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VII Giornata di Studio

MATERIALI INNOVATIVI
IN BIOMECCANICA

Messina, 1° luglio 2005


Aula Magna, Facoltà d’Ingegneria
Università degli Studi di Messina
Prefazione
Con l’appuntamento odierno siamo giunti alla VII giornata di Studio sui Biomateriali, questa
volta dedicata ai “Materiali innovativi in Biomeccanica”. Quest’anno, per la prima volta, il
meeting si è tenuto presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Messina che
ha sempre collaborato per tale appuntamento con l’Università degli Studi di Catania fin dalla
prima giornata di studio avvenuta nel luglio 1993. Come sempre, un ottimo comitato
scientifico e organizzativo hanno accompagnato tutte le attività connesse con tale iniziativa
gestendo al meglio la numerosa affluenza dei partecipanti.
E’ questo un appuntamento che con regolarità biennale ci permette di realizzare un momento
di incontro tra i rappresentanti delle diverse aree interessate allo studio dei materiali rivolti
alla realizzazione di protesi. Biologi, Chimici, Fisici, Ingegneri e Medici con interesse e
costante ricerca del metodo e del nuovo, hanno seguito il meeting partecipando alle
discussioni ed ai confronti che si sono aperti durante i lavori.
La sintesi dei vari lavori presentati e pubblicati su questo volume si può così riassumere.
Partendo dalle esigenze del paziente, il medico specialista si propone come obiettivo quello di
ripristinare le originali funzioni dei tessuti e degli organi lesi. L’ingegnere, d’altra parte, si
propone di realizzare sistemi resistenti e duraturi, ergonomici e facili da inserire (o disinserire)
nel corpo umano. Tra questi due obiettivi, il fisico cerca di migliorare gli aspetti di interfaccia
tra il biomateriale e l’ambiente biologico, il chimico di controllare le reattività delle sostanze
adoperate ed il biologo di monitorare la biocompatibilità e la corretta ricrescita cellulare. In
sinergia i vari campi interdisciplinari partecipano, quindi, ad un comune progetto: migliorare
le conoscenze sui biomateriali, dalla loro nascita al loro utilizzo sotto forma di protesi, aiutare
il medico nell’attività clinica e seguire l’evoluzione del paziente allo scopo di ottimizzare i
risultati della ricerca in tale delicato settore.
I risultati fin qui ottenuti, i suggerimenti e gli incoraggiamenti pervenutoci, ci spingono a
continuare questa esperienza costruttiva ed a superare le momentanee difficoltà organizzative.
Il crescente sviluppo di biomateriali, di protesi e di complessi sistemi artificiali, rende
possibile prolungare la vita media dell’uomo riducendone le sofferenze e migliorandone la
qualità della vita. Di fronte a tali importanti problematiche non ci fermeremo certo a tale
incontro ma ne continueremo a proporre altri.

Prof. Lorenzo Torrisi


Prof. Eugenio Guglielmino
Prof. Guido La Rosa
Aula Magna
Facoltà di Ingegneria, Università degli Studi di Messina

VII Giornata di Studio

MATERIALI INNOVATIVI IN BIOMECCANICA

COMITATO SCIENTIFICO
Prof. Pasquale M. Calderale (Politecnico di Torino)
Prof. Domenico Cicciù (Università di Messina)
Prof. Andrea Corvi (Università di Firenze)
Prof. Signorino Galvagno (Università di Messina)
Prof. Eugenio Guglielmino (Università di Messina)
Prof. Guido La Rosa (Università di Catania)
Prof. Gianfranco Longo (A.O. Cannizzaro Catania)
Prof. Francesco Montevecchi (Politecnico di Milano)
Prof. Matteo Pennisi (A.O. Papardo Messina)
Prof. Antonino Risitano (Università di Catania)
Prof. Leonardo Romano (Università di Messina)
Prof. Lorenzo Torrisi (Università di Messina)

COMITATO ORGANIZZATORE
Ing. Nino Campo (Università di Messina)
Ing. Carmelo Clienti (Università di Catania)
Ing. Vincenzo Crupi (Università di Messina)
Ing. Giovanni Maria Grasso (Università di Catania)
Ing.Gabriella Guglielmino (Università di Catania)
Dott.ssa Anna Maria Visco (Università di Messina)
Topics del Convegno

!Materiali biocompatibili
!Materiali intelligenti
!Trattamenti chimico-fisici
!Sistemi di interfaccia
!Aspetti biologici e medici
!Applicazioni in campo medico e sportivo
!Protesi ed ortesi
!Ingegneria clinica
!Sensori e Strumentazione
!Robotica e Prototipazione virtuale

