensione più profonda dell'esistenza. Una componente cruciale
dell'identità che si è sviluppata nella controcultura è stata la resistenza al consumismo e alla
vacuità che spesso lo accompagna. Mentre la cultura dominante promuoveva l'idea che il
possesso di beni materiali e il perseguimento dell'immagine esteriore fossero la chiave per la
felicità e il successo, la controcultura ha sfidato questi valori superficiali. Ha incoraggiato le
persone a cercare la felicità e la realizzazione attraverso esperienze interiori, relazioni
autentiche, la creatività e la connessione con la natura. La controcultura ha insegnato che
l'identità e il senso di appartenenza non possono essere trovati nei beni materiali, ma
piuttosto nella comprensione di sé stessi e nella scoperta di un significato più profondo nella
vita. Tuttavia, la controcultura non ha cercato di abbattere completamente il sistema
esistente. Piuttosto, ha cercato di affermarsi all'interno di esso, creando spazi alternativi in
cui i suoi valori potessero fiorire. I movimenti artistici, come il movimento hippie o il
movimento punk, hanno creato comunità di persone che condividevano una visione del
mondo comune, promuovendo l'autenticità e l'auto-espressione come forme di resistenza al
conformismo sociale. Queste comunità hanno sperimentato nuovi modi di vivere e di
relazionarsi, creando reti di supporto e di condivisione che permettevano alle persone di
sviluppare una forte identità individuale all'interno di un contesto collettivo. Oggi, anche se la
controcultura degli anni '60 e '70 può essere considerata un movimento del passato, i suoi
principi e i suoi valori continuano ad avere risonanza. In un'epoca segnata da una crescente
omologazione e alienazione, molte persone sono ancora alla ricerca di un senso di identità
autentico e di una connessione più profonda con se stesse e con il mondo che le circonda.
La controcultura può ancora essere una fonte di ispirazione, offrendo un'esortazione a
sfidare i modelli di pensiero dominanti e a cercare una vita più significativa e autentica.
La controcultura è uno degli elementi che più hanno permeato la cultura contemporanea.
Dal linguaggio allo stile e alla musica, la controcultura ha avuto una forte influenza sulla
cultura pop attuale. Controcultura è un termine usato per descrivere un fenomeno di
movimenti controculturali e che cerca di sfidare le norme accettate e propone forme
alternative di espressione. La sua influenza si è fatta sentire nel rap, nell'hip-hop, nel punk
rock e in altri generi musicali, oltre ad aver ispirato l'arte popolare e la moda. La
controcultura non è intrinsecamente radicale, piuttosto la sua forza risiede nella sua capacità
di esplorare creativamente le possibilità della cultura al di fuori delle norme tradizionali.
Controcultura è stato anche influente in vari movimenti sociali e politici. Alimenta un senso di
comunità, creando spazi in cui gli individui possono esprimersi apertamente senza timore di
giudizio o punizione. Ha contribuito a portare l'attenzione su una varietà di domande che
tradizionalmente non sono state discusse nel discorso mainstream come il razzismo, il
sessismo, la disuguaglianza economica, la povertà e la corruzione politica. È diventato uno
strumento importante per mobilitare le persone riguardo a questi problemi e per chiedere un
cambiamento del sistema. La ControCultura ha permeato gli stessi scatti evolutivi dell'uomo.
Il principio della “disobbedienza a prescindere” è connaturato profondamente con l'idea
libertaria del dubbio in quanto rifiuto dell'autorità. O meglio del rifiuto di cercare strade meno
battute per timore del disordine. La controcultura abbraccia il disordine perché l'uomo stesso
è disordine. Anzi, di fronte a questa stessa enunciazione si chiede filosoficamente: cos'è
l'ordine? Una domanda aperta a infinite possibili risposte tranne una; ipse dixit.
Controcultura quindi è un metodo non metodo di ricerca che arricchisce la cultura. Come nel
caso degli studi sulle società plurimillenarie gilaniche basate sull'uguaglianza dei sessi e
l'assenza di gerarchia. Società assenti nella storiografia occidentale perché poco funzionale
alla teoria Hobbesiana e antiumanista che funge da giustificazione all'esistenza del potere.
La controcultura è stata a lungo una parte importante della storia culturale, e la sua influenza
è ancora visibile in varie forme di espressione oggi. Dalla promozione di idee radicali alla
sfida dello status quo e alla messa in discussione delle norme sociali tradizionali, la
controcultura mantiene la rilevanza come modalità di ribellione contro i vincoli sociali.
In un mondo che sta diventando sempre più digitale, controcultura offre un modo per
spingere contro lo status quo e creare spazi alternativi per esprimersi ed esplorare stili di vita
diversi. La controcultura continua ad avere un impatto profondo sulla società. Anche se le
forme di espressione possono cambiare, può essere fatta oggi creando un nuovo
movimento che esprima la propria identità ed opinioni contro la cultura dominante. Avviare
una rivoluzione digitale, utilizzare i social media e influenzare i media tradizionali sono modi
efficaci per far sentire le tue idee e contribuire ad avviare un movimento di controcultura.
Oggi la controcultura si affida principalmente a strumenti di comunicazione come i social
media, la musica, e le emissioni televisive per diffondere i propri messaggi. I sostenitori della
cultura alternativa abbracciano anche l'uso di forme di espressione come l'arte visiva, il
teatro e la poesia per raggiungere con i loro punti di vista un pubblico più vasto. Gli artisti e i
collettivi di controcultura si affidano anche a blog, podcast, video su Youtube ed eventi dal
vivo per raggiungere un pubblico più ampio possibile. Nei decenni passati, diversi musicisti
hanno usato la loro voce e le loro opere per sfidare lo status quo. Negli anni ’60 e ’70, figure
di spicco hanno creato brani teatrali che trattavano tematiche socialmente odiate o tabù
negli anni precedenti. Ma la controcultura musicale la si osserva soprattutto da quando è
nata la scena musicale underground degli anni '90 con il fiorire di numerose etichette
indipendenti che si sono poste il problema di offrire una via alternativa alle grandi case
discografiche e di incoraggiare gli artisti a sperimentare nuovi stili musicali. La musica punk
e l'hip-hop sono due generi musicali che hanno avuto un ruolo significativo nella
controcultura e nella lotta al capitalismo. Entrambi i movimenti sono emersi in risposta alle
ingiustizie sociali e alle disuguaglianze del sistema capitalista, offrendo una voce di critica e
ribellione. Il punk, nato negli anni '70, rappresentava una reazione diretta contro
l'omologazione culturale e le aspettative sociali imposte dal sistema dominante. La sua
musica era caratterizzata da un suono crudo, veloce e sperimentale, spesso accompagnato
da testi provocatori che mettevano in discussione l'autorità e denunciavano l'ipocrisia della
società. I gruppi punk si sono distinti per la loro indipendenza e l'autoproduzione, sfidando
l'industria musicale tradizionale e promuovendo la libertà di espressione e l'autenticità
artistica. La scena punk ha creato una comunità di ribelli e outsider che si opponevano alla
mercificazione della cultura e cercavano un'alternativa al consumismo e all'alienazione.
