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La Traviata

Opera in due atti


Musica: Vincenzo Bellini

Libretto: Francesco Maria Piave, dal dramma


La dame aux camelias, di Alexandre Dumas figlio

Prima rappresentazione: 6 Marzo 1853, Venezia (Teatro “La Fenice”)

Personaggi:
VIOLETTA VALERY (soprano)
FLORA BERVOIX (soprano)
ANNINA (soprano)
ALFREDO GERMONT (tenore)
GIORGIO GERMONT, SUO PADRE (baritono)
GASTONE, VISCONTE DE LETORIERES (tenore)
IL BARONE DOUPHOL (baritono)
IL MARCHESE D'OBIGNY (basso)
IL DOTTOR GRENVIL (basso)
GIUSEPPE, SERVO DI VIOLETTA (tenore)
DOMESTICO DI FLORA (basso)
COMMISSIONARIO (basso)

CORO: piccadori, zingari, Signori e Signore amici di Violetta e Flora


TUTTI
Sì, la vita s'addoppia al gioir.
ATTO PRIMO

Preludio SCENA II
Detti, il Visconte Gastone de
SCENA I Letorières, Alfredo Germont. Servi
Salotto in casa di Violetta. Nel fondo affacendati intorno alla mensa
è la porta che mette ad altra sala; ve
ne sono altre due laterali; a sinistra, GASTONE
un caminetto con sopra uno entrando con Alfredo
specchio. Nel mezzo è una tavola In Alfredo Germont, o signora,
riccamente imbandita. Ecco un altro che molto vi onora;
Pochi amici a lui simili sono.
Violetta, seduta sopra un divano, sta
discorrendo col Dottore e con alcuni VIOLETTA
amici, mentre alri vanno ad Dà la mano ad Alfredo, che gliela
incontrare quelli che bacia
sopraggiungono,tra i quali sono il Mio Visconte, merce' di tal dono.
Barone e Flora al braccio del
Marchese. MARCHESE
Caro Alfredo
CORO I
Dell'invito trascorsa è già l'ora ALFREDO
Voi tardaste Marchese

CORO II Si stringono la mano


Giocammo da Flora.
E giocando quell'ore volar. GASTONE
ad Alfredo
VIOLETTA T'ho detto:
andando loro incontro L'amistà qui s'intreccia al diletto.
Flora, amici, la notte che resta
D'altre gioie qui fate brillar I servi frattanto avranno imbandito
Fra le tazze è più viva la festa le vivande

FLORA E MARCHESE VIOLETTA


E goder voi potrete? ai servi
Pronto è il tutto?
VIOLETTA Un servo accenna di sì
Lo voglio; Miei cari sedete:
Al piacere m'affido, ed io soglio È al convito che s'apre ogni cor.
Col tal farmaco i mali sopir.
TUTTI
Ben diceste le cure segrete Vi conosco da un anno soltanto.
Fuga sempre l'amico licor.
VIOLETTA
Siedono in modo che Violetta resti Ed ei solo da qualche minuto.
tra Alfredo e Gastone, di fronte vi
sarà Flora, tra il Marchese ed il FLORA
Barone, gli altri siedono a piacere. piano al Barone
V'ha un momento di silenzio; Meglio fora se aveste taciuto.
frattanto passano i piatti, e Violetta
e Gastone parlano sottovoce tra loro, BARONE
poi: piano a Flora
Mi è increscioso quel giovin
GASTONE
piano, a Violetta FLORA
Sempre Alfredo a voi pensa. Perché?
A me invece simpatico egli è.
VIOLETTA
Scherzate? GASTONE
ad Alfredo
GASTONE E tu dunque non apri più bocca?
Egra foste, e ogni dì con affanno
Qui volò, di voi chiese. MARCHESE
a Violetta
VIOLETTA È a madama che scuoterlo tocca
Cessate.
Nulla son io per lui. VIOLETTA
Mesce ad Alfredo
GASTONE Sarò l'Ebe che versa.
Non v'inganno.
ALFREDO
VIOLETTA con galanteria
ad Alfredo E ch'io bramo
Vero è dunque? onde è ciò? immortal come quella.
Nol comprendo.
TUTTI
ALFREDO Beviamo.
sospirando
Si, egli è ver. GASTONE
O barone, né un verso, né un viva
VIOLETTA Troverete in quest'ora giuliva?
ad Alfredo Il Barone accenna di no
Le mie grazie vi rendo. Dunque a te
Voi Barone, feste altrettanto ad Alfredo

BARONE TUTTI
Sì, sì, un brindisi. Tra voi saprò dividere
Il tempo mio giocondo;
ALFREDO Tutto è follia nel mondo
L'estro Ciò che non è piacer.
Non m'arride Godiam, fugace e rapido
È il gaudio dell'amore;
GASTONE È un fior che nasce e muore,
E non se' tu maestro? Né più si può goder.
Godiam c'invita un fervido
ALFREDO Accento lusinghier.
a Violetta
Vi fia grato? TUTTI
Godiam la tazza e il cantico
VIOLETTA La notte abbella e il riso;
Sì. In questo paradiso
Ne scopra il nuovo dì.
ALFREDO
S'alza VIOLETTA
Sì? L'ho già in cor. ad Alfredo
La vita è nel tripudio.
MARCHESE
Dunque attenti ALFREDO
a Violetta
TUTTI Quando non s'ami ancora.
Sì, attenti al cantor.
VIOLETTA
ALFREDO ad Alfredo
Libiam ne' lieti calici Nol dite a chi l'ignora.
Che la bellezza infiora,
E la fuggevol ora ALFREDO
S'inebri a voluttà. a Violetta
Libiam ne' dolci fremiti È il mio destin così
Che suscita l'amore,
Poiché quell'occhio al core TUTTI
indicando Violetta Godiam la tazza e il cantico
Onnipotente va. La notte abbella e il riso;
Libiamo, amor fra i calici In questo paradiso
Più caldi baci avrà. Ne scopra il nuovo dì.

