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Giocare è un bisogno biologico, primario e innato. Quasi tutti gli animali giocano.

Giocare ci permette di sviluppare ci permette di sviluppare delle competenze fisiche, sociali ed emotive in
un ambiente sicuro.

Giochiamo per introiettare queste competenze che saranno fondamentali per diventare adulti. Aumenta la
cooperazione e la fiducia negli altri -> Giocare è una cosa seria.

Il problema principale per quest’epoca è la drastica riduzione delle fonti a disposizione che testimoniano le
pratiche legate al gioco e alla competizione, piuttosto che l’assenza di pulsioni ludiche. «Un mondo senza
gioco non esiste» afferma Gherardo Ortalli

In altre parole: il presente esperimento si basa sul presupposto che sia utile descrivere alcune scoperte
dell'alto Medioevo nella terminologia dello sport - con termini come sport individuale e disciplina di
squadra, allenamento, competizione e vittoria, corpo atletico e (para) educazione militare, ecc ..

Essendo la ludicità per sua stessa natura un elemento pervasivo della società, non sorprende che si possa
ritrovarla anche nel mondo militare, dato che sia il gioco, sia la guerra condividono molti punti in comune,
dal concetto di competizione alla presenza di fattori precipui, quali la fortuna, l’azzardo, la strategia e le
qualità fisiche [qualità condivise anche con la caccia]

In questo contesto, si devono classificare quelle affermazioni che presentano i governanti carolingi come re
ben addestrati - re che, in termini di prestazioni atletiche, non possono essere superati da nessun altro. È
interessante notare che in questa occasione vengono menzionati anche gli sport tipici della Franconia.
Sebbene molte di queste osservazioni siano chiaramente panegiriche e riflettano quindi l'ideale fisico
piuttosto che la realtà, è evidente che i futuri governanti dovettero praticare le discipline considerate
rilevanti fin dalla tenera età.

La scelta di analizzare i “giochi di guerra” risiede quindi nella loro stessa natura: dovendo ricreare un
ambiente realistico per simulare il vero combattimento, questi simulacra forniscono uno strumento
singolarmente utile per comprendere la natura della guerra e il modo in cui la società si relazionava con
essa e con la violenza in generale.

Cambiamento del mondo: dove i Romani conducevano una carriera civile, riservando la guerra a un esercito
professionale, i regni dell'Occidente mobilitavano in linea di principio l'intera popolazione in età da portare
armi. Se gran parte del giorno dell'élite responsabile del comando è dedicato alla guerra, è bene prepararsi,
giocando. L'attività sportiva non è più quella dei professionisti pagati. A dire il vero, la militarizzazione
della tarda società romana, a cominciare da quella delle province, aveva preparato il terreno, proprio come,
nel primo secolo, la diffusione dei ludi militares di ogni tipo, legati al culto imperiale, dove i giovani assalta
virtuosismo nel maneggiare armi e cavalcature. Ma è la transizione a un sistema politico diretto non più da
un magistrato ma da un sovrano guerriero circondato dai suoi commilitoni che ha imposto queste pratiche
sul fronte della scena e in cima ai valori individuali e collettivi.

Isidoro da Siviglia: giochi e guerra sono inseriti nello stesso libro.

Vegezio -> usa il termine “ludere” per indicare le simulazioni militari.

Claudiano: descrizione di esercizi militari. Differenziazione con quelli antichi: manca un premio in palio.

