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TERTIU PATÉÌÀ ACC IPE VQTUM


‘F38
SAN GIROLAMO
IJIMOSTBATO

E‘VIDENTEMENTE DI PATRIA ISTBIANO

APOLOGL4
DEL CAN.“ PIETRO STANCOVICH
SOCIO DI VARIE ACCADEMIE

CONTRO

LA RISPOSTA
DI D. GIOVANNI CAPOR
DALMATINO.

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Naueanli slomacho cibo: ‘ingero.


D. HIERONYMUS in Apol.‘ Ruffini.
\\Q\ns\\ww\gs un.

TRIESTE
PRESSO G10. MABENIGH TIPOGRAFO

1829
‘ Q/C/ìfè/Jè/UlfòZfi/CWC‘UQQ/CIP/è/P/èfllfyèefèfi/CQ/BQQQRM

PRELIMINARE.

l. Sino da cinque anni nello stendere la


BIOGRAFIA ISTBIANA , esaminando l’argomento
della patria di S. Girolamo , e quanto su di
ciò fino allora fu scritto , rimasi convinto che
fra i tre partiti pretendenti la cittadinanza
del Santo , le istriane ragioni prevalevano alle
dalmatiche, ed ungariche. - Siccome la
Biografia non poteva sortire alla luce che
dopo qualche anno , cosi mi parve somma
prudenza, prima di arrogarmene la proprietà,
di stendere i miei ragionamenti sulla di lui
patria, e sulla lingua slava relativa allo stesso,
pubblicandoli nel 182 4 coi tipi Picotti in
Venezia , col titolo : Della patria di S. Gi
rolamo, e della lingua slava relativa alle
. Q
4
stesso, di pag. 101, invitando gentilmente a
pag. 55 e mi , chiunque pensasse in contra
rio a comunicarmi le sue opposizioni, ri
cevendo ciò come onore e somma gentilez
za . . . . . e se convincenti palesare pub
blicamente il mio errore.
2. Il mio opuscolo è scritto con quei
modi urbani, che non devono essere disgiun
ti dalla repubblica letteraria, che convengo
no a chi nacque civilmente, sorti un’ edu
cazione civile, e che devono parzialmente
essere il carattere distintivo di chi indossa
la divisa di Cristo. Se io fossi stato animato
dall’ amore di patria, o dallo spirito dipar
tito , non avrei pubblicato in precedenza que
st’ opuscolo, nè invitato alcuno a favorir
mi delle opposizioni; ma avrei atteso la pub
. blicazione della Biografia, inserendovi S. Gi
rolamo, portando colà le ragioni opportune.
- Questa circospetta condotta preventiva ,
e questo preventivo eccitamento dimostra
5
evidentemente, che io era guidato unicamente
dall’ indagine del vero, nè dominato dall’am
bizione di arrogarmi a concittadino il Mas
simo Dottore. -- A chiunque diedi ‘il mio
op uscool , l o d ie di con p iena con1fd enza p re
gando ciascheduno di leggerlo attentamente ,
.ed indicarmi l’ ingenuo suo parere; modo
tenuto pure vocalmente con varj dalmati,
eccitandoli alresame, farmi le opportune op
posizioni, e‘ scrivere in contrario, se trovas
’sero argomento soddisfacente. Anzi dirò, che
a certo abate jVIori , impegnatissimo a ris
pondere per geloso amore di patria, e che
perlustrò la Dalmazia ‘ più volte , eccitando
i suoi patrioti a sostenerne la pretesa pro
prietà , io dissi in Venezia nel 1824, men
tr’ era reduce da Padova, ov’ egli abita, che
‘senza perdere il tempo in’cose di poca en
tità, era sufiiciente , che si attenesse ai tre’
testi del Santo , ed al fatto della di lui So
rella, cercando di applicarli ragionevolmente
6
alla Dalmazia; e che se vi sortisse con feli
cità, vinta avrebbe la causa. Dirò innoltre,
che chiunque lesse il mio libro, ed ebbi
occasione di parlare, entrò nella mia opinio
ne, non esclusi dei dalmati, fra quali ne
uominerò uno soltanto, perchè opportuno,
il‘ fu provinciale de’ minori conventuali pa
dre maestro Tommaseo, penitenziere illirico
di S. Pietro in Vaticano a Roma, al quale
io diedi nell’anno scorso colà l’ opuscolo, e
che dopo letto applaudì alle ragioni emesse,
e ne rimase convinto.
3. Un silenzio di quattro anni, dopo
tanti eccitamenti, mi‘ parve titolo sufiicien
te per inserire nella Biografia istriana S. Gi
rolamo. Stesi l’ articolo, ed in marzo di que
sto anno 1828 passai il primo volume allo
Stampatore in Trieste per la pubblicazione.
Poco dopo lessi nel foglio di Venezia l’ an
nunzio che si difendevano le dalmatiche ra
gioni contro il mio opuscolo. Sospesi la stam
7
pa, ed in luglio arrivato a Trieste, ebbi l’u
nico esemplare colà pervenuto, e che , letto
da varj, ne scosse Yindignazione per imodi
insultanti coi quali era steso. Quest’ opusco
lo porta in ‘fronte: Della patria di S. Gi
rolamo, risposta di D. Giovanni Capor dal
matino , all’ opuscolo (lel can. don Pietro
Stancovich istriano. Roma 1828 , presso
Francesco Bourliè di pagine 114, con una
carta topografica, e colla dedica all’emin.
cardinale D. Placido Zurla, vicario gene
rale di Nostro Signore in data 9 maggio
1828. _ Letto questo libro, lo diedi a leg
gere a varj dotti e rispettabili soggetti in
Venezia in Padova, ed altrove, e conven
nero nel mio parere rapporto all’ argomento
in questione, ed in quanto al libro essere
questo un vero guazzabuglio, zeppo di ca
villi, di puerilità, di contraddizioni, infio
rito di basse espressioni, di modi inurbani ,
di malignità, e dîmpertinenze. -- Se questi
8
modi impropri potessero aver luogo di ra
gione, la vittoria sarebbe trionfante pel Ca
po)’, ma nella civile società, e nella lettera
tura le impertinenze ricadono sull’ autore del
le medesime. Questo vile linguaggio pertanto
io lo lascio in proprietà al Capor, e nella
oonfutazione ‘alla quale mi accingo, procure
rò al possibile , di far uso della moderazio
ne, sebbene difficile sia 1’ attenervisi sem
pre‘ nell’ imponente esigenza di personale ar
gomento, per cui si può dire: diflicile est
satyram non scribere. - Dopo letto questo
libro, non trovando cosa alcuna che mi per
suadesse a rinunciare alla primiera opinione,
ed‘ anzi convincendomi maggiormente, che
S. Girolamo sia istriano, conservo l’articolo
esteso nella Biografia, e per appendice al
mio libro precedente, vi appongo la seguente
Apo logia .
.9
MltnM/IJ m m"! mwwwwmmmwm

‘ CONFUTAZIONE.

ARTICOLO I.. .

DELLA DEDICA.

4. Amo direttamente parlare con voimio


pregiatissimo Capor arciprete di S. Girolamo
degl’il.lirici in Roma, che io perfettamente
conosco; ed a’ voi rivolgerò‘ sempre il di
scorso, e ne comincio dalla Dedica diretta
all’ illustre e dotto Porporato. In questa,
voi dite pag. v. , che vi procurate un po
tente sostegno al vostro lavoro ed alle ra
gioni che ‘producete , e lo abflîdate aldi lui
validissimo patrocinio , e che in S. eminenza
voi avete trovato chi patrocinar possa e vo
glia queste gelose ragioni. - Vi dirò, che
le ragioni, quando sono ragioni, non hanno
bisogno di patrocinio , perchè convincono da
‘ se stesse , e che quando sono errori, col pa
It)

trocinio il più valido , sono sempre errori,


e l’ invocare il patrocinio alle vostre gelose
ragioni, emesse nel vostro scritto, dimo
stra che come tali voi non le ritenete,e nel
timore, e nella trepidazione, che invece di
esserericonosciute ragioni valide , ‘ si riten
gano per errori decisi, invocate un’ alto pa
trocinio, che vi salvi. Ma è ben vana spe
ranza il darsi a credere , che per la protezione
montino ai diritti delle ragioni li vostri er
rori. Anzi sono in ferma sentenza, che se
l’ Em. Mecenate avuto avesse il più lontano
fsentore dell’ indole del vostro opuscolo, an
zichè permettervi di‘ arricchirlo del suo No
me ve ne avrebbe altamente vietata la pub
blicazione.

ARTICOLO II.

DELLA PREFAZIONE.

5. Voi dite p. VII. Che non potete aver


tper buona ‘la condotta degl’ illustratori, al
nlorchè senza aspettare il pubblico giudizio,
. assolutamente pretendono , che il sentimen
ÎT

Il‘

to loro ‘sia accetto per irfallibile , e che‘.


In questo carattere PAnvI sia il sig. can.
Stancovic/z , il quale si e messo a SCBANNA,
ed in ultimo ha pronunciato un giudizio
definitivo a favore della sua Istria. -Ed
a p. v11i , che se io non ‘fossi stato mosso
da un SECBETU ZELO Dl PATRIA, come mai
in un subito sarei salito in tribunale, e
fotto avrei da giudice insiemeJ e da attore
nell’ afiare in contesa? - Vi rispondo , che
ogni scrittore, il quale tratta un’argomento, ne
conchiude affermativamente la conseguenza,
e pronunzia la sua sentenza, a modo del di
lui pensare, e che ciò non osta ad altri ra
‘gionamenti in contrario. Voi poco conoscete
il modo di trattare le cause , e perciò vi com
patisco: ed in quanto, che io sia stato mos
so da un SEGRETO zELo DI PATRIA, vi dirò,
che le circospezioni, e la prudente condotta,
in ciò da me praticata, smentisce palesemente
la vostra asserzione. Leggete quanto dissi ai
precedenti paragrafi 1. 2., e vergognatevi.
Ma siete voi lo scrutatore de"cuori?"Que
sto potere appartiene a Dio, ed’è temerario
ed ardito chi lo pretende!
ID.

6. A pag. vm. seguite a dire, che voi


forse potreste essere annoverato tra i pochi
indiflierenti scrittori, e senza passioni; ma
confessate che non potete esserlo a motivo
del posto , che occupate nella chiesa di S.
Girolamo in Roma, goduta dalle quattro
‘illiriche provincie, Dalmazia, Croazia,
Bosnia, e Slavonia: e perchè non avete ag
g iunto l’ Istria? ma su di ciò P arlerò Più in
nanzi. - Con queste vostre espressioni voi
palesate apertamente che scrivete per passio
ne. Ma sapete, mio caro, che le passioni tur
bano la mente , sconvolgono il cuore, pon
gono in orgasmo tutta la persona; e sortono
da un. simile scrittore ‘vaneggiamenti, acrimo
nia , impertinenze? Basta ciò per giudicare
il vostro libro.
7. Voi dite pag. 1x. , che quando fui
in Roma, se io avessi avuta la compiacenza
di farvi leggere il mio opuscolo, voi CERTA
MENTE avreste procurato difarmi ricredere
‘coll’ opposizione diforti argomenti. Arrivato
in Roma nell’ anno scorso, io diedi un’ esem
plare ai vostri confratelli canonici, dai quali
io riscossi tratti i più eccedenti di cortesia,
13
di attenzione, e di affetto; e dando questo
libercolo, li pregai di leggerlo, e darmi l’ in
genuo loro parere, come feci col padre Tom
maseo, ed altri in quella grande metropoli.
Io mi trattenni in Roma oltre i 4o giorni.
Dando questo libro in quel collegio, neces
sariamente lo diedi anche a voi, e voi po
tevate leggerlo se vi avesse piaciuto. Ma che
voi mi avreste fatto ricredere, io mi con
vinco delfeffetto dal vostro libro stampato.
8. Alla pag. x voi dite, che vantar non
potete la società di alcuna accademia al pari
di me , benchè non tralasciate di frequen
tare in qualità di semplice uditore parec
chie romane più analoghe agli ecclesiastici
vostri doveri. - Vi dico primieramente che
intendo lo frizzo che volete darmi, e poscia
che dalla lettura del vostro libro mi sono
convinto, e ciascuno può convincersi, del
profitto che fate delle luminose lezioni di
morale di quelle accademie, che dite di
frequentare. Quanto a me soltanto desidero,
che vi sovvenga di ciò che vi dissi in sagre
stia, dopo la messa conventuale, e che ab
biate presenti l’ amicizia, la dolcezza, la c‘a
14
rità cristiana , con che degli ecclesiastici do-"
veri vi tenni parola. - Finalmente in que
sta prefazione voi dite ,( ch’ esponendo alla
buona i vostri sentimenti , farete gran ser
vigio ‘a chi vorrà leggerli, liberandolo. dal
la molestia di stare continuamente in guar
dia per non essere sorpreso dagli artyîzj di
seducente eloquenza. - Vi rispondo , che
le ragioni convincenti, esposte in qualunque
forma, sono sempre persuadenti, ma i cavilli
per infiorati che siano dalla eloquenza sono
sempre cavilli. Voi però, che li portate alla
buona, li rendete maggiormente palesi, ed
assicuratevi, che invece di fare un gran ser
vigio, voi portarete la massima noja a chi
avrà la pazienza di leggere questo vostro
singolarissimo lavoro , come col fatto in molte
persone io mi sono assicurato.
15

DELLA RISPOSTA.

ARTICOLO III.

GIO. LUCIO INDECISO SULLA PATRIA.

9. Da pag. 1 a 5 voi scandagliate quelli


che sostennero llopinione istriana, e ne for
mate un ridicolo, dicendo di Schònleben,
uomo dottissimo, ed erudito profondo , a pag.
5, 19, che non è buono a far altro che
pasticci, con quelle altre espressioni, che
non meritano risposta. - A p. 6 vi lagnate
della ‘franchezza, con cui io alla pag. 11.
ho voluto far credere, che Gio. Lucio sia
restato DUBBIO INDECISO sopra il luogo nata
lizio del Santo dottore. Certamente che Gio.
Lucio non determinò il luogo, e voi stesso
lo‘confessate , dicendo: questo eruditissimo
dalmata non ha da se, ed espressamente
fissata la patria del Santo in una piutto
sto, che nell’ altra parte della Dalmazia.
16
- Ebbene , se Gio. Lucio non ha fissato
in qual parte della Dalmazia fosse la pa
tria del Santo, vuol dire chiaramente , che
non seppe determinarla , restando dubbio
indeciso sul luogo, del quale soltanto io
parlo, e non della provincia , che so bene
voler esso la Dalmazia, - Voi dite che
il Lucio termina le sue note con quella
sincerità, che bramareste trovare nel si
gnor Stancovich. - Qual maggior sincerità
volete voi trovare di quella da me portata
alla detta mia pagina 11 , ove dissi, che il
Lucio impugna il lllarulo, cioè sopra il
luogo del natale , come voi stesso lo confes
sate; io dissi, che abbatte il partito degli
ungari,‘ ed io dissi, cb’ è contrario agli
argomenti per l’ Istria, e che infine resta
dubbio indeciso sopra il luogo natalizio
del S. dottore. Si può essere più contraddi
centi con se stessi? Voi confessate, e negate
come vi aggrada. -- Seguitiamo. Voi pag. 7
dite , che voi pure infine dell’ operetta an
darete molto circospetto circa al luogo pre
ciso della patria del Santo, e mangfista
rete ancora delle diflicoltà verso chi con
"7
troppa sicurezza Fha ‘ DETEBMINATA in un
luogo più che nell’ altro . . . e che, se PER
MANCANZA DI PROVE INCONCUSSE starete cauto
circa esso luogo preciso, si dirà forse, che
voi ancora, dopo aver coryputato l’ avversa
rio, ri/naneste DUBBIO INDECISO per la Dal
mazia in guisa, che battuto avete la riti
rata? - Certamente che si dirà , ed io ve
lo dico, ed ognuno egualmente, che voi pu
re , come il Lucio, avete sostenuto che San
Girolamo era dalmata, ma che il Lucio e
voi restaste dublzj, indecisi sul luogo del na
talizio, e non avete potuto determinarl0.
Tale è il risultato della vostra puerile ap
pendice, nella quale vi sforzaste a provare
il luogo natale, ed infine non vi siete riu
scito, perchè non avete potuto trovare ra
gioni di farlo, vostro malgrado, e sforzo
potentissimo di stabilirlo in alcun luogo.
- Dippiìt voi condannate quelli che hanno
determinato questo luogo. Ma chi ‘non de
termina, vuol dire, che non può determi
nare, e dovete sapere che chi non può de
terminare, vuol dire, che non ha ragioni
di farlo; e chi non ha ragioni ha il torto.
2
18
Dunque voi non potendo con vostro ram
1narico massimo stabilire il luogo natalizio
del Santo, vuol dire che il Santo dottore
non è nato nella vostra Dalmazia, e che ap
parterrà a chi saprà meglio di voi deter
minare il luogo. - Ma volete vedere quan
to mal ferma è la vostra dalmatica causa i’
Ascoltate. Gli ungheri fissano una sola provin
cia VUngheria, ed un solo luogo Sdrinovar.
Gl’ istriani una sola provincia l’ Istria , (‘d
un solo luogo Sdrigna. Questi due partiti
sono sempre fermi, e costantinella loro pro
posizione. - Voi dalmati all’ incontro non
siete concordi con voi stessi nè sulla pro
vincia, nè sopra il luogo, ed andate cieca
mente brancolando per l’ aria contraddi‘cen
dovi l’ uno coll’ altro senza avere fissato
un punto concordemente dopo secoli di con
troversia. - Alcuni di voi come confessa il
vostro Cicarelli nella sua Dissert. p. 85 lo
stabiliscono nella primitiva Dalmazia, altri
nella più estesa , altri nella Liburnia, ed
altri fors’ anche nella Giapidia, e ciò rap
porto alla provincia: frutto felicissimo della
magica parola quondaln , di cui ne fate caso,
A’
‘9
come di un’ Egida, e che per voiè un Pro
teo di cento faccie , che si addetta come vi
piace. - Ora parlando del luogo, chi lo
vuole a Strigòvo sopra Duàre sotto Lovrec
chio nella primitiva Dalmazia, chi a Scar
dona al littorale, e ‘chi a Sidrona presso O
brovàzzo nella Liburnia, e chi a Strisna
‘verso Castainizza, chi al monte Pastirevo,
chi in Bucovizza, chi sotto il monte Stri
govno, chi in Sidragn, e Sidraga , luoghi
appartenenti parte alla Giapidia, e parte
alla Liburnia. _ Di grazia, mio caro Capor,
cosiè questa sconcordanza tra il vostro par
tito , queste pugne contradditorie dei vostri
connazionali, e questa generale incostanza?
Vuol dire , che lo spirito di partito , ed in
alcuni il patrio calore vi fa travedere pescan
do nel torbido , palpando nelle tenebre , e
camminate nel bujo senza incontrarvi, perché
prevenuti vi manca la buona critica, cinosura
della ragione, guida del lume e dell’ intelletto,
e che può dirsi ragionevolmente del vostro
partito, ch'è un caos d’ illusioni , o di con
raddizioni: ubi nullus ordo , sed sempitef»
znus horror inhabitat.
20

ARTICOLO IV.

DEL SESTERZIO.