LNS-Catania
INDICE GENERALE
1. Analisi numerico-sperimentale degli effetti di stress shielding indotti da chiodi
endomidollari per la sintesi di fratture diafisarie .................................................................... 3
Filardi V., Guglielmino E., Montanini R., Longo G.
2. Cervical fusion with a new osteoinducing hydroxyapatite -proteic material ...................... 16
La Rosa G., Conti A., Tomasello F.
3. Protesi modulari in titanio e maglia tubulare in polietilen-efteralato per l’ancoraggio
muscolare dopo resezioni ossee massive per neoplasie maligne degli arti ........................... 23
Rosa M.A. - Maccauro G. - Laudati A. - Rossetti D. - Alesci M.
4. La fissazione esterna ibrida: vantaggi biomeccanici e clinici nel trattamento delle fratture
periarticolari.............................................................................................................................. 25
Varsalona R., Carluzzo F., Pulvirenti A., Salvo G., Caputo G., G. Sessa G.
5. Valutazione delle caratteristiche di assorbimento delle resine proteiche mediante un
metodo RGB .............................................................................................................................. 37
CirelloA., Cassaro A., Geraci D. , Melilli D., Pasta A.
6. Analisi parametrica per via numerica e sperimentale delle viti ortopediche in relazione
alla qualita’ dell’osso ................................................................................................................ 46
Grasso G., Salaorno M., Zanetti E.M.
7. Microscale And Nanoscale Camm Characterization Of Tendons ....................................... 57
Vesentini S., Redaelli A., Soncini M., Montevecchi F. M.
8. Applicazione di tecniche mock-up alla pianificazione pre-operatoria di interventi di
artroplastica............................................................................................................................... 68
Zanetti E.M., Bignardi C., Ciuffi L., Calderale P.M.
9. Analisi delle vibrazioni trasmesse al corpo umano da diversi modelli di scarponi da sci.. 76
Crupi V., Guglielmino E., Pirrotta S., Pittaccio S.
10. La degradazione ossidativa del polietilene come causa di osteolisi periprotesica............... 89
Sessa G. Privitera M., Costarella L., Pavone V., Evola F.R.
11. Questioni cliniche aperte nell’utilizzo di impianti protesici in silicone in chirurgia
ricostruttiva mammaria. .......................................................................................................... 97
Catanuto G., Toussoun G., Pennati A., Nava M.B..
12. La scoliosi idiomatica: trattamento ortesico......................................................................... 105
Pennisi M.– De Mauroy J.C.
13. Precoce fallimento di artroprotesi totale del ginocchio da sublussazione dell’inserto tibiale.
Descrizione di un caso............................................................................................................. 107
Bombara A.,Gitto G., Tripodo A., Rizzo A., Stella C.,Pitrone B.
14. Presente e futuro dell’odontoiatria adesiva computerizzata............................................... 108
Rapisarda E., Casella G.
15. Applicazioni biomediche del laser: utilizzo del laser in odontoiatria e in endodonzia ..... 114
Casella G., Rapisarda E.
16. Tecnologie innovative nella pianificazione implantoprotesica dei mascellari................... 128
Oteri G., Cicciù M., Lo Presti L., Nigrone V., Cicciù D.
17. Nuovi materiali per le ortesi in fisioterapia ......................................................................... 136
Maio P., Cavallaro F., Morano A., Trombetta G.
18. Caratterizzazione biomeccanica di campi da calcio in erba sintetica: sperimentazione su
zolla e confronto con terreno naturale .................................................................................. 142
Zanetti E.M., Strano V., Bignardi C., Audenino A.L.

1
19. Analisi, progetto e realizzazione di un robot mandibolare ................................................. 153
Ballistreri F. – Cammarata A. - La Rosa G. –Sinatra R.
20. Preparazione e caratterizzazione di materiali a base di idrossiapatite: influenza delle
variabili di produzione ........................................................................................................... 164
Calafiori A., Furgiuele F. M., Maletta C., Martino G.
21. Dinamica di un meccanismo parallelo a g.d.l. per l’articolazione femorale...................... 175
Cammarata A., Sinatra R.
22. Preparazione ed analisi di rivestimenti a base di fosfati di calcio depositati su componenti
in lega NiTi............................................................................................................................... 185
Calafiori A., Falvo A., Furgiuele F. M., Maletta C., Martino G.
23. Proposta di un nuovo accoppiamento moncone protesi in odontoiatria: studio analitico
numerico e sperimentale......................................................................................................... 194
Cuomo M., Grasso G., Palazzo G.
24. Analisi tensionale in impianti osteointegrati ........................................................................ 196
BaldiniA., Bruzzesi G., Campioni E,Giacobini M., Rivasi S., Strozzi A.
25. Ottimizzazione di un sistema automatico per la dialisi peritoneale neonatale.................. 205
Cappa P., Masia L., Sciuto S. A., Silvestri S.
26. Riferibilita’ dei simulatori nella verifica delle prestazioni dei monitor nibp .................... 211
Vallascas R.
27. Usura dei biomateriali impiegati nella protesi d’anca......................................................... 220
Patti A.M., Vulcano A., Della Rocca C., Serafino A.L., Visco A.M., Torrisi L.
28. Proprietà dielettriche e stato d’idratazione nei tendini di Achille bovini.......................... 227
Musumeci F., Gulino M., Bellia P., Falciglia F., Pappalardo A., Scordino A., Triglia A.
29. Ossidazione e tossicità causate da biomateriali sul trasporto anionico nei globuli rossi
umani........................................................................................................................................ 233
Teti D., Crupi M., Larosa M., Fazio G., Pace M., Romano O., Russo O., Scuteri A. e
Romano L.
30. Effetti modificanti del titanio sulla membrana e sul trasporto anionico negli eritrociti
umani........................................................................................................................................ 238
De Luca G., Romano P., Romano O., Re S., Rigano C., Gugliotta T.
31. Modificazioni meccaniche nel polietilene indotte da fasci di elettroni............................... 242
Campo N., Visco A.M., Torrisi L., Barnà R., De Pasquale D., Trimarchi M., Trifirò A.
32. Caratterizzazione di resine composite trattate con luce alogena e LED........................... 250
Visco A.M., Campo N., Torrisi L., Casella G., Rapisarda E.
33. Rilevazione della cinematica articolare omero-radiale ....................................................... 260
Bramanti P., Di Bella P., Morano A., Galli G., Ipsale M., Barreca P.
34. Fotodeposizione di materiali biocompatibili ........................................................................ 266
Beltrano J.J., Torrisi L., Margarone D.

