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CBT-E

È una forma specifica di CBT incentrata sulla PSICOPATOLOGIA che adotta un modello
psicologico per spiegare il perché le persone utilizzano comportamenti nocivi per la propria
salute.
Le espressioni di un soggetto affetto da DA sono EGOSINTONICHE, ovvero il soggetto
fatica a vedere che i suoi comportamenti sono un problema, li percepisce come una scelta
personale che ha una funzione positiva. Non vuole che cambino.

- Nel trattamento, il paziente deve avere un ruolo ATTIVO, capendo il suo problema
e decidendo di affrontarlo facendo squadra con il TERAPEUTA (EMPIRISMO
COLLABORATIVO), che dovrà aiutare alla comprensione del funzionamento dei
meccanismi di mantenimento. I genitori, dal canto loro, dovranno facilitare il
trattamento cercando di creare un contesto che favorisca il cambiamento.

Una cosa imporrante è non chiedere al paziente di fare cose che non vuole fare, perché
questo aumenterebbe la sua resistenza al cambiamento.
Se il paziente non dovesse essere d’accorso sul fatto che ha un problema da affrontare, il
trattamento non inizia e viene sospeso.

- Inizialmente l’ostacolo maggiore potrebbe essere rappresentato dalla assenza della


consapevolezza del disturbo e la mancanza di motivazione al cambiamento.
In alcuni casi, potrebbe accadere che soggetti affetti da DA, ad esempio AN,
interpellino tra le prime figure di professionisti il nutrizionista, paradossalmente non
per chiedere aiuto ma per desiderio di perdere ulteriormente peso.
• Una volta che giunge il paziente bisogna innanzitutto comprendere l’entità del suo
DA e fargli delle domande a riguardo:
a) ABITUDINI ALIMENTARI
b) FREQUENZA DEL CHECK DEL PROPRIO CORPO E MONITORAGGIO DEL
PESO
c) ASSUNZIONE DI LIQUIDI
d) PAURA DI INGRASSARE
e) ASSENZA DI CICLO MESTRUALE

• Sarà bene poi iniziare a parlare al paziente del suo DA e chiedere che cosa ne
pensa; in base alla risposta ottenuta, bisognerà creare DISSONANZA, ovvero far
vacillare le sue convinzioni, senza però avere un atteggiamento PATERNALISTICO
e senza SCREDITARE le sue affermazioni, in modo da farlo sentire accolto e
capito.

Questa fase di conoscimento è la “SEDUTA 0”, che può durare dalle 2 alle 4 sedute.
La parte più difficile sarà spiegare al paziente che la terapia CBT-E è divisa in 3 PASSI:

• PASSO 1: dura dalle 3 alle 4 settimane con 2 incontri a settimana. Ha l’obiettivo di


far comprendere al paziente i MECCANISMI DI MANTENIMENTO del DA, in modo
da capire se è predisposto al cambiamento.
- Si dovrà incominciare a fargli stilare una lista delle cose NEGATIVE e di quelle
POSITIVE incominciando a lavorare proprio sulle prime.
Per avere un corretto monitoraggio è indispensabile l’introduzione di una SCHEDA
DI MONITORAGGIO su cui bisognerà riportare in apposite colonne gli “alimenti”
non appena vengono assunti, “quante volte”, “dove”, se ci sono stati
“comportamenti di compensazione” ed eventuali “commenti”. Ad ogni
comportamento reputato eccessivo bisognerà mettere un asterisco in
corrispondenza di esso ed un commento associato.

Detto ciò, è possibile fornire al paziente di un piano alimentare detto “3+2+0”,


ovvero:

3 PASTI + 2 o 3 SPUNTINI

dove lo 0 sta ad indicare che non si può mangiare tra uno spuntino e l’altro.

COLAZIONE / SPUNTINO A METÀ MATTINATA / PRANZO / SPUNTINO A METÀ


POMERIGGIO / CENA / PUNTINO OPZIONALE

- Nella TERZA SEDUTA, a conclusione del PASSO 1, si farà una tabella dei PRO (i
motivi per cui restare nello stato attuale) e dei CONTRO (i motivi pe cambiare) e
dopo aver spronato il paziente su altri eventuali PRO e CONTRO per 10 minuti al
giorno, si farà una TABELLA CONCLUSIVA, in cui saranno scritti tutti i motivi per
cui si dovrebbe recuperare peso.

• PASSO 2: in questo passo l’obiettivo sarà portare il BMI a 19, nei pazienti
sottopeso, ed affrontare i meccanismi di mantenimento ed anche sviluppare abilità
per affrontare eventuali passi indietro. Per i sottopeso bisognerà affrontare il
processo di mantenimento più forte: il BASSO PESO, eliminato il quale il paziente
riuscirà a liberarsi dello stato mentale del disturbo.
Bisognerà dare delle linee guida ed educare il paziente al recupero del peso:
1. MISURAZIONE DEL PESO UNA VOLTA A SETTIMANA IN AMBULATORIO E
VALUTAIONE DEI RISULTATI
2. PROGRAMMARE L’ALIMENTAZIONE FORNENDO DUE TIPOLOGIE DI
MENÙ:
a. 1 SETTIMANA UN “MENÙ A” A 1500 Kcal
b. 2 SETTIMANE UN “MENÙ B” A 2000 Kcal
Dopo aver monitorato l’andamento del piano alimentare, se non ci dovesse essere
incremento di peso soddisfacente, si può passare ad un “MENÙ C” da 2500Kcal
introducendo bevande energetiche

Dopo avere preso in rassegna ed analizzato i vari meccanismi di mantenimento, si


passerà allo stilare una lista dei CIBI EVITATI e quindi VIETATI dividendoli in
quattro gruppi di ordine di difficoltà di reintroduzione. Concordare con il paziente il
progressivo reintegro che avverrà gradualmente nelle settimane a seguire.

• PASSO 3: affrontare le preoccupazioni di fine trattamento ed assicurarsi che i


processi siano mantenuti, minimizzando il rischio di ricaduta.

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