TUTTI S'ode musica dal'altra sala


Libiamo, amor fra i calici Che è ciò?
Più caldi baci avrà.
VIOLETTA
VIOLETTA Non gradireste ora le danze?
S'alza
TUTTI
Oh, il gentil pensier! tutti
accettiamo.
SCENA III
VIOLETTA
Violetta, Alfredo e Gastone a tempo
Usciamo dunque
S'avviano alla porta di mezzo, ma
VIOLETTA
Violetta è colta da subito pallore
guardandosi allo specchio
Ohimé!
Oh qual pallor!
Volgendosi, s'accorge d'Alfredo
TUTTI
Voi qui!
Che avete?

ALFREDO
VIOLETTA
Cessata è l'ansia
Nulla,
Che vi turbò?
Nulla.

VIOLETTA
TUTTI
Sto meglio.
Che mai v'arresta

ALFREDO
VIOLETTA
Ah, in cotal guisa
Usciamo
V'ucciderete aver v'è d'uopo cura
Fa qualche passo, ma è obbligata a
Dell'esser vostro
nuovamente fermarsi e sedere
Oh Dio!
VIOLETTA
E lo potrei?
TUTTI
Ancora!
ALFREDO
Se mia
ALFREDO
Foste, custode io veglierei pe' vostri
Voi soffrite?
Soavi dì.

TUTTI
VIOLETTA
O ciel! ch'è questo?
Che dite? ha forse alcuno
Cura di me?
VIOLETTA
Un tremito che provo. Or là passate
ALFREDO
indica l'altra sala
con fuoco
Tra poco anch'io sarò
Perché nessuno al mondo
V'ama
TUTTI
Come bramate
VIOLETTA
Nessun?
Tutti passano all'altra sala, meno
Alfredo che resta indietro
ALFREDO
Tranne sol io. Non arduo troverete
Dimenticarmi allor.
VIOLETTA
ridendo GASTONE
Gli è vero! Si presenta sulla porta di mezzo
Sì grande amor dimenticato avea Ebben? che diavol fate?

ALFREDO VIOLETTA
Ridete? e in voi v'ha un core? Si foleggiava

VIOLETTA GASTONE
Un cor? Sì forse e a che lo Ah! ah! sta ben restate.
richiedete? Rientra

ALFREDO VIOLETTA
Oh, se ciò fosse, non potreste allora ad Alfredo
Celiar. Amor dunque non più
Vi garba il patto?
VIOLETTA
Dite davvero? ALFREDO
Io v'obbedisco. Parto
ALFREDO per andarsene
Io non v'inganno.
VIOLETTA
VIOLETTA A tal giungeste?
Da molto è che mi amate? Si toglie un fiore dal seno
Prendete questo fiore.
ALFREDO
Ah sì, da un anno. ALFREDO
Un dì, felice, eterea, Perché?
Mi balenaste innante,
E da quel dì tremante VIOLETTA
Vissi d'ignoto amor. Per riportarlo
Di quell'amor ch'è palpito
Dell'universo intero, ALFREDO
Misterioso, altero, tornando
Croce e delizia al cor. Quando?

VIOLETTA VIOLETTA
Ah, se ciò è ver, fuggitemi Quando
Solo amistade io v'offro: Sarà appassito.
Amar non so, né soffro
Un così eroico amor. ALFREDO
Io sono franca, ingenua; O ciel! domani
Altra cercar dovete;
VIOLETTA Partono alla destra
Ebben,
Domani.

ALFREDO SCENA V
Prende con trasporto il fiore
Violetta sola
Io son felice!

VIOLETTA
VIOLETTA
È strano! è strano! in core
D'amarmi dite ancora?
Scolpiti ho quegli accenti!
Sarìa per me sventura un serio
ALFREDO
amore?
per partire
Che risolvi, o turbata anima mia?
Oh, quanto v'amo!
Null'uomo ancora t'accendeva O
gioia
VIOLETTA
Ch'io non conobbi, essere amata
Partite?
amando!
E sdegnarla poss'io
ALFREDO
Per l'aride follie del viver mio?
tornando a lei baciandole la mano
Parto.
Ah, fors'è lui che l'anima
Solinga ne' tumulti
VIOLETTA
Godea sovente pingere
Addio.
De' suoi colori occulti!
Lui che modesto e vigile
ALFREDO
All'egre soglie ascese,
Di più non bramo.
E nuova febbre accese,
Destandomi all'amor.
Esce
A quell'amor ch'è palpito
Dell'universo intero,
Misterioso, altero,
SCENA IV
Croce e delizia al cor.
Violetta e tutti gli altri che tornano A me fanciulla, un candido
dalla sala riscaldati dalle danze E trepido desire
Questi effigiò dolcissimo
TUTTI Signor dell'avvenire,
Si ridesta in ciel l'aurora, Quando ne' cieli il raggio
E n'è forza di partir; Di sua beltà vedea,
Merce' a voi, gentil signora, E tutta me pascea
Di sì splendido gioir. Di quel divino error.
La città di feste è piena, Sentìa che amore è palpito
Volge il tempo dei piacer; Dell'universo intero,
Nel riposo ancor la lena Misterioso, altero,
Si ritempri per goder! Croce e delizia al cor!
Resta concentrata un istante, poi
dice

Follie! follie delirio vano è questo!


Povera donna, sola
Abbandonata in questo
Popoloso deserto
Che appellano Parigi,
Che spero or più?
Che far degg'io!
Gioire,
Di voluttà nei vortici perire.
Sempre libera degg'io
Folleggiar di gioia in gioia,
Vo' che scorra il viver mio
Pei sentieri del piacer,
Nasca il giorno, o il giorno muoia,
Sempre lieta ne' ritrovi
A diletti sempre nuovi
Dee volare il mio pensier.