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MESSINA, 1° Luglio 2005

Caratterizzazione biomeccanica di campi da calcio in erba sintetica:


sperimentazione su zolla e confronto con terreno naturale
Zanetti E.M., Strano V.b, Bignardi C.b, Audenino A.L.a
a
Dipartimento di Ingegneria Industriale e Meccanica, Università
di Catania, V.le Andrea Doria 6 – 95125 Catania (CT), e-mail:
elisabetta. zanetti@ diim.unict.it
b
Dipartimento di Meccanica, Politecnico di Torino

SOMMARIO
L’erba artificiale sta trovando sempre più largo impiego nella costruzione dei campi da calcio:
sono state raggiunte prestazioni ergonomiche soddisfacenti e, rispetto ai campi in erba naturale,
la fruibilità (in termine di ore al giorno e di condizioni meteorologiche) è maggiore mentre i costi
di manutenzione risultano drasticamente ridotti. Negli anni, sono state ideate e costruite diverse
tipologie di superfici di gioco e non è agevole identificare criteri per discriminare le rispettive
prestazioni.
Questo lavoro presenta alcune metodologie che permettono di valutare le principali proprietà
meccaniche delle superfici da gioco: rigidezza, smorzamento specifico ed attrito; tali grandezze
sono infatti determinanti dal punto di vista delle prestazioni biomeccaniche.
La metodologia messa a punto è stata utilizzata per confrontare un terreno naturale con due
diverse superfici artificiali ed ha permesso di evidenziarne il diverso comportamento meccanico:
si è dimostrato che un carico pari a 3000 N produce affondamenti da 2.6 a 3.3 volte quello della
terra battuta a seconda del tipo di intasamento utilizzato; lo smorzamento specifico può essere
simile (terreno intasato con compound termoplastico) o superiore di quasi il 50 % (terreno
intasato con SBR vulcanizzato). Infine l’attrito nei terreni artificiali è pressoché doppio di quello
proprio dei terreni naturali.
Nel complesso si ritiene che tale metodologia abbia la potenzialità di fornire utili indicazioni in
sede progettuale.

ABSTRACT
Artificial turf is being used more and more often: it gives higher availability, requires much less
maintenance and new releases have reached good ergonomics.
Different solutions have been introduced and it is not easy to be able to discriminate among
different performances.
This paper introduces a methodology to be used in order to be able to assess three peculiar
mechanical properties of artificial turf that are: stiffness, specific damping and friction. In the
opinion of the authors, these properties have direct relationship to biomechanical aspects such as
ergonomics and risk injuries.
The set up methodology has been used to test two different artificial turfs and to compare them to
the performance of natural fields, demonstrating that differences among mechanical behaviours
can be appreciated: an axial load equal to 3000 N can produce displacement from 2.6 to 3.3
times natural earth displacement; specific damping might be similar between natural and artificial
ground (in the case of thermoplastic compound infill) or almost 50% higher for artificial ground

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(in the case of SBR infill). Finally, friction is almost double in artificial grounds compared to
natural ones.
On the whole, this methodology is likely to be able to give useful information for the design of
new artificial turfs.