1o. A pag. 8 voi portate una filza di


autori che scrissero a favore della Dalmazia.
E che perciò? Fossero pure centinaia; ciò
nulla conclude. Questi non furono che opi
nanti, ed anche tra loro contraddicenti; nè
la loro autorità fa caso. La ragione è quella
che decide. A p. 1o voi per gentilezza(cbe
non so di qual spezie) mi accordate la dif
ferenza da Illirico ad Illirio; il primo che
era il generale ed abbracciava XVII provincie,
cioè secondo Sesto Ruifo: li due Norici, le
due Pannonia, la Valeria , la Savia, la
Dalmazia , la ll/Iesia, le due Dacie ( che
sono dieci); e nella giurisdizione della Mace
donia sette: la Macedonia , la Tessaglia,
Y/Ichaja, li due Epiri, la Prevalitana
e Creta; il secondo, che formava l’ Illirio
proprio, e l’lllirio esteso, ossia Dalmazia.
Ciò ch’è accordato non conviene provare.“
Alla pagina stessa, e seguente voi dite, che
21

la similitudine del sesterzio è falsissima in


se stessa, dicendo io: «bisogna credere, che
« siccome Ii romani distinguevano il sester
« tium in genere neutro , che significa il mi
« gliajo de’ sesterzj , dal sesterzio in ge
« nere mascolino, equivalente ad una singola
« moneta di sesterzio, cosi ec. »; equi dite
voi, che per questa volta avete coraggio di
sfidare non solamente il sia. Stancovich,
ma tutte ancora le accademie, delle quali
è socio , che vi producano un solo esempio
di autorevole scrittore , il quale nel numero
del meno adoprat’ abbia la voce SESTEBTIUM,
in genere neutro. Senza incomodare le ac
cademie, alle quali mi pregio di appartene
re , io stesso vi soddisfò; e siccome voi in
prova mi citate un classico autore moderno
il Forcellini , che non ignoro quant’ esso dis
se, e quanto disse il Facciolati, cosìa que
sta vostra tremenda disfida da Rodomonte,
brevemente vi porterò le parole stesse del
celebre Morcelli , che pur’è un’ autorevole
scrittore , come voi mi chiedete, e che in
questo, ed in altri argomenti‘ di‘ antica eru
dizione fa più autorità del ‘Forcellini’ , il cui
22

Lessico è la sola vostra guida. Or vedete,


cosa egli dice nel tomo I. p. 120. De stilo
Inscriptionzmz Latinarum , edizione del Se
minario di Padova 1818., ch’è quello che
ho detto io stesso: nimirum Decies centena
millia nummum, et SESTERÌIA MILLE unum,
idemque sunt, nummzls enim SESTEBTIUS est,
qui constat assibus duobus et semis; SESTEB
TIUM vEao NEUTRO GENERE, QUOD NUMMOS sE
STEBTIOS CONTINET MILLE. -- Se intendete il
latino siete appagato. Quantunque non ho do
vere di dirvi di più , vi diròpure , che sE
STEBTIA in plurale in moltissimi autori clas
sichi‘ antichi si ritrova non solo in poesia,
ma anche in prosa , come in Cicerone , Sve
tonio, e Plinio presso il Morcelli l. c.; e
che quando vi ha il plurale neutro può star
vi anche il singolare neutro, e che il For
cellini stesso non disse, che sestertium in
singolare non possa nè debba dirsi. Nel nuo
v0 Lessico del Forcellini, che si. stampa in
Padova, e tosto si ristampa in Londra , in
Sassonia, e credo in Parigi, e che di più di
cinque mila voci è accresciuto dall’ ultir11o
Forcellini, osservarete moltissime voci, fino
23
‘ad ora cognite soltanto nel plurale, trovate
e portale nel singolare.

ARTICOLO V.

DEI CONFINI DELL’ ISTRIA.

1]. Da pag. 12 a 15 voipretendete di


confutarmi che l’ Istria confinasse colla Pan
nonia al settentrione , e colla Dalmazia a le
vante , e ne dite tante stravaganze , ch’èdif
ficile tenervi dietro, e le condite colle gra
ziose espressioni p. 13, che avete gran mo
tivo di sospettare , che questo inusitato stre
pito di prove ‘debba finire come gli stenti
di que’monti ricordati da Orazio, li quali
stavano per partorire , e già si sa , che ne
sia venuto fuori dopo tantofracasso.- Po
scia seguite a dire, che mi avreste dispensato
dal provare quella proposizione (cioè che
l’ Istria non faceva parte dell’ Illirico , Illirio,
Dalmazia, e confinava colla Pannonia), che
a voi sicuramente non da fastidio. Ebbene
se non vi dà fastidio, perchè dunque ca
villate? seguitando a dire, che pure vi acca
24
perete un TANTINO . . . per fitr sempre risul
tare la verità.-Vedian1ola.--Dite adunque
p. 13, che coll’ autorità di Tolommeo io ho
detto Pannonia superior (terminatur) ab
occasu monte Coetio, et pro parte Caravan
ca (che voi avete ommesso) , a nzerizlie par
te Istria: et Illirydis; e che io non dico
qual’ altra provincia nella medesima dire
zione continua coryînare coll’ Istria. -Che
m’ importava il dirlo? A me toccava prova
re che la Pannonia confinava coll’ Istria ,
e niente ‘di più; e questa confinazione voi
non avete potuto negare, nè lo potete; dite
però collo stesso Tolommeo pagina 14 che
Jvoricum . . . . terminatur . . . . a meridiw
parte Pannonia? superioris . . et quod inde
est supra Istriam eo monte, qui Caravan
cas appellatur . Cosa ciò conta? Che potes
se anche il Norico confinare coll’ Istria a
mezzodì col mezzo del Caravanca a me
nulla interessa, nè nulla mi osta; a me ba
sta che ‘la Pannonia confinava coll’ Istria.
- Che poi traài monti del Carso, ossia
della Vena, e la Caravanca vi passa la pia
nura che forma il territorio di Lubiana è
25
falso, nè‘ io lo dissi alle dette pagine, men-.
tre io dissi: « L’ Istria è una penisola lun
« ga miglia sessanta circa, da tre lati circui
« ta dal mare, ed a settentrione ‘unita al
« continente, terminando coi monti della
« vENA, detti il Carso, ove confina col ter
« ritorio di Lubiana (Pantica Emona ), ossia
« colla Pannonia ». Non è egli questo un
stravolgere, ie falsificare i miei sentimenti?
Io non nomino il Caravanca; io chiamo il
Carso, cioè quella catena di monti, che da
Duino ed Opchina sino al monte [Vfaggiore
separa l’ Istria dalla Carniola, cioè dall’an
tica Pannonia, la quale per vostra stessa
confessione confinava coll’ Istria. Io dissi mi
glia sessanta, e lo dissero i geografi concor
demente. Prendete una mappa, e misurate
da Pola sino a qual termine arriva I’ Istria ,
e vedrete ove termina questa, e dove co
mincia la Pannonia. - Non contento di ciò,
seguitate ‘ancora, e dite che vi fi) compas
sione, quando al testo di Tolommeo della
Pannonia indico il Cluverio che disse: Pan
nonia superior in qua NUNC Carniolia,
Croatia , Vindorum Maro/zia, e poscia. Ora
26
fingasi per un poco , che io voglia parlare
sul serio. Fingasi? Questa sola parola meri
terebbe un lungo commento, che per bre
vità lascieremo a chi legge: seguitiamo; voi
dite se ciò io dico per illudere, e per in
gannare ( altra cortesial), e pretendete, tra
sportando fuori del luogo da me portato, il
testo di Porfirogenito che la Croazia dalla
Zentina estendendosi sino all’ Istria, la Croa
zia e non la Dalmazia confinasse al tempo
di S. Girolamo coll’ Istria; e che potreste
in‘calzare, che le provincie Pannonia, Dal
mazia ed Istria di comune nostro consenso,
erano le medesime ai tempi di S. Girola
mo; e che voi argomentando ad hominenz
(che io direi ad puerum), direste , che la
Pannonia essendo nel mezzo tra la Dal
‘mazia e l’ Istria, non solo questa non po
teva essere stata confine , ma neppure con
jinante colla Dalmazia, sebbene lo fosse
colla Pannonia; e che a ciò cosa vi rispon
derei? e seguite: qual risposta mai può da
re uno, che già sia nel sacco? e che tra
figger l’ avversario al momento che ha
sdrucciolato non sapete qual vittoria si
27
possa chiamare. - Io vi compiangodavve
ro! Voi non sapete cosa vi dite. Quello che
io ho detto per incidenza, voi cavillandò
fate sostanza. Non vedete che Cluverio par.
la delle provincie del suo tempo, nunc, cioè
1400 anni dopo S. Girolamo? che Porfiro...
genito parla della Croazia del suo tempo,
cioè del 900, che vuol dire 500 anni dopo
S. Girolamo? al tempo del quale nonvi era
nemmen la Croazia? Io ho provato nel mio
libro , che I’Istria confinava a levante colla
Dalmazia, e l’ ho provato ad evidenza. Di
più a me non apparteneva nell’argomento.
L’ ho provato , si, o no? Si legga il mio li
bro. Chi altro, che voi avrebbe ardito for
mare cosi complicato sconvolgimento?--Vc
diamo ora, se l’ Istria confinava colla Dal
mazia ossia Illirio, Illiride, ed in prova ri
portiamo quanto già fu detto nel mio libro.
Plinio l. 3 cap. 19 dice: et nuncfinis Ita
liae fluvius Arsia , cap. 21 parlando dell’ Il
lirico dice: Arsioe gens Liburnorum jungi
tur , usque ad fluvium Titium. Pars ejus
jiiere Mentores . . . nunc uno nomine Il
lyriunz vocatur generatim : al cap,‘ 26, Il
28
‘l,yrici . . . . longitudo a flumine Arsia ad
flumea Drinium, ossia Drilone DCCC. M. -
Tolommeo lib. 2 c. 17. Illyridis Dalma
tiae aut Liburniw situs Tal). v. Europee.“
‘Illyris terminatur a septentrionali plaga
utraque Pannonia juxta terminos exposi
tos:. . . ab occasu vero Istria per lineam,
cujus medium versus finem superioris Pan
noniae gradus habet 36, 3o, 44, 30 . . . .
et hinc latere Adriatici usque ad dictum
Istriw limitem gradus habet ec. ; e 600 anni
dopo Tolommeo , cioè nel 900, Costan
tino Porfirogenito (de Admin. Imp. cap. 3o )
Antiquitus igitur Dalmatia incipiebat a
confinis Dyrachii, sive Antibaris, et ad
Istria’ confinia pertingebat; e dice anti
quitus, perchè al di lui tempo confinava la
Croazia. Dunque è dimostrato , che l’ Istria
confinava al settentrione colla Panonnia , a
levante coll’ Illirico , Illiride, o Dalmazia,
come vorrà denominarsi , essendo questi
sinonomi , per confessione anche del Iiarlati
nei prolegomeni dell’ Illirio sacro, il quale
al par di me distingue l’Illirico in proprio
o primigenio, in esteso , ed in universale ,
29
come lo distinse pure il Lucio (de Regn.
Dalmatice lib. I. c. III. p. 19 ) cioè in Illirico
prima di Augusto , al tempo del medesimo,
ed alla divisione dell’ impero.
12. A pag. 16 portate, che avendo io
« detto: « egli è convenuto fra dotti, che
« la patria di S. Girolamo appartenga ad
a uno de’ tre luoghi Pannonia, Dalmazia,
« ed Istria , e che pende la questione fra
« queste pretendenti provincie i», voi non
sapete ne‘ dove , nè quandoi dotti abbiano
‘tenuto questo congresso, o concilio per for
mare questo cannone; e chiamate le ragioni
istriane puri cavalli. _ Di questi non vi
parlerò , lasciando il giudizio a chi legge. Vi
dirò bensì che in quanto alla convenzione
tra dotti sopra le tre provincie contendenti,
questionandosi da secoli sopra la patria del
Santo, non vi fu mai alcuno che dicesse es
sere alcun’ altro luogo la patria ‘del mede
simo fuori delle tre provincie Ungheria,
Istria, e Dalmazia , ed in tutti questi tre
partiti vi entrano uomini per carattere, per
dignità , e per dottrina rispettabilissimi , fra
quali il Biondo segretario pontificio , che lo
3o
volle‘ istriane. La’ concordanza perciò costan
te di dotti scrittori, continuata per secoli,
forma la prova del modo di dire nel s11d
detto periodo , e voi potevate intenderla , nè
conveniva farne un ridicolo.

ARTICOLO VI.

DEL TESTO Q UONDAM.

13. Appenna a p. 17 cominciate entrare


nell’ argomento, e quanto precede non è
che un preliminare inutile alla questione,
condito di modi impropri. Cominciate a
dunque dal periodo di S. Girolamo che con
tiene la voce quondam, ed il mio ragiona
mento lo chiamate p. 18 insulso, e strava
gante; ed a p. 19 esclamate: che miscuglio
informe è quello di Stancovich? STBIDONE
ora è CASTELLO , ora è PROVINCIA. Mentite.
Io parlai della patria, e dissi colle stesse
parole del Santo, che questa patria, indicata
viene dallo stesso in tre parti delle di lui
opere; e che in una la chiama STBIDONE CA
STELLO, oppidum; nell’ altra sUoLo, solum, e
31
nella terza REGIONE ossia provincia, in no
stra‘: originis regione. Possibile che a tanta
imprudenza vi lasciate trasportare dalla vostra
cecità, o malizia da falsificare le mie espres
sioni , ed i miei sentimenti? In quanto poi
alroppidum , che significa, voi dite, luogo
murato grande o piccolo, è una inezia di
commiserazione meritevole piuttosto, che di
risposta.
14. A p. 21, 22, 23, 24, parlando io
dei confini indicati da S. Girolamo rapporto
alla di lui patria, e dimostrando che questa
era un terzo luogo separato dalla Pannonia
e Dalmazia, ma confinante con ambedue ,
voi chiamate il mio ragionamento malamente
ideato, e condotto , che per cosi dire,
salta agli occhi anche de"ciechi : e portate
in confronto un fatto, annunciato da Cicero
ne (De Qfiit. lib. 1. ), successo tra i na
politani, ed i Nolani per abbattere questo
terzo luogo riguardo ai confini; e dite che
sopra una striscia di terreno, che sarà
stato di qualche miglio in larghezza, po
sta tra i confini di Napoli e di Nola,
contesa intervenne fra i due popoli, di quale
32
di essi nefosse la proprietà; volendo i na
politani che oltre questa striscia di terreno
arrivasse il loro confine verso ZVola; e quei
di Nola pure, che oltre questa striscia di
terreno arrivasse il loro confine verso Na
poli, e che avendo riposta la questione al
giudizio de’ romani, l’ arbitro inviato da
Roma, se l’ appropriò; azione chiamata da
Cicerone inganno , e non giudizio: deci
pere hoc quidem est non judicare. - Bra
vo il mio Capor.’ voi siete caduto nella fos
sa che vi siete preparata voi stesso; e vi si
può dire: incidit in foveam quam sibi
ficit. E non intendete che ciò vi fa con
tro? Il vostro criterio, in verità , su questo
vostro giudizio , è tale appunto, quale Ci
cerone lo indica : decipere hoc quidem est
non judicare. -Osservate, in due parole mi
spiccio. Questa striscia di terreno in contesa,
ambidue i popoli nolano , e napolitano la
volevano propria, ed era questo un pezzo
di terreno posto tra Nola e Napoli, confi
nante dall’ una col territorio di Nola, e dal
l’ altra con quello di Napoli, cioè un terzo
luogo , o terreno conteso fra questi due po
33
poli. L’ arbitro romano, per l’. antico assio
ma; ‘inter duos litigantes tertius gaudet,
l’ appropriò a sè , edivenne un terzo luogo,
o terreno di proprietà de’ ‘romani, che con
{inava da una parte col territorio di Napoli,
e dall’ altra con quello di Nola, in conse
guenza non era nè napolitano , nè nolano ,
ma‘ romano. Che più chiaro di ciò , e più
evidente? e ciò appunto cade in conferma
del mio ragionamento. -- Potete ora dirmi,
come diceste pag. 22 linea 3 e p. 23: gen
tilissimo mio lettore che ve ne pare? Non
è egli un insulto, e stravagante sryisma i)
nuovo assurdo, e strano inconcludente mo
do di ragionare P Voi mio caro Capor sic
le veramente un capo d’ opera di nuova
data.
15. Parlando della Pannonia superiore
a p. 25 voi dite: che «I dopo essere venuta
« a contatto con la Dalmazia, e con l’Istria,
« continuava; ad esserlo costantemente a tutta
« vita del Santo. (Va bene.) Non cosi la
« Pannonia inferiore, la quale non ebbe
« sempre gli stessi limiti colla Dalmazia, non
a avendoli perfino dopo che la Savia fosse
3
34
fatta provincia. Ora parlando il Santo Dot
tore, nel testo , che abbiamo fra le mani,
della Dalmazia, ePannonia, cloro con
tatto , suo scopo non era di darcinozioni
di geografia, e ‘indicar le frontiere in tutta
l’ estensione delle nominate provincie; ma
(( ha voluto farci sapere il solo sito della sua
(i patria già rovinata; mentre con umano di
(l scernimento capiva, che fra breve restar
(t doveva deserta. » - Chi vi ha comunica
to tutti questi pensieri del Santo? Questo è
tutta vostra immaginazione, e parto del vo
stro cervello: nè io , nè voi, nè alcuno sa
‘cosa pensasse S. Girolamo , nè cosa capiva;
sappiamo soltanto quanto nei tre testi egli
ci dice. Continuate a pag. 26 col dire che
(( Oltre il darci il nome della detta sua pa
(l tria, bramava di dare a noi posteri un
((contrassegno del luogo ove aveva esistito,
N ( può essere); e volle servirsi di ‘qualche
confine di provincia (niente di meglio
Ma siccome la combinazione portava, che
una volta questo luogo aveva fatto confi
ne tra la Dalmazia< e la Pannonia (dun
que era un terzo luogo separato dalla Pan
\ 35
« nonia, e dalla Dalmazia), e in quell’ i
« stante , perchè a motivo delle aggiunte già
a fatte di altri territorj , la prima era andata
« verso il mezzo: così colla parola quondam
« lo ripose all’ antico confine, dicendoci:
« Dalmatiae quondam Pannoniaesque confiniuln
m fuit. » - Voi avete convenuto che San
Girolamo parlava delle provincie del suo tem
po. Va bene , e ciò appunto io ritengo, e
devesi ritenere. Come dunque volete voi,
che parlando delle provincie del suo tempo
avesse poi da parlare dei confini delle anti
che provincie? Così invece d’istrttirci coi
confini del suo tempo, ci avrebbe imbaraz
zato nell’ intelligenza della sua patria. Que
sto ripugna al senso comune, nè conviene
alla dottrina di ‘S. Girolamo. Si vede dunque
che questo quondam appartiene al castello i