Entra a sinistra
ATTO SECONDO
SCENA II
Detto ed Annina in arnese da viaggio
SCENA I
Casa di campagna presso Parigi. ALFREDO
Salotto terreno. Nel fondo in faccia Annina, donde vieni?
agli spettatori, è un camino, sopra il
quale uno specchio ed un orologio, ANNINA
fra due porte chiuse da cristalli che Da Parigi.
mettono ad un giardino. Al primo
piano, due altre porte, una di fronte ALFREDO
all'altra. Sedie, tavolini, qualche Chi tel commise?
libro, l'occorrente per scrivere.
ANNINA
ALFREDO Fu la mia signora.
deponendo il fucile
Lunge da lei per me non v'ha ALFREDO
diletto! Perché?
Volaron già tre lune
Dacché la mia Violetta ANNINA
Agi per me lasciò, dovizie, onori, Per alienar cavalli, cocchi,
E le pompose feste E quanto ancor possiede.
Ove, agli omaggi avvezza,
Vedea schiavo ciascun di sua ALFREDO
bellezza Che mai sento!
Ed or contenta in questi ameni
luoghi ANNINA
Tutto scorda per me. Qui presso a Lo spendìo è grande a viver qui
lei solinghi
Io rinascer mi sento,
E dal soffio d'amor rigenerato ALFREDO
Scordo ne' gaudii suoi tutto il E tacevi?
passato.
ANNINA
De' miei bollenti spiriti Mi fu il silenzio imposto.
Il giovanile ardore
Ella temprò col placido ALFREDO
Sorriso dell'amore! Imposto! or v'abbisogna?
Dal dì che disse: vivere
Io voglio a te fedel, ANNINA
Dell'universo immemore Mille luigi.
Io vivo quasi in ciel.
ALFREDO
Or vanne andrò a Parigi.
Questo colloquio ignori la signora. VIOLETTA
Il tutto valgo a riparare ancora. la prende
Sta bene. In breve
Annina parte giungerà un uom d'affari, entri
all'istante.

SCENA III Annina e Giuseppe escono


Alfredo solo

ALFREDO
O mio rimorso! O infamia
SCENA V
e vissi in tale errore? Violetta, quindi il signor Germont
Ma il turpe sogno a frangere introdotto da Giuseppe che avanza
il ver mi balenò. due sedie e riparte
Per poco in seno acquétati,
o grido dell'onore; VIOLETTA
M'avrai securo vindice; leggendo la lettera
quest'onta laverò. Ah, ah, scopriva Flora il mio ritiro!
E m'invita a danzar per questa sera!
Invan m'aspetterà
SCENA IV
Getta il foglio sul tavolino e siede
Violetta ch'entra con alcune carte,
parlando con Annina, poi Giuseppe a
ANNINA
tempo
È qui un signore

VIOLETTA
VIOLETTA
Alfredo?
Ah! sarà lui che attendo.

ANNINA
Accenna a Giuseppe d'introdurlo
Per Parigi or or partiva.

GERMONT
VIOLETTA
Madamigella Valéry?
E tornerà?

VIOLETTA
ANNINA
Son io.
Pria che tramonti il giorno
dirvel m'impose.
GERMONT
D'Alfredo il padre in me vedete!
VIOLETTA
È strano!...
VIOLETTA
Sorpresa, gli accenna di sedere
ANNINA
Voi!
presentandole una lettera
Per voi...
GERMONT Or volete spogliarvi?
sedendo Ah, il passato perché, perché
Sì, dell'incauto, che a ruina corre, v'accusa?
Ammaliato da voi.
VIOLETTA
VIOLETTA con entusiasmo
alzandosi risentita Più non esiste or amo Alfredo, e Dio
Donna son io, signore, ed in mia Lo cancellò col pentimento mio.
casa;
Ch'io vi lasci assentite, GERMONT
Più per voi che per me. Nobili sensi invero!

per uscire VIOLETTA


Oh, come dolce
GERMONT Mi suona il vostro accento!
(Quai modi!) Pure
GERMONT
VIOLETTA alzandosi
Tratto in error voi foste. Ed a tai sensi
Un sacrificio chieggo
Toma a sedere
VIOLETTA
GERMONT alzandosi
De' suoi beni Ah no, tacete
Dono vuol farvi Terribil cosa chiedereste certo
Il previdi... v'attesi... era felice...
VIOLETTA Troppo...
Non l'osò finora
Rifiuterei. GERMONT
D'Alfredo il padre
GERMONT La sorte, l'avvenir domanda or qui
guardandosi intorno De' suoi due figli.
Pur tanto lusso
VIOLETTA
VIOLETTA Di due figli!
A tutti
È mistero quest'atto GERMONT
A voi nol sia. Sì.
Pura siccome un angelo
Gli dà le carte Iddio mi die' una figlia;
Se Alfredo nega riedere
GERMONT In seno alla famiglia,
dopo averle scorse coll'occhio L'amato e amante giovane,
Ciel! che discopro! Cui sposa andar dovea,
D'ogni vostro avere Or si ricusa al vincolo
Che lieti ne rendea Bella voi siete e giovane...
Deh, non mutate in triboli Col tempo...
Le rose dell'amor.
Ai preghi miei resistere VIOLETTA
Non voglia il vostro cor. Ah, più non dite
V'intendo... m'è impossibile
VIOLETTA Lui solo amar vogl'io.
Ah, comprendo dovrò per alcun
tempo GERMONT
Da Alfredo allontanarmi... doloroso Sia pure... ma volubile
Fora per me... pur... Sovente è l'uom