INTRODUZIONE
L'erba artificiale ha fatto la sua comparsa in Europa circa quindici anni fa; si trattava di una fibra
di polipropilene intasato con sabbia che però creava rilevanti problemi di abrasione durante le
cadute; la ricerca e la sperimentazione hanno portato alla realizzazione, circa due anni fa, di una
fibra meno dura, in polietilene, intasata sempre con sabbia nella parte inferiore, ma con granuli di
gomma in quella superiore. Il successo di tali nuove superfici è notevole, prova ne sia che saranno
ammesse nelle Coppe europee a partire dal 2005 e sarà possibile disputare il 40% degli incontri
preliminari dei Mondiali tedeschi del 2006 su manti artificiali.
Conseguentemente allo sviluppo di queste tecnologie, si è reso necessario uno sforzo normativo
da parte delle più importanti federazioni del calcio, finalizzato a discriminare i diversi tipi di
manto artificiale e stabilire i criteri di massima per l’accettabilità di una data tipologia di campo.
Per quanto riguarda gli aspetti propriamente biomeccanici ed ergonomici [1], le grandezze fisiche
coinvolte sono essenzialmente tre: la rigidezza, lo smorzamento specifico e l’attrito [2]. La
rigidezza determina la capacità del terreno di immagazzinare energia [3] per valori prestabiliti di
deformazione; una rigidezza più elevata implica una maggiore capacità di immagazzinare
energia, ma determina forze d’impatto più elevate in seguito ad urto. Queste ultime sono peraltro
anche legate allo smorzamento [4] che è anche la grandezza fisica che determina il tempo nel
quale eventuali oscillazioni e vibrazioni si estinguono. Infine l’attrito è il principale responsabile
del valore limite delle forze di taglio trasmissibili per contatto tra giocatore e terreno.
Le prove sui campi in erba artificiali possono perseguire principalmente due obiettivi ossia la
valutazione delle rispettive prestazioni oppure l’identificazione di alcuni parametri chiave nella
modellazione fisica dei terreni stessi. Il primo obiettivo viene perseguito dalle federazioni
calcistiche quando è necessario stabilire i criteri di ammissibilità delle superfici di gioco. FIFA e
UEFA per esempio, hanno messo a punto una serie di prove standardizzate, finalizzate a valutare
le condizioni di giocabilità (rimbalzo verticale del pallone, rimbalzo angolato, scorrimento del
pallone, ecc). Mentre, per quanto riguarda gli aspetti più propriamente biomeccanici, le prove
standardizzate (Atleta di Berlino) prevedono la caduta di un grave di massa nota da un’altezza
prestabilita; la capacità di assorbimento degli urti della superficie di gioco viene valutata in base
al rapporto tra due rimbalzi successivi (prova di ‘massima deformazione’) ed in base al primo
picco registrato conseguentemente all’impatto della massa sul terreno (prova di ‘forza massima’).
In tutti i casi viene fornito uno ‘stimolo’ noto al terreno e si registra la risposta più selettiva dal
punto di vista della grandezza fisica che si sta indagando [5]. La necessità di dare criteri di
ammissibilità nel modo più immediato e semplice possibile, implica la messa a punto di prove
sperimentali standard e l’acquisizione di un numero limitato di grandezze di controllo, relative
alle specifiche condizioni di prova. D’altra parte, così operando, è impossibile ottenere
informazioni generali circa la caratterizzazione di una data superficie di gioco, dal momento che
si stanno indagando comportamenti marcatamente non lineari, non descrivibili con pochi
parametri; quindi le stesse condizioni sperimentali e la scelta delle variabili di controllo
potrebbero apparire arbitrarie [6].
L’identificazione di modelli completi multiparametrici dei terreni di gioco persegue un obiettivo
decisamente più ambizioso costituendo la base per prevedere il comportamento del terreno stesso
in svariate condizioni. Ciò richiede, a livello sperimentale, l’acquisizione di un maggior numero
di informazioni (per esempio l’intero andamento della rigidezza in funzione del carico anziché un
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unico valore rappresentativo, come nel caso delle prove di ammissibilità). Tale caratterizzazione
della superficie di gioco è inoltre finalizzabile anche alla progettazione di nuove coperture.
Diversi tipi di prove sono già state sviluppate nell’ambito della ricerca geologica ed alcune di
queste sono applicabili anche a questo particolare tipo di terreno stratificato; uno studio recente
ha dimostrato per esempio che il granulato in gomma diminuisce la durezza e la resistenza a
taglio del terreno [7], ma il tipo di terreno indagato era differente da quello utilizzato nel gioco
del calcio; di fatto non sono ancora stati pubblicati dati quantitative inerenti e pochi protocolli di
prova sviluppati in campo geologico possono avere valenze in campo biomeccanico.

MATERIALI E METODI
Campioni in erba e terra battuta
In tutto sono stati analizzati cinque campioni: due zolle in terra battuta e tre zolle in erba
artificiale fornite da due ditte produttrici, due intasate in compound termoplastico e l’altra in SBR
vulcanizzato. Le zolle in terra battuta sono state prelevate dal campo comunale della Pellerina,
sito nel Comune di Torino avendo l’accortezza di ‘tagliarle’ senza che si sgretolassero; l’altezza
ottimale del prelievo doveva essere pari alla profondità fino alla quale il terreno “sente” la forza
applicata in superficie ed è stata posta pari a 10 cm avendo verificato che altezze superiori
producevano le medesime prestazioni meccaniche. Tutte le zolle sono state collocate in scatole di
legno identiche in modo tale da non invalidare il confronto tra i diversi campioni; l’area
superficiale è stata massimizzata per limitare gli effetti di “bordo”, tenendo conto che il massimo
ingombro era limitato dalla distanza tra i due montanti della macchina di prova; si è optato quindi
per una superficie quadrata avente dimensione pari a 40 x 40 cm2.