atterrato, e non alle provincie , confè la


mia lezione. ‘- Innoltre nel testo sopra Osea
S. Girolamo non dice più quondam confi
nium , ma lo dice positivamente attuale cou
fine delle due provincie Pannonia, e Dal
mazia. Cos’è dunque questa contraddizio
ne? Ora antico confine, ora attuale? ‘Vorre
‘k
36
ste voi che S. Girolamo’ si contraddica con
se stesso? È unîndegnità il dirlo! Dunque?
Vorrà dire, che S. Girolamo parlò in tutti
i tre testi del confine de’ suoi giorni, il
qual confine viene concordato colla’ mia le
zione , e colla vostra spiegazione voi offen
dete la dottrina di quel gran Santo , facen
dolo contraddicente con se stesso. Vedete
dunque il quondam, che voi pag. 27 dite .:
voce che forma il ‘mio tormento, e chefra
poco progetterò di porla fuori di commer
cio, quanto vale ,‘ e quanto suona.
16. Da pag. 28 a pag. 34 seguitate in
trattenervi sopra l’ applicazione delle voci
quondam e fuit, che dite essere sotto‘ pro
cesso, e cominciate co1 pronomi qui quoe
quod inconcludente , e colle due negazioni
di ‘esistenza, cose che sono mere stiracchia
ture; e dite a pag. 29. Possibile che l’amor
di patria in questo solo istante mi facesse
volare il cervello per l’aria? e che senza
il QUONDAM, o altro avverbio di tempo,
sarebbe ancora da chiedere, se abbia par
lato del passato PROSSIMO, o del passato
REMOTO (belle ed ammirabili scolastiche di
37
stinzioni ! ); e poscia‘ voi chiamate ‘la mia
applicazione del quondama Stridone atter
rato nuovo inconveniente; e pag. 31 che
anche le ROVINE di Stridone avrebbero con
tinuato a far coryine , e distrutte ancor
esse , il SUOLO stesso non. avrebbe cessato
di farlo. E chi ignora ciò? Non si tratta
di questo , ‘ma si tratta di vedere se il quon
dam, il confinium, ed il fuit convengano
al castello Stridone , cioè al fabbricato di
strutto, oppure al suolo, alle rovine, alla
provincia. Per convincermi che la mia le
zione non‘ è assurda , come voi la giudica
te, ma chiara , naturale , intelligente, vi tra
durrò in italiano il testo del Santo, mentre
vedo che in latino v’imbroglia.
GIROLAMO YFIGLIO DI EUSEBIO NATO
NEL CASTELLO STInDONE BOVESCIATO
DAI GOTI, IL QUALE FU UNA VOLTA
CONFINE DELLA DALMAZIA, EDELLA
. PANNONIA. ‘
Perchè fu una volta, quondam iconfine, e
non presentemente? Perchè il castello, che
era un fabbricato di pietre, essendo atterra
to dai goti, più non esisteva, e come fabbri
38
cato non più esistente non poteva farne il
confine, come lo faceva una volta quon
dam, ‘prima che fosse atterrato. ‘- Ma il
suolo, e regione sopra il quale era fabbrica
to il castello, ed esistevano le di lui rovine,
faceva una volta, quondam, oppure in al
lora, al. tempo del Santo il confine della
Pannonia, e della Dalmazia P Se si avesse
da intendere il quondam per l’antico confi
ne della Dalmazia, e Pannonia, certamente
dovrebbesi intendere anche il suolo, ed an
che la regione, ossia la provincia anticamen
te quondam, e non in allora confinante
colle dette due provincie. Dunque il Santo
quando anche parla della regione, e suolo
suo patrio dirà (e dovrebbe dirlo) quondam,
una volta confine della Dalmazia e Panno
nia, perchè altrimenti sarebbe contraddicen
te con se stesso ;..e non servendosi del quon
dam vorrà dire che parla del confine del
suo tempo. Vediamo dunque cosa dice nei
commenti sopra Osea cap. 8 in nostrce ori
ginis regione finium Pannonice , atque Il
lyrii. Qui non vi ha il quondam, nè il
fuit. Dunque? Chiaro vuol dire, che non
. 3g
degli antichi confini egli parla , ma di quelli
del suo tempo, e perciò quando parla, del
castello Oppidum , e non della regione, e
del suolo, disse bene c‘onfinium quondam
fuit, perchè non più esistente, essendo stato
atterrato; ma quando parla della regione, e
suolo di sua origine non dice , nè può di
re quondam , perchè realmente faceva il
. confine della‘ Pannonia e della Dalmazia.
Tutto il resto sino pagina ‘34 sono cose da
nulla.

ARTICOLO VII.

DEL TESTO FINIUM.

17. Voi passate da p.34 a p. 37 all’e


same del testo in Osea {Nonne hoc com
pletum esse audivimrls in nostra‘: originis
regione FINIUM Pannonia‘, atque Illyrii;
e dopo alcuni scherzi p. 35 soffisticate sopra
la voce regione, e p.37 vi fermate all’ esame
della parola ‘finium, e dite, che il Santo par
lando in plurale (finium) non intenda signi
4o
ficare un solo confine , ma più confini, ed
accordate di dar luogo al nostro Santo tra
buoni scrittori latini; e dite che avete creduto
inserirvi lo SCILICET in regione, che si sotto
intende, altrimenti li tre genitivi ORIGINIS
NOSTRA? primo, FINIUM secondo , PANNQNIE
ATQUAE ILLYRII terzo POTREBBERO FARE A CAL
CI._’ Primieramente, ponete o non ponete lo
scilicet alla regione, fanno lo stesso significato
i tre genitivi; e poscia volete voi correggere
S. Girolamo nella dicitura latina, dopo aver
confessato, ch’ era de’ buoni scrittori latini?
ed ardite dire alla di lui espressione dei tre
genitivi, che potrebbero fare a calci? Non
è questo un’ insulto a quel dotto e massimo
Dottore? Dite poi: il testo si tradurrà in
italiano. Ascoltiamo. Forse che non abbiamo
udito, che queste disavventure sonosi avve
rate nel tratto di paese, ove ebbimo culla,
cioè nel tratto dei VABII confini (passati, e
presenti); potevate aggiungere futuri, possi
bili , impossibili, immaginarii , reali, fantastici
ec. , della Pannonia’, e dell’ Illirio? e dite,
che queste costruzioni, e traduzioni sono
41
state sotto i riflessi di qualche dotto latini
sta romano, nè ha trovato opposizioni da
farvi. - Chiunque sia il dotto latinista roma
no, con vostrae buona pace‘ di lui vi dirò,
che questa costruzione e traduzione sono ‘al
l’eccesso arbitrarie, e non già una traduzio
ne, ma una parafrasi spinta e stiracchiataall
Santo non dice ch’ebbe culla, non dice tratto
di confini, non dice varii confini, non dice
confini passati e presenti. Tutto ciò è un
vostro arbitrio, che stravolge Yespressioni sem
plici di S. Girolamo. -- Perchè non l’ avete
tradotto letteralmente, come S. Girolamo l’ ha
esposto? Perchè’ la naturale traduzione non
concordava con quelle che voi volevate che
avesse detto S. Girolamo per favorire la vo
stra opinione 5 perchè la esposizione del Santo
era contraria alla vostra causa. Voi correttore,
e censore di S. Girolamo? Te pudeat! Tra
durrò io fedelmente , come ha scritto il San
to , parlando delle desolazioni avvenute:
NON ABBIAMO FORSE UDITO, CHE CIò
si E AvvEaATo NELLA REGIONE DI
NOsTEA ORIGINE DEI CONFINI DELLA
PANNONIA , E DELL’ ILLIBIO ?
42
Dice dunque il Santo , che la regione di sua
ORIGINE era dei confini della Pannonia, e
delflllirio. Queste due provincie, o regioni
avevano tra loro‘ un solo confine che le di
videva. Qui il Santo indica più confini; dun
que questa pluralità di confini non può ap
partenere nè alla Pannoniafnè alla Dal
mazia, le quali avevano un solo confine,
che le divideva. L’ Istria sola aveva più con
fini; cioè uno in levante che allfl/fifrsa con
finava colla Dalmazia; il secondo a setten
trione che confinava colla Pannonia; e que
sti sono due confini, che vuol dire plurale,
e perciò concordando il finium plurare del
testo di S. Girolamo coll’ Istria , questa e
non la Pannonia, nè la Dalmazia era la re
gione , o Iirovincia originaria, ossia la patria
del Santo. Ciò è dimostrato ad evidenza col
semplice e puro senso delle letterali parole
del Santo, senza stravolgere orribilmente e
ad arbitrio il di lui testo, e senza imputar
lo indegnamente di errori. .
18. A pag. 38 voi dite: « perchè mai
« una città, un castello, qualunque altro
« paese non potrà essere situato in‘maniera,
43
u che stia sull’ estremità del territorio della
u propria provincia, e senza di quel terzo
« luogo, come aveva ideato il sig. canonico,
« faccia in quella parte il confine del territo
« rio di un’ altra provincia? » e p. 39 dite
che « Giulio Cesare parlando dei’ parigini
« scrisse; confines hi erant Senonibus (in
n Comm. l. 6.. S 3) . . . . perchè gli uni
n cogli altri vicendevolmente si toccavano
11 senza verun tramezzo di altri popoli vici
u ni; e poscia: non esservi alcuna necessità,
n che il confine divisorio di due provincie sia
11 un terzo luogo, che le divida, ma esser
u sufficiente , che il luogo dital confine stia
11 all’ estremità di una delle due provincie,
u e col suo territorio tocchi l’ estremità op
n posta dell’altra parte » e con somma urba
nità chiamate il dottissimo canonico Salagio
TORCICOLLO , velut obstricto collo contorquens;
perchè , come confessate , avendo portato del
le cose rilevantissime contro la Stridone
pannonica ( che sono le stesse. contro la dal
matica) sostenne S. Girolamo istriano, ap
poggiato appunto alle difficoltà del confine.
.-- In quanto ai sennoni e parigini va bene
44
che sono confinanti, perchè qui non si tratta
che didue popoli divisi da un solo confine;
poichè due popoli, o due provincie in con
tatto, la linea del ‘contatto rispettivo è il
rispettivo confine, e questo è noto lippis et
tonsoribus :‘non così però dovrà dirsi quan
do vi entra un terzo luogo, che confina con
due provincie, come il castello Stridone, che
confinava colla Pannonia e colla Dalmazia,
perchè sono tre e non due, come sono i sen
noni ed i parigini; il cioè castello Stridone
UNo, che confina colla Dalmazia DUE, e
colla Pannonia TRE. Cosi tre luoghi si ri
scontrano nel testo» di Osea; la regione di
origine UNA, la Pannonia DUE, e l’ Illiride
TRE; e che siano più confini è dimostrato
evidentemente dalla voce‘finium confini; cosi
dal testo di Soflbnia, Ylllirico UNA provin
cia, la Tracia DUE, ed il suolo di sua na
scita TERZO LUOGO. - Questo terzo luogo
è stato dimostrato appunto collo stesso vo
stro ‘confronto dei nolani‘ e napolitani di
già spiegato al S 14. L’ Istria essendo in
contatto colla Pannonia al settentrione, e
colla Dalmazia a levante l’ Istria sola terzo
45
luogo confinante colle suddette due provin
cie combina col senso dei tre testi di S. Gi
rolamo.
‘19. Ma volete ‘vedere, che tale è il
senso dei testi di S. Girolamo,‘ e che con
queste espressioni s’ intende Ylstria e suoi
confini? Osservate un testo identico a quelli
di S. Girolamo, che tronca ogni interpreta
zione equivoca , ed è invincibile, e trion
fante per l’ Istria. -- Negli atti del martirio
di S. Donato‘ istriane vescovo di Thmui
nelYAfrica , scritti in greco da un monaco
della Dalmazia, rinvenuti in un codice ms.
nella biblioteca jl/ledicea di’ Firenze , il più
corretto, di un’ alta antichità , e di piena cre
denza , intitolato: MxpTóplOv T8 Afyìa A01/CÎT8
‘ Ez-laxòn-e, Maxacpne HpsaB/Tépe, (àeocióps Azocxòua
etc.; cioè jllartirium S. Donati episcopi ,
Macarii presbyteris , Theodori diaconi in
Pothmùie pro C/zristo interfectorzmz , i
quali furono tradotti in latino dal gesuita
Daniele Cardano, ed inserti da Daniele
Papebroc/zio nel vol.‘ V. dei Bollandisti al
giorno ‘22 maggio, e riportati dal Farlati
‘ nelYIllyriczmz Sacrum tom. I. p. 708 ediz.
46
di Venezia i751 - Alfarticolo II è scrit
to 2 Beatissimus igitur DONJTUS patre Cre
scentino genitus, ISTRIORUM quoddam OP
PIDUM [N DALMATI/E PANNONIEQUE SITUM
CONFINIIS NATALE HABUIT. Questo testo è
talmente chiaro, che non ha bisogno di com
menti. S. Girolamo disse: Oppidum . . . .
Dalmatia’ Pannonireque confinium ; ed in
Osea , originis regione finium Pannonia:
atque Illyrii; qui in S. Donato Istriorum
oppidum in Dalmatice Pannonizeque situm
coryîniis. Il modo di dire, e l’ espressioni
sono identiche in S. Girolamo , e negli atti
di S. Donato per esprimere Ylstria coi con
fini della Pannonia e della Dalmazia. -
Nella nota (a) dice il Farlati, che nacque
S. Donato nel 267 , e fu martirizzato nel
304. Diremo quindi, 1 che S. ’Donato ha.
preceduto quasi di un secolo S. Girolamo,
2 che il modo di significare l’ Istria era coi
confini della Dalmazia e della Pannonia ,
3 che l’ estensore fu un monaco dalmata,
ii perciò imparziale, 5 che aveva cognizione
dell’ Istria, 6 che se in questo testo non
vi fosse nominata l’ Istria , i pannoni soster
47
rebbero S. Donato pannone, ed i dalmati
che fosse dalmata , ed insorgerebbe un caos
di cavilli, e di stiracchiamenti, come si fece,
e come si fa sopra i chiari testi di S. Giro
lamo. _- Questo periodo però (come suol
dirsi) taglia la testa al toro, e per sempre
chiude la. bocca ai dalmati ed ai pannoni.
Se i bollandisti, o l’autore ch’estese 1’ arti
colo di S. Girolamo , avessero posto mente
all’ espressioni, relative alla patria di S. Do
nato, si avrebbero convinti che S. Girolamo
era istriano , mentre sono le medesime negli
‘atti di S. Donato, ‘e nei scritti di S. Giro
lamo. Probabilmente però , gli atti di S. Do
nato non erano cogniti all’estensore dell’ ar
ticolo di S. Girolamo , e nonancora inserti
in quell’ op era classica. - Qui potrebbe aver
fine ogni ulterior discorso. Seguiterò non
ostante a procedere in esame il vostro libro,
affinché non avreste da credere di avermi
imposto.
no. Egli è certo che il fiume Savo era
il confine della Pannonia , e della Dalmazia
al tempo di Augusto , ed al tempo di S. Gi
rolamo. Strabone dice (l. 7. p. G26): “ Re
’48
n liquam plagam Pannoni obtinent usque ad
H Segesticam . . . . . Gaeterum Segestica est
2) urbs Pannonia‘: . . .‘ Penes Segesticam ca
ì’ stellum est Siscia et Sirmium . . . agrum

D que. Sardiaeorum inter mare gentesque Pan


» nonias cadit . . . . . Porro mons , cui no
» men Ardium Dalmatiam mediam secat, ut
n altera pars ad mare spectet, caetera in di
n versum. u _ Strabone fioriva ai tempi
di Augusto, quindi a quel tempo la Dal
mazia confinava
i minava col mentre
la Pannonia, fiume Savo, ove.i pan
dice che ter

noni arrivano sino a Segestica città panno


nica, la quale era sul Savo, e presso Sege
stica vi erano Scisia e Sirmio; che i sar
diei occupavano il terreno dal mare sino ai
pannoni , cioè al Savo; che il monteArdio
divideva la Dalmazia per metà, una parte
arrivando al mare, e l’ altra all’ opposto , cioè
verso i pannoni, ossia al Savo. La Dalma
zia adunque confinava a settentrione col
Savo, ed a mezzogiorno col mare. - Al
tempo di S. Girolamo la Dalmazia pupe ar
rivava sino al Savo, dicendo Tolomeo chia
ramente, che il Savo era il confine della
49
Pannonia, e della Dalmazia nella tav. v c. 16.
Finalmente ‘voi stesso confessate ancor più am
piamente, cioè che sino dalla sua esistenza,
(che vorrà dire primitivamente) il Savo ne
faceva il confine. Ecco a pag. 89 cosa dite,
la Dalmazia DALLA SUA ESISTENZA fino al
tempo di S. Girolamo non si era estesa al
di là del Savo. Dunque il Savo n’era il con
fine sino dalla sua esistenza. - Prendiamo
ora una carta geografica alla m ano, e diamo
un colpo d’occl1io sopra le prete se Stridoni,
e la loro distanza‘ dal confine della Pannonia,
e della Dalmazia. - La Stridoni panno
nica situata oltre il Dravo , vicino al fiume
jllura è distante dal Savo; sessanta miglia
circa , ed è quasi nel centro della Panno
nia. --‘ Le dal/natiche pretese Stridoni so
no lontane dal Savo ottanta , cento, e forse
più miglia. - La Strirlone istriana non è
lontana dal confine della Pannonia che quin
dici miglia circa, come pure quindici miglia
circa è lontana dal confine della Dalmazia.
Parli il senso comune, e pronunci se può
dirsi confine e confinante chi dista dal con
fine sessanta, ottanta, e cento miglia, oppu
A
5o
re chi dislà soltanto quindici miglia. - A
queste chiarissima evidenti ragioni potranno
rispondere i contrari partiti? Si signore! e
validamente! Tosto invocheranno la .F'ata
flforgana, e colla magica verga del quondam,
che a guisa di molla elastica si accorcia, e
si allunga a piacere, prendendo ogni figura;
o come nel giuoco de’ bussolotti la palla ora
è gigante ed ora è pigmeo , la chiara luce
del mezzo . g iorno
. ridurranno a deusissima
nebbia, ed oscurissima notte.

ARTICOLO Vlll.‘

DEL TESTIS [N QUO ORTUS SUM SGLUM.