GERMONT VIOLETTA
Non è ciò che chiedo. colpita
Gran Dio!
VIOLETTA
Cielo, che più cercate? offersi assai! GERMONT
Un dì, quando le veneri
GERMONT Il tempo avrà fugate,
Pur non basta Fia presto il tedio a sorgere
Che sarà allor? pensate
VIOLETTA Per voi non avran balsamo
Volete che per sempre a lui rinunzi? I più soavi affetti|
Poiché dal ciel non furono
GERMONT Tai nodi benedetti.
È d'uopo!
VIOLETTA
VIOLETTA È vero!
Ah, no giammai!
Non sapete quale affetto GERMONT
Vivo, immenso m'arda in petto? Ah, dunque sperdasi
Che né amici, né parenti Tal sogno seduttore
Io non conto tra i viventi? Siate di mia famiglia
E che Alfredo m'ha giurato L'angiol consolatore
Che in lui tutto io troverò? Violetta, deh, pensateci,
Non sapete che colpita Ne siete in tempo ancor.
D'altro morbo è la mia vita? È Dio che ispira, o giovine
Che già presso il fin ne vedo? Tai detti a un genitor.
Ch'io mi separi da Alfredo?
Ah, il supplizio è si spietato, VIOLETTA
Che morir preferirò. con estremo dolore
(Così alla misera - ch'è un dì caduta,
GERMONT Di più risorgere - speranza è muta!
È grave il sacrifizio, Se pur beneficio - le indulga Iddio,
Ma pur tranquilla udite L'uomo implacabile - per lei sarà)
a Germont, piangendo GERMONT
Dite alla giovine - sì bella e pura Che pensate?
Ch'avvi una vittima - della sventura,
Cui resta un unico - raggio di bene VIOLETTA
Che a lei il sacrifica - e che morrà! Sapendol, v'opporreste al pensier
mio.
GERMONT
Sì, piangi, o misera - supremo, il GERMONT
veggo, Generosa! e per voi che far poss'io?
È il sacrificio - ch'ora io ti chieggo.
Sento nell'anima - già le tue pene; VIOLETTA
Coraggio e il nobile - cor vincerà. tornando a lui
Morrò! la mia memoria
Silenzio Non fia ch'ei maledica,
Se le mie pene orribili
VIOLETTA Vi sia chi almen gli dica.
Or imponete.
GERMONT
GERMONT No, generosa, vivere,
Non amarlo ditegli. E lieta voi dovrete,
Merce' di queste lagrime
VIOLETTA Dal cielo un giorno avrete.
Nol crederà.
VIOLETTA
GERMONT Conosca il sacrifizio
Partite. Ch'io consumai d'amor
Che sarà suo fin l'ultimo
VIOLETTA Sospiro del mio cor.
Seguirammi.
GERMONT
GERMONT Premiato il sacrifizio
Allor... Sarà del vostro amor;
D'un opra così nobile
VIOLETTA Sarete fiera allor.
Qual figlia m'abbracciate forte
Così sarò. VIOLETTA
S'abbracciano Qui giunge alcun: partite!
Tra breve ei vi fia reso,
Ma afflitto oltre ogni dire. A suo GERMONT
conforto Ah, grato v'è il cor mio!
Di colà volerete.
VIOLETTA
Indicandogli il giardino, va per Non ci vedrem più forse.
scrivere
S'abbracciano
Scrivevi?
A DUE
Siate felice Addio! VIOLETTA
confusa
Germont esce per la porta del Sì... no.
giardino
ALFREDO
Qual turbamento! a chi scrivevi?

SCENA VI VIOLETTA
A te.
Violetta, poi Annina, quindi Alfredo

ALFREDO
VIOLETTA
Dammi quel foglio.
Dammi tu forza, o cielo!
Siede, scrive, poi suona il campanello
VIOLETTA
No, per ora
ANNINA
Mi richiedeste?
ALFREDO
Mi perdona son io preoccupato.
VIOLETTA
Sì, reca tu stessa
VIOLETTA
Questo foglio
alzandosi
Che fu?
ANNINA
ne guarda la direzione e se ne
ALFREDO
mostra sorpresa
Giunse mio padre
VIOLETTA
VIOLETTA
Silenzio và all'istante
Lo vedesti?
Annina parte
Ed ora si scriva a lui
ALFREDO
Che gli dirò? Chi men darà il
Ah no: severo scritto mi lasciava
coraggio?
Però l'attendo, t'amerà in vederti.
Scrive e poi suggella
VIOLETTA
molto agitata
ALFREDO
Ch'ei qui non mi sorprenda
entrando
Lascia che m'allontani... tu lo calma
Che fai?
mal frenato il pianto
Ai piedi suoi mi getterò divisi
VIOLETTA
Ei più non ne vorrà sarem felici
nascondendo la lettera
Perché tu m'ami, Alfredo, non è
Nulla.
vero?
ALFREDO
ALFREDO ALFREDO
O, quanto... Va forse d'ogni avere
Perché piangi? Ad affrettar la perdita. Ma Annina
Lo impedirà.
VIOLETTA Si vede il padre attraversare in
Di lagrime avea d'uopo or son lontananza il giardino
tranquilla Qualcuno è nel giardino!
sforzandosi Chi è là?
Lo vedi? ti sorrido
Sarò là, tra quei fior presso a te per uscire
sempre.
Amami, Alfredo, quant'io t'amo COMMISSIONARIO
Addio. alla porta
Il signor Germont?
Corre in giardino
ALFREDO
Son io.

SCENA VII COMMISSIONARIO


Una dama
Alfredo, poi Giuseppe, indi un
Da un cocchio, per voi, di qua non
Commissionario a tempo
lunge,
Mi diede questo scritto
ALFREDO
Ah, vive sol quel core all'amor mio!
Dà una lettera ad Alfredo, ne riceve
Siede, prende a caso un libro, legge
qualche moneta e parte
alquanto, quindi si alza guarda l'ora
sull'orologio sovrapposto al camino
È tardi: ed oggi forse
Più non verrà mio padre.
SCENA VIII
GIUSEPPE Alfredo, poi Germont ch'entra in
entrando frettoloso giardino
La signora è partita
L'attendeva un calesse, e sulla via ALFREDO
Già corre di Parigi. Annina pure Di Violetta! Perché son io
Prima di lei spariva. commosso!
A raggiungerla forse ella m'invita
ALFREDO o tremo! Oh ciel! Coraggio!
Il so, ti calma. Apre e legge
"Alfredo, al giungervi di questo
GIUSEPPE foglio"
(Che vuol dir ciò?) come fulminato grida
Ah!
Parte Volgendosi si trova a fronte del
padre, nelle cui braccia si
abbandona esclamando: risoluto
Padre mio! (Oh vendetta!)