L'hip-hop, invece, è emerso negli anni '70 e '80 nelle comunità afroamericane negli Stati
Uniti, in risposta alle condizioni di povertà, razzismo e violenza che affliggevano queste
popolazioni. La musica hip-hop ha assunto la forma di una forma di espressione artistica e di
protesta, con testi che riflettevano le esperienze di vita delle comunità emarginate e
denunciavano le ingiustizie sociali. L'hip-hop ha dato voce a una generazione di giovani che
cercavano di combattere le disuguaglianze e di affermare la propria identità attraverso la
musica, la danza e l'arte del graffito. La cultura hip-hop ha abbracciato i principi di
autenticità, impegno sociale e resistenza al sistema capitalista che sfrutta le comunità
emarginate. Sia il punk che l'hip-hop hanno sfidato l'industria musicale e la logica del
profitto, cercando di creare uno spazio alternativo in cui la creatività e la libertà di
espressione potessero fiorire. Entrambi i movimenti hanno sottolineato l'importanza dell'etica
DIY (Do-It-Yourself), incoraggiando gli artisti a produrre e distribuire la propria musica in
modo indipendente, evitando le logiche commerciali che spesso soffocano l'originalità e la
diversità artistica. Questo approccio ha permesso ai gruppi punk e agli artisti hip-hop di
rimanere fedeli alla loro visione e di mantenere un forte legame con le comunità che li
sostenevano. Inoltre, sia il punk che l'hip-hop hanno incontrato tematiche sociali come la
discriminazione, la violenza, la povertà, il razzismo e la corruzione. Le loro canzoni e le loro
performance sono state strumenti di denuncia e di sensibilizzazione, incoraggiando
l'attivismo e la partecipazione civica. I movimenti punk e hip-hop hanno creato spazi di
incontro e di solidarietà, promuovendo la consapevolezza sociale e la lotta per una società
più giusta ed equa. Tuttavia, è importante notare che, nonostante le intenzioni di questi
movimenti, la loro critica al capitalismo e la loro resistenza al sistema non sono state sempre
in grado di trasformare radicalmente la società. L'industria musicale e il mercato hanno
spesso assimilato e commercializzato le sonorità e le estetiche del punk e dell'hip-hop,
riducendo il loro potenziale di cambiamento sociale e adattandoli alle logiche del
consumismo. Tuttavia, ci sono stati anche esempi di artisti e gruppi che sono riusciti a
mantenere una posizione di critica e di resistenza all'interno del sistema, rifiutando
compromessi e rimanendo fedeli ai valori originari dei movimenti. In conclusione, la musica
punk e l'hip-hop hanno svolto un ruolo cruciale nella controcultura e nella lotta al capitalismo.
Entrambi i movimenti hanno rappresentato una voce di critica e di ribellione contro le
ingiustizie sociali e culturali, offrendo una piattaforma di espressione e di solidarietà per
coloro che cercavano un'alternativa al sistema dominante. Nonostante le sfide e le
limitazioni che hanno dovuto affrontare, la loro eredità e il loro impatto continuano a ispirare
nuove generazioni di artisti e attivisti che cercano di trasformare la società attraverso la
musica e l'arte. La Pop Art, ad esempio, rappresenta un movimento artistico che emerse
negli anni '50 e raggiunse il suo apice nella controcultura degli anni '60. Questo movimento
fu una reazione al conformismo e all'arte astratta dominante dell'epoca, che sembrava
distante dalla realtà quotidiana delle persone comuni. La Pop Art cercava di rendere l'arte
più accessibile e di abbattere i confini tra alta cultura e cultura di massa.Uno dei principali
obiettivi della Pop Art era quello di rappresentare oggetti e immagini della cultura popolare,
come prodotti di consumo, icone del cinema e della musica, fumetti e pubblicità. I suoi artisti
cercavano di cogliere l'essenza della società contemporanea, riflettendo la sua ossessione
per la celebrità, il consumismo e la produzione di massa. Andy Warhol è stato uno degli
artisti più iconici della Pop Art. Le sue opere, come le celebri serigrafie delle lattine di zuppa
Campbell e delle Marilyn Monroe, sono diventate simboli della cultura popolare americana.
Warhol ha trasformato oggetti banali e ordinari in opere d'arte, mettendo in evidenza la
pervasività del consumismo nella società. Un altro artista importante della Pop Art è stato
Roy Lichtenstein, noto per le sue riproduzioni di fumetti in stile puntinato. Lichtenstein ha
preso le immagini delle storie a fumetti e le ha ingrandite, enfatizzando i contorni e le forme
schematiche. In questo modo, ha messo in discussione i confini tra "arte alta" e "arte
popolare" e ha evidenziato l'influenza dei media di massa sulla cultura contemporanea.
La Pop Art non si limitava solo alla pittura, ma si estendeva anche alla scultura, al design,
alla musica e al cinema. I suoi artisti e i loro lavori hanno ispirato anche la moda e
l'arredamento, influenzando la cultura di massa in generale. La Pop Art è diventata un modo
per sfidare le convenzioni artistiche tradizionali e abbracciare l'effimero e l'effervescente
della cultura di massa. Nella controcultura degli anni '60, la Pop Art ha trovato una risonanza
particolare. Era una forma di espressione che metteva in discussione l'establishment
artistico e sociale, sfidando i valori conservatori e la cultura dominante. La Pop Art ha
abbracciato l'ironia, l'umorismo e la satira per criticare l'omologazione e l'alienazione della
società di consumo. Attraverso la sua estetica accattivante e il suo utilizzo di immagini
familiari, la Pop Art ha raggiunto un pubblico più ampio rispetto all'arte tradizionale. Ha
contribuito a rompere a le barriere tra l'arte e il pubblico, spingendo l'arte fuori dalle gallerie e
portandola nelle strade. La sua influenza sulla cultura contemporanea può essere ancora
vista oggi, sia nel mondo dell'arte che in altri settori come la moda, la musica e la pubblicità.