2|. Da pag. 42 a 44 si esamina il com


mento sopra Sinfonia (cap. I ) , ove per ac
cennare le desolazioni fatte in allora dai bar
bari, S. Girolamo dice: Testis Illyricum est,
testis et T/iracia , testis in quo ortus ‘suln
sola/n; P3880 identico, qual’ è qui, da me
portato e tale da voi, come mio riportato,
eppure dite: Che brutta cosa l’ aver dafare
con cfii altera le carte? e con ciò pretendete
‘ 51
addossarmi l’ arbitrio di aver posto un’ et
dinanzi l’ ortus sum solum. - Voi mentite
con voi stesso; leggete il ‘mio libro, leggete
il vostro, e trovarete che questa è una vostra
calunnia. - Sarebbe ‘forse perchè in italiano
io dissi che S. Girolamo chiama in testimo
nio lllllirico, la Tracia, ed il suolo tlov’
egli è nato? Voi avreste mal’ inteso. Questo
periodo non è una traduzione del testo , ma
Yindicazione dei tre luoghi segnati dal Santo,
li quali avendo da nominare, doveva in
buon’ italiano entrarvi la copulativa e. Ma
che giova ciò? vi sia , o non vi sia questo
et, il significato è lo stesso, risultando che
tre provincie distinte vengono indicate dal
Santo. _ Veramente è una povertà, d’ inge
gno il cavillare sopra questo et, che nulla
‘ produce‘ di buon’ effetto. Ora per contentar
vi farò la traduzione letterale, perchè arbitrii,
come usate voi , non devono entrarvi, e dob
biamo attennerci alle pure parole del Santo, ‘
il quale descrivendo le desolazioni del suo
tempo disse:
È TEsTiMoNm L’ ILLIRICO, E TESTIMONIO
LA TRACIA, TESTIMONIO IL SUOLO NEL QUAIE
sono NATO. *
52
Potreste neppur dubitare che l’ Illirico
la Tracia, il suolo dov’ egli nacque non
siano tre differenti provincie P Se lo vorreste,
sarebbe questo un porre alla croce il testo del
Santo ed il Santo medesimo, nè si saprebbe
a chi appartenga questo suolo, se alflllirico,
od alla Tracia, perchè tanto si potrebbe dire
per l’ uno che per l’ altro. Voi, perchè vi
sta bene, direte all’Illirico; io vi dirò che
alla Tracia, e con più ragione di voi, per
cliè la Tracia è più vicina alla parola suolo
di sua nascita , nè in contrario potreste con
vincermi, e sarebbe questo un soffisma che
ci condnrrebbe a fare S. Girolamo trace di
patria; e balzerebbe fuori. una quarta inau
dita provincia da nessuno immaginata. -
Per non cadere in mostruosità così enorme,
conchiuderemo essere‘ questo suolo pcitrio
del Santo un terzo luogo separato dalla
‘Tracia’ e dall’ Illirico. Ma essendo la Pan
nonia e la Dalmazia incluse nell’ Illirico ,
questo terzo luogfo, ossia questo suolo non
sarà nè Dalmazia nè Pannonia, ma per le
precedenti dimostrazioni sarà l’ Istria , chÎ era
«nei limiti della Pannonia e della Dalmazia,
53
e ‘separata dallÎ Illirico. - A maggiore in
telligenza supponiamo che i barbari avessero
devastata l’ Italia, la Francia, la Dalma
zia; e che voi Capor, nato a Curzola in
Dalmazia, in prova di queste barbare de
vastazioni avreste da dire. Testimonio è l’!
talia, e‘ testi/nonia la’ Francia, testimonio
il. suolo nel quale io sono nato. Potrebbesi
mai intendere, che voi foste nato in Italia,
o nella Francia? No certamente! ma in un
luogo separato da queste due provincie. -
Ora supponiamo che foste nato a Firenze,
centro delrlttilia, si potrebbe intendere da
queste espressioni che voi foste nato a Fi
renze? Meno ancora l perchè ‘avendo voi por
tato in testimonio l’ Italia nella quale vi era
di già Firenze suolo di vostra nascita, sa
rebbe stata una sciocchezza, ed un capitale
sproposito, dopo aver citato in testimonio
l’ Italia, il dire tosto e di seguito, testimo
nio il suolo nel quale son nato, il quale era
già nell’ Italia nominata. - E vorreste voi
che S. Girolamo erudito, dotto, eloquente,
e grande letterato, ed a cui in dottrina,
mio caro, nè voi, nè io siamo arrivati a po
54
tergli toccare nemmen le calcagna, vorreste,
io dico , ridurlo alla circostanza di non aver
saputo esprimere i suoi sentimenti, e di es
sere caduto in spropositi di sintassi gramma
ticale? di logico raziocinio? Vergognatevi!
Esso grande oratore ha bene indicato il suo
lo di sua nascita qual terza provincia se
parata dall’Illirico, e dalla Tracia, come il
chiaro ed ovvio senso del testo lo indica,
senzastiracchiamenti , e cavilli indegni alla
dottrina del Santo.

ARTICULO IX.

DEL TESTO E PAROLA ILLYRICUM.

22. A pagina 45 mi dite: come potrò


conciliare un’ altro testo del Santo Dotto
re , ove dopo aver nominato l’ ILLIBICO no
mina ancora alcune provincie costituenti
l’ILLIItIco, usando anche le particelle con
giuntive ? Pure un tal testo trovasi nei
Commenti sopra Osea cap. 4. Hoc qui non
credit accidisse populo Israel cernat ILLYBI
CUM , cernat THBACIAM, MACEDONIAM, atque
55
PANNONlAS , ( poniamo il resto da voi ommes
so‘,.e che sta bene per intendere il testo)
omnemque terram , quw a Propontide Bo
sphoro usque ail alpes Julias tcntlitur, et
probabit cum hominibus cuncta deficere.
Non vi ha erudito alcuno che non sappia
quanti errori sono commessi dagli amanuensi
nelle copie. de’ classici, e che dottissimi cri
tici vi si prestarono a correggerli , e che, a
fronte di tanti lavori, ve ne restano ancora
da ritoccarsi, e che perciò questo Illyricum
potrebbe essere un’ errore amanuense , non‘
essendo difficile raggiungere un’ c per di
ventare Illyricum invece d’ Illyrium, per
chè Illyrium può dirsi, stante che S. Giro
lamo stesso lo disse: ‘finium Pannonia’ al
que Illyrii. Ciò però sia come non detto. Ma ‘
vi dirò meglio, che in tutti gli autori fil.)
rzeum si trova promiscuarnente preso e per
l’Illirico generale, e per l’ Illirio proprio,
e per l’ Illirio esteso , ossia Illiride, ossia
Dalmazia. - Osservate Plinio l. IV. c. 26
Illyrici latituzlo quam maxima est cccxxv.
M. P. Longiturlo a flum‘ine ARSIA (ld flu
men DRINIUM Dccc. M.‘; e nel detto capi
56
tolo, e nel precedente troverete più volte
Illyricum. Così in Strciboiee Illyri, ed Il
lyrici’ nel l. IV. VIL; così in Livio Dec.
V. l. IV. c. 22 , parlando di GENZIO, Illy
riorum regem . .. regi Illyrio, e Gentii re
gis parata societas, ‘et tum Gallorum ef
fìisorum per Illyricum; e meglio ancora
nel capitolo XXVL, parlando dei capitani:
Ànicius in Illyricum, cui bellandum adver
sus Gentium, e tosto: Patre Pleurato rege
Illyriorum; e nel capitolo stesso trovarete:
quoe in Illyrico gererentur Agalfus pree
erat, parabat ducere in Illyricum; e che il
monte Scodro aveva ab‘ occasu Illyricurn.-‘
In Appiano nel libro‘ della guerra illirica tro
varete egualmente, e così in tutti li scrittori,
equi si parla dell’lllirio prinzitivo, come del
l’esteso. - Dell’ Illirico generale poi, è cer
tissimo che non altra denominazione egli ebbe
che quella dyllyricum, e quindi che la parola
.Ill)/Αl.()ltì72, tanto significava il generale Illi
rico, quanto il particolare ed esteso Illirico,
ossia Illiride, Illirio, Dalmazia. Per inten
dere perciò la parola Illyricum negli autori
a quale provincia appartenga, devesi attenua
57
re al sentimento del periodo e del discorso.‘
‘“ Ora nel primo testo di S. Girolamo,
testis Illyricum , è chiaro che‘ ‘s’ intende
l’ Illirico generale delle diecisette provin
cie; e se vorreste che sia il particolare Illi
rico , ossia la Dalmazia farebbe lo stesso
contro di voi, perchè il suolo natio era un
terzo luogo separato. Conviene poi conosce
re , se Plllyricum del testo cernat Illyri
cumf, cernat Tliraciam , Macedoniam, at
que Pannonias, omnemque terram, quote a
Propontide Bosphoro usque ad Alpes Ju
lias tenditur, si abbia ad intendere per l’ll
lirico generale, o per l2 esteso, ossia Dal
mazia. Non è cosa più chiara di ciò, men
tre il Santo prende a nominare le particola
ri provincie , cioè l’ Illirico‘ esteso, ossia
Dalmazia, la Tracia ,. la Macedonia, le
Pannonie; e poscia per non diffondersi al
minuto , dice, tutta la terra che (lal Bos
foro Propontico (cioè da Costantinopoli) si
estende sino alle Alpi Giulie. -.La buona
critica, la logica, ed il buon senso devono
conoscere , dal complesso del.testo, che es
sendo nominate la Jl/Iacedonia , ‘e le Panno
58
nie, le quali fanno parte delfllliricoqge
nerale, e non nominata la Dalmazia, ossia ‘
l'Illirico‘ esteso , deve intendersi questa pro
vincia , e non Ylllirico generale, nel quale
erano di già comprese le nominate Macedo
nia e Pannonie provincie; altrimenti questo
sarebbe stato un modo di esprimersi incon
gruente ed assurdo: e S. Girolamo era trop
po dotto per cadervi , e volendoglielo attri
buire, sarebbe un’ insulto che si farebbe al
la dottrina del Santo, quando all’incontro
con questa naturale lettura concorda la. sin
tassi. ‘
23. A pag. 46 dite, che S. Girolamo
scrive quel commento più da oratore che da
storico. E che perciò? Il senso s’ intende
chiaro, e ciò ‘basta , nè v’ ha d’ nopo di sti
racchiainenti; e poi quanto portatepag. 47,
48 del vescovo Reatino conta zero‘; e a
ver spedito S. Girolamo il fratello Pauli
niano a vendere le villette non fa qui a
proposito, ne parleremo però a suo luogo;
cosi pure. è un’inezia la giustificazione ‘pagi
na 49 riguardo alrommissione , fatta dal Ci
carelli , dei due commenti sopra Osea , e
59
Sqflbnia, mentrenon con un solo testo, ma
colla concordanza di tutti itesti di ‘S. Girola
mo conviene produrne la prova.-.Ùsserverò
soltanto, che voi‘ colla solita vostra gentilezza
chiamate le mie osservazioni millanterie, e
dite che la controversia presente SUB. JUDI
CE EST, il quale veduto‘ il pro ‘e il contra,
si determinerà a darla vinta a chi starà‘,
in ragione. Che bei pensieri scolastici! Chi
è questo giudice al cui tribunale pende que
sta lite, e pronunciar deve la sentenza? Nel
le scuole vi è il maestro. Sarebbe questo il
vostro giudice? - Nella repubblica delle
lettere è ignoto questo magistrato, nè mai
ha esistito, nè esiste‘, nè mai esisterà. Cia
scheduno scrive’ la propria opinione, e quanti
vi sono i lettori, tanti sono i singoli giudi
ci, che come pensano, ed intendono quello
che leggono , addottano 1' una o l’altra opi
nione. E se vorreste che questi singoli let
tori formassero sentenza , vi potrei assicura
re, che quanti lessero il miolibro (a me
cogniti) sentenziarono a mio favore, non e
sclusi ‘dei dotti dalmati , fuorchè voi , e qual
che vostro pari. - Seguitate poi a dire‘:
6o
« Frattanto però’, che il‘giudizio degl’ im
« parziali, e ben preparati giudici si attende
u (risum teneatis amici! chi sono questi
« imparziali, e ben preparati giudici? )
« che non potete ‘dissimulare la smania. che
« mi punge l’ esistenza della parola quon
.« dam , n ed altre futili espressioni che non
giova produrre ,. cioè che io volessi che « non
I « esistesse il quondam , e che a voi dalmati

« e pannoni quel quondam diventa unagioja


« di prezzo inestimabile. » - Legatela pure
in oro, e circondatela di gemme, che ciò
conta poco. Io non l’ bo mai bandita, come
voi pretendete; io soltanto dico, sostengo ,
ed ho provato, che attribuindola all’ atter
rato castello Stridone, tutti i testi del San
to concordano in senso uniforme, e che ap
plicandola , come voi volete , agli antichi con
fini, fa sconcordatiza di sintassi, di ragione,
e rende S. Girolamo contraddicente con se
stesso , cosa indegna soltanto il pensarlo: ma
rende pure voi stessi ancora nella confusione.
-- Quanto poi dite p. 5o è un vostro pen
siere tutto fantastico, chenon merita dioc
cuparsi. ‘
61

ARTICOLO X.

DELLA TRADIZIONE, EDUCAZIONE, E PATRIOTISMO

AQUILEJESE DI S. GIROLAMO.

24. A pag. 51 entrate nella tradizione.


lo di questa non formo calcolo alcuno , come
già dissi nel mio libro pag. 3o , e che voi‘
riportate , cioè che questo è di niuna enti
tà, perchè eguali cose vi sono tanto per
Sdrinovar‘ nell’ Ungheria. che per Sdrigna
nelflstria, e pag. 32 io dissi, che questo
argomento di prova. tanto per l’ Ungheria ,
come per l’ Istria, e per la Dalmazia DEVE
PER NULLACOnlaPSl. Ora ve lo ripeto, nè su
di ciò vi ha luogo a discorso. - Conviene
però che facciamo una posata su quanto por
tate a pag. 53 del Briezio ( Paral. vet. et
nov. geograph. ), il quale dice: « SDRIGNA
« est in limite Dalmatiae et Pannoniae, et in
« hoc nulla vestigia antiquitatis; e replica
«i FUg/ielli (Ital. SaoT. SDaIGNA, quod
« Blondus antiquum Stridonium D. Hiero
r‘ nymi natale solum contendit , repugnanti
62
« bus aliis, cum nulla hic antiquitatis vesti
« gia extent, sed triginta tantum rustica
« domus; i». e dite: « ha cuore lo Stanco
« vich, di venir a dirci: abbiamo un ca
« stello , di cui si veggono le rovine P Si
« è forse riprodotto, dite voi, questo come
« succede della favolosa fenice? oppure un
« vulcano apertosi ebbe per risultato questa
« scoperta? Niente di ciò: A lui basta di
« re z’ abbiamo un castello. » Molto sareb
be da dire sopra queste espressioni, ma mi
limiterò a tre cose sole. - Primieramenle,
io non dissi esservi a Sdrigna antichi mo
numenti, ed ora vi dico che questi monu
menti non sono necessarj per provare la pa
tria del Santo, meno che qualche genuina
epigrafe, quasi impossibile a ritrovarsi, poi
chè S. Girolamo fu sempre fuori di patria ,
e la patria distrutta ed oppressa dai barbari
aveva altro in mente, che conservare la me
moria di S. GirolamQ-Secondo, l’Ug/zelli
ed altri assai male hanno ragionato, volendo
Sdrigna non essere la patria di S. Girolamo
Iierchè non vi restano vestige di antichità, sa
pentlosi dal Santo stesso che rustica era que
63
sta sua patria. - Terzo, che realmente in po.
ca distanza da Sdrigna vi esiste un castello,
come io dissi dir‘atto, il quale però io ritengo
essere stato tutt’altroche il patrio castellodi
S. Girolamo, e se l’ Ugizelli, e voi , ed altri
non l’avete veduto, e che perciò? egli esiste.
Portatevi sopra. luogo , e lo vedrete cogl’ oc
chi vostri, e lo toccarete colle mani; e po
scia pronunciarete i sarcasmi suddetti. Vi ri
peto che in poca distanza da Sdrigna vi ha
un castello dirutto; Sdrigna è una paroc-‘
chia con chiesa dedicata a S. Girolamo, ed
è un villaggio , ove costante è la tradizione
che S. Girolamo fosse nato colà. Per voi que
ste sarebbero ragioni colossali, se tanto po
treste vantare in qualche luogo della vostra
Dalmazia, nella quale non avetenulla. Per
me queste cose sono inconcludenti, e già
lo dissi in precedenza nel mio libro pagina
32' , ed ora lo ripeto che questo argomento
(leve contarsi per nulla. _ In questo modo
alrincirca io penso intorno alla congettura
dell’ educazione avuta da S. Gir. in Aqui
leja , e dell’ avere chiamati patrioti gli aqui
lejesi , poichè io dissi p. 36 numero 23 del
64
mio libro , di fare una riflessione di som
ma importanza sopra il luogodell’ educa
zione di S. Girolamo, se È VERO, come lo
vuole qualche accreditato scrittore (cioè Pio
de‘Rubeis ), che S. Gir. giovinetto fu educa
to in Aquileja sino aglianni 15 dell’eta sua.
Io ho detto, se è vero , come il Rubeis dice;
dunque la mia proposizione è condizionale ,
nè fu da me presa per vera, nè trattata co
me tale , nè ritenuta positivamente o ‘nega
tivamente: io ho detto se è vero , come di
ce. il Rubeis , pongo alcune osservazioni , non
trattando in allora quell’ argomento, come
non voglio’ trattarlo per ora , lasciandolo gia
cente, perchè io lo reputo superfluo. - Cosi
dicasi dell’ altro argomento di aver ‘chiamato
S. Girolamo patrioti gli aquilejesi , mentre
io dissi al num. 24 di seguito, S. Girolamo
essendo stato in educazione in Aquileja sino
agli anni 15 <5’ intende sempre l’ anteriore,
se è vero), nella lettera scritta da Betlemme
a lVicea suddiacono di Aquileja, SEZIIBIì/I,
c/ie chianti Aquileja come patria. Vedete
pur qui, che questa proposizione non è da
ta come certa, tuentre il sembra dichiara
65
abbastanza il dubbio della proposizione. In
tutti idue casi io ho parlato dubitativamente,
e con riserva , nè trovo di presente immora
re sopra quest’ argomento; mentre, come già
dissi all’ ab. iVlori, l’ importante delle ragio
ni è basato sopra i tre testi del Santo, e
sopra il fatto della sorella. Quindi a quanto
voi dite su di ciò pag. 61 a 68 non trovo
opportuno d’ intrattenermi per brevità, con
venendo utilizzare il tempo, e restringere
lo scritto a cosa di massima’ importanza,
passando all’ argomento della sorella di S.
Girolamo.

ARTICOLO XI.

DELLA SORELLA DI S. GIROLAMO , E DEL

FRATELLO PAULINIANO.