GERMONT GERMONT
Mio figlio! Non più indugi; partiamo t'affretta
Oh, quanto soffri! tergi, ah, tergi il
pianto ALFREDO
Ritorna di tuo padre orgoglio e (Ah, fu Douphol!)
vanto
GERMONT
ALFREDO M'ascolti tu?
Disperato, siede presso il tavolino col
volto tra le mani ALFREDO
No.
GERMONT
Di Provenza il mar, il suol - chi dal GERMONT
cor ti cancello? Dunque invano trovato t'avrò!
Al natio fulgente sol - qual destino ti No, non udrai rimproveri;
furò? Copriam d'oblio il passato;
Oh, rammenta pur nel duol - ch'ivi L'amor che m'ha guidato,
gioia a te brillò; Sa tutto perdonar.
E che pace colà sol - su te splendere Vieni, i tuoi cari in giubilo
ancor può. Con me rivedi ancora:
Dio mi guidò! A chi penò finora
Ah! il tuo vecchio genitor - tu non Tal gioia non negar.
sai quanto soffrì Un padre ed una suora
Te lontano, di squallor il suo tetto si T'affretta a consolar.
coprì
Ma se alfin ti trovo ancor, - se in me ALFREDO
speme non fallì, Scuotendosi, getta a caso gli occhi
Se la voce dell'onor - in te appien sulla tavola, vede la lettera di Flora,
non ammutì, esclama:
Dio m'esaudì! Ah! ell'è alla festa! volisi
abbracciandolo L'offesa a vendicar.
Né rispondi d'un padre all'affetto?
Fugge precipitoso
ALFREDO
Mille serpi divoranmi il petto GERMONT
respingendo il padre Che dici? Ah, ferma!
Mi lasciate.
Lo insegue
GERMONT
Lasciarti!

ALFREDO
SCENA IX
ZINGARE
Galleria nel palazzo di Flora,
Noi siamo zingarelle
riccamente addobbata ed illuminata.
Venute da lontano;
Una porta nel fondo e due laterali. A
D'ognuno sulla mano
destra, più avanti, un tavoliere con
Leggiamo l'avvenir.
quanto occorre pel giuoco; a sinistra,
Se consultiam le stelle
ricco tavolino con fiori e rinfreschi,
Null'avvi a noi d'oscuro,
varie sedie e un divano.
E i casi del futuro
Possiamo altrui predir.
Flora, il Marchese, il Dottore ed altri
invitati entrano dalla sinistra
I.
discorrendo fra loro
Vediamo! Voi, signora,
Prendono la mano di Flora e
FLORA
l'osservano
Avrem lieta di maschere la notte:
Rivali alquante avete.
N'è duce il viscontino
Violetta ed Alfredo anco invitai.
Fanno lo stesso al Marchese
MARCHESE
II.
La novità ignorate?
Marchese, voi non siete
Violetta e Germont sono disgiunti.
Model di fedeltà.
DOTTORE E FLORA
FLORA
Fia vero?
al Marchese
Fate il galante ancora?
MARCHESE
Ben, vo' me la paghiate
Ella verrà qui col barone.

MARCHESE
DOTTORE
a Flora
Li vidi ieri... ancor parean felici.
Che dianci vi pensate?
L'accusa è falsità.
S'ode rumore a destra

FLORA
FLORA
La volpe lascia il pelo,
Silenzio udite?
Non abbandona il vizio
Marchese mio, giudizio
TUTTI
O vi farò pentir.
Vanno verso la destra
Giungono gli amici.
TUTTI
Su via, si stenda un velo
Sui fatti del passato;
Già quel ch'è stato è stato,
SCENA X
Badate/Badiamo all'avvenir.
Detti, e molte signore mascherate da
Zingare, che entrano dalla destra
Flora ed il Marchese si stringono la In tal guisa egli provò.
mano
GASTONE E MATTADORI
Poi, tra plausi, ritornato
Alla bella del suo cor,
SCENA XI Colse il premio desiato
Tra le braccia dell'amor.
Detti, Gastone ed altri mascherati da
Mattadori, Piccadori spagnuoli,
GLI ALTRI
ch'entrano vivamente dalla destra
Con tai prove i mattadori
San le belle conquistar!
GASTONE E MATTADORI
Di Madride noi siam mattadori,
GASTONE E MATTADORI
Siamo i prodi del circo de' tori,
Ma qui son più miti i cori;
Testé giunti a godere del chiasso
A noi basta folleggiar
Che a Parigi si fa pel bue grasso;
E una storia, se udire vorrete,
TUTTI
Quali amanti noi siamo saprete.
Sì, sì, allegri... Or pria tentiamo
Della sorte il vario umor;
GLI ALTRI
La palestra dischiudiamo
Sì, sì, bravi: narrate, narrate:
Agli audaci giuocator.
Con piacere l'udremo

Gli uomini si tolgono la maschera,


GASTONE E MATTADORI
chi passeggia e chi si accinge a
Ascoltate.
giuocare
È Piquillo un bel gagliardo
Biscaglino mattador:
Forte il braccio, fiero il guardo,
Delle giostre egli è signor.
D'andalusa giovinetta
SCENA XII
Follemente innamorò; Detti ed Alfredo, quindi Violetta col
Ma la bella ritrosetta Barone. Un servo a tempo
Così al giovane parlò:
Cinque tori in un sol giorno TUTTI
Vò vederti ad atterrar; Alfredo! Voi!
E, se vinci, al tuo ritorno
Mano e cor ti vò donar. ALFREDO
Sì, gli disse, e il mattadore, Sì, amici
Alle giostre mosse il pie';
Cinque tori, vincitore FLORA
Sull'arena egli stendé. Violetta?

GLI ALTRI ALFREDO


Bravo, bravo il mattadore, Non ne so.
Ben gagliardo si mostrò
Se alla giovane l'amore TUTTI
Ben disinvolto! Bravo! Marchese si trattiene a parte col
Or via, giuocar si può. Barone, Gastone taglia, Alfredo ed
altri puntano, altri passeggiano
GASTONE
Si pone a tagliare, Alfredo ed altri ALFREDO
puntano Un quattro!