Misura della rigidezza e dello smorzamento specifico


Le prove sono state eseguite in laboratorio mediante una macchina di prova statica a vite
(Schenck RSA 100 kN, Schenck Trebel Corporation, USA). La macchina è stata attrezzata
avvitando all’estremità mobile un tastatore costituito da un piatto cilindrico di diametro pari a 70
mm, simile a quello utilizzato nelle prove FIFA e UEFA che prevedono l’utilizzo dell’”atleta di
Berlino”.
Sono state identificate cinque posizioni di misura su ciascuna zolla. Il tastatore eseguiva cinque
cicli consecutivi di compressione con carichi compresi tra un precarico di compressione pari a 15
N fino ad un carico massimo prestabilito pari rispettivamente a 1000N, 2000 N e 3000 N; l’ultimo
carico rappresenta, secondo letteratura, la sollecitazione massima derivante dall’azione dinamica
di un soggetto del peso di circa 80 kg. Le prove sono state eseguite a tre diverse velocità: 20
mm/min, 40 mm/min, 60 mm/min.
L’analisi delle curve sperimentali di carico/scarico è stata svolta con il duplice scopo di
sviluppare considerazioni riguardanti la rigidezza dei diversi terreni e la rispettiva capacità
smorzante. Per quanto riguarda la rigidezza, si è lavorato sulla curva “media”, equidistante tra la
curva di carico e quella di scarico del 4° ciclo; quest’ultima presentava in tutte le prove un
andamento monotono crescente concavo (Fig. 1); questo significa che i terreni hanno un
comportamento di tipo “hardening”, ossia presentano un rigidezza crescente all’aumentare della
forza applicata. Sono stati utilizzati per l’interpolazione modelli polinomiali, esponenziali (del
primo ordine o ordini superiori) o logaritmici. Il modello migliore è risultato quello esponenziale
del primo ordine;. La curva esponenziale di cui sopra risulta completamente definita da due
coefficienti (“b” ed “m”), avendo un’espressione del tipo:

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m
y!b e
Il primo coefficiente “b” definisce la posizione della curva lungo l’asse delle ascisse; è stato
normalizzato per tutte le curve ponendo l’origine dell’asse che misura gli spostamenti in
corrispondenza dell’affondamento ottenuto con un precarico di compressione pari a 15 N.
Il secondo coefficiente “m” descrive la rapidità con cui cresce la curva e può essere posto in
rapporto diretto con la rigidezza: un valore più elevato di tale coefficiente implica un
comportamento più rigido del terreno in esame. In tutte le prove eseguite il coefficiente di
confidenza R2 è risultato molto vicino all’unità, confermando la validità del modello adottato.
Avendo misurato le medesime caratteristiche utilizzando una zolla in terra battuta profonda 10 cm
ed un’altra da 20 cm, la prima è stata ritenuta sufficientemente profonda per individuare le
caratteristiche dei campi in terra battuta.
Per quanto riguarda la capacità smorzante del terreno, tale caratteristica può essere valutata sulla
base del ciclo di isteresi. L’area del ciclo di isteresi è stata valutata per integrazione delle curve di
carico e scarico e rappresenta l’energia dissipata. Per poter confrontare curve ottenute per diversi
livelli di carico e per diverse rigidezze del terreno, è utilizzato il parametro “"”, detto
smorzamento specifico, dato dal rapporto tra l’energia dissipata e l’energia elastica fornita

10000
0,5116x
y = 0,4654e
2
R = 0,9261

1000
Forza [N]

100

10
7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18
Spost [mm]

Fig. 1: 4° Ciclo, SBR vulcanizzato, v=40 mm/min

E dissipata
# !
E elastica

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Misura dell’attrito
Le prove finalizzate alla misura dell’attrito tra la zolla ed il tastatore hanno richiesto lo sviluppo
di un’attrezzatura specifica (detta ‘Ragno’), interfacciabile con la macchina di prova; l’obiettivo
era quello di caricare il terreno, tramite tastatore, con una forza puramente normale. La struttura
realizzata è costituita da un ‘ragno’ metallico costituito da un piano con tre zampe, alle cui
estremità sono stati montati cuscinetti di rotolamento in modo da permetterne la traslazione. Il
piano suddetto è stato forato al centro per permettere il passaggio di un albero all’estremità del
quale è stato collegato lo stesso tastatore usato nelle prove di compressione. Lo scorrimento
dell’albero rispetto al piano è stato ottenuto tramite un cuscinetto assiale a ricircolo di sfere; la
parte superiore dell’albero è stata forata e filettata per avvitarvi una barra portapesi, avente la
funzione di simulare il peso del giocatore. Sulla superficie laterale del tastatore è stato avvitato
un gancio atto a trascinarlo orizzontalmente sul terreno; tale spostamento veniva imposto dalla
traslazione verticale della traversa della macchina, grazie ad un’opportuna puleggia di rinvio.
Le prove sono state eseguite a bassa (40 mm/min) ed alta (500 mm/min) velocità; per ciascuna
zolla sono state identificate due traiettorie ortogonali di lunghezza pari a 120 mm, lungo le quali
muovere il tastatore; la forza verticale imposta è stata progressivamente incrementata da 98 N
fino a 785 N in 8 prove in successione (il carico massimo applicato corrisponde al peso medio di
un giocatore adulto).
Il coefficiente di attrito “f” è stato calcolato in base al rapporto tra la forza trasversale “T”,
necessaria ad ottenere lo spostamento del “Ragno” e la forza normale “N”, data dai pesi calibrati
sovrapposti, secondo la nota formula:

T
f !
N

L’approccio sperimentale proposto è stato validato facendo scorrere il tastatore su di un piano in


acciaio con o senza l’interposizione di un velo di lubrificante; i coefficienti di attrito misurati
(0.14 con lubrificante, 0.16 senza) sono risultati attendibili.
In Fig. 2 viene riportato il grafico di un andamento tipico ed il corrispondente valore della forza
tangenziale.

450

360
Forza [N]

270

180

90

0
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120

Spost [mm]

Fig. 2: Prova di attrito sulla zolla di SBR Vulcanizzato:


la forza tangenziale media risulta pari a 459 N.

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RISULTATI
Nel seguito si riportano i principali risultati ottenuti nel corso della sperimentazione, suddivisi a
seconda della grandezza fisica indagata: la rigidezza, lo smorzamento specifico o l’attrito.
Rigidezza
I principali risultati sono elencati in Tabella 1. Per quanto riguarda l’esponente di decadimento,
per le zolle in erba artificiale, si è riscontrato uno scostamento percentuale rispetto al valore
medio pari al 9.1%. Per quanto riguarda invece la zolla in terra battuta i dati ottenuti sono
decisamente più dispersi potendosi ottenere un errore percentuale anche oltre il 50%; ciò è dovuto
principalmente al fatto che le proprietà misurate sono più disuniformi all’interno della zolla
prelevata: quando le prove vengono ripetute nella stessa posizione, l’errore percentuale massimo
si riduce al 3% per le zolle in erba artificiale e all’8% per la zolla in terra battuta.
Dall’analisi statistica dei risultati ottenuti si evince che ne la velocità ne l’ampiezza del carico
sono influenti sulla rigidezza della zolla, quanto meno per il ristretto campo di variazione di
velocità (da 20 a 60 mm/min) e di carico (da 1000 a 3000 N) qui analizzati.
Nonostante l’alta variabilità dei risultati, si è dimostrato che le rigidezze dei diversi terreni sono
significativamente diverse (p<10-5, test di Friedman per campioni appaiati), qualunque sia la
coppia di terreni messi a confronto (test di Bonferroni, p<0.05). In particolare, ordinando i terreni
per rigidezza crescente, la sequenza corretta è: intasamento con SBR vulcanizzato, intasamento
con mescola termoplastica, terra battuta: secondo i coefficienti calcolati, un carico di
compressione pari a 3000 N determina un affondamento pari a 10.6 mm nel terreno intasato con
SBR vulcanizzato, 8.3 mm nel terreno intasato con mescola termoplastica e 3.2 mm nel terreno
naturale. I risultati qui esposti sono riassunti in Fig. 3.

12

10
s_3000 ±$ [mm]

SBR_vulcanizzato Mescola Terra


Termoplastica
Fig. 3: Affondamenti per un carico pari a 3000 N

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Smorzamento specifico
Nel caso dello smorzamento si è ottenuta una migliore ripetibilità con un errore percentuale
inferiore al 4,5 % per i terreni artificiali e a circa il 25.1% per i terreni naturali.
La velocità di carico è risultata influente (p<0.02, test di Friedman per dati appaiati): quando la
velocità sale da 20 mm/min a 60 mm/min, lo smorzamento specifico si riduce del 5-16%.
Anche l’ampiezza di sollecitazione si è rivelata influente (p<0.06, test di Friedman per dati
appaiati): quando il carico di compressione aumenta da 1000 N a 3000 N, lo smorzamento
specifico aumenta del 9-16%. Tali considerazioni sono state riscontrate per tutte le zolle
esaminate.

Tabella 1: Comportamento meccanico delle diverse zolle

SBR vulcanizzato Mescola termoplastica Terra


Velocità 20 40 60 20 40 60 20 40 60
Carico [mm/min]
[N]
1000 b 0.54 0.73 1.53
[mm-1]
s_ 9.8 7.3 3.5
3000 [mm]
K_ 3.04E+05 4.11E+05 8.62E+05
sec [N/m]
K_ 1.62E+06 2.19E+06 4.59E+06
tan [N/m]
2000 b 0.53 0.65 2.06
[mm-1]
s_3000 10.0 8.2 2.6
[mm]
K_ 2.99E+05 3.66E+05 1.16E+06
sec [N/m]
K_ 1.59E+06 1.95E+06 6.18E+06
tan [N/m]
3000 b [mm-1] 0.44 0.49 0.51 0.55 0.61 0.67 1.39 1.47 1.92
s_3000 12.0 10.8 10.4 9.6 8.7 7.9 3.8 3.6 2.8
[mm]
K_sec 2.48E+05 2.76E+05 2.87E+05 3.10E+05 3.44E+05 3.77E+05 7.83E+05 8.28E+05 1.08E+06
[N/m]
K_tan 1.32E+06 1.47E+06 1.53E+06 1.65E+06 1.83E+06 2.01E+06 4.17E+06 4.41E+06 5.76E+06
[N/m]