25. Da pag. 55 a 6o voi pretendete


O
oppugnare il chiarissimo ed importante fatto
della sorella di S. Girolamo, e stravolgendo
impudentemente il sentimento limpidissimo
del Santo, arrivate a tanta sfacciataggine da
comparire in pubblico colle stampe in que
5
66
sta forma.- Cominciamo l'esame dal porge
re i testi di S. Girolamo in latino in tutta la
loro estensione , e perchè li conosciate meglio,
ed intesi siano anche dai fanciulli, portiamoli
pure tradotti in italiano. S. Girolamo nell’ep.
37 scritta dalla Calcide al diacono Giuliano
a Stridone, risponde allo stesso scusandosi in
varie forme di non‘ avergli risposto a varie sue
lettere , e gli dice: Sororem meam, ‘filiam
in Christo tuam, gaudeo, te prinzum nun
tiante , in eo permanere quod creperaLHic
enim , ubi nunc sum , non solu/n quid aga
tnr in patria , sed an zpsa patria pcrslct
ignoro. Cioè, secondo la traduzione. fatta da
un professore di teologia della diocesi di No
nantola stampe di Venezia col numero episto
la II. « Mi rallegro chemia sorella, vostra
s’ figliuola in Cristo, secondo l’avviso, che
« prima d’ ogn’ altro mi date, si mantenga
« nel santo proposito , da lei intrapreso. Poi
« che qui dove al presente sono, non sola
« mente non so che cosa facciasi nella pa
« tria; ma nemmeno se la patria stessa sus
ststa. »
26. Nelfepistola 47 rispondendo ai
67
fratelli aquilejesz‘ Cromazio, ed Eusebio , ed
e Gioviniano loro amico, li quali convive‘

vano santamente nella stessa casa colla ma


dre , e le vergini sorelle i si lagna della bre
vita delle loro lettere , dicendo che nel
rispondere li comprende‘ tutti tre in un‘solo
rescritto; e dopo varie osservazioni di peni
tenza , passa a dire: « Soror mea sancti juliani
a in christo fructus est. Ille plantavit , vos
« rigate: Dominus incrementum dabit. Hanc
fl mihi jesus pro vulnere, quod diabolus in
lt flixerat , præstitit , vivam rbddendo pro
mortua. Huic ego, ut ait gentilis poeta, o
mnia etiam tuta timeo. Scitis ipsi lubrictlm
adolescentise, in quo et ego lapsus sum, et
vos non sine timore transistis. Hoc illa nunc
maxime ingrediens iter p omnium est ful
ciencla præceptisy omnium est sustentanda
solatiis; id est crebris vestræ sanctitatis
epistola’s roboranda, et quia charitas o
mnia sustinet, ‘obsecro, ut etiam a papa
Valeriano litteras exigatis. Nostis puel
lares animos his rebus plerumque soli
dari, si se intelligant curæ esse majori
bus. In mea enim patria rusticitatis
i
68
tt vernacula , Deus venter‘ est , et in'idiem
« vivitur,‘ et sanctior est, ille qui ditior
u est. Accessit’ huic patellae, juxta tritum
« populi sermonem, ‘dignnm operculum. Lu
« picinus sacerdos , secundum illud quo
« que, de quo semel in vita Crassum ait
« risisse ,Lucilius: similem habent labra la
“ ctucam, asino carduos comedente: videli
« cet , ut perforatam navem debilis guber
u nator regat , et CtBCllS ccecos ducat injb
« veam: talisque sit rector, quales illi qui
« reguntur. » In fine saluta la madre, e le
sorelle di Eusebio, ne commenda la loro
santità, e se ne consola , che per opera loro
sia stato scacciato da Aquileia il veleno del
l’ ariana setta. Ora’passiamo alla traduzione
di detta epistola segnata nell’ indicato tradut
tore col numero xxxvn. « La mia sorella è
« frutto in Cristo di Giuliano. Quegli ha
« piantato, voi innafliate, il Signore la farà
« crescere. Gesù me l’ ha data per quella
« ferita, che mi avea fatta il diavolo, a me
« rendendola viva invece di morta. Io, co
«i me dice un poeta gentile, per questo te
« mo tutte le cose, sebbene sono sicure. Voi
69
stessi sapete quanto sia lubrico il viaggio
dellfadolescenza , nel quale io pure sono
caduto, e voi ‘ l’ avete passato‘ non senza
timore . Camminando ella ora principal
mente per le difiicoltà di tal viaggio, dee
rendersi forte coi precetti di ognuno, dee
sostenersi dai Conforti di tutti, cioè dee
pigliare coraggio dalle frequenti lettere
della santità vostra. E perchè la carità ogni
cosa sopporta, pregovi a chiedere qualche
lettera dal vescovo Valeriano per confor
to di quella. Voi sapete che gli animi
delle fanciulle il più delle volte si confer
mano con tali cose, si veggono che i mag
giori le hanno a cuore. Imperciocchè nel
la mia patria paese‘poco civile, di cui
Dio è il ventre, vivesi alla giornata, e que
gli è stimato più santo ch’è più ricco. A
questa teghia , secondo il popolare comu
ne proverbio, si è posto un degno co
(( perchio, cioè il sacerdote Lupicino, se
(( condo‘ pure ciò , che racconta Lucilio,
u che ‘Crasso ridesse una sola volta in tutta
“ la sua vita, allorchè intese dire: le labbra
“ hanno la latuga, che loro conviene, man
"U

n éiando un’ asino dei cardi. Voglio dire che


n il nocchiere debole regga la nave forata ,
n e il cieco conduca pure i ciechi nella fos
n sa, e tale sia il rettore quali appunto so
i’ no coloro che da lui sono retti. » - La
sorella di S. Girolamo era caduta nella lu
brica vita, e per cura di Giuliano diacono
di Strielone, era stata rimessa alla conti
nenza , ed alla penitenza. Ignoravasi ciò da
S. Girolamo, ed il diacono Giuliano, primo
di tutti ne rese conto a S.‘ Girolamo , il qua
le gli risponde, rallegrandosi che sua so’
rella, di lui figlia in Cristo, secondo l'av
viso, che da lui prima riceveva, si mante
neva nel santo proposito, (la lei intrapre
so; cioè del pentimento dell’ errore ‘commes
so, e della perseveranza nella continenza; e
nuova e consolante gli arrivava tale notizia,
poichè, nel deserto della Calcide, ov’ egli
in allora si attrovava, non sapeva cosa in
patria facevasi, ma nemmeno se la patria
stessa esistesse. - Qui si vede che Giulia
no e la sorella erano in patria , cioè in Stri
‘ flonc, e che di null’ altro si tratta che del
ravvedimento della sorella, e della perseve
71
ranza nella penitenza. - Ricevette poscia
lettere pure dagli aquilejesi fratelli Croma
zio edEusebio, e da Gioviniano, li quali
la cosa stessa gli significavano , ed ai quali
S. Girolamo risponde dicendo, che sua so
rella è frutto in Cristo di Giuliano, cioè
clfesso la fece ravvedere dell’errore , ela ri
dusse alla pratica della continenza; ma per
chè il Santo temeva che la sorella potesse
ricadere , si raccomandava ad essi, soggiun
gendo: Giuliano ha piantato 3 cioè l’ ha con
vertita, voi innaflate, cioè soccorretela, ed
il Signore la farà crescere , cioè gli darà
la perseveranza; e dice che Gesù glie l’ ha
data per quella ferita,‘ che il diavolo gli
aveva fatta, rendendola a lui viva invece
di morta, cioè ch’ essendo morta per il pec
cato commesso, ferita preparata al Santo
dal diavolo, Gesù glie la diede viva, cioè
rinata alla penitenza ed alla grazia. Ma che
quantunque lutte le cose erano sicure, cioè
quantunque la sorella era bene appoggiata
e sostenuta nella pietà da Giuliano, pure,
come dice il poeta, tutto egli temeva, cioè
temeva una recidiva, una nuova caduta nel
72

peccato: pere/tè, seguita a dire , voi sapete


quanto sia lubrico il viaggio dellinno
cenza, cioè quanto è facile che la gioventù
si lasci vincere dalla concupiscenza, come
egli. pure era caduto , e che loro stessi Cro
mazio , Eusebio , e Gioviniano hanno pas
sata l’ adolescenza non senza timore. ‘E
tanto timore aveva S. Girolamo della tenera
età della sorella che la raccomandava calda
mente ad essi, dicendo: ch’ essa camminan
clo allora principalmente per le djficolta
[li tal viaggio, cioè della gioventù, doveva
rendersi forte coi precetti di ognuno, e
sostenersi coi Conforti [li tutti, incoraggin
dola collo scrivergli frequenti lettere; e
per maggiormente assicurarsi delrottimo e
miglior effetto, raccomandava loro S. Girola
mo di chiedere qualche lettera dal vescovo,
di Aquileia , Valeriano per conforto di
quella; mentre, com’ egli dice , voi sapete
che gli animi delle fanciulle il più delle
volte perseverano nel santo proposito , quan
do veggono alle sono a cuore dei loro mag
giori, cioè quando i superiori, ed ipiù
vecchj , per dottrina e santità celebri, ed il
73
proprio vescovo prendono cura di esse. -
Ma perchè tanto timore aveva S. Girolamo?
e perchè tante raccomandazioni, e tanta vi
gilanza sopra la di lui giovinetta sorella? Il
Santo stesso seguita a renderne il motivo del
pericolo. Perchè la sua patria, cioè Strido
ne era rustica incivile, il (li cui Dio era
il ventre, ove fra i vizj‘ si viveva alla gior
nata, ed era reputato‘ il più santo quello
eh’ era più ricco, e vizioso 5 e per più fatale
disgrazia v’ era per parroco Lupicino sacer
dote vizioso , che qual debole nocchiere reg
geva la nave forata, cioè la patria viziosa;
ed il parroco cieco conduceva i ciechi nella
fossa, e tale era il RETTORE, cioè il parro
co, quali appunto erano coloro, che da lui
erano retti, cioè i parrocchiani stridonesu
Aveva S. Girolamo ben ragione di tutto te
mere benché sicuro ; OMNIA ETÌAM TUTA TIMEO,
trovandosi sua sorella in una patria cosi vi
ziosa , e che per maggiore’ fatalità aveva per
parroco Lupicino sacerdote di pessimi costu
mi. Trepidava giustamente il Santo , e la
raccomandava caldamente ai più illustri e
santi personaggi di Aquileja (‘Îromazio ,
74
‘Eusebio , e Gioviniano perché con frequenti
lettere la confortassero nella perseveranza,
ma dippiù ancora ottenessero lettere dal ve
scovo medesimo di Aquileia.
27. Queste chiarissime esposizioni vedia
mo ora con quale stravaganza ‘vengono ridot
te dal vostro stravolto cervello. Voi dunque
pag. 57 dopo quanto io ho esposto, dite:
H0 capito quanto basta, ed eccomi con la
risposta. (Udiamola) E dite che non esi- e‘
stendo le lettere scritte da Giuliano, e da
fratelli aquilejesi, non si sa il contenuto di
esse lettere. _- È falso, perchè dalle rispo
ste di S. Girolamo si conosce benissimo co
sa gli scrivessero, cioè la conversione della
sorella, ed altri oggetti di pietà e di amici
zia. - Seg’uitate poi , clfessi furono i primi
scrivere a S. Girolamo. _ Certamente , per
chè S. Girolamo ad essi risponde; quindi
voi dite , che ciò molto interessa atl udire,
e poscia portiamo di seguito tutti i vostri
periodi. n Ma il processo è appena comin
v ciato, e perciò andiamo avanti (andate
« pure, che intenderemo delle belle cose
« In qual tempo, o circostanza scrisse Giu
75 .
« liano, e li predetti’ due al Santo? Il
» primo spaventato dal barbarica torrente,
« che dall’ orto, e settentrione mieteva
« paesi ed abitanti, e si tivvicinava alla
« sua patria, dopo fatto il fardello, si
« pose a cercare un porto di sicurezza
« verso l’ occidente; ed era già arrivato in
« Aquileja, luogo per allora lontano dalla
« burrasca , e atto a difendersi ( tutto que
« sto è falso Che quella figliuola, perchè
ti raccomandatagli, come alcuni pretendono
« ‘dal Santo, (nessun pretese, nè disse, e
u solo sappiamo quanto S. Girolamo indica
n in quelle lettere) l’abbia egli medesimo
« fatta venir seco, o pure seguendo l’esem
n pio di altri molti, che avranno battuto la
« stessa via, sta pure quivi arrivata, poco
n importa il saperlo. Il fatto è, che Giulia
« no se ne interesso con felice successo. So
« ror mea sancti Juliani fructus est. E
« Cromazio ed Eusebio quando gli scris
« sero? Allora appunto , che o col consigli0.
« o collfopera ancora hanno contribuito a
« quel collocamento, o almeno dopo essersi
« assicurati, che non poteva meglio essere
76
i‘a situata (questi non sono che vostri vaneg
giamenti E qui appunto batte quel det
to del Santo in riguardo alla sorella. Huic
omnia etiam tuta timeo. Andiamo anche
più avanti : Giuliano, quando scriveva al
Santo, a tale eran ridotte le cose della sua
U
’ patria, che non vedeva più arrivarvi alcu
no, ed era mancante affatto di notizie. Di
tanto ancora avvisava il Santo, e forse an
che chiedeva , se per altra via sapesse dir
gli qualche cosa. E il Santo a lui? Hic
enim ubi nunc sum, ‘non solum quid
agatur in patria , sed an patria perstet
ignoro. E di lì a poco avrà capito (evvi
. = = =- = = va ha capitof), che questa espressione non
ì’ era effetto di un sogno,‘ ma che pur trop
i) po si è verificata. n - Voi avete compo
sto un mostruoso romanzo, che porta in
prova la sola vostra bizzarra fantasia; e lo
documentate colle due lettere di S. Girola
mo a Giuliano , ed a Cromazio , Eusebio ,
e Gioviniano , [nelle quali lettere nulla alat
to vi è di quanto voi dite e sognate. Le let
tere di S. Girolamo non dicono, che Giu
liano spaventato dal barbarica torrente ,
77
che mieteva’ paesi ed abitanti dall’ orto al
settentrione . . . . . dopo fatto il fardello,
passò in ffquileja, ’abbandonando lapatria;
non dicono che la sorella del Santo rabbia
egli fatta venir‘ seco; non dicono che a
quest’ oggetto disse: Soror mea Sancti Ju
liani jructus est,‘ non dicono, che S. Giro
rolamo facesse cenno a Cromazio ed Euse
bio ‘ di aver essi contribuito ad un colloca
mento, perchè di nessun collocamento im
maginabile si parla, nè a ciò ha rapporto il
detto del poeta. Huic omnia etiam tuta ti
meo. - Le lettere del Santo non indicano
altro che i vizj e depravati costumi della pa
tria; nè chiedono notizie di sorte alcuna, ma
soltanto informato che sua sorella si era rim
messa delrincontinenza all’esercizio delle vir
tù cristiane, ch’ esso prima ignorava, perchè
ignorava cosa in patria si facesse non solo ,
ma neppure se la patria esistesse; mentre es
sendo esso sepolto nell’eremo della Calcide,
nei deserti della. Siria , posposta ogni cosa
mondana, attendeva unicamente allo studio,
ed alla santità della vita, nè la patria gli
passava ‘per mente. Nella patria però trovan
78
dosi Giuliano e la sorella, indica S. Giro
lamo il suo timore, che per ipatrj vizj’, ed
il cattivo carattere del parroco Lupicino ,
nonchè la giovanile età della sorella possa
ricadere la medesima, ed essere attratta dal
la concupiscenza. - Col conio medesimo
continuatea fantasticare p. 59 n. 45 col di
re: n Cominciandosi ora a vedere un po più
n chiaro (io ritengo che voi non vedete che
n tenebre e fantasmi) vengo a dire , che il
n luogo ove la sorella del Santo si trova
n va collocata , non era precisamente Aqui
n leja (certamente! mentr’ era Stridone sua
n patria, come le lettere di S. Girolamo par
n lano. ‘evidentemente ),. ma nemmeno era
n molto distante (sicuramente! perchè Sdri
n gna ossia Stridone non era che trenta
n miglia circa distante da Aquile/a), e do
n veva appartenere alla giurisdizione di quel
n vescovo (giustamente , perchè il vescovo
n di Aquileja era pure il vescovo dell’ Istria,
n ed il vescovo naturale della sorella di San
n Girolamo), mentre îse fosse stata nella
n medesima Aquileja, non abbisognavano
n lettere delli più volte nominati Cromazio
79
uea3
eMs. ed Eusebio , nèdel vescovo Valeriano, li
quali avrebbero potuto vederla, e parlar
le. ( Va bene!) Del resto a provare che
Valeriano non aveva giurisdizione diret
ta sulla ragazza , bastano le ‘parole del
Santo, colle quali alli due fratelli finisce ‘
questo discorso: et quia charitas omnia
sustinet, (senza direJ come avrebbe do
vuto dire, se la cosa fosse'altrimenti: et
quia bonus pastor dat animam pro ori
bus ) obsecro, ut etia/n a Papa Îfale.
riano litteras exigatis. E per niente tra
lasciare, non credo, che alcuna di quelle
parole, si se intelligant carte esse majo
ribus sinonimi del proprio ‘vescovo; men
tre qui si parla di dignità, e non di giu
risdizione. Ciò si conferma colrosservare
ancora,.cl1e il Santo si è servito del nu
mero plurale majoribus. Certamente non
ì) più, ma un‘ solo è l’attuale vescovo di
H chi si sia. n -- Tutto questo vostro ra
gionamento è basato sopra falsi supposti, ed
è un preciso sconvolgimento del senso di
S. Girolamo. Voi volete insegnare a S. Gi
rolamo come doveva scrivere? Questa è una
8o
singolarità particolare. La distinzione poi che
fate alla parola‘ majoribus da dignità e da
giurisdizione è un puro cavillo. Chiedeva
S. Girolamo a Cromazio, ad Eusebio, ed
a Gioviniano che con lettere fortificassero
nella continenza la sorella, e chiedessero
lettere pure dal vescovo di Aquileja Vale
riano, ed in questa lettera quattro persone
sono nominate, e tutte quattro nel majori
bus si comprendevano, cioè appunto col plu
rale. Con queste poche parole si troncano i
vostri mal ideati soffismi. - Aggiungete an
cora: n In tale dunque posizione di cose,
n qual meraviglia, se la sorella del‘ Santo si
n faceva raccomandare a chi non era suo
n vescovo (falso! ), e non si raccomandava
n al proprio, nel cui territorio più non esi
n steva, e con cui per li mali già ramme
n morati nemmeno vi era modo di avere
n carteggio. n Questo vostro discorso è ha
sato sopra falsi principj , e perciò cade da se
medesimovLa sorella del Santo era a Stri
done in patria, e non altrove, come parla
no evidentemente le lettere di S. Girolamo;
e Stridone , ora Sdrigna, patria nella quale
81
si attrovava sua sorella era giurisdizione del
vescovo di Aquileia, proprio e naturale ve
scovo della medesima, e perciò allo stesso
veniva naturalmente raccomandata, e non co
me voi favoleggiate.
28. Del medesimo calibro è quanto dite
pag. 6o nella nota (a). « Eccomi alla parola
« data (alla nota 2 S. 34) di spiegare la
‘« gita di Pauliniano in Aquileia. Et puto
« quod eum Aquilejae . . . . videris 5» ma
io aggiungerò Yintiero e non mutilato testo
della lettera a Raflino, da cui risulterà me
glio il sentimento. Frater meus Paulinianus
necdum de patria reversus est, et puto ,
quod eum Aquilejte apud S. Papam Chro
matium videris. Seguitate poi a dire. « La
« sorella di ‘ S. Girolamo e di Pauliniano
« avrà in principio ricevuti gli appuntamenti
‘t’ dalle terre di Stridone: e in seguito per le
« avvenute vicende nè meno si sarà continuato
« mandarli a lei. » Chi vi ha detto che la
sorella di S. Gir. riceveva gli appuntamenti,
e che dopo le avvenute vicende non li rice
veva? Tutto questo non ha per fondamento
che nel vostro bizzaro cervello. In nessun
6
82
scritto di S.Gir. si ritrova uè chela sorella
fosse fuori di patria, nè posta fosse in alcun
collocamento, nè che ricevesse appuntamenti
da alcuno. Voi siete un’ eccellente 1visionario,
che sapete inventare, creare, sognare fatti,
circostanze , avvenimenti a vostro piacere , e
spacciarli per storici fatti inneccepibili. Ma
dovreste sapere, mio caro Capor, qual titolo
con ciò vi appartiene. Seguitiamo la ‘vo
‘ stra nota. Pauliniaizo adunque, dopo ven
dute le comuni possessioni , doveva anda
re in Aquileja. Iialsissimoî esso non dove
va andare, ma poteva anche andare, men
tre S. Girolamo scrive a Ra mo, il quale
si attrovava in Aquileja, che non vedendo
peranco ritornare dalla patria il fratello ,fi‘a
ter meus Paulinianus necdum de patria
reversus, giudicava per tale ritardo, putu,
che ‘passato fosse in Aquileja presso il ve
scovo d’ allora Cromazio , e che perciò colà
l'avrebbe veduto; et puto quod cum Aqui
lejae apud S. Papam Chromatittm vederis.
Il motivo poi per il quale, voi dite, doveva
andare in Aqiiileja, si era per soddiya
16 i pagamenti, per i quali era gia sca
'83
duto il termine, (bravo! voi sapete anche
ch’ era scaduto il termine?) e per fare un
fondo per l’avvenire; (meglio ancora! voi
sapete tutte queste cose, e S. Girolamo non
dice nulla. A voi basta averle sognate, e
spacciarle in pubblico francamente.) portan
do ‘il rimanente del prezzo in Siria, per
impiegarlo , coni’ era già fissato col Santo
fratello? A queste ‘favole cosa rispondere?
Che sonofavole, e tiulla di più. Si leggano
i testi originali di S. Girolamo per smentire
l’ assertore. i l

