Sei sulla pagina 1di 1

Don Orione racconta un episodio della propria vita e dice: “Una volta predicavo un

quaresimale a Sale, dove c’era un arciprete che ci teneva ci fossero molte persone.
Una sera parecchi buoni sacerdoti stavano riuniti attorno a una tavola, con una
buona bottiglia davanti... e stavano discorrendo tra loro. Essi credevano che io
dormissi, perché avevo confessato, predicato ed ero proprio stanco. Si dicevano:
«Chissà perché quello lì che non ha studiato, attira la gente più di noi, che abbiamo
tanto di laurea in teologia?». Io che non dormivo ho aperta la porta e ho detto: «Ve
lo dico io il perché! Io sono povero, ho patito la fame, il freddo, la fatica; voi invece
siete signori; se anche voi aveste patito questo, trovereste quelle certe parole che
fanno del bene: il popolo capisce che sentiamo come lui, che come lui soffriamo, il
popolo sente lo spirito di nostro Signore!». (Parola 1,194).
Queste parole di Don Orione ci ricordano San Paolo, nella Prima lettera ai Corinzi:
“Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il
maggior numero: … Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi
sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno.  Tutto io faccio per il
vangelo, per diventarne partecipe con loro.” (1Cor 9,19.22-23)
Questo ci fa capire l’importanza di essere in mezzo alle persone e come le persone,
per poter portare loro il Vangelo di Cristo.
Questo è lo stesso esempio di Cristo, che è venuto a noi, abbassandosi, scendendo
al nostro livello, diventando un uomo a tutto gli effetti come noi, tranne il peccato, e
condividendo con noi la fame, la fatica, il dolore e la morte. Questo è il modo
migliore per evangelizzare, perché è lo stesso usato da Cristo.
Chiediamo allora col canto di essere sempre fedeli a questo e di farci tutto a tutti per
Cristo.

Potrebbero piacerti anche