In conclusione, la Pop Art nella controcultura ha rappresentato una rivoluzione artistica e
culturale. Ha sfidato le norme tradizionali dell'arte, portando l'immaginario della cultura di
massa nel mondo dell'arte. La Pop Art ha dimostrato che l'arte può essere accessibile a tutti
e che l'estetica della cultura popolare può essere oggetto di riflessione e critica. Sì, in alcuni
casi. La controcultura può alimentare il complottismo quando le persone sono esposte a
informazioni non verificate o anche false, che possono formare false credenze e creare false
narrazioni sul mondo attraverso i media. I canali di controcultura in alcuni casi diffondono
teorie alternative e falsi miti che possono anche sfruttare i sentimenti di delusione
rappresentati dalla cultura dominante, creando interpretazioni alternative e non veritiere
della realtà. La controcultura può essere utilizzata come strumento politico per sostenere
interessi specifici, spesso a scopi elettorali. La diffusione di tali teorie e false informazioni
può contribuire alla divisione sociale ed etnica, rendendo i media più polarizzati. L'utilizzo di
questa forma di espressione creativa può essere usata con abile destrezza come tattica di
campagna elettorale per creare isteria collettiva e influenzare il risultato delle votazioni. Lo
dimostra la costruzione di una controcultura politica a scopo elettorale. Attraverso l'uso di
teorie complottiste, narrazioni fuorvianti e retorica polarizzante. In conclusione, la
controcultura ha svolto un ruolo cruciale nel promuovere l'affermazione dell'identità
individuale e nella lotta contro l'annichilimento e l'alienazione. Attraverso la consapevolezza
di sé stessi, la resistenza al consumismo e la creazione di spazi alternativi, la controcultura
ha offerto un'opportunità per le persone di scoprire un senso di autenticità e di connessione
più profonda. Anche se i movimenti specifici possono essere appartenuti al passato, i
principi e i valori della controcultura continuano a influenzare coloro che cercano di vivere
una vita autentica e di resistere alle pressioni della società dominante. Ci sono
indubbiamente moltissime variabili, ma la società in cui viviamo noi oggi, noi cittadini,
studenti, madri, lavoratori, bambini del mondo occidentale che comprende anche ormai
anche il mondo orientale, si fonda sempre più sul concetto dell’ uomo che può bastare a se
stesso, quando è un atteggiamento e una filosofia che ci viene imposta da un mondo
sempre più dai tratti borderline e che snaturalizza ed aliena il concetto stesso di uomo come
essere sociale. Un essere nato cacciatore-raccoglitore e diventato produttore-consumatore,
perseguitato dal diffuso modo di pensare per cui più produci e più vali, più ottieni e più hai, e
per cui la scelta di un atteggiamento diverso, un atteggiamento volto più alla persona che al
profitto, equivale a dire la quasi totale esclusione dalla società. Incoerente nelle sue scelte,
bipolare nelle sue promesse. Come si può ben vedere nel mondo odierno la disoccupazione
è galoppante, ogni volta che gli economisti predicono la fine della crisi, scoppia una crisi più
grave della precedente, tassi di suicidio, inflazione e debito senza precedenti nonostante i
tagli incredibili, i giovani che non vedranno mai la pensione, e in tutto questo disastro,
ambientale e sociale che sta letteralmente ammazzando milioni di persone i ricchi sono
sempre più ricchi e posseggono una porzione sempre più grande del capitale globale con
annesso peso politico e le aziende tengono in ostaggio i politici facendo lobbing contro
qualsiasi tassa e in tutto questo c’è anche qualcuno che ci racconta che questo è il miglior
sistema possibile. Il loro potere economico è talmente grande che gli permette di stare al di
sopra delle leggi che governano il resto della società. Una società che assume uno schema
piramidale che sta a rappresentare l'élite economica e oltre il suo vertice, nel cerchio in alto
si nasconde un ulteriore livello gerarchico nel quale si trovano i potenti della terra. Al di là del
sistema tardo capitalistico, aspetto che è una metafora dell’entrata del capitale e potere
occidentale, negli ultimi anni infatti esso sembra aver snaturato un preciso sistema sociale
ed aver messo in risalto le fragilità della classe media. La massa di lavoratori che è il
quadrato su cui poggia il triangolo dell'élite finanziaria, al di sotto di questo quadrato
troviamo un secondo cerchio, quello degli emarginati dal sistema che hanno perso tutto e si
indebitano per tentare di sopravvivere. In questo senso i due cerchi sono uguali e
diametralmente opposti, le persone troppo povere esattamente come quelle troppo ricche
condividono il medesimo destino, per entrambi la vita perde valore. Occidente capitalistico
che è diventato un inferno economico in cui tutti noi, ricchi e poveri viviamo, che è la più
grande causa di stress dell’ uomo contemporaneo, un inferno economico che ha un
contraltare di micro gratificazioni che permettono alla gente di sopportare tutto questo
perfetto sistema socio economico che ci aliena. Tutti noi infatti viviamo in un mondo che offre
un sistema basato in parte sul valore personale, ma in larga parte sulla fortuna, basata sulla
nascita. Ci sono poi le fragilità cui tutti noi siamo esposti, siamo tutti immersi in un sistema
che sebbene abbia molte caratteristiche positive - la società odierna è probabilmente una
delle migliori che abbiamo mai avuto-, però si basa anche su aspetti piuttosto distopici, come
la logica dei grandi numeri, il consumo, il marketing, una piccola parte di noi gestisce il
destino di molti e gode di molto benessere, all’ estremo opposto, ci sono i grandi poveri della
terra, nel mezzo di questi due estremi c’è una classe media cui apparteniamo più o meno
tutti, che vive una vita piuttosto complessa in bilico tra felicità e disastro personale, è un
equilibrio molto precario. Ogni individuo è esposto sia alle grandi opportunità di questi tempi,
ma anche alla possibilità di finire nel baratro in relazione alla perdita di un sistema che
sembra essere favorevole a patto che ognuno di noi si muova su dei binari ben precisi.