29. Facciamo ora alcune osservazioni sto


riche per rendere ‘palese coi testi del Santo
questo vostro favoleggiamento. - Dalle sur
riferite lettere di S. Girolamo a Giuliano,
ed agli aquilejesi risulta evidentemente, che
.la di lui sorella era in patria, nè fuori
dellapatria abbiamo alcuna relazione di es
sa , nè di alcuno di essa collocamento. ‘Que
ste notizie sono anteriori alla distruzione del
la patria Stridone. Dopo che Stridone fu di
strutta, S. Girolamo non nomina più oltre
la‘sorella, nè la zia Castorina, le quali
forse avranno cessato di vivere, e conviene
' i
84
crederlo, perchè appunto , dopo distrutta
Stridone , spedì il fratello Pauliniano a ven
dere le paterne sostanze, che non avrebbe.
fatto, se vivente fosse la sorella. Ma per
qual motivo spedì S. Girolamo in patria il
fratello Paztliniano a vendere i beni pater
nii’ Evidentemente S. Girolamo stesso lo in
dica nelfepistola 26, diretta a Pamaccltio a
Roma. « Nos in ista provincia edificato mo
t) nasterio, et diversorio propter extructo, ne
I’ forte et modo Joseph cum Maria a Bethel
n hem non inveniat hospitium, tantis de
‘i’ toto orbe confluentibus obruimur mona
chorum turbis, ut ‘nec caeptum opus de
serere, nec supra vires ferre valeamus.
Unde quia pene nobis illud de Evangelio
contigit, ut futurae..turris non ante com
pntaremus expensas , compuls‘i sumus fra
trem Paulinianum ad patriam mittere,
ut semirutas villulas, qua: barbarorum ef
fugerunt manus, et parentum communium
census venderet, ne caeptum Sanctorum
J) miuisterium deserentes risum maledicis , et
aemulis praebeatnus. n Qui non si parla dil
l)

pagamenti per la sorella; non si parla del


85
la scadenza dei medesimi; non‘ si parla
di alcun fondo per l’ avvenire, come voi
fantasticate. Qui ad evidenza si vede, che
l’ unico e solo oggetto del viaggio di Pauli
niano in patria, era quello di vendere le
paterne possidenze, onde compire il mona
stero incominciato a fabbricare in Betlemme
da S. Girolamo, per dar ricovero alla turba
de’ monaci che da tutto il mondo afiluiva
no presso di lui; e bramava terminarlo, af
finchè non si verificasse in lui il detto del
Yevangelio, di non aver prima computate le
spese necessarie, e nella imperfezione del
fabbricato, avesse luogo contro di esso il
riso degli emuli , e dei maledici.
3o. Che Rufiino poi vedere potesse in
Aquileja S. Pauliniano, era ben naturale,
perchè essendo in patria, cioè a Stridone,
ossia Sdrigna poco lontana da Aquileja ,
S. Pauliniano, che da molto tempo n’ era
lontano, poteva benissimo, stante la vicinan
za, dare una passata colà per rivedere gli
illustri personaggi amici di suo fratello , suoi
condiocesani, e per ossequiare il proprio ve
scovo Cromazio: e S. Girolamo, vedendo
86
appunto il ritardo nel ritorno a Betlemme
dalla patria Stridone , di Pauliaiano, giu
dicava, puto , che potesse passare in Aquileja, ‘
e colà presso il vescovo Cromazio potesse
vederlo Ruflino. Frater meus Paulinianus
necdum de patria reversus est, et puto ,
quod eum Aquile/ce apud S. Papam Chro
matium videris. Se Stridone fosse stata in
Balnzazia non avrebbe fatto duecento e più
miglia di viaggio per passare in Aquileja,
ed altrettante in Dalmazia per trasferirsi
poscia a Betlemme, perchè dalla Dalmazia
ritornando a Betlemme avrebbe accorciato il
viaggio di quattrocento e più miglia; essen
do la pretesa dalmatica Stridone più vici
na a Betlemme che Aquileja di duecento ,
e più miglia. commissionato S. Paziliniano
dal fratello S. Girolamo di vendere le pa
terne sostanze in patria, verificata la vendita
doveva tosto ritornare a Betlemme per dar
compimento alla fabbrica del monastero, nè
da S. Girolamo era stato incaricato di pas
sare in Aquileja, per quanto apparisce dai
suoi scritti.
31. Riepiloghiamo il cfintesto‘ di tutto
87
questo interessantissimo e lungo articolo, dal
quale consta alfultima evidenza; I che S. Gi
rolamo scrisse a Giuliano, il quale si attrova
va nella patria Stridone, 2 che nella patria
Stridone vi era la sorella , 3 che ivizj della
patria erano estremi, 4 che il parroco Lupi
cino (che voi con buona traduzione chiamate
Lupetto p.60) era viziosissimo, 5 che la so
rella era giovine molto di età, e caduta nel
fincontinenza, si era ridotta , per opera di
Giuliano, al retto sentiere, 6 che quantunque
bene appoggiata , e sicura sotto la tutela del
diacono di Stridone Giuliano , pure per
l’ età giovanile, e per i sommi vizj della pa
tria, temeva tutto S. Girolamo, cioè una re
cidiva, 7 quindi ai suoi condiocesani i fra
telli Cromazio , ed Eztsebio, nonchè‘a Gio
viniano ‘la raccomandava il Santo, onde for
tificarla coi precetti di ognuno, e sostentar
la coi Conforti di tutti, prendendo essa co
raggio dalle frequenti loro lettere, 8 e più
oltre ancora li pregava di chiedere qualche
lettera‘ ‘dal vescovo di Aquileia Valeriano
per conforto di essa, 9 perchè le giovani
fanciulle. costituite nei perigli della giovanile
88
lubrica età perseverano nella continenza, quan
do veggono che i loro maggiori le hanno a
cuore. - Ma chi sono questi maggiori?
La lettera stessa di S. Girolamo indica pale
semente, vale a dire , i rispettabili per dot
trina, per santità, e per dignità Cromazio
ed Eusebio fratelli aquilejesi , come pure
Gioviniano, ed il vescovo stesso Valeriano,
il qual vescovo, era il naturale vescovo della
sorella, perchè l’ Istria non aveva in allora
alcun vescovo , e faceva parte della diocesi
di Aquileja, come anche il Farlati lo con
ferma agli atti di S. Donato , e come dagli
atti stessi rilevasi, e fu in precedenza dimo
strato nel mio libro stampato. - S. Girola
mo scriveva ai tre aquilejesi , perchè vicini a
Stridone istriana, e perchè condiocesani di
S. Girolamo, e della di lui sorella. Se Stris
done fosse stata in Dalmazia, oppure nella
Pannonia, tutta ragion vuole, che S. Gi
rolamo scritto avesse agli uomini più celebri
in santità e dottrina della Pannonia , o del
la Dalmazia per l’ oggetto interessantissimo
della di lui sorella, ed al vescovo pannone
o dalmata nella cui diocesi ella esisteva,
89
ed apparteneva, nè si può persuadere giam-.
mai che scrivesse S. Girolamo agliaquilejesi,
ed al vescovo di Aquileja, se i primi non
fossero stati condiocesani e vicini alla sorel
la, fe se Valeriano non fosse stato il vesco
vo naturale della medesima. - Al pari di
Aquileja celebri città vi erano Sirmio nel
la Pannonia, e Salona in Dalmazia, e
vescovi vi erano egualmente nella Pannonia
e nella Dalmazia; e se la sorella del San
to avesse avuto per‘ patria la Pannonia ola
Dalmazia, S. Girolamo scritto avrebbe al
vescovo di quella‘ diocesi Pannone, o Dal
mata , al quale avrebbe appartenuta Strido
ne patria del Santo; ma nec verbum qui
dem nè ai vescovi, nè ad altri personaggi
celebri della Pannonia e Dalmazia si trova
scritto da S. Girolamo sopra questo argo
mento: avendo soltanto scritto agli aquilejesi,
ed al vescovo di Aquileja, all’ ultima evi
denza risulta che il vescovo di Aquileja era
il vescovo diocesano della sorella di S. Gi
rolamo, e che Stridone era nella diocesi di
Aquileja, e che perciò Sdrigna dell’ Istria
della. diocesi di Aquileja era la patria di
9o
S. Girolamo. - Questo argomento, anzi
questo fatto storico della sorella di S. Giro
lamo è di tanta importanza , e di tanta va
lidità , chei più dotti dalmati‘ non trovaro
no risposta da farvi, e per loro stessi è un
fatto così imponente , che per la sua eviden
za resta inconcusso invincibile; nè la più a
cuta finezza d’ingegno saprà giammai can
cellarlo. -- E diciamo ancora di più, che
se questo solo argomento , e questo solo
fatto ineccepibile di storia esistesse soltan
to, questo solo sarebbe sufficiente a provare
incontrastabilmente la patria di S. Girola
mo nellflstria, ed escludere per sempre la
Dalmazia, e la Pannonia.

ARTICOLO XII.

DI STBIDONE VESCOVATO.

32. Da pag. 61 a 68 parlate dell’edu


cazione in Aquileia di S. Girolamo , e del
di lui patriottismo cogli aquilejesi. Nel para
grafo 24 ho detto di già, che questi due
argomenti iion sono da me calcolati, come
9*‘
nemmen quello della tradizione , e perciò vi
richiamo a quel luogo. Ora parleremo di
Stridone riputato vescovato, del quale voi
‘brevemente fate cenno p. 68; e di questo
in poche parole io pure mi spicchio. - Che
abbia esistito una Stridone vescovato, come
parla il concilio Niceno, e che di questa
Stridone Urbano VIII destinava degli alun
ni pel collegio illirico di Loreto , io non ho
cosa alcuna in contrario. Ma ritengo che Stri
done patria di‘ S. Girolamo non fu vescova
to, perchè S. Girolamo stesso n’.è l’irrefra
gabile testimonio, il quale apertamente indi
ca nella lettera di già riportata, scritta agli
aquilejesi Cromazio ed Eusebio, che il sa
cerdote Lupicino era il rettore di Stridone,
cioè il parroco, il quale cieco conduceva i
suoi parocchiani ciechi nella fossa. Vescovo
alcuno non è nominato dal Santo, e se Stri
done fosse stato vescovato, avrebbe S. Gi
rolamo nominato il vescovo che reggeva la
nave perforata, e non il sacerdote Lupici
no , e si avrebbe rivolto al vescovo di Stri
done e non a quello di Aquileja nell’ og
92
getto
divienedi frustraneo.
sua sorella.i Ogni altro ragionamento

ARTICOLO XIII.

DEL BBEVIARIO ROMANO.

33. Voi‘a pag. 69 entrate nell’ esame


del breviario romano, il quale dice: fliero
‘nymus Eusebiifilius, Stridone inDalmatia
Constantio imperatore natus, ed incomincia
te col chiedermi: se nel dire l’ oflicio (lel
di 30 settembre invece di pronunciare STRI
DONE IN DALMAZIA, pronuncii Slridone in
Istria, oppure salti subito alla parola CON
STANTIO; e colla vostra solita urbanità mi
annoverate fra il riumero DELLI FANATICI; e
passate al racconto di un dalmata sopra la
ripugrianza all’ officiatura di S. Siricio papa.
Portate poscia un mio periodo, nel quale io
dissi pag. 43, che potrebbe a qualcuno fare
impressione, che la’ chiesa romana lo rico
nosca per dalmata . .. . . . . . ma che nel
linguaggio dei canoni, dei pontefici, e (lei
concilii, ÎISTRIA è giudicata nella Dalma
93
zia, chiudendo col dire: per la qual cosa
anche il testo del breviario non osta, che
l’ Istria sia la patria di S. Girolamo,
mentre la stessa col linguaggio ecclesiasti
co si considera ‘nella Dalmazia. Voi su
di ciò pag. 7o fate. una distinzione, che
chiamate scolastica, dicendo: quanto all’
enunziativa concedo , in quanto alla dispo
sitiva nego. E con tale distinzione nego la
bramata conseguenza. - Io vi dirò.‘ che ‘il
mio ingegno non intende questa scolastica
distinzione; nè so cosa volete dire con ciò.
0 enunziativa però, o dispositiva che sia
la cosa , fatto è che l’ Istria si ritenne dalla
santa Chiesa in Dalmazia, ed io parlando
col linguaggio della Chiesa, mi sono attenuto
al rispetto alla st.essa dovuto. Lasciando que
sta vostra curiosa distinzione, intendo però
quanto dite p. 81 che il non ritenere quanto
voi dite, sarebbe da poco buon cristiana
(espressioni di solita vostra gentilezza), e
continuate a portare estemporaneamente , e.
fuor di proposito, cioè: Che la chiesa ave
se sbagliato (e chi ve lo dice? Che la
curia romana per proprio comodo ha vo
94
/ lato segnare nelle‘ sue tasse Îlstria in par
f
tibus‘ Dalmatia , perchè posta rimpetto
all’ Italia‘; e dite che non siete visionario
(che molto io temo). Coniessate che la cu
ria romana ha segnata l’ Istria in partibus
Dalnmtice. Ciò basta. Il motivo poi’ per ‘il
quale lo ‘fece , e daivoi dichiarato è un pu
‘ro vostro sogno, mentre la curia romana non
‘ha mai dichiarato il motivo, per cui‘ ha po
sto i vesoovati delllstria nella Dalmazia. Voi
dite per suo comodo , essendo l’ Istria
rimpetto alfltalia . E se l’ Istria fosse ‘si
tuata anche in fianco , ‘alla schiena, o dove
volete , qual incomodo avrebbe avuto la
curia ronlana di ricevere il denaro dalle tas‘
se dovuto? Questa è una riflessione ch’ esi
gerebbe molti commenti , che lasciamo al
lettorefi-Seguite poscia p. 72, 73 a parlare
dell’ autenticità del breviario(cl1e nessuno
pone in dubbio); e p. 74 chiudete; i’ che
a’ li pontefici in materia tanto gelosa, anche
a dopo replicate riviste fatte con la possibi
« le avvedutezza hanno assegnato nel‘ bre
« viario la patria di S. Girolamo decisamen
«i le in Dalmazia. Dunque chi è buon cat
95
u tolico riceve umilmente questo ‘giudizio}
« e chi nel sentirlo si stringe le spalle, sa.
« rà per lo meno . . . rimarcahile reti
« senza!) lo dica il signor canonico . . . .
u (altra peggiore! ) lo dica chiunque . vuol
« giudicare senza passione. n Questo vostro
periodo è molto maligno ed ardito, e ripu
gna alla carità evangelica. Questo periodo mi
darebbe lungo argomento a rispondervi; ma
vi perdono.
34. lo dissi nel mio libro, ed ho pro
vato che la santa sede ritenne l’ Istria nella
Dalmazia, e voi stesso l’ avete confessato,
io dissi che essendo S. Girolamo nato nell’Î
stria era nato nella Dalmazia secondo il
linguaggio dei canoni, dei concilii, e »dei
pontefici; e perciò non dissi cosa contraria
al giudizio della chiesa; nè voi potevate in
sultarmi anche nel punto il delicato del
rispetto alla santa ‘Chiesa dovuto, e ‘trattar
mi colle ‘Vostre reticenze in un modo incon
veniente. - Tra gli altri autori leggete il
Rubeis , ed il Farlati T. I. pag. 128 e seg.
e troverete prove itineccepibili , che flstria
è indicata in Dalmazia: troverete nel libro

l
96
delle tasse gl’ istriani vescovi indicati. PAREN
TINUS in ‘Dalmatia prov. aquil. PETINENSIS
in Dalmatia prov. aquil. POLENSIS‘ in Dal.
matia prov. aquil. EMONBNSIS in Dalmatia
prov. aquili -- Guardate lamappa topogra
fica , che avete sotto gli occhi,‘ in eotesto
collegio di S. Girolamo degli Illirici, e fra
‘le provincie illiriche le quali hanno il privi
legio ‘di essere ammesse a cotesto collegio ,
trovarete pure l’ Istria compresa nella Dalma
zia. E di fatto leggete l’ epigrafe sepolcrale
del fu illirico canonico Ferro, posta nella
cappella della Madonna in’ cotesta chiesa di
S. Girolamo degli Illirici, e trovarete ch’esso
‘fu da Parenzo.- Portatevi alla Propagan
da, e leggete il breve del santissimo Padre
LEONE XII. felicemente regnante , con cui
sua santità concede nel giorno 17 giugno
1827 all’ attuale vicario capitolare di Pola
a9 privilegi , e la diocesi di Pola è dichia
rata in Dalmazia. Eccovi il breve.
. 97
Ex audientia SS.mi habita dia 17 jwzîi
1827.

SS.mus D.nus ZV.er LEO D.na Provia’.


P.P. XII , rqfèrente mc irgfîto sacra? con
éfregationis DE PROPAGANDA FIDE supradi
clas facultates benigne cqncessit R.D. Ber
nardino Tonetti electo vicario capitulari
DIOECESIS POLENSIS in DALMATIA etc.

Datum Roma: ex wdibus dieta: SfCan


gregationis, dia et anno quibus supra.

Gratis sine alla omnino solutione


quocumque titulo.

(L.S.) Petrus Capranus arch. Iconen. Secret.

N. 942. Vidit juxta rescriptum Excelsi


Imp. Rag. Gubernii Dalmatiensis de
dia IO maji a. c.
Romea dia 23 junii 1827.
Irfrascriptzzs Imp. R.‘ Ap. Majestatis Le:
gationis a Consiliis et Agens.

(L.S.) G. F. a Gennot.
7
98
N. 13921. L’imp. reg. governo del litto
rale impartisce al presente breve pon
tificio il regio placet.

Trieste a di 9 luglio 1827.

‘Porcia.
(L.S.)
Ciumezky.

La santa sede adunque non solo ha ri


tenuto, ma pure ritiene al giorno d’oggi l’I
stria compresa nella Dalmazia, com’ è di
chiarito nel detto breve pontificio. Io dun
que avendo provato S. Girolamo di patria
istriano, col linguaggio della santa sede l’ho
provato dalmata.J nè la mia proposizione e
dimostrazione è contraria minimamente al bre
viario, nè al sentimento della santa Chiesa.
- Il dottissimo Vallarsio nell’ edizione del
le opere di S. Girolamo alla di lui vita lo
ritenne istriano, come il chiarissimo Sala
gio: il padre Bedecovich , lo Stiltingo nel
la classica opera dei Bollandisti lo ritennero
pan/zone, come pure il pio abate Coleti.
\
99
Quesii grand’ nomini per dottrina , e
per religiosi sentimenti celebratissimi , non
ritennero San Girolamo per dalmata, ep
pure recitavano il breviario, ‘eppure , dot
ti com’ erano, conoscevano la bolla di Ur
bano VIII, ed anzi il Bedecovich l’ "tcctan-‘
na. Saranno dunque anatematizzati? Voi di
questinon fate parola, e me solo personal
mente ingiuriate. - Aggiungerò ancora che
l’ Istria volgarmente è ritenuta Dalma
zia,"e gli istriani per dalmati, quantun
que impropriamente. In Bologna nelrago
sto 1827 dal celebre poliglotto abate Giu
seppe Mezzqante in quella biblioteca , mi
‘fu detto al primo abbordo: vi stè iz dal
mazie, benehè gli dicessi che sono dall’ I
stria. Gli istriani da molti scrittori vengono
ritenuti per dal/nati 5 e non poca confusione
mi rese ciò nello stendere la Biografia Istria
na. Vi porterò in prova un solo soggetto,
che troverete nella stessa Biografia Tom. I.
pag. 233 n. 101 al capitolo II dei Santi,
ed è il beato Jl/Ionaldo da Capodistria. Il
ÎVaddingo negli Annali minoriti dice: [V10
naldus justinopolitartus dalmata. Il padre
IOO

Bedecovich pag. 2x1 ji/Ionaldrts dalmata.