b = esponente della curva i regressione


s_3000 = spostamento ottenuto con un carico pari a 3000 N
K_sec = rigidezza secante, definita come la pendenza della retta che passa per l’origine della
curva forza/spostamento (0 mm, 15 N) e per il punto estremo (s_3000, 3000 N)
K_tan = rigidezza tangente, definita come la pendenza della retta tangente alla curva
forza/spostamento nel punto (s_3000, 3000 N)

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0.9
Smorzamento specifico ±$%

0.8

0.7

0.6

0.5

0.4

0.3

0.2

0.1

SBR_vulcanizzato Mescola Terra


Termoplastica

Fig. 4: Smorzamento specifico per un carico normale pari a 3000N ed una velocità di carico pari a 60
mm/min.

Nonostante l’alta variabilità dei risultati, si è dimostrato che lo smorzamento specifico è


significativamente diverso per i diversi terreni (p<2·10-3, test di Friedman per campioni appaiati);
in particolare il terreno con intasamento in SBR vulcanizzato si comporta in modo
significativamente diverso dal terreno con intasamento con mescola termoplastica e dal terreno
naturale (test di Bonferroni, p<3·10-6), mentre questi ultimi danno prestazioni similari. Tali
risultati sono riassunti in Fig. 4; il terreno intasato con mescola termoplastica presenta uno
smorzamento specifico superiore del 46% a quello del terreno intasato con SBR vulcanizzato.

Attrito
L’analisi di ripetibilità dei dati ottenuti ha fornito indicazioni diverse a seconda del tipo di zol-la
analizzato; tale risultato è coerente con le osservazioni sperimentali laddove si era constata-to
come il procedere del ‘Ragno’ fosse più o meno regolare a seconda del terreno analizzato.
La zolla intasata in SBR vulcanizzato porge una deviazione percentuale massima rispetto al
valore medio del 5.1% ed è quella che ha fornito la migliore ripetibilità dei risultati. Viceversa i
dati relativi alla zolla intasata con mescola termoplastica e alla zolla in terra battuta sono risultati
più dispersi con una deviazione percentuale massima dalla media rispettivamente del 20.2% e del
18.7%. La ragione di questi risultati va ricercata nell’irregolarità delle zolle stesse che faceva sì
che il tastatore sul quale gravava un peso prestabilito fosse soggetto a continui impuntamenti e di
fatto affondasse su di un terreno sconnesso. I risultati principali sono riportati in Figura 5.
Dall’analisi statistica dei risultati ottenuti si evince che né la velocità né il carico normale sono
influenti sul coefficiente di attrito dinamico tra il tastatore e la zolla, nonostante i due valori di
velocità analizzati fossero ben diversi (40 mm/min 500 mm/min) ed il campione di carichi
normali considerato fosse piuttosto esteso. Certamente comunque tale risultato è stato anche
originato dall’ampiezza dell’errore cui sono soggette queste misure.

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Il confronto tra i coefficienti di attrito dinamico relativi ai dei diversi terreni ha evidenziato come
in generale le prestazioni siano differenti (test di Friedman, p<2·10-4); la zolla in terra battuta è
caratterizzata dal coefficiente di attrito minimo (pari a 0.42), mentre i due fondi in erba artificiali
sono caratterizzati da coefficienti di attrito tra loro prossimi.

1.20
Coefficiente di attrito f ±$%

1.00

0.80

0.60

0.40

0.20

0.00
SBR_vulcanizzato Mescola Terra
Termoplastica

Fig. 5: Confronto dei coefficienti di attrito

Discussione

Le prove illustrate permettono una caratterizzazione più completa di quelle proposte dalle
federazioni calcistiche: come già riportato nell’introduzione, queste ultime propongono la
valutazione delle proprietà dinamiche del terreno mediante la realizzazione di un urto e la misura
delle conseguenti deformazioni e forze di impatto. Di fatto, l’esito di queste prove è fortemente
condizionato dalla risposta in frequenza della strumentazione utilizzata e infatti recentemente
sono state pubblicate diverse raccomandazioni circa i filtri da utilizzare in acquisizione e le
rispettive frequenze di taglio [8]. Un secondo inconveniente è dato dal fatto che il risultato
dipende in pari misura sia dalla rigidezza del terreno sia dal rispettivo smorzamento, così come è
stato chiaramente sottolineato da Dura [9]. Infine, la prova standardizzata può risultare arbitraria:
è verosimile che per frequenze diverse (diversa massa e rigidezza dell’atleta artificiale) i risultati
possano variare in modo sensibile in quanto il sistema si comporta in modo non lineare.
Per quanto riguarda la misura del coefficiente di attrito, le federazioni calcistiche propongono una
prova in cui si pone in rotazione mediante un manubrio un disco appoggiato sul terreno, sul quale
grava un peso di 80 kg; il principale inconveniente in questo caso è dato dall’attivazione manuale
del dispositivo, determinando questa una scarsa ripetibilità dei risultati.
La metodologia messa a punto è stata parzialmente validata confrontando gli esiti delle prove
sperimentali con i giudizi dati da oltre 1800 giocatori dilettanti intervistati a fine partita. In
particolare, è risultato che il tipo di intasamento giudicato più favorevolmente dai giocatori per
quanto riguarda la durezza e l’SBR vulcanizzato che, in queste prove, si è dimostrato essere meno
rigido. Lo stesso intasamento è stato giudicato meno faticoso e, effettivamente, si è dimostrato in
queste prove avere uno smorzamento specifico minore. Per quanto riguarda l’attrito, gli stessi