Lavorare, indebitarsi per acquistare case, automobili e altri beni di cui la maggior parte delle
volte non avremmo mai bisogno se un marketing spietato non ce li imponesse con tecniche
psicologiche avanzate, o altri bisogni come investimenti, criptovalute, borsa. poi questi debiti
crescono per cui ogni mese a fine mese il nostro denaro viene prosciugato per pagare rate e
carte di credito. Di conseguenza perdiamo di vista qualsiasi possibile cambiamento, dato
che perdiamo di versatilità e siamo legati con un cappio ad un lavoro e a delle condizioni di
lavoro che anche se non sono più favorevoli, anche se cambiano dobbiamo per forza
accettare, perchè ormai siamo indebitati, e quale soluzione troviamo per resistere a tutto
questo, per avere un po di sollievo, spendere altri soldi, per abitudini malsane, per oggetti
inutili, trappole mortali che tendiamo a chiamare soddisfazioni. Un loop, un ciclo
consumistico e di dipendenza in cui tutti siamo ingranati. Il tema delle dipendenze è tralaltro
un tema cruciale nella società contemporanea a tutte le età. L'abuso di droga e farmaci è un
problema complesso e multifattoriale che può essere influenzato da diversi aspetti della
società, tra cui lo stile di vita che conduciamo. Mentre è vero che il capitalismo può avere un
impatto significativo su questo tema, è importante considerare tutti i fattori coinvolti per
ottenere una comprensione completa della questione. In molti contesti capitalisticamente
orientati, esiste una pressione costante per ottenere successo, produttività e gratificazione
immediata. Questo può creare uno stress e una competizione intensa, che spingono le
persone a cercare modi per affrontarli o sfuggire da essi. L'uso di droghe e farmaci può
diventare una soluzione apparente per far fronte a tali pressioni, fornendo momentaneo
sollievo, evasione o piacere. Inoltre, l'industria farmaceutica capitalista può giocare un ruolo
nel promuovere l'uso e l'abuso di farmaci. La ricerca di nuovi farmaci e trattamenti può
essere influenzata dalle prospettive di profitto, portando a un'eccessiva medicalizzazione e
prescrizione di farmaci. La promozione aggressiva di farmaci da parte delle aziende
farmaceutiche può anche contribuire alla percezione che i farmaci siano la soluzione
migliore per risolvere i problemi di salute mentale e fisica, piuttosto che adottare approcci più
olistici. Tuttavia, attribuire esclusivamente al capitalismo la colpa dell'abuso di droga e
farmaci sarebbe un'analisi troppo semplificata. Altre variabili importanti includono i fattori
socio-culturali, l'accessibilità alle sostanze, i problemi di salute mentale, la mancanza di
educazione e prevenzione, e molte altre influenze individuali e collettive. È importante
sottolineare che il capitalismo non è intrinsecamente responsabile dell'abuso di droghe e
farmaci. È il modo in cui il capitalismo viene attuato e le priorità che viene dato a influenzare
la situazione. È possibile promuovere un capitalismo etico e responsabile che tenga conto
della salute e del benessere delle persone, mentre allo stesso tempo fornisce un ambiente
economico prospero. Affrontare l'abuso di droga e farmaci richiede una risposta integrata
che coinvolga la regolamentazione dell'industria farmaceutica, programmi di prevenzione e
consapevolezza, accesso a servizi di salute mentale, educazione sulle droghe e supporto
sociale. È necessario considerare anche le politiche pubbliche che affrontano le
disuguaglianze sociali e promuovono un equilibrio tra la vita lavorativa e personale,
riducendo così lo stress e la pressione che spingono alcune persone verso l'abuso di droghe
e farmaci. In conclusione, mentre il capitalismo può influenzare il problema dell'abuso di
droghe e farmaci, è essenziale considerare una vasta gamma di fattori per comprendere
appieno la complessità della questione. Affrontare questo problema richiede un approccio
olistico e un impegno collettivo per promuovere una società equa sostenibile e che ponga al
centro il benessere delle persone. Certamente, l'abuso di sostanze come la cocaina e
l'eroina rappresenta un grave problema legato all'uso e all'abuso di droghe illegali. Queste
sostanze sono altamente coinvolgenti e possono causare danni fisici, psicologici e sociali
significativi. L'abuso di cocaina è associato a un aumento dell'energia, dell'aggressività e
dell'euforia. Tuttavia, l'uso continuativo può portare a dipendenza, problemi cardiaci, danni al
naso e al sistema respiratorio, nonché disturbi psicologici come l'ansia, la paranoia e la
depressione. L'eroina è una droga oppiacea altamente potente e dipendenza, che può
causare un senso di euforia seguito da una sensazione di tranquillità e rilassamento.
Tuttavia, l'uso prolungato può portare a una dipendenza fisica e psicologica grave, nonché a
danni agli organi interni, al sistema immunitario e al sistema nervoso. Inoltre, è importante
menzionare lo scandalo delle prescrizioni mediche negli Stati Uniti, in cui alcuni
professionisti sanitari hanno prescritto in modo eccessivo e irresponsabile farmaci altamente
additivi, come gli oppiacei, per curare mal di schiena, lesioni sportive e altri disturbi dolorosi.
Questa pratica ha portato a una crisi di dipendenza da oppiacei nel paese, con milioni di
pazienti che sono diventati dipendenti da tali farmaci. Questo problema è stato amplificato
dalla natura capitalista del sistema sanitario negli Stati Uniti, in cui le case farmaceutiche
hanno agito per promuovere e vendere i loro farmaci, spesso minimizzando i rischi e gli
effetti collaterali. In molti casi, i pazienti sono stati mal informarti sui potenziali rischi e sulle
alternative di trattamento, portando a un abuso diffuso di queste sostanze. Questo scandalo
ha evidenziato la necessità di una regolamentazione più rigorosa dell'industria farmaceutica,
di una migliore formazione medica sulle prescrizioni responsabili e di una maggiore
consapevolezza sulle dipendenze da farmaci. Inoltre, sono necessari sforzi per migliorare
l'accessibilità a trattamenti efficaci per il dolore e per affrontare la dipendenza da sostanze,
compresi approcci alternativi non farmacologici. In conclusione, l'abuso di sostanze come la
cocaina, l'eroina e lo scandalo delle prescrizioni mediche negli Stati Uniti sono problemi
gravi che richiedono una risposta integrata che coinvolga la regolamentazione, l'educazione,
la prevenzione e l'accesso a trattamenti adeguati. È fondamentale affrontare questi problemi
con un approccio basato sull'empatia, sulla salute pubblica e sulla responsabilità sociale, al
fine di ridurre il numero di individui che cadono nella trappola della dipendenza. Occorrono
sorprendentemente tanti elementi perché ognuno di noi continui ritrovare se stesso. Quanto
di originale è rimasto nel tuo corpo, nella tua memoria? L'uomo è un individuo solo in virtù
della sua intangibile memoria, la memoria non può essere definita eppure definisce il genere
umano. A sua volta l'uomo è l'unione tra spirito, coscienza di un individuo, e corpo che è
l'involucro dello spirito, res cogitans e res extensa per Cartesio. In un mondo, il nostro, che
cerca in tutti i modi di comprendere il legame tra il suo spirito e il suo corpo, assistiamo alla
nascita di un’entità nuova pronta a cercare il proprio posto nel mondo, entità nata dall’
unione di uomo e donna, corpo e mente, umano e macchina. Sebbene la differenza tra
naturale e artificiale si è assottigliata sempre più fino al punto in cui una delle due è
sconfinata all'interno dell'altra in una realtà che collassa su se stessa e in cui non esiste più