L’Oudin nel supplemento agli Scrittori ec
clesiastici del Bellarmino stampe diParigi
1686 Monaldus fustinopolitanus dalmata.
L’ Istria dunque si riteneva, specialmente
dagli scrittori ecclesiastici, nella Dalmazia.
-- Chiudere finalmente, che S. Girolamo
nato nell’ Istria, colla geografia della santa
sede , e col linguaggio dei canoni,’ e dei con
cilii è dalmata istriano, non già dalmata
giapide , non dalmata liburno, non dalma
ta della primitiva Dalmazia, nè di quella
degli Augusti, nè delrlllirio primitivo, ma
dalmata istriano. -- Secondo poi la geogra
fia politico-civile del tempo di S. Girolamo,
essendo esso nato nell’ Istria, ed appartenen
do l’ Istria alrltalia, S. Girolamo è un
santo italiano, e non. dalmata, né Panno
ne , perchè l’ Istria non era Pannonia, nè
Dalmazia, ma Italia. - Che poi S. Giro
lamo fosse veramente italiano, lo dice egli
stesso nell’ apologia contro Rufiino aquilejese.
Avendo tradotto dalroriginale ebreo la Sa
cra Scrittura nella lingua latina, ed essendo
stato censurato specialmente da Rufina ita
IOI

. liano ÙqUÌZBjBSB, gli dice, che mentre egli


reputava di rendersi con ciò benemerito ver
so i suoi italiani (de meis latinis, cioè ita
liani, poicbè italiani, e latini sono sinoni
mi ), veniva invece imputato di colpa. O la
bores hominum semper incerti.’ “O morta
lium stadia contrarios interdum fines ha
bentia.’ Unde me putabam benemereri DE
LATINIS MEIS, et NOSTRORUM ad discendum
animos concitare ,‘ inde in culpam vocor.
Poteva S. Girolamo, scrivendo all’ italiano
Rufiino, poteva egli dire miei italiani, se
nato non fosse italiano? Un dalmata, un
tedesco, un francese, ‘unînglese per quan
te opere componessero e starnpassero in ita
liano, non potranno giammai dire miei ita
liani, ma poteva ben dirlo, e giustamente
uno ch’è nato in Italia. Così S. Girolamo
poteva realmente chiamare suoi gl’ italiani,
perchè nato nell’ Istria provincia ‘d’ Italia.
Oltre di ciòf, la lingua natia di S. Girola
‘mo era la lingua latina, che oggidì dires
simo italiana, confegli lo dice in que’ luo
ghi , e parzialmente nell’ epistola a Donnio
ne, e Rogaziano. ‘
102

ARTICOLO XIV.

DEI GOTI.

35. Da pag. 74 a 83 vi sforzate a pro


vare che prima del [io‘o i Goti non toccaro
no l’ Istria; cosa detta dal Coleti, e da me
confntata nel libro di già stampato da pagi
na 46 a 55 a cui io vi richiamo. Aggiunge
rò presentemente poche osservazioni in pro
va, ed in confutazione di quanto voi dite.
Il testimonio che l’ Istria sia stata soggetta ‘
al furore de’ goti è S. Girolamo stesso. In
tre luoghi egli parla della superficie del ter
reno, che fu il teatro delle loro desolazioni,
NelYepistola scritta ad Eliodoro, ossia nell’
epitafio di Nepoziano, dice il Santo, che
da venti e più anni tra Costantinopoli e le
alpi Giulie ogni giorno si spargeva il san
gue romano. Viginti et eo amplius sunt an
ni , quod inter CONSTANTINOPOLIM, et ALPEs
JULIAS quotidie romanus sanguis eflundi
tur. E. nella cronaca all’ anno 378 dice, che
i barbari per le provincie settentrionali (egli
103
scrive dall’ oriente) si diffusero, e scorsero
licenziosamente sino alle radici delle alpi
Giulie digressi sunt ef/"usorie per arctoas
provincias, quas peragravere licenter ad
usque radices ALPIUM JULIARUM. Così pure
in Osea‘ cap. 4. Hoc qui non credit accidis
se populo Israel, cernat Illyricum, cernat
Tliraciam , Macedoniam , atque Parznonias,
a
OMNEJLIQUE TERRAM, QUfE A PROPONTIDE Bo
SPHORO USQUE AD ALPEs JULIAS TENDlTUIt-
- Da tutti questi tre testi di S. Girolamo
apparisce palmarmente che la superficie di
terreno su cui i goti, per il corso di venti
anni lasciarono traccie del loro furore , si fu
da Costantinopoli sino alle Alpi Giulie. S.
Girolamo era‘ di questi luoghi, li conosceva
pienamente, e come storico per tutti‘i titoli
riportar deve piena credenza. Ora conviene
esaminare se l’ Istria era compresa in questa
superficie di terreno, e se lo sarà, io voglio
. credere, essere dimostrato, che l’Istria non
fu esente dal furore dei barbari. -«L’Istria
è una penisola che‘ si stende nel mare per
il tratto di miglia cinquanta’ circa. Questa
provincia è separata dal Friuli per il tratto
104
di venticinque miglia circa di mare per mez
zo del golfo di Trieste. Questa provincia
politicamente appartiene alfltalia, perchè
per disposizione di Augusto fu unita all’ Ita
lia: ma l’ Istria è talmente staccata dall’ Ita
lia, che la natura stessa vi ripugna a farne
parte della medesima’, e per la sua geogra
fica naturale posizione essa ‘può’ chiamarsi
l’ ultima estremità della Pannonia, con cui
confinava al settentrione ,‘ come fu dimostra
to , ed aveva al lato sinistro in molta distan
za l’ ultima delle alpi Giulie, della oggi
Planina, summas alpes , ed al lato destro,
ossia a levante la Dalmazia, come di fronte
la Pannonia stessa. Se dunque S. Girolamo
disse in tre luoghi che da Costantinopoli‘
sino alle alpi Giulie, cioè sino Planina i
barbari sparsero il terrore , e se in più luo
ghi indica la Pannonia , e ben naturale che
non fu esente da qualche scorreria anche
l’ Istria contigua alla Pannonia, e posta
all’ oriente di Planina ultima delle Alpi
Giulie verso Costantinopoli, superficie di
terreno patentemente indicato da S. Girola
mo. - Che poi i goti nel 400 soltanto, e
105
certamente nel 400, come dicono il Coleti,
ed il Farlati, entrassero per la prima volta
nell’ Istria, ed anzi dirigendosi all’ Italia
dovevano passare per l’ Istria, è un’ errore
palese comprovato da qualunque itinerario,
e carta geografica alla nlano, perchè l’ Istria
è affatto staccata dall’ Italia , e lontanissima
dalla via militare, che da Sirmio conduce
va a Petavione, ed Emona, e verso Gori
zia conduceva ad Aqaileja. Nel. mio libro
ho portato gl’itinerarj , ed ho confutata que
sta proposizione del Coleti 5 nè più oltre gio
va su dicio fermarsi meno che a dimostrare,
che veramente Alarico segui la detta via
militare. Giornando (ile relLGet. CGPJKXIX)
dice: Mcx Alaricus creatus est rea‘, cum
suis deliberans, suasit suo labore qzwerere
regnum, quam alienis per otium subjace
re: et sampto exercitu, per PANNONIAS,
Stilicone et Aureliano consulibus, et per
SIRMIUM DEXTRO LATERE quasi viris vacuam
intravit Italiam, Alarico passò per le Pan
nonie per Sirmio, entrando in Italia per il
destro lato; dunque seguì la strada militare
romana, che da Sirmio passava a Petavio
\
106
ne, ad Emana, e quindi a Planina ultima
delle alpi Giulie , dirigendosi ad Aquileja
senza toccare l’ Istria. Per questa stessa stra
da , clfera l’ ordinaria, dopo Alarico ottanta
anni, cioè nel 489 passò Teodorico re de
gli Ostrogoti entrando in Italia, come al’)
biamo da Paolo Diacono nella continuazio
ne di Eutropio lib. XVI. Per .S'irmiulzr,
Pannoniasque iter faciens ad Italiam ve
nit. Itinerario che minimamente toccava l’I
stria.
36. A pag. 80 portate alcuni versi del
vescovo Sidonio Apollinare nel panegirico
di Antemio Augusto, li quali dimostrano ,
che al comparire delle aquile romane nell’
Illiride cessò Valamere ad infestare quella
provincia. -’Ciò non fa al nostro caso,
perchè Sidonio nato nel 430 morto nel 472
è posteriore alla caduta di Stridone di più
di mezzo secolo, e racconta gli avvenimenti
del suo tempo, e non dell’ epoca. di S. Gi
rolamo. _ Passate poscia pag. 82 83 a pro
vare, che prima del 400 i barbari non so
no entrati nella Dalmazia marittima , ne
in quel tratto che va al Friuli, e per con
107
seguenza nè pure nell’ Istria, e portate in.
prova alcuni versi di Claudiano, il quale
nel panegirico del terzo consolato di Onorio
del 396 dice:
. . . . . . . . . rursusque locuta:
In te Chaonice moverunt carmina quercus.
Illyrici legitur plaga littoris: arva ‘teruntur
Dalmatice: Phrygii numerantur stagna Ti.
mavz.
Primieramente vi dirò, che un poeta e
panegirista non è uno storico. Esso portato‘
dalla fantasia spazia per i campi dell’ imma
ginazione, parla con un tuono enfatico senza
freno al suo genio, e panegirista esalta sen
za limiti l’ oggetto delle sue lodi. Questa qua
lità di storico vorreste voi preferire a S. Gi
rolamo? Il Santo in tre luoghi dice, che il
terreno da Costantinopoli sino alle alpi Giu
lie è stato manomesso dai barbari. Voi, colla
scorta del panegirista poeta , dite che l’ Illi
rico, la Dalmazia, ed i fonti del Timavo
non erano ancora stati infestati dai barbari.
- A chi si deve credere? A S. Girolamo,
‘ al. poeta, od a voi? Chi legge giudichi sulla
competenza. Io ten1o che siete voi solo in
"I v8
errore per non intendere il latino; ed è mora
tificante che un’ arciprete di S. Girolamo
deglilllirici in Roma cada in errore per non
intendere il latino. Vediamo cosa dice Clan
diano. - Rursusque, che si‘traduce in ita
liano, e DI NUOVO le quercie del Epiro ti
celebrano coi versi.‘La plaga delÎILLnzlco
lido è tranquilla : si coltivano i campi della
DALMAZIA : si numerano i stagni del F/‘igio
TIMAVO. Queste espressioni significano , che
in allora quelle provincie erano state malme
nate dai barbari, e che scacciaudoli Onorio
le rese a quiete; e perciò seguita il poeta a
dire , che nel ritorno in Italia di Onorio ,
per aver liberato que’ luoghi dai nemici, ed
assicurata l’ ItaliaJ veniva celebrato come suo
liberatore.
. . . Phrygii numerantur stagna Timavi.
Gaudent Italia‘,a sublimibus oppida muris
Aclvcntu sacrato tuo , submissus arlorat
Eridanus etc.
Ma più ancora. Non solo in allorai
barbari avevano desolate quelle provincie,
ma anche in precedenza erano state infestate,
come Claudiano stesso la indica: Rurszisque,
10g
cioè , et rursus , ossia nuovamente , di nuo
vo, un'altra volta per essere resi liberi que
sti luoghi dai nemici si celebrano le tue 10
di. Si dimostra adunque chiaramente con ciò,
che anche in precedenza quelle provincie era
no state molestate dai barbari. Ora dite chi
è in errore? Il poeta, S. Girolamo, o voi?
Giudichi il lettore. -- Voi chiudete. Il let-.
tore non prevenuto SPERO CERTISSIMAMENTE,
che converrà nel mio sentimento. Sperare
certissimamente? Il futuro incerto lusinghiero
del spero coll’ assoluto presente certissima
mente? Oh magnifica concordanza di logico
criterio!
110

ÀRTICOLO XLV.

PEL PARCE MIHI DOMINE , E FINE


DELL’ OPPOSIZIONE. ‘

37. Voi chiudete a pag. 84 le vostre


opposizioni, e dite di essere giunto alla
meta desiderata, e che per la seconda parte:
Della lingua slava relativa a S. Girolamo,
‘vi sarebbe molto da discorrere, ma che a
voi poco importando tutto ciò, non avete
creduto di occuparvi in questa circostanza,
ma che: al più in altro tempo , dandovisi
ozio, e maggior inclinazione, potreste in
separato libretto manifestare le vostre idee.
Sarebbe un (lefraudo capitale , il privare la
repubblica letteraria, ed insieme la vostra
patria Dalmazia di un separato libretto
sopra questa lingua slava, mentre dall’ ec
cellenza di quello pubblicato in mia oppo
sizione può arguirsi qual capo d’ opera sor
tir dovrebbe dalla felicità del vostro inge
gno. - In quanto poi all’ ozio, io vi cono
sco, e posso assicurare il pubblico, che ne
III

avete presso che tutte le intiere giornate del


l’ anno, e che quindi questa vostra partico
lare modestia non vi esenta dal farci gustare
le ulteriori vostre felicissime produzioni;
tanto più che a Romavoi propalate, che il
vostro libretto in Dalmazia fa furori, ed
è avidamente richiesto. Non così può dirsi"
in Roma , e nelle altre città d’ Italia: di
sgrazia ella è questa ben nuova, che i buo
ni libri non si chiedano avidamente che in
Dalmazia. - Manifestate pure colà che a
Ragusi è pronto un religioso a confutare
l’ argomento della lingua slava; che io vi
prego a non lasciarvi prevenire, ma‘ cogliere
voi stesso anche questa gloriosa palma uell’
arringo intrapreso.
38. Seguite ancora a dire di non aver
‘fatto caso al rilievo sulle parole poste co
munemente in bocca di S. Girolamo: PAR
CE MIHI DOMINE QUIA DALMATA sUM, non
degnandovi di contendere per tali bagatel
le. Capperi! Voi le chiamate bagatelle? E
non vi degnate di contendere per esse? Ma
sapete che questa espressione è della più alta
importanza? c di tanta, che se foste capace a
112

vare che S. Girolamo disse quia dalmata


sum , vinta avreste pienamente la causa con
questa sola, brevissima , ed unica espressio
ne, perchè al tempo di S. Girolamo nè l’I
stria, nè la Pannonia non erano Dalmazia.
E di un argomento cosi importante non vi
degnate? e lo chiamate bagatelle? E chi
non vede che latet anguis in herba, e che
con un atto sprezzante avete’ voluto coprire
la vostra impotenza!
39. Finalmente dite, che vi basta di
aver difeso il sodo , preservando alla vo
stra dalmata nazione il suolo patrio del
Santo dottore. - Dopo letta quest’ apolo
‘gia si vedrà quanta solidità vi ha nella vo
stra stampa, quanto potete vantarvl, e quan
to ha guadagnato la dalmatica causa. - Voi
vi siete posto in aringa a diffesa di questa
causa: ma di voi si può dire, quanto disse.
Cicerone: che un cattivo avvocato rende la
causa peggiore: causa patrocinio non bona
pejor erit.
4o. Voi date compimento dicendo, che
se mai rivedreste il canonico Stancoviclz ,
gli fareste subito un complimento in dialet
113
to veneziano: Lame scusa sior, perchè mi
son de Dalmazia. E perchè siete di Dal
mazia dovete rinunziare alla creanza , all’nr-\
banità, al criterio, ed alla logica? So bene
che in Dalmazia vi sono dei vostri pari, ma
d’ altronde in Dalmazia io conosco, e ve ne
sono moltissimi personaggi veramente distinti
per costume, per tratti gentili, per coltura
dfingegno, per erudizione, e per dottrina.
- Che vi siano in Dalmazia dei vostri pari
posso assicurarvene col fatto. Nel 1824 ho
spedito ad un prelato dalmata un esemplare
del mio opuscolo sopra la patria di S. Gi
rolamo , pregandolo di leggerlo, e dirmi il
suo parere ingenuo. Senza averlo letto, ec
co cosa tosto mi rispose. Qualunque siasi
per essere la sua opera (che credo non do
vrà disprezzarsi) , 1o GIAMMAI Ml PEitsUA
oERò DI TUTTO clò, CIIELLA POTREBBE DIRE
E PROVARE. La mia opinione non è auto
revole, nè decisiva , e forse questa nascerà
da un sentimento interno della nazione
PER ESSER DALMATA. Ella mi intende P. 4
settembre 1824. -- Ad un dalmata adun
que per quanto si può dire e provare, giam
8
114
mai si arriva a persuaderlo? Basta cosi. Al
complimento che voi mi fate in dialetto ve
neziano , io chiudo col portarvene uno più
opportuno ed analogo a voi, ed‘ ai vostri
pari in un distico latino di Ovenio.
Desperanda salus verum qui audire recusat,
Inque suum prteceps labitur exitium.

ARTICOLO XVI.

DELL’ APPENDICE.