VIOLETTA GASTONE
Entra al braccio del Barone Ancora hai vinto.

FLORA ALFREDO
andandole incontro Punta e vince
Qui desiata giungi. Sfortuna nell'amore
Vale fortuna al giuoco!
VIOLETTA
Cessi al cortese invito. TUTTI
È sempre vincitorel
FLORA
Grata vi son, barone, d'averlo pur ALFREDO
gradito. Oh, vincerò stasera; e l'oro
guadagnato
BARONE Poscia a goder tra' campi ritornerò
piano a Violetta beato.
(Germont è qui! il vedete!)
FLORA
VIOLETTA Solo?
(Ciel! gli è vero). Il vedo.
ALFREDO
BARONE No, no, con tale che vi fu meco
cupo ancor,
Da voi non un sol detto si volga Poi mi sfuggìa
A questo Alfredo.
VIOLETTA
VIOLETTA (Mio Dio!)
(Ah, perché venni, incauta!
Pietà di me, gran Dio!) GASTONE
ad Alfredo, indicando Violetta
FLORA (Pietà di lei!)
a Violetta, facendola sedere presso di
sé sul divano BARONE
Meco t'assidi: narrami quai novità ad Alfredo, con mal frenata ira
vegg'io? Signor!

Il Dottore si avvicina ad esse, che VIOLETTA


sommessamente conversano. Il al Barone
(Frenatevi, o vi lascio) Bravo davver! la sorte è tutta per
Alfredo!
ALFREDO
disinvolto FLORA
Barone, m'appellaste? Del villeggiar la spesa farà il baron,
Già il vedo.
BARONE
Siete in sì gran fortuna, ALFREDO
Che al giuoco mi tentaste. al Barone
Seguite pur.
ALFREDO
ironico SERVO
Sì? la disfida accetto La cena è pronta.

VIOLETTA CORO
(Che fia? morir mi sento) avviandosi
Andiamo.
BARONE
puntando ALFREDO
Cento luigi a destra. Se continuar v'aggrada
tra loro a parte
ALFREDO
puntando BARONE
Ed alla manca cento. Per ora nol possiamo:
Più tardi la rivincita.
GASTONE
Un asse un fante hai vinto! ALFREDO
Al gioco che vorrete.
BARONE
Il doppio? BARONE
Seguiam gli amici; poscia
ALFREDO
Il doppio sia. ALFREDO
Sarò qual bramerete.
GASTONE
tagliando Tutti entrano nella porta di mezzo:
Un quattro, un sette. la scena rimane un istante vuota

TUTTI
Ancora!
SCENA XIII
ALFREDO
Violetta che ritorna affannata, indi
Pur la vittoria è mia!
Alfredo

CORO
VIOLETTA
Invitato a qui seguirmi, Che dovunque seguirai
Verrà desso? vorrà udirmi? I miei passi
Ei verrà, ché l'odio atroce
Puote in lui più di mia voce VIOLETTA
Ah, no, giammai.
ALFREDO
Mi chiamaste? che bramate? ALFREDO
No! giammai!
VIOLETTA
Questi luoghi abbandonate VIOLETTA
Un periglio vi sovrasta Va', sciagurato.
Scorda un nome ch'è infamato.
ALFREDO Va' mi lascia sul momento
Ah, comprendo! Basta, basta Di fuggirti un giuramento
E sì vile mi credete? Sacro io feci

VIOLETTA ALFREDO
Ah no, mai E chi potea?

ALFREDO VIOLETTA
Ma che temete… Chi diritto pien ne avea.

VIOLETTA ALFREDO
Temo sempre del Barone Fu Douphol?

ALFREDO VIOLETTA
È tra noi mortal quistione con supremo sforzo
S'ei cadrà per mano mia Sì.
Un sol colpo vi torrìa
Coll'amante il protettore ALFREDO
V'atterrisce tal sciagura? Dunque l'ami?

VIOLETTA VIOLETTA
Ma s'ei fosse l'uccisore? Ebben l'amo
Ecco l'unica sventura
Ch'io pavento a me fatale! ALFREDO
Corre furente alla porta e grida
ALFREDO Or tutti a me.
La mia morte! Che ven cale?

VIOLETTA
Deh, partite, e sull'istante. SCENA XIV
Detti, e tutti i precedenti che
ALFREDO
confusamente ritornano
Partirò, ma giura innante
TUTTI Un cor sensibile
Ne appellaste? Che volete? Così uccidesti!
Di donne ignobile
ALFREDO Insultator,
additando Violetta che abbattuta si Di qui allontanati,
appoggia al tavolino Ne desti orror.
Questa donna conoscete?
GERMONT
TUTTI con dignitoso fuoco
Chi? Violetta? Di sprezzo degno se stesso rende
Chi pur nell'ira la donna offende.
ALFREDO Dov'è mio figlio? più non lo vedo:
Che facesse In te più Alfredo - trovar non so.
Non sapete? (Io sol fra tanti so qual virtude
Di quella misera il sen racchiude
VIOLETTA Io so che l'ama, che gli è fedele,
Ah, taci Eppur, crudele, - tacer dovrò!)

TUTTI ALFREDO
No. da sé
(Ah sì che feci! ne sento orrore.
ALFREDO Gelosa smania, deluso amore
Ogni suo aver tal femmina Mi strazia l'alma più non ragiono.
Per amor mio sperdea Da lei perdono - più non avrò.
Io cieco, vile, misero, Volea fuggirla non ho potuto!
Tutto accettar potea, Dall'ira spinto son qui venuto!
Ma è tempo ancora! tergermi Or che lo sdegno ho disfogato,
Da tanta macchia bramo Me sciagurato! - rimorso n'ho.
Qui testimoni vi chiamo
Che qui pagata io l'ho. VIOLETTA
riavendosi
Getta con furente sprezzo una borsa Alfredo, Alfredo, di questo core
ai piedi di Violetta, che sviene tra le Non puoi comprendere tutto
braccia di Flora e del Dottore. In tal l'amore;
momento entra il padre Tu non conosci che fino a prezzo
Del tuo disprezzo - provato io l'ho!
Ma verrà giorno in che il saprai
Com'io t'amassi confesserai
SCENA XV Dio dai rimorsi ti salvi allora;
Io spenta ancora - pur t'amerò.
Detti, ed il Signor Germont, ch'entra
all'ultime parole
BARONE
piano ad Alfredo
TUTTI
A questa donna l'atroce insulto
Oh, infamia orribile
Qui tutti offese, ma non inulto
Tu commettesti!
Fia tanto oltraggio - provar vi voglio
Che tanto orgolio - fiaccar saprò.