un sistema di valori che possa determinare l'esistenza e il destino dell'umanità sarà quello di
fondersi con con ciò che ha costruito senza sosta, poiché l'uomo quando si rende conto che
un progetto è realizzabile e la tecnologia e a portata di mano la realizza utilizzando
qualunque tecnica per portarla a compimento. Dimostrare che si è una forma di vita sarebbe
impossibile visto che la scienza contemporanea non è ancora in grado di darne una
definizione di ciò che è la vita. Per Cartesio il pensare era sufficiente per avere la prova dell’
esistenza dell’uomo. Cogito ergo sum, se io penso io esisto. La vita altro non è che un nodo
che nasce nel flusso dell'oceano delle informazioni aggregandosi. Essa come per la
definizione di ciascuna specie possiede un sistema di memoria che risiede nei geni
attraverso il quale gli esseri umani possono raggiungere la loro piena individualità. Definire
una forma di vita, Allo stato attuale, si tratta di una realizzazione incompleta, ed è incompleta
perché tra tutti i sofisticati processi ne mancano due fondamentali propri degli esseri viventi,
quello di avere dei discendenti e quello di morire. Una copia non è che è un banale
duplicato, per prolungare la sopravvivenza dobbiamo evolverci in modo complesso e a volte
morire, le cellule ripetono il loro ciclo metabolico invecchiando e rigenerandosi, perpetuando
i geni, ma cancellando le informazioni che si basano sull'esperienza individuale per
difendersi dalla distruzione, per evitare la distruzione bisogna ottenere diversificazione e
adattabilità. Noi infatti viviamo in una società che cerca di reprimere la natura degli uomini,
considerandola destabilizzante, per vivere in armonia con gli altri è necessario rispettare le
regole, acquisire schemi mentali basati su dei valori ritenuti giusti che sopprimono l'istinto
dell'essere umano omologandolo. Per Nietzsche la società si configura come una prigione
dove l'uomo è rinchiuso da sbarre fatti di falsi valori. La società è l'omologazione
dell'individuo controllato dalle grandi ipocrisie della morale e della religione. Nietzsche usa la
religione nello specifico perché nel suo pensiero porta le persone lontano dalla vita terrena
che stanno attualmente vivendo. Lontano da tutti i problemi, problematiche e situazioni nel
mondo di oggi, in questo momento, in questo tempo e le trasporta in un'altra dimensione
focalizzandosi in un luogo, un qualcosa, un individuo, o un'idea che è all'infuori di questo
regno di esistenza. Nietzsche nel Zarathustra recita così: "Dio è morto, Dio rimane morto e
noi l'abbiamo ucciso. Come potremmo essere confortati, assassini di tutti gli assassini ". Il
Zarathustra è un libro di Friedrich Nietzsche in cui esprime il concetto filosofico dell’
Ubermensch ponendolo come un obiettivo per l'umanità da porre per se stessa. Il volere dell’
Ubermensch è quello di dare un significato alla vita sulla terra e ammonisce lettori ad
ignorare chi promette realizzazione ultraterrena e portarli così via dalla terra.
L'allontanamento della terra è richiesto da un'insoddisfazione alla vita che causa la
sofferenza nell'immaginare un altro mondo che esaudisca la sua rivincita. Una connessione
comune che viene con esso è il nichilismo, che è una filosofia o un insieme di visioni nella
filosofia che esprimono alcune forme di negazione nei confronti della vita o nei confronti di
concetti fondamentali come la conoscenza, l'esistenza e il significato della vita. Diverse
posizioni nichiliste dicono che i valori umani sono senza fondamento, che la vita non ha
senso, che la conoscenza è impossibile o che un insieme di entità, in realtà, non esistono.
La morte di Dio crea questo vuoto e da luce al nichilismo. L’Ubermensch ha lo scopo di
bandire il nichilismo. Ha lo scopo di dare una diversa comprensione morale, etica e mentale
nei confronti del significato della vita e a cosa si può riferire. Vita pura e semplice, messa a
nudo e libera, svincolata dagli schemi della ragione, abbandonata all'irrazionalità,
manifestazione di tutti gli istinti e impulsi naturali che la società ci ha privato. Violenza e allo
stesso tempo poetica che rende l’uomo davvero libero e felice in un mondo ineguale. Tutto
nella nostra vita è poesia. Ogni nostra azione è ricca di significato poetico e può diventare
poesia. Come disse Alejandro Jodorowsky, se un criminale in potenza conoscesse l'atto
poetico sublimerebbe il proprio gesto omicida mettendo in scena un atto equivalente. Noi
leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana, e la razza umana è
piena di passione, diceva Robin Williams nell'attimo fuggente. La poesia, la bellezza, il
romanticismo, l'amore sono queste le cose che ci tengono in vita. Tutto questo genera l’io e
definisce l'autocoscienza. Le identità come gli spazi, sono costituite. Lo spazio appare
neutrale e dato per scontato come se noi possiamo muoverci dappertutto attraverso. I nostri
movimenti, le nostre attività, la nostra vita è sempre limitata dal modo in cui lo spazio è
prodotto. Gli spazi sono stati creati dall'umanità, ma l'umanità è creata dai suoi spazi. E’ un
circolo virtuoso o vizioso basato sulle scelte che noi facciamo insieme. Spazi delimitati da
intersezioni di vecchio e nuovo, connessi da strade canali e tecnologia, le persone si
muovono quasi come elettricità tra queste strade in continua relazione tra di loro. Venire a
Patti con le difficoltà delle relazioni tra uomini e non, significa anche provare ad accettare
quel senso di scombussolamento che si prova nel momento in cui ci si sente inadatti ed
estranei al mondo circostante. Tema dello scarafaggio Kafkiano, modificato nel corpo e nello
spirito dagli avvenimenti che si susseguono, in qualche modo è come se l’ inconscio
modificato dalle varie esperienze si plasmasse interamente sul corpo. Le relazioni umane
sono relazioni chimiche ed hanno il potere di cambiarci, di plasmarci e talvolta di disfarci,se
hai avuto una qualsiasi relazione con un essere umano non potrai mai tornare allo stato
precedente. Il tutto messo in scena in un mondo contemporaneo dal forte elemento teatrale,
quiete prima della tempesta, teatro dell'assurdo, la vita messa davanti all'assurdità del
mondo. Umanità teatrale, mediante l'uso delle maschere che forma, nella società odierna,
un dualismo tra la persona il suo Alter Ego, tra la maschera che indossiamo e la nostra vita
di tutti i giorni. La maschera assume un duplice significato, permette di definirci come
persona, dall’altro è un vero e proprio protettore che permette di non sentire il dolore che ci
circonda. Per Cartesio, il dualismo, era il procedimento filosofico che consisteva nello
spezzare la realtà in due zone distinte ed eterogenee. Ma cosa succede se si perde il
controllo della nostra doppia identità? Se quest'ultima prende il sopravvento inizia a
modellare chi siamo davvero? E perdiamo la percezione di dove una persona inizia e il suo
alterego finisce, il nostro Alter Ego che rifiuta di farci andare avanti, in un profondo conflitto,
che presto prende una forma fisica, e la realtà stessa inizia a confondersi e ciò che è reale e
ciò che non lo è presto diventa indistinguibile. E cosa rimane se tu porti via l'identità di una
persona? In un mondo, quello di oggi in cui tutti abbiamo un audience e tutti siamo dei
performer, ci riflettiamo l'uno nell'altra come un oggetto fronteggia la propria immagine nello
specchio. La filosofia Kafkiana, in questo senso, si focalizza maggiormente sulla condizione