Settant’anni dopo la morte di Onorio (423), nel 493 in Italia assunse il potere Teoderico, re degli Ostrogoti,
il quale cercò di inserirsi nel prosieguo della tradizione romana anche nel campo dei giochi e degli
spettacoli, ad esempio presiedendo ai ludi circenses nel 500. Sebbene Teoderico si presentasse come un
propugnatore di valori romani, proprio l’aspetto ludico rivela il nuovo paradigma in auge nell’Italia gota.
ENNODIO: Il panegirista riporta infatti che «la natura fittizia di queste battaglie fa sì che non si sviluppino
situazioni veramente pericolose»22. L’aspetto ludico-pedagogico è messo in evidenza: i giovani giocano,
danno spettacolo, ma così facendo agiscono come soldati. -> contrapposizione con i giochi gladiatori [in età
gota, i giovani si allenano alla guerra senza spargere sangue: si aumenta il coraggio – in età romana, la
popolazione non bellicosa vede gente combattere e morire inutilmente e questo incrementa loro la paura]

fattori quali l’esaltazione per uno stile di vita marcatamente militare, il distacco dall’otium letterario e la
guerra riportata nel cuore della società civile hanno reso di fatto inutili l’affidamento delle competizioni
violente a professionisti terzi (come i gladiatori)

Cassiodoro e il paragone con i rapaci: esortate i vostri giovani a combattere -> ruolo dell'esempio -> quello
che non si apprende in gioventù resta ignoto in età maturai. Gli sparvieri scacciano dal nido i propri pulli
appena imparano a volare, affinché non rimangano nell’ozio

Cassiodoro: l’addestramento è necessario a superare la paura -> importanza del gioco (parallelismo ancora
con il mondo animale, es. i cani che lottano da cuccioli).

Isidoro: simulazioni di battaglie anche tra i Visigoti

Procopio: utilizza il discorso delle simulazioni come marcatore etnico

Rimossa qualsiasi etichetta “etnica” ai giochi di guerra, emerge come essi fossero diffusi anche nella parte
orientale dell’impero romano, a dimostrazione che la loro attestazione in età tardoantica era dovuta più
alla militarizzazione della società, che non all’apporto di stili di vita barbarici.

Emergono anche le differenze tra i combattimenti simulati degli Ostrogoti e quelli dei Bizantini: i primi sono
organizzati in tempo di pace e sono rivolti espressamente alla popolazione più giovane, svolgendo dunque
quella che appare essere una funzione educativa e pedagogica, a rappresentare un momento di passaggio
alla vita adulta42. Le esercitazioni bizantine di Narsete e di Eraclio sono invece condotte in previsione di
imminenti operazioni belliche e mirano a ricompattare le truppe, stimolandone l’ardore e preparandole
psicologicamente allo stress delle battaglie, oltre che a perfezionare le manovre da attuare43.

Età carolingia: professionalizzazione del miles – milites

Combattimento simulato dei soldati di Ludovico il Germanico e Carlo il Calvo, al quale partecipano anche i
sovrani [vedi Hack e il discorso che i re devono primeggiare]

 Età carolingia e post-car: l’attenzione si sposta dal “popolus” ai sovrani.


o Berengario
 Enrico l’Uccellatore -> Differente da Ottone e i ludi tabularum [abilità + fortuna, come la
guerra]

Battagliole urbane a Venezia e a Ravenna.

Ravenna descritta minuziosamente da Andrea Agnello. Partecipavano tutti, senza distinzioni di età e
sesso. -> Non solo violenza urbana, ma addestramento

“Nei tempi antichi dunque nacque un'usanza, e resta tuttora tale, orrenda e detestabile, iniqua e da
rifiutarsi.”

Impegno in prima persona negli spettacoli: Qualunque fosse il suo desiderio di mostrare il suo coraggio, la
sua forza, o la sua abilità, l'imperatore romano non si impegnò pubblicamente nei giochi, se non per
trasgredire volontariamente i codici. Il contrario è vero ora per il capo e per la nobiltà, che si dimostrano
essere eccellenti cavalieri, schermidori, arcieri, etc. Esempio di Sicone: nell’840, presso l’anfiteatro di
Capua, diede prova delle sue capacità col giavellotto. Questo è un altro esempio di come le strutture
antiche potessero essere riutilizzate, ma con altri attori rispetto al passato.

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