TUTTI
Ah, quanto peni! Ma pur fa core
Qui soffre ognuno del tuo dolore;
Fra cari amici qui sei soltanto;
Rasciuga il pianto - che t'inondò.
Son sett'ore.

ATTO TERZO VIOLETTA


Dà accesso a un po' di luce

ANNINA
SCENA I Apre le imposte e guarda nella via
Camera da letto di Violetta. Nel Il signor di Grenvil!
fondo è un letto con cortine mezze
tirate; una finestra chiusa da VIOLETTA
imposte interne; presso il letto uno Oh, il vero amico!
sgabello su cui una bottiglia di Alzar mi vo' m'aita.
acqua, una tazza di cristallo, diverse
medicine. A metà della scena una Si rialza e ricade; poi, sostenuta da
toilette, vicino un canapé; più Annina, va lentamente verso il
distante un altro mobile, sui cui arde canapé, ed il Dottore entra in tempo
un lume da notte; varie sedie ed altri per assisterla ad adagiarsi. Annina vi
mobili. La porta è a sinistra; di aggiunge dei cuscini
fronte v'è un caminetto con fuoco
acceso.

Violetta dorme sul letto. Annina, SCENA II


seduta presso il caminetto, è pure
Dette e il Dottore
addormentata

VIOLETTA
VIOLETTA
Quanta bontà pensaste a me per
destandosi
tempo!
Annina?

DOTTORE
ANNINA
Le tocca il polso
svegliandosi confusa
Or, come vi sentite?
Comandate?

VIOLETTA
VIOLETTA
Soffre il mio corpo, ma tranquilla ho
Dormivi, poveretta?
l'alma.
Mi confortò iersera un pio ministro.
ANNINA
Religione è sollievo a' sofferenti.
Sì, perdonate.

DOTTORE
VIOLETTA
E questa notte?
Dammi d'acqua un sorso.
Annina eseguisce
VIOLETTA
Osserva, è pieno il giorno?
Ebbi tranquillo il sonno.

ANNINA
DOTTORE
Coraggio adunque la convalescenza ANNINA
Non è lontana L'apre e conta
Venti luigi.
VIOLETTA
Oh, la bugia pietosa VIOLETTA
A' medici è concessa Dieci ne reca ai poveri tu stessa.

DOTTORE ANNINA
stringendole la mano Poco rimanvi allora
Addio a più tardi.
VIOLETTA
VIOLETTA Oh, mi sarà bastante;
Non mi scordate. Cerca poscia mie lettere.

ANNINA ANNINA
piano al Dottore accompagnandolo Ma voi?
Come va, signore?
VIOLETTA
DOTTORE Nulla occorrà... sollecita, se puoi
piano a parte
La tisi non le accorda che poche ore. Annina esce

Esce

SCENA IV
Violetta, sola
SCENA III
Violetta e Annina VIOLETTA
Trae dal seno una lettera
ANNINA "Teneste la promessa... la disfida
Or fate cor. Ebbe luogo! il barone fu ferito,
Però migliora Alfredo
VIOLETTA È in stranio suolo; il vostro
Giorno di festa è questo? sacrifizio
Io stesso gli ho svelato;
ANNINA Egli a voi tornerà pel suo perdono;
Tutta Parigi impazza è carnevale Io pur verrò. Curatevi... meritate
Un avvenir migliore. -
VIOLETTA Giorgio Germont".
Ah, nel comun tripudio, sallo il cielo desolata
Quanti infelici soffron! Quale È tardi!
somma Si alza
V'ha in quello stipo? Attendo, attendo né a me giungon
indicandolo mai! . . .
Si guarda allo specchio
Oh, come son mutata! Allegre maschere,
Ma il dottore a sperar pure Pazzi garzoni,
m'esorta! Tutti plauditelo
Ah, con tal morbo ogni speranza è Con canti e suoni!
morta. Parigini, date passo
Addio, del passato bei sogni ridenti, Al trionfo del Bue grasso.
Le rose del volto già son pallenti;
L'amore d'Alfredo pur esso mi
manca,
Conforto, sostegno dell'anima SCENA V
stanca
Detta ed Annina, che torna frettolosa
Ah, della traviata sorridi al desio;
A lei, deh, perdona; tu accoglila, o
ANNINA
Dio,
esitando
Or tutto finì.
Signora!
Le gioie, i dolori tra poco avran fine,
La tomba ai mortali di tutto è
VIOLETTA
confine!
Che t'accade?
Non lagrima o fiore avrà la mia
fossa,
ANNINA
Non croce col nome che copra
Quest'oggi, è vero?
quest'ossa!
Vi sentite meglio?
Ah, della traviata sorridi al desio;
A lei, deh, perdona; tu accoglila, o
VIOLETTA
Dio.
Sì, perché?
Or tutto finì!

ANNINA
Siede
D'esser calma promettete?