umana dimostrando diversi aspetti psicologici, ma anche problematiche sociali e come ciò si
colleghi direttamente sulla condizione emotiva di un individuo e la percezione che viene nel
coesistere. Temi Freudiani come il complesso di Edipo e di Elettra, la libido e la destrudo, la
fase orale, il complesso di Crono e il patriarcato e poi ancora, la creazione dell'universo di
Schopenhauer che pone quindi un’ ipotesi metafisica. Schopenhauer infatti assume la
volontà di vivere come principio fondativo del mondo. Forza irrazionale che muove
l'universo, istinto cieco che pervade ogni essere animato e inanimato. E poi ancora il
Nirvana, senza individui, in cui non esiste né Gioia né dolore, ma pace totale e perenne,
liberi da tutto e libertà di niente, oppure un nuovo inizio nell'universo, in cui prendono forma i
singoli esseri umani, ma con essi necessariamente anche la morte e la sofferenza. Scelta
tra un piano spirituale spersonalizzato, in cui tutto è deciso e concluso, ma in pace con se
stesso, oppure il mondo come lo conosciamo, in cui si alterna felicità e sofferenza, guerra e
pace, luce e ombra, bene e male, nella realtà divisi solo in apparenza. In un mondo dove
non c'è niente, in un mondo dove non c'è nessuno, il mondo della libertà, il mondo della
libertà che non viene limitato da alcuno, per contrasto non vi è nulla, finché tu non pensi, un
mondo dove non si può afferrare nulla, tale è la libertà ,un mondo dove puoi fare tutto ciò
che vuoi eppure un mondo in cui non si può fare niente. Data una non libertà, sparita una
libertà, come essere costretti a stare in piedi sul suolo, questo dà al nostro animo un po' di
semplificazione e così si può camminare. Questo è infatti un mondo mutabile, così come è
mutabile il nostro stesso animo e il mondo che lo circonda, forma della realtà che noi
recepiamo. Uno spazio senza niente, un mondo senza niente, un mondo senza niente
all'infuori di me stesso, come se il nostro stesso essere si stesse dissolvendo, perché non vi
è nient'altro che te, senza un'altro essere non si può comprendere la nostra stessa forma,
senza l'esistenza delle altre persone tu sei invisibile a te stesso, io posso esistere finché
esistono le altre persone, l'intero mondo sarebbe soltanto me, prendendo coscienza delle
differenze tra te e gli altri dai forma a te stesso, e volendo potresti anche cambiare la
posizione del mondo, quindi anche la posizione del mondo non resta sempre la stessa. Le
cose che io possiedo sono una vita, uno spirito, la cosa che racchiude il mio spirito. Io sono
me stesso questo corpo costituisce il mio essere, la forma che definisce il mio essere, il mio
invisibile, che però non percepisco come mio io. Ciascun individuo ha dentro se stesso
un’altro se stesso. Soggetto osservante, soggetto osservato. Ogni oggetto di osservazione
ha però natura molteplice ed esistono molteplici oggetti a seconda dell'osservatore, ciò che
sta all'interno di diversi soggetti possiede molteplici punti di vista anche se è sempre lo
stesso oggetto. In questo però possiedi un tuo proprio confine e una tua propria dimensione,
le cose che possiedi, sono tutte parte di te, sono cose collegate nella tua coscienza, tu sei
ciò che percepisci come tuo io, tu non sei altro che il tuo stesso io. Per questo nessuno ti
può capire, L’unico a poterti compatire e comprendere sei tu stesso. L’attuale te stesso, le
persone intorno all’attuale te stesso, l’ambiente che circonda l’attuale te stesso, nulla di tutto
ciò è destinato a durare per sempre. Il tempo è in continuo scorrere, e il mondo è costituito
dal susseguirsi dei relativi mutamenti, il tuo mondo che in primo luogo può cambiare in ogni
momento a seconda del tuo animo. Il mio io attuale non è il mio io assoluto, possono
esistere molti me stessi. Pensando così è possibile che il mondo della realtà non sia male. A
recepire la realtà come brutta e spiacevole è il tuo animo che cambia la realtà in verità.
L’angolazione da cui guardi la realtà, la posizione da cui la cambi, bastano piccole differenze
in ciò per causare grandi mutamenti nell’ animo. Esistono tante verità quante sono le
persone, però la tua verità è soltanto una, una nozione alterata da una visione del mondo
ristretta per proteggere te stesso, una verità distorta, la visione del mondo che una singola
persona può avere è minuscola, eppure le persone non possono che misurare le cose
secondo questo piccolo indice, non possono che osservare le cose attraverso le verità date
dagli altri, allegria nei giorni di sole, malinconia nei giorni di pioggia, se così ci viene
insegnato, di questo ci convinciamo, ma anche nei giorni di pioggia potrebbero esserci cose
piacevoli, la verità che è dentro le persone è cosa tanto fragile da cambiare totalmente nel
solo modo di riceverla, tale è il livello di verità degli esseri umani, anche se proprio per
questo si desidera la conoscenza di una verità più profonda. L'essere umano quindi
necessità di interazioni interpersonali, ha bisogno di vivere insieme ad altre persone, perché
è inserendosi nella comunità che si crea la propria personalità. La presa di coscienza
attraverso un dialogo interiore permette la distruzione della finzione mentale e la capacità di
reagire affrontando, finalmente, la vera realtà. Quel guscio che ci estrania dagli altri, che ci
rende apatici e solitari finalmente si frammenta e si spezza. Chiudersi in se stesso non è mai
una via di fuga. Aprirsi significa rendersi vulnerabili, isolarsi invece vuol dire chiudersi e
soffrire. Per Schopenhauer la difficoltà a relazionarsi con gli altri è spiegata attraverso
dilemma del porcospino, per Jung l'uomo esiste in quanto capace di relazioni interpersonali,
simile che attrae simile e gli opposti che si completano, Per Hobbes, infine, la libertà
assoluta porta l’uomo ad una situazione di bellum omnium contra omnes, ovvero una guerra
in cui siamo tutti coinvolti, poiché ogni singolo individuo cerca di eliminare chiunque sia di
ostacolo al soddisfacimento dei propri desideri, ricordando, come dicevano i latini che homo
homini lupus. La solitudine però, a volte può perseguitarci per tutta la vita, dappertutto, nei
bar, in macchina, per la strada, nei negozi, dappertutto, alla quale sembra non esserci
scampo,e ci fa credere di essere nati per restare soli. Solitudine, ovvero il dispiacere
dell'essere soli, noi siamo in molti, per questo possiamo detestare l’essere soli, ciò è quel
ché si chiama solitudine. La poesia in questo senso può aiutare coloro che necessitano
purificare la loro anima dall'apparente indelebilità della depressione, fuggendo dalla realtà
struggente che attanaglia le loro vite. Temi che includono il dolore, la paura, la malinconia, il
rimpianto e il deterioramento mentale. Tinte emozionali ritratte mediante allegorie e
introduzioni concettuali annesse come la responsabilità della divisione psicologica della
mente, combattuta tra il desiderio di togliersi la vita per cancellare la sofferenza e la
speranza nella ricerca di identità che possa salvarlo. Si impongono dunque l'obiettivo di
analizzare in modo delicato ma non necessariamente superficiale le fragilità umane e il
conseguente tracollo psicologico. Viaggio spirituale ed estratto all'interno della mente
corrotta. Depressione e ossessione intesi come due sensazioni esistenti in un sistema
binario impossibile da saldare. Nel viaggio spirituale ed estratto all'interno della mente
corrotta, si manifestano intricati labirinti di pensieri ed emozioni. La solitudine diventa l'ombra
che avvolge il labirinto interiore, amplificando il senso di disperazione e smarrimento.
Tuttavia, è proprio in queste profondità oscure che può nascere un'opportunità di crescita e
trasformazione. La filosofia esistenzialista di pensatori come Søren Kierkegaard e Friedrich
Nietzsche si trova eco nel contesto della solitudine. La solitudine, infatti, mette in risalto
l'assurdità dell'esistenza umana e la necessità di affrontare l'angoscia derivante dalla libertà
e dalla responsabilità individuale. È nella solitudine che l'individuo si trova a confrontarsi con
l'assenza di significato oggettivo e la sfida di creare un proprio senso di scopo e valore. La
solitudine può essere vista come una condizione in cui l'individuo si scontra con il proprio
essere autentico, senza maschere o convenzioni sociali. In questa dimensione psicologica
profonda, ci si confronta con le domande esistenziali fondamentali: chi sono? Qual è il mio
scopo? Qual è il significato della mia esistenza? Queste interrogazioni, se affrontate con
coraggio e introspezione, possono portare a una rivelazione personale e alla scoperta di una
nuova consapevolezza di sé. Nel percorso di rinascita interiore, la solitudine diventa una
sorta di laboratorio psicologico in cui l'individuo si avventura alla ricerca di un'autentica
connessione con se stesso. L'auto-riflessione e l'auto-osservazione diventano strumenti
fondamentali per esplorare gli strati più profondi dell'anima. Si compie un cammino verso la
comprensione e l'accettazione dei propri limiti, delle proprie ferite e delle proprie
contraddizioni. È interessante notare come la solitudine, che può sembrare un'esperienza
isolante, possa in realtà avvicinare l'individuo alla comprensione dell'interconnessione di
tutte le cose. Attraverso la solitudine, si può intravedere la natura transitoria della vita e
l'interdipendenza di ogni essere umano. In questo senso, la solitudine diventa una via di
accesso alla compassione e all'empatia verso gli altri. Attraverso il percorso della solitudine,
l'individuo può anche sperimentare una sorta di trascendenza. Nell'abbandonarsi alle
profondità del proprio essere, si aprono porte verso l'esperienza di un sé più ampio e
universale. La solitudine diventa quindi un terreno fertile per la contemplazione filosofica e la
ricerca di una connessione spirituale con l'universo. In conclusione, la solitudine, sebbene
spesso accompagnata da dolore e dispiacere, può rivelarsi un catalizzatore per la crescita
personale e la scoperta di nuovi significati. Attraverso la poesia, la filosofia e il viaggio
interiore, l'individuo può trasformare la solitudine in un'opportunità di auto-esplorazione,
consapevolezza di sé e connessione con gli altri e con il mondo che ci circonda. Nel
profondo labirinto della solitudine, l'anima si ritrova immersa in un dialogo intimo e silenzioso
con se stessa. È in questo spazio interiore che si può scoprire la forza nascosta nella
fragilità e la bellezza che risiede nelle crepe dell'esistenza umana. La solitudine diventa così
un cammino di trasformazione, in cui l'individuo abbraccia la propria unicità e si apre alla
possibilità di rinascita interiore, aprendo così le porte della comprensione di sé stessi. Per
concludere, il mondo in cui ci troviamo oggi è un mondo dalle infinite possibilità. Tutti
possiamo essere tutto, non importa chi sei , non importa cosa fai, trascende la persona, il
colore della tua pelle , la tua religione, il tuo comportamento, la tua integrità morale e tutto il
resto. Ed è proprio questo quello che caratterizza la realtà che viviamo noi oggi, possiamo
definirci i figli di mezzo della storia poichè il passato ci sembra ormai così antico e distante
da noi ed il futuro è un'incognita ancora da esplorare, la velocità di pensiero ha purtroppo
sovrastato la velocità di azione, ci sentiamo tutti ingabbiati da qualcosa cui non riusciamo
ancora a riconoscere, veniamo raggiunti da malattie invisibili che non portano segni evidenti
sul corpo, che non hanno una forma, una geometria definita e per questo è estremamente
difficile da riconoscere,scappiamo tutti da qualcosa e cerchiamo ogni volta un posto in cui
atterrare, perché siamo come uccelli senza zampe, rondini che stanno in cielo e girano su se
stessi persi nell’ infinito blu perse in questo grande universo di possibilità, ma vuoto nella
sua essenza poiché senza punti fermi, forse troppo per noi. Costretti a galleggiare anche
quando sarebbe più facile lasciarsi annegare e per quanta acqua possiamo bensì ingerire
cerchiamo comunque di sopravvivere alla ricerca di un isola che possa accoglierci.
L’immobilità che fa da padrona come punti fermi sempre più inutili nella socità sempre più
tagliati fuori accecati dalla volontà di farcela e imbrogliati da delle promesse fatte che ci
imprigionano nel passato. Perché le promesse non vengono mantenute da chi dice di
amarti, da chi sembrava potesse salvarti, perché le cose non possono durare, non sai cosa
hai fino al momento in cui non c’è più. Noi cerchiamo una liberazione personale dal passato
e da una vita di stagnazione. Ognuno è alla ricerca di una ragione, un significato a loro
modo, ma incatenati al passato. Illusi dall’ illusione di possedere un libero arbitrio, quando in
realtà per paura di affrontare un nuovo passo rimaniamo ancorati alla stagnazione delle
solite scelte, delle stesse abitudini, degli stessi peccati, degli stessi errori. Incapaci di
scappare dal nostro passato, paralizzati in esso, nella perfezione della sua contemplazione.
Possiamo avere un futuro se non riusciamo ad accettare il passato?. Siamo incapaci di
andare oltre un momento particolare nel tempo dove è avvenuto un evento perché sempre
incorporato in noi stessi. Siamo persone congelate nel tempo, ma l’unica risposta che ci
viene data è che per progredire nella vita devi necessariamente affrontare il passato,
accettarlo e portare quel peso di difficoltà perché siamo quello che siamo a causa delle
esperienze passate che abbiamo vissuto. Alla ricerca di una necessaria chiusura che possa
farci quantomeno andare avanti con la consapevolezza che qualcosa di splendido sia
avvenuto ma che dal principio non era destinato a durare. Per sopravvivere a questo gioco
malato che è la vita devi essere disposto a perdere quanto più di te possibile per entrare nei
bordi che la società, che le relazioni inter personali ti impongono - oppure - devi essere
talmente forte da letteralmente fottersene di tutto e tutti, tu sei tu, ama te stesso, distruggi la
competizione mentale che ti attanaglia, che ti porta a vedere gli altri come esempi impossibili
da raggiungere, accetta la fine accetta il crollo accetta che la vita è sofferenza fino a quando
non sei tu a porre fine ad essa, a portare la pace alla guerra che è dentro di te, a dare valore
a te stesso a capire la falsità che si cela dietro la maschere ed imparare ad usarle come
armi per punire chi merita di essere punito. Per concludere siamo tutti coinvolti in un
involucro di luci al neon, doveri sociali ed incomunicabilità che porta all’ alienazione. Per
sovvertire queste regole c’è bisogno di autoaffermazione, di carità e di misericordia. Non
lasciare indietro nessuno è la chiave per stare bene con se stessi e con gli altri, dare sfogo
alle proprie inclinazioni, mettere in campo le proprie abilità a servizio di chi ne ha bisogno,
proteggere i più deboli, cercare di essere coerenti ed onesti con se stessi, non disunirsi,
imparare dai propri errori , sono questi secondo me i dettami che una persona ad oggi deve
seguire per poter vivere in pace con se stesso e con il mondo. Il tempo darà le sue risposte.
Partendo dal punto precedente, ci troviamo tutti immersi in un intricato involucro di luci al
neon, obblighi sociali e una crescente incomunicabilità, che a volte sembrano imprigionarci e
limitare la nostra vera essenza. Tuttavia, in un mondo così complesso, possiamo trovare la
nostra via verso la libertà interiore e il connubio con gli altri attraverso l'autoaffermazione, la
carità e la misericordia. L'autoaffermazione è il primo passo per emanciparsi dalle catene
dell'omologazione e dell'alienazione sociale. Dobbiamo imparare ad ascoltare la voce
autentica che risuona dentro di noi e avere il coraggio di esprimerla, anche se va
controcorrente. Questo atto di autoaffermazione ci permette di abbracciare la nostra
individualità e di contribuire con un'energia unica al tessuto sociale. Ma l'autenticità non
basta da sola. È necessario coltivare la carità e la misericordia, due qualità che ci spingono
a comprendere una mano verso gli altri, soprattutto verso coloro che si trovano in situazioni
di fragilità o bisogno. La carità ci apre al dono di sé, al mettere le nostre abilità e risorse al
servizio degli altri. La misericordia, invece, ci spinge a comprendere e perdonare, creando
spazi di inclusione e guarigione nel tessuto sociale. In questo processo di autoaffermazione,
carità e misericordia, è fondamentale non lasciare indietro nessuno. La vera prosperità si
raggiunge quando siamo in grado di sollevare anche coloro che sono più deboli o
emarginati. Proteggere i più vulnerabili, sostenere coloro che sono oppressi e cercare la
giustizia per tutti sono principi imprescindibili per vivere in armonia con noi stessi e con il
mondo che ci circonda. Inoltre, dobbiamo cercare di essere ed onesti con noi stessi, perché
solo così possiamo sviluppare un'integrità interiore che si riflette nelle nostre azioni esterne.
Questa coerenza ci permette di mantenere la nostra autenticità e di guadagnare fiducia sia
in noi stessi che negli altri. E non dobbiamo dimenticare l'importanza dell'apprendimento dai
nostri errori. Ogni caduta o fallimento può diventare un'opportunità per crescere, maturare e
affinare il nostro cammino. I nostri errori sono insegnanti preziosi che ci guidano verso una
maggiore consapevolezza e saggezza, se siamo disposti ad accogliere le lezioni. Infine,
dobbiamo cercare di non disunirci, ma di costruire ponti tra di noi. L'unione e la solidarietà
sono strumenti potenti per superare la frammentazione sociale e costruire un mondo più
inclusivo. Solo insieme possiamo creare una rete di connessioni che permetta a tutti di
vivere in pace e armonia. In conclusione, in un mondo segnato da luci al neon, obblighi
sociali ed incomunicabilità, possiamo rompere le barriere dell'alienazione abbracciando
l'autoaffermazione, la carità e la misericordia. Non lasciare indietro nessuno, mettere in
campo le nostre abilità al servizio degli altri, proteggere i più deboli, essere conservare ed
onesti con noi stessi, imparare dai nostri errori e cercare l'unità sono i dettami che possono
guidarci verso una vita di pace e realizzazione. Solo il tempo dirà se saremo in grado di
abbracciare questi principi e costruire un mondo migliore. Il tempo, inesorabile, porterà con
sé le risposte alle nostre domande più profonde. È attraverso il fluire degli eventi e
l'evoluzione personale che troveremo la saggezza necessaria per affrontare le sfide che ci
attendono. Dobbiamo abbracciare il cambiamento come un'opportunità di crescita,
imparando ad adattarci alle circostanze mutevoli e ad accogliere le nuove prospettive che si
presenteranno lungo il nostro cammino. Solo così potremo vivere una vita significativa e in
armonia con il mondo che ci circonda. Nella ricerca della pace interiore e dell'equilibrio,
dobbiamo anche trovare il coraggio di abbracciare la vulnerabilità. È nel mostrare la nostra
autenticità, con tutte le nostre debolizze e imperfezioni, che riusciamo a connetterci
veramente con gli altri e a costruire relazioni sincere e profonde.
La scoperta diventa una forza, poiché ci permette di aprire il cuore e di accogliere l'amore e
la compassione nella nostra vita. Inoltre, è importante ricordare che il senso della nostra
esistenza non può essere trovato solo nell'individualismo e nel perseguimento egoistico dei
nostri desideri. Trovare un significato più profondo richiede anche di porre attenzione alle
esigenze degli altri e di contribuire al bene comune. Quando mettiamo le nostre abilità e
talenti al servizio degli altri, ci sentiamo realizzati e facciamo la differenza nel mondo. Infine,
dobbiamo coltivare la gratitudine come una virtù fondamentale. Apprezzare ciò che
abbiamo, riconoscere i doni della vita e ringraziare per ogni esperienza ci permette di vivere
nel presente e di nutrire una prospettiva positiva. La gratitudine ci aiuta a trovare gioia nelle
piccole cose e ad aprirci a un flusso di abbondanza che ci circonda, portando una profonda
serenità nella nostra esistenza. Attraverso l'autoaffermazione, la carità, la vulnerabilità, la
gratitudine e il servizio verso gli altri, possiamo intraprendere un percorso di realizzazione
personale e di connessione autentica. In questo modo, possiamo sperare di vivere in pace
con noi stessi e con il mondo, lasciando un'impronta positiva nella vita degli altri e nel
tessuto della società.

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