41. Pervenuto alla fine della mia apo


logia, non mi apparterebbe progredire più
innanzi..Tuttavia passerò di volo quesfap
pendice , con cui di. proposito voi pretendete
provare la situazione di Stridone , ed infine
non determinate nulla. Dite in prima, che
la Dalmazia ha il suflraggio della ‘chiesa
romana, e che la Dalmazia può vantarsi
di essere additata dal Breviario per la pa
tria di S. Girolamo. Su di ciò ho detto
quanto basta all’ art. XIII, e si ripete che
la Santa chiesa riconoscendo i vescovi dell’I
115
stria per dalmati , ed essendo YÌslria con
siderata Dalmazia, riconosce per‘ dalmata
S. Girolamo quantunque istriano. Così di
casi della chiesa greca , che si uniforma in
‘ciò alla laiina.
È sitigolare poi, che avendo voi detto
pag. 89 che il pontefice Urbano VIII nella
costituzione: zelo domus Dei ha riconosciu- ’
{O STRIDONE in dalmatia turcica, e che voi
dopo avermi insultato con questo appoggio,
‘voi contradicete alla stessa costituzione di
‘Urbano V111 dicendo‘ pag. 99: dir intendo
di aver PER CERTO la patria di S. Girola
mo nell’ odierna Dalmazia cristiana , men
tre Voi confutavate’ Pópinilone del Cicarelli,
’e del Paulovic/i , volendo essi la posizione
(li St/‘idone sotto Lovrecchio‘ nel paese tur
‘co. Ora ponderate , mio caro, chi sono que
sti figli poco riverehti alla SaniaChiesa?
come dite Pag. 87 , e che‘ si fanno‘ lecito
‘di prendere in bqflb quest’ autofévoie ‘lin
guaggio? ‘‘
A quanto dite pàgygo del’ confine tra
la Pannonia , e la Dalmazia, e? che la Dal
mazia è prima nominata , leggete il paragra
fo 15 , ove trovarele la risposta.
4 .
116

Balzate. fuori poscia con una carta geo- .


grafica, fatta espressamente per confondere,
e non per dar luce all’ argomento, perchè
mancante di tutte le indicazioni“ dei nomi di
luoghi, di confini, di paesi relativi, e con
questa pretendete di dare i confini della Dal
mazia. - Fissiamo in breve le idee; il pri
înitivo confine della Dalmazia fu fra il Na
rona, ed il Tiluro , ossia Nesta, (odierni
i Narenta, e Cetina), ed a settentrione la
Pannonia. - Il secondo dalla lVarona sino
al fiume Tizio , oggidi Kerlta , avendo com
preso. un pezzo della Liburnia , ed a setten
trione la Pannonia. - Terzo confine al
tempo di Augusto, e di Strabone, esteso
oltre il Tedanio‘, ossia Zermagna confine
della Giapidia e Liburnia, ed er‘a dalYAr
sa dell’ Istria sino al Drilone , odierno Lo
drinoflo Bajona; ed asettentrione in gran
parte laiPannonia: confine anche al tempo

di Girolamo sussistente. -‘ Di quale di


questi tre confini voi parlate? ed a quale
confine appartiene ‘,il vostro quondam? Non
del primo confine, perchè servendosi di que
sto il Cicarellt’ voi lo avete condannato. Vo
‘117
lete dunque il secondo? ma questo confine
era della Liburnia, e non della Dalmazia.
Io parlo del confine ‘al tempo di Strabone,
di Tolommeo, e di S. Girolamo; ma il quon
clam, secondo voi, mi fa contro. Questo
quondam adunque prendendo per l’ antico
confine fa confusione; poichè del primo par
lando il Cicarelli, voi l’ oppugnate; e vo
lendovoi il secondo, non era questo il con
fine della Dalmazia e Pannonia ma della
Liburnia: e volendo servirsi del quomlam
sintenderà sempre .il primo e più antico
confine, ed il Cicarelli, uomo dotto, ha più
ragione di voi. Tutta questa battaglia non
ha per base che l’ immaginazione, e la con
fusione per il ‘versatile termine del quan
dam.
Passate di seguito a tre testi di Stra‘
IIOÌZE , coi quali volete provare clie gli Arrlii
monti erano il confine tra la Dalmazia se
conda, e la Pannonia, e che colà fosse
stata Strialone senza indicarne il luogo nella
vostra misteriosa mappa. A p. 39 però ave
te detto: la Dalmazia dalla sua‘ esistenza
(cioè dal suo primitivo confine) ’sinu al
. I
t l'8 I

tempo che visse S. Girolamo non si erd


estesa al di là del Savo, e poi paff. 95 e
seg. volete questo confine ai monti Ardii ,
e non più il Savo. Questa sembra una cott
traddizione. Ma esaminiamo i passi di Stra
bone da voi portati. - Primo p. 99 « Per
n tingit Pannonia etiam usque ad Dalmatiam
« et fere Sardieos versus meridiem si profi
u ciscatur. » Secondo. « Quidqnid autem
n regionis ab intimo Adrize sinu. usque ad
« Sardieos, et Rizzonicum sinum, montuo
n sum est, interpositum mari et Pannoni
« bus. n Terzo p. too. « Porro ‘mons, cui
« nomen Ardium, Dalmatiam mediam secat,
‘n ut altera ejus pars ad mare spectet, alte
« ra in diversum. n - Nel primo caso di
ce, che la Pannonia arrivava sino alla Dal
mazia, e quasi ai Sardiei’ andando a mez
zodì. Qui non è precisato il luogo del con
fine. - Nel secondo parla un poco più chia
ro, dicendo cbe dall’ intimo seno delfAdria,
cioè dal golfo di Trieste , sino ai Sardiei ,
ed al seno Rizzonico, cioè Cattaro , tutta
quella regione è montuosa (e qui è indicata
la lunghezza), ed è interposta tra il mare
“fiît. a
1 19
ed i pannoni (e qui siparla della larghez
za Dunque (Iuesta regione montuosa aveva
per confini a levante il seno Rizzonico, a
mezzogiorno il mare, a ponente l’ intimo
seno ilelfAdria, ed a settentrione la Pan
nonia. - Nel terzo poi parla più chiara
mente ancora dicendo che il monte Ardio
(che Tolomeo chiama Bebio ) tagliava per
mezzo la Dalmazia, cioè in lunghezza,
ed aveva da una parte il mare, e dall’ altra,
come dai testi precedenti, cioè la Pannonia,
cioè il Savo , poicbè sino al Savo arrivava
la Pannonia, com’ è dimostrato al preceden
te paragrafo n. 2o. -_ Dunque questi monti
Arilii , questo vostro mattone di cioccolata
non erano il confine della Pannonia e Dal
mazia, ma il centro per lungo della Dal
mazia elle la divideva per metà. Quindi
tutto il vostro fabbricato cade, perchè non
ha sostegno, avendo la Dalmazia il mare
‘a mezzodì per confine, ed‘ al Savo la Pan
nonia in settentrione, e non li monti Ardii,
li quali dividevano per meta la Dalmazia.
Belissime fanfaluche da contarsi dal‘le
vecchiarelle ai fanciulli. è tutto ciò che por
120

tate‘ da pag. 102 a 107, cioè le slave etimo


logie , il colloquio dei fanciulli certamente
fatto coi vecchj , l’ applauso dei medesimi
alle dimostrazioni dei vecchiardi sulla località
di Stridone, e sopra i nomi slavi dei luo
ghi indicati nel vostro quadrilungo mattone
di cioccolata. Cosi pure favoleggiando portate
una catasta di singolarissimi no/mi slavi, cioè
strigovo , strigh, strid, strigh-ovo , strid
ovo , grad-ovo, graovo , gra/zova , racovaz,
grahovaz, sternich, stermic/z, ecc. ecc. A
tutto questo negromantico catalogo di no
mi, che lo spirito folletto abbia in sua custo
dia , vi dico, che striglt non vuol dir de
marcazione , ovo non vuol dir precisamente
questo, ma è una desinenza slava, genera
lissima dei paesi e villaggi slavi, che trove
rete nelle carte geografiche della Russia , Po
lonia , Dalmazia, e di tutti i paesi slavi in
abbondanza, e che in italiano si direbbe di,
cioè Caporovo, vuol dire di Capor. _ Nel
gradovmgrad significa tanto paese, come gran
dine; nel grahova, gru/z vuol dire piso,
o legume; nel racovaz, rac vuol dire gran
cliio , ed ovaz significa pecore; nel grahovaz
121

grah significa legame , ed ovaz , pecore.


Sternich stermiz , vatela piglia cosa significhi.
- Queste invero sono superbe etimologia,
e denominazioni da trarne fuori, con felicità
maravigliosa, Strialone patria di S. Girolamo.
In quell’ immaginato vostro quadrilungo
mattone ponete questi graziosissimi nomi eti
mologici slavi, e li considerate nella sua
posizione geometrica p. 105 , e dite di ra
gionare‘spassionatamente, ea sangue fred
do; e p. 106 dite. Ma il punto metafisico
( per dirlo cosi ) (love era situata Stridone
si potrà ancora mostrare? STRIDONE paese
situato in un punto metafisico? Bellissima!‘
Stiamo a vedere che la patria di S. Girola
mo la situate nell’ aria , sulle nuvole, quan
tunque anche le nuvole non sono metafisiche,
ma fisiche. Questo punto metafisico sarebbe
mai nelle metafisiche idee del vostro cervello?
Bramate a pag. 107 , che si facessero
dagli archeologi degli scavi, scpra il quadri
lungo mattone di cioccolata per vedere se
si trovasse qualche monumento di Stridone.
Questa invero sarebbe una bella spesa, più
che da monarca, per un’ argomento di grande
122
entità. _ Dicltiarate quindi pag. 108 che vi
piace il sentimento del Dolci, il quale riten
ne la Stridone gieronimiana nella Sidrona
tolemaica (clfè nella Liburnia), ed entrate
nuovamente nella etimologia , non più slava,
ma greca 2811,00; col Sidrona, volendo voi
che Tolomeo mutare
potesse Stridone
FARSI LECITO, di AVVE
iDUTAMENTE in Stidrona.
Ma Tolomeo porta precisamente tutti i no-.
mi delle città e luoghi, quali erano all’ uso
de’ romani. Ma che giova? Voi lo dite , e
tanto basta.. _ Tolomeo si ‘fece lecito di
avvedutamente cambiare il nome? Voi pe
rò non sapete il perchè.’ Ve lo dirò io. Pre
vedendo Tolomeo che voi dopo 1500 anni
vorrete sapere dov’ era situata Stridone, egli
avvedutamente ba cambiato il nome per im
brogliarvi, e condurvi a cercare la posizione
di Stridone in un punto metafisico. Che ‘
birbone di Tolomeo.l Seguitandovolete an
cora a pag. 109, no, III che Stridone
fosse una città, e parzialmente perchè ;fissa
te lo sguardo alle villette , che‘ possedeva
S. Girolamo , e dite: « Di fatti come po
a’ teva darsi, che una sola famiglia di Stri
123
’ a (lcme, dico quella del nostiro Santo avesse
« in proprietà delle villette, se il paese suo
« non fosse d’assai più di una villa? . . . . .
n segno evidente che quando ha esistito
« (pag. 112) o piccola o grande che fosse
« era VERAMENTE una città. n Mi dispiace ,
che avete fissato malamente lo sguardo. Voi
non sapete distinguere. villa, villetta da vi
laggio; eppure i dizionari ve lo insegnano;
Villa, villetta non altro propriamente signi
fica che casa di campagna con terreni annes
si, e vilaggio un’ aggregato. di case con varj
abitanti, senza essere nè castello, nè città.
Ville, villette a Roma si. chiamano iposse
dimenti campestri, sia di delizia, sia di m
stica‘ economia: a Venezia, e Trieste si
chiamano campagne; a Capodistria corti‘vi;
nell’ Istria meridionale, ov’ io abito, colonia,
stanzia, ed in slavo zatic/ie. - Io sono na
.to, e vivo in‘ un castello. di nome Barbana
alle foci dell’ Arsa; e Barbona io giudico ,
a un dippresso , grande come il.’ castello Stri
(lone di S. Girolamo; e che io, e S. Giro-.
lamo siamo in parità di circostanze relative
al castello di nascita , alle villette di. possi
124
denza, ed ai censipaterni. Mio padre Antonio
aveva niente meno di IO villette ossia stanzie,
ossia stabilimenti campestri con coloni residen
ti, quantunque Barbona è un piccolo castello
somigliante a Stridone. Divisa la paterna fa
coltà tra fratelli e sorelle , a me pervenne
in retaggio, e sono proprietario di tre ville,
o villette , come vi piace, eppure Barbana
non è una città. Mi dispiace davvero che voi
non intendete il latino , non l’ italiano, ma
nemmeno il vostro patrio slavo, il qual sla
vo non è il mio linguaggio di famiglia, ma
che da me si conosce per necessità, e per
lo studio fatto sopra il medesimo.
Continuate, p. 112 a Versare intorno ai
‘scavi da farsi sopra il quadrilungo mattone di
cioccolata da voi assegnato, e dite essere si
curo che l’AugustO Nostro Imperatore Fran
cesco I. non solo favorirebbe l’ impresa ,
ma anche generosamente contribuirebbe al
l’aumento dell’ ideata COLLETTA per lo sca
vo. A questo io non rispondo nulla.
Finalmente p. 113 dite, che col vostro
modo di dire è venuta fuori SICURAMENTE
qualche cosa, da altri fin’ ora non avver
125
tita. In verità‘ che avete ragione; perchè’fra
quante dissertazionj, sopra questo argomento,
la più puerile, irragionevole, e fuori del sen
so comune di questa vostra io non ho mai
letto. - Tutti i partiti hanno scritto con
dottrina, fino discernimento, ed urbanità.
Voi solovi siete distinto sopra tutti ‘con un
particolare vostro modo di dire. Io qui vi
ripeterò quello che dissi ‘ nel fine della mia
apologia Con’ Cicerone; che un’ avvocato
ignorante rende la causa peggiore: causa
patrocinio non bona pejor erit. Ed ora che
mi avete agguzizatolîtppetito col. greco , nel.
Petitnologia di Stridone , vi darò un’ avverti.
mento greco, che vi potrà essere utile , vale
a dire, quello dei. pitagorici.
"H Àéfye 7'! alfyfig xpsîfrov , i1' azfyfiv éfxeo.
O taci, o dì cosa miglior del nulla.‘
w a 2..

ISTRIA. Barbana 20 agosto incominciata ,


18 settembre compita 1828.

un’ .
126
‘ CRGNACA BIO-GIROMINIANA.
“N.1”
Anni
di C.
33| gNascita di S. Girolamo a Sdrigna nell’ Istria.‘
34| .
858 Passa a Roma alle scuole , ‘e vi si ferma io anni.
368 Parte da Roma con Bonoso fa un giro nelle Gallie. -‘
In quesfanno Valeriano è fatto vescovo di Aqui
leja , e muorenel 389.
369 Arriva in Aquileia, e vi si ferma tre anni.
372. Parte da Aquileia, tocca la patria ,‘ fa il giro del Ponto,
ed Asia minore, e si ritira a penitenza nel deser
to della Calcide nella Siria.
374 Risponde a Giuliano diacono di Stridone (ossia Sdri
gna nell’ Istria) da quella solitudine ’ nelPargo
mento della sorella dal detto Giuliano ridotta alla
penitenza dell’ errore commesso. Soror mea in Chri
sto tua. ‘
id. Risponde agli aquilejesi Cromazio, ed Eusebio fratelli ,
ed a. Gioviniano nell’ argomento della sorella con
vertita, e richiede lettera del vescovo Valeriano
er conforto di essa , e ritenerla nella perseveranza.
376 Fugge dalla Calcide infetta da eresie.
377 Vita Gerusalemme, e si ritira a Betlemme presso la
‘ culla del Salvatore in un’eremo a penitenza.
378 E ordinato prete, ed a quesfanno termina la di lui
. cronaca. ‘ . . .
379 va a Costantinopoli, e si ferma‘ tre anni.
38| Ritorni a Gerusalemme.‘ In quest’ anno fu il sinodo
di Aquileia.
382 Va a Roma, chiamato dal papa Damaso, si fa il con
cilio romano e vi si presta con onore in qualità
di segretario del pontefice.
385 Muore Damaso, e S. Gir. fugge da Roma, mal visto
dai romani, che aveva ripresi per le sregolatezze,
e va a Gerusalemme.
386 Scorre l’ Egitto, e si trova in Alessandria. Qnest’ an
no Cromazio è fatto vescovo di Aquileja, e muore
nel 407.
387 Si ritira nuovamente nell’ eremo di Betlemme , vi si
ferma sino alla morte.
I 27

392 Pubblica il catalogo degli scrittori ecclesiastici, parla


nel fine di sè e della patria Stridone distrutta
dai goti colla parola quomlatn per la prima volta.
Perciò prima di quest’ anno Stridoue non fu di
strutta. -- In quest’ anno stesso nei commenti so
pra Solfonia nomina per la seconda volta la pa
tria difrutta: testis Illyricuin, testis et Thracia,
testis in quo orlus sum solum.
393 Suo fratello Pauliniano è ordinato sacerdote. .
396 EPistola ad Eliodoro. Viginti et amplius sunt anni,
quod inter Constantinopolim, et alpes Julias ro
manus sanguis efluuditur. In quesfanno Claudia
no potea celebrar le lodi di Onorio per aver di
nuovo nUnsUsQUE resi tranquilli dalle molestie
dei barbari l’Illirico, Ia Dalmazia, ed i fonti del
Timavo , ossia I’ Istria , e perciò assicurata PItalia.
Stridone distrutta nel 392 ed i barbari scacciati
dall’ Istria per la seconda volta rursusque, indica
Fepuca precedente di soli quattro anni in cui fu
distrutta Stridone, ossia Sdrigna dell’ Istria.
399 Epislola a Buffino, la quale indica di avere spedito
in patria il fratello Pauliniano a vendere le paler
ne villette rimaste al furore dei barbari, e che lo
vedrà forse in Aquileia. -- Di qnesl’ anno pure è
l’ epistola a Pamaccliio a Roma , in cui dice: Com
pulsi sumus lratrem Paulinianum in patriam mit
tere per vendere le sostanze paterne, e col ritratto
terminare la fabbrica del monastero incominciato
a Betlemme. -- Concorda quest’ epoca di due anni
dopo che Onorio ridusse a quiete l’ Istria.
402 Scrive la seconda apologia contro Ruffino.
406 Commenti sopra Osea cap. IV., ove dice: Cernat llly
ricum, cernat Thraciam, atque Pannoniam, omnem
que terram a Propontide Bespboro ad usque alpes
Julias etc. E nel cap. VIII. In nostrae originis
regione finium Pannoniae et Dalmatiae.
409 I Goti prendono Roma.
420 Muore in Betlemme in età di anni 8o oppure 9o se
condo gli autori, dopo 33 di ritiro nella culla
del Salvatore.

FINE.
1 28
OPERE PUBBLICATE

DAL CANONICO

PIETRO STANCOVICH.

1 Versi con Ritratto, ed una Novella Storica in prosa inti


tolata, di pag. 142.
g. Neofaste in Astiri. Venezia per Picolti, 1818 12., p. 18.
3 Lfliratro-seminatore, ossia Metodo di piantare il grano
arando, con tavola in rame. Venezia per Picotti, 1820
in 8. pag. 27.
4 DelPAnfiteatro di Pola, dei gradi marmorei del medesi
mo , nuovi scavi e. scoperte; e di alcune epigrafi e
figuline inedite dell’Istria, con VIII. tavole. Venezia
per Picotti, [822 8. pag.
5 Della Patria di S. Girolamo Dottore (li santa Chiesa, o
della lingua Slava relativa allo stesso, colla figura del
Santo , Venezia per Picotti, 1824. 8 di pag. 101.
6 Nuovo Metodo economico-pratico di fare e conservare il
Vino, con due tavole in rame. Milano per Giovanni
Silvestri , 1825. 8. di pag. 139.
7 Canzone che si canta nella pubbliche Bogazioni per im
plorare la fertilità della terra, dal ’l‘edesco volta in
. Italiano. Venezia per Picotti, 1825. 8 di pag 7. .
8 Allocuzione nell’ occasione che Mons. Teodoro Loredan
dei Conti Bulbi Vescovo di Ciltanova compie in Bar
bana la sua missione per la Cresima. Venezia per
Picotti 1826. in 8. pag. 15.
9 Kratak Nauk Karstianski slosen sfilarednim, i bistrim na
ginom na slusbu, i Korist od glassovite Colleggiate
Qrikve Svetoga Micule Biskupa od Barbana u Istrii.
Trieste dalla Tipografia Marenigh 1828 in 16 pag. 39.
lo Biografia degli Uomini distinti delPIstria. -- Tomi III.
Trieste presso GimMarenigh 1828-29 in 8. colRitratto
dell'autore, ed alle 11 stampe in rame.
11 La presente Apologia in 8. di pag. 128, Trieste 1829
‘ Tipografia Marenigh.

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