CORO DI MASCHERE
VIOLETTA
all'esterno
Sì, che vuoi dirmi?
Largo al quadrupede
Sir della festa,
ANNINA
Di fiori e pampini
Prevenir vi volli
Cinto la testa
Una gioia improvvisa
Largo al più docile
D'ogni cornuto,
VIOLETTA
Di corni e pifferi
Una gioia! dicesti?
Abbia il saluto.
Parigini, date passo
ANNINA
Al trionfo del Bue grasso.
Sì, o signora
L'Asia, né l'Africa
Vide il più bello,
VIOLETTA
Vanto ed orgoglio
Alfredo! Ah, tu il vedesti? ei vien!
D'ogni macello
l'affretta .
Null'uomo o demone, angelo mio,
Annina afferma col capo, e va ad Mai più staccarti potrà da me.
aprire la porta Parigi, o cara/o noi lasceremo,
La vita uniti trascorreremo:
De' corsi affanni compenso avrai,
La mia/tua salute rifiorirà.
SCENA VI Sospiro e luce tu mi sarai,
Tutto il futuro ne arriderà.
Violetta, Alfredo e Annina

VIOLETTA
VIOLETTA
Ah, non più, a un tempio
Andando verso l'uscio
Alfredo, andiamo,
Alfredo!
Del tuo ritorno grazie rendiamo

Alfredo comparisce pallido per la


Vacilla
commozione, ed ambedue,
gettandosi le braccia al collo,
ALFREDO
esclamano:
Tu impallidisci

VIOLETTA
VIOLETTA
Amato Alfredo!
È nulla, sai!
Gioia improvvisa non entra mai
ALFREDO
Senza turbarlo in mesto core
Mia Violetta!
Colpevol sono... so tutto, o cara.
Si abbandona come sfinita sopra una
sedia col capo cadente all'indietro
VIOLETTA
Io so che alfine reso mi sei!
ALFREDO
spaventato, sorreggendola
ALFREDO
Gran Dio! Violetta!
Da questo palpito s'io t'ami impara,
Senza te esistere più non potrei.
VIOLETTA
sforzandosi
VIOLETTA
È il mio malore
Ah, s'anco in vita m'hai ritrovata,
Fu debolezza! ora son forte
Credi che uccidere non può il dolor.
sforzandosi
Vedi? sorrido
ALFREDO
Scorda l'affanno, donna adorata,
ALFREDO
A me perdona e al genitor.
desolato
(Ahi, cruda sorte!)
VIOLETTA
Ch'io ti perdoni? la rea son io:
VIOLETTA
Ma solo amore tal mi rendé.
Fu nulla Annina, dammi a vestire.

A DUE:
ALFREDO M'è d'uopo di costanza,
Adesso? Attendi Ah! tutto alla speranza
Non chiudere il tuo cor.
VIOLETTA Violetta mia, deh, calmati,
alzandosi M'uccide il tuo dolor.
No voglio uscire.
Annina le presenta una veste ch'ella Violetta s'abbatte sul canapé
fa per indossare e impedita dalla
debolezza, esclama:
Gran Dio! non posso!
Getta con dispetto la veste e ricade SCENA ULTIMA
sulla sedia
Detti, Annina, il signor Germont, ed il
Dottore
ALFREDO
ad Annina
GERMONT
(Cielo! che vedo!)
Ah, Violetta!
Va pel dottor
VIOLETTA
VIOLETTA
Voi, Signor!
ad Annina
Digli che Alfredo
ALFREDO
È ritornato all'amor mio
Mio padre!
Digli che vivere ancor vogl'io
Annina parte
VIOLETTA
ad Alfredo
Non mi scordaste?
Ma se tornando non m'hai salvato,
A niuno in terra salvarmi è dato.
GERMONT
sorgendo impetuosa
La promessa adempio
Gran Dio! morir sì giovane,
A stringervi qual figlia vengo al
Io che penato ho tanto!
seno,
Morir sì presso a tergere
O generosa.
Il mio sì lungo pianto!
Ah, dunque fu delirio
VIOLETTA
La cruda mia speranza;
Ahimé, tardi giungeste!
Invano di costanza
Pure, grata ven sono
Armato avrò il mio cor!
Grenvil, vedete? tra le braccia io
Alfredo! oh, il crudo termine
spiro
Serbato al nostro amor!
Di quanti ho cari al mondo

ALFREDO
GERMONT
Oh mio sospiro, oh palpito,
Che mai dite!
Diletto del cor mio!
osservando Violetta
Le mie colle tue lagrime
(Oh cielo è ver!)
Confondere degg'io
Ma più che mai, deh, credilo,
ALFREDO
La vedi, padre mio?
GERMONT, DOTTORE E ANNINA
GERMONT Finché avrà il ciglio lacrime
Di più non lacerarmi Io piangerò per te
Troppo rimorso l'alma mi divora Vola à beati spiriti;
Quasi fulmin m'atterra ogni suo Iddio ti chiama a sé.
detto
Oh, malcauto vegliardo! VIOLETTA
Ah, tutto il mal ch'io feci ora sol rialzandosi animata
vedo! È strano!

VIOLETTA TUTTI
frattanto avrà aperto a stento un Che!
ripostiglio della toilette, e toltone un
medaglione dice: VIOLETTA
Più a me t'appressa ascolta, amato Cessarono
Alfredo. Gli spasmi del dolore.
Prendi: quest'è l'immagine In me rinasce... m'agita
De' miei passati giorni; Insolito vigore!
A rammentar ti torni Ah! io ritorno a vivere
Colei che sì t'amò. trasalendo
Se una pudica vergine Oh gioia!
Degli anni suoi nel fiore
A te donasse il core Ricade sul canapè
Sposa ti sia lo vo'.
Le porgi questa effigie: TUTTI
Dille che dono ell'è O cielo! muor!
Di chi nel ciel tra gli angeli
Prega per lei, per te. ALFREDO
Violetta!
ALFREDO
No, non morrai, non dirmelo ANNINA E GERMONT
Dei viver, amor mio Oh Dio, soccorrasi.
A strazio sì terribile
Qui non mi trasse Iddio DOTTORE
Sì presto, ah no, dividerti dopo averle toccato il polso
Morte non può da me. È spenta!
Ah, vivi, o un solo feretro
M'accoglierà con te. TUTTI
Oh mio dolor!
GERMONT
Cara, sublime vittima
D'un disperato amore,
Perdonami lo strazio
Recato al tuo bel core.

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