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questionari indicavano una preferenza verso l’intasamento in mescola termoplastica nelle azioni
in scivolata, mentre, in questo caso, le prove sperimentali non hanno evidenziato differenze
significative tra i due tipi di intasamento, principalmente a causa della scarsa ripetibilità dei
risultati.
Le differenze nelle prestazioni meccaniche delle diverse superfici di gioco indagate sono in
accordo con le indicazioni espresse da Lees and Nolan [10] secondo i quali non sono tanto i
campi artificiali a determinare un rischio di infortunio, bensì il cambiamento frequente della
superficie di gioco (quando per esempio gli atleti sono in trasferta): ogni superficie, avendo
peculiari caratteristiche meccaniche determina la necessità per i giocatori di un tempo di
‘adattamento’.
Inoltre, anche altri autori hanno riscontrato un maggiore coefficiente di attrito nelle superfici in
erba artificiale [11]; questo dato induce a pensare che tali terreni possano essere più pericolosi
nelle manovre si ‘scarto’ o cambio di direzione.

Conclusioni
In questo lavoro sono stata proposte due prove di laboratorio che permettono la caratterizzazione
dinamica (rigidezza e smorzamento specifico) di zolle utilizzate per campi da calcio e la misura
del rispettivo coefficiente di attrito. Le prove possono essere eseguite per diverse velocità e per
diverse ampiezze di carico in modo da poter apprezzare eventuali comportamenti non lineari.
Si è dimostrato come tali prove siano utili per evidenziare le diverse prestazioni meccaniche delle
zolle naturali e di fondi artificiali realizzati con diversi tipi di intasamento.
Nel complesso si ritiene di avere messo a punto una metodologia utile a livello progettuale per il
confronto di diverse soluzioni tecnologiche.
Il passo successivo consiste nel porre in relazione le grandezze fisiche indagate con le accele-
razioni percepite a livello delle articolazioni e, in ultima analisi, con il rischio di infortunio, in
modo da stabilire valori ottimali di rigidezza, smorzamento e coefficiente di attrito.

Ringraziamenti
Questo lavoro è stato finanziato dal Comune di Torino

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Bibliografia
[1] BM Nigg, MR Yeadon, “Biomechanical aspects of playing surfaces”, J. Sports Sci., Vol. 5,
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surfaces”, Med. Sci. Sports Exerc., Vol. 27, 1, 1995, pp.92-97 (Journal)
[3] BM Nigg, BA Kerr, “Biomechanical Aspects of Sport Shoes and Playing Surfaces”,
Calgary, AB, University of Calgary, Canada, 1983 (Book).
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peaks during running”, J. Biomech., Vol. 32, 8, 1999, pp. 849-856 (Journal)
[5] H-J Kolitzus, “Criteria for the dvelopment of guidelines/standards for sport surfaces”, 3rd
Symposium on Sports Surfaces, ISSS (International Association for Sports Surface
Sciences), University of Calgary, 2003 (Proceedings) http://www.isss.de/conferences
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[6] Biomechanic Evaluation Report - XLTurf™ (E-Publication ) http://www.centaurfloors.
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[7] PH Groenevelt, PE Grunthal, “utilisation of crumb rubber as soil amnedment for sports turf,
Soil&Tillage Res., Vol. 47, 1998, 169-172
[8] Harrison M, “Factors Affecting the results of the ‘Berlin Artificial Athlete’ shock absorption
test”, ISSS Publication (International Association for Sports Surface Sciences) (E-
Publication) http://www.isss.de/publications/ArtificialAthlete/mark039.html
[9] Dura J, “Análisis de la normativa artificial para fútbol: resultados preliminares del proyecto
europeo SOCRATURF”, Rev. de Biomec., Vol. 39, 2003, pp. 19-22 (Journal)
[10] A Lees, L Nolan, “The biomechanics of soccer: a review”, J Sports Sci., Vol. 16, 3, 1988,
pp. 211-234
[11] PW Cawley, RS HeidtJR, PE Scranton, GM Losse, ME Howard, “Physiological axial load,
frictional resistance, and the football shoe-surface interface”, Foot Ankle Int., Vol. 24, 7,
2003, pp. 